Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Quando si parla di trasformazione digitale, si fa immediato riferimento al settore business to consumer (B2C), che ha visto negli ultimi anni la radicale modifica delle abitudini di acquisto da parte dei consumatori. Anche nel mercato B2B (business to business) si sono rilevati cambiamenti significativi: marketing online, e-commerce e social media sono ormai entrati nelle strategie aziendali. L’obbligatorietà della fatturazione elettronica nei rapporti con la PA, poi, avrebbe potuto rappresentato una grande occasione per le imprese di lanciarsi in maniera incisiva nella trasformazione digitale senza fermarsi al singolo adeguamento imposto, ma non è stato così.
Secondo i risultati di una ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano appena il 6% di tutte le fatture scambiate in Italia (1,3 miliardi) è in formato elettronico e solo il 17% delle imprese ha sfruttato l’occasione per re-ingegnerizzare i processi in chiave digitale.
La ricerca “Il Futuro Digitale del Business tra Aziende” di Casaleggio Associati mette in evidenza come la trasformazione del digitale nel B2B investa tutte le aree della strategia aziendale: brand, vendita, fidelizzazione e organizzazione. In particolare, per quanto concerne il marketing online, le aziende hanno necessità di adeguarsi ai nuovi strumenti. A livello internazionale il grado di adozione è il seguente: e-mail (87%), registrazione online (70%), social media (68%), content marketing (67%), fiere e conferenze (62%), direct mail (49%), webinars (44%), pubblicità online (43%), telemarketing (37%), indirizzari online (36%), retargeting (32%) ed eventi dal vivo (28%).
Riguardo i social media, il parere delle imprese è controverso: in termini di rapporto tra investimenti e ROI, il 24% delle aziende si dichiara soddisfatta, il 59% riscontra difficoltà nella gestione dei canali social, mentre il restante 17% si dichiara insoddisfatto del ritorno sull’investimento. Il social più efficace è LinkedIn, mentre Facebook è in seconda posizione, seguito da YouTube.
Dagli elementi che emergono dal rapporto si può dire sicuramente che la digital transformation non può procedere con programmi settoriali, ma richiede un progetto unitario che coinvolga tutte le componenti aziendali.
Fonte: Casaleggio Associati, 2016
Via Tech Economy
Quali sono i siti internet top in Italia? Non c’è alcuna sorpresa, per lo meno nelle prime cinque posizioni, come ha fatto sapere Alexa, company di Amazon che si occupa di statistiche sul traffico internet. Secondo i dati registrati nell’ultimo mese dall’azienda, il podio è totalmente monopolizzato da Google, che si posizione al primo posto con Google.it, seguito a stretto giro da Google.com e Youtube.com. Al quarto posto c’è un altro colosso della Silicon Valley, Facebook, a cui seguono Amazon.it e Wikipedia.org.
Il primo sito interamente Made in Italy e prettamente informativo è Repubblica.it che staziona al settimo posto, prima di Yahoo.com, Ebay.it e Libero.it. Se nelle edicole il Corriere della Sera è il quotidiano più venduto, nel mondo digitale Corriere.it esce dalla top 10, registrandosi all’undicesimo posto, tallonato da un altro italiano, Subito.it, e lasciandosi alle spalle un colosso a stelle e strisce come LinkedIn. Gli altri social in classifica, infine, sono Twitter.com e Instagram.com, rispettivamente al sedicesimo e diciassettesimo posto. Appena fuori dalle migliori 20 posizioni, si posiziona il primo portale di soluzioni pubblicitarie, Onclickads.it, che si occupa delle pratiche di monetizzazione dei vari siti permettendo agli inserzionisti di entrare in contatto con milioni di utenti.
via DailyOnline
Dopo aver esteso a Instagram le funzionalità per trasmetter video live e lanciato una campagna outdoor sul tema per raccontare ai consumatori l’esistenza di questo strumento, Facebook sta testando i Live Ads, degli annunci in real time, attraverso cui aziende ed editori possono avvisare le persone di essere live sulla piattaforma.
Attualmente, la modalità più comune di promozione di una diretta sono i messaggi sponsorizzati prima o dopo la trasmissione del filmato mentre la nuova tipologia di comunicazione apparirà sul newsfeed proprio nel momento in cui il live è attivo. Lo scrive Digiday, solitamente ben informato su queste novità.
A spiegarlo alla testata è Liam Copeland, director of decision science per la social media agency Movement Strategy, secondo cui gli ads sono ancora in fase sperimentale mentre un portavoce dell’azienda di Menlo Park ha confermato i test, non fornendo però ulteriori dettagli.
Lo scorso mese, poi, Facebook ha dato a brand e publisher la possibilità di schedulare con anticipo i propri live video, favorendo la costruzione di audience. Non è ancora però chiaro come saranno monetizzati i video: con i Live Ads, infatti, sarà possibile raccogliere un pubblico più nutrito senza però poter generare ricavi addizionali.
Via DailyOnline
Dopo le indiscrezioni e la conferma del ceo Kevin Systrom, Instagram ha ufficialmente lanciato i video live. Si tratta di una importante novità che in qualche modo replica il focus di Facebook sul tema. “È possibile cominciare una diretta video in qualsiasi momento, e il video scomparirà quando una volta terminato il live. Per cominciare una diretta su Instagram Stories, è sufficiente andare sulla fotocamera di Instagram Stories e cliccare sulla nuova opzione Start Live Video, per condividere fino a un’ora di diretta”. Gli utenti verranno avvertiti da una notifica quando un amico attiverà un live.
Novità per Direct
Contestualmente il social ha annunciato la possibilità di inviare tramite Instagram Direct a singoli utenti o a gruppo di utenti foto e video che scompaiono dopo essere stati visualizzati dai destinatari. Una sorta di copia delle funzioni già disponibili su Snapchat. La società sostiene che sono circa 300 milioni gli utenti che utilizzano Direct ogni mese su un totale di 500 milioni di persone che accedono alla piattaforma. “Da oggi è possibile per tutti condividere su Direct -a singoli utenti e a gruppi di massimo 15 persone- foto e video che scompariranno dopo la visualizzazione da parte dei/del destinatari/o. Per inviare una foto o un video che scompare dopo la visualizzazione, sarà sufficiente andare sulla fotocamera di Stories e schiacciare sull’icona della freccia per inviarlo privatamente a un utente o a un gruppo. Sarà possibile inviare foto o video che scompaiono dopo la ricezione solo a utenti che già ti seguono”, si legge nel blogpost.
via DailyOnline
Malgrado nell’ultimo anno sia cresciuto l’utilizzo della rete (+6%) restiamo ancora molto indietro rispetto alla media europea. L’indice di penetrazione di internet a livello nazionale raggiunge appena il 78% se confrontato al 94% raggiunto nei maggiori Paesi europei (Regno Unito, Germania, Francia e Spagna). L’ultimo Rapporto European Digital Behaviour Study 2016, realizzato da Contactlab, descrive i risultati di una ricerca condotta attraverso l’analisi comparativa tra Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Corea, Shanghai, e le aree metropolitane di Tokyo, New York, Mosca e San Pietroburgo con un focus speciale in relazione al nostro Paese, per indagare i maggiori trend sul comportamento digitaledella popolazione internet europea ed Extra-europea.
L’USO DELLA RETE IN ITALIA
Nel 2016 il numero di individui che regolarmente ha utilizzato la rete, almeno una volta a settimana, ha raggiunto quota 30,5 milioni di persone con una penetrazione del 78% per la popolazione italiana compresa nella fascia d’età tra i 16 e i 65 anni. Nel corso degli ultimi dieci anni gli utenti di internet sono passati da meno della metà a quasi tre quarti della popolazione: la crescita complessiva dell’utenza del web nel periodo compreso tra il 2007 e il 2016 è stata pari a +28,4%. Questo dato è confermato anche dal 13° Rapporto Censis-Ucsi sulla Comunicazione, presentato lo scorso settembre in cui si registra un nuovo record nell’utilizzo di internet da parte degli italiani. La penetrazione di internet è infatti aumentata di ben 2,8 punti percentuali nell’ultimo anno e l’utenza della rete ha toccato un nuovo record, attestandosi alla quota di 73,7% di italiani e nel caso degli under 30 al 95,9%. L’adozione di strumenti mobile come smartphone e tablet per la navigazione aumenta costantemente e ad una velocità doppia (+13%) rispetto all’uso della rete stessa che registra una crescita del +6%. Diminuiscono gli utenti dei telefoni cellulari basic, ovvero in grado solo di telefonare e inviare sms (-5,1% nell’ultimo anno), mentre continua la crescita impetuosa degli smartphone, utilizzati dal 64,8% degli italiani e nel caso dei giovani tra i 14 e 29 anni arriva alla quota dell’89,4%.
Sebbene si segnali un aumento nelle attività di acquisto online e servizi bancari e finanziari home banking l’uso del web, nel nostro Paese, è nella maggior parte dei casi ancora in modalità basic il nostro indice di interattività (elaborato da ContactLab) raggiunge infatti solo la quota di 39/100 rispetto al 51% raggiunto dal Regno Unito e il 49% della Spagna.
Fonte: ContactLab, 2016
ACQUISTI E SERVIZI ONLINE
Secondo il 13° Rapporto Censis nel nostro Paese abbiamo assistito ad un boom dei consumi tecnologici anche negli anni della crisi, con una crescita del 190%. L’andamento della spesa per consumi delle famiglie conferma il trend anticiclico dei consumi tecnologici in un decennio caratterizzato da una lunga e profonda recessione: tra il 2007 (anno prima dell’inizio della crisi) e il 2015, mentre i consumi generali flettevano complessivamente del 5,7% in termini reali, decollava la spesa per l’acquisto di apparecchiature telefoniche che raggiungeva la quota di +191,6% per un valore di 5,9 miliardi di euro, e computer (+41,4%).
I cittadini italiani hanno evitato di spendere su tutto, ma non sui media connessi in rete, perché grazie ad essi hanno aumentato il loro potere individuale di disintermediazione. Usare internet per informarsi, prenotare viaggi e vacanze, acquistare beni e servizi, guardare film o seguire partite di calcio, entrare in contatto con le amministrazioni pubbliche o svolgere operazioni bancarie, ha significato spendere meno soldi o anche solo sprecare meno tempo e quindi in ultima analisi guadagnare qualcosa. L’indagine europea di Contactlab ha evidenziato che nel nostro Paese oltre il 47% ovvero 14,3 milioni di utenti hanno effettuato acquisti online spendendo all’incirca 1.600 euro l’anno. Malgrado la crescita del 30% rispetto agli anni passati ancora non è stato raggiunto appieno il potenziale del mercato. Rispetto all’anno scorso oltre un milione e 600 mila persone hanno effettuato acquisti nel settore della moda e di beni e servizi raggiungendo la quota della maggioranza degli utenti online (+51%); nello stesso periodo l’acquisto dei biglietti online per il trasporto è stato utilizzato da oltre 6 milioni e 300 mila utenti. Paypal (57%) e le carte di credito prepagate (52%) restano la modalità di pagamento preferito per gli acquisti online.
Fonte: Contactlab 2016
QUALI SOCIAL MEDIA? QUALE IL DIVARIO GENERAZIONALE?
Nell’ultimo anno il coinvolgimento degli utenti in termini non solo di marketing ma di brand identity è stato effettuato da parte delle aziende nell’80% dei casi attraverso le diverse piattaforme di social media. Facebook rimane il social network più popolare usato dal 56,2% degli italiani, raggiungendo la quota di 89,4% di utenza tra i giovani under 30 e il 72,8% tra le persone più istruite, diplomate e laureate. L’utenza di YouTube è cresciuta dal 38,7% del 2013 al 46,8% del 2016 raggiungendo oltre il 73% tra i giovani. Instagram ha raggiunto nell’ultimo anno il 16,8% degli utenti (e il 39,6% dei giovani). E’ soprattutto l’applicazione WhatsApp che ha conosciuto un vero e proprio boom: oggi è usato dal 61,3% degli italiani e l’89,4% dei giovani.
Nel nostro Paese tra i giovani under 30 la quota di utenti della rete arriva al 95,9%, mentre è ferma al 31,3% tra gli over 65 anni; l’89,4% dei primi utilizza telefoni smartphone, mentre lo fa solo il 16,2% degli over 65. L’89,3% dei giovani ha un account Facebook rispetto ad appena il 16,3% degli anziani. Il 73,9% dei giovani usa YouTube, rispetto all’11,2% degli ultrasessantacinquenni. Oltre la metà dei giovani (il 54,7%) consulta siti web di informazione, rispetto ad un anziano su dieci (il 13,8%). Il 37,3% dei primi ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, mentre lo fa solo l’1,2% dei secondi. E se un giovane su tre (il 36,3%) possiede già un tablet, solo il 7,7% degli anziani lo usa. Su Twitter poi c’è un quarto dei giovani (il 24%) e un marginale 1,7% degli over 65.
La modalità di marketing diretto è ancora riconosciuta come la più efficace anche attraverso l’integrazione delle piattaforme multicanale (newsletters, social network, pubblicità online) malgrado un terzo degli italiani abbia un atteggiamento neutrale verso tali modalità di comunicazione.
Via T ech Economy
Audiweb distribuisce il nastro di pianificazione, Audiweb Database, con i dati dell’audience totale di internet(total digital audience) del mese di settembre 2016.
Il nastro di pianificazione, distribuito alle software house e fruibile attraverso i tool di pianificazione, offre il dettaglio dei dati della navigazione quotidiana sui siti degli editori iscritti al servizio, organizzati per device, PC e Mobile (smartphone e tablet al netto delle sovrapposizioni).
Nel mese di settembre 2016 hanno navigato almeno una volta dai device rilevati 29,5 milioni di italiani dai due anni in su. La total digital audience nel giorno medio è rappresentata da 22,8 milioni di utenti, onlineper 2 ore e 13 minuti.
Più in dettaglio, hanno navigato da mobile (smartphone e/o tablet) nel giorno medio circa 20 milioni di utenti unici (il 45,2% degli italiani tra i 18 e i 74 anni), mentre l’accesso a internet da computer si attesta a 10,6 milioni di utenti (il 19,3% degli italiani dai 2 anni in su).
Dai dati demografici emerge che a settembre hanno navigato almeno una volta nel giorno medio il 40,3% degli uomini dai due anni in su (11 milioni) e il 42,3% delle donne (11,8 milioni), il 55,9% dei 18-24enni (2,3 milioni), il 60% dei 25-34enni (4,2 milioni) e circa il 61% dei 35-54enni (11,2 milioni).
Internet è da mobile nel giorno medio per il 47,9% delle donne (10,7 milioni tra i 18-74 anni), il 42,4% degliuomini (9,2 milioni tra i 18-74 anni) e per circa il 56% dei 25-54enni. Continua ancora la preferenza delle donne per la fruizione di internet da mobile, a cui dedicano in media 2 ore e 10 minuti al giorno, contro 1 ora e 42 minuti in media degli uomini.
Dai dati di consumo sulla fruizione mensile, emerge che il 93,4% degli utenti online ha consultato siti o applicazioni di ricerca (sotto-categoria “Search”, con 27,5 milioni di utenti unici), il 90,3% almeno uno tra i portali generalisti (sotto-categoria “General Interest Portals & Communities”, con 26,6 milioni di utenti), l’87,4% i siti che offrono servizi e tool online (sotto-categoria “Internet tools / web services” con 25,8 milioni di utenti), l’87,3% i social network (“Member Communities”, con 25,7 milioni di utenti). Tra le categorie di siti dedicati all’intrattenimento, la categoria Video/Movies raggiunge l’82% degli utenti online, con 24,2 milioni di utenti, così come raggiungono valori molto rilevanti le categorie di siti e applicazioni dedicati alla messaggistica “in mobilità”, Cellular/Paging con il 75,7% degli utenti, all’ecommerce con il 73,6% degli utenti (21,7 milioni), e alle news (categoria Current Events & Global News), con il 68,4% degli utenti (20,2 milioni).
Via Spot and Web
Dopo anni di tagli, la spesa del Governo sul digitale è tornata a crescere dello 0,5%, sono stati fatti notevoli investimenti sull’Agenda Digitale e messe in atto politiche per riqualificare la spesa in tecnologia della PA ma nonostante questo l’Italia è ancora agli ultimi posti nella classifica Digital Economy and Society Index o DESI (25ª su 29 Paesi europei), un indice composito che sintetizza gli indicatori rilevanti sulle performance digitali dei Paesi europei e segue l’evoluzione degli Stati membri dell’UE in materia di competitività digitale.
Questo dice che gli sforzi compiuti nell’attuazione dell’Agenda Digitale non sono ancora sufficienti a colmare il divario con gli altri Paesi europei. Questi i risultati di una ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano presentata al convegno “Pubblico e privato: un patto per l’Italia digitale”, che mostrano come la strategia italiana non riesca ad incidere sui punti chiave della classifica.
Su tutti, la banda larga, che vede l’Italia tra gli ultimi Paesi in Europa, con solo il 53% delle abitazioni che usa una banda larga ad almeno 2 Mbps, solo il 3% a 30 Mbps e addirittura solo lo 0,5% a 100 Mbps (l’obiettivo europeo è almeno il 50% entro il 2020). Solo il 12% delle imprese viaggia a 30 Mbps. In Francia sono il 21%. In Germania e Spagna il 29%.
Fonte: The Digital Economy & Society Index (DESI)
Oltre al piano sulla banda ultra larga, l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) si è concentrata sui tre principali progetti infrastrutturali dell’Agenda Digitale: il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) che nei primi 7 mesi ha visto l’erogazione di oltre 130.000 identità digitali; il Sistema dei pagamenti elettronici (PagoPA) che conta 9.500 PA, 90 prestatori di servizi di pagamento e quasi 600.000 transazioni effettuate; l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) che è stata sperimentata in 26 comuni pilota con circa 6,5 milioni di cittadini coinvolti.
Nonostante ciò, il nostro Paese è al penultimo posto per connettività, al 25° per competenze digitali, all’ultimo per uso di internet da parte dei cittadini, al 21° per digitalizzazione dell’industria, al 18° in digitalizzazione della PA.
Unica nota positiva la crescita registrata dal 2013 al 2015 (+19,7%) è tra le più alte. Se sarà sufficiente questo ritmo (se verrà mantenuto) a colmare il gap con altri Paesi lo scopriremo solo vivendo.
Via Tech Economy
Da una ricerca della Global Survey di Nielsen emerge che il 74% degli italiani è iscritto a un programma fedeltà presso almeno un rivenditore che offre questo tipo di iniziativa (media UE e Mondo 66%). Il 44% aderisce a un numero di programmi compreso tra 2 e 5, un consumatore su 6 (il 17%) è iscritto a più di sei programmi. Lo studio ha preso in esame 30.000 individui in 63 Paesi.
“La personalizzazione dell’offerta – ha dichiarato l’a.d. di Nielsen Italia Giovanni Fantasia – costituisce il futuro dei programmi di fidelizzazione soprattutto in Italia, dove i margini di crescita in questo senso sono ancora molto ampi. Occorre costruire una relazione personale per interagire in maniera diretta con il cliente, ad esempio attraverso i Social Media. Oggi la carta fedeltà è uno strumento fondamentale per il punto vendita, sia fisico che virtuale. Occorre quindi mettere in atto azioni di marketing che differenzino i contenuti delle singole iniziative per non far perdere la propria efficacia. Il compenso in denaro non può più essere considerato l’elemento differenziante. Si tratta quindi di mettere in cantiere progetti altamente coinvolgenti. Per esempio, un’ azienda che voglia consolidare la propria reputazione nella Corporate Social Responsibility potrà fare partecipare i propri clienti a iniziative di charity o ecosostenibili, espressamente dedicate a chi ha dimostrato di essere sensibile, ad esempio, a prodotti ecosostenibili. Vendita e fidelizzazione non vanno più considerate come compartimenti stagni – ha continuato Fantasia. Il loyalty program non va considerato come un’iniziativa in più rispetto alla vendita ma costituisce un tutt’uno con essa. In questo senso le strategie multicanale non possono non impattare sulle politiche di fidelizzazione. L’estensione dell’utilizzo di account digitali può costituire una svolta nell’efficacia dei diversi programmi”- ha concluso Fantasia.
Oltre sei consumatori su dieci (il 62%), si legge ancora nello studio, hanno dichiarato di acquistare preferibilmente, a parità di condizioni, presso negozi che offrono carte fedeltà. Per il 60% il programma fedeltà costituisce la ragione per continuare a frequentare il negozio che lo offre. Il 55% spende maggiori somme di denaro e incrementa la frequenza di acquisto in presenza di queste iniziative. In Italia, ma anche in Europa, la carta fisica batte quella virtuale, è infatti utilizzata dal 79% dei consumatori nel momento dell’acquisto.
Per quanto riguarda l’online, il 19% del campione dichiara di avere un account digitale, mentre il 15% utilizza le app dei retailer sul proprio smartphone/tablet. Rispetto all’Europa, l’Italia risulta in posizione arretrata nell’utilizzo dei siti dell’e-commerce. Infatti, in Spagna la quota di quanti possiedono un account online è pari al 31%, in Gran Bretagna al 28%, in Francia al 27%. Sul versante della propensione alla spesa, il 46% riconosce che i programmi fedeltà basati sul pagamento di una quota monetaria offrono più vantaggi rispetto a quelli gratuiti.
Inoltre si rivelano requisiti vincenti per attrarre il consumatore le variabili flessibilità e personalizzazione dell’offerta. Il 78% degli intervistati indica la possibilità dell’opzione tra premi diversi come una caratteristica importante di un programma. Anche la proposta di sconti personalizzati o di offerte promozionali basate sugli acquisti precedenti risulta rivestire un ruolo decisivo (72% dei rispondenti) tra i requisiti della fidelity card o dell’account online inclusi in un programma di fidelizzazione.
Sul lato della tipologia dei canali di vendita, ciò che è richiesto dai consumatori è un’esperienza di shopping multicanale, nell’ambito della quale la dimensione fisica e digitale siano complementari ad un unico percorso di acquisto. Il 68% desidera un sistema integrato per “vincere” punti quando si effettua un acquisto sia nello store, o sul web o attraverso una app. E’ inoltre apprezzata dal 70% degli italiani la sinergia tra diversi rivenditori, in modo che lo stesso programma di fidelizzazione possa valere pur frequentando punti di vendita differenti.
Via Spot and Web
Nei primi nove mesi dell’anno, il mercato degli investimenti pubblicitari in Italia si attesta a +2,5%, rispetto allo stesso periodo del 2015. Nel mese di settembre la raccolta è in calo del 2,4%. Se si aggiungesse anche la stima sulla porzione di web attualmente non monitorata (principalmente search e social), il mercato chiuderebbe il mese di settembre con un lieve calo dello 0,6% e i primi nove mesi in crescita del 4,3%.
“Secondo le nostre stime” – spiega Alberto Dal Sasso, TAM e AIS Managing Director di Nielsen – “il valore apportato a settembre ammonta a quasi 700 milioni, sostanzialmente in linea con quanto raccolto nello stesso mese del 2015, che si era distinto per un’ottima performance, tanto da imporsi come il miglior mese dell’anno in termini di incremento in valore assoluto. La stagione dei grandi eventi sportivi, dunque, si è definitivamente chiusa con una crescita significativa, in linea con le previsioni, stabilizzandosi dopo l’estate”.
Relativamente ai singoli mezzi, la tv rallenta rispetto a quanto fatto registrare nel resto dell’anno. A settembre cresce dell’1,2%, chiudendo i nove mesi a +7,0%. Sempre in segno negativo la stampa: quotidiani e periodici calano nel singolo mese rispettivamente del 10,1% e del 5,3%, attestandosi nel periodo cumulato a -6% e -3,8%. A causa di un settembre negativo (-4,6%), la radio riduce l’incremento della sua raccolta nel periodo gennaio – settembre (+0,6%), rimanendo comunque in terreno positivo.
La crescita di internet è dovuta principalmente a search e social, sulla base delle stime realizzate da Nielsen. Relativamente al perimetro attualmente monitorato in dettaglio, infatti, il web registra un decremento del 2,2%% nel periodo cumulato e un calo a settembre del 6,3%. Allargando il perimetro all’intero universo del web advertising, i primi nove mesi dell’anno chiudono a +8,1%.
Seppur il mese sia stato negativo per il cinema, il mezzo continua ad assestarsi in terreno positivo nel periodo cumulato, crescendo dell’8,6%. Go tv e Transit risentono ancora della presenza di Expo nel confronto con il periodo corrispondente del 2015, attestandosi nei primi nove mesi rispettivamente a -10,4% e -3,4%. Torna a crescere l’outdoor, segnando un +0,4% nella crescita cumulata.
Per quanto riguarda i settori merceologici, sette continuano ad avere un segno negativo. Per i primi comparti del mercato, si registrano andamenti differenti nel periodo gennaio – settembre: crescono le telecomunicazioni (+9,6%), la distribuzione (+17,2%) e i farmaceutici/sanitari (+10,4%), cui si contrappongono i cali della finanza (-13,7%) e dell’abbigliamento (-6,5%). Tra gli altri che contribuiscono alla crescita, si segnalano le buone performance del mercato delle automobili (+8%), industria/edilizia (+34,6%), turismo/viaggi (+11,2%), tempo libero (+18%), abitazione (+9,1%) e bevande (+7%).
“A fronte di un autunno 2015 particolarmente positivo e dopo le crescite di questa estate – conclude Dal Sasso – avevamo previsto un autunno più cauto. I prossimi mesi da qui a fine anno potrebbero chiudersi in linea con lo stesso periodo o in leggero calo, ma possiamo confermare che il 2016 si conluderà in positivo. Il susseguirsi di eventi come la Brexit, le elezioni presidenziali americane o il Referendum costituzionale, per citarne alcuni, non aiuta gli operatori a investire con tranquillità nell’immediato futuro, la cui stabilità è tutta da interpretare e da costruire soprattutto in ottica 2017”.
Lorenzo Sassoli, presidente di UPA – l’associazione degli investitori pubblicitari – ha commentato: “Constatiamo nove mesi di fila in crescita, che confermano pienamente le nostre previsioni di una chiusura dell’anno sopra il 3%. Ci aspettavamo un rallentamento autunnale, soprattutto per i rilevanti fattori esogeni di incertezza politico-economica internazionale e nazionale, ma questi almeno fino a settembre hanno avuto effetti meno rilevanti, anche se non consentono di fare previsioni, ad oggi, sullo scenario del prossimo anno”.
Via Spot and Web
I dispositivi mobili sono sempre più utilizzati per accedere a Internet, utilizzare i social network e utilizzare la maggior parte dei servizi che richiedono una commissione. Cosa ormai data per scontata e confermata dai dati emersi dallo studio condotto da StatCounter dai quali è stata ricavata una infografica, realizzata da Stampaprint, dalla quale è possibile vedere oltre ai numeri delle diverse tipologie di accesso anche i sistemi operativi e i browser più usati su scala mondiale e nazionale.
Via Tech Economy
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