Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il Belpaese scivola al 45esimo posto nella classifica delle nazioni capofila del settore nuove tecnologie e comunicazione.
L’Italia perde terreno e mostra i propri deficit in quanto a nuove tecnologie e comunicazione. Lo stivale occupa il 45esimo posto (su 127) nella speciale classifica stilata dal Global Information Technology Report 2008-2009.
La lista, basata sul Networked Readiness Index che misura la propensione dei paesi a sfruttare efficacemente le Ict, vede in testa Danimarca e Svezia, seguite dagli Stati Uniti (in salita di due posti).
Singapore e Svizzera si aggiudicano la quarta e la quinta piazza. A chiudere l’ottava edizione del report sono invece Zimbabwe, Timor Est e Ciad.
Nel mezzo, senza infamia e senza lode i piazzamenti del Giappone (17esimo), della Francia (19esima) e della Germania (20esima). Tutti i paesi del G7 precedono l’Italia, che nell’ultimo anno ha perso altre tre posizioni e si è vista sopravanzare anche da Tunisia (38esima) e Giordania (44esima).
Via Quo Media
Il matrimonio fra la televisione e Internet è tutt'altro che una novità e la riprova la si è avuta all'ultima edizione del Ces 2009 di Las Vegas, a inizio gennaio. In quell'occasione alcuni big delle "flat Tv" (Sony e Samsung per inciso) portarono in vetrina una nuova generazione di apparecchi dotati di un "add on" particolare, e cioè "widget" con la specifica funzione di collegare l'utente alle pagine Web di portali di informazione (Yahoo! Finance e Yahoo! News nello specifico) e a siti di social network. Anche Lg Electronics non fu da meno con i primi televisori a cristalli liquidi e al plasma equipaggiati con un sistema, "NetCast Entertainment Access", concepito per entrare direttamente in Rete per visualizzare e interagire con i widget di Yahoo! e i contenuti di Flickr. Quello delle Tv "multimediali", predisposte e pensate per offrire ai consumatori un'ampia disponibilità di contenuti digitali (musica, video, foto) presenti sul Web, è infatti uno dei temi più caldi dell'industria televisiva per il 2009 e anche Philips, con l'annuncio odierno di Net Tv, ha deciso di sfruttarne le opportunità.
La proposta della casa olandese è una soluzione che permette l'accesso diretto dallo schermo del televisore al telecomando del televisore - senza bisogno di set-top box aggiuntivi, di abbonamenti a particolari servizi né del collegamento a un computer portatile - a una nutrita lista di siti Web di informazione e intrattenimento. I partner che Philips ha coinvolto per il lancio (previsto a breve) dei modelli serie 8000, 9000 e Cinema 21:9 dotati di Net Tv sono fra gli altri YouTube, TomTom, eBay, MeteoGroup, MyAlbum (servizio Web gratuito per la condivisione di foto), Funspot (giochi per la Tv on line) e Netlog (sito di social network). L'unica raccomandazione per gli utenti è quella di collegare l'apparecchio a Internet con un cavo Ethernet o via Wi-Fi (opzione disponibile di serie per la serie 9000 e il modello Cinema 21:9) e la pagina d'avvio di Net TV verrà visualizzata automaticamente attivando lo specifico tasto presente sul telecomando. In aggiunta all'offerta di contenuti di cui sopra, Philips ha inoltre pensato per Net Tv anche a una selezionata gamma di siti Internet locali (nella lingua del Paese di pertinenza), debitamente ottimizzati a livello tecnico per essere visualizzati sullo schermo televisivo.
Per la casa olandese – di cui spesso si parla relativamente al presunto prossimo suo abbandono del mercato delle Tv – è quindi una nuova scommessa da vincere in un mercato sempre più difficile e nel quale i grandi costruttori asiatici hanno già fatto la loro prima mossa per quanto riguarda la convergenza fra televisione e Internet. Des Power, Senior Vice President Marketing Television di Philips Consumer Lifestyle, sembra comunque fiducioso: "siamo fieri di poter garantire ai nostri clienti la massima semplicità possibile. Ora, con Net Tv, ci si potrà accomodare in salotto e utilizzare il telecomando per consultare e interagire con i propri siti preferiti". Se il servizio in oggetto impatterà positivamente sulle vendite è però ancora presto per dirlo.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
A quasi quindici mesi dall’annuncio iniziale, Last.fm introdurrà ufficialmente una versione premium e a pagamento del suo servizio. La più famosa radio on demand del web, finora completamente gratuita, vorrebbe in questo modo incrementare i propri utili, così da pagare le royalties sulle canzoni e soddisfare le aspettative del potente proprietario, Cbs Interactive.
Il sito di musica in streaming aveva dichiarato all’inizio del 2008 di voler introdurre un sistema di sottoscrizione (a pagamento) al servizio per gli utenti che avrebbero ascoltato più di tre brani consecutivamente. Ma l’idea non si concretizzò.
Oggi arriva invece la conferma che dal 30 marzo gli internauti dovranno pagare un’iscrizione mensile di 3 euro per servirsi dell’applicazione già esistente Last.fm Radio. La nuova tassa verrà applicata ovunque nel mondo, con l’eccezione di Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti, ovvero i suoi mercati più importanti con una solida base di utenti.
Last.fm sta dunque mutando il suo servizio in streaming in un’applicazione a pagamento in quei paesi dove non ha un numero soddisfacente di accessi, dove cioè gli introiti pubblicitari non garantiscono guadagni soddisfacenti.
La compagnia non ha dato alcuna spiegazione per il cambio di rotta della sua radio online, anche se è facile intuire che, in un periodo di recessione e con i difficili accordi con le case discografiche in fase di rinegoziazione, la scelta di introdurre un obolo per l’ascolto sia stata quasi obbligata.
Lo scorso giugno, Warner Music non ha sottoscritto il nuovo contratto con Last.fm proprio per l’assenza di introiti certi derivanti da un servizio a pagamento. A inizio 2009, inoltre, Cbs Interactive ha attuato un piano di risanamento aziendale che ha portato alla riduzione del 25% dello staff della popolare discoteca del web.
E, se ideologicamente il cambiamento è importante perché segna probabilmente la fine dei grandi servizi on demand musicali della rete (gratuiti e legali), il sacrificio richiesto all’utenza sarà piuttosto basso. Tre caffè al mese per ascoltare (quasi) tutte le canzoni di proprio gradimento, direttamente dal computer.
Via Quo Media
Warner Brothers lancia oggi un servizio di dvd masterizzati a richiesta, consentendo così agli appassionati di acquistare i film più vecchi del proprio catalogo (spesso mai uscite su dvd) senza mediatori.
Warner è il primo tra gli studios hollywoodiani ad aprire il suo magazzino a una simile iniziativa, e renderà disponibili 150 titoli direttamente sul sito warnerarchive.com: tra questi, pellicole che risalgono alla fabbrica dei sogni di Hollywood con, ad esempio, Cary Grant nei panni di Mr. Lucky (1943).
Il servizio non dovrebbero riguardare le uscite più recenti, almeno per ora, ma ma permette alla casa di produzione di utilizzare in un altro modo i suoi archivi, generando entrate da materiale di giacenza pressoché inutilizzato.
Il servizio on demand consente anche alla società di evitare il rischio di stampare troppe copie di film vecchi o sconosciuti per poi doverle stoccare in magazzino, invendute. Warner Bros. ha annunciato che renderà disponibile ogni mese 20 tra film e programmi tv da acquistare in dvd, tra i quasi 7 mila titoli a sua disposizione.
L’iniziativa cade in un periodo di stanca delle vendite di dvd, che nel 2008 sono scese del 7%, secondo i dati del Digital Entertainment Group. Gli studios puntano dunque sul mercato blu-ray disc, quadruplicato negli ultimi dodici mesi, per contrastare il calo del dvd.
Ma forse è la strategia di mercato basata sui supporti, nell’era del peer to peer e del digitale a banda larga, ad avere in sé una falla.
Via Quo Media
Secondo i dati del Pew Project, il segmento in cui è cresciuta più rapidamente l'adozione di Internet negli USA è stato quello degli ultra settantenni, con tassi di crescita vicini al raddoppio in tre anni.
In Italia, secondo i dati Istat, nel gruppo 60-64 la penetrazione è aumentata del 21% in un anno e nella fascia 65-74 del 31%.
Messi insieme questi due gruppi fanno una milionata scarsa di utenti - un target appetibile per chi lavori su nicchie ma poco per chi vuole lavorare sulle masse (il target... beh, sono "tutti").
Quel che è certo è che, con una società che invecchia, non considerare la relazione tra Internet e i senior citizens tra breve potrebbe voler dire mancare delle serie opportunità di mercato...
Samsung ha annunciato il lancio di un nuovo servizio che consentirà ai suoi clienti di comprare o noleggiare film e serie tv da scaricare e vedere sul loro telefono cellulare.
La compagnia coreana ha siglato un accordo commerciale con le major del settore, Warner Brothers, Paramount Universal, che le consentirà di offrire oltre 500 titoli tra grandi successi, classici e uscite più recenti. Nella lista figurano anche l’ultimo episodio della saga di Batman, The Dark Knight, e le serie Friends e E.R..
Samsung, con questa offerta, vorrebbe competere con la capillarità raggiunta dai servizi Apple tramite il canale di iTunes.
Il negozio online da cui scaricare il materiale video verrà lanciato in anteprima in Gran Bretagna e Germania, e proporrà applicazioni in esclusiva per gli utenti in possesso della più evoluta versione dello smartphone Samsung, Tocco Ultra Edition.
La casa coreana ha infine rivelato i propri piani per aggiornare l’hardware informatico con nuovi desktop e notebook, e nuovi lettori per file musicali in formato mp3 e mp4.
Samsung Movies si avvarrà della tecnologia Acetrax, e ciò significa che il materiale scaricato non potrà essere copiato o spostato dalla memoria di destinazione originaria, anche se gli utenti potranno collegare smartphone e cellulari al proprio pc per visualizzare il film su uno schermo più grande.
I prezzi per il servizio sarnno compresi tra le 2.49 sterline (noleggio di 24 ore) e le 4.99 sterline (per l’acquisto di un video).
L’obiettivo di Smasung è quello di arricchire il proprio catalogo e arrivare a un’offerta di 2 mila pellicole e qualche decina di show televisivi entro l’estate, promuovendo così i suoi supporti cellulari dotati del software necessario allo sfruttamento del servizio Movies.
Via Quo Media
Sappiamo benissimo quanto siano critici i motori di ricerca come fonte di traffico per i nostri siti - e normalmente ci siamo abituati a pensare immediatamente a Google in primis e al resto poi.
Secondo quanto riporta la società di ricerche Hitwise, però, per una serie di siti ha portato recentemente più traffico Facebook che non Google. Anche grazie a un uso intelligente del mezzo, alla creazione di "fan pages", a strategie che vanno a monetizzare i circa 180 milioni di utenti che sono li' su FB a passare il tempo...
Da seguire con attenzione l'evolvere del comportamento dei naviganti - non è da escludere in un prossimo futuro una revisione (piccola o grande ) delle strategie di Search Marketing di molti player importanti e dei relativi investimenti...
Cala la diffusione dei quotidiani italiani. Nel febbraio 2009, rispetto a dodici mesi prima, Rcs vede il Corriere della Sera scendere a 590.375 copie (-8,5%, ma comunque il primato di giornale più letto d’Italia) e la Gazzetta dello Sport a 337.642 (-4%).
La Repubblica, che non viene più distribuita nelle scuole, cala a 505.957 (-19%), ma il Gruppo Espresso dice di aver reinvestito nella testata online. Scende il Sole 24 Ore: 321.428 e -3,2%.
Male anche Il Giornale, che si assesta a quota 170 mila, registrando un calo del 9,8%. Fa eccezione La Stampa, che cresce dello 0,9% e, grazie agli abbonamenti nel nord-ovest, raggiunge le 309 mila copie mensili.
Via Quo Media
Il mondo dei social media si sta manifestando in maniera sempre più dirompente e sta iniziando a contagiare, in termini di interesse, anche le aziende brick & mortar lontane dalla tecnologia web. Resta però piuttosto difficile trovare chi, in azienda, conosca e padroneggi questi mezzi e sia in grado di affrontarli con un approccio strategico.
Ecco dunque alcune riflessioni sul tema prese da alcuni siti di riferimento, essenziali per cercare di realizzare una prima stesura della propria strategia.
Su Social Media Marketing ad esempio qualche giorno Enzo Santagata ha pubblicato questi utili e semplici consigli:
1. Non parlare ai consumatori. Non vogliono ascoltarti, vogliono essere ascoltati. 2. Offri una ragione per partecipare. Se le persone non percepiscono di ottenere un valore aggiunto dal condividere le loro opinioni, non verranno da te (magari vanno dal tuo diretto concorrente, che ha saputo soddisfarli meglio). 3. Resisti alla tentazione di vendere a tutti i costi. 4. Sperimenta e tieniti aggiornato. Ma soprattutto sperimenta, e se sbagli sperimenta ancora. 5. Ascolta le conversazioni che avvengono anche al di fuori del tuo sito. E partecipa anche lì indicando chiaramente chi sei e perché stai partecipando. Chi ha provato a fare il furbo è stato smascherato prima che potesse rendersene conto. 6. Cedi il controllo della comunicazione. Non aver paura di aprire le tue porte alle critiche. Quando una community si sente controllata e forzata verso una direzione a senso unico imposta dall’azienda, non dura molto. 7. Fai in modo che nella tua organizzazione ci siano quante più persone possibili che abbiano un background composto dal pensiero pragmatico da uomo di marketing, dalla curiosità incosciente di un sociologo e che siano grandi appassionati di social network.
Leonardo Bellini invece sul suo blog cita il libro Groundswell di Charlene Li e Josh Benoff (in edizione italiana, L’onda anomala, edito da ETAS) ed il loro approccio riassunto nell’acronimo POST.
P sono le persone. Non avviate una strategia Social senza aver compreso le reali capacità, conoscenza ed utilizzo delle tecnologie social da parte della vostra audience. O sta per Obiettivi. Quali obiettivi vi potete realisticamente aspettare di raggiungere con il vostro target di riferimento? S è la strategia. Come pensate di raggiungere questi obiettivi? T sta per tecnologia. Una community. Una wiki, Un blog o 100 blog.
In entrambi gli approcci è comunque evidente la necessità dello studio e della pianificazione, spesso trascurati sul web (e in particolare sui social media).
A questo si lega anche il problema della misurazione dei risultati, uno dei temi più caldi rispetto al web 2.0 su cui ho scritto su queste pagine pochi giorni fa. Credo infatti che aldilà delle indubbie difficoltà di rilevazione e valutazione ci sia un problema di fondo nei KPI utilizzati per misurare la redditività degli investimenti.
La prospettiva corretta infatti è quella della costruzione di relazioni, di fiducia e di reciproco scambio di informazioni e collaborazioni. E’ necessario perciò predisporre strumenti che ci consentano di capire che cosa si dice di noi in rete, per essere consapevoli della nostra reale reputazione, e ascoltare molto, anche fuori dal nostro circuito di siti posseduti o di quelli di settore.
Si possono poi utilizzare software pensati appositamente per la gestione delle campagne social che ci permettono di svolgere queste attività in modo ordinato e pianificato.
Il messaggio di fondo che possono sentirmi di lanciare in conclusione è quello di affrontare i social media preparati e con l’aiuto di persone esperte, consapevoli delle particolarità del web 2.0 e pronti a reagire alle novità continue di questo magmatico mondo.
Siete pronti?
Gianluigi Zarantonello via http://webspecialist.wordpress.com/
Intelligente Case History.
Kogi è... come definirlo... diciamo che in estrema sintesi sono due furgoni che vendono BBQ Coreano avvolti in un taco nella zona di Los Angeles. Un bel misto, non c'è che dire.
Sotto comunque c'è una precisa idea istintiva di marca - basata sull'irriverenza, sulla comunicazione molto diretta, molto "one of us", molto simpatia... insomma guardatevi il sito - in realtà è un blog - fin qui nulla di radicalmente nuovo anche se l'esecuzione è ben fatta.
La genialata, dato che i due furgoni sono ovviamente mobili, è di segnalare su un canale Twitter dove sono in ogni momento questi ristoranti in movimento, in modo che i fan sappiano dove convergere o siano avvisati quando uno di questi è nei loro pressi (e, ovviamente, i fan possono interagire su Twitter con il team sul furgone...) La cosa, per banale che possa sembrare, funziona alla grande: per ogni stop annunciato, si ritrovano tra i 300 e gli 800 clienti (scusate, followers di quello che sta diventando un culto virale) - e scusate se è poco per un furgoncino di un'impresa che non avrà tanti soldi per comunicare ma che comunque ha portato a bordo un "New Media Team".
A quando i furgoni dei porchettari notturni su FriendFeed?
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