\\ : Articolo : Stampa
Tempi strani per la musica...
Di Roberto Venturini (del 11/01/2008 @ 07:59:54, in Marketing, linkato 3390 volte)

L'altro giorno parlavo con un executive di una casa musicale che, con la solita condizione di non essere citato, mi diceva che la sua / loro impressione è che la battaglia per vendere i dischi sia cosa persa.

E che quindi stiano facendo di tutto per individuare altre fonti di revenue, altri modi per far rendere i loro asset (gli artisti e la musica derivante), nuove strategie di marketing per nuovi tipi di prodotti o di versioning dei prodotti esistenti.

In effetti i segnali che arrivano dagli USA vanno, almeno in parte, in quella direzione. Le vendite di dischi sono infatti scese di quasi un altro 10 - 15% nel 2007 rispetto al 2006.

Il che non è un bel risultato. Anche perchè non è stato compensato da un aumento del 45% (!) delle vendite (!) di brani musicali online (su iTunes si sono già passati da tempo i 3 miliardi di brani venduti dal lancio....).

Secondo i dati Nielsen, sono stati venduti online più di 800 milioni di brani nel 2007, arrivando ad un 10% circa delle vendite totali.

A questi vanno poi in un qualche modo sommati i servizi che permettono di ascoltare o di scaricare gratuitamente e legalmente la musica (Pandora, last.fm, downlovers, we7, le mille stazioni radio di iTunes e non...)

I soldi le majors se le fanno allora vendendo la musica in altri formati - per esempio come suonerie (220 milioni vendute negli USA), come DVD (quelli si vendono un po' meglio, pare, anche perchè sono più lunghi da scaricare, specialmente se non hai la banda...), coi concerti etc.

Nel frattempo si parla sempre di più di un ritorno dei tradizionali dischi di vinile, come prodotto di nicchia per audiofili.

Curioso ciclo storico sarebbe: da prodotto detronizzato dai CD, che nessuno voleva più nemmeno se li regalavi, a prodotti premium priced rispetto al dischetto scintillante.

Ci sarebbe poi da riflettere come il fosco futuro del mercato della musica su supporto fisico possa rallentare l'investimento in ricerca e sviluppo della prossima generazione di supporti musicali, del prossimo CD... del resto, se non lo compreranno, se il supporto sembra solo servire per archiviare musica ottenuta (legalmente o meno) online, perchè sbattersi per trovare una soluzione migliore?

Qui ci sarebbe da fare il discorso degli audiofili che sostengono che i CD non hanno la qualità ottimale, anzi che il digitale non è la soluzione giusta per una perfetta musica... ma basta guardare il numero di persone con le cuffiette digitali nelle orecchie per capire che ormai quella della qualità musicale è una battaglia di retroguardia.