Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
I minuti trascorsi sul web da desktop diminuiscono del 21% rispetto al 2015, mentre quelli passati sulle applicazioni per smartphone e tablet crescono fino a rappresentare l’87% del totale del tempo online su mobile. Complessivamente, gli italiani passano più di 46 ore al mese su applicazioni mobile, contro poco più di 7 ore su mobile web. A rivelarlo è l’ultimo studio targato comScore.
Pochi saranno sorpresi dal sapere che la crescita del mercato digitale italiano è guidata dal consumo internet mobile. Ma ciò che è importante notare è l’esplosione delle applicazioni mobile a discapito del desktop, i cui minuti a ottobre 2016 sono in calo del 21% rispetto all’anno precedente.
ComScore, app all’87% del tempo speso su mobile
Dietro la crescita del mobile, si nasconde l’ascesa delle app: secondo i dati provenienti dalle piattaforme MMX Multi-Platform e Mobile Metrix di comScore, a ottobre i minuti passati sulle applicazioni rappresentano più dell’87% del tempo totale su mobile, e oltre metà del totale dei minuti digitali in Italia
Il totale dei minuti che gli italiani hanno trascorso su app mobile a ottobre ammonta a 49 milioni di giorni, equivalenti a 134.000 anni – il tempo che occorrerebbe per tornare nel Paleolitico, poco dopo la prima apparizione dell’uomo di Neanderthal.
La crescita delle app risulta ancora più evidente quando si guarda il tempo medio online per utente nel mese: gli italiani passano più di 46 ore su applicazioni mobile, contro poco più di 7 ore su mobile web.
Over The Top
La domanda che sorge quindi spontanea è quando le app raggiungeranno il loro picco, se già non l’hanno raggiunto. Mentre appare chiaro che il tempo speso sulle applicazioni continua a crescere, il mercato al tempo stesso sta diventando più competitivo. Il club delle app di successo appare molto esclusivo, e dominato da grandi e affermate aziende quali Google e Facebook – persino le applicazioni gratuite faticano. Infatti, a ottobre 2016 su smartphone Android, oltre il 70% dei minuti trascorsi sulle top-100 app per tempo speso, appartiene alle prime cinque della lista. Un dato che dimostra come i concorrenti debbano fronteggiare una forte concentrazione.
Sempre meno download
Un altro dato a dimostrazione delle grandi barriere d’entrata al mercato delle app mobile è quello dei download. A ottobre, più del 56% degli italiani non ha scaricato nemmeno una app, e di quelli che lo hanno fatto, più del 57% ne ha scaricate solamente una o due. Solo pochi utenti hanno scaricato più di sei applicazioni durante il mese, e rappresentano meno del 9% dell’audience totale.
La crescita delle audience e l’incremento della quota occupata nel tempo totale online suggeriscono che c’è ancora spazio per il progresso delle app. Allo stesso tempo, è molto importante, riconoscere e capire le sfide che gli editori proprietari di applicazioni si trovano a dover affrontare per acquisire una fetta maggiore di tale opportunità. La storia ci insegna che, nel mercato delle app, la gloria spetta solo ai pochi fortunati vincitori.
via DailyOnline
La maggior parte dei contenuti che tutti noi visualizziamo nel News Feed di Facebook è rappresentata da contenuti che rimandano a siti esterni alla piattaforma. Le tipologie di contenuto variano, naturalmente, da persona a persona, mentre le ragioni per cui si condivide qualcosa non sono poi così diverse.
È quanto emerso dal sondaggio condotto da Fractl su 2.000 persone, alle quali è stato chiesto cosa condividono su Facebook e perché. In relazione al sondaggio, per condivisione si intende il clic fatto sul pulsante di share posto sui siti web esterni.
Il motivo più popolare per il quale gli utenti condividono contenuti su Facebook è intrattenere gli amici (48%). Il 17% condivide questioni che gli interessano particolarmente, mentre il 13% vuole stimolare risposte emotive da parte degli amici. L’11%, infine, vuole fornire informazioni utili.
Dati interessanti sono quelli relativi alla differenza uomo-donna. Le donne sono più propense a condividere contenuti su Facebook per suscitare una risposta emotiva dei loro amici (53%). Ciò si riscontra maggiormente nelle donne over 50, il 60% delle quali sostiene di “condividere le cose per far provare qualcosa agli amici (felicità, tristezza, rabbia, ecc.)” Gli uomini, invece, sono più propensi a condividere qualcosa per persuadere i loro amici sui loro punti di vista.
Riguardo al tipo di contenuti pubblicati, il 52% degli intervistati rifugge dal condividere contenuti controversi che potrebbero dare adito a discussioni. Altro profilo importante è quello dell’immagine: il 31% degli intervistati ha dichiarato di pubblicare contenuti su Facebook per rappresentare una certa immagine di sé. In particolare, sono gli utenti con più amici (più di 500) a fare più attenzione alla propria immagine quando decidono di pubblicare dei contenuti.
via Tech Economy
Secondo lo studio The Love Index 2016 pubblicato da Accenture Interactive e Fjord, la unit di Accenture specializzata in service design e innovation, Apple, Microsoft, Netflix sono i brand più amati in Usa. Seguono, a ruota, Samsung, Sony, Google, Amazon, Fitbit, Facebook e Walmart. Si tratta di brand che hanno saputo costruire una customer experience innovativa, definendo un nuovo standard di interazione con i consumatori, alzando le loro aspettative nei confronti di prodotti e servizi in maniera trasversale, impattando di fatto tutti i settori industriali. Siamo di fronte a un fenomeno, trainato dal digitale, che Accenture Interactive e Fjord chiamano “aspettative liquide”.
Un approccio “fresh”
Le caratteristiche che rendono un brand più o meno amato sono state riportate in un modello a cinque dimensioni, descritte dall’acronimo “FRESH”, a ciascuna viene attribuito un punteggio:
- Fun – Divertente, cattura la mia attenzione in maniera simpatica
- Relevant – Interessante, offre informazioni chiare e personalizzate dove e quando voglio
- Engaging – Coinvolgente, si identifica con i miei bisogni e i miei desideri
- Social – Social, mi aiuta a connettermi con gli altri
- Helpful – Utile, è efficiente, semplice e si adatta nel tempo.
L’indice ha identificato per ciascuna di queste dimensioni il brand che ne è il leader: Negli USA, Netflix è il leader esperienziale per eccellenza nella categoria Fun; Fitbit per la dimensione “Relevant”; Amazon per “Helpful”; Apple per “Engaging”; Facebook per “Social”.
Effetto Netflix
Netflix è il marchio più amato nei tre mercati (Usa, Uk e Brasile), secondo lo studio. Gli americani, i britannici e i brasiliani hanno assegnato alla società di streaming il primo posto per la dimensione “Fun” e uno dei primi tre posti in tutte le altre dimensioni. “Piaccia o meno, gli altri marchi – indipendentemente dal settore – saranno giudicati con riferimento all’esperienza che Netflix offre ai suoi clienti”, ha commentato Alessandro Diana, managing director Accenture Interactive. “Questa è quello che intendiamo per “aspettative liquide”: i consumatori, abituati ad uno standard da un brand, ricercano la stessa esperienza positiva anche in altri ambiti.”
Dare forma all’opportunità
Love Index indica che ogni settore ha una sua rappresentazione caratteristica che riflette le dimensioni più importanti per i consumatori in quel mercato. Per esempio, per i brand in ambito retail, i consumatori ritengono fondamentali le dimensioni “Relevant”, “Engaging” e “Helpful”, anche se bisogna considerare che queste riflessioni sono il frutto di decenni di esperienza di shopping in cui i brand stessi hanno influenzato il mercato. Un retailer tradizionale con punti di vendita fisici o una start-up che volesse differenziarsi potrebbe, ad esempio, ridefinire l’esperienza di shopping introducendo nuove modalità di connessione tra le persone (social) in modo forte e coinvolgente (fun), online o nel punto vendita.
Via DailyOnline
Il prossimo competitor delle radio? Facebook. Potrebbe sembrare una provocazione e, invece, dopo essere entrato in gara con i network televisivi attraverso Live Video, il social sta testando una funzionalità di audio broadcasting.
La società, infatti, ha annunciato Facebook Live Audio, un nuovo strumento attualmente in fase di sperimentazione che consente di trasmettere show radiofonici, podcast, testi di libri, interviste e molto altro ancora.
La novità non è da sottovalutare sia per la “grandezza” di Facebook sia per la capacità dell’azienda di monetizzare e rendere monetizzabili i propri servizi potendo appunto contare sulla vastità del suo pubblico.
Facebook Live Audio
Live Audio funziona come Live Video: i post sono visibili sul newsfeed e ci può essere una interazione attiva da parte degli utenti con cui si potrà aprire un dialogo attivo con domande dirette oltre al canonico like e alle emoji.
La principale differenza è dovuta alla possibilità di utilizzare Live Audio in background: su Android ciò accade anche quando si sta consultando altre applicazioni mentre su iOS non è permesso uscire da Facebook ma si può continuare solo a navigare sulla piattaforma. Non è chiaro ancora se gli streaming saranno visualizzabili una volta terminati e se nel caso possano funzionare in background.
I piani per il futuro
Allo stato attuale, Live Audio è stato testato solo con un ristretto numero di pagine, tra cui i broadcaster tv e radiofonici BBC World Service e LBC, case editrici come Harper Collins e gli autori Adam Grant e Britt Bennett.
Facebook ha fatto sapere che a partire dall’anno prossimo ci sarà un estensione delle feature nelle prossime settimane, per aggredire una nuova fascia di pubblico. E soprattutto poter attingere a nuovi dati di profilazione pubblicitaria sui comportamenti e le abitudini di ascolto di oltre 1 miliardo di persone.
La pubblicità audio è un trend in grande espansione e i budget stanno rapidamente abbracciando questa tipologia di comunicazione. Ecco perché servizi come Spotify devono alzare il livello di guardia.
Proprio Spotify negli ultimi mesi ha stretto una serie di accordi con operatori tra cui AppNexus, Rubicon Project e The Trade Desk, e di recente ha accolto Marco Bertozzi in qualità di VP per l’Europa, con l’obiettivo di aumentare la propria influenza nel segmento degli annunci audio, di cui è il principale attore grazi ai suoi 60 milioni di utenti “free”.
Nuovi formati
Se il terreno più importante è quello dei dati, Facebook deve fare i conti con un newsfeed sempre più intasato da messaggi promozionali. È probabile che prima o poi la società fornirà agli editori e ai brand la possibilità di sponsorizzare le dirette audio.
Per quanto riguarda Live Video, infatti, la società di Menlo Park è arrivata a pagare publisher e celebrità per incentivarle a utilizzare lo strumento, contribuendo così ad abituare gli utenti ai live streaming.
Una strategia simile anche in ambito radiofonico non sarebbe più una sorpresa.
Via DailyOnline
Nelle classifiche 2016 dell’Osservatorio Social Vip resta Valentino Rossi l’unico sportivo a contrastare la supremazia del mondo del calcio. “The Doctor consolida il primato su Facebook e Twitter” – rivela Stefano Chiarazzo dell’Osservatorio Social Vip – “ma perde terreno su Instagram dove resta leader Mario Balotelli ora davanti al sempre più seguito Andrea Pirlo”.
Con 1,1 milioni di nuovi fan Rossi supera i 13 milioni di sostenitori su Facebook. Nessuna novità dietro di lui, con Balotelli, Pirlo e Stephan El Shaarawy dal secondo al quarto posto. Gianluigi Buffon soffia invece la 5° piazza ad Alessandro Del Piero, che rimane davanti a Carlo Ancelotti, Giorgio Chiellini e Claudio Marchisio. New entry in decima posizione Marco Verratti. Francesco Totti arriva su Facebook e con un milione di fan si posiziona subito 17°. In veloce crescita anche Fabio Cannavaro (14°); Alessandro Florenzi (18°) e Andrea Iannone (21°). “E’ boom di Beatrice Vio, star delle Paralimpiadi Rio 2016” – segnala Chiarazzo – “che con i suoi 323.000 fan piomba al 33° posto”. Tra i partecipanti alle Olimpiadi troviamo in Top 50 Vincenzo Nibali, Ivan Zaytsev, Sara Errani, Clemente Russo e Federica Pellegrini.
Anche su Twitter continua inarrestabile la crescita di Valentino Rossi, ora a quota 4,7 milioni (+700mila) sempre davanti a Super Mario Balotelli. Buffon strappa il bronzo a Pirlo mentre Ancelotti, Del Piero, Chiellini e El Shaarawy mantengono le posizioni dalla 5 alla 8. Marchisio supera Cannavaro che si deve accontentare del decimo posto. Più indietro salgono anche Leonardo Bonucci (12°), Riccardo Montolivo (15°) e soprattutto Matteo Darmian che scala ben 11 posizionandosi 19°. Molta pallacanestro nella Top 50, con Danilo Gallinari, Marco Belinelli e Andrea Bargnani. In salita anche Flavia Pennetta, vincitrice degli US Open 2015.
Instagram resta il regno di Mario Balotelli, sempre primo con 4,6 milioni di seguaci. Impressionante l’exploit di Andrea Pirlo che con 3,7 milioni – 2,8 milioni in più nell’ultimo anno – sale dalla 6° alla 2° posizione facendo accomodare Rossi sul terzo gradino del podio. Dietro di loro è tutto calcio con i soliti Ancelotti, El Shaarawy, Marchisio, Buffon e Del Piero. Chiudono i dieci Bonucci e Verratti. Tra i nomi più in crescita anche Christian Vieri, Marco Borriello e due della Nazionale italiana ai campionati di calcio Euro 2016: Simone Zaza e Graziano Pellè.
Via Spot and Web
A meno di sei mesi di distanza dall’annuncio del superamento del mezzo miliardo di utenti mensili, Instagram aggiunge altri 100 milioni di teste per una platea totale di 600 milioni di persone. Cifre sempre più impressionanti, che ribadiscono il successo dell’app acquisita nel 2012 per 1 miliardo di dollari. E la proiettano nell’Olimpo delle piattaforme online, lontana dai problemi di utenza che affliggono Twitter. In soli due anni, Instagram ha raddoppiato il numero di utenti, passando da 300 a 600 milioni.
Una piattaforma in evoluzione
Le modifiche degli ultimi mesi, come l’introduzione di Stories e dei video live, poi, hanno reso Instagram più simile a Snapchat permettendo di contendere all’app del fantasmino i preziosi target dei teenager e dei millennials. Inoltre, sono state introdotte funzionalità, come la possibilità di salvare i post, che armonizzano la fisionomia di Instagram a quella di Facebook. All’inizio dell’anno, va ricordato, l’app è stata anche oggetto di un restyling che ha portato alla creazione di un nuovo logo.
In Italia utenti Instagram a quota 11 milioni
Secondo quanto rivelato da Blogmeter circa un mese fa, in Italia gli utenti Instagram sono oltre 11 milioni, il che ne fa il secondo social media più amato dopo Facebook. Anche in questo caso la curva della crescita è stata degna di nota: quando Kevin Systrom, fondatore di Instagram, è venuto per viaggio a Milano lo scorso febbraio, ha dichiarato che la popolazione della piattaforma nel BelPaese era costituita da 9 milioni di persone.
Ricavi a 3,2 miliardi quest’anno
A livello pubblicitario sono 500mila gli inserzionisti della piattaforma, che ha introdotto l’advertising su scala globale solo poco più di un anno fa. Stando a un forecast di Credit Suisse rilasciato lo scorso aprile, quest’anno l’app dovrebbe generare ricavi per 3,2 miliardi di dollari. E se la sua audience continuerà a incrementare di questo passo è lecito aspettarsi che questi numeri possano cambiare in fretta. Verso l’alto.
via DailyOnline
Il mercato degli investimenti pubblicitari nei primi dieci mesi dell’anno si attesta a +2,0% rispetto allo stesso periodo del 2015. Nel singolo mese di ottobre la raccolta è in calo dell’1,7%. Se si aggiungesse anche la stima sulla porzione di web attualmente non monitorata (principalmente search e social), il mercato chiuderebbe il mese di ottobre a +0,9% e il periodo consolidato in crescita del 3,8%.
“Autunno di bonaccia per il mercato: nulla di imprevisto da parte degli operatori” – spiega Alberto Dal Sasso, TAM e AIS Managing Director di Nielsen. “Sicuramente l’incertezza generale nel Paese e di una Europa in attesa di tornate elettorali rilevanti ha giocato e gioca un ruolo importante. Non dimentichiamo gli aspetti più tecnici e propri delle dinamiche del mercato della comunicazione tipici dei periodi successivi agli eventi . La TV sta vivendo un fermento generale e si dimostra più resiliente anche in autunno, così come i colossi del web di oltre oceano stando alle stime interne di Nielsen. L’anno scorso avevamo avuto un novembre piatto e un dicembre interessante: confrontandoci con questi andamenti, l’anno non dovrebbe discostarsi da quel 3% che avevamo previsto e che si sta rivelando”.
Relativamente ai singoli mezzi, la tv a ottobre cresce del 3,1%, chiudendo il periodo cumulato a +6,4%. Sempre in segno negativo la stampa: quotidiani e periodici calano nel singolo mese rispettivamente del 15,0% e del 4,1%, attestandosi nei dieci mesi a -7,2% e -3,8%. A causa di un ottobre negativo (-2,8%), nel periodo gennaio – ottobre la radio riduce l’incremento della raccolta a +0,2%.
La crescita di internet è dovuta principalmente a search e social, sulla base delle stime realizzate da Nielsen. Relativamente al perimetro attualmente monitorato in dettaglio, infatti, il web registra un decremento del 2,8%% nel periodo cumulato e un calo del 5,6% a ottobre. Allargando il perimetro all’intero universo del web advertising, la raccolta nei dieci mesi chiude a +8,0%.
Nonostante l’andamento negativo per il cinema a ottobre, il mezzo continua ad assestarsi in terreno positivo nel periodo cumulato, crescendo del 2,8%. Il transit risente ancora della presenza di Expo nel confronto con i mesi corrispondenti del 2015, a differenza della GoTv che torna in positivo. I due mezzi si attestano rispettivamente a -8,8% e -4,4% nel periodo gennaio – ottobre. In lieve segno negativo l’outdoor (0,7%).
Per quanto riguarda i settori merceologici, solo 8 hanno un segno negativo.
Per i primi comparti del mercato, si registrano andamenti differenti nel periodo gennaio – ottobre: crescono le telecomunicazioni (+7,8%), la distribuzione (+13,7%) e i farmaceutici/sanitari (+11,1%), cui si contrappongono i cali della finanza (-12,2%) e dell’abbigliamento (-9,5%). Tra gli altri che contribuiscono alla crescita, si segnalano le buone performance del mercato delle automobili (+8,5%), industria/edilizia (+35,4%), turismo/viaggi (+7,9%), tempo libero (+16,8%), abitazione (+6,6%) e bevande (+4,2%).
“Cominciamo a guardare al prossimo anno con fiducia” – conclude Dal Sasso – “anche se il clima di incertezza, influenzato soprattutto dalla fragile stabilità politica in Italia e non solo, non sembra dissolversi, tra previsioni di flebile ripresa del PIL e possibili nuove elezioni. Sarà importante valutare i primi mesi del 2017 come significativo indicatore del termometro degli investimenti”.
Via Spot and Web
Conoscere le sfumature delle piattaforme e le importanti sinergie che le uniscono sono i fattori chiave per poter sfruttare al meglio la migrazione degli utenti verso un consumo multi piattaforma. Le misurazioni di comScore continuano a innovarsi per includere i cambiamenti nel comportamento degli utenti e le nuove tecnologie, oggi in particolare pongono l’attenzione su alcuni aspetti della digital audience in Italia. A trainare la digitalizzazione sono ovviamente i Millennials, la categoria che passa più tempo online rispetto alle generazioni più anziane arrivando a totalizzare 88 minuti in media al mese.
Italians loves mobile
Dagli ultimi dati MMX Multiplatform si nota come la maggior parte degli utenti italiani navighi via mobile, con il 70% di tutti i consumatori connessi unicamente attraverso smartphone e tablet, o device mobili in combinazione con dispositivi desktop. Gli Italiani inoltre passano più tempo su mobile che su desktop, con il primo responsabile per il 64% del tempo totale trascorso online. É evidente come tra gli utenti digitali sia in atto una migrazione da desktop a mobile, con il segmento che utilizza solamente desktop in calo del 22% negli ultimi 12 mesi.
Un popolo app-centrico
L’audience italiana si rivela “app-centrica”, con il 90% del tempo totale speso sul web da dispositivi mobile che passa attraverso un’app, e la pubblicità via mobile dimostra di avere un grande impatto con oltre un terzo degli utenti (33,8%) che ricorda di aver visto almeno una pubblicità durante l’ultimo mese.
Via DailyOnline
A ottobre sono stati 29,8 milioni gli italiani che si sono collegati a internet tramite PC e mobile (smartphone e/o tablet al netto delle sovrapposizioni), per 53 ore e 42 minuti in media per persona. In questo mese hanno navigato da mobile 25,6 milioni di italiani (il 58,3% dei 18-74enni), mentre l’accesso da PC ha coinvolto 25,3 milioni di italiani (il 45,9% della popolazione dai 2 anni in su). A rivelarlo è Audiweb, secondo cui la total digital audience nel giorno medio ha raggiunto 23,2 milioni di utenti, online per 2 ore e 13 minuti. Nel giorno medio la fruizione di internet da mobile supera di gran lunga la navigazione da desktop, con 20,4 milioni di italiani (18-74 anni) online per 1 ora e 57 minuti in media per persona.
Donne davanti agli uomini
Nel mese di ottobre erano online nel giorno medio il 41,5% degli uomini (11,3 milioni) e il 42,9% delle donne (12 milioni circa). Internet nel giorno medio raggiunge il 59% dei 18-24enni (2,5 milioni) e più del 61% della popolazione tra i 25 e i 54 anni (4,3 milioni tra i 25 e i 34 anni e 11,2 milioni del segmento più ampio tra i 35 e i 54 anni). Tra gli over 55 risulta online il 31,4% della popolazione di questa fascia (4,6 milioni). Con 2 ore e 24 minuti dedicati alla navigazione online nel giorno medio, anche questo mese le donne superano gli uomini (2 ore in media) e confermano ancora il maggiore interesse verso la fruizione di internet tramite mobile su cui hanno trascorso in media 2 ore e 10 minuti. I giovani dai 18 ai 34 anni hanno dedicato più tempo alla navigazione quotidiana, con una media di circa 2 ore e 30 minuti online per persona, seguiti dai 35-54enni online per circa 2 ore e 17 minuti.
Classifica categorie invariata: search al top
Per quanto riguarda i dati sulle categorie di siti più visitati nel mese di ottobre 2016, resta sostanzialmente invariata la distribuzione dell’audience tra i primi quindici raggruppamenti per tipologia di siti e/o applicazioni: il 93,8% degli italiani online ha consultato almeno una volta siti o applicazioni di ricerca (“Search”, con circa 28 milioni di utenti unici), il 91,4% ha visitato i portali generalisti (“General Interest Portals & Communities”, con 27,3 milioni di utenti), l’87,4% ha consultato i siti dedicati ai servizi e tool online (“Internet tools / web services” con 26,1 milioni di utenti), l’87% sui social network (“Member Communities”, con circa 26 milioni di utenti), l’84,5% su siti o applicazioni della categoria Video/Movies (25,2 milioni di utenti), il 76,5% ha usato siti e/o applicazioni dedicati alla messaggistica “in mobilità” (Cellular/Paging con 22,8 milioni di utenti), il 75% ha consultato siti della categoria ecommerce (“Mass Merchandiser” con 22,4 milioni) e il 67,8% per i siti di news (categoria Current Events & Global News con 20,2 milioni).
Via DailyOnline
Gli investimenti pubblicitari globali sui social media cresceranno del 72% tra il 2016 e il 2019, in aumento da 29 miliardi di dollari a 50 miliardi. A rivelarlo è Zenith con il nuovo report “Advertising Expenditure Forecasts”, pubblicato oggi. L’advertising sui social media varrà il 20% dell’intera spesa internet advertising nel 2019, in crescita dal 16% del 2016. Il social media advertising, dunque, crescerà del 20% all’anno e nel 2019 il suo valore sarà solo dell’1% inferiore a quello della pubblicità sui quotidiani (50,2 miliardi di dollari statunitensi per i social media rispetto ai 50,7 miliardi di dollari per i quotidiani). Dal 2020, poi, i social media avranno un sicuro sopravanzo sui quotidiani in termini di investimento pubblicitario. Le piattaforme social media hanno beneficiato della rapida evoluzione e adozione della tecnologia mobile, ormai utilizzata dai consumatori nella vita di tutti i giorni. Per molti utenti, infatti, i social media sono sia un punto cardine della vita sociale sia la principale fonte di informazioni. All’interno di questo contesto di fruizione, le attività di social media advertising si inseriscono con minimi livelli di intrusività nel flusso del news feed generato dagli utenti e si rivelano molto più efficaci rispetto ai formati banner, che spesso interrompono la fruizione di internet, specialmente sui dispositivi mobile.
Il sorpasso degli online video sulla radio
L’online video advertising sta crescendo a tassi simili a quelli dei social media (18% annuo) e nel 2019 raggiungerà i 35,4 miliardi di dollari a livello mondiale, superando di pochissimo la spesa pubblicitaria raccolta dalla radio (35 miliardi di dollari). L’online video, inoltre, sta beneficiando della diffusione dei dispositivi mobile, così come sta traendo vantaggio dallo sviluppo delle connessioni ad alta velocità e dai miglioramenti dei display portatili. Ormai è una strategia consueta per i brand utilizzare i video online come complemento alla tv ma per la maggior parte delle marche non ha ancora senso sostituire gli spot tv con spot per il web. Entro il 2019, dunque, l’online video advertising varrà meno di un quinto (18%) della spesa pubblicitaria in televisione.
Il 2017 sarà un anno difficile
Zenith prevede una crescita del mercato adv del 4,4% nel 2017, lo stesso tasso di crescita previsto per il 2016. Si tratta di una performance nient’affatto scontata: l’inaspettato risultato del referendum in Regno Unito circa l’uscita dall’Europa e l’esito delle elezioni presidenziali americane, infatti, hanno aumentato l’incertezza politica e fatto crescere il rischio di restrizioni agli scambi internazionali. Il 2017, inoltre, vede un duro confronto con il 2016, anno in cui la spesa è stata elevata in seguito alle elezioni americane, alle olimpiadi estive e ai campionati europei di calcio – eventi che hanno luogo ogni quattro anni.
Crescita costante nella spesa pubblicitaria
Zenith si attende una crescita costante nella spesa pubblicitaria globale per gli anni successivi al 2017, con un 4,4% di aumento atteso nel 2018 e un 4,1% nel 2019. In prospettiva dal passato, la crescita degli investimenti pubblicitari si è mostrata decisamente stabile dal 2010 in poi, con un tasso tra il 4 e il 5% annuo, generalmente alla pari o al di sotto della crescita registrata dal PIL globale. Prima della crisi finanziaria, infatti, l’investimento pubblicitario aveva andamenti più che proporzionali rispetto all’economia generale, mostrando crescite più veloci nei periodi di espansione e contrazioni più brusche nei periodi di recessione, con cambiamenti frequenti nei tassi di crescita anno su anno. Recentemente, invece, il mercato pubblicitario globale sembra essere entrato in una fase di crescita più stabile.
Trend positivo dell’Asia e ripresa nell’Est europeo
Sebbene la crescita della spesa pubblicitaria globale sia costante, la sua distribuzione nel mondo non è uniforme. Gli investimenti pubblicitari, infatti, registrano una contrazione del 4,9% annuo nel Medio Oriente e in Nord Africa a causa dei conflitti e dei bassi prezzi del petrolio, mentre l’America Latina cresce solo dell’1,7% all’anno, vista la recessione in Argentina, Brasile, Ecuador e Venezuela. L’Asia, invece, è il mercato che sta aprendo la strada alla crescita. Nel corso degli ultimi anni, la crescita della Cina ha notevolmente rallentato, ma si attesta ancora al 7% annuo e si dimostra essere il secondo più grande mercato al mondo dopo gli Stati Uniti, apportando investimenti pubblicitari aggiuntivi ogni anno. Zenith si aspetta che la Cina contribuirà per il 25% alla crescita globale nella spesa pubblicitaria tra il 2016 e il 2019. Ci sono altri tre mercati in Asia – India, Indonesia e Filippine – dove l’agenzia prevede una crescita della spesa pubblicitaria a doppia cifra fino al 2019. India, Indonesia e Filippine sono tutti mercati rilevanti, con dimensioni che vanno dai 3,5 miliardi di dollari nel 2016 (le Filippine) ai 7,5 miliardi di dollari (sia per l’India, sia per l’Indonesia). Questi tre mercati nel loro insieme, contribuiranno al 12% della crescita globale nel 2019. La spesa pubblicitaria in diversi mercati dell’Europa orientale – in particolare Russia, Ucraina e Bielorussia – ha sofferto del conflitto in Ucraina, delle conseguenti sanzioni imposte da Russia, Stati Uniti e Unione Europea, oltre che del forte calo nel prezzo del petrolio. Benché in questi tre mercati la spesa pubblicitaria si sia ridotta del 12% nel 2015, si è però evitato il collasso ed è iniziata la ripresa a partire da una base di mercato ridotta. Zenith prevede una crescita dell’8% nel complesso dei tre mercati per quest’anno, seguito da un +9% nel 2017. Questi paesi contribuiranno al 2% per la crescita globale della spesa pubblicitaria fra il 2016 e il 2019.
La situazione italiana
Secondo il nuovo report, l’Italia chiuderà l’anno a +3,1% rispetto al 2015, mentre la crescita nel 2017 e nel 2018 sarà lievemente più contenuta, attestandosi rispettivamente al 2,2% e al 2% (dati a prezzi correnti). Il totale degli investimenti pubblicitari digitali del nostro Paese si attestano a quasi 2 miliardi di euro. Complessivamente a farla da padrone è la tv con il 47,1% del totale mezzi, seguita da: internet al 27,4%; quotidiani all’8,5%; magazine al 6,2%; radio 5,7% e outdoor al 4,9%.
Via DailyOnline
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