Il web propone molti strumenti, contenuti e soprattutto canali di distribuzione di contenuti, di cui il search marketing dovrebbe essere la leva promotrice. Gli utenti li usano quotidianamente, ma le aziende non li propongono nel loro carnet di servizi.
Questo mio post tenta di essere più una riflessione 'ad alta voce' che uno svelare un qualche arcano mistero. In questo periodo sto pensando molto a possibile scenari che il search marketing si troverà a vivere, a come il nostro concetto di search si sta evolvendo. La rete ormai non ragiona più da tempo di ricerca in senso stretto. Sicuramente moltissimi utenti quotidianamente cercano qualunque info su motori come google, yahoo ed msn.
Cercano informazioni di qualunque tipo. Ma non solo. Cercano qualunque tipo di contenuto in qualunque forma. Una piccola premessa.
Ormai la gran parte di noi sa che l'utente non ama essere 'disturbato' (Seth Godin parla al proposito di permission marketing), ed il grosso cruccio da parte delle aziende è trovare un giusto equilibrio tra la necessità di vendere un prodotto o un servizio e dall'altra parte cercare di far sì che questo messaggio pervenga all'utente solo nel momento in cui questo è interessato e pronto per recepire.
La cosa è meno semplice di quello che sembra, ed il problema è almeno tanto vasto quante sono le necessità dell'utente consumatore. Il contextual sembra essere la risposta. Fare in modo che l'utente ci trovi solo quando ci cerca. Perfetto. Solo che le aziende che hanno fatto del search marketing il loro core business, ignorano una gran parte degli scenari strategici che il web presenta.
In questi giorni mi sono fatto una navigazione tra le società italiane ed estere che offrono servizi di search engine marketing e search engine optimization, giusto per vedere se qualcosa nel loro punto di vista era cambiato. Per ovvie ragioni non ho navigato tutti i siti istituzionali esistenti, ma un tratto accomuna tutte quelle che ho visitato.
La mancanza di essere al passo coi tempi. Non voglio bacchettare nessuno per carità. Ma solo invitare voi e loro a riflettere. Generalmente questi sono i servizi offerti: ottimizzazione e posizionamento nei motori di ricerca, email marketing, pay per click. Servizi questi senz'altro utili, ma non sufficienti in una pianificazione strategica a 360 gradi. Mi spiego.
Milioni di utenti ogni giorno cercano contenuti video, cercano immagini, podcast, mp3, vanno su circuiti di e-shopping, amano il file sharing e si passano file a dismisura sui vari network esistenti. Pingano network come Technorati che utilizzano il sistema di tagging per categorizzare milioni di post. Si parla continuamente di Web 2.0, di RSS e della modularità offerta dall'XML, di digital broadcasting, di blog e vlog, coupon digitali, pubblicità contestuale sulle mappe online, social networking e di un milione di altre cose. Quante aziende che conoscete offrono sui loro siti un accenno a questi servizi?
A nulla di tutto ciò le aziende e i vari operatori del search marketing fanno riferimento. In generale per loro il massimo del contextual advertising è pay per click, posizionamento (che poi non ha necessariamente a che fare con la pubblicità contestuale e contestualizzata come recenti avvenimenti ci hanno mostrato) ed email marketing.
Questa strategia miope danneggia loro, che sui loro siti intontano l'utente mostrando statistiche d'uso dei motori di ricerca a cui peraltro l'utente è poco interessato.
Il cliente vuole essere seguito, aiutato, incanalato sulla giusta via. Solo che per proporre un servizio bisogna prima conoscerlo e poi essere in grado di gestirlo. Attendo una rivoluzione dei contenuti, ma prima ancora, di approccio! [via Marketing Routes]