Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Per l’occasione è online una pagina dedicata al brand, con informazioni di prodotto e contenuti esclusivi. Collegandosi alla pagina co-brand http://m-ms.it.msn.com, Wink Tool creator permette di caricare la propria foto, sostituendola ai corpi dei 'testimonial' dello spot M&M’s, vederla in anteprima per controllare il risultato e poi caricarla istantaneamente su Windows Live Messenger, già pronta per essere utilizzata. Le possibilità sono virtualmente infinite e l’effetto virale è garantito. A supporto della campagna è previsto l’utilizzo di una serie di strumenti di advertising online che genereranno awareness grazie a Leaderboard, Text Link e una Dem: Mindshare ha pianificato l’esposizione di tali strumenti in maniera coerente con il target comunicativo del brand, facendo leva sulla carica di simpatia che i personaggi M&M’s hanno tra i teenager e giovani.
Via Pubblicità Italia
Che la pubblicità "User Generated" sia una moda in crescita, l'abbiamo gia' detto. Io continuo a pensare che si tratti piu' di una moda, di un pretesto che di un reale coinvolgimento della clientela nel marketing aziendale.
Il che non vuol dire che non ci si arrivera' - ma per ora siamo ad usare i soliti canoni del concorsino, immagino inventato sin dagli anni '30 o prima...
Nello specifico, P&G UK aveva lanciato l'usuale concorso per Pringle (quello snack che sembra una patatina ma che è composto da un miscuglio di ingredenti*...) negli UK.
L'idea era di far creare un nuovo jingle. Ma poi un tizo in Scozia si è fatto prendere la mano e ha fatto l'intero spot (3 giorni di lavoro e 600 dollari di investimento). E a quelli di P&G dev'essere piaciuto (lo spot? O l'idea di risparmiare soldi e fare uno spot che essendo user-generated poteva far piu' rumore di uno fatto dall'agenzia?).
Insomma, a Natale in prime time andrà in onda questo spot" fatto a mano". E gia' da un po' se ne sta parlando, con una copertura mediatica che vale dei bei soldi ma ottenuta con un investimento minimo.
Questo simpatico spot è gia' sin d'ora visibile sul sito di Pringle.
Non intendo pronunciarmi sul fatto che si tratti di un'opera d'arte, di un prodotto di comunicazione che abbia un qualche senso o una bieca operazione di PR / Publicity sfruttando il lavoro dello scozzese (che si e' beccato un bel 2.000 sterline di ricompensa, un centesimo* di quello che si sarebbe beccata un agenzia+casa di produzione per fare uno spot "serio"...) ----------- * cito dal sito di Pringles: "Dehydrated potatoes, vegetable oil, vegetable fat, corn flour, wheat starch, maltodextrin, emulsifier: E 471, salt, rice flour, dextrose"
** per modo di dire. Certo che normalmente (per una grande azienda) e' durissima fare un bello spot con meno di...mah, diciamo 75.000 euro? considerando il fee dell'agenzia piu' quello della casa di produzione, piu' i costi vivi...
Capita che L'Oreal apra dei negozi per sole 5 settimane in zone di villeggiatura alla moda. Che un punto vendita di Target apra per un mese e mezzo nel Rockfeller Center per poi chiudere e rispuntare su un battello nel bel mezzo del fiume Hudson (a NY). O ancora che Nike apra dei negozi in giro per Tokio che durino solo un paio di mesi.
Stiamo parlando dei temporary shop ovvero "negozi temporanei", che occupano per un periodo di tempo predeterminato e limitato (si va da qualche mese a pochi giorni) uno spazio in zone altamente rappresentative. L'obiettivo dichiarato è quello di creare "l'evento" e di giocare sulla curiosità indotta dalla limitatezza. Lo spazio, naturalmente, riveste un ruolo fondamentale nel successo del negozio a tempo, deve essere altamente caratteristico, perché rappresenta il packaging e lo stesso negozio è il prodotto. Così i temporary shop vengono aperti in gallerie d'arte, spazi abbandonati, in centri commerciali fortemente caratterizzati. Dopo la prima esperienza italiana del gruppo L'Oreal, arriva il negozio di Lancôme, che resta aperto per 2 settimane nel febbraio 2005 nell'esclusivissima via Sant'Andrea a Milano. A seguire questa iniziativa di marketing non convenzionale fu Levi's che dal 31 dicembre 2005, per pochi giorni e soprattutto all'improvviso, in corso Vittorio Emanuele, a Milano, dedica 250 mq all'innovativo Store. Una distribuzione di questo tipo consente al tempo stesso di testare i nuovi concept di prodotto e di trasmettere esperienze emozionali legate al brand. Una sequenza di iniziative ibride, un cocktail di eventi, promozioni e servizi offerti gratuitamente ai visitatori con conseguenze strepitose in termini di marketing convenzionale (prova prodotto, prenotazione e vendita). L’esperienza più significativa in questo ambito è sicuramente lo Store di Nivea aperto il 13 aprile e chiuso il 13 maggio 2007 con risultati eccellenti in termini di fatturato e visibilità.
Tra le più recenti esperienze va menzionata la Fuel For Life Factory lanciata da Diesel a ridosso delle feste natalizie, in cui, grazie alle 150.000 combinazioni disponibili, si aveva la possibilità di creare un vero e proprio pezzo unico, un’esemplare esclusivo e anche un’idea originale per i regali. Quale occasione migliore per entrare nella Diesel Community? La Fuel For Life Factory è una esperienza di customizzazione a 360°: si parte scegliendo il colore del pouch in pelle per decidere poi qual è il logo preferito, senza lasciare al caso nessun dettaglio.
Naturalmente ai temporary shop cominciano ad aggiungersi anche le sottocategorizzazioni: i pop-up shop. Quelli aperti all'improvviso senza annunciare nulla a nessuno e che contano solo sul tam tam sotterraneo opportunamente innescato.
Via BIweb.it
L'altro giorno parlavo con un executive di una casa musicale che, con la solita condizione di non essere citato, mi diceva che la sua / loro impressione è che la battaglia per vendere i dischi sia cosa persa.
E che quindi stiano facendo di tutto per individuare altre fonti di revenue, altri modi per far rendere i loro asset (gli artisti e la musica derivante), nuove strategie di marketing per nuovi tipi di prodotti o di versioning dei prodotti esistenti.
In effetti i segnali che arrivano dagli USA vanno, almeno in parte, in quella direzione. Le vendite di dischi sono infatti scese di quasi un altro 10 - 15% nel 2007 rispetto al 2006.
Il che non è un bel risultato. Anche perchè non è stato compensato da un aumento del 45% (!) delle vendite (!) di brani musicali online (su iTunes si sono già passati da tempo i 3 miliardi di brani venduti dal lancio....).
Secondo i dati Nielsen, sono stati venduti online più di 800 milioni di brani nel 2007, arrivando ad un 10% circa delle vendite totali.
A questi vanno poi in un qualche modo sommati i servizi che permettono di ascoltare o di scaricare gratuitamente e legalmente la musica (Pandora, last.fm, downlovers, we7, le mille stazioni radio di iTunes e non...)
I soldi le majors se le fanno allora vendendo la musica in altri formati - per esempio come suonerie (220 milioni vendute negli USA), come DVD (quelli si vendono un po' meglio, pare, anche perchè sono più lunghi da scaricare, specialmente se non hai la banda...), coi concerti etc.
Nel frattempo si parla sempre di più di un ritorno dei tradizionali dischi di vinile, come prodotto di nicchia per audiofili.
Curioso ciclo storico sarebbe: da prodotto detronizzato dai CD, che nessuno voleva più nemmeno se li regalavi, a prodotti premium priced rispetto al dischetto scintillante.
Ci sarebbe poi da riflettere come il fosco futuro del mercato della musica su supporto fisico possa rallentare l'investimento in ricerca e sviluppo della prossima generazione di supporti musicali, del prossimo CD... del resto, se non lo compreranno, se il supporto sembra solo servire per archiviare musica ottenuta (legalmente o meno) online, perchè sbattersi per trovare una soluzione migliore?
Qui ci sarebbe da fare il discorso degli audiofili che sostengono che i CD non hanno la qualità ottimale, anzi che il digitale non è la soluzione giusta per una perfetta musica... ma basta guardare il numero di persone con le cuffiette digitali nelle orecchie per capire che ormai quella della qualità musicale è una battaglia di retroguardia.
Il marketing e le modalità di fare advertising variano man mano che emergono nuove modalità di fruizione dei nuovi media. L’ultima tendenza del marketing è sicuramente quella di utilizzare il cellulare, un veicolo che ha avuto una diffusione esponenziale nel giro di pochissimo tempo. Uno dei vantaggi dell’utilizzo del cellulare per veicolare strategie di marketing è sicuramente quello di indirizzare i consumatori sulla base della loro posizione ma le tecnologie in uso sono ancora lontane dal raggiungimento di questo obiettivo.
Nel giro di pochi anni si sono avuti cambiamenti importanti nel modo di fare marketing grazie alla sempre più larga diffusione dei nuovi media. La prima significativa trasformazione si è avuta con l’estensione della pubblicità dai media tradizionali come la televisione e il cinema alla fruizione su internet tramite il pc. Negli ultimi due anni si è poi aggiunto un terzo canale che è, appunto, quello mobile le cui opportunità per scopi di marketing sono aumentate con l’incremento dell’utilizzo del telefonino.
Ciò che distingue questo nuovo canale dai precedenti è l’abilità di influenzare i consumatori e nello stesso momento indurli all’azione. Lo spostamento di spesa in pubblicità dai media tradizionali ai nuovi media digitali è un processo piuttosto complesso poiché un modo di pensare tradizionale si scontra con un territorio innovativo ed ancora inesplorato. Il sistema di mobile marketing è infatti molto complesso e non ancora maturo, ma proprio per questa ragione numerose imprese stanno cercando di esplorarlo.
Esistono tuttavia numerose barriere, prima fra tutte la scarsa diffusione di canali media specifici per il mobile che impediscono la piena esplosione di questo comparto del marketing. Gli SMS sono sicuramente il veicolo maggiormente utilizzato, soprattutto grazie al loro larghissimo utilizzo, ma ancora solo una piccolissima parte di essi viene utilizzato per veicolare messaggi pubblicitari. Un altro strumento che si sta sviluppando è Internet su cellulare.
Comunque nonostante siamo ancora agli inizi, ci si aspetta che le strategie di marketing su mobile aumentino in maniera significativa nei prossimi 5 anni sia in termini di utilizzo che in termini monetari.
Via BIweb.it
Il mobile marketing, nato in paesi come Giappone e Sud Corea, è decollato anche in Europa Occidentale e sta inziiando a crescere in Nord America. Mentre i consumatori passano ai piani tariffari flat sui dati e adottano la messaggistica mobile, ed emergono nuove piattaforme per le ricerche mobili supportati dalla pubblicità, servizi video e di gaming, il mobile marketing dovrebbe infatti arrivare a un giro di affari di oltre 24 miliardi di dollari a livello mondiale nel 2013, rispetto a 1,8 miliardi del 2007: "La chiara differenza di questo mercato negli ultimi 12 mesi è stato l'accoglienza del mobile marketing come una parte integrante delle campagne di branding cross-media", spiega Michael Wolf, direttore di ABI Research . "Il mobile non è più off-limit nella mente degli inserzionisti, e viene visto come un modo molto personale per raggiungere i consumatori che possono essere motivati attraverso servizi di informazione e contenuti convincenti, così come attraverso messaggi più rilevanti e mirati".
Il mercato, tuttavia, è ancora molto un ambiente "selvaggio" e necessita di tempo per svilupparsi. Sono emersi già molti fornitori di piattaforme di mobile marketing e player più grandi hanno fatto significativi investimenti in questo comparto in rapido cambiamento. Attori emergenti nello spazio ad network e software stanno d'altro canto affermandosi come nuovi importanti player in un mercato che è simile a quello della corsa all'oro della pubblicità internet della fine degli anni '90.
"In queste prime fasi, molti dei fonitori di piattaforma tecnologica si stanno anche proponendo come agenzie interattive per i grandi marchi", nota Wolf. "Tuttavia, vediamo anche grosse agenzie publicitarie e le rispettive divisioni interattive o partner sempre più lavorare con i fornitori di piattaforme chiave con i ruoli che diventano più definiti".
Via cwi.it
Vista la relativa abbondanza (percentuale) di nudisti fra i tedeschi c'era da aspettarselo; qualcuno ha individuato in loro un bel target...
Il ragionamento fatto non fa una grinza: quand'è che un nudista da pienamente sfogo al suo stile di vita? Ovviamenrte in vacanza - non vede quindi l'ora di levarsi i vestiti.
Bene, allora aiutiamolo a farlo prima.
Di qui l'idea dell'agenzia di viaggi tedesca OssiUrlaub.de di organizzare un volo (sperimentale?) da Erfurt a Usedom (un resort baltico... ma non farà un po' troppo freddino per mettersi nudi?) per il 5 Luglio.
Si arriva in aereo vestiti e si sbarca vestiti. Ci si spoglia in mezzo. Mi perplimo leggermente, ma non essendo nudista...
Interessante il prezzo: quasi 500 Euro, motivati col fatto che l'aereo è intimo (55 passeggeri).
Magari se l'operazione va a regime i prezzi potrebbero scendere - anche considerando che il target viaggia leggero, con poca roba in valigia e quindi fa spendere di meno in carburante rispetto alla media dei vacanzieri.
Interessante intervista sul sito della CNN con Howard Schultz, l'uomo che ha creato la catena Starbucks e che ora ritorna come CEO, per cercare di riportare in auge l'azienda
Come qualcuno saprà, la più nota catena di caffetterie del mondo sembra avere qualche prolemino...
Alla radice del problema, a quanto dice ... sta (guarda un po') il fatto che l'azienda a perso nel tempo la sua focalizzazione su cliente.
Non solo: ha anche trascurato gli aspetti di fidelizzazione.
Teniamo conto che Starbucks ha visto negli anni crescere la concorrenza da parte di catene analoghe (a noi generalmente ignote) ma forse più agguerrite, che hanno anche capitalizzato sulla formazione di una certa opinione negativa verso Starbucks... se non altro per l'usuale fenomeno che quando una azienda / catena diventa grande e di successo c'è sempre chi inizia a vederla male...).
Ed ha anche trascurato la customer experience ("We spent time on efficiency rather than the experience")
C'è poi da tener presente che McDonalds ha recentemente annunciato la sua entrata nel business del caffe'...
Tra le novità che possiamo apsettarci nei prossimo futuro da Starbucks:
1) Dare un taglio alla "burocrazia" e alla centralizzazione
2) Mettere a posto il business negli US e potenziare qello internazionale, su cui ritengono ci sia ancora moltissimo da fare
3) Focalizzarsi maggiormente sui clienti, come dico spesso, mettersi nei loro panni... e lo dice anche Schultz: " We need to put ourselves in the shoes of our customers. That is my new battle cry. Live and breathe Starbucks the way our customers do."
4) Lavorare sulla relazione e la experience
5) Rivedere il design del punto vendita
6) Rivedere le strategie di fidelizzazione /( anche tenendo conto che il 15% degli acquisti sono fatti attraverso la Starbucks card)
7) Introdurre nuovi prodotti e ripensare alla parte "food"
La battaglia è anche sul fronte della qualità percepita.. ma non tanto del prodotto quando dell'esperienza.
Se si deve pagare caro un caffè... e basta, ci si ritrova in un business di nicchia, da intenditori... o meglio da amatori dei beveroni.
I 5 dollari (o quel che sono) che dai a Starbucks non sono solo per una bevanda calda ma per un complesso di cose (a mio avviso, basandomi sulle mie ottime esperienze spagnole con catena, ad esempio per avere un posto accogliente dove leggere, lavorare, socializzare, studiare o fare riunioni di lavoro)
Per approfondimenti, ecco l'intervista con Schultz
Offrire gratis chiamate e servizi chiedendo in cambio all'utente di vedere spot pubblicitari: è un modello di business innovativo che, mutuato dal mondo del web, nel 2008 approderà anche sui cellulari. Lo mostrano i tanti annunci fatti a Barcellona. Per esempio cresce Blyk: il primo operatore mobile (virtuale) a offrire chiamate gratis in cambio di pubblicità. Opera nel Regno Unito ma sta per arrivare in Olanda e «contiamo di sbarcare in Italia entro fine anno», dice Timo Ahopelto, head of strategy and business development di Blyk. Ha annunciato anche l'ingresso di nuovi investitori, tra cui Goldman Sachs. «I nostri utenti hanno tra i 16 e i 24 anni. Contiamo di conquistarne centinaia di migliaia entro settembre», aggiunge.
Sperimenta questo modello di business anche Silverback Media, una delle più grandi aziende di mobile marketing al mondo: «Bisogna ancora capire se la pubblicità può coprire il costo di tutti i contenuti – dice Paul Amsellem, il ceo –. Sarà così con i servizi di intrattenimento, come giochi e programmi tv su cellulare». «Per esempio – continua – da quest'estate stiamo sperimentando, con Bouygues Telecom, l'offerta di giochi gratis in cambio di pubblicità inserita al loro interno. Banner a fondo campo in una partita di tennis».
Ma c'è spazio anche per altre idee: «Da febbraio tutti gli operatori francesi permettono di sfogliare gratis le pagine gialle, sul cellulare, via internet; da giugno vi aggiungeranno, con la nostra partnership, pubblicità geolocalizzata. Apparirà per esempio quella della pizzeria che si trova vicino a dov'è l'utente in quel momento, mentre sfoglia le pagine gialle», dice Amsellem. Un'altra idea viene da Funambol, mobile e-mail provider, che a Barcellona ha presentato un servizio di posta elettronica gratuita su cellulare, sovvenzionata dalla pubblicità. Include una tecnologia che fa apparire i banner degli sponsor all'interno dell'e-mail.
Se non si può regalare qualcosa all'utente mobile, in cambio di pubblicità, almeno non bisogna infastidirlo: è il concetto dietro alla piattaforma di advertising (rivolta agli operatori) presentata da Comverse. Mette la pubblicità in vari formati, ma sempre opt-in: con il consenso dell'utente e in modo non invadente. Il messaggio vocale pubblicitario può essergli inviato anche come ringback tone, cioè dopo che si è composto il numero e prima che l'altro utente risponda. Un passo avanti verso la maturitá viene anche dalla nascita, questa settimana, del Nokia advertising network, che include 70 tra editori e operatori di primo piano. La soluzione permette di mettere pubblicitá sulle loro pagine (accessibili via cellulare) e su prodotti Nokia.
Il succo è che i gestori mobili stanno guardando con più fiducia a un modello di business tipico di internet, prima snobbato: contenuti gratis finanziati dalla pubblicità. È successo che il mercato della pubblicità online si è sbloccato e ha cominciato a fare gola agli operatori, che d'altra parte sono sempre alla ricerca di modi per potenziare le fonti di entrate alternative ai servizi voce (i cui margini continuano a calare).
Formula tutta da provare, certo, ma qualche operatore ci crede, e non solo in Francia. In Italia c'è Tim, che a Barcellona ha presentato una piattaforma, in collaborazione con Prim'Vision, per portare la pubblicità nei cellulari attraverso un chip. «È un chip, che i produttori potrebbero integrare nei propri cellulari. Scarica via internet mobile e memorizza al proprio interno la pubblicità. L'utente che accetta il servizio può quindi vedere su schermo la pubblicità prima di scaricare un gioco o fare una telefonata, che avranno in cambio un prezzo ridotto o persino gratuito», spiega Paolo Paganucci, VP scouting & benchmarking di Telecom Italia, che spera di fare un pre-lancio del servizio prima dell'estate. Il chip consente anche di tracciare il comportamento dell'utente, di rilevare quante volte ha visto la pubblicità e come vi ha interagito. Si propone quindi anche come piattaforma di misurazione.
«A oggi manca uno standard per misurare l'efficacia della campagna. È uno dei motivi per cui il mercato della pubblicità mobile via internet cresce piano e varrà solo 1,3 miliardi di euro nel 2012, in Europa; di conseguenza, nel medio periodo gli sms resteranno il veicolo pubblicitario principe per raggiungere la grande massa degli utenti», dice Thomas Husson, analista di Jupiter Research. Oggi ad avere successo è infatti Tim Spot, un servizio basato su sms. È stato sottoscritto da 9 milioni di utenti. Permette di ricevere sms gratis di informazioni in cambio di pubblicità.
Via ILSOLE24ORE.com
L'economia va male, i consumi latitano, eppure le famiglie italiane non rinunciano ai videogiochi, anzi ne comprano di più, nel 2007 addirittura il 40% in più rispetto al 2006. Una sorpresa solo all'apparenza, visto che si conferma la tendenza alla crescita registrata negli ultimi anni, e che il 2007 ha visto arrivare sul mercato una schiera di console di nuova generazione che hanno riscontrato un grande successo, soprattutto Nintendo Wii e Playstation 3. Questo, ed altro, si legge nel rapporto annuale 2007 sullo stato dell'industria videoludica in Italia, presentato oggi a Milano dall'Aesvi, l'associazione editori software videoludico italiano.
Certo, l'Italia resta fanalino di coda rispetto ai maggiori paesi europei, a causa di certi "pregiudizi" culturali e della presunta arretratezza tecnologica di alcune fasce della popolazione, ma continuando di questo passo è presumibile che il distacco possa essere colmato nei prossimi anni. I dati parlano di esplosione del mercato dell'hardware: nel 2007 sono state vendute 2,4 milioni circa di console, per un fatturato che ha superato abbondantemente i 480 milioni di euro; il tutto è pari a un incremento del 48% in volumi e dell'80% in valore. Le famiglie italiane che possiedono una console sono ormai quasi 8 milioni, new entry nel 2007 ben 1,4 milioni di famiglie, che mai avevano posseduto una console. Qui ci sono ampi margini di miglioramento, visto che solo nel 54% delle case italiane c'è un Pc, contro il 90% di alcuni paesi europei. Danno una mano al buon andamento accessori e controller, che offrono al videogiocatore la possibilità di personalizzare l'esperienza di gioco. La console guida anche il mercato del software per console, che cresce dell'80%, mentre scende quello per Pc: -5,2% in volume, addirittura meno 10,4% in valore, a causa soprattutto della presenza dei titoli di catalogo offerti a prezzo sempre più basso e a politiche promozionali sempre più aggressive. Per quel che riguarda l'età dei giocatori, si confermano più o meno i dati del 2006: 8 videogiochi su 10 continuano ad appartenere alle classificazioni Pegi 3+ (3 anni e oltre, 33%), Pegi 7+ (7 anni e oltre, 23%) e Pegi 12+ (12 anni e oltre,28%), mentre il Pegi 18+, 4%), quella degli adulti, resta una fascia residuale del mercato. Tra i titoli, spopolano il calcio, ma anche i titoli legati cinema, tv e fumetti (Spiderman, in primis, e poi Harry Potter, Pirates of Caribbean, Shrek terzo, e via elencando).
Si affermano sempre più titoli dedicati ai titoli femminili: nel 2007, grande il successo di Cooking Mama e la serie Giulia. Il titolo più venduto in assoluto è "Pro evolution soccer 2008). Buone le performance del mercato del mobile gaming, che da solo sviluppa un fatturato di 94 milioni di euro. E avanza il videogioco per cellulare, ben 19 milioni contro i quasi 18 milioni di videogiochi per Pc e console, con una forte specializzazione dell'offerta su ciascuno dei quattro portali Wap. Dove si compra la console? Soprattutto nei negozi di elettronica di consumo (53,8%), in quelli specializzati nell'home entertainment (24,7%), e nella grande distribuzione organizzata (21,4%). La stessa classifica, con qualche variazione in percentuale, per le vendite di software.
di Pino Fondati su ILSOLE24ORE.COM
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