Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
22 minuti al giorno su Youtube a guardare cosa? Video musicali, trailer di film in uscita nelle sale cinematografiche e informazioni sui videogiochi. Sono i contenuti più amati dagli utenti di Youtube secondo una ricerca realizzata da ComScore. Contenuti leggeri, che relegano fuori dal podio temi come la politica e le news.
Nessuno come Vevo Il primato assoluto spetta a Vevo (59,7 milioni di utenti unici al mese), iniziativa Web avviata poco più di due anni fa da tre delle principali case discografiche a livello mondiale (Sony, Universal e Abu Dhabi Media Company) che propone video musicali e backstage degli stessi, esibizioni dal vivo e interviste alle star musicali. Un boom di accessi è stato registrato lo scorso 23 marzo, quando Vevo ha proposto in esclusiva un concerto dei Duran Duran, con la regia di David Lynch. La piazza d'onore spetta alla Warner Music (31,2 milioni di utenti unici), mentre sul gradino basso del podio si piazza un nome poco noto ai più, Machinima (16,9 milioni al mese). Un neologismo generato dalla crasi tra i termini "machine" e "animation", che ha aperto una nuova epoca nel mondo dei cortometraggi, puntando a realizzare film attraverso attori virtuali e motori grafici di videogame e simulatori. Così il rendering può avvenire utilizzando un semplice pc al posto del ben più complesso motore 3D.
I contenuti più amati prendono forma Al quarto posto si piazza Demand Media (15,2 milioni di utenti unici), vero fenomeno Internet, il cui segreto del successo è tutto nel motto: "Publishing What the World Wants to Know & Share" (come a dire che trasforma i desiderata degli utenti in contenuti). In sostanza, la piattaforma si avvale di un algoritmo che identifica gli argomenti con un maggiore potenziale pubblicitario basandosi sui dati delle ricerche effettuate su Google. Quindi propone queste informazioni a una platea di migliaia di free-lance, che producono articoli e video in quantità industriale, che vengono poi distribuiti sulle pagine dei siti che utilizzano il software. Una capacità di immedesimazione con i gusti dei navigatori che è valso alla società un boom di richieste in sede di Ipo (avvenuta a gennaio), tanto da schizzare subito del 34% superando la capitalizzazione del New York Times.
La top five è completata dal creatore di contenuti multimediali Maker Studios (11,45 milioni di utenti unici mensili). Una realtà che è nata (e vive) su Youtube aggregando alcuni tra i migliori talenti emersi proprio sul sito di file sharing.
Dalle tv Web alle news, ma i numeri restano piccoli Seguono due network con un palinsesto di programmi pensati appositamente per il Web - Revision3 (7,6 milioni di utenti al mese) e Clevvertz (7,3 milioni) -, l'agenzia di stampa Associated Press (6,6 milioni), Ign con le ultime novità dai videogiochi (5,8), con Newxt New Networks (4,7) a chiudere la top ten con le sue news a getto continuo. Infine una conclusione si ricava chiaramente dalla ricerca: gli utenti Internet passano mediamente 22 minuti e mezzo sui primi venti canali della classifica stilata da ComScore. Un dato che cresce di anno in anno, ma resta comunque molto lontano dall'audience della tv tradizionale.
di Luigi dell'Olio su IlSole24ORE.com
Il commercio online o, meglio, le piattaforme per gli acquisti in offerta, sembrano patire il caldo estivo. Primo segnale d’allarme è la chiusura, a soli quattro mesi dall’esordio ufficiale, di Facebook Deals. Il servizio, che permetteva ai negozi presenti in rete di proporre offerte speciali agli iscritti al sito, non ha sfondato nel difficile mercato dell’e-commerce, nonostante un’utenza potenziale di 700 milioni di persone.
“Abbiamo imparato molto da questa sperimentazione e continueremo a cercare il sistema migliore per offrire un buon servizio agli imprenditori locali”, hanno dichiarato i responsabili di Facebook, che dovranno comunque tener conto di questo pesante passo falso per prossimi investimenti in materia.
Il (temporaneo?) fallimento del network diretto da Mark Zuckerberg dovrebbe favorire Groupon, già leader mondiale tra i siti per offerte commerciali. La compagnia americana, però, non riesce ancora a realizzare utili. Nel primo semestre dell’anno, nonostante i 600 milioni di dollari d’introiti, la società ha registrato un rosso di circa 100 milioni. La tanto attesa quotazione in borsa potrebbe aiutare a Groupon, che ha in pratica inventato un nuovo modello di business online, a uscire dalle sabbie mobili. Dovrà però fare attenzione alla concorrenza di LivingSocial, che in estate ha incrementato il proprio traffico web del 27% e ora vuole rimpolpare in maniera altrettanto cospicua il proprio giro d’affari.
Via Quo Media
L’internet italiana prosegue nella sua crescita. Anche un mese estivo come luglio mantiene la doppia cifra con il 10% di crescita e 26,2 milioni di utenti che si sono collegati alla rete almeno una volta tramite computer. Questi sono i dati emersi dalle rilevazioni di Audiweb per il mese di luglio. Cresce del 12,8% anche l’audience nel giorno medio, con 12,2 milioni di utenti attivi che hanno trascorso online in media 1 ora e 13 minuti al giorno, consultando 128 pagine per persona.
Per quanto riguarda più in dettaglio il profilo degli utenti attivi nel mese di luglio, risultano online nel giorno medio il 24,8% degli uomini e il 19,7% delle donne, più di 5 milioni. In particolare i giovani tra i 25 e i 34 anni, il 32,4% della popolazione, seguita dai 35-54enni: il 31,4% della popolazione che è anche quella più rappresentata online con il 47,3% degli utenti attivi nel giorno medio.
Il 31,5% della popolazione online nel giorno medio proviene dall’area Sud e Isole, 3,8 milioni di utenti attivi, il 30% dal Nord-Ovest, il 17,8% dal Centro e il 15,7% dall’area Nord-Est.
Via Quo Media
Frenata del mercato pubblicitario italiano nella prima parte dell'anno. Secondo i dati diffusi da Nielsen sugli investimenti pubblicitari, rispetto al 2010 il volume d'affari è sceso del 4,2%, con un valore complessivo di poco superiore ai 4,5 miliardi di euro. Se il recente passato non è stato roseo per l'advertising, il futuro potrebbe riservare ancora incertezze.
Gli analisti di Nielsen infatti prevedono che "la revisione al ribasso dell'Ocse e del Fondo Monetario Internazionale delle stime di crescita del Pil, freneranno molto probabilmente anche la ripresa del mercato pubblicitario auspicata per la seconda parte dell'anno".
Guardando le stime per i singoli mezzi, la televisione, considerando anche i marchi Sky e Fox e le tv digitali, ha chiuso i primi sei mesi in calo del 4,7%. Il confronto giugno su giugno è favorevole al 2010 anche considerato che l'anno scorso si sono disputati i Mondiali di Calcio, da sempre veicolo importante per la pubblicità televisiva.
Per quanto riguarda gli altri media, gli investimenti su internet hanno superato i 300 milioni di euro, continuando a crescere in doppia cifra (+14,1%) rispetto al 2010. Ma giugno resta anche per il web un mese scuro: il +4,7% rispetto allo stesso mese del 2010 è una delle crescite più basse degli ultimi anni.
E' poi continuato la sofferenza per la carta stampata. In particolare la free press ha registrato un autentico crollo: -49,9%. I quotidiani hanno seguito sostanzialmente il trend del mercato e hanno perso il 5,1%, mentre i periodici hanno limitato i danni con un -1,5%.
Via Quo Media
Più di mezzo secolo di tubo catodico e poi in 10 anni plasma, Lcd e Led. In meno di cinque, televisori Hd ready poi Full Hd e dall'anno scorso 3D come se piovesse. Una accelerazione tecnologica, un'invasione di sigle e promesse che può stordire, anzi che ha stordito. In primis i consumatori che ancora oggi non hanno capito bene la differenza tra Hd e Full Hd e prima di indossare occhialini per il 3D vogliono quantomeno sapere cosa potranno apprezzare in tre dimensioni.
Poi i produttori di contenuti a cui viene chiesto di investire in attrezzatura per la stereoscopia e competenze senza la garanzia di sicuri canali di sbocco. In passato, funzionava così: prima arrivavano il nuovo hardware, i televisori con le novità tecnologiche (ad esempio i primi tv a colori o gli schermi per l'alta definizione), il battesimo veniva affidato al grande evento (Mondiali oppure Olimpiadi) e a seguire sarebbero arrivati film, trasmissioni e giochi a premi. Nel caso del 3D i tempi sono stati troppo stretti e la crisi dei consumi mai come quest'anno si è fatta sentire. Secondo Gfk, in Europa le vendite sono calate nei primi sei mesi dell'anno del 14 per cento. A fine anno la flessione potrebbe peggiorare, anche perché il 2010 è stato un anno fuori dall'ordinario.
Senza Mondiali di calcio, incentivi e contenuti in 3D di livello, sarà impossibile bissare i risultati dell'anno scorso. Eppure, i produttori dicono di crederci. Secondo Francesco Leveque, marketing manager Tv di Samsung Electronics Italia, «il 3D, si sta allargando anche a videoproiettori, fotocamere, videocamere e non risulta più cosa "strana" agli occhi dei consumatori. Molti anzi si aspettano questa funzionalità in prodotti ad alto contenuto tecnologico». Ottimista anche il numero uno di Lg: «La carenza di contenuti 3D ha influito negativamente nella vendita di tv, ma le nostre previsioni sulle vendite di tv 3D confermano questa tendenza, con un incremento medio annuo del 52% fino al 2015».
Oggi però il 3D, per quanto in crescita, in Italia rappresenta il 4% delle vendite (il 10% in valore). Una nicchia, quindi. Migliori le prospettive per il nuovo mantra santificato all'Ifa di Berlino come e quanto il 3D: la smart tv, cioè internet dentro i televisori. L'idea è di portare sullo schermo casalingo quell'internet che da alcuni anni toglie minuti alla tv generalista. Da qui, l'intuizione di portare YouTube, Facebook, Twitter, app store e contenuti on demand. Ma anche in questo caso i contenuti anche se non sembra sono da inventare. Ad esempio è tutta da dimostrare l'appeal di una condivisione familiare dei social network. Aprire Facebook in salotto davanti a mamma e papà potrebbe creare qualche imbarazzo.
Così come non è affatto detto che YouTube abbia tempi e ritmi per un consumo pubblico. Su internet siamo multitasking e poco avvezzi ai compromessi. Diverso il discorso per le applicazioni che hanno contribuito al successo di smartphone e tablet. Qui c'è un tema di interfaccia che ancora deve essere affrontato. Parte del successo delle app è legato alla fruizione tattile. Interagire con il telecomando non è immaginabile. Esistono penne e funzioni touch, qualche produttore spinge per tastiere wireless, Lg ha inventato un dispositivo (Magic motion) simile al controller della Wii che trasmette i movimenti sul video. Ma probabilmente anche per le app serviranno contenuti nuovi e adatti alla tv.
E sopratutto uno standard comune. Sharp, Lg, Philips e Loewe sono d'accordo per sviluppare insieme una piattaforma. Samsung che è il leader di mercato corre da sola con oltre un migliaio di app. Il rischio è l'ennesima guerra di standard che terrà inchiodati questa volta solo gli sviluppatori di software.
di Luca Tremolada su IlSole24ORE.com
Fino a ieri c’era il cellulare, buono solo per telefonare, mandare messaggi e – tutt’al più – scattare foto. Poi venne lo smartphone e l’utente medio capì che poteva chiedere molto, molto di più al suo prezioso alleato digitale.
Già, ma quanto di più? Forse un po’ troppo. Una ricerca condotta da Compuware, società che si occupa di soluzioni It aziendali, rivela che le aspettative degli utenti rispetto alla nuova generazione di dispositivi mobili sono forse superiori alle reali opportunità.
Lo studio, intitolato What Users Want from Mobile, ovvero Cosa vogliono gli utenti dalla mobilità, mette in luce un dato su tutti: l’esperienza Web in mobilità non è ancora paragonabile a quella offerta sul PC.
È soprattutto sul piano prestazionale che gli utenti si dichiarano poco soddisfatti: quasi la metà degli intervistati (il 46%) rivela infatti di accedere molto più lentamente al Web dai propri telefonini.
Una vera delusione, considerato che chi si avvicina al mondo dei cellulari di nuova generazione lo fa con ben altre speranze: quasi il 60% degli utenti dichiara di aspettarsi di accedere a un sito dal proprio dispositivo mobile in tre secondi o meno e il 74% di essi sono disposti ad aspettare 5 secondi (o meno) per l’apertura di una pagina web, prima di abbandonare il sito.
Non va meglio sul versante delle applicazioni: il 50% di chi le usa è disposto ad attendere solo 5 secondi prima di mollare il colpo.
La colpa, se di colpa si può parlare, non è ovviamente solo dei dispositivi in quanto tali, ma di tutto l’ecosistema della mobilità che comprende al suo interno le reti e le strategie aziendali. Su quest’ultimo fronte, in particolare, c’è in molti casi una scarsa consapevolezza dei rischi cui vanno incontro le società che trascurano la loro “vetrina mobile”.
Gli utenti, sottolinea la ricerca, non sono disposti ad accedere per due volte consecutive a un sito (il 78%) o a un’applicazione (ben l’80%) che non funzionino al primo colpo sul proprio smartphone; in quel caso, un terzo di loro andrà sul sito di un concorrente.
di Roberto Catania su Panorama.it
II dato si riferisce a uno studio condotto su scala internazionale che non ha contemplato l'esperienza dei consumatori italiani ma è comunque un interessante parametro per capire come, in linea generale, stanno cambiando le abitudini degli utenti per ciò che concerne l'intrattenimento con il "piccolo" schermo. Ebbene se l'80% del campione di 400 milioni di persone consultate dal "TV & Video Consumer Trend Report 2011" elaborato dal ConsumerLab di Ericsson continua a fruire della televisione tradizionale più di una volta a settimana, oltre il 44% ha dichiarato di guardare con la stessa frequenza programmi televisivi on demand, direttamente sul Web.
L'assunto di come la fruizione di contenuti televisivi sia oggetto di una trasformazione non ipotizzabile fino a un decennio fa arriva da Anders Erlandsson, Senior Advisor del centro di ricerca della società svedese: "i consumatori accedono sempre più spesso sia all'offerta tradizionale che a quella proposta via Internet on demand. La Rete non ha avuto quindi un impatto negativo sulla Tv e il video come invece è accaduto per la carta stampata, ma ha semplicemente dato la possibilità di accedere a contenuti televisivi attraverso modalità nuove". Il Web, in altre parole non ha ucciso la Tv ma ne sta condizionando il ruolo di strumento di entertainment, soprattutto per quelle classi di utenza (i giovanissimi per esempio) che hanno un rapporto molto stretto con Internet.
Non a caso, dice ancora lo studio Ericsson, l'utilizzo dei social media sta influenzando il modo in cui i consumatori guardano la televisione e nello specifico supera il 40% la percentuale di intervistati che ha affermato di consultare Facebook, Twitter e simili durante la fruizione di programmi Tv attraverso smartphone e tablet. E non sono pochi coloro che durante la visione inviano Sms o pubblicano post e commenti in Rete aventi per oggetto reality show o eventi sportivi. L'intrattenimento televisivo assume quindi forme diverse e complementari fra loro, spinge in direzione di una qualità visiva superiore - aspettativa che, a detta dello studio, risulta più importante della disponibilità del 3D e dell'accesso alle applicazioni - e soprattutto di una maggiore capacità di interazione fra l'utente e il dispositivo.
Il desiderio di personalizzare il proprio palinsesto, argomento sul quale spingono molto tanto i broadcaster quanto i produttori di televisori dotati di piattaforme "smart tv, si conferma essere in crescita in considerazione del fatto che i consumatori hanno mostrato una maggiore propensione rispetto al passato a pagare per contenuti inediti, come per esempio, la possibilità di accedere attraverso la Tv ai film in prima visione presenti ancora nelle sale cinematografiche.
L'idea di vivere l'esperienza del cinema a casa sembra essere in definitiva più radicata, e la prevista diffusione delle Tv 3D dentro le case non farà altro che accelerare questa tendenza. Certo ci saranno sempre differenze di abitudini da Paese a Paese. Oggi, tanto per fare un esempio, il tempo speso dagli utenti per fruire di contenuti televisivi e video in genere supera le 25 ore settimanali ma solo il 28% dei programmi visti è on demand; in Spagna, per contro, i contenuti on-demand rappresentano il 44% del totale dei programmi fruiti.
di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com
Da qualche settimana è disponibile The Sim Social, versione Facebook del ben noto videogioco The Sims. EA Games, gli stessi produttori del gioco originale hanno pensato di realizzare la versione social del gioco, permettendo ai giocatori di interagire con i contatti di Facebook per creare interazioni sociali decisamente avvincenti.
Stando ai dati di ieri diffusi da AppData, The Sim Social è il secondo gioco per numero di giocatori su Facebook, con 9,3 milioni di utenti. Davanti in classifica ha City Ville di Zynga, che abitualmente ha 14 milioni di giocatori, mentre ha superato Farm Ville. The Sim Social rimane il gioco con la più alta crescita di giocatori nell’ultima settimana, e secondo molti a breve avverrà il sorpasso in vetta alla classifica.
Via Quo Media
Nel mese di giugno gli utenti di internet hanno visto su Facebook mille miliardi di pagine. Diventa una cifra difficile da immaginare: per esempio, avrebbero impiegato 16 miliardi di minuti se avessero dedicato soltanto un secondo per visualizzare ogni pagina. È l'equivalente della visione di circa 133 milioni di film da due ore nell'arco di un mese. E supera di dieci volte la cineteca online di YouTube dove sono accessibili video di musica, film e spettacoli televisivi. A rilevarlo è stato il network AdPlanner di Google attraverso i suoi strumenti per la gestione di campagne promozionali.
Ma tra i primi dieci in lista emergono altre piattaforme dove l'interazione tra le persone alimenta la condivisione di filmati, immagini, testi, idee. È quinta l'enciclopedia Wikipedia costruita a partire dalla collaborazione tra gli utenti che nella "top ten" risalta come l'unica a non essere associata con strumenti per generare ricavi economici, ad esempio la pubblicità: viene finanziata attraverso donazioni e supportata da volontari.
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di Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com
Burberry si associa con Twitter per creare la prima sfilata Tweetwalk mai realizzata, dove verrà presentata in anteprima la collezione Primavera/Estate 2012 con immagini dal backstage in diretta da Hyde Park a Londra. Ogni look sarà condiviso prima che le modelle salgano in passerella, consentendo ai follower di vedere i momenti della collezione prima di chiunque altro.
“Siamo emozionati per la creazione della prima sfilata Tweetwalk mai realizzata in partnership con Twitter” ha commentato Christopher Bailey, chief creative officer di Burberry. “Twitter è istantaneo, e a me piace l'idea che si possa trasmettere una sfilata in streaming in molti modi diversi”. Le immagini potranno essere visualizzate completamente utilizzando la nuova funzionalità media gallery photo di Twitter.
Via Quo Media
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