Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
È ormai da più di un anno che Google , il re dei motori di ricerca, ha concentrato i suoi sforzi sul mercato della telefonia mobile.
La compagnia ha lanciato diversi nuovi servizi dedicati al piccolo schermo dei cellulari: da Google Personalized Home – che offre l'accesso a Gmail, news, feed rss e altre informazioni personalizzate dal telefonino – a Google Maps , servizio che permette agli utenti di avere informazioni su ristoranti, cinema e traffico. Allo stesso tempo, la società sta siglando accordi con gli operatori mobili e si è messa a testare nuovi business model come il mobile advertising via sms. Con oltre due miliardi di utenti, il mercato mobile è decisamente molto appetibile ed è ovvio che i grandi nomi del web siano tutti in prima fila a cercare di conquistarne una fetta.
La strategia di Google verte su tre assunti: il primo è che il telefonino è lo strumento di comunicazione più personale attualmente il circolazione. La gente lo porta sempre con sé e, a differenza del Pc, i proprietari non sono ben disposti a condividerlo. Bisogna dunque puntare su contenuti e servizi personalizzati. Per questo – ha spiegato il direttore del product management Deep Nishar , la società ha lanciato Google Personalized Home e Gmail mobile, garantendo agli utenti mobili la possibilità di avere questi servizi direttamente sul cellulare, senza dover navigare siti diversi.
La seconda grande opportunità è quella dei servizi location-based , dedicati a tutti quegli utenti che cercano informazioni specifiche nel contesto di una determinata location. Con Google Maps – ha spiegato Nishar – “possiamo mostrare all'utente che digita ad esempio la parola ‘cinema', informazioni dettagliate sui cinema che si trovano nei paraggi, tipo l'orario degli spettacoli, i film in proiezione, e anche la possibilità di acquistare il biglietto direttamente dal telefonino”. Al momento, per ottenere queste informazioni si deve digitare o il codice postale o uno specifico indirizzo, ma presto – grazie all'integrazione delle tecnologie GPS – il telefonino conoscerà esattamente la posizione dell'utente e questo renderà le cose molto più facili.
Il terzo assunto è che sul telefonino, non c'è una soluzione valida per tutti: quello che è popolare in un Paese, dunque, può non esserlo in un altro. Nishar fa l'esempio degli sms : “sono molto popolari in Europa e lo stanno diventando anche negli Usa, ma in Giappone non sono usati più di tanto perché si preferiscono le email mobili, perciò non avrebbe senso lanciare un'applicazione di ricerca sms-based lì”. Bisogna dunque assicurarsi che i servizi siano accessibili ovunque, ma che i prodotti siano confezionati su base locale.
Per monetizzare queste applicazioni, Google punta ovviamente sulla pubblicità , che sta testano – pare con successo – su diversi mercati, ma col passare del tempo, Nishar si dice certo che emergeranno nuovi modelli di business. Il Ceo di Google, poco tempo fa aveva dichiarato che presto la pubblicità farà sì che i telefonini siano gratuiti per i consumatori.
Certo, ha spiegato ancora Nishar, è nell'interesse di tutti gli attori della catena assicurare che il più alto numero di persone possibile possieda un cellulare. Ma il mercato mobile – a differenza di internet – ha un ecosistema ben definito fatto di costruttori, operatori, fornitori di contenuti e ora anche service provider che offrono le applicazioni.
Per fare in modo che i cellulari siano ancora più diffusi e i servizi più utilizzati si deve guardare all'esempio del Giappone , dove i dati sono molto utilizzati perché si sono creati modelli di business aperti che hanno incoraggiato l'uso dei servizi avanzati. Occorre inoltre definire modelli tariffari che invoglino gli utenti a provare i nuovi servizi dati, che non sono solo il download di suonerie ma possono realmente offrire un valore aggiunto. Per esempio gli utenti occidentali non sarebbero disposti o a pagare per leggere le news sul telefonino, accessibili gratuitamente dal web o in Tv. I service provider – dice ancora Nishar – devono essere “smart”, fornendo gratuitamente questi servizi e applicando il giusto prezzo per quelli con un vero valore aggiunto.
Altro fattore da non sottovalutare è quello della trasparenza delle tariffe: gli utenti allo stato attuale, sanno che devono pagare per i servizi, ma non capiscono quanto. Gli operatori cominciano a comprenderlo e ad adottare strutture tariffarie semplificate, ma devono ancora lavorare molto per far comprendere agli utenti il vero valore dei servizi. Superata l'iniziale diffidenza degli operatori, Google si è dunque lanciata a capo fitto sul mobile e Nishar anticipa che nel prossimo anno ci saranno nuove sorprese, dopo che quest'anno il gruppo ha iniziato a cogliere il frutto dell'intenso lavoro portato avanti negli anni scorsi.
Alessandra Talarico
Il futuro del Web è amatoriale. Ne sono convinti gli esperti del settore e lo confermano anche gli ultimi dati raccolti da Google. Stando a Nikesh Arora, a capo della divisione europea del colosso di Mountain View, presto la Rete potrebbe infatti assistere a uno storico sorpasso dei contenuti autoprodotti su quelli professionali. Un fenomeno che ripropone la centralità dei cybernauti nella crescita e nell'evoluzione del Web e che sottolinea ancora una volta l'importanza dei contributi home-produced su Internet."Diciotto mesi fa YouTube non esisteva, e ora milioni di persone guardano video su quel sito. - ha spiegato Arora, sottolineando che molti cantanti e attori amatoriali adesso hanno un pubblico più ampio di artisti affermati - Per la prima volta, Internet consente alla gente di dire: ho sentito cos'hai detto, ora lascia che ti dica quello che penso io".Ma quali sono i materiali autoprodotti più diffusi in Rete? Prevalentemente si tratta di video, canzoni, blog, articoli e commenti. Il tutto, ovviamente, diffuso gratuitamente e senza l'intervento di alcun soggetto che funge da tramite tra chi realizza il contributo online e chi ne usufruisce. Una realtà con cui i media tradizionali dovranno inevitabilmente confrontarsi."Il Web che parte dal basso finirà per essere il terreno di coltura di altri contenuti prodotti professionalmente", ha spiegato ancora Arora, indicando la via dei nuovi business online del motore di ricerca più cliccato al mondo e del futuro della comunicazione su Intenet. "Già il 15% dell'informazione mondiale è disponibile online, ma che ci vorranno altri 300 anni perché il resto dell'informazione globale in tutte le sue forme sia in Rete", ha concluso Arora. La parola ora passa ai cybernauti, sempre più protagonisti del Web. Via Marketing Journal
La notizia rappresenta una svolta significativa per tutto il mondo della pubblicità: per la prima volta nella storia un motore di ricerca (non a caso Google), sta per superare uno dei principali canali televisivi britannici come fatturato pubblicitario.
Secondo l’autorevole Financial Times Google entro fine anno raggiungerà un fatturato pubblicitario di oltre 900 milioni di sterline (pari a 1.300 milion di Euro), ben al di sopra degli 800 milioni di sterline raccolti dall’emittente Channel Four.
Ma la notizia ancora più sorprendente è che crescita prevista di Google per l’anno prossimo è tale da far pronosticare addirittura il sorpasso di Itv, la rete televisiva inglese attualmente leader nella raccolta pubblicitaria, confermando la sussidiaria britannica Google UK come il mercato più redditizio per l’azienda al di fuori degli Stati Uniti.
L’ascesa pubblicitaria di Google è il segnale dell’importanza fondamentale rappresentata dal web all’interno del panorama dei media. Così come in passato la radio ha superato la stampa in termini di investimenti per essere poi a sua volta sorpassata dalla televisione assistiamo in questi giorni all’affermazione di internet come canale di primo piano per una comunicazione efficace e puntuale in grado di rivolgersi ad un pubblico sempre più ampio.
Se già da tempo si parla degli ottimi risultati del web in termini di audience e utilizzo, ora la sfida agli altri media si estende anche ai profitti, sfatando la diffusa convinzione che la rete non sia premiante per la diffusione di messaggi pubblicitari.
Tra i motivi di questa affermazione spicca sicuramente la continua crescita del numero di navigatori, ma anche i notevoli miglioramenti qualitativi dell’offerta pubblicitaria in rete. Se qualche anno fa erano banner e pop up gli strumenti principe della comunicazione on-line, i notevoli progressi tecnologici, l’interattività, la diffusione di connessioni veloci in grado di consentire il trasferimento di notevoli quantitativi di dati in tempi brevi e soprattutto una maggiore maturità ad esperienza degli operatori coinvolti hanno innalzato sensibilmente l’appealing dell’advertising in rete.
Recenti studi di settore indicano come i navigatori prestino maggiore attenzione ai messaggi pubblicitari sul web, quando realizzati efficacemente. Filmati in streaming di elevata qualità, advergames, wallpapers, screensavers, icone per il messanger tematizzate e messaggi promozionali su misura delle reali necessità informative del visitatore costituiscono strumenti in grado garantire una fruizione piena e interattiva da parte del consumatore, contrariamente a quanto avviene nell’advertising sui media tradizionali.
I giganti della rete sono estremamente attivi in questo periodo ed uno degli ambiti dove la competizione si va facendo sempre più dura è quello dei social network.
A proposito di tali soggetti su Wikipedia si legge che “una rete sociale (spesso si usa il termine inglese social network) consiste di un qualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vanno dalla conoscenza casuale ai vincoli familiari”.
All’interno della definizione ci sono due elementi chiave: l’universalità di questo tipo di reti e l’importanza che al loro interno rivestono le relazioni e, soprattutto, le persone.
La riscoperta della centralità dell’uomo, anche in economia, è di grande attualità nella letteratura manageriale e per questo le reti di relazioni online stanno avendo un grande successo sulla rete.
Un successo che non è sfuggito ai big del web, e non solo.
Ad esempio My Space, sito di social networking, è stato acquistato lo scorso anno da Rupert Murdoch per 580 milioni di dollari e, secondo Rohan, un analista della RBC Capital, potrebbe valerne 15 miliardi nel giro di tre anni.
Attualmente gli utenti sono più di 90 milioni, in seguito a un incremento senza precedenti, e Google ha appena messo sul tappeto 900 milioni di euro per avere l’esclusiva sulla raccolta pubblicitaria del network.
Dal canto suo Yahoo parrebbe disposta ad acquistare, per la modica cifra di 1 miliardo di dollari, il social network Facebook, creato due anni fa dal giovane Mark Zuckerberg e che oggi è visitato da 15 milioni di visitatori al mese.
Questi due esempi dimostrano come i giganti del web si stanno scontrando su di un nuovo terreno, quello degli aggregatori di persone, le reti che permettono agli individui di incontrarsi, scambiare file ed idee e collaborare. Google stessa produce più di 80 prodotti ogni anno ma l’unico limite che sembra ancora porsi all’avanzata del gigante di Mountain View è dato dalla concorrenza dei player che permettono alle persone di comunicare fra loro: instant messaging, voip e,appunto social network.
Si parla con grande frequenza negli ultimi anni di fare squadra, di network, di organizzazioni flessibili e reticolari. La tecnologia, soprattutto quella di rete, ha aperto all'uomo spazi inimmaginabili per entrare in contatto e in relazione con i suoi simili. Ne nasce dunque una forma di interazione a distanza che può essere considerata un’evoluzione di quella simultaneità despazializzata creata già da strumenti come il telegrafo o il telefono, l’uomo può interagire in modo sempre più veloce, preciso e ricco con il suo simile senza dover essere presente nello stesso luogo. Una rivoluzione che vale tanto nelle aziende e nelle organizzazioni quanto nella vita privata.
I grandi operatori di Internet se ne sono accorti ed hanno spostato su questo fronte la loro competizione. E penso che ne vedremo ancora delle belle.
Gianluigi Zarantonello
Molti di voi navigando su Internet avranno notato dei link caratterizzati da un’iconcina xml o rss che parlava dei feed del sito da poter scaricare.
Se avete cliccato il link probabilmente vi siete trovati davanti ad un blocco di informazioni incomprensibili ed avete chiuso la finestra senza pensarci più.
Bene, quello che avete intravisto era un feed rss.
Di che cosa si tratta? RSS (acronimo di RDF Site Summary ed anche di Really Simple Syndication) è uno dei più popolari formati per la distribuzione di contenuti Web, basato sul linguaggio XML, ossia quella cosa poco comprensibile che avete visto dopo il click sul link.
Al dì là degli aspetti tecnici di costruzione del feed comunque per l’utente questo strumento non è altro che un link da copiare (tasto destro del mouse sull’iconcina di turno e poi “copia collegamento”) in un apposito programma di lettura, di cui esistono diverse versioni gratuite.
A questo punto avremo in un lettore paragonabile ad un programma di posta elettronica i titoli degli articoli e dei contenuti prodotti dal sito da dove abbiamo preso il feed stesso.
Li potremo leggere quando vorremmo e saremo aggiornati su tutte le novità.
Capite bene che i vantaggi sono diversi: l’utente sceglie volontariamente di ricevere i feed, non si deve iscrivere né disiscrivere (come avviene per una newsletter), l’aggiornamento riguarda tutti i contenuti che vogliamo ed è in tempo reale.
Tutto ciò per chi fa comunicazione non può certo non essere considerato prezioso, tanto più che all’interno di questi contenuti possono essere anche inseriti degli spazi pubblicitari.
Ancora oggi tramite dei semplici codici è possibile inserire nel proprio sito dei contenuti altrui richiamati proprio dai feed, che permettono al sito terzo che li produce di vederli comparire sul vostro in tempo reale senza alcun lavoro da parte di entrambi.
Questo può dare luogo a fruttuosi e semplici (tecnicamente scambi) che permettono di diffondere in modo capillare i propri contenuti sul web e di vedere sempre aggiornato da fonti selezionate il proprio sito.
L’unico limite alla diffusione dei feed finora è stata dunque la scarsa comunicazione fatta per presentarli e diffonderli (nella maggior parte dei siti non ci sono istruzioni per l’uso) che li ha confinati ad un mondo di tecnici e specialisti.
E’ giunta l’ora invece di spiegare anche all’utente finale e all’uomo di business non tecnico tutte le opportunità di questo mezzo, per poter finalmente usufruire di un nuovo e potente canale di comunicazione sul web.
La sfida è aperta e molti grandi player, anche di beni di largo consumo, la stanno già percorrendo.
Gianluigi Zarantonello
Google ha rilasciato la versione beta di Writely, text editor che funziona online, via web, senza applicazioni da scaricare e che tiene i documenti in memoria su un qualche server e quindi sempre disponibili anche quando siamo in viaggio o considivibili con altri ( ma invisibili a Google e agli altri motori a meno che non si disponga il contrario).
Potenzialmente un applicazione molto interessante per PDA e simili, non richiedendo una applicazione residente
A breve lo testerò a fondo con il portatile e il Nokia 770, provando ad esempio a scrivere qualche pezzo dal bar della palestra (dotato di wifi gratuito, con mia grade gioia) - unico problema riscontrato: non funziona con Safari, ma con Firefox si' (e del resto anche blogger funziona molto meglio con Firefox...)
Writely permette di pubblicare direttamente sul proprio blog, quindi si configura anche come blog editor - ma qui non ci siamo ancora del tutto, ho incontrato qualche baco da risolvere.
La beta di Writely la trovate qui.
Di Eli (del 01/07/2006 @ 14:01:48, in Internet, linkato 2749 volte)
Nuovo e divertente puzzle-game della Vodka Absolut. Avete solo 2 minuti per trovare le 82 bottiglie nascoste nell’immagine. Oltre a partecipare al gioco è possibile scaricare wallpaper e inviare una sfida via email ad un amico.
Via Advertising/Design Goodness
Della Coca Cola Blak avevamo già parlato lo scorso dicembre. Si tratta del nuovo prodotto della multinazionale di Atlanta, ed è un soft drink nato dall’unione tra la classica Coca Cola e vero caffè. Uno degli aspetti più interessanti di questo progetto è stato il lancio parigino. Per la prima volta nella sua storia, infatti, Coca Cola ha presentato un prodotto prima all’estero che in America.A qualche mese di distanza è stato presentato anche il sito ufficiale della Coca-Cola Blak, disponibile per ora solo in inglese ed in francese. I colori dominanti delle pagine sono dominati dalle tinte calde e rihiamano alla mente il packaging del prodotto.Un aspetto curioso è la struttura del sito completamente diversa tra e due lingue: più di design quella francese, dove ci si nuove all’interno di un loft virtuale, più statica (e noiosa) quella americana, che presenta però un’inedita sezione “Gallery”, all’interno della quale è possibile realizzare un proprio wallaper (a tema) da esporre all’interno della galleria virtuale insieme alle creazioni degli. altri visitatori.
Via Adverblog
Interessante iniziativa di marketing di Nike, che cavalca la febbre da mondiali che in questi giorni sembra aver contagiato un pò tutti. Tramite un apposito plugin per Firefox è possibile seguire i risultati delle partite, pesnonalizzando il browser con i colori della nazionale preferita. Oltre a a tutto questo il plugin consente di visualizzare i video pubblicitari Nike presenti in Google Video. Alla base di questo progetto c'è Joga, un'interessante a online community creata da Google e Nike che si rivolge agli appassionati del pallone sfruttando le potenzialità on-line del motore di Mountain View e il forte legame con il mondo calcistico, oltre alle le costosissime sponsorizzazioni, della mulinazionale americana.Joga is an online community created by Google and Nike for anyone anywhere in the world who shares a love for soccer, the world's most popular sport. Joga is about getting to know your fellow fans; creating games and clubs; accessing athletes from Nike; and enjoying video clips and photos (you can even upload your own). You can strengthen existing friendships and begin new ones, join a wide variety of professional athletes and soccer communities, and even create your own to discuss soccer, exchange tips on the coolest moves, browse through various pitches worldwide, and plan your next game.
Via Briciole di internet marketing
Internet sembra davvero un media senza misura: o cresce in modo esponenziale o crolla miseramente. Almeno questa è l'impressione seguendo le cronache economiche che riguardano la rete.
Sul boom prima e lo scoppio poi della bolla speculativa della New (o Net) Economy si è scritto tanto e si è capito quasi tutto, ossia all'epoca si è pensato che qualsiasi progetto in rete fosse una miniera d'ora, indipendentemente dalle sue basi economiche.
E invece anche in rete i conti e i bilanci devono tornare.
Ma oggi qual è la reale situazione del business di Internet?
La diffusione della rete internet in Italia cresce, questo è indubbio, la banda larga è sempre più presente e gli utenti aumentano costantemente (oggi sono 16,6 milioni, dati Nielsen//NetRatings).
Quello che non si capisce invece è il reale stato delle attività imprenditoriali sulla rete.
Sicuramente da questo punto di vista non c'è una grande cultura del mezzo e le aziende ne fanno un uso limitato e diffidente, impaurite dopo i tonfi della new economy o semplicemente poco interessate ad uno strumento che ritengono marginale.
Eppure la rete internet non sembra certo aver esaurito le proprie potenzialità. Le tecnologie attuali permettono infatti di svincolare l'utilizzo di molte funzioni dei siti dalla mediazione dei tecnici, il loro costo si è enormemente abbassato e con esso anche molte barriere competitive all'ingresso nel settore.
Anche la tanto famigerata pubblicità online mostra segnali di ripresa incoraggianti, il dato italiano circa gli investimenti pubblicitari in internet parla di un aumento, in linea con quanto accade nel resto del mondo.
Ci sono poi i business legati ai motori di ricerca che sono la seconda applicazione per utilizzo su Internet dopo la posta elettronica.
I navigatori del pianeta infatti svolgono mediamente 550 milioni di interrogazioni al giorno ed il mercato delle ricerche sponsorizzate si aggira oggi sui 2 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuo del 35% che consente di prevedere un valore di 5,6 miliardi nel 2007 (fonti: Time, ComScore Networks, First Albany Capital).
Il leader Google da solo ha ricavi circa 1 miliardo di dollari ed un utile percentuale notevole (si parla del 30% circa del fatturato).
Ancora, c'è tutto il mondo dei blog, che oltre ad essere miniere di informazioni sui consumatori, iniziano ad essere anche una possibile fonte di business.
L'agenzia americana Burst infatti ha lanciato a gennaio 2005 un circuito pubblicitario costituito da 20 blog selezionati con circa 9 milioni di pagine viste totali mensili.
Questo fatto, anche se limitato, dimostra come anche questi strumenti, nati per dare libero sfogo alle proprie idee sulla rete, stiano diventando d'interesse commerciale.
Ci sono poi tutte le idee imprenditoriali innovative, in termini di prodotti e servizi, che molte aziende sviluppano ogni giorno attraverso la rete.
Si potrebbe obiettare però che mancano mediamente i fondi, erogati un tempo generosamente dai venture capital.
Questo, almeno in Italia, tende ad essere vero, anche se non mancano casi in contro tendenza, come ad esempio quello della Regione Lombardia, che un pò più di anno fa insieme con Banca del monte di Lombardia finanziò con 200mila euro in 18 mesi il progetto "Match di competenze per lo start up".
Il progetto offriva a laureati, ricercatori, docenti, start up e altri soggetti provenienti dai centri di ricerca, dall'industria e dall'università, l'opportunità di consolidare il proprio gruppo di lavoro per avviare una propria attività imprenditoriale (fonte: Sole 24 Ore).
In generale dunque sembra necessario superare la paura della tecnologia sapendo che internet non è un luogo miracoloso dove i soldi si generano da soli ma nemmeno un buco nero che inghiotte le proprie finanze.
E tanto meno la rete non è solo un luogo di svago o di informazione dove non si può pensare di fare business, ultima fra gli interessi (e gli strumenti del media mix) di un'azienda.
Occorre invece concepire Internet come un qualsiasi settore competitivo dove occorre strategia, pianificazione anche creatività e dove davvero gli spazi per il business sono ancora ampi.
Gianluigi Zarantonello
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