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  mymarketing.it: perchè interagire è meglio!... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : Marketing (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Max Da Via' (del 11/06/2006 @ 16:43:31, in Marketing, linkato 7565 volte)
Secondo la società di ricerca Gartner Motorola, reduce dai successi del fortunato Razr, ha bisogno di lanciare sul mercato un modello altrettanto forte, in grado di ereditarne l’enorme popolarità. I consensi che il Razr ha saputo suscitare, infatti, hanno permesso alla multinazionale americana di raggiungere una market share del 20,3% nel mercato consumer americano, in netto miglioramento rispetto al 16,7% dell’anno precedente ma pur sempre distante dal leader di mercato Nokia, che si attesta al 34% in crescita del 3,6% sul 2005.

Il mercato della telefonia mobile, come in generale l’elettronica di consumo, è caratterizzato da una vita media dei prodotti molto breve e proprio per questo motivo, quando orma il Razr ha dato il meglio di sé, è arrivato il tempo preparare il lancio del suo successore.

In attesa di questo nuovo fantomatico modello, che indiscrezioni dicono potrebbe chiamarsi SCPL (Scalpel, cioè bisturi), Motorola segue l’esempio di LG e si lancia in un’operazione di co-branding coinvolgendo i noti Stilisti Dolce e Gabbana, ridonando allo stesso tempo una momentanea giovinezza al collaudatissimo Razr.

Ecco allora comparire il nuovo Razr V3i Dolce & Gabbana, prodotto in un’edizione limitata di 1.000 esemplari. Dal punto di vista tecnico si tratta dell’ultima versione del Razr, appunto la V3i, che rispetto al modello standard presenta un inedito involucro in oro e argento metallizzato con il numero dell’esemplare scritto sul retro. Anche il software è stato in parte personalizzato, con suonerie e animazioni dedicate e un curioso video nel quale sono illustrati i 20 anni di storia del marchio Dolce e Gabbana. La confezione oltre al cellulare include anche un ciondolo con le iniziai dei due stilisti in oro, ed è in vendita esclusivamente in selezionate boutique della griffe.

Uno degli aspetti più importanti da valutare nel momento in cui si ricorre ad un’operazione di co-branding è la compatibilità tra i marchi/prodotti che si intende abbinare: entrambi devono beneficiare dall’operazione, senza sovrapporsi ma sfruttando al contrario al massimo le possibili sinergie. Il RAZR è un modello decisamente modaiolo con uno dei look più indovinati degli ultimi anni (che non a caso ha dato origine ad un vero e proprio esercito di cloni) e si sposa molto bene ad una griffe di alta moda. L’abbinamento esclusivo e l’edizione limitata e numerata fanno il resto, contribuendo a rendere questi telefonino un oggetto molto ricercato da collezionisti e semplici appassionati.

 
Dalla moda alla musica, dal cinema all'arredamento, dall'alimentazione alla politica e naturamente il marketing e la comunicazione non ne sono immuni. Il desiderio di riscoprire il passato è molto fertile: un trend che si traduce con la voglia di vintage o di retrò.

I capi d'abbigliamento e gli oggetti d'arredo ammiccano agli anni trascorsi, così come la musica rifà il verso agli evergreen ed il cinema propina remake come se piovesse. In politica poi ci attendevamo un rinascimento ed invece abbiamo subito un risorgimento: Prodi sfiora i settanta, il neo Presidente della Repubblica supera gli ottanta, Andreotti ha l'età di Matusalemme ed anche il Presidente del Senato non è di primo pelo. E' il vecchio che avanza, altrochè il nuovo tanto acclamato!

Sono i corsi e ricorsi storici di Giovan Battista Vico. La cosiddetta "vintagemania" si ritrova anche nel settore food: un fenomeno che coinvolge i prodotti di largo consumo, ma anche il packaging. Non si tratta di una iniziativa di revival commerciale, ma di un fenomeno che sottende la nostalgia dei gusti dell'infanzia, degli aromi autentici, dei profumi tradizionali della propria memoria.

Una archeologia dei sapori che sta coinvolgendo l'industria alimentare, con ovvie ripercussioni sulle confezioni. In un mercato rapido e mutevole, gli scaffali propongono etichette e marche storiche, caratterizzate da soluzioni creative affascinanti per il ricercato gusto d'altri tempi, tratti grafici distintivi della personalità e packaging design in stile più attuale. Il doppio concentrato di pomodoro Mutti, la pastiglie Leone, il liquore Cherry Stock, i filetti di tonno Callipo in vasetti di vetro, il fruttino Zuegg, il latte a lavorazione tradizionale inglese di Latte Milano, la pura liquirizia extravergine Saila in astuccio di latta, si presentano oggi sostanzialmente con la stessa immagine del tempo che fu. Prodotti che raccontano la loro storia attraverso i pack. Rassicurano il consumatore (come tutto ciò che ha un vissuto ed una esperienza), rassicurano i marketing manager, e il mood vintage, contribuisce a costruire la tracciabilità della marca: il brand diventa narrativo, capace di evocare, nell'immaginario collettivo, il ricordo di atmosfere del passato che nobilitano la marca.

Largo dunque all'uso di latta, vetro e cartoni multistrato, di preziosimi grafici a blasoni ed insegne araldiche, con codici cromatici in oro e argento e lettering classici, per accrescere il capitale di brand image, dando vita ad uno stile retrò con caratteristiche di unicità: un vero e proprio point of difference, rispetto ai competitor, per quelle marche che hanno una storia radicata nelle menti dei consumatori.

Il tutto s'intende con buona pace per l'innovazione. La quale viene sì sbandierata ai quattro venti come cura efficace per risolvere i problemi che affliggono il mercato industriale e del commercio nazionale, salvo poi essere riposta nel cassetto, in attesa di tempi migliori, con la scusa della mancanza di risorse e di energie. Siamo alle solite: piuttosto che inventare, meglio rifare. Il nuovo spaventa ed è quasi sempre a rischio, il vecchio conforta, rassicura e ripara da eventuali alee. Meglio quindi l'operazione nostalgia.

Ed ancora, si crede che il marketing culturale stia muovendo i suoi primi passi: troppo pochi per parlarne senza rischiare errori di valutazione o ipotizzare scenari errati. Si dice anche che l'eccesso di mercificazione uccide la merce. Troppo prodotto e troppa materia non favoriscono il desiderio ed il sogno.

Noi sappiamo , come afferma Lorenzo Marini, che la nuova frontiera della pubblicità non è più vendere merci, ma creare desideri e che la guerra tra i vari prodotti è diventata guerra tra i vari segni, tra i differenti simboli. da un certo punto di vista possiamo dire che la comunicazione ha successo quando incarna la sociologia del momento e possiamo affermare che il futuro della pubblicità commerciale è quello di diventare sociale , culturale, valoriale. Una assicurazione non venderà più polizze, ma sarà promotrice di una campagna di sicurezza, un detersivo non laverà più bianco, ma salverà i pesci dall'inquinamento e una caramella alla menta salverà gli orsi polari.
Sempre meno oggetto, sempre più servizio. Non abbiamo più bisogno di cose, ma di valori.

Continua Marini: "Possiamo affermare con certezza che il futuro valore che la comunicazione affronterà sarà quello culturale. Arte avunque attorno a noi. Marketing culturale ancora poco. Eppure i musei stanno diventando luoghi di consumo così come i luoghi di commercio si stanno trasformandoin posti di coinvolgimento multisensoriale ed i luoghi di transito in spazi commerciali: aeroporti, stazioni. Se da una parte abbiamo il prodotto che diventa marca che diventa valore che diventa esperienza, dall'altra abbiamo l'esperienza artistica che diventa marca che diventa prodotto.

Nessuno si scandalizzi se si parla d'arte nei centri commerciali, se si fa cultura sui giornali, poichè è nei nostri cromosomi. Più artisti che santi, poeti e navigatori." Il marketing culturale esisteva prima che lo conoscessimo, come la legge di gravità: operava prima che l'uomo lo scoprisse. Nel Rinascimento ha avuto il suo principe precursore: Lorenzo De' Medici, direttore marketing dell'universo artistico.

Ma non basta. Tre sono i livelli nella comunicazione: Il primo è il prodotto oggetto. la categoria valoriale più utilizzata e perciò stessa più ovvia, quella che in stammpa chiamiamo "annunci vetrina" dove si ritiene sufficiente mostrare il prodotto eroe che punta essenzialmente sulla notorità. Esisto dunque comprami. Il secondo livello è più evoluto e usa la promessa come gancio ed il prodotto come reason why. Qui il prodotto diventa marca, parla, comunica, interagisce.

Promette e mantiene, supera la sua fisicità intrinseca e diventa linguaggio. Il terzo livello è l'essenza della marca, la sua capacità di intrattenere, di divenire empatica, catartica, avvenimento mediatico, amica sincera che non dice più "comprami", ma "sono con te", creando un metalinguaggio tutto suo con il quale il fine ultimo (l'acquisto) rimane in secondo piano. Ecco, in Italia si è spesso fermi ai primi due livelli e quasi mai si tocca quello successivo.

Perchè noi in Italia spieghiamo, spieghiamo sempre ogni cosa, e come afeermava Voltaire: "il segreto per annoiare è dire tutto!". Raramente i trenta secondi di uno spot televisivo si trasformano in spettacolo, relegando il prodotto alla risposta finale. Il nuovo trend è appunto questo. Proprio come si faceva ai tempi di Carosello. Molti ne sentono la mancanza. Il paradosso è che il nuovo è il vecchio.

Anche il marketing e la comunicazione non convenzionale, estremamente all'avanguardia ci propongono una tecnica assolutamente innovativa: il TRYVERTISING: ovvero l'unione delle due parole inglesi TRY (prova) + ADVERTISING (pubblicità), che è di moda tra i marketers. Molta creatività nella forma (naming) e poca nel contenuto. Si dice che essendo il mondo una sfera, tutto prima o poi ritorna. Niente di nuovo, dunque, sotto al sole: è la moderna riedizione ( riciclo) del vecchio e collaudato "prova e compra". Siamo oramai, infatti, ampiamente abituati ai sample: a quei campioni omaggio di prodotti del largo consumo. Tecnica promo-pubblicitaria quella del sampling sempre estremamente efficace , funzionale e d'attualità. L'unica vera fattore innovativo sta nel fatto che questa politica di sperimentare prima di acquistare la si può applicare agli ambiti più disparati: non solo al food ma nanche al non food. Come ad esempio ai mobili dell'Ikea o alle auto di lusso.

Diceva Verdi: Ritorniamo al passato e sarà il futuro!". Dico io, mutuando l'incipit di una nota poesia, guarda caso della nostra giovinezza: "C'è qualcosa di nuovo, oggi, nel marketing e della comunicazione, anzi d'antico" Nulla è come appare......
 
Di Altri Autori (del 05/06/2006 @ 20:11:37, in Marketing, linkato 2140 volte)

Con il Proximity Marketing, o marketing di prossimità, si distribuiscono contenuti multimediali a cellulari e dispostivi personali che si trovano nelle vicinanze del punto di distribuzione, ad esempio i punti vendita, i cartelloni pubblicitari, le fiere. La ricezione dei contenuti, che possono essere audio, video, immagini, testo, giochi, card ecc. è autorizzata dagli utenti che liberamente decidono di attivare il collegamento. I costi di trasmissione, grazie alla tecnologia Bluetooth, sono completamente gratuiti. Un innovativo canale di comunicazione, quindi, che permette di realizzare quelle strategie di marketing multimediali che si stanno ormai affermando come modalità alternativa a quella tradizionale per stabilire un filo diretto con gli interlocutori Una dimostrazione dal vivo di Bluetooth marketing verrà presentata da Slash in anteprima a EBA Forum l’8 Giugno a Milano, dove tra i contenuti che verranno proposti a chi vorrà attivare il collegamento BlueTooth sul proprio telefonino, ci saranno anche delle sorprese relative al grande evento che partirà il 9 di Giugno: i Mondiali di calcio in Germania.

Via Wireless

 
Di Altri Autori (del 31/05/2006 @ 08:46:39, in Marketing, linkato 3087 volte)

A fronte di tutto questo fermento sul fronte del Consumer Generated Marketing, c'è chi già le spara e sostiene (un'altra volta) la fine delle Agenzie.

Io direi che, almeno per il presente, non spariranno. Intanto perchè godono di un potere troppo istituzionale nel mondo dei media, che occorrerebbero anni a disintegrare.

Ma anche perchè mancano al consumatore quegli skills e sopratutto quella visione oggettiva e trasversale al mercato che ha il (buon) professionista della comunicazione.

Il consumer rischia di creare quello che piace a lui e non quello che piace (e funziona) al mercato. Oddio, però a pensarci bene... lo fanno anche tanti creativi di lusso che conosco...

Di certo però, il coinvolgimento del consumatore nelle attività della marca crea quei legami affettivi e di interazione che sono spesso preziosi per trasformare un brand “normale” in una superstar.

Non solo: l’autoproduzione di contenuti, che rappresentano molto esplicitamente il proprio modo di essere e la propria visione (o reportage) sul mondo reale che circonda l’uso e la percezione di un prodotto di marca, potrà aiutare molto il lavoro dell’azienda – fornendo una serie di utili spunti al marketing su come il consumatore (o una avanguardia) vede la marca, come la vede usata e commentata, come ritiene dovrebbe comportarsi e comunicare con il pubblico … dando quindi segnali ed informazioni altrimenti ben più difficili da cogliere con altri strumenti di ricerca di mercato o di analisi etnografica.

Roberto Venturini

 
Di Altri Autori (del 26/05/2006 @ 07:21:46, in Marketing, linkato 3857 volte)
Sta emergendo la tendenza, da parte dei media, a far sì che la Generation Content lavori non solo per i propri siti o i propri blog... ma che si trasformi un uno stuolo di autori che lavorano per riempire di contenuti media più "istituzionali".

Tra gli esempi più eclatanti di questa tendenza, è l’ esperimento di Current TV, la televisione via cavo dell’ex-vicepresidente americano Al Gore.
Questa emittente è destinata ad un target “smart” 18-34 ed ha, tra i suoi punti qualificanti, la partecipazione (a pagamento) degli utenti nella generazione di contenuto e pubblicità.

Le regole sono semplici: tutti gli utenti del sito possono inviare i propri commercial autoprodotti, a condizione che siano centrati su una delle marche sponsor del sito.

Se il filmato piace alla marca e all'emittente, lo spot viene messo in onda e il creatore riceve 1.000 dollari. Se poi lo spot piace molto lo sponsor può decidere di metterlo in onda anche su altri media… e il creatore ricevere fino a 50.000 dollari (cifra peraltro difficile da raggiungere e comunque modesta per una grande azienda).

Tra i primi sponsor Sony – con una operazione di perfetta integrazione prodotto/comunicazione (il prodotto videocamera è lo strumento per fare la pubblicità a sé stesso…e Sony ha inserito nel sito ampi tutorial per aiutare ad usare meglio e più creativamente il proprio prodotto).

Sempre su un fronte analogo, l’attività di coBRANDiT, una agenzia che compra (a 100 dollari al pezzo) clip, documentari, pubblicità, materiali autoprodotti dal pubblico, per poi rivenderli alle aziende, ai media online o offline, per utilizzarli in ricerche etnografiche che esplorano il mondo della marca.

Roberto Venturini
 
Di Jacopo Gonzales (del 19/05/2006 @ 18:22:43, in Marketing, linkato 3292 volte)

Il web propone molti strumenti, contenuti e soprattutto canali di distribuzione di contenuti, di cui il search marketing dovrebbe essere la leva promotrice. Gli utenti li usano quotidianamente, ma le aziende non li propongono nel loro carnet di servizi.

Questo mio post tenta di essere più una riflessione 'ad alta voce' che uno svelare un qualche arcano mistero. In questo periodo sto pensando molto a possibile scenari che il search marketing si troverà a vivere, a come il nostro concetto di search si sta evolvendo. La rete ormai non ragiona più da tempo di ricerca in senso stretto. Sicuramente moltissimi utenti quotidianamente cercano qualunque info su motori come google, yahoo ed msn.

Cercano informazioni di qualunque tipo. Ma non solo. Cercano qualunque tipo di contenuto in qualunque forma. Una piccola premessa.

Ormai la gran parte di noi sa che l'utente non ama essere 'disturbato' (Seth Godin parla al proposito di permission marketing), ed il grosso cruccio da parte delle aziende è trovare un giusto equilibrio tra la necessità di vendere un prodotto o un servizio e dall'altra parte cercare di far sì che questo messaggio pervenga all'utente solo nel momento in cui questo è interessato e pronto per recepire.

La cosa è meno semplice di quello che sembra, ed il problema è almeno tanto vasto quante sono le necessità dell'utente consumatore. Il contextual sembra essere la risposta. Fare in modo che l'utente ci trovi solo quando ci cerca. Perfetto. Solo che le aziende che hanno fatto del search marketing il loro core business, ignorano una gran parte degli scenari strategici che il web presenta.

In questi giorni mi sono fatto una navigazione tra le società italiane ed estere che offrono servizi di search engine marketing e search engine optimization, giusto per vedere se qualcosa nel loro punto di vista era cambiato. Per ovvie ragioni non ho navigato tutti i siti istituzionali esistenti, ma un tratto accomuna tutte quelle che ho visitato.

La mancanza di essere al passo coi tempi. Non voglio bacchettare nessuno per carità. Ma solo invitare voi e loro a riflettere. Generalmente questi sono i servizi offerti: ottimizzazione e posizionamento nei motori di ricerca, email marketing, pay per click. Servizi questi senz'altro utili, ma non sufficienti in una pianificazione strategica a 360 gradi. Mi spiego.

Milioni di utenti ogni giorno cercano contenuti video, cercano immagini, podcast, mp3, vanno su circuiti di e-shopping, amano il file sharing e si passano file a dismisura sui vari network esistenti. Pingano network come Technorati che utilizzano il sistema di tagging per categorizzare milioni di post. Si parla continuamente di Web 2.0, di RSS e della modularità offerta dall'XML, di digital broadcasting, di blog e vlog, coupon digitali, pubblicità contestuale sulle mappe online, social networking e di un milione di altre cose. Quante aziende che conoscete offrono sui loro siti un accenno a questi servizi?

A nulla di tutto ciò le aziende e i vari operatori del search marketing fanno riferimento. In generale per loro il massimo del contextual advertising è pay per click, posizionamento (che poi non ha necessariamente a che fare con la pubblicità contestuale e contestualizzata come recenti avvenimenti ci hanno mostrato) ed email marketing.

Questa strategia miope danneggia loro, che sui loro siti intontano l'utente mostrando statistiche d'uso dei motori di ricerca a cui peraltro l'utente è poco interessato.

Il cliente vuole essere seguito, aiutato, incanalato sulla giusta via. Solo che per proporre un servizio bisogna prima conoscerlo e poi essere in grado di gestirlo. Attendo una rivoluzione dei contenuti, ma prima ancora, di approccio! [via Marketing Routes]

 
Di Max Da Via' (del 15/05/2006 @ 07:46:52, in Marketing, linkato 5101 volte)
Muovendosi con largo anticipo rispetto al periodo di in cui il prodotti sarà effettivamente disponibile sul mercato Fiat ha recentemente lanciato una campagna internazionale con il claim “500 wants you”, allo scopo di promuovere il lancio della Nuova 500, che si preannuncia uno degli eventi automobilistici più importanti del 2007.

Il primo passo di questa strategia è stata l’inaugurazione del sito www.fiat500.com. Già dalla prima pagina appare subito evidente l’intenzione dell’azienda di coinvolgere in prima persona il visitatore, tramite diverse sezioni all’interno delle quali si è invitati a partecipare alla stesura del progetto. Secondo Luca De Meo, Responsabile Brand & Commercial di Fiat, per la prima volta nella storia di questa casa automobilistica “un’auto sarà creata con la gente e per la gente”.



Particolarmente interessante è l’area dedicata al “Concorso Designboom”, dove aspiranti creativi possono proporre le proprie idee in tema di design, contribuendo così alla realizzazione di accessori, gadget o spazi dedicati alla Nuova 500.

Nello spazio “Configuration Lab” è invece possibile personalizzare una concept car, aggiungendo o togliendo accessori in modo da realizzare una versione personalizzata del prototipo. Una volta soddisfatti del proprio progetto i visitatori possono sottoporlo agli esperti del Lingotto, che assicurano un esame di tutti un concept sottoposti ed un loro eventuale utilizzo nel corso dello sviluppo del prodotto.



La sezione “500logia” dovrebbe configurarsi come una vera e propria enciclopedia on-line del veicolo compilata dagli stessi visitatori, che possono così condividere i propri ricordi in una sorta di community interamente dedicata ad un modello che è entrato di diritto nella storia dell’automobilismo.

Questo esperimento accresce ulteriormente il clima di aspettativa e di interesse che già da tempo si è creato intorno al lancio della Nuova 500, facendo leva sulla passione che molti automobilisti nutrono la mitica utilitaria. Oltre a rafforzare la percezione del brand e del modello questa iniziativa offre al marketing l’importante opportunità di analizzare dati “di prima mano” forniti direttamente da visitatori, che suggeriscono accessori, configurazioni e idee che potranno poi essere applicate in produzione, in modo da realizzare modelli e accessori che vadano realmente incontro alle esigenze degli utilizzatori.

Se il campione studiato sarà sufficientemente significativo Fiat si troverà quindi di fronte ad un patrimonio di dati di grande valore. Del resto perché cercare di predire gusti e preferenze dei potenziali clienti quando è possibile chiedere direttamente a loro cosa desiderano?

Basato su buoni presupposti il sito manca però, a mio parere, di un reale appeal. Nel complesso infatti è abbastanza spoglio di contenuti che possano stuzzicare la curiosità per questo nuovo modello e invogliare quindi ad effettuare frequenti visite.

A parte il concorso di design e l’area prototipi, che comunque non tutti i visitatori vorranno collaudare, rimane solo la sezione 500logia, dove leggere gli scarni contributi inviati dagli altri visitatori, tra l’altro con un sistema di indicizzazione deludente, basato solo sul titolo dato all’articolo dall’autore. Una ricerca per temi o parole chiave, ad esempio, avrebbe reso la navigazione più rapida e interessante.

Un’area dedicata alle anticipazioni con interviste,ai progettisti e designer, una galleria di immagini dedicata al mondo della 500, curiosità e preview e perché no anche un blog con la possibilità di utilizzare gli RSS avrebbe sicuramente reso più interessante e dinamico un progetto valido sulla carta ma poco intrigante nella realizzazione.

 
Di Altri Autori (del 11/05/2006 @ 20:25:56, in Marketing, linkato 2558 volte)
Con la nuova formula RaiPod messa a punto da Sipra con Radio Rai e RaiNet, è possibile pianificare all’interno programmi radiofonici più ‘scaricati’ dal pubblico. Il debutto di questa modalità è previsto per oggi con la campagna Punto Sport - Fiat, su tre programmi di successo delle tre reti: Radio anch’io per Radio1, Caterpillar per Radio2, Prima Pagina per Radio3.

‘RaiPod’ prevede spot radio nei break collegati al programma, banner nel portale di Radio Rai (www.radio.rai.it) e nelle pagine web di ciascuna rete, spot originale di 15 secondi in posizione singola in testa ai file mp3 dei tre programmi, scaricabili nell’area podcasting.

“Ancora una volta la radio, - commenta per Sipra Marina Ceravolo, responsabile marketing prodotti Rai - con i suoi ottant’anni, si ripropone come un mezzo straordinariamente moderno, in grado di fare proprie le opportunità offerte sia dalla tecnologia sia dai comportamenti del pubblico, e di seguire come nessun altro mezzo il proprio pubblico ovunque si trovi”. ‘RaiPod’ di Sipra è stato presentato a Milano nell’ambito della quattordicesima edizione di Radiofestival.

Dai primi 1.245 questionari proposti sui siti di Radio Rai emerge infatti che a scaricare i programmi sono per lo più uomini (83%), di età compresa fra i 18 e i 45 anni (70%), che riascoltano i brani radio più volte (53%), fuori casa (59%), condividendoli con altre persone (36%). Il 63% di chi ha compilato i questionari scarica i podcast per recuperare i contenuti radiofonici.


Via Pubblicità Italia
 
Di Max Da Via' (del 08/05/2006 @ 07:15:15, in Marketing, linkato 4230 volte)
Già da qualche tempo Pirelli ha avviato un interessante e consistente campagna di comunicazione multicanale per promuovere la release di “The Call”, il primo di una serie di un cortometraggi pubblicitari di autore, visibile solo su internet all’indirizzo www.pirellifilm.com.

Lo stile di “The Call” ricorda da vicino i classici thriller hollywoodiani e su avvale di un cast di star del calibro di John Malkovich e Naomi Campbell, impegnati in una sfida che richiama l’eterna lotta tra il bene e il male. Il breve filmato è stato girato da Antoine Fuqua, regista di "Training Day" e "King Arthur" ed è ambientato in una Roma notturna e gotica, per una durata totale di 8'45" minuti.

La lotta tra i due protagonisti è l’occasione per riproporre il noto claim “La potenza è nulla senza controllo”, che orma da anni contraddistingue gli spot della multinazionale, e termina con la vittoria di John Malkovich e la trionfale entrata in scena di un set di pneumatici.

Nonostante la cura messa nella realizzazione e il cast di asssoluto prestigio devo dire che “The Call” non mi ha entusiasmato sia per la trama tutto sommato poco brillante che per la ripetitività di alcune inquadrature. Ma questa parziale delusione deriva probabilmente in parte dalle eccessive aspettative che mi ero fatto per questo esperimento, che rimane comunque molto interessante.

The Call si inserisce infatti in un disegno più ampio, che porterà alla realizzazione di una serie di cortometraggi di qualità visibili on-line e rappresenta un ulteriore tassello della strategia di Pirelli (iniziata con i ben noti calendari) di trasformare la comunicazione in una forma di arte.

Il filmato pubblicitario non è quindi più l’occasione per mostrare un prodotto, ma diventa lo strumento per promuovere un brand e l’immagine ad esso associata, suscitando forti emozioni nello spettatore. Scelte di questi tipo sono un importante strategia che sempre più multinazionali decidono di intraprendere, ben consapevoli dei vantaggi che un’immagine e un marchio ben riconoscibili sono in gradi di apportare e non solo in termini di vendite.

In attesa del prossimo cortometraggio Pirelli, vedremo se campagne di questo tipo saranno intraprese anche da altre aziende, interessate ad utilizzare il binomio cinema-internet per promuovere in maniera alternativa le proprie strategie di comunicazione.

 
Di Danilo Arlenghi (del 07/05/2006 @ 15:09:25, in Marketing, linkato 3517 volte)
Il termine evento trae origine da quello latino eventus e/o eventum, ed etimologicamente proviene da evenire (venir fuori, accadere) ed entra in italiano nel XIV secolo. Nella filosofia scolastica del Medioevo, eventum - con il valore di circostanza particolare - divenne sinonimo di accidens, accidente. Con il vocabolo eventa si indicavano quegli elementi che caratterizzano il singolo individuo, contrapposti alla substantia, cioè ai tratti distintivi di un'intera specie.

Al lemma evento si connettono anche l'aggettivo eventuale, ricostruito nel Seicento sul latino eventualis, e l'avverbio eventualmente, entrato in uso nell'Ottocento.

Con evento si indica un fatto che è avvenuto o può avvenire in un intervallo di tempo breve e che si può identificare con esattezza, colto non nella sua durata o continuità ma nel suo svolgersi puntuale. In questo senso, un evento può essere la fase conclusiva della liberazione dell'Italia dal fascismo, avvenuta il 25 aprile 1945 della quale festeggiamo la ricorrenza proprio oggi, o l'arrivo del primo uomo sulla Luna, a bordo dell'Apollo 11, nell'estate del 1969.

Evento, secondo il dizionario Garzanti, significa ciò che è avvenuto o potrà avvenire; qualsiasi cosa accada; fatto di una certa rilevanza. Il significato implica anche l'esito, ovvero il modo, le circostanze ed i particolari di esso.
In fisica, il termine evento ha il valore di punto spazio-temporale: il matematico e filosofo inglese Whitehead formulò, già nel 1919, il concetto di event-particle con cui si intende un elemento astratto, privo di estensione e durata, definibile con tre coordinate spaziali e una temporale.
Sempre e comunque, in tutte le accezioni lo si consideri, è un avvenimento, un fenomeno determinato ed "eccezionale". Nel linguaggio comune, il termine evento significa fatto importante, fortemente impresso nella memoria individuale o collettiva.

Una doverosa premessa gnoseologica ci induce a distinguere tra eventi naturali, alcuni, aihmè, di portata catastrofica, vedi tsunami o uragani, altri, per fortuna entusiamanti ed ecclatanti, quali l'eclisse o l'arcobaleno, ad esempio, e tra eventi creati, costruiti e gestiti dall'uomo dei quali ci occuperemo. Un sintetico excursus storico dell'evento ci consente di prendere contezza del fatto che gli eventi "umani" sono sempre esistiti. Molte recenti scoperte di esempi di arte rupestre sono state effettuate in Francia, per esempio a Lascaux, in Africa ed in Australia, dimostrano come in tempi preistorici, venissero effettuate cerimonie rituali che comportavano un'attività fisica dei partecipanti. Alcuni di questi ritrovamenti sono stati fatti risalire ad almeno 30.000 anni fa.
Illustrazioni dell'età della pietra che ritraggono uomini nuotare e tirare con l'arco sono state ritrovate nel deserto libico.

I graffiti stessi sono una dimostrazione dell'interesse degli uomini delle caverne per attività che non fossero direttamente legate alla ricerca di cibo e alla sopravvivenza, ma che possiamo definire invece come svago. Dal 4000 A.C gli eventi sportivi maggiormente popolari nell'antica Cina sembra fossero quelli legati al mondo ginnico. Dalla ginnastica può essere facilmente fatto risalire sia lo sviluppo in Cina delle arti marziali (il più famoso stile, sicuramente il Kung-Fu del tempio Shaolin), sia la tradizione acrobatica degli artisti del circo tradizionale cinese. Dai geroglifici è stato possibile stabilire che già millenni prima dei greci, gli antichi egiziani avevano provveduto a stilare le regole di base per alcuni giochi sportivi a scopo essenzialmente ludico come il pugilato, la lotta e l'atletica, ad affidare il controllo della regolarità delle gare ad un arbitro neutro, a dotare i giocatori di uniformi, e ad ornare i vincitori assegnando loro collari di foggie particolari.

Ma l'evento degli eventi per antonomasia, i Giochi Olimpici furono ideati in Grecia nel 776 A.C. Si tenevano in onore di Zeus ogni quattro anni ad Olimpia, un piccolo villaggio del Peloponneso. Le Olimpiadi non erano solamente un avvenimento sportivo, ma erano la celebrazione dell'eccellenza individuale, della varietà culturale ed artistica dell'intera cultura greca e, soprattutto, erano l'occasione per onorare la massima divinità religiosa. Già ai tempi della fondazione di Roma venivano celebrate feste religiose all'interno delle quali erano previste gare sportive. Il termine ludi, che indicava generalmente le competizioni sportive, deriva probabilmente dall'etrusco, come gran parte dell'attività sportiva romana organizzata dai membri della classe sacerdotale ed alle gare partecipavano i giovani appartenenti alla nobiltà. La sacralità dell'evento sportivo, carattere comune all'attività dello sport in Grecia, a Roma venne però pian pian sostituito dall'aspetto spettacolare, dal desiderio di intrattenimento collettivo.

L'esasperazione della componente violenta della competizione nell'antica Roma è facilmente riscontrabile nel costante successo che riscontrarono tra la popolazione i combattimenti dei gladiatori, che vennero ben presto utilizzati come stabilizzatori sociali (panem et circenses) ed in questo senso va vista la costruzione in molte città dell'impero di grandi anfiteatri, come il Colosseo. Per non parlare poi delle sontuose feste, delle suggestive cerimonie, delle rappresentazioni teatrali e degli spettacolari tornei equestri medievali. Balli da favola e giochi popolari o nobiliari anche nel Rinascimento. Fino ai giorni nostri tutta la storia, insomma, è costellata da eventi culturali, sportivi, spettacolari, gastronomici o semplicemente ludici.

Gli eventi hanno accompagnato il cammino dell'uomo nella sua evoluzione sociale e civile.
Dallo svago/intrattenimento ( come – rumore/forma) alla comunicazione ( cosa – contenuto = lanciare messaggi, proporre idee).

Negli ultimi 50 anni è stata inarrestabile la progressiva affermazine dell'evento:
anni 60: accessorio utile per decorare una attività di comunicazione articolata in vari strumenti. Era la ciliegina sulla torta.
anni 70: mantenendo le stesse caratteristiche subisce solamente una diversificazione delle sue
tipologie = feste più colorate e utlizzo di opinin leader
anni 80: “pre-boom”! Perde la sua caratteristica di strumento di comunicazione e diventa momento
ludico fine a se stesso( espressione primaria dell'edonismo Reganiano)
anni 90: continua l'ascesa. Più contenuto che forma. Da semplice strumento all'interno di un piano di comunicazione a momento in cui la comunicazione è protagonista.
anni 2000: è vero bomm! Si afferma come nuovo media, ha una sua specifica dignità di vero protagonista del piano di comunicazione integrata grazie a FCE o a Communication by Event, e è elevato a strumento significativo nelle strategie di marketing. Le aziende, le marche ed i prodotti relazionano con i clienti/consumatori direttamente, faccia a faccia e one-to-each. Oggi è il prodotto che va al consumatore e non viceversa , come sino ad ieri.
Scenario attuale: siamo costantemente circondati dagli eventi(basta sfogliare un quotidiano per rendersene conto: eventi politici, culturali, artistici, sportivi, scientifici e tecnoligici, spettacolari, mondani, notturni, etc...). Il super affollamento di messaggi promo-pubblicitari ha reso i destinatari refrattari ad ogni tipo di messaggio
indesiderato ed invasivo. Ha , invece, favorito l'affermarsi dell'evento quale forma di comunicazione totale, duttile e malleabile, empatica, originale, interattiva e perciò stessa coinvolgente, interessante ed apprezzabile.

Un mercato di più di 6 miliardi di Euro l'anno con un numero incalcolabile di espressioni. Un dato per tutti: a Milano 9.500 convegni l'anno e più di 12.000 nella sola Roma. Provate ad aggiungere una Italia intera che realizza prime cinematografiche e teatrali, concerti di musica o road show, ed organizza sfilate di moda, inaugurazioni di boutique o di nuove società e inventa special party o presentazioni di prodotti, celebra anniversari, traguardi, vittorie. Ed ancora, difficile stimare quante conferenze stampa, convention aziendali, meeting, seminari, corsi formativi e motivazionali si tengano quotidianamente in tutta la penisola. La mente, comunque, corre anche verso il numero smisurato di eventi sportivi ritratto solo in parte ( senza tener conto di quelli dilettantistici)dai tre quotidiani nazionali sportivi.

Restando comunque solamente nel comparto degli eventi aziendali, che ci compete maggiormente in qualità di comunicatori o marketer, lo sviluppo è stato esponenziale.
Ciè è dovuto principalmente alle sue caratteristiche intrinseche e sostanzialmente alle sue molteplici finalità:
Trasferire valori, benefit e promesse – operare attività di PR con target di riferimento - creare contatto diretto con il pubblico favorendo le successive relazioni – concepire azioni di mktg interno od esterno – confezionare opportunità di intrattenimento ed ospitalità con clienti e consumatori – svolgere attività promozionale o di merchandising - comunicare in maniera più efficace (diretta ed interattiva ) con il target – differenziare i propri prodotti rispetto alla concorrenza - esprimere la mission e la vision aziendale – fidelizzare specifici target attraverso l'alta emozionalità e memorabilità – riunire in una unica occasione pubblici differenti per trasmettere messaggi mirati – lanciare nuovi prodotti – accrescere la visibilità di un marchio prodotto o aumentare la notorietà degli stessi – contattare nicchie e segmenti di mercato difficili da raggiungere altrimenti – acquisire lustro istituzionale – migliorare immagine di un prodotto con i valori espressi dall'evento.

Essendo una figura poliedrica, l'evento, è anche difficilmente classificabile nelle sue molteplici tipologie, se non considerando differenti aspetti:
In base alle finalità:
-Eventi di comunicazione o comunicazionali (conferenze stampa – conferenze - congressi - convegni- meeting - seminari- corsi- special party - sponsoring - company day, feste aziendali, presentazioni prodotti, anniversari e commemorazioni, tavole rotonde, simposi, workshop, chik off.
-Eventi di promozione o promozionali: fiere, visite aziendali, convention (incentivazione), feste aziendali, prime teatrali e cinematografiche, sfilate di moda, presentazioni prodotti, premi e riconoscimenti, inaugurazioni,
-Eventi di commercio o commerciali : rassegne spettacolo(musica, cinema , balletto), fiere ed esposizioni, mostre-mercato, manifestazioni di piazza, sagre di paese, mercatini vari(antiquariato), vernissage arte)

In base al target:
Eventi pubblici: sagre, manifestazioni, concorsi, rassegne, esibizioni, esposizioni
Eventi privati: matrimoni, cerimonie, compleanni
Eventi aziendali: (vedi sopra)

In base alla tematica:
Eventi politici, religiosi, sportivi, spettacolari, scientifici, artistici, culturali, mondani, sociali etc…

In base alla natura :
Eventi reali, virtuali, leggendari
Coca – cola = campagna pubblicitaria con Babbo Natale rosso per i sui colori , ordinariamente era verde
Pepsi –cola = girato spot alla caduta Muro Berlino
Vari Tour-Operator hanno sponsorizzato il passaggio della cometa di halley

In base alla sede:
Fissi o itineranti=tour promozionali e road show

Ed ancora si potrebbero classificare in base a origine(moderna o tradizionale), tipo di ingresso( libero, a inviti , a pagamento), cadenza ( unici, ciclici, periodici, permanenti), al bacino di interesse (locali, nazionali, mondiali)

E' proprio il caso di affermare:
Eventi, sempre eventi, fortissimamente eventi!
 
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