Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Apple programma il futuro prossimo con accordi e progetti che tracciano la direzione della casa di Cupertino per i prossimi mesi.
La Mela sta lavorando, insieme a quattro case discografiche, a un progetto che consenta di aumentare le vendite di album musicali in formato digitale. Emi, Sony Music, Warner e Universal Music si sono unite ad Apple per dar vita a Cocktail, un portale per il download legale che sarà inaugurato forse in settembre, e sarà in grado di dare servizi interattivi agli utenti mentre questi stanno scaricando i dischi prescelti.
Contemporaneamente, stando alle indiscrezioni riportate da The Financial Times, Apple starebbe lavorando al lancio del suo primo tablet pc, un dispositivo portatile delle sembianze di un iPod Touch, ma capace delle prestazioni di un computer vero e proprio. Il progetto prevede, secondo il Times, microprocessori particolari prodotti dalla stessa compagnia californiana (quelli di iMac e iBook sono firmati da Intel) e la possibilità di connettersi a reti di wifi e 3G.
Hardware mobile e contenuti musicali sembrano dunque essere le vie preferenziali della Mela, integrando le esperienze di prodotti di successo come iPod, iPhone e iTunes nel tentativo di creare nuove fasce di mercato e rimpolpare utili e popolarità del marchio, ormai sinonimo, a torto o ragione, di innovazione e informatica alla moda. Via Quo Media
Initiative ha effettuato una ricerca, denominata ‘The Game Changer’, su come la recessione economica condiziona i consumatori di 7 Paesi (Italia, Francia, UK, Germania, Spagna, US e Cina). La ricerca è stata effettuata attraverso Connections panel (online panel proprietario). 3.200 (di cui 400 in Italia) le persone che hanno risposto alle 37 domande dell’indagine.
La recessione sta cambiando i comportamenti dei consumatori in modo permanente e avrà effetto anche sulle attività di marketing e in particolare di comunicazione delle aziende. E’ questo il risultato principale della ricerca di Initiative.
In questo periodo di crisi durante il quale la fiducia dei consumatori verso la classe dirigente è in continuo declino, assume sempre più importanza il parere degli amici e dei familiari (per il 76% degli intervistati) ma anche tutte le informazioni e pareri raccolti online (43%). Solo il 20% degli intervistati dichiara invece di fidarsi dei contenuti veicolati dai media tradizionali. Ciò rappresenta una grande opportunità per le aziende che possono utilizzare il buzz marketing come parte integrante delle loro strategie di comunicazione.
La fiducia nelle aziende non è più legata alla notorietà e al vissuto di marca. Affidabilità, trasparenza e onestà sono le qualità che i consumatori di oggi apprezzano nelle brand che scelgono di acquistare. Questo ha una importante implicazione per le aziende che devono focalizzare la comunicazione maggiormente sull’integrità e trasparenza e meno sul vissuto di marca. Ancora una volta, il WOM (word of mouth) gestito come importante leva di marketing non potrà che portare grandi benefici alle brand.
In questo periodo di recessione è cresciuto l’utilizzo di tutte le aree di Internet: i consumatori si sono rivolti più spesso ai siti di news on line, ai forum e ai motori di ricerca per informarsi sulla situazione economica. La rete è ancora seconda alla tv come mezzo di informazione (il 41% degli intervistati dichiara che la televisione è la principale fonte di informazione), ma è prima in quanto ad affidabilità delle notizie divulgate (è considerata del 35% più affidabile). I consumatori fanno ancora affidamento ai quotidiani, ma si rivolgono sempre più spesso alle loro versioni web.
Il web, che per il 75% degli intervistati è la tecnologia più essenziale, non è utilizzato soltanto in modo razionale, poichè i consumatori hanno un legame emozionale sempre più forte con l’on line. Le aziende pronte a cogliere questi cambiamenti potranno a loro volta adeguare le strategie di comunicazione: non più messaggi price based ma emotionally based brand communications.
I cambiamenti economici hanno avuto un impatto significativo anche sulle modalità di spesa dei consumatori. In particolare, la fedeltà alla marca ha raggiunto il livello più basso poichè i consumatori sono più disposti a risparmiare acquistando beni in promozione o marche più economiche. Al contrario, dall’indagine è emerso che gli individui sono ancora disposti a spendere per il proprio piacere (viaggi, ristorante etc.)
I cambiamenti nel comportamento dei consumatori evidenziati dalla ricerca saranno duraturi, come emerge dal fatto che il 26% degli intervistati ha detto che continuerà sotanzialmente a comportarsi come ha fatto negli ultimi mesi.
In sintesi, i cambiamenti sono davvero impattanti e duraturi ed esistono grandi opportunità per le aziende che sapranno gestire il post crisi con tecniche diverse e innovative rispetto a quelle utilizzate in passato. I risultati dell’indagine di Initiative possono aiutare le aziende a comprendere le modalità e i touch points più idonei per gli obiettivi di comunicazione in questo periodo storico.
Via Marketing Journal
L’altro giorno, in un raro momento di calma davanti al pc, mi sono perso a girare da un profilo all’altro di alcuni social media (Facebook, Twitter, FriendFeed e altri), spingendomi anche negli amici degli amici.
Davanti alla quantità enorme di messaggi che incontravo a mano a mano mi è salito dentro la testa un dubbio, quanto ancora la nostra mente e la nostra attenzione saranno in grado di gestire questo bombardamento? Non c’è troppo chiasso? Dal momento che conoscete il mio amore per i social media fin da tempi non sospetti (le mie prime esperienze in merito risalgono al 2002) penserete che io sia improvvisamente impazzito. Non è così (al massimo sono un po’ stressato).
Non ho smesso di credere che la strepitosa possibilità di espressione e di creazione in una propria identità sul web 2.0, se la sa usare, sia una delle più grandi rivoluzioni del nostro tempo. Moltissimi dei miei contatti sono poi persone che scrivono cose interessantissime su argomenti che condividiamo, oltre a lasciarsi andare a qualche momento di piacevole svago. Ciò non toglie che con sempre più gente online questa grande conversazione stia diventando un po’ rumorosa, tanto più che vi entrano molte aziende che la scambiano erroneamente per uno spazio dove replicare i loro spot invece di dialogare con gli utenti.
Si tratta dunque di una situazione di troppa ricchezza, che offre scelta infinita ma che rischia di impedire di fruire di ciò che si vuole se non lo si riesce a trovare. Ma Internet è un mercato dalla lunga coda, come ci insegna Chris Anderson: liberi dalla tirannia delle frequenze limitate, delle pagine stampate e dei palinsesti tutti i nostri contenuti, come tutte le merci, corrono incontro ad un mercato illimitato dove almeno qualche persona li “comprerà”, preferendoli ai bestseller. In questa curva la grande massa dei micro-contenuti, sommata assieme, diventa maggioranza facendo la fortuna di realtà come YouTube, eBay o anche Amazon.
E allora che cosa manca? Secondo me il futuro dei social media passa per la possibilità di avere, o creare, dei filtri che ci permettano in modo intelligente e dinamico di trovare quello che cerchiamo, come per le merci della coda lunga (per cui sono requisito fondamentale). Sicuramente già oggi qualcosa c’è ma credo che l’evoluzione in tal senso sia una delle sfide del futuro, per non essere sommersi dal clamore di tante voci che ci stanno parlando tutte assieme, senza sacrificare la libertà di nessuno.
Voi che ne dite?
Gianluigi Zarantonello via http://webspecialist.wordpress.com
Facebook ha studiato l'ennesimo escamotage per sfruttare al massimo il potenziale gratuito contenuto nelle sue pagine: l'identità e i volti degli utenti. A partire da oggi il popolare social-network, che ha da poco raggiunto quota 250 milioni di profili registrati, inserirà nei banner promozionali del sito immagini prese dalle gallerie personali degli utenti iscritti. Il nuovo sistema prevede che gli scatti vengano utilizzati per attirare l'attenzione degli amici del soggetto stesso. In parole povere, a un ipotetico Mario Rossi compariranno messaggi pubblicitari accompagnati dalle foto del suo compagno delle superiori Paolo Verdi.
E’ possibile disattivare questa funzione e mettere al sicuro le foto seguendo questi passi: selezionare 'Impostazioni' dal menu in alto e cliccare su 'Impostazioni sulla privacy', poi su 'Notizie e Bacheca', in seguito su 'Inserzioni Facebook', su 'Presenza nelle Inserzioni di Facebook' e impostare, infine, su 'Nessuno'.
Via Quo Media
Non parlo mai o quasi del Giappone.
E sicuramente mai di pneumatici, categoria noiosissima (io in realtà ho lavorato per un paio di marche del settore e qualcosina di divertente l'avevo fatto, da giovane).
A sorpresa proprio una marca di questo settore ha beccato un oro a Cannes, con un'idea di...beh, probabilmente dovremmo chiamarlo "ambient" anche se l'oro l'hanno preso per l'outdoor.
Quelli della Dunlop hanno "zigrinato" un pezzetto di strada Giapponese, nei pressi di Nagano in modo che passandoci sopra con la macchina, venisse suonata una melodia.
Il trucco è stato progettare il tutto in modo che la musica suonasse bene solo a 40 km/h, quindi l'operazione è stata inquadrata come sicurezza stradale e incentivo al turismo; e non solo come bieca pubblicità.
Questo è il sito dell'operazione, in giapponese. Se ci frugate un po' dentro trovate anche qualche filmato che vi da' un'idea della qualità superstereofonica loseless 942-bit della musica ottenuta dalle gomme Dunlop sulla strada zigrinata.
Kudos a Dentsu Razorfish (btw, molti non sanno che il proprietario di Razorfish è un'aziendina di software chiamata Microsoft... anche se da un po' girano rumori che stiano cercando di sbolognarla a qualcun altro per uscire da un mercato che non è il loro... se volete sapere come mai se la sono ritrovata in casa, leggete questo articolo).
Quasi un miliardo di dollari in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno per quanto riguarda il fatturato e utili in costante crescita. È lo stato di salute di Apple, soprattutto grazie al successo del nuovo iPhone 3G S. Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, i terminali commercializzati finora sono oltre 5 milioni. Un successo davvero importante, se si pensa che nel settembre dello scorso anno, alla fine della produzione dell'iPhone 3G, i touchscreen devices venduti erano stati oltre 6 milioni. I melafonini 3G S, in meno di un mese, ha quasi raggiunto tale cifra, trainando la mela morsicata di Cupertino verso l'olimpo della telefonia mobile. L'ottimo risultato del modello era forse annunciato, ma i numeri raggiunti vanno oltre le aspettative, segnando un record assoluto per un periodo non festivo. Se a questo si aggiungono le vendite dell'App Store (oltre un miliardo e mezzo di applicazioni scaricate), si può notare l'enorme importanza commerciale dello smartphone.
Via Cellulari.it
Twitter ha generato affari per 50 milioni di dollari negli ultimi trenta giorni, tramite lo spazio dedicato al social network dai mezzi di informazione (web, carta stampata e tv).
Uno studio di Vms, che attua ricerche sui contenuti dell’informazione, ha rivelato come, nel mese di giugno, Twitter sia stato menzionato circa 3 miliardi di volte sui vari media, incrementando così esponenzialmente il proprio valore d’immagine.
Valore abbastanza intangibile, almeno finché non si constata il costo commerciale delle pagine occupate dalle news riguardanti il sito di micro-blogging, con relativi spazi pubblicitari venduti.
A contribuire maggiormente alla recente popolarità di Twitter è stata la tv, che ha proposto il 57% degli aggiornamenti e degli approfondimenti sul social network in questione. A seguire i quotidiani, con il 37%.
“Queste cifre sono enormi” dice Peter Wengryn, a capo della ricerca di Vms. A maggior ragione se si pensa che Bing, il nuovo search-engine di Microsoft, a giugno ha generato 574 mila dollari di quelli che in gergo vengono definiti ‘utili da relazioni pubbliche’, con 63 milioni di menzioni globali.
L’immagine, insomma, paga.
Via Quo Media
Continua inarrestabile la crescita di popolarità di Facebook, che proprio in questi giorni ha raggiunto i 250 milioni di iscritti: un numero davvero impressionante che conferma la popolarità e la leadership di questo social network, sempre più distante da concorrenti quali Twitter e MySpace.
Ad aprile di quest’anno gli utenti di Facebook erano “solo” 200 milioni, in poco più di quattro mesi quindi altri 50 milioni di persone hanno deciso di registrarsi. Partito come strumento di social networking utilizzato prevalentemente dagli studenti americani di college, nel giro di pochi anni ha raggiunto una popolarità inizialmente impensabile, qualificandosi come un fenomeno mondiale. Anche il profilo anagrafico degli iscritti è cambiato nel corso del tempo: da un’utenza composta per la maggior parte da giovani e giovanissimi si è passati ad una base utenti molti più eterogenea, composta da un numero crescente di adulti.
Conseguentemente anche il valore di questo social network, ovviamente legato al numero di utenti, è aumentato, fino a raggiungere recentemente l’invidiabile cifra di 6,5 miliardi di dollari. A tanto ammonta infatti l’offerta fatta da Digital Sky Technologies ai dipendenti della compagnia americana, disposta a pagare ben 14,47 $ per azione per l’acquisto di ciascuna azione in loro possesso.
Una domanda che molti si fanno, compresi gli addetti ai lavori, è quanto sia il reale valore di questi social network. Il business model che attualmente ne sta alla base, basato unicamente sull’advertising, non è infatti in grado di monetizzare in maniera adeguata la consistente customer base che li caratterizza. Proprio per questo motivo è lecito avere qualche dubbio sulla validità economica dell’offerta di Digital Sky. La maggior parte degli utenti di social network infatti non ha interesse nell’utilizzare servizi premium ed è molto volatile: oggi il social network più gettonato è Facebook domani chissà.
Del resto pochi anni fa si parlava solo di Second Life, adesso dimenticato da quasi tutti, media compresi. Simile sorte è toccata a MySpace: da sito leader per la gestione dei propri contatti online (anche se è sempre stato sbilanciato verso il settore della musica, per il quale tra l’altro per molti versi è ancora un punto di riferimento), in breve tempo è stato soppiantato da Facebook, passando recentemente attraverso una fase di pesante ristrutturazione.
La vera sfida dei prossimi mesi per il management di Facebook sarà quindi quella di convincere le aziende ad investire in maniera più consistente, in modo da generare un flusso di ricavi che possa realmente essere in linea con il numero di utenti che quotidianamente si connette. Per sfruttare al massimo l’interattività e la viralità del social network le aziende dovranno affiancare agli strumenti tradizionali, come banner e adwords, applicazioni dedicate (giochi, test, sondaggi, e-gifts…) in grado di spingere il passaparola spontaneo tra gli utenti e la condivisione dei contenuti.
Chi ha avuto modo di leggere da un po’ di tempo i miei interventi sul blog sa quanto mi siano cari i temi della reputazione online e del corretto uso del networking come strumento di crescita per il business.
Per questo ho guardato con molto piacere e grande simpatia la partenza del progetto di www.gliaffidabili.it, un sito dove il rating dei servizi e dei professionisti presenti è dato dalla loro reputazione basata sui feedback degli altri utenti.
Si tratta di un meccanismo che nel mondo anglossassone viene definito con il termine raccomendation, che da noi evoca raccomandazione nella sua accezione negativa, mentre in realtà è qualcosa di analogo alle reviews di prodotti che sono uno dei plus nella scelta di un prodotto online.
Visto però che siamo in un’ottica web 2.0 queste recensioni si accompagnano alla vera star della nuova rete: la persona.
E’ qualcosa di diverso dal passaparola, come bene evidenziato in un suo post da Valeria Rubino, che cita Adam Arvidsson: “la prossima economia sarà un’economia etica non più basata sul lavoro, come è stata l’ultima economia capitalistica, ma sull’abilità di costruire relazioni sociali eticamente significative”.
Noterete l’assonanza con una frase di Rifkin che cito spesso e che uno slogan usato appropiatamente dal network relazionale Connecting-Managers: “Il reale valore nel terzo millennio delle aziende e dei manager che le dirigono, non sarà il fatturato che essi producono, bensì il numero e la qualità delle relazioni da essi instaurati con i propri target interlocutori e di riferimento interni ed esterni”.
Un grafo di social network analysis, fonte http://www.fmsasg.com
La cosa che però va evidenziata, e in questo i fondatori di Gli Affidabili sembrano avere le idee chiare, è la dimensione etica: non si tratta di un accumulo di review più o meno significative scritte su commisione nè di un meccanismo di solo passaparola.
Le relazioni e la reputazione si costruiscono infatti nel tempo, come qualunque vantaggio competitivo, ma si possono danneggiare in un attimo con comportamenti scorretti.
Qulcuno dirà che questa è filosofi, invece si tratta di razionalità economica: il valorie aggiunto della reputazione diventa il driver motivazionale per la partecipazione ad una transazione, gli attori se traditi porterenno il mercato a scambiare altrove. In più chi favorisce la creazione e la gestione delle comunità che creano questo capitale di scambio, creano a loro volta valore (economico).
E allora, vi sentite pronti ad iscrivervi a Gli Affidabili e mettere alla prova la vostra reputazione?
Gianluigi Zarantonello via http://webspecialist.wordpress.com/
Per aumentare il business, normalmente aiuta aumentare le vendite.
E per aumentare i profitti aiuta aumentare l'ordine medio e abbattere il costo per prodotto venduto.
Facciamo un esempio: in un fast food il costo di vendere un hamburger o dieci, se comprati tutti insieme dalla stessa persona è circa lo stesso (tempo dell'addetto).
Insomma, meglio avere una persona che compra 10 panini che dieci che ne comprano uno - e meglio avere una persona che compra dieci caffè che una che ne compra uno e nove che non lo comprano.
Morale della favola: Dunkin'Donuts, catena di ciambellerie e caffè, ha lanciato un'operazione di marketing e comunicazione mirata alla generazione di ordini collettivi aziendali, supportata da (modeste) piattaforme tecnologiche
Come potrete vedere anche dal video, il principio è che se ti viene voglia di un caffè o di una ciambellina, devi essere generoso e proporre ai tuoi colleghi (o assimilabili) di prendere qualcosa anche loro, che tu andrai generosamente a ritirare, diventando l'eroe dell'ufficio.
A questo scopo un'applicazione web (www.dunkinrun.com) o mobile per iPhone, permette di allertare gli altri - sottoponendo una lista di prodotti all'interno delle quali scegliere (molto più comodo che andare in giro con carta e matita e raccogliere gli ordini).
L'ordine collettivo viene assemblato sul mobile o in una pagina stampabile.
Con quel pezzo di carta o con l'iPhone si va al punto vendita che si troverà un'ordinazione collazionata e bella corposa - il massimo dell'efficienza.
So già che ci sarà chi criticherà il meccanismo, sulla base che l'ordine non dovrebbe essere stampato e portato a mano ma integrato in una extranet che attivi automaticamente il sistema di produzione del locale Dunkin'Donuts... ma a me sembra molto sensato iniziare a vedere se l'idea funziona con un modello basico e costi limitati (visto che poi ci sarebbero tutta una serie di complessità non banali da risolvere nel caso di ordine telematico...)
La vera questione irrisolta del sistema è però, diciamocelo, che non affronta la problematica della raccolta dei soldi per l'ordine e il versamento su apposito conto PayPal del "runner" (quello che si offre per andare a prendere ciambelle e caffè per tutti e che deve pure anticipare i dollari per l'acquisto...).
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