Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Segnalo questo articolo di Advertising Age. Se la pagina di Obama è la più popolare su Facebook, la seconda in classifica è quella di Coca Cola.
La faccenda interessante è che non è stata l'azienda a farla ma è stata creata da un paio di fan della marca (ed ha superato i 3 milioni di "amici").
In realtà di fan pages ce ne sono molte... ma perché proprio questa ha avuto il successo stellare e le altre no?
Cresce l’uso delle carte di credito su internet in Italia, secondo il rapporto DigitalFinance di Nielsen Online e CommStrategy. Nel mese di marzo, 2,2 milioni le persone hanno fatto acquisti online utilizzando la carta di credito. L'utenza web delle carte è pari alla metà di quella che pratica l’home banking, ma cresce rapidamente: + 2,8% in un anno. La diffusione di tale metodo di pagamento, incentivata dalla comparsa delle carte pre-pagate (ritenute più sicure), ha favorito l’e-commerce.
Via Quo Media
La casa finlandese apre il suo store di applicazioni, giochi, , video e servizi.
In linea con le anticipazioni date a febbraio nel corso del Mobile World Congress, Nokia ha ufficializzato oggi l'apertura di Ovi Store, il negozio virtuale per acquistare giochi, contenuti, applicazioni, video e altri servizi direttamente dal telefonino. Lo "store" della casa finlandese è da tempo visto come il vero concorrente di quello che Apple ha creato per il suo iPhone e nelle aspettative della società dovrebbe interessare un bacino potenziale di 50 milioni di utenti rendendosi disponibile su oltre 50 diversi modelli. A livello pratico basterà scaricare il programma Ovi Store nella cartella "download!" del cellulare e allo stato attuale il "client mobile" è disponibile in inglese, tedesco, italiano, russo e spagnolo. L'Italia è fra i Paesi per cui l'acquisto dei servizi (alcuni gratuiti, altri a pagamento con carta di credito tramite i propri operatori telefonici) sarà attivo già nei prossimi giorni – Australia e Singapore le country prescelte per il debutto assoluto - mentre negli Stati Uniti il servizio entrerà in funzione entro il 2009 per i clienti di AT&T. Nel catalogo in lingua italiana, recita una nota di Nokia, sono fin da subito disponibili in esclusiva anche alcune applicazioni "made in Italy" realizzate da sviluppatori e content provider locali e presto si aggiungeranno a queste altre destinate all'acquisto via terminale mobile di un'ampia gamma di beni e servizi, dai biglietti per eventi culturali a quelli per il parcheggio fino alle ricariche di tessere di vario genere.
La scommessa dell'Internet Mobile, punto cardina della strategia del Ceo Olli-Pekka Kallasvuo, è quindi ufficialmente decollata e per Nokia si tratterà di farla rendere a dovere per contrastare una domanda (di cellulari) in contrazione e una rischiosa emorragia di utili (nel primo trimestre la società ha chiuso in perdita) che ha già imposto il taglio netto ai costi di struttura per oltre 700 milioni di euro. Nelle scorse settimane il gigante scandinavo aveva annunciato il blocco degli investimenti per Share on Ovi, il primo importante servizio Internet (di condivisione di contenuti ereditato con l'acquisizione della società statunitense Twango nel 2007) che aveva lanciato a inizio 2008, e confermato l'intenzione di cambiare strategia di offerta per evitare il rischio di infruttuosi e inutili duplicati (dei vari siti di social network come Flickr o lo stesso Facebook).
Ovi Store è quindi il vero guanto di sfida che Nokia lancia in direzione dei concorrenti anche se bissare il successo di Apple e del suo negozio virtuale non sarà certo facile. Certo è che il primo vendor al mondo di cellulari vuole trarre il massimo profitto dalla sua piattaforma "multi-content e multimediale" per una semplice ragione: il mercato dei servizi mobili (giochi, suonerie, video, tv, contenuti vari, mappe e via dicendo, navigazione Web compresa) crescerà quest'anno del 15% – i dati sono della società di ricerche Strategy Analytics - per raggiungere quota 62 miliardi di dollari. Una torta che non può che far gola a tutti.
Via ILSOLE24ORE.COM
Potrei dire finalmente, segno di maggiore maturità degli utenti (anche di quelli italiani): gli europei stanno forse imparando ad usare meglio i motori di ricerca.
Invece di cercare una marca o un solo termine, stanno sempre più utilizzando ricerche "complesse", con più termini.
In Italia (GB e Germania) abbiamo gli utenti apparentemente più sofisticati, con ricerche composte da 4 termini...
A livello Europeo, in un anno le ricerche effettuando 8 o più termini contemporaneamente sono salite del 20%.
Francesco Barbarani, Country Manager di MySpace Italia, la grande rivale di Facebook nell'universo sempre più variegato del Web 2.0, ne è assolutamente convinto: il valore di un sito di social network non si misura (solo) con i dati di traffico in fatto di pagine viste e utenti unici. Il concetto è espresso, testualmente, da una riflessione che non lascia dubbi: "non è solo l'audience a determinare l'appeal pubblicitario di un grande portale di aggregazione on line". Il riferimento alla pubblicità è d'obbligo perché di questo vivono (o piangono) Facebook, MySpace & Co.
"Il nostro focus – allarga il discorso Barbarani – sono i contenuti e i contenuti sono al centro dell'evoluzione del nostro sito quale aggregatore globale di persone. Venderemo i contenuti? No, ci bastano le revenue generate dagli attuali servizi a pagamento, e cioè banner, campagne istituzionali ed eventi sponsorizzati on e off line. Tengo quindi a precisare che il modello di business di MySpace non è solo basato su banner e click-through e il rapporto fra contenuti ed utenti è un elemento decisivo per generare ricavi con le aziende". I numeri della società non sono infatti certo da disprezzare, a cominciare proprio da quelli di fatturato: MySpace ha chiuso il 2008 con circa 900 milioni di dollari di ricavi, tre volte tanto le entrate di Facebook.
Anche sotto il profilo della popolarità nell'universo Internet il secondo social network al mondo può alzare la voce: 130 milioni di utenti unici mensili (2,7 milioni quelli italiani, con 600mila pagine viste al giorno) attivi in 30 diversi Paesi, 50 milioni di e-mail gestite quotidianamente a livello mondiale, 60mila nuovi video pubblicati nelle 24 ore e oltre cinque milioni di band musicali (260mila quelle italiane) che hanno un loro spazio. Numeri importanti, quindi, soprattutto se correlati al fatto che la sussidiaria di News Corp. vanta fra i suoi clienti l'80% delle prime 500 aziende della classifica di Fortune.
Perché marchi prestigiosi come Nike, tanto per fare un nome, scelgono MySpace per i loro investimenti pubblicitari? La risposta proviamo a derivarla dalle parole di Barbarani. "Non siamo solo un sito che ospita contenuti generati dagli utenti ma anche canali "branded" e professionali. MySpace – completa la fotografia il manager – non è una semplice directory e non vuole fare la gara dell'audience con gli altri social network. Puntiamo sulla qualità dei contenuti e sposiamo il concetto di essere in Rete, "in line" quindi, e non solo di essere on line. In questo senso le aziende su MySpace possono entrare in contatto con gli utenti consumatori e avere a disposizione tutti gli strumenti per compiere un'azione di pre-commerce molto radicata, che nasce on line e prosegue off line". E come la mettiamo con il rischio "invasività" dei messaggi pubblicitari, con la libera fruizione dei contenuti da parte di utenti che in Rete ci vanno sostanzialmente per comunicare e generare nuovi contatti? La certezza di Barbarani è in queste parole: "fra advertiser e utenti c'è un rapporto relazionale e non invasivo perché parlano la stessa lingua e perché i contenuti, i messaggi, sono diffusi in modo virale. Per le aziende che investono, MySpace è infatti una piattaforma di brand generated content e la sua community diventa portavoce spontaneo del marchio, una porta privilegiata di accesso al Web. Anche per questo crediamo che la definizione di social porta, in cui convergono servizi, contenuti, iniziative e partner, sia per noi la più calzante e veritiera".
MySpace in versione Mobile, la nuova frontiera I social network sui telefonini sono già oggi più di una tendenza e il fatto che tutti i "big" dell'universo mobile abbiano portato Facebook a bordo dei rispettivi sistemi operativi (Apple per l'iPhone, Research in Motion per i Blackberry, Microsoft per i terminali Windows Mobile) lo dimostra. Altra prova dell'appeal delle community sociali per gli utenti di smartphone la offre anche MySpace: quando fu raggiunto l'accordo per caricare la versione mobile del sito sui Blackberry furono 500mila i download in una sola settimana. I cellulari sono quindi un asso nella manica fondamentale per il futuro dei social network e la stessa MySpace non fa mistero di annunciare che entro due anni metà del suo traffico verrà sviluppato da smartphone e dispositivi dal piccolo schermo.
Dando per scontato che le nuove tecnologie Web assicureranno agli utenti una sempre migliore fruibilità dei contenuti dall'apparecchio mobile, il vero obiettivo per i Facebook & Co. è quello di sviluppare il business sul mobile advertising. Il gradimento dei servizi di mobile Internet è in costante e sensibilissima crescita, il numero di abbonati anche: resta da convincere gli inserzionisti del fatto che la pubblicità sui social network ha un valore.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Napster prova a ritornare in auge, dopo i fasti di fine anni Novanta: la società di musica digitale ha annunciato la riduzione del prezzo di iscrizione mensile al suo sito, ora sceso a 5 dollari (dai precedenti 12,99).
Per riconquistare il terreno perduto in questi ultimi anni, Napster ha anche aggiunto numerose canzoni (in download) al catalogo del suo servizio di streaming, sperando così di allargare la sua base d’utenza.
I clienti della compagnia di Los Angeles possono ora ottenere un accesso illimitato alla musica in stream dal suo archivio di sette milioni di canzoni e cinque canzoni gratis ogni mese.
Una campagna promozionale nei 1.031 negozi Best Buy degli Stati Uniti, pubblicizzerà il servizio aggiornato di Napster.
La sfida impossibile a iTunes è (ri)lanciata.
Via Quo Media
Google si appresta a eliminare alcune limitazioni al suo sistema di inserzioni pubblicitarie: le aziende potranno, a partire dal mese di giugno, inserire marchi specifici nei testi degli ads.
Fino ad ora, le compagnie dovevano chiedere permesso scritto a Google, per inserire marchi nei propri annunci, ma la nuova regolamentazione dovrebbe favorire l’afflusso di investimenti pubblicitari sul famoso motore di ricerca.
Sarà consentito dunque ai rivenditori di indicare i marchi dei prodotti in alcune situazioni, senza dover ottenere il permesso dei titolari.
Nei giorni scorsi, Google aveva detto che avrebbe consentito ad aziende di 190 Paesi al di fuori degli Usa di usare elementi di marchi di fabbrica che possono essere un traino per le loro inserzioni.
Via Quo Media
Advertising Age segnala l'apertur di un cantiere di cobranding strutturale da parte di Nokia sui suoi telefonini.
(Adesso che ho detto tutte le buzzwords del caso, possiamo parlare ad un linguaggio più comprensibile).
L'idea di Nokia è di permettere alle aziende di apporre il proprio logo su una serie di telefonini, diciamo di farne una limited edition; la speranza è che le persone trovino affascinante avere un telefono Nokia marchiato, chessò, GAP, o Nike, o chissà, Nutella, e che questo li motivi a comprare un cellulare co-brandizzato.
In sostanza, l'azienda interessata sceglie il modello di cellulare più in sintonia con il proprio target, paga un fee a Nokia e il prodotto brandizzato, insieme ad un set di contenuti precaricati viene posto in vendita nei canali ordinari. O meglio verrà perchè il programma dovrebbe partire sul campo tra qualche mese.
Come potrete leggere nell'articolo, un test dell'idea, effettuato in Brasile sembra avere generato risultati promettenti.
The New York Times ha lanciato quest’oggi Times Wire, servizio online di notizie e attualità in tempo reale.
Il sito raccoglie articoli destinati alla pagina web del quotidiano ed eventualmente, l’indomani, all’edizione cartacea. Servizi e notizie vengono pubblicati senza soluzione di continuità, in diretta, una voltà scritti dai giornalisti della testata.
Times Wire debutta in un periodo non facile per il foglio newyorkese, indebolito dalla crisi economica e dall’emorragia pubblicitaria: il nuovo servizio sarà gratuito, almeno per il momento, perché l’editore sta pensando a un contributo d’iscrizione a tutte le attività web marcate New York Times, per avere un guadagno garantito dal giornalismo online.
Il sito principale del giornale, nytimes.com, nel mese di marzo è stato il più visitato in America nella sua categoria, con 20,1 milioni di utenti unici.
Via Quo Media
Vodafone insegue Apple, Nokia e Microsoft e apre un negozio virtuale: il primo operatore telefonico al mondo in termini di fatturato ha annunciato oggi, martedi 12 maggio, il progetto di aprire uno store di applicazioni e servizi per smartphone. La mossa è in evidente concorrenza con l'AppStore di Apple, che permette agli utenti di iPhone di scaricare migliaia di programmi software per personalizzare musica, giochi e modalita' di navigazione e negli ultimi nove mesi ha avuto un grande successo, superando il miliardo di download.
Vodafone sostiene che per raggiungere milioni di consumatori in tutto il mondo, i partner e gli sviluppatori di contenuti dovranno solo realizzare le applicazioni web. I pagamenti potranno essere effettuati direttamente tramite il sistema "efficiente ed efficace di micro-fatturazione wireless di Vodafone", che otterrà una percentuale intorno al 30% dei profitti. L'incentivo per i partner e chi crea i giochi e altri contenuti è l'accesso immediato alla rete Vodafone di 289 milioni di utenti a livello globale e la possibilita' di lanciare nuovi prodotti e servizi contemporaneamente in diversi sistemi operativi e quindi di aumentare le entrate dai servizi internet via cellulare. Il "supermercato virtuale" di Vodafone offre agli utenti grande flessibilita' e un'ampia scelta di applicazioni e servizi da personalizzare e, assicura il gruppo britannico, garantisce "massima trasparenza e controllo sull'accesso e utilizzo delle loro informazioni."
"Vodafone sta effettuando questi cambiamenti per rendere più facile per i partner sia sviluppare nuovi e interessanti servizi sia fatturare gli utenti utilizzando il nostro sistema in tutti i mercati, - ha dichiarato oggi Vittorio Colao, amministratore delegato di Vodafone. – Li aiuteremo a massimizzare le loro entrate dando loro un facile punto di accesso alla nostra base clienti globali e alla nostra rete e al tempo stesso daremo ai nostri clienti i servizi innovativi che vogliono." L'accesso è gestito tramite l'iniziativa Joint Innovation Lab, studiata per facilitare la creazione di widget per un'utenza di fino a un miliardo di persone. Le prime applicazioni saranno disponibili entro l'anno in mercati europei come l'Italia, la Gran Bretagna, Germania, Spagna, Olanda e Grecia.
Vodafone debutta in un mercato piuttosto affollato. Sulla scia del successo di Apple infatti altri colossi del settore si sono di recente lanciati in informazioni simili: Microsoft con Windows Marketplace, Rim Blackberry con App World, Google con Android Market e Nokia con Ovi Store. L'unico rischio, secondo alcuni analisti, è che il mercato bombardato di offerte sia ormai prossimo alla saturazione.
Di Nicol Degli Innocenti su ILSOLE24ORE.COM
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