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  mymarketing.it: il marketing fresco di giornata... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Dalla moda alla musica, dal cinema all'arredamento, dall'alimentazione alla politica e naturamente il marketing e la comunicazione non ne sono immuni. Il desiderio di riscoprire il passato è molto fertile: un trend che si traduce con la voglia di vintage o di retrò.

I capi d'abbigliamento e gli oggetti d'arredo ammiccano agli anni trascorsi, così come la musica rifà il verso agli evergreen ed il cinema propina remake come se piovesse. In politica poi ci attendevamo un rinascimento ed invece abbiamo subito un risorgimento: Prodi sfiora i settanta, il neo Presidente della Repubblica supera gli ottanta, Andreotti ha l'età di Matusalemme ed anche il Presidente del Senato non è di primo pelo. E' il vecchio che avanza, altrochè il nuovo tanto acclamato!

Sono i corsi e ricorsi storici di Giovan Battista Vico. La cosiddetta "vintagemania" si ritrova anche nel settore food: un fenomeno che coinvolge i prodotti di largo consumo, ma anche il packaging. Non si tratta di una iniziativa di revival commerciale, ma di un fenomeno che sottende la nostalgia dei gusti dell'infanzia, degli aromi autentici, dei profumi tradizionali della propria memoria.

Una archeologia dei sapori che sta coinvolgendo l'industria alimentare, con ovvie ripercussioni sulle confezioni. In un mercato rapido e mutevole, gli scaffali propongono etichette e marche storiche, caratterizzate da soluzioni creative affascinanti per il ricercato gusto d'altri tempi, tratti grafici distintivi della personalità e packaging design in stile più attuale. Il doppio concentrato di pomodoro Mutti, la pastiglie Leone, il liquore Cherry Stock, i filetti di tonno Callipo in vasetti di vetro, il fruttino Zuegg, il latte a lavorazione tradizionale inglese di Latte Milano, la pura liquirizia extravergine Saila in astuccio di latta, si presentano oggi sostanzialmente con la stessa immagine del tempo che fu. Prodotti che raccontano la loro storia attraverso i pack. Rassicurano il consumatore (come tutto ciò che ha un vissuto ed una esperienza), rassicurano i marketing manager, e il mood vintage, contribuisce a costruire la tracciabilità della marca: il brand diventa narrativo, capace di evocare, nell'immaginario collettivo, il ricordo di atmosfere del passato che nobilitano la marca.

Largo dunque all'uso di latta, vetro e cartoni multistrato, di preziosimi grafici a blasoni ed insegne araldiche, con codici cromatici in oro e argento e lettering classici, per accrescere il capitale di brand image, dando vita ad uno stile retrò con caratteristiche di unicità: un vero e proprio point of difference, rispetto ai competitor, per quelle marche che hanno una storia radicata nelle menti dei consumatori.

Il tutto s'intende con buona pace per l'innovazione. La quale viene sì sbandierata ai quattro venti come cura efficace per risolvere i problemi che affliggono il mercato industriale e del commercio nazionale, salvo poi essere riposta nel cassetto, in attesa di tempi migliori, con la scusa della mancanza di risorse e di energie. Siamo alle solite: piuttosto che inventare, meglio rifare. Il nuovo spaventa ed è quasi sempre a rischio, il vecchio conforta, rassicura e ripara da eventuali alee. Meglio quindi l'operazione nostalgia.

Ed ancora, si crede che il marketing culturale stia muovendo i suoi primi passi: troppo pochi per parlarne senza rischiare errori di valutazione o ipotizzare scenari errati. Si dice anche che l'eccesso di mercificazione uccide la merce. Troppo prodotto e troppa materia non favoriscono il desiderio ed il sogno.

Noi sappiamo , come afferma Lorenzo Marini, che la nuova frontiera della pubblicità non è più vendere merci, ma creare desideri e che la guerra tra i vari prodotti è diventata guerra tra i vari segni, tra i differenti simboli. da un certo punto di vista possiamo dire che la comunicazione ha successo quando incarna la sociologia del momento e possiamo affermare che il futuro della pubblicità commerciale è quello di diventare sociale , culturale, valoriale. Una assicurazione non venderà più polizze, ma sarà promotrice di una campagna di sicurezza, un detersivo non laverà più bianco, ma salverà i pesci dall'inquinamento e una caramella alla menta salverà gli orsi polari.
Sempre meno oggetto, sempre più servizio. Non abbiamo più bisogno di cose, ma di valori.

Continua Marini: "Possiamo affermare con certezza che il futuro valore che la comunicazione affronterà sarà quello culturale. Arte avunque attorno a noi. Marketing culturale ancora poco. Eppure i musei stanno diventando luoghi di consumo così come i luoghi di commercio si stanno trasformandoin posti di coinvolgimento multisensoriale ed i luoghi di transito in spazi commerciali: aeroporti, stazioni. Se da una parte abbiamo il prodotto che diventa marca che diventa valore che diventa esperienza, dall'altra abbiamo l'esperienza artistica che diventa marca che diventa prodotto.

Nessuno si scandalizzi se si parla d'arte nei centri commerciali, se si fa cultura sui giornali, poichè è nei nostri cromosomi. Più artisti che santi, poeti e navigatori." Il marketing culturale esisteva prima che lo conoscessimo, come la legge di gravità: operava prima che l'uomo lo scoprisse. Nel Rinascimento ha avuto il suo principe precursore: Lorenzo De' Medici, direttore marketing dell'universo artistico.

Ma non basta. Tre sono i livelli nella comunicazione: Il primo è il prodotto oggetto. la categoria valoriale più utilizzata e perciò stessa più ovvia, quella che in stammpa chiamiamo "annunci vetrina" dove si ritiene sufficiente mostrare il prodotto eroe che punta essenzialmente sulla notorità. Esisto dunque comprami. Il secondo livello è più evoluto e usa la promessa come gancio ed il prodotto come reason why. Qui il prodotto diventa marca, parla, comunica, interagisce.

Promette e mantiene, supera la sua fisicità intrinseca e diventa linguaggio. Il terzo livello è l'essenza della marca, la sua capacità di intrattenere, di divenire empatica, catartica, avvenimento mediatico, amica sincera che non dice più "comprami", ma "sono con te", creando un metalinguaggio tutto suo con il quale il fine ultimo (l'acquisto) rimane in secondo piano. Ecco, in Italia si è spesso fermi ai primi due livelli e quasi mai si tocca quello successivo.

Perchè noi in Italia spieghiamo, spieghiamo sempre ogni cosa, e come afeermava Voltaire: "il segreto per annoiare è dire tutto!". Raramente i trenta secondi di uno spot televisivo si trasformano in spettacolo, relegando il prodotto alla risposta finale. Il nuovo trend è appunto questo. Proprio come si faceva ai tempi di Carosello. Molti ne sentono la mancanza. Il paradosso è che il nuovo è il vecchio.

Anche il marketing e la comunicazione non convenzionale, estremamente all'avanguardia ci propongono una tecnica assolutamente innovativa: il TRYVERTISING: ovvero l'unione delle due parole inglesi TRY (prova) + ADVERTISING (pubblicità), che è di moda tra i marketers. Molta creatività nella forma (naming) e poca nel contenuto. Si dice che essendo il mondo una sfera, tutto prima o poi ritorna. Niente di nuovo, dunque, sotto al sole: è la moderna riedizione ( riciclo) del vecchio e collaudato "prova e compra". Siamo oramai, infatti, ampiamente abituati ai sample: a quei campioni omaggio di prodotti del largo consumo. Tecnica promo-pubblicitaria quella del sampling sempre estremamente efficace , funzionale e d'attualità. L'unica vera fattore innovativo sta nel fatto che questa politica di sperimentare prima di acquistare la si può applicare agli ambiti più disparati: non solo al food ma nanche al non food. Come ad esempio ai mobili dell'Ikea o alle auto di lusso.

Diceva Verdi: Ritorniamo al passato e sarà il futuro!". Dico io, mutuando l'incipit di una nota poesia, guarda caso della nostra giovinezza: "C'è qualcosa di nuovo, oggi, nel marketing e della comunicazione, anzi d'antico" Nulla è come appare......
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Di Altri Autori (del 05/06/2006 @ 20:11:37, in Marketing, linkato 2140 volte)

Con il Proximity Marketing, o marketing di prossimità, si distribuiscono contenuti multimediali a cellulari e dispostivi personali che si trovano nelle vicinanze del punto di distribuzione, ad esempio i punti vendita, i cartelloni pubblicitari, le fiere. La ricezione dei contenuti, che possono essere audio, video, immagini, testo, giochi, card ecc. è autorizzata dagli utenti che liberamente decidono di attivare il collegamento. I costi di trasmissione, grazie alla tecnologia Bluetooth, sono completamente gratuiti. Un innovativo canale di comunicazione, quindi, che permette di realizzare quelle strategie di marketing multimediali che si stanno ormai affermando come modalità alternativa a quella tradizionale per stabilire un filo diretto con gli interlocutori Una dimostrazione dal vivo di Bluetooth marketing verrà presentata da Slash in anteprima a EBA Forum l’8 Giugno a Milano, dove tra i contenuti che verranno proposti a chi vorrà attivare il collegamento BlueTooth sul proprio telefonino, ci saranno anche delle sorprese relative al grande evento che partirà il 9 di Giugno: i Mondiali di calcio in Germania.

Via Wireless

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Di Altri Autori (del 31/05/2006 @ 08:46:39, in Marketing, linkato 3087 volte)

A fronte di tutto questo fermento sul fronte del Consumer Generated Marketing, c'è chi già le spara e sostiene (un'altra volta) la fine delle Agenzie.

Io direi che, almeno per il presente, non spariranno. Intanto perchè godono di un potere troppo istituzionale nel mondo dei media, che occorrerebbero anni a disintegrare.

Ma anche perchè mancano al consumatore quegli skills e sopratutto quella visione oggettiva e trasversale al mercato che ha il (buon) professionista della comunicazione.

Il consumer rischia di creare quello che piace a lui e non quello che piace (e funziona) al mercato. Oddio, però a pensarci bene... lo fanno anche tanti creativi di lusso che conosco...

Di certo però, il coinvolgimento del consumatore nelle attività della marca crea quei legami affettivi e di interazione che sono spesso preziosi per trasformare un brand “normale” in una superstar.

Non solo: l’autoproduzione di contenuti, che rappresentano molto esplicitamente il proprio modo di essere e la propria visione (o reportage) sul mondo reale che circonda l’uso e la percezione di un prodotto di marca, potrà aiutare molto il lavoro dell’azienda – fornendo una serie di utili spunti al marketing su come il consumatore (o una avanguardia) vede la marca, come la vede usata e commentata, come ritiene dovrebbe comportarsi e comunicare con il pubblico … dando quindi segnali ed informazioni altrimenti ben più difficili da cogliere con altri strumenti di ricerca di mercato o di analisi etnografica.

Roberto Venturini

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Di Altri Autori (del 28/05/2006 @ 11:58:56, in Prodotti, linkato 6184 volte)
In occasione dei Mondiali di Calcio, la crema da spalmare Nutella, Fornitore Ufficiale della Federazione Italiana Giuoco Calcio, propone nuove confezioni per celebrare l'evento calcistico più atteso dell'anno.

Novità assoluta è proprio il formato sferico a forma di pallone da calcio, da 850 g di prodotto, in edizione limitata, e avvolto da una fascia azzurra realizzata con la tecnica sleever che riproduce, oltre al logo Nutella, immagini dei giocatori della Nazionale. Anche il tappo richiama il pallone da calcio, con i caratteristici esagoni. Il formato in edizione limitata sarà venduto soltanto nei mesi di giugno e luglio e solo nei supermercati.

Altra novità sono i bicchieri da 200 grammi, realizzati in quattro decori, che raffigurano i calciatori della nazionale, ritratti in alcuni momenti di esultanza. Oltre a queste novità di prodotto, Ferrero ha anche realizzato il libro ‘Nutella alimenta lo sport' che racconta del pluriennale rapporto che lega Nutella al mondo dello sport e del calcio in particolare.

Ricco di aneddoti, curiosità, fotografie, il libro sarà regalato a tutti i componenti della Nazionale in partenza per l'avventura tedesca.



Via Marketing Journal
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Di Altri Autori (del 26/05/2006 @ 07:21:46, in Marketing, linkato 3857 volte)
Sta emergendo la tendenza, da parte dei media, a far sì che la Generation Content lavori non solo per i propri siti o i propri blog... ma che si trasformi un uno stuolo di autori che lavorano per riempire di contenuti media più "istituzionali".

Tra gli esempi più eclatanti di questa tendenza, è l’ esperimento di Current TV, la televisione via cavo dell’ex-vicepresidente americano Al Gore.
Questa emittente è destinata ad un target “smart” 18-34 ed ha, tra i suoi punti qualificanti, la partecipazione (a pagamento) degli utenti nella generazione di contenuto e pubblicità.

Le regole sono semplici: tutti gli utenti del sito possono inviare i propri commercial autoprodotti, a condizione che siano centrati su una delle marche sponsor del sito.

Se il filmato piace alla marca e all'emittente, lo spot viene messo in onda e il creatore riceve 1.000 dollari. Se poi lo spot piace molto lo sponsor può decidere di metterlo in onda anche su altri media… e il creatore ricevere fino a 50.000 dollari (cifra peraltro difficile da raggiungere e comunque modesta per una grande azienda).

Tra i primi sponsor Sony – con una operazione di perfetta integrazione prodotto/comunicazione (il prodotto videocamera è lo strumento per fare la pubblicità a sé stesso…e Sony ha inserito nel sito ampi tutorial per aiutare ad usare meglio e più creativamente il proprio prodotto).

Sempre su un fronte analogo, l’attività di coBRANDiT, una agenzia che compra (a 100 dollari al pezzo) clip, documentari, pubblicità, materiali autoprodotti dal pubblico, per poi rivenderli alle aziende, ai media online o offline, per utilizzarli in ricerche etnografiche che esplorano il mondo della marca.

Roberto Venturini
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Di Danilo Arlenghi (del 23/05/2006 @ 20:23:30, in Marketing non convenzionale, linkato 3404 volte)
Il marketing sta necessariamente cambiando, adeguandosi ai rapidi mutamenti della società. La diffusione di massa della Rete iniziata alla fine degli anni Novanta ha accelerato il passaggio a quella che molti definiscono società postmoderna o società dell'informazione, o ancora network society. Internet ha quindi reso necessaria una revisione delle vecchie teorie del marketing per molti aspetti ormai superate.

Secondo Mirko Pallera: "Ci troviamo di fronte a uno scenario completamente differente rispetto a quello degli anni d'oro della pubblicità. Un nuovo paradigma di riferimento, quello della società postmoderna; un sistema in crisi, quello industriale-televisivo, che ha permesso lo sviluppo dei grandi brand globali; e un nuovo pubblico non più di 'consumatori' bensì di 'produttori', si pensi al fenomeno dei blog.

Per questo, gli strumenti, le teorie, le tecniche finora utilizzati dagli uomini di marketing si dimostrano sempre più inadeguati a intercettare persone - non più target - sempre più impermeabili ai messaggi pubblicitari.Il marketing del futuro, ma direi già del presente, vede il passaggio dall'advertising, che puntava a persuadere i consumatori, all'advertainment, vale a dire a una comunicazione di marca che punta a intrattenere il pubblico. E ancora dal broadcasting al narrowcasting, vale a dire dall'emissione di messaggi a una massa indifferenziata verso forme di comunicazione sempre più 'tribali'.

Dalla pianificazione di campagne pubblicitarie sui mass-media, il cosiddetto media planning, al media hunting, in cui tutto può essere un potenziale veicolo della comunicazione.” E così dall’inflazione dei media classici si passa all’esplosione di quelli alternativi come il “Guerrilla Mktg”.
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Di Danilo Arlenghi (del 22/05/2006 @ 08:57:56, in Marketing non convenzionale, linkato 3242 volte)

Perchè fare “Guerrilla”? Inizialmente erano piccole società, start-up o singoli individui che volendo lanciare un prodotto sfruttavano la possibilità di pubblicizzarsi con bassi costi ottenendo una visibilità forte ma circoscritta; questo perché il target era un pubblico giovane, in grado di recepire con simpatia azioni particolarmente innovative, creative ed alternative. Visto poi che alcune operazioni estreme sfiorano i confini della legalità è evidente come la maggior parte dei marchi, che negli anni si è costruita una reputazione, una brand image, preferisca non rischiare spiacevoli evoluzioni negative di una campagna talvolta rischiosa.

Anche se queste operazioni di solito non nascevano per marchi affermati, ultimamente anche grandi multinazionali come Nike,Ericsson, Motorola, Schweppes hanno adottato strategie di Guerrilla Marketing (non eccessivamente radicali), che hanno avuto un notevole successo. E’ stata la militanza" nelle controculture comunicative che ha generato ed affinato le prime idee totalmente rivoluzionarie del “Guerrilla”.

La necessità di far conoscere prodotti e servizi con budget risicatissimi, ha aguzzato l’ingegno. E i neuroni “dell’underground culturale” messi in moto, hanno partorito una pletora di tecniche per diverse tattiche e differenti strategie vincenti ed efficaci, prodromiche alla diffusione di messaggi ed opinioni scomode o minoritarie. Pecorrere sentieri diversi, adottare metodologie di approccio e di contatto anticonformiste , è questo il cammino dei nuovi profeti della comunicazione.

Per attirare attenzione, farsi notare e ricordare con maggior intensità è necessario stupire inventando mezzi nuovi o trovando modi nuovi di raccontare.

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Di Jacopo Gonzales (del 19/05/2006 @ 18:22:43, in Marketing, linkato 3291 volte)

Il web propone molti strumenti, contenuti e soprattutto canali di distribuzione di contenuti, di cui il search marketing dovrebbe essere la leva promotrice. Gli utenti li usano quotidianamente, ma le aziende non li propongono nel loro carnet di servizi.

Questo mio post tenta di essere più una riflessione 'ad alta voce' che uno svelare un qualche arcano mistero. In questo periodo sto pensando molto a possibile scenari che il search marketing si troverà a vivere, a come il nostro concetto di search si sta evolvendo. La rete ormai non ragiona più da tempo di ricerca in senso stretto. Sicuramente moltissimi utenti quotidianamente cercano qualunque info su motori come google, yahoo ed msn.

Cercano informazioni di qualunque tipo. Ma non solo. Cercano qualunque tipo di contenuto in qualunque forma. Una piccola premessa.

Ormai la gran parte di noi sa che l'utente non ama essere 'disturbato' (Seth Godin parla al proposito di permission marketing), ed il grosso cruccio da parte delle aziende è trovare un giusto equilibrio tra la necessità di vendere un prodotto o un servizio e dall'altra parte cercare di far sì che questo messaggio pervenga all'utente solo nel momento in cui questo è interessato e pronto per recepire.

La cosa è meno semplice di quello che sembra, ed il problema è almeno tanto vasto quante sono le necessità dell'utente consumatore. Il contextual sembra essere la risposta. Fare in modo che l'utente ci trovi solo quando ci cerca. Perfetto. Solo che le aziende che hanno fatto del search marketing il loro core business, ignorano una gran parte degli scenari strategici che il web presenta.

In questi giorni mi sono fatto una navigazione tra le società italiane ed estere che offrono servizi di search engine marketing e search engine optimization, giusto per vedere se qualcosa nel loro punto di vista era cambiato. Per ovvie ragioni non ho navigato tutti i siti istituzionali esistenti, ma un tratto accomuna tutte quelle che ho visitato.

La mancanza di essere al passo coi tempi. Non voglio bacchettare nessuno per carità. Ma solo invitare voi e loro a riflettere. Generalmente questi sono i servizi offerti: ottimizzazione e posizionamento nei motori di ricerca, email marketing, pay per click. Servizi questi senz'altro utili, ma non sufficienti in una pianificazione strategica a 360 gradi. Mi spiego.

Milioni di utenti ogni giorno cercano contenuti video, cercano immagini, podcast, mp3, vanno su circuiti di e-shopping, amano il file sharing e si passano file a dismisura sui vari network esistenti. Pingano network come Technorati che utilizzano il sistema di tagging per categorizzare milioni di post. Si parla continuamente di Web 2.0, di RSS e della modularità offerta dall'XML, di digital broadcasting, di blog e vlog, coupon digitali, pubblicità contestuale sulle mappe online, social networking e di un milione di altre cose. Quante aziende che conoscete offrono sui loro siti un accenno a questi servizi?

A nulla di tutto ciò le aziende e i vari operatori del search marketing fanno riferimento. In generale per loro il massimo del contextual advertising è pay per click, posizionamento (che poi non ha necessariamente a che fare con la pubblicità contestuale e contestualizzata come recenti avvenimenti ci hanno mostrato) ed email marketing.

Questa strategia miope danneggia loro, che sui loro siti intontano l'utente mostrando statistiche d'uso dei motori di ricerca a cui peraltro l'utente è poco interessato.

Il cliente vuole essere seguito, aiutato, incanalato sulla giusta via. Solo che per proporre un servizio bisogna prima conoscerlo e poi essere in grado di gestirlo. Attendo una rivoluzione dei contenuti, ma prima ancora, di approccio! [via Marketing Routes]

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Di Danilo Arlenghi (del 18/05/2006 @ 00:29:07, in Marketing non convenzionale, linkato 4287 volte)
Guerrilla Marketing è un insieme di tecniche creative ed innovative di comunicazione, di iniziative promozionali e di azioni di marketing non convenzionale che consente di ottenere il massimo della visibilità e del risultato desiderato con il minimo degli investimenti.

La parola "guerrilla" ha un'origine ben precisa che in qualche modo spiega le radici, i mezzi e forse anche i limiti di questo modo di fare marketing. Per guerilla si fa riferimento alla resistenza dei gruppi militanti spagnoli durante l'occupazione napoleonica. Con tutte le metafore del caso, traslando questa situazione di guerra in un ambiente socioeconomico contemporaneo è possibile intuire quali possano essere le leve del Guerrilla Marketing. le strategie prevedono costi relativamente bassi da compensare però con un'attenta analisi dei fattori sociali, suburbani e culturali riguardo target, concorrenza e mercato in generale.

L'effetto sorpresa, la novità e la originalità sono spesso segni distintivi di queste campagne che hanno l’obiettivo sempre e comunque da farsi notare, lasciare il segno, stupendo il desinatario. Il “Guerrilla” concorre allo sviluppo delle strategie di mercato attraverso la messa in scena di pseudoeventi concepiti in integrazione all'immagine dell'azienda. Srutta il bisogno di novità dei mezzi comunicazione e la permeabilità dei suoi meccanismi per promuovere idee, marchi o prodotti. Programma e inocula nel sistema media virus memetici in grado di autoreplicarsi nelle menti dei consumatori .

Diverse sono le tipologie di guerrilla marketing quali: street/event mktg, trojan mktg, black mktg, stealth mktg e differenti le tecniche: stickering, graffiti, fake site, media hoax e Oop Art solo per citare le più utilizzate che analizzeremo nei prossimi articoli.
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Di Altri Autori (del 16/05/2006 @ 19:48:22, in Internet, linkato 3125 volte)

MTV , il network televisivo che ha un ruolo centrale nella diffusione della cultura musicale contemporanea, sta per entrare nel mercato della musica digitale grazie alla piattaforma URGE, un vero e proprio anti-iTunes sviluppato insieme a Microsoft .

URGE verrà integrato nelle prossime versioni di Windows Media Player e permetterà di accedere ad un vasto repertorio digitale ricco d'oltre due milioni di canzoni.
Il servizio, operativo sin dai prossimi giorni, offrirà tariffe flat mensili per l'ascolto di radio digitali o per ottenere l'abilitazione al download illimitato di tracce audio: con 9,95 dollari al mese, si legge sul New York Times , sarà possibile ascoltare le canzoni in streaming mentre con 14,95 dollari si potranno caricare le canzoni sui propri player multimediali. I file saranno poi acquistabili singolarmente al prezzo di 99 centesimi , in linea con lo "standard" imposto da Apple.


Il formato digitale delle tracce vendute su URGE è compatibile con i lettori multimediali prodotti da Samsung e con qualsiasi altro apparecchio di riproduzione che utilizzi i DRM Microsoft. Anche MTV ha abbracciato la strategia adottata da RealNetworks e Napster : i file della libreria URGE non sono assolutamente compatibili con i lettori della famiglia iPod.


MTV intende utilizzare URGE come canale preferenziale per la vendita di contenuti esclusivi : registrazioni di concerti e trasmissioni televisive, speciali e programmazioni radiofoniche dedicate all'audience di URGE. Secondo Phil Leigh , uno dei maggiori esperti statunitensi nel campo dei nuovi media, MTV è destinata ad avere un grande successo in questa nuova impresa.


Il brand di MTV è già vincente", dice Leigh, "specialmente su quei segmenti demografici di consumatori che utilizzano più volentieri le tecnologie digitali". L'accoppiata tra l'esperienza ventennale di MTV nel ruolo di trendsetter e l'onnipresenza di Windows Media Player, praticamente diffuso su qualsiasi terminale informatico equipaggiato con Windows, potrebbero rappresentare un problema non da poco per Apple, oggi leader pressoché incontrastato del settore.

Via Punto Informatico

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