Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'accordo, annunciato una settimana fa, fra Nokia e Universal Music Group per rendere disponibile in modo gratuito il download di brani musicali (per 12 mesi) ai consumatori che acquisteranno selezionati modelli di cellulare del produttore finlandese "rischia" di cambiare drasticamente le dinamiche del mercato della musica digitale. Il perché è intuibile: un'offerta di musica illimitata contrapposta al classico modello del "pay-per-track" (e cioè del pagare per ogni traccia musicale scaricata) e con impegnati due colossi come Nokia e Universal, può avere un impatto sostanziale sull'evoluzione della domanda. E far cambiare in corsa le strategie di molti operatori dell'entertainment digitale.
Wells (Universal): la musica si paga con il dispositivo La sostanziale novità che porta in dote "Nokia Comes With Music", questo il nome dell'iniziativa, è quella di concedere agli utenti la possibilità di conservare per sempre i brani scaricati nel periodo di "promozione"; il che significa per certi versi tornare all'antico, ai tempi di Napster prima maniera, quando per molti "smanettoni" scattò la corsa al download non stop. Rob Wells, Senior Vice President per le attività digitali di Universal, ha invece precisato il senso dell'alleanza con Nokia anticipando ciò che succederà nell'immediato futuro. "Comes With Music – ha detto il manager in un'intervista all'agenzia Reuters - è un passo in avanti nella direzione in cui noi crediamo andrà il business nei prossimi due o tre anni. Ci stiamo muovendo verso un mondo di accessi "always on" e i consumatori avranno accesso a tutta la musica possibile pagando il prezzo del dispositivo, o quello del servizio o quella della connettività a banda larga". Basta quindi con il pagare à la carte la singola canzone o il singolo album: sui telefonini la musica si compra come "add on" di un pacchetto omnicomprensivo e d'ora in poi il binomio terminale-servizio (musicale) verrà inteso dai consumatori come un tutt'uno. Esattamente come i clienti di Apple vedono l'iPod e lo store on line iTunes. Oggi Nokia vende milioni e milioni di telefonini con avanzate capacità musicali ma solo una porzione limitata di utenti li utilizza per ascoltare canzoni scaricate legalmente sull'apparecchio tramite apposito servizio ed è questa, di fatto, la sostanziale inversione di tendenza che vuole imporre al mercato il colosso scandinavo, anche per ridimensionare sul nascere la popolarità dell'iPhone in Europa. In Universal, inoltre, si mostrano confidenti del fatto che i consumatori non "abuseranno del servizio. "Non credo – ha detto al proposito ancora Wells – che ogni utente di un nuovo cellulare Nokia scaricherà tutte le canzoni che potrà scaricare e utilizzerà il terminale per ascoltare qualsiasi tipo di musica". Regalare la musica digitale spingerà gli utenti a renderla un fenomeno realmente di massa? Molti analisti ne sembrano convinti sulla base di questa riflessione: per molti consumatori l'alternativa al comprare musica dai negozi musicali è quella di scaricarla fra tra reti libere illegali, dove le etichette discografiche non ottengono nulla. Ecco perché per le Universal della situazione è meglio scendere a certi compromessi (comunque remunerativi e nel caso dell'accordo con Nokia espresso sotto forma di forfait fisso più una percentuale sulle vendite dei cellulari che dispongono del servizio) piuttosto che rinunciare gioco forza a possibili guadagni. Ed ecco spiegato anche perché la stessa Universal ha annunciato proprio ieri un accordo con il sito di social networking Imeem per offrire a quest'ultimo la possibilità di accedere al catalogo della casa discografica per arricchire di brani musicali e video in formato digitale l'offerta di contenuti streaming rivolta ai membri della community.
Nokia chiama, Vodafone risponde Come reagiranno gli utenti mobili a tale sollecitazione nel breve termine è difficile da ipotizzare ma certo è che l'azione decisa da Nokia a braccetto con Universal - che da parte propria sta cercando (come tutte le altre grandi case discografiche del resto) una strada maestra per sopperire alle vendite in ribasso dei classci Cd – non solo mette nel mirino la supremazia di Apple nella musica digitale ma sferra anche un deciso assalto al movimento del peer-to-peer. Ed è altrettanto certo che la società finlandese è scesa in campo aprendo il primo negozio di brani musicali a fine agosto ed è convinta di aprirne altri nei mesi a venire per portare dalla sua parte i milioni di consumatori che oggi si servono dei suoi terminali. Sottraendoli ad Apple e facendo della musica sui cellulari il centro strategico dei propri interessi nell'ambito dei servizi Internet. Se Universal farà da pioniere della nuova frontiera musicale re per ciò che riguarda le major discografiche anche gli operatori di rete mobile vogliono lecitamente dire la propria. Vodafone, per esempio, ha scommesso in Inghilterra su un servizio illimitato di "mobile music" - MusicStation, che costa 52 euro al mese e permette di condividere i brani scaricati con altri utenti - sfruttando gli accordi con il provider britannico Omnifone. Forte degli accordi stipulati con le maggiori case discografiche mondiali e con alcune etichette indipendenti il sodalizio punta a rendere i suoi servizi accessibili a 100 milioni di consumatori nel mondo entro giugno 2008. La musica sui cellulari, del resto, è un boccone quanto mai appetibile e stando alla società di ricerche Understanding & Solutions rappresenta al momento circa il 13% del valore mondiale della vendita di musica registrata. Un mercato, in soldoni, che continuerà a crescere per arrivare nel 2011 a valere circa 11 miliardi di dollari a livello globale. Logico che faccia gola a tutti.
Gianni Rusconi su Il SOle 24Ore.com
Secondo la ricerca "Téléphonie et Services mobiles" di Mediametrie, la penetrazione del telefono cellulare in Francia ha raggiunto il 73% sull'universo della popolazione 11+ anni.
Parliamo di oltre 38 milioni di utenti; e la diffusione del telefonino continua a crescere, avendo fatto 2,3 milioni di new user nell'ultimo anno.
Oltre i due terzi degli utenti manda almeno un SMS al mese, e guardando i dati di uso su un arco di 30 giorni, in Settembre 2007 sono stati più di 15 milioni ad usare i servizi definiti di Internet Mobile - che però comprendono anche gli MMS.
Gli altri servizi rilevati comprendono Wap, I-Mode, Vodafone live, Orange World, e-mail mobile.
Sempre 15 milioni sono gli utenti che hanno già scaricato almeno una volta un contenuto sul loro cellulare; di questi 4,4 milioni nel corso degli ultimi mesi.
Ovviamente si tratta principalmente di loghi e suonerie, mentre il download di video non supera il 4% degli user, per un totale di 1,7 milioni di utenti. Si ripropongono quindi tutti i dubbi sul potenziale del video sul cellulare – o meglio di quali siano i modi giusti per usare questo mezzo, ma magari ne parliamo in un prossimo post.
Comunque la ricerca mostra che su una decina di emittenti TV disponibili in Francia per la fruizione mobile, nessuna riesce a passare il 5% di audience dei servizi mobili in termini di copertura del panel.
Sono 14,4 milioni coloro che hanno già consultato un sito / servizio di internet mobile, di cui 8,1 milioni a giugno 2007.
Interessantissimo scoprire che l’80% dei membri del panel monitorato si collega col cellulare a Internet Mobile… da casa. Il che fa riflettere sul valore del terminale mobile come estensione delle proprie capacità, di telecomando sul mondo…più che di accesso da dove non si ha Internet fisso. A fortiori se si considera che il secondo luogo da dove si usa di più Internet Mobile è il luogo di lavoro.
Quanto alla faccenda di cosa si consulti, emerge abbastanza chiaramente che i vincitori sono i servizi “pratici”: in primis il meteo, poi i servizi bancari, notizie e contenuti sportivi. In effetti, tra i primi 5 siti “mobili” più consultati troviamo Meteo France, Meteo Consult e Chaine Meteo…
Secondo quanto riportato da Marketing Week, la strategia di Apple per l'iPhone sarebbe stata messa in crisi dalle decisioni di alcuni governi europei.
In breve la faccenda e' la seguente: a Apple non interessa vendere il prodotto ma il pack prodotto/servizio.
Per cui come sappiamo, l'iPhone viene venduto bloccato, non si puo' metterci dentro la SIM dell'operatore che vogliamo noi.
Si deve comprare un piano tariffario apposta per l'iPhone (ovvero iPhone+ piano, non separabili) e Apple insomma becca i soldi ogni mese anche dall'operatore telefonico con cui, paese per paese, raggiunge accordi esclusivi...in sostanza spostando (come ne caso del Blackberry e a tendere di Nokia e Motorola) il potere e la generazione di revenue dall'operatore telefonico al produttore del device.
Overo non paghi l'operatore prendendo un telefonino qualsiasi per usare i servizi, ma scegli il telefonino, ne usi e paghi gli specifici servizi e by the way, paghi anche l'operatore, che e' meno importante del telefono...
Ora, in Germania Apple e' stata obbligata all'unlocking del proprio telefono, dopo l'azione di Vodafone che ha sostenuto che quel tipo di accordo con Deutsche Telekom violava la libera concorrenza.
In Francia il lancio e' stato rimandato per via dei limiti posti dalle leggi a protezione dei consumatori.
Se altre nazioni seguiranno questa strada e imporranno una "liberalizzazione" dell'iPhone, il modello di business studiato da Apple non funzionerebbe piu', costringendo l'azienda a ripensare profondamente le sue macrostrategie.
Di conseguenza Apple starebbe rallentando / insabbiando il lancio del prodotto in una serie di paesi in attesa di vederci piu' chiaro e di capire come ridefinire il proprio modello di business.
Si potrebbero dunque leggere in quest'ottica le voci che girano, che legherebbero il rallentamento dei lanci dell'iPhone a problemi di batteria.
Si dice infatti che (giustamente) per avere davvero successo nei paesei europei, il prodotto dovrebbe poter collegarsi ai network telefonici 3G, la larga banda mobile.
E che adesso l'iPhone non lo fa (vero) e che ci vorra' del tempo perche' si trovi la soluzione: la batteria dell'iPhone durerebbe infatti troppo poco nelle prime versioni 3G.
Potrebbe essere una buona scusa per salvare la faccia mentre si decide come riconfigurare il processo di generazione di montagne di bigliettoni da 50 euro...
Le vendite nei megastore delle principali catene hanno fatto registrare incrementi tra il 15 e il 20% e così a Natale tra i regali ha spopolato l'elettronica: dai sofisticati smartphone ai più modaioli iPod passando per navigatori satellitari, irrinunciabili consolle, ma anche notebook, tv Lcd, decoder digitali terrestri ed elettrodomestici bianchi, cioè frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie & co. E poi la novità dell'anno che sta andando a ruba: si chiama Nabaztag ed è un coniglietto wi-fi prodotto dall'azienda francese Violet che, collegato a internet, parla, lampeggia, muove le orecchie e, soprattutto, fornisce servizi di informazione e aggiornamenti in tempo reale di tutti i contenuti sul web (dalla Borsa alle previsioni del tempo), legge e trasmette messaggi e file mp3, obbedisce a comandi vocali e innumerevoli altri servizi.
«Sta letteralmente spopolando nei nostri negozi – fanno sapere da Media World – anche perché ci è arrivato in ritardo creando una forte attesa da parte dei clienti. Ma tra gli articoli che stanno andando a ruba quest'anno ci sono gli iPod e gli iPod Touch della Apple, gli oggetti del desiderio in assoluto». Per i regali natalizi Apple ha fatto la parte del leone, con vendite raddoppiate rispetto al natale scorso. In testa alla classifica dei più regalati ci sono anche i navigatori satellitari (+90% questo Natale rispetto all'anno scorso). La catena di elettronica Expert ha scelto i Tom Tom in abbinamento con telefonini o macchine fotografiche digitali per le sue offerte natalizie «visto l'interesse straordinario dimostrato dai clienti» spiegano dall'azienda.
Boom di vendite nei negozi specializzati anche per le consolle per i videogiochi e smartphone (+60%). «Quest'anno – commentano da Media World – la telefonia mobile di altissimo livello, come gli smartphone, è stata molto richiesta. Non si bada a spese per questo segmento. I clienti cercano il massimo delle prestazioni». Molto regalati anche i computer, soprattutto notebook piccoli e leggeri o di prezzo medio-basso (+30%) e Dvd, in particolare, i cofanetti con le serie televisive più popolari, da Dr. House a Csi. Tra le curiosità del Natale 2007 poi si registra un'impennata delle vendite di tv Lcd a grande schermo, decoder digitali terrestri (+55%) ed elettrodomestici bianchi (+69%). La spiegazione arriva da Media World: «Il 31 dicembre scadono gli eco-incentivi previsti dalla Finanziaria 2007 per il rinnovo di questi prodotti». E così i primi bilanci dello shopping natalizio hanno sostanzialmente ribaltato le previsioni negative della vigilia, formulate dalle associazioni dei negozianti e da società di ricerca internazionali; in controtendenza l'alimentare, che accusa ancora difficoltà.
Nel comparto dell'abbigliamento da segnalare l'effetto factory outlet. I grandi centri commerciali dei prodotti griffati a prezzi di saldo (un'indagine del Politecnico di Milano ne ha censiti 16 in attività e otto in apertura) sono stati affollatissimi in dicembre, grazie anche all'arrivo di moltissimi turisti esteri. «Nell'area di Roma – sottolineano alla McArthurGlen – sono stati registrati aumenti di afflusso tra il 40 e il 50% quest'anno. Nel centro di Serravalle, tra Lombardia, Piemonte e Liguria, i clienti hanno sfiorato quota 100mila alla settimana». Positive anche le stime sulle vie dello shopping sia a Roma che a Milano, mentre è a Napoli che il consuntivo è molto negativo (l'emergenza spazzatura ha depresso gli acquisti, -10%). Secondo i negozianti meneghini l'incremento globale dello shopping natalizio avrebbe raggiunto il 10%, e per il tessile-abbigliamento l'aumento sarebbero stato tra il 5 e il 7% con particolare riguardo per i "complementi" (sciarpe e cravatte) e per calzature e borse. Nel settore delle librerie si segnalano incrementi delle vendite nell'ordine del 5-10%, con l'interesse della clientela concentrato soprattutto sui tascabili. Per i profumi, una analisi di massima della Fenapro (l'associazione dei negozianti) ha rilevato incrementi intorno al 7% delle vendite, con un andamento particolarmente positivo per le confezioni da piccolo taglio. Primi bilanci molto soddisfacenti per la gioielleria, soprattutto per la fascia di lusso, e in particolare per gli orologi da uomo di segmento alto. Sempre più diffuso, infine, il dono equo-solidale.
Da Il Sole 24ORE.com
Per l’occasione è online una pagina dedicata al brand, con informazioni di prodotto e contenuti esclusivi. Collegandosi alla pagina co-brand http://m-ms.it.msn.com, Wink Tool creator permette di caricare la propria foto, sostituendola ai corpi dei 'testimonial' dello spot M&M’s, vederla in anteprima per controllare il risultato e poi caricarla istantaneamente su Windows Live Messenger, già pronta per essere utilizzata. Le possibilità sono virtualmente infinite e l’effetto virale è garantito. A supporto della campagna è previsto l’utilizzo di una serie di strumenti di advertising online che genereranno awareness grazie a Leaderboard, Text Link e una Dem: Mindshare ha pianificato l’esposizione di tali strumenti in maniera coerente con il target comunicativo del brand, facendo leva sulla carica di simpatia che i personaggi M&M’s hanno tra i teenager e giovani.
Via Pubblicità Italia
Che la pubblicità "User Generated" sia una moda in crescita, l'abbiamo gia' detto. Io continuo a pensare che si tratti piu' di una moda, di un pretesto che di un reale coinvolgimento della clientela nel marketing aziendale.
Il che non vuol dire che non ci si arrivera' - ma per ora siamo ad usare i soliti canoni del concorsino, immagino inventato sin dagli anni '30 o prima...
Nello specifico, P&G UK aveva lanciato l'usuale concorso per Pringle (quello snack che sembra una patatina ma che è composto da un miscuglio di ingredenti*...) negli UK.
L'idea era di far creare un nuovo jingle. Ma poi un tizo in Scozia si è fatto prendere la mano e ha fatto l'intero spot (3 giorni di lavoro e 600 dollari di investimento). E a quelli di P&G dev'essere piaciuto (lo spot? O l'idea di risparmiare soldi e fare uno spot che essendo user-generated poteva far piu' rumore di uno fatto dall'agenzia?).
Insomma, a Natale in prime time andrà in onda questo spot" fatto a mano". E gia' da un po' se ne sta parlando, con una copertura mediatica che vale dei bei soldi ma ottenuta con un investimento minimo.
Questo simpatico spot è gia' sin d'ora visibile sul sito di Pringle.
Non intendo pronunciarmi sul fatto che si tratti di un'opera d'arte, di un prodotto di comunicazione che abbia un qualche senso o una bieca operazione di PR / Publicity sfruttando il lavoro dello scozzese (che si e' beccato un bel 2.000 sterline di ricompensa, un centesimo* di quello che si sarebbe beccata un agenzia+casa di produzione per fare uno spot "serio"...) ----------- * cito dal sito di Pringles: "Dehydrated potatoes, vegetable oil, vegetable fat, corn flour, wheat starch, maltodextrin, emulsifier: E 471, salt, rice flour, dextrose"
** per modo di dire. Certo che normalmente (per una grande azienda) e' durissima fare un bello spot con meno di...mah, diciamo 75.000 euro? considerando il fee dell'agenzia piu' quello della casa di produzione, piu' i costi vivi...
Negli ultimi mesi il concetto di Web 2.0 è diventato ormai noto anche ai non addetti al settore e viene usato, più o meno a sproposito, dai media quasi tutti i giorni.
Questa evoluzione tecnologica e sociale del web, reso più accessibile e facile da usare a tutti gli utenti, ne ha causato anche un aumento della sua complessità, già latente, per chi ne fa un uso professionale.
Infatti si stanno facendo sempre più largo le attività e i contenuti generati dagli utenti e il mezzo, già di suo interattivo, vede sfumare sempre di più la differenza tra editore professionale e semplice appassionato, con tutti i pro e i contro del caso.
Per questo recentemente mentre leggevo il libro “Viaggio nella complessità” di De Toni e Comello, ho provato ad applicare alle nuove tendenze di Internet i 7 principi della complessità ed ho visto che questi ultimi possono descrivere molto bene il fenomeno del web 2.0.
Si tratta, a mio avviso, di un esercizio interessante perché evidenzia come il web si sia evoluto verso un sempre maggiore grado di complessità, in linea con la società, l’economia e la scienza moderna.
Vediamo dunque il parallelo con i diversi principi.
1) Auto-organizzazione: il principio postula la comparsa spontanea di ordine in sistemi con un’organizzazione chiusa ma aperti comunque verso l’esterno.
L’esempio classico è uno stormo di uccelli che vola in formazione, sul web invece possiamo applicare il principio ai motori di ricerca “umani” come Wikipedia o Yahoo Answer dove gli utenti, all’interno di un sito chiuso, sulla base di semplici regole si danno un’organizzazione che crea qualcosa di molto articolato sebbene di fatto spontaneo.
2) Orlo del caos: tutti i sistemi viventi evolvono quando si trovano in uno stato di confine tra il caos e l’ordine, troppo caos provoca la disintegrazione, troppo ordine la fossilizzazione.
Per il web 2.0 il ragionamento non può essere diverso: se un sito o una tecnologia non consente nessuna variazione e sperimentazione agli utenti presto muore, così come un sistema senza nessun tipo di regola è destinato a disintegrarsi.
Per questo ad esempio esistono le API o i codici sorgenti dell’open source, che consentono di spingersi sempre più avanti ma che sono gestiti da gruppi più o meno ampi quando devono essere messe a disposizione di tutti in modo da applicare solo quelle novità che portano un reale beneficio e da indirizzare il lavoro verso le soluzioni davvero utili.
3) Principio ologrammatico: il tutto è in una parte, la parte è nel tutto. Ciò è quanto mai vero nei social network e nei siti che consentono di condividere informazioni o file, dove il contributo individuale (ad es. una voce in Wikipedia) acquista piena importanza solo all’interno della community e dove allo stesso tempo il sito contenitore ha senso e funziona solo grazie a tutte le piccole parti che lo compongono e che appaiono all’esterno come un insieme unico.
4) Impossibilità della previsione: sembra anche qui chiaro che in un contesto dove sono gli utenti a creare la maggior parte dei contenuti e del valore aggiunto è di fatto impossibile prevedere tutti gli usi del servizio che si va erogando.
Per fare un esempio concreto, nel progettare un social network si possono prevedere una serie di funzioni ma poi bisogna essere pronti a capire e gestire tutti gli usi imprevisti dello strumento che gli utenti adottano e che possono diventare poi la killer application dell’intero sistema, imprevedibile finché le persone non iniziano a interagire fra loro.
5) Potere delle connessioni: il tutto è maggiore della somma delle sue parti. Nel Web 2.0 questo è particolarmente vero dato che le relazioni e gli interscambi che le persone attuano fra loro portano ad un risultato finale superiore ad un’addizione dei singoli contributi.
Una cosa vera per tutte le relazioni ma che sul web, grazie all’enorme bacino disponibile e all’aiuto della tecnologia, porta ad un’accelerazione notevole del fenomeno.
6) Causalità circolare: nei sistemi complessi la causa genera l’effetto che retroagisce di nuovo sulla causa in modo circolare.
Per quanto riguarda il web possiamo individuare questa situazione in qualsiasi nuovo servizio a carattere relazionale dove la tecnologia genera degli usi sociale del mezzo comportando delle modifiche della tecnologia che di nuovo agiscono sui modi d’uso in processo circolare.
7) Apprendimento try&learn: in un contesto complesso l’unico modo di apprendere è quello che procede per tentativi. In un mondo dinamico come quello dell’online moderno gli stessi professionisti del settore si trovano continuamente davanti a sfide e comportamenti che impongono un modo di procedere fatto di prove, che in combinazione con gli altri principi portano alla continua e veloce evoluzione di Internet.
Questa, in estrema sintesi, può essere la lettura del nuovo web 2.0 alla luce della teoria della complessità, il discorso naturalmente potrebbe essere approfondito moltissimo ma questo vuole essere solo un breve spunto di riflessione.
A mio modo di vedere in ogni caso questa modalità sociale, interconnessa ed emergente di vivere Internet valorizza ancora un volta la complessità del reale, confermandoci che le leggi deterministiche, pur nel loro valore, non sono sufficienti a spiegare compiutamente tutti i fenomeni.
In più tutto ciò è l’ennesima conferma del fatto che sono le relazioni a creare e far evolvere la società umana, i mass media classici, dove lo spazio di relazione e interazione era minimo, non possono minimamente competere in velocità con un mezzo dove l’innovazione avviene dal basso attraverso milioni di piccoli contributi.
Social networking, riscoperta dei contenuti, aggregatori: vediamo insieme cosa ci proporrà la rete di particolarmente interessante nel 2008.
Nel mondo Facebook. Forse l'esempio più in auge di social network. In breve, è un sito che consente di mantenere i contatti con la propria rete di amicizie. In realtà, Facebook più che un sito monolitico è un insieme di funzionalità, fornite anche da società terze parti, con una struttura modulare. Ciascun utente ha una propria pagina, ove può aggiungere delle applicazioni: dalle lavagne multimediali per scambiare film e immagini con i propri amici, ai giochino, alle sfide. Bello, ma richiede un certo tempo e una certa dedizione.
LinkedIn. Ancora un sito di social networking, ma questa volta più finalizzato al business. Per mantenere i contatti con ex colleghi, compagni di studi e, in genere, persone che conosciamo e che ci interessano da un punto di vista professionale. Molto utile se lo visitiamo con regolarità, teniamo aggiornata la nostra pagina personale con il curriculum e, ovviamente, se lavoriamo in un ambito dove Internet è diffuso ed utilizzato.
Slashdot. Non certo nuovissimo, ma ancora valido, è un sito con una struttura simile a quella dei blog, contenente notizie aggiornate sul mondo dei media, dell'information technology e dell'open source, attento anche a tematiche scientifiche, di privacy e di curiosità hi-tech. E' il capostipite di molti siti simili, che hanno cercato di imitarlo e di scalzarlo, senza riuscirci, anche grazie alla grandissima rete di utenti "attivi" e di informatori, costantemente impegnati a setacciare la Rete a caccia di notizie.
Techcrunch. E' un blog di informazione sul web 2.0, aggiornato, informato e giustamente scettico su un fenomeno a volte sopravvalutato. Ottima risorsa per scoprire cosa si muove di nuovo sulla Rete, soprattutto nell'ambito del social networking e degli "user generated contents" (contenuti generati dagli utenti).
Siti di condivisione video. Tutto iniziò con YouTube, ora non c'è grande portale che non abbia il suo sito con migliaia di video degli utenti. Probabilmente, anche qui il 2008 annovererà le prime vittime: resteranno i contenitori più grandi (sicuramente, oltre a YouTube, quello di Microsoft), mentre gli altri vivacchieranno o moriranno.
Siti di condivisione foto. In questo segmento il dominatore quasi incontrastato è Flickr. Nel 2008 vedremo se altri concorrenti (Fotki?) avranno la possibilità di contrastare il dominio del colosso dell'image sharing, che fa parte di Yahoo.
In Italia Blogbabel Italia. Aggregatore di blog. La sua parte più interessante è questa, con la classifica costantemente aggiornata dei blog nostrani che vanno per la maggiore. Oltre ad essere oggettivamente utile per sapere chi sale, chi scende, chi nasce e chi muore nella blogosfera, diventa uno strumento quasi indispensabile se si frequentano quelle comunità un po' ristrette e un po' snob che parlano 20 ore al giorno di Web 2.0. Pronostichiamo che nel 2008 un'occhiata a Blogbabel la daranno anche i frequentatori dei salotti: «Sai cara, ho visto su Blogbabel che nell'ultima settimana è nato un blog troooooppo informato sulla vita sessuale dei canguri, ed è gia 459esimo nella classifica generale!»
Beppegrillo.it. Il blog del comico-polemista genovese (oltre ad essere di gran lunga quello più visto nella blogosfera italiana) nel corso del 2007 è assurto spesso agli onori della cronaca, e i post del brizzolato Beppe sono stati spesso ripresi dalle agenzie di stampa e dai giornali, senza contare il fenomeno del Vaff. Day. Che ci combinerà nel 2008 Grillo?
di Franco Sarcina su Il Sole 24ORE.com
Capita che L'Oreal apra dei negozi per sole 5 settimane in zone di villeggiatura alla moda. Che un punto vendita di Target apra per un mese e mezzo nel Rockfeller Center per poi chiudere e rispuntare su un battello nel bel mezzo del fiume Hudson (a NY). O ancora che Nike apra dei negozi in giro per Tokio che durino solo un paio di mesi.
Stiamo parlando dei temporary shop ovvero "negozi temporanei", che occupano per un periodo di tempo predeterminato e limitato (si va da qualche mese a pochi giorni) uno spazio in zone altamente rappresentative. L'obiettivo dichiarato è quello di creare "l'evento" e di giocare sulla curiosità indotta dalla limitatezza. Lo spazio, naturalmente, riveste un ruolo fondamentale nel successo del negozio a tempo, deve essere altamente caratteristico, perché rappresenta il packaging e lo stesso negozio è il prodotto. Così i temporary shop vengono aperti in gallerie d'arte, spazi abbandonati, in centri commerciali fortemente caratterizzati. Dopo la prima esperienza italiana del gruppo L'Oreal, arriva il negozio di Lancôme, che resta aperto per 2 settimane nel febbraio 2005 nell'esclusivissima via Sant'Andrea a Milano. A seguire questa iniziativa di marketing non convenzionale fu Levi's che dal 31 dicembre 2005, per pochi giorni e soprattutto all'improvviso, in corso Vittorio Emanuele, a Milano, dedica 250 mq all'innovativo Store. Una distribuzione di questo tipo consente al tempo stesso di testare i nuovi concept di prodotto e di trasmettere esperienze emozionali legate al brand. Una sequenza di iniziative ibride, un cocktail di eventi, promozioni e servizi offerti gratuitamente ai visitatori con conseguenze strepitose in termini di marketing convenzionale (prova prodotto, prenotazione e vendita). L’esperienza più significativa in questo ambito è sicuramente lo Store di Nivea aperto il 13 aprile e chiuso il 13 maggio 2007 con risultati eccellenti in termini di fatturato e visibilità.
Tra le più recenti esperienze va menzionata la Fuel For Life Factory lanciata da Diesel a ridosso delle feste natalizie, in cui, grazie alle 150.000 combinazioni disponibili, si aveva la possibilità di creare un vero e proprio pezzo unico, un’esemplare esclusivo e anche un’idea originale per i regali. Quale occasione migliore per entrare nella Diesel Community? La Fuel For Life Factory è una esperienza di customizzazione a 360°: si parte scegliendo il colore del pouch in pelle per decidere poi qual è il logo preferito, senza lasciare al caso nessun dettaglio.
Naturalmente ai temporary shop cominciano ad aggiungersi anche le sottocategorizzazioni: i pop-up shop. Quelli aperti all'improvviso senza annunciare nulla a nessuno e che contano solo sul tam tam sotterraneo opportunamente innescato.
Via BIweb.it
Nel sesto bimestre 2007 la radio sfonda quota 39 milioni nel giorno medio e cresce dell’1,8% rispetto al quinto bimestre. Radio Uno Rai guida con 7,2 milioni la classifica generale, migliora molto Isoradio (+10,5%), ma tra i dati più ‘sensibili’ c’è quello di DeeJay (+8,6%) che risorpassa Rtl 102,5 e, a quota 5,8 milioni, riconquista la testa tra le commerciali. Radio 24 (+9,8%) sfonda il muro dei due milioni, mentre Kiss Kiss (+7,8%) quello dei due e mezzo. Bene le altre radio Manzoni (Capital +4%, m2o +4,8%), appare in lieve crescita Radio Due (+1,1%) mentre sono stabili R101 e Rismi. Se risultano in lieve flessione (-1,9%) Radio 3 e Rete105, calano più sensibilmente RMC (-6%) e Rds (-5,8%).
Rtl 102,5 (-2,2%) perde la leadership nel giorno medio ma mantiene quella nei sette giorni superando i 15 milioni e precedendo, in questa graduatoria, Dee Jay e Radio Uno Rai. Il sesto ciclo 2007 di Audiradio chiude il primo anno di rilevazioni effettuate con il nuovo metodo dei sei cicli confrontati secchi uno sull’altro, senza le vecchie medie mobili, più stabili. Ecco i commenti di alcuni editori radiofonici sui propri risultati. Da Rtl 102.5 fanno notare come l’emittente superi, per la prima volta, i 15 milioni di ascoltatori nei 7 giorni (+3,2% sul quinto bimestre), mantenendo il primato in questa classifica (dove però Radio Deejay, seconda, si avvicina). Nel giorno medio, però, Rtl cala del 2,2%, tornando nuovamente terza sotto Radio Deejay. Radio Kiss Kiss, che cresce nel giorno medio arrivando a 2,5 milioni (+7,8%) sottolinea però anche la crescita del 19,9% registrata confrontando il secondo bimestre 2007 (dato risultante dalla media degli ultmi tre bimestri) con l’omologo periodo dell’anno precedente. Mette in evidenza la crescita del 17,1% fra il secondo semestre 2007 e lo stesso semestre del 2006 anche Mario Volanti, presidente di Radio Italia, che nel giorno medio è restata stabile (-0,1%) guadagnando però una posizione per il calo di R105. “E’ sempre più vicino il traguardo dei 4 milioni”, aggiunge Volanti. Massimo Soleri, direttore commerciale di Radio e Reti, concessionaria sia di Kiss Kiss che di Radio Italia, dichiara: “Ottima e costante per tutto l’anno la crescita per le nostre reti nazionali, Radio Italia solomusicaitaliana e Radio Kiss Kiss, e clamoroso risultato di Radio Subasio: una grande radio areale che supera Rmc e Radio 24, tallonando da vicino Radio 101”.
Radio 24 festeggia invece il suo record storico dei due milioni di ascoltatori (+9,8%), che le permette di posizionarsi al decimo posto nella classifica. Rds invece perde il 5,8%, pur restando al quarto posto in classifica. Il suo presidente Eduardo Montefusco preferisce però parlare da presidente dell’associazione di editori radiofonici Rna: “Il 40% dei 39 milioni di ascoltatori è saldamente in mano alle prime tre radio commerciali del nostro Paese. La leadership nelle rilevazioni, invece, rimarrà almeno per qualche tempo ancora una sorta di scommessa da giocarsi ad ogni bimestre a seconda anche degli investimenti effettuati sul brand”. Infine Carlo Mandelli, ad di Monradio Mondadori, si dichiara soddisfatto dei risultati di R101, ormai stabile sui 2 milioni di ascoltatori. “Abbiamo registrato la miglior crescita, +40%, fra il 2006 e il 2007”.
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