Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
In una recente ricerca effettuata dalla rivista Psychology of Women Quarterly, il professore universitario Peter Glick ha studiato come viene considerata una donna manager molto attenta ad apparire “provocante” sul posto di lavoro. Risultato dello studio? Almeno negli States, la tipologia di donna appena descritta dovrà impegnarsi a migliorare una reputazione che sembra compromessa fin dall’inizio, infondendo ai colleghi poche sensazioni positive riguardo competenza, serietà ed intelligenza. Culturalmente sembrano pregiudizi più vicini al nostro modo di pensare ma evidentemente è proprio la mente umana che tende a giudicare negativamente chi si perde in eccessive attenzioni sull’estetica, creando un sorta di relazione inversamente proporzionale tra questa ricerca di apparire sexy e serietà, tra ciò che è apparenza e ciò che invece è essenza. Filosofia a parte, questo esperimento sembra aver studiato alcuni casi reali ed un’altra sorprendente conclusione è stata che mentre una donna manager particolarmente sexy potrebbe incontrare i suddetti problemi, lo stesso discorso non vale per un altro tipo di lavoratrici, le segretarie.Per loro la psiche umana( o solo quella maschile?) è più tollerante e concede loro piena libertà nella scelta del look senza che da esso ne scaturiscano differenti considerazioni personali.
Pubblico questo articolo apparso sul blog di Roberto Venturini. Mi sembra sia un tema di grande attualità, che stimola numerosi confronti tra appassionati di marketing e media.
Nuove tecnologie in arrivo e c’è qualcuno che ci crede davvero. Ma i consumatori adotteranno la TV sul cellulare? E chi ci metterà i soldi per farla?Ad essere sarcastico, c'è da domandarsi se domani qualcuno userà ancora il cellulare per parlare. Ovvero se il traffico voce sarà ancora la colonna portante del business degli operatori di telefonia mobile.E' peraltro chiaro che il mondo della telefonia cellulare sembra essere alla vigilia di un periodo di nuova, forte innovazione.La lezione degli SMS è ben presente nella mente delle compagnie telefoniche; nati come puro strumento di servizio per gli operatori, sono esplosi nelle mani degli utenti, arrivando a rappresentare una percentuale molto importante delle revenue. Ed il boom di fatturati creato da servizi come loghi e suonerie ha reso manifesto quanto l'utente telefonico sia disposto ad investire sul proprio cellulare.Di cosa si vivrà, domani?La voce rischia dunque un giorno di trasformarsi in una commodity, soggetta a forti dinamiche di concorrenza sui prezzi - ed è tutto da capire cosa potrà comportare la diffusione della telefonia VoIP anche su questa piattaforma.Logico quindi che si stia guardando con attenzione a tutti quei servizi che possano essere fatturati al cliente e che, essendo meno "basici", presentino opportunità tariffarie migliori. Di qui MMS, contenuti premium, videotelefonia, e, prossimamente sui nostri (piccoli) schermi, la televisione.Se oggi già sono disponibili serial televisivi (“Mobisodes”) appositamente riprodotti per il cellulare (di cui ho già scritto in passato), l’obiettivo di fondo è convertire il cellulare in un vero e proprio ricevitore televisivo. Di passare dai contenuti da scaricare o da vedere in streaming all’utilizzo “in diretta”. In parole povere, rielaborare sia il telefono che l'infrastruttura di telecomunicazione per rendere il cellulare capace di fare, ad occhio e croce, quello che un qualsiasi televisorino portatile (disponibile sul mercato da anni) sa già fare benissimo e a costo di connessione pari a zero.Si metterà la mano al portafoglio?Se dunque mi viene proposto di pagare per un servizio che potrei avere gratis, il business non andrà molto lontano - motivo per il quale occorre trovare una differenziazione che permetta di far pagare per questo contenuto. Questa necessità potrà dunque costringere a ripensare non solo terminali e network telefonici, ma anche il sistema radiotelevisivo. Potenzialmente affiancando, alle numerose piattaforme televisive esistenti, nuovi "canali" fruibili (solo?) attraverso il telefono.Balza immediatamente alla mente l'immagine di 50 milioni di Italiani che si guardano le partire di calcio mondiali sul cellulare, in ufficio, facendo finta di essere impegnati in una cruciale videotelefonata di lavoro. E sorge spontanea la domanda: ma lo useranno negli altri 3 anni, 11 mesi e rotti, quando il mondiale non c’è? E se l’Italia, il cielo non voglia, non si qualificasse ai Mondiali, che speranza di vita avrebbe questo modello di business tele-telefonico?Un modello meno complesso è invece quello adottato, e con successo, in Corea, dove milioni di utenti già hanno l'accesso alla TV satellitare via telefono. In questo caso il modello sarebbe più semplice: pagare per pagare, si può anche spendere per vedere i programmi sul telefono, quando il megaschermo LCD del salotto non è a portata di telecomando. Sempre che la popolazione si sia già massicciamente adattata a sborsare per la TV “normale”…Non è insomma assolutamente chiaro se il consumer sarà disposto a dare soldi in cambio di questi servizi. E ancora meno quale possa essere (a breve e a lungo termine) il modello di pricing corretto.Dagli Stati Uniti arrivano ricerche che dimostrerebbero una sostanziale resistenza o disinteresse dei potenziali utenti verso questo tipo di servizio a pagamento. Servizio che, va detto, potrebbe incontrare però un interesse del tutto diverso in un paese tanto più cellulardipendente come il nostro. E’ lecito poi riflettere sul fatto che questo tipo di servizi rischiano di non essere facili da testare significativamente attraverso ricerche sui consumatori e che l’effetto imitativo (ce l’hanno tutti, lo fanno tutti, ergo devo farlo anch’io) potrebbe introdurre un fattore moda impossibile da prevedere a priori – fattore che spesso ha giocato un ruolo importante nel mondo della telefonia mobile.C’è spazio per la pubblicità?Ancora meno chiaro è il ruolo che la pubblicità potrebbe avere su questa nuova forma di diffusione televisiva. Sono quasi certo che sarebbe impossibile l'introduzione dei nostri tradizionali spot, sia per le limitazioni del terminale, sia perchè, in un contesto pay per view, l'intrusione della pubblicità potrebbe causare reazioni molto negative da parte del pubblico e potrebbe arrivare addirittura a mettere in pericolo il successo stesso di questa forma di comunicazione. E poi, diciamocelo, che fine farebbe la magia della prima presentazione dello spot al cliente, da parte dell’agenzia, se invece di uno schermo da 50 pollici la facessimo su uno schermo da 5’?Con ciò non voglio ipotizzare che advertising e television-telefono non possano convivere; ad esempio con modelli legati a promozioni fidelizzanti in cui l'accesso gratuito a specifici programmi sia offerto ai clienti che abbiano completato un certo numero di acquisti, o mettendo in palio periodi di connessione attraverso concorsi a premio (per intenderci, in maniera analoga a quanto ha fatto, sul fronte della musica digitale, Pepsi Cola in partnership con iTunes di Apple).Un problema di bandaE' comunque chiaro che la tecnologia odierna non sarebbe assolutamente adatta ad un’introduzione seria della televisione sul cellulare. I terminali attuali, per dirne una, esaurirebbero la batteria in meno di un’ora di microgodimento televisivo.Quel che è peggio è che la banda usata per guardare la TV sarebbe concorrente con quella usata per la voce. Gli analisti sostengono che, in caso di successo del consumo di televisione sul cellulare, potremmo finire per non riuscire più ad usarlo per parlare. Costringendo gli operatori ad upgrade costosi o addirittura impossibili.Si richiedono quindi tecnologie e soprattutto concetti nuovi. Sta, infatti, proprio ora emergendo un concetto radicalmente innovatore: niente video on-demand, niente streaming, ti guardi quello che emette la stazione quando lo emette – esattamente quello che faccio a casa con il mio sano, tradizionalissimo tubo catodico. O con il mio televisorino a pile. Che però fa molto meno trendy di un telefono che fa ti fa vedere la CNN.Più che un passo in avanti, due in indietro (o forse in ogni caso in avanti, se il telefono lo guardiamo passeggiando).La solita guerra degli standard?Già si sono formate cordate che propongono potenziali standard concorrenti, focalizzati sull'offrirci a breve l’accesso a 10 o 15 canali televisivi su misura.Forse è presto per dirlo, ma è probabile che la sigla DVB-H possa presto diventarci familiare, come sinonimo di uno standard su cui stanno lavorando Nokia, Texas Instruments, altri produttori di microelettronica, operatori del mondo delle teletrasmissioni ed altri partner di peso. Anche se non si può escludere che a spuntarla possa essere lo standard concorrente Flo o lo standard proprietario che si stanno sviluppando in casa i giapponesi.Tutta gente in ogni modo dalle casseforti molto ben guarnite, se si pensa che per mettere in piedi negli USA un network operativo in grado di trasmettere la TV sui cellulari si dovrebbero investire tra i 4 e i 10 miliardi di dollari.I primi trial televisivi veri dovrebbero iniziare nel 2006 / 2007, quindi da aspettare non ci sarà molto - anche se poi la strada dal trial al successo potrebbe essere lunga e lenta. O il consumatore potrebbe ancora una volta sorprenderci ed adottare massicciamente, immediatamente la novità.Un bel pasticcio per quelli che devono pianificare il business ma, come dicono quelli della TV, è il bello della diretta…
Roberto Venturini
Di Matteo B. (del 13/12/2005 @ 14:57:11, in Media, linkato 2059 volte)
Il nuovo servizio Alert Service di Yahoo!, prossimamente integrerà gli RSS negli alert disponibili via email, messanger e sms. Soprattutto la prossima integrazione con gli sms, per ora programmata solo in America, rappresenta un ottimo strumento di marketing e comunicazione, che rivela grosse potenzialità.
I sempre più diffusi feed (strumenti che offrono la possibilità di essere notificati quando un sito o un blog viene aggiornato), grazie all’Alert Services potranno quindi adesso essere accessibili via sms, consentendo di avvisare su novità o aggiornamenti un potenziale bacino di utenza composto da oltre 200 milioni di consumatori americani in possesso di un cellulare.
Questi aggiornamenti potranno riguardare non solo la pubblicazione di articolo di interesse del destinatario, ma anche informazioni commerciali specifiche selezionate in base alle sue esigenze, raggiungendolo ovunque si trovi 24 ore al giorno 7 giorni su 7 alla settimana.
Ma questo scenario potrebbe rivelarsi di grande interesse anche per i responsabili comunicazione di molte aziende, che si troverebbero in condizione di recapitare istantaneamente messaggi su nuovi prodotti o servizi ma anche informazioni finanziarie per gli investitori, o qualsiasi altro tipo di contenuto.
Buongiorno Vitaminic, operatore specializzato nell’email e mobile marketing, ha lanciato per ora solo in Inghilterra un talk show dedicato al calcio e ideato per essere visualizzato e fruito sugli schermi dei cellulari 3G di ultima generazione.
Il programma si chiama Soccer Addicts, è trasmesso ogni lunedì per una durata complessiva di 4 minuti, e presenta come novità quella di avvalersi di immagini e commenti inviate direttamente dai tifosi. Ispirandosi alla struttura di un talk show consentirà agli utenti di inviare un video di commento che sarà poi trasmesso insieme a quello di commentatori sportivi professionisti. I video saranno poi accessibili per tutta la settimana anche dal portale degli operatori telefonici coinvolti.
Lo scopo è quello di creare una community calcistica, promuovendo allo stesso tempo l’utilizzo, tuttora limitato, dei servizi 3G. Buongiorno dispone infatti di un nutrito catalogo servizi per cellulari, che nelle intenzioni degli ideatori del programma riceveranno un impulso positivo dall’abbinamento con uno sport così seguito.
Se l’esperimento darà i risultati sperati il format del programma sarà poi esportato anche negli altri Paesi europei, sfruttando sia la popolarità dello sport che l’interesse crescente per la TV via cellulare.
Una prima occhiata al sito della trasmissione lascia insoddisfatti: la qualità dei video giurati è ovviamente scadente (nonostante quello che ci raccontano i produttori di telefonini non sono videocamere in miniatura) e i commenti non sono più interessanti di quelli che si possono sentire al bar dopo una domenica calcistica.
Il concept è invece innovativo, e potrebbe essere il preludio di una nuova forma di talk show (quando la tecnologia sarà più avanzata) dove gli spettatori non saranno più passivamente davanti allo schermo ma potranno contribuire in maniera determinante allo svolgersi della trasmissione, creando delle vaste community di appassionati che potrebbero essere il target ideale di molte aziende disposte ad utilizzare canali di comunicazione e marketing alternativi.
Prosegue la serie di matrimoni tra network televisivi e siti internet, a testimonianza del forte interesse dei produttori di contenuti per questo nuovo canale distributivo.Così, mentre la ABC stringe accordi di partnership con iTunes per la distribuzione di alcune serie di successo anche la CBS apre le porte a nuove alleanze con Yahoo!.Il portale distribuirà in streaming due episodi delle famose serie "Two and a Half Men" e "How I Met Your Mother", che saranno offerti gratuitamente attraverso la Yahoo!TV, la sezione dedicata agli spettacoli televisivi che già ospita contenuti forniti da VH1 e ABC.
Via Blogs4Biz
Molte compagnie telefoniche puntano in maniera crescente a differenziare le fonti di reddito, affiancando ai tradizionali ricavi derivanti dal traffico vocale nuovi prodotti e servizi.
Se loghi e suonerie in questo settore fanno la parte del leone cominciano ad affacciarsi sul mercato anche altre iniziative, legate all’affermarsi della telefonia di terza generazione.
Vodafone Group, la più grande compagnia di telefonia mobile al mondo in termini di fatturato, ha annunciato ieri un accordo con Sony NetServices per il lancio di un nuovo servizio di canali radio personalizzati, che potranno essere ascoltati tramite in streaming tramite i nuovi telefoni 3G.
I due metteranno a disposizione degli appassionati centinaia di migliaia di brani, provenienti sia da major che da etichette indipendenti, offrendo quindi una vasta possibilità di scelta.
Uno degli aspetti più interessanti dell’iniziativa, denominata Vodafone My Radio, è la personalizzazione che dovrebbe essere possibile: per ogni brano che si ascolta potrà essere associato un indice di gradimento tramite la semplice pressione di un tasto. Le preferenze dell’utente saranno memorizzate ed elaborate in base ad aspetti quali l’armonia e il genere, consentendo quindi di proporre in maniera proattiva canali radio che trasmettono musica con caratteristiche simili ai pezzi che l’utente ha dimostrato di gradire.
Oltre ai programmi personalizzati sarà possibile ascoltare canali predefiniti in base al genere ma anche collezioni di brani musicali appositamente realizzate e aggiornate con le ultime hit del momento.
Tutti i brani potranno ovviamente essere acquistati oltre che via telefono anche tramite PC, con la possibilità anche in questo caso di memorizzare le preferenze dell’utente.
Il binomio telefonia e musica, secondo solo a quello che vede internet del ruolo di co-protagonista, sembra quindi assumere una rilevanza sempre maggiore. Se da un lato 3 punta in maniera decisa al download di singoli brani ma anche di interi album e compilation anche il mondo della radio è in fermento, ed è ipotizzabile che questa convergenza debba ulteriormente rafforzarsi nel prossimo futuro.
L'erotismo da sempre desta molto interesse in un’ampia fascia della popolazione, al punto da far ritenere ad alcuni che il boom dell’home video prima e di internet poi siano in buona parte dovuti, almeno nelle fasi iniziali di affermazione, all’ampia disponibilità di contenuti a luci rosse.Il binomio sesso-cellulari, tema che appassiona numerosi utenti ma anche e soprattutto fornitori di contenuti e compagnie telefoniche, è diventato di stretta attualità ultimamente come conseguenza del crescente interesse verso la produzione e la distribuzione di contenuti per la telefonia mobile.In questi giorni si è appena concluso a Miami il congresso "Contenuti per adulti della telefonia mobile", al quale hanno partecipato le principali compagnie telefoniche europee e americane, molto interessate ad un settore che le stime ipotizzano potrebbe valere ben 2 miliardi di dollari su base globale nel 2009.Dai lavori sono emerse sostanziali differenze tra l’atteggiamento americano, più prudente nel proporre questo tipo di contenuti per motivi di regolamentazione all’accesso e quello europeo, decisamente più spregiudicato, visto che in Europa già lo scorso anno sono stati messi a disposizione contenuti hard per oltre 10 milioni di Euro.Le riserve americane derivano principalmente dalla difficoltà di applicare filtri adeguati per evitare che questi servizi siano utilizzati da minorenni, accompagnate dal timore di reazioni negative da parte delle aree più conservatrici dell’opinione pubblica.Questo orientamento è però messo a dura prova dalle previsioni tutte al rialzo per il settore, che in America nel 2005 è stato stimato valere 30 milioni di dollari. I manager di Waat Media, azienda californiana di intrattenimento, sono convinti che opportunamente promossi questi servizi potrebbero valere oltre 500 milioni di dollari l’anno, a patto di riuscire ad utilizzare una tecnologia adeguata per regolamentarne l’accesso.La situazione europea, come accennato precedentemente, è profondamente diversa, al punti che Tina Southall, manager della Vodafone, ha illustrato come i contenuti hard sul cellulare siano una importante fonte di reddito dell’azienda, al punto da avere un’importanza strategica nell’offerta di servizi per i prossimi anni.Stiamo quindi per assistere quindi al boom del settore? I tassi di diffusione dei cellulari sono tali, specie in Europa, da spiegare l’interesse generale per la fornitura di questi contenuti. Se loghi, giochi e suonerie non bastano più ad assicurare volumi di traffico soddisfacenti un po’ di eros sicuramente darà il suo contributo al fatturato, in attesa dell’arrivo della mobile tv.
Mytech riporta la notizia di un regista sudafricano che ha girato un film utilizzando come unico strumento di ripresa un telefono cellulare, anzi otto. Chi ci legge da un po’ si ricorderà forse che anche Nokia, con l’iniziativa Play the Lab, aveva tentato una strada simile per promuovere il nuovo N90.A dispetto della trama poco impegnata bisogna riconoscere al regista Aryan Kaganof un certo fiuto almeno per il marketing, visto che grazie a questa idea è riuscito non solo a stare in un budget bassissimo, ma anche a procurarsi un bel po’ di pubblicità a costo zero.JOHANNESBURG (Reuters) - Otto telefoni cellulari, 160.000 dollari ed una buona idea: potrebbe essere questo il futuro del cinema? Il regista sudafricano Aryan Kaganof la pensa così e per dimostrarlo ha fatto SMS Sugar Man, il primo film al mondo girato interamente su telefoni cellulari. SMS Sugar Man è stato girato su otto telefonini in 11 giorni con tre protagonisti principali per meno di 164.100 dollari. Il film sarà poi trasmesso ai cellulari in tre episodi da 30 minuti nel corso di un mese. Kaganof ha detto che il film, che racconta di un pappone e di due prostitute di alto bordo in crociera a Johannesburg alla vigilia di Natale, è la prova di un nuovo e democratico approccio ai film, che taglia i costi sia per chi fa che per chi vede le pellicole. "Penso che il cinema in Sud Africa non sia il mezzo appropriato a rappresentare chi siamo...è soprattutto un fenomeno bianco. Poi sono rimasto impressionato dal fatto che il mezzo che gli africani amano più di ogni altro è il cellulare", ha detto a Reuters. Kaganof -- che ironicamente ha acquistato il suo primo cellulare l'anno scorso per girare il lungometraggio -- ha respinto le preoccupazioni per la qualità ed ha detto che le riprese sono apparse "favolose" nel riversamento allo standard cinematografico della pellicola a 35mm. SMS Sugar Man -- che dovrebbe debuttare a maggio -- è costato solo una frazione dei 6 milioni di rand che di norma vengono spesi per un film locale a basso budget. Per paragone, un film di Hollywood costa in media tra i 40-50 milioni di dollari e spesso supera i 100 milioni. "Volevamo fare un film decisamente a basso budget per dimostrare che tutti possono farlo", ha detto il produttore Michelle Wheatley. "Ci sono molte persone in Africa che vogliono fare film e non se lo possono permettere".
Sky Italia dal 1° febbraio ha lanciato una nuova offerta, ideata specificatamente per il mondo del business. Sky Ufficio è la prima serie di canali tematici all news che si propone come strumento di informazione per tutti quei settori all’interno dei quali la possibilità di ricevere in tempo reale notizie e informazioni mirate è fondamentale per lo svolgimento dell’attività.Composta da 12 reti, di cui due interattive, consente di avere una panoramica sempre aggiornata di quanto succede nel mondo, avvalendosi dei contributi di canali come Sky Tg24, Sky Meteo24, Sky News, Fox News Channel, Bloomberg Television e Cnbc Europe. Questi canali tematici, da tempo utilizzati nei paesi anglosassoni, rappresentano invece una novità in Italia, dove solo recentemente molte aziende hanno cominciato a manifestare interesse per i servizi al news.Il pricing, anche grazie alla fase di lancio, è molto aggressivo: un singolo ufficio che voglia utilizzare il servizio scegliendo almeno 9 pacchetti spende 14 Euro al mese, mentre l’estensione da 10 a 99 prevede un costo aggiuntivo di 12 Euro. Anche la possibilità di allargare l’accesso alle informazioni a 100 e più uffici è decisamente economica, con un’ulteriore spesa di 10 Euro, mentre i decoder necessari per la ricezione sono offerti in comodato d’uso gratuito.Mentre prosegue inesorabile la sfida tra i vari operatori per l’affermazione della TV digitale Sky, impegnata su più fronti, ha individuato un nuovo e interessante segmento di mercato, al quale proporre servizi informativi di carattere professionale. L’offerta è decisamente competitiva, ma è prevedibile a breve una contromossa dei competitor, interessati a non farsi sfuggire un settore che, se opportunamente seguito, potrebbe rivelarsi ricco di nuovi e interessanti sviluppi.
Fondamentalmente con giornalismo sociale o di servizio s'intende tutto quel settore dell'informazione che si occupa delle problematiche sociali denunciando al contempo disservizi e abusi, un campo che spazia dalle dipendenze da droghe alla disabilità, dall'emarginazione ai grandi problemi socioeconomici dei paesi in via di sviluppo passando per tutte le iniziative di volontariato e del mondo del “no-profit” e delle ONG.Il raggio d'azione, qui delineato in modo assolutamente incompleto, è dunque vasto e diversificato ma incontra problemi e opportunità comuni.
Questo tipo di giornalismo vive sulla rete una particolare vivacità, sia grazie a operatori professionisti sia tramite una molteplicità di altri soggetti di varia estrazione e collocazione.Alla figura tradizionale del giornalista professionista, infatti, si affiancano quella del bloggers, quella del volontario di vario orientamento e formazione, quella dell'utente che si attiva dando luogo ad un'interazione dialogica con il media e tante altre ancora.
Sicuramente nel momento in cui si viene a parlare dei professionisti del giornalismo sociale in rete non si può prescindere da quella che è la principale e più innovativa realtà italiana: l'agenzia Redattore Sociale.Si tratta di un'agenzia di stampa quotidiana nata tre anni fa e dedicata al disagio e all'impegno sociale in Italia e nel mondo, nata dalle sollecitazioni delle centinaia di giornalisti che dal 1994 partecipano a Capodarco al seminario di formazione "a partire dai temi del disagio e delle marginalità". L'agenzia dunque integra attualità e documentazione, notizie e banche dati, dando la possibilità di seguire gli avvenimenti del giorno e nel contempo di svolgere ricerche. È consultabile in abbonamento all'indirizzo internet http://www.redattoresociale.it/, la scelta di essere solo sul web deriva da motivi di costo ma anche da alcuni vantaggi del mezzo, come l'ipertestualità che consente di collegare alle notizie diversi tipi d'approfondimenti o anche solo altre news presenti sul tema, favorendo quel lavoro d'indagine giornalistica che troppo spesso è omesso per scarsità di tempo.
Esistono poi molte altre realtà professionali che si dedicano ai temi del sociale, tra queste possono citare:
Aggiornamenti sociali - Mensile di ricerca sociale, d'ispirazione cristiana.
Carta - Settimanale dei cantieri sociali
Città Nuova - Quindicinale del Movimento dei Focolari
Fuoriluogo, mensile di Forum Droghe (esce come supplemento del Manifesto)
Il Giornale di San Patrignano - Mensile della Comunità di recupero per tossicodipendenti di San Patrignano (Rimini)
Italia Caritas - Mensile della Caritas Italiana
Narcomafie - (Legalità, diritti, cittadinanza) Mensile del "Gruppo Abele"
Rivista del volontariato - Mensile della Fondazione Italiana per il Volontariato
Vita - Non profit magazine settimanale
Social News - Giornale d'informazione sociale dell'Associazione @auxilia
Piazza Grande - Giornale di Strada di Bologna
Terre di Mezzo - Giornale di Strada di Milano
Socialinfo – Orientarsi nel mondo del sociale
Nel panorama giornalistico sociale on line s'inseriscono poi a pieno titolo anche bollettini di enti pubblici e organi ufficiali d'informazione di movimenti ed associazioni. In Rete infine trovano spazio piccoli siti di denuncia d'abusi o disservizi, sulla scia di Striscia la notizia o di Mi manda Raitre, gestiti da giornalisti indipendenti e che diventano autentici amplificatori di problemi che poi possono essere ripresi da realtà più grandi.
Tuttavia per apprezzare a pieno le potenzialità di Internet applicate al composito mondo dell'informazione sociale e di servizio bisogna spostarsi nell'ambito degli operatori non professionisti e per capire molto della loro logica si può citare l'home page di Indymedia, network di media collegato al “popolo di Seattle”. Il sito infatti consiglia ‘'Don't hate the media – Become the media'': non odiare i media, diventa tu stesso media.
Internet dunque permette di saltare la tradizionale mediazione degli organi di stampa (e dei relativi siti) e così piccole realtà si affacciano su scenari internazionali enormi in modo autonomo creando fittissimi network. Oltre al superamento del problema dei costi e dell'annullamento del nodo della distribuzione un altro vantaggio delle rete si lega all'innovazione tecnologica, che permette di affrontare la rete senza dover conoscere neppure un “tag” html, tutti possono aprire un blog (grazie a Splinder o Wikipedia) e pubblicare notizie.
Per tutti questi motivi dunque la grande rete ormai è sicuramente il canale numero uno per tutti coloro che si occupano di giornalismo sociale e di denuncia. Una voce che è sempre più difficile non ascoltare.
Per saperne di più Penne digitali. Dalle agenzie ai weblog: fare informazione nell'era di Internet, Centro di Documentazione Giornalistica, 2005.
Gianluigi Zarantonello
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