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Guerrilla Marketing 2
Di Danilo Arlenghi (del 22/05/2006 @ 08:57:56, in Marketing non convenzionale, linkato 3242 volte)

Perchè fare “Guerrilla”? Inizialmente erano piccole società, start-up o singoli individui che volendo lanciare un prodotto sfruttavano la possibilità di pubblicizzarsi con bassi costi ottenendo una visibilità forte ma circoscritta; questo perché il target era un pubblico giovane, in grado di recepire con simpatia azioni particolarmente innovative, creative ed alternative. Visto poi che alcune operazioni estreme sfiorano i confini della legalità è evidente come la maggior parte dei marchi, che negli anni si è costruita una reputazione, una brand image, preferisca non rischiare spiacevoli evoluzioni negative di una campagna talvolta rischiosa.

Anche se queste operazioni di solito non nascevano per marchi affermati, ultimamente anche grandi multinazionali come Nike,Ericsson, Motorola, Schweppes hanno adottato strategie di Guerrilla Marketing (non eccessivamente radicali), che hanno avuto un notevole successo. E’ stata la militanza" nelle controculture comunicative che ha generato ed affinato le prime idee totalmente rivoluzionarie del “Guerrilla”.

La necessità di far conoscere prodotti e servizi con budget risicatissimi, ha aguzzato l’ingegno. E i neuroni “dell’underground culturale” messi in moto, hanno partorito una pletora di tecniche per diverse tattiche e differenti strategie vincenti ed efficaci, prodromiche alla diffusione di messaggi ed opinioni scomode o minoritarie. Pecorrere sentieri diversi, adottare metodologie di approccio e di contatto anticonformiste , è questo il cammino dei nuovi profeti della comunicazione.

Per attirare attenzione, farsi notare e ricordare con maggior intensità è necessario stupire inventando mezzi nuovi o trovando modi nuovi di raccontare.