Più di mezzo secolo di tubo catodico e poi in 10 anni plasma, Lcd e Led. In meno di cinque, televisori Hd ready poi Full Hd e dall'anno scorso 3D come se piovesse. Una accelerazione tecnologica, un'invasione di sigle e promesse che può stordire, anzi che ha stordito. In primis i consumatori che ancora oggi non hanno capito bene la differenza tra Hd e Full Hd e prima di indossare occhialini per il 3D vogliono quantomeno sapere cosa potranno apprezzare in tre dimensioni.
Poi i produttori di contenuti a cui viene chiesto di investire in attrezzatura per la stereoscopia e competenze senza la garanzia di sicuri canali di sbocco. In passato, funzionava così: prima arrivavano il nuovo hardware, i televisori con le novità tecnologiche (ad esempio i primi tv a colori o gli schermi per l'alta definizione), il battesimo veniva affidato al grande evento (Mondiali oppure Olimpiadi) e a seguire sarebbero arrivati film, trasmissioni e giochi a premi. Nel caso del 3D i tempi sono stati troppo stretti e la crisi dei consumi mai come quest'anno si è fatta sentire. Secondo Gfk, in Europa le vendite sono calate nei primi sei mesi dell'anno del 14 per cento. A fine anno la flessione potrebbe peggiorare, anche perché il 2010 è stato un anno fuori dall'ordinario.
Senza Mondiali di calcio, incentivi e contenuti in 3D di livello, sarà impossibile bissare i risultati dell'anno scorso. Eppure, i produttori dicono di crederci. Secondo Francesco Leveque, marketing manager Tv di Samsung Electronics Italia, «il 3D, si sta allargando anche a videoproiettori, fotocamere, videocamere e non risulta più cosa "strana" agli occhi dei consumatori. Molti anzi si aspettano questa funzionalità in prodotti ad alto contenuto tecnologico». Ottimista anche il numero uno di Lg: «La carenza di contenuti 3D ha influito negativamente nella vendita di tv, ma le nostre previsioni sulle vendite di tv 3D confermano questa tendenza, con un incremento medio annuo del 52% fino al 2015».
Oggi però il 3D, per quanto in crescita, in Italia rappresenta il 4% delle vendite (il 10% in valore). Una nicchia, quindi. Migliori le prospettive per il nuovo mantra santificato all'Ifa di Berlino come e quanto il 3D: la smart tv, cioè internet dentro i televisori. L'idea è di portare sullo schermo casalingo quell'internet che da alcuni anni toglie minuti alla tv generalista. Da qui, l'intuizione di portare YouTube, Facebook, Twitter, app store e contenuti on demand. Ma anche in questo caso i contenuti anche se non sembra sono da inventare. Ad esempio è tutta da dimostrare l'appeal di una condivisione familiare dei social network. Aprire Facebook in salotto davanti a mamma e papà potrebbe creare qualche imbarazzo.
Così come non è affatto detto che YouTube abbia tempi e ritmi per un consumo pubblico. Su internet siamo multitasking e poco avvezzi ai compromessi. Diverso il discorso per le applicazioni che hanno contribuito al successo di smartphone e tablet. Qui c'è un tema di interfaccia che ancora deve essere affrontato. Parte del successo delle app è legato alla fruizione tattile. Interagire con il telecomando non è immaginabile. Esistono penne e funzioni touch, qualche produttore spinge per tastiere wireless, Lg ha inventato un dispositivo (Magic motion) simile al controller della Wii che trasmette i movimenti sul video. Ma probabilmente anche per le app serviranno contenuti nuovi e adatti alla tv.
E sopratutto uno standard comune. Sharp, Lg, Philips e Loewe sono d'accordo per sviluppare insieme una piattaforma. Samsung che è il leader di mercato corre da sola con oltre un migliaio di app. Il rischio è l'ennesima guerra di standard che terrà inchiodati questa volta solo gli sviluppatori di software.
di Luca Tremolada su IlSole24ORE.com