Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Nel mondo è in corso una rivoluzione pacifica trainata dalle economie a più rapido sviluppo. Le barriere al commercio globale non sono mai state così basse e la comunicazione così semplice, un fenomeno che sta portando con sé riforme politiche, trasparenza culturale, progresso sociale, oltre a un'ondata di creazione di ricchezza. Cosa sta trainando questo progresso? L'internet, naturalmente. Ma se scaviamo sotto l'apparenza vediamo che è anche attribuibile a un massiccio spostamento verso la libertà tecnologica, soprattutto per quanto riguarda i mercati emergenti. La parola "free" ha diversi significati. Nell'ambito della tecnologia rappresenta una filosofia che respinge i vincoli proprietari, di solito esportati dai colossi dei Paesi sviluppati. Il "free" comprende la collaborazione, l'apertura e gli standard, questi ultimi senza royalty o rischi di dispute sui brevetti. Una volta dominate dai superfanatici e dagli idealisti, queste comunità tecnologiche libere e aperte hanno preso piede ovunque e oggi finiscono per avere un impatto diretto sulle tecnologie utilizzate per scrivere e archiviare leggi e regolamenti, per filmare e distribuire notizie e spettacoli e perfino per la gestione delle gare per i maggiori enti pubblici. Non si tratta più di attivisti studenti che promuovono la libertà tecnologica, ma sono i Governi in tutto il mondo che delineano il futuro dei loro sistemi politici, l'evoluzione dei mercati dei media e la loro stessa capacità nel costruire ricchezza per i loro cittadini all'interno della rete globale. Hanno compreso che il loro progresso si basa sulla loro volontà e capacità di prendere una posizione sugli standard tecnologici e sul software open source. Gli analisti di Gartner stimano che entro il 2012 il 90% delle aziende a livello globale utilizzeranno software open source. Se si guarda al mondo in via di sviluppo, mi sembra che l'uso di questo software sia già oggi onnipresente: aziende in India, Cina, Europa dell'Est, America centrale e del sud stanno usando in misura massiccia software open source per creare enormi ricchezze. Ma non è solo un trend a livello di aziende. Prendiamo per esempio Luiz Ignacio da Silva. Intenzionato a colmare il presunto gap tecnologico tra il Brasile e i Paesi più ricchi, il suo Governo si è messo alla testa di un movimento nazionale per la promozione degli standard aperti, insieme al software libero e open source. Il risultato è che la grandissima maggioranza delle aziende brasiliane, oltre il 70%, usa oggi software open source, l'industria nazionale del software si è consolidata e decine di milioni di brasiliani hanno iniziato a beneficiare della rete, aprendo nuovi mercati e conti bancari online, creando business su internet ed entrando nel processo politico ed elettorale, spesso per la prima volta. Ci sono più di un milione di sviluppatori di software solo in Cina e in India, molti dei quali non possono permettersi diritti di licenza punitivi, e che quindi si rivolgono a software open source, che vanno sotto il nome di MySQL, Ubuntu Linux, OpenSolaris, Java o OpenOffice.org. Con questi prodotti e con le loro capacità il mercato globale si apre al loro lavoro, e anche ai business che possono creare potenziando le stesse tecnologie di Sun Microsystems, Google e Amazon. Per dare un'idea delle grandezze coinvolte, OpenOffice.org è la suite per ufficio libera utilizzata da oltre cento milioni di persone in tutto il mondo, con maggior concentrazione tra i Paesi in via di sviluppo. Molti Governi in tutto il mondo, tra cui il Sudafrica, l'India e la Malaysia, oggi adottano i formati aperti alla base di OpenOffice (noti come Open Document Format od Odf) che contribuiscono a una riduzione dei costi e che garantiscono un accesso paritario a tutti i cittadini a materiali importanti per i prossimi anni. Ma chi mai potrà basare il proprio business o la propria economia sull'open source? Con internet che arriva ovunque l'open source sta diventando il fondamento dei business model più sofisticati (e redditizi) del mondo. Dalla ricerca libera (Baidu) al free social network (Xiaonei o Minglebox), dall'informazione (Ft.com e Sina.com) al free software (Sun Microsystems), il "free and open" è una strada a doppio senso. Ci sarà pure una ragione se apprezziamo le parole libero e aperto quando le accompagniamo con la parola "mercato". I maggiori mercati del mondo stanno emergendo davanti ai nostri occhi – potenziando le tecnologie libere e aperte – trainati da quelli con meno da spendere e più da guadagnare dall'espansione globale. E a questo scopo il prossimo fine settimana è l'International Software Freedom Day, che vuole rappresentare non solo gli ideali di libertà e apertura, ma anche gli obiettivi delle economie mondiali. Sia che siate manager, sviluppatori, professori, studenti, consumatori o leader politici, internet vi permette di partecipare direttamente alle crescenti opportunità economiche, rendendo più veloce il progresso sociale e migliorando l'efficienza del mercato. Le opportunità sono ovunque. Basta unirsi!
di Jonathan Schwartz su ILSOLE24ORE.COM
C'è il fenomeno Wii, la scatola bianca dei videogiochi che ha risollevato il marchio Nintendo trasformando il salotto di casa in un campo da tennis o in una pista da bowling. Ma ci sono anche i netbook, i mini computer economici per scrivere e navigare "inventati" dalla Asus. Oppure Pleo, il dinosauro-robot con due videocamere al posto degli occhi che non sporca come fido, si ricarica alla presa della 220 e dà una certa soddisfazione quando lo si accarezza sulla schiena perché fa le "fusa". Il resto è tutto un pullulare di nuove fotocamere reflex digitali targate (non solo) Nikon e Canon, con modelli come la D90 e la Eos 50D, passando per gli smartphone di ultima generazione che hanno reso quasi vecchio l'iPhone, come il Nokia N96 o il Sony Ericsson Xperia X1. Senza dimenticare i televisori a schermo piatto di cui più d'un esperto ha già sancito la "crisi" visto che in un anno i prezzi si sono ridotti fino al 25 per cento.
Il Natale dell'hi-tech è ricco di novità ma la frenata dei consumi pesa su un settore macchiato dal peccato originale della deflazione: a differenza di pane e pasta, iPod e navigatori satellitari costano sempre meno con il passare del tempo, fino a che un modello più sofisticato li rimpiazza. È la vecchia legge di (Gordon) Moore, uno dei fondatori della Intel, che per primo spiegò come un chip - elemento base dell'economia postmoderna e corrispettivo analogico dello "spillo" di Adam Smith - raddoppi di potenza ogni 18 mesi incrementando di poco il suo costo sul mercato (ovviamente per il cliente finale, non per il produttore). Sul fronte dell'offerta l'inevitabile liaison, non priva di incomprensioni per via della solita guerra sui margini, è tra produttori e grande distribuzione. Che si stanno attrezzando per il mese di dicembre per offrire prodotti sempre più appetibili a prezzi contenuti, nel tentativo di salvare una stagione che negli ultimi nove mesi ha mostrato una flessione complessiva del 3-5 per cento. E allora che Natale sarà questo e quali prodotti incontreranno maggiormente il favore dei consumatori?
La premessa è che l'autunno non ha portato nulla di buono, complice la crisi internazionale. «Il mese di settembre è stato particolarmente negativo - spiega Antonio Besana, direttore commerciale di Gfk Ms Italia - con diversi crolli e un certo ridimensionamento dei trend positivi. Chi tiene ancora sono i notebook, le reflex digitali e i videogiochi (per i dettagli si veda la tabella in pagina, ». In picchiata, invece, i lettori Mp3 rimpiazzati dai lettori Mp4 in grado di "leggere" anche i video.
Spulciando tra le promozioni pre-natalizie si scopre per esempio che con 599 euro si può acquistare un computer portatile dell'Hp scontato del 25% - è il caso di Mediaworld - equipaggiato con processore Intel Core 2 Duo T5450 da 1,67 Gigahertz. Mentre da Trony un tv piatto a cristalli liquidi della Sony, full hd da 40 pollici, è stato ribassato a 976 euro (-15%). E se si vogliono abbattere ancora i costi, sempre per un 40 pollici questa volta della Samsung, basta buttarsi su un "vecchio" hd ready che consente di vedere comunque i canali in alta definizione come quelli di Sky al costo, nella catena Euronics, di 619 euro. Senza dimenticare i navigatori satellitari, con un Tom Tom V3 Eu che da Fnac costa 179 euro. «Per noi questo sarà il Natale delle console di nuova generazione - dice il direttore generale di Mediaworld, Maurizio Motta, gruppo da oltre 2 miliardi di euro di fatturato con 7.100 collaboratori - perché ora si punta molto sul concetto di interazione che ha portato all'allargamento della base di clienti. Ma ci sono anche gli schermi touch e i netbook».
Anche a Euronics, 1,75 miliardi di euro di ricavi per 5mila dipendenti, i videogiochi saranno la leva di un Natale un po' sofferente. «Rimane però l'incognita dei maxi-televisori - racconta Roberto Cuccaroni, direttore generale di Euronics Italia - anche perché a partire da agosto c'è stata una flessione delle vendite». Non ha dubbi invece sulle flat tv John Hatch, amministratore delegato di Darty Italia, 100 milioni di giro d'affari nel nostro Paese per 500 addetti, che rilancia: «Stiamo spingendo molto sui modelli full hd a 100 Hertz da abbinare a un lettore blu-ray, stando sotto i 2mila euro per un 46 pollici».
Che possa essere (ancora) il Natale dei videogiochi lo dicono i numeri del mercato: per la fine dell'anno si parla di un business complessivo, tra hardware e software, che potrebbe attestarsi a quota 1,5-2 miliardi di euro, trainato ovviamente dalle solite console: la Playstation 3 e la nuova Psp portatile della Sony, la Nintendo Wii insieme con il piccolo Ds e l'Xbox della Microsoft, che ha appena lanciato anche in Italia il suo Videostore online per scaricarsi film a partire da 2,50 euro. Curiosità: tecnologia a parte, il Natale dei consumi potrebbe ritornare sulla old economy dei libri proprio nelle grandi catene dell'hi-tech, come racconta Maurizio Motta di Mediaworld: «Stiamo raggiungendo i 2 milioni di libri venduti in un anno, un successo su cui lavoreremo ancora».
di Daniele Lepido su ILSOLE24ORE.COM
Questo Natale i consumatori italiani hanno risparmiato, fra le altre cose, sugli acquisti di prodotti tecnologici. E’ quanto emerso dalle rilevazioni di GfK Retail & Technology nelle ultime cinque settimane del 2008. A subire maggiormente la contrazione che ha colpito il mercato, sono stati i lettori mp3. iPod e affini hanno visto uno flessione del 48% delle vendite rispetto al Natale scorso (-66% in termini di valore).
Decisamente poco rosea anche la situazione dei navigatori satellitari che, dopo la crescita vista nel 2008, hanno visto una battuta d’arresto del 19% (quantità) e del 33% (valore). Trend negativo anche per le telecamere (-17% quantità, - 27% valore) e per le stampanti (-46% quantità, -44% valore).
Pochi i prodotti che hanno chiuso il periodo natalizio in positivo: primi fra tutti pc portatili (+39% a quantità e +5% a valore) flat tv (+15% a quantità e -9% a valore), lettori video digitali MP4 (+11% a quantità e -18% a valore), fotocamere digitali (+5% a quantità e -8% a valore).
Per quanto riguarda i computer il periodo natalizio conferma le tendenze registrate nel corso dell’anno: flessione dei desktop (-18% a quantità e -24% a valore) e positivi i risultati dei portatili.
In particolare, per quanto riguarda portatili, il fatto che la crescita a valore è più contenuta di quella a quantità conferma che gli acquisti si sono spostati verso prodotti a prezzo medio più basso. Ciò avviene non solo a causa della generalizzata riduzione dei prezzi medi, ma anche in funzione dell’introduzione del nuovo segmento dei notebook, con prezzi medi nettamente inferiori.
Gli acquisti si sono comunque differenziati durante le settimane del periodo Natalizio: nelle prime 4 settimane infatti gli acquisti sono stati inferiori a quelli dello stesso periodo nel 2007, mentre si registra una ripresa nell’ultima settimana di rilevazione comune a tutti i prodotti in esame ad eccezione dei desktop, sempre negativi.
Questa crescita concentrata nell’ultima settimana assume maggiore importanza alla luce del fatto che nel 2008 l’ultima settimana non includeva il week-end pre-natalizio. Di conseguenza nel mese di dicembre i consumatori, rispetto al 2007, hanno avuto a disposizione un week-end in meno per gli acquisti dell’ultima ora.
Prendendo invece in esame le ultime due settimane di rilevazione (dal 15 al 28 Dicembre 2008) le vendite dei beni tecnologici di consumo mostrano un +2,4% a quantità, a fronte del quale si registra comunque un -7,8% a valore.
Le ultime due settimane confermano la performance positiva di flat tv, mp4, fotocamere digitali e laptop ppc a cui si aggiungono le Mfd in recupero nell’ultima settimana. D’altra parte si conferma comunque una flessione degli acquisti a valore, con unica eccezione per i laptop pc (+11% a valore a fronte di + 52% a volume).
Via Quo Media
Nokia starebbe considerando seriamente l'opportunità di entrare nel mondo dei notebook e anche se non è stata rilasciata una tempistica per il lancio, il progetto sembrerebbe essere concreto. Non sono certo una sorpresa le parole che il numero uno dell'azienda finlandese, Olli-Pekka Kallasvuo, ha rilasciato in un'intervista al canale televisivo Yle. Di sicuro sono il primo commento ufficiale dell'azienda sul tema, che apre nuovi scenari nella convergenza tra cellulari e notebook.
Nokia, che potrebbe sfruttare al meglio le economie di scala necessarie alla produzione, avrebbe l'opportunità di entrare in grande stile, seppur qualcuno storca il naso visto i margini ampi che si hanno nel mondo degli smartphone, rispetto a quelli risicati che si trovano nel mondo dei notebook. E non è un caso che nessuna azienda dal mondo della telefonia abbia fatto il passo nel mondo dei pc, mentre è vero il contrario, si pensi ad Apple, Hp, Lenovo o allo sbarco recente di Acer avvenuto allo scorso Mobile World Congress, e alle voci sempre più insistenti che vedono anche Dell entrare in questo ambito.
di Luca Moroni su ILSOLE24ORE.COM
Un settore che nell'arco di tre anni ha raddoppiato il suo valore, arrivando a fine 2008 a generare un fatturato complessivo di oltre 1,2 miliardi di euro, e che dimostra di reggere assai bene ai venti della crisi economica. Il settore in questione è quello dei videogiochi e il suo assai confortante stato di salute lo ha illustrato l'Aesvi (Associazione Editori Software Videoludico Italiana) presentando oggi il suo rapporto annuale 2008 (realizzato da GfK Retail and Technology). Stando al rapporto, il bilancio di fine anno si è chiuso in forte attivo in virtù di una crescita in valore rispetto al 2007 del 21,6%, un trend che ha confermato l'Italia quale quinto mercato in Europa dopo Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna. Le due macro componenti di questa industria - console e altri dispositivi utili per giocare da una parte e titoli dall'altra – hanno risposto bene alle sollecitazioni di un mercato (quello dei beni di consumo durevoli) non propriamente entusiasmante e nella fattispecie il software ha prodotto un giro d'affari di circa 670 milioni di euro (in salita del 20,3%), mentre l'hardware ha superato quota 590 milioni di euro (+23,2%) grazie ai quasi 2,9 milioni di pezzi venduti. Di questi poco meno della metà sono console tradizionali (per un fatturato di 363 milioni di euro) e quindi la sfida a volumi sugli scaffali se la sono aggiudica le piattaforme portatili (come la Wii di Nintendo), che hanno raccolto il 50,6% della domanda e sviluppato un business (in crescita del 17,9%) da 230 milioni di euro.
Molto significativo anche il dato specifico che fotografa le vendite di accessori (in particolare i cosiddetti "game controller" e "joypad"), che hanno registrato nel 2008 un incremento del 42,6% a volume (per un totale di oltre 4,4 milioni) e del 46,1% a valore per un fatturato complessivo di oltre 92 milioni di euro. Dati che fanno ovviamente piacere alle aziende che dominano il settore – Sony, Microsoft, Nintendo, Logitech e via dicendo – ma che vanno comunque rapportati alle dinamiche, ben più corpose, del resto d'Europa, verso cui l'Italia paga dazio in fatto di penetrazione delle console, cresciuta di solo quattro punti percentuali dal 2007 per arrivare al 38%, e dei personal computer, ferma al 54%. Sul fronte del software e quindi dei titoli veri e propri, la parte del leone l'hanno fatta nel 2008 i videogiochi per console accaparrandosi l'85,8% del venduto in unità - pari a oltre 19,6 milioni di pezzi - e ben il 91,8% delle entrate. A fronte di una crescita molto sostenuta (15,9% in volume e 24,6% in valore) degli acquisti di Dvd per XBox e Playstation fa invece eco la perdurante flessione della domanda dei videogiochi per pc, in discesa nel 2008 sia alla voce fatturato (-13,3%) sia per quanto riguarda i pezzi commercializzati a scaffale (-18,9%). Quanto alla tipologia dei titoli venduti, le serie calcistiche PES e FIFA si confermano prodotti "best seller" ma anche altre categorie ("salute e benessere", "cucina", "musica", "cinema", "azione e simulazione") hanno avuto buoni riscontri.
Quanto, infine, ai canali di vendita, il rapporto Aesvi mette in evidenza come nel 2008 le vendite di console siano state trainate dalle catene specializzate in elettronica di consumo (che hanno assorbito il 55,8% della domanda) e come anche il canale Internet abbia finalmente dato un interessante contributo. Sul Web le vendite sono cresciute del 43% rispetto al 2007 – 660mila i titoli software acquistati in Rete - per un giro d'affari complessivo della componente hardware di 63 milioni di euro.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Giocare con le tecnologie digitali piace sempre. Recessione o non recessione, mettersi davanti al televisore o al computer per divertirsi con i videogiochi è sempre un appuntamento irrinunciabile per milioni di appassionati del genere. Tanto che il comparto (non a caso) registra anche nei primi quattro mesi del 2009 un andamento positivo in controtendenza rispetto alle difficoltà di vari altri settori dell'elettronica di consumo e dei beni di largo consumo in genere. I dati presentati oggi a Cannes dall'Aesvi (Associazione Editori Software Videoludico Italiana) nel corso dell'Interactive Digital Entertainment Festival parlano in tal senso molto chiaro: il primo quadrimestre dell'anno in Italia si è infatti chiuso con una crescita del 5,9% a valore e del 5,6% a volume per quanto riguarda l'hardware (console e accessori vari) e con un incremento dell'8,8% a valore e del 2,1% a volume alla voce software (i titoli in Dvd e scaricati on line) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Dati, quelli raccolti dalla società di ricerca GfK presso i canali della distribuzione al dettaglio (ipermercati, catene di elettronica di consumo e specializzate in prodotti di intrattenimento), che rivelano come il mercato dei videogiochi continui a "tirare" seppur in un periodo di forte contrazione dei consumi. Solo i titoli per pc, scesi da gennaio ad aprile 2009 del 20,5% a valore e del 12,6% in quantità, mostrano come da qualche anno a questa parte segni di evidente debolezza ma a loro scusante c'è, a detta dei portavoce dell'Aesvi, l'impatto negativo provocato dalla pirateria.
Console e relativi giochi, per contro, non sembrano conoscere battute d'arresto e l'aver registrato nel periodo considerato salti in avanti più che discreti sia in unità vendute (+6,5% e +7,7% rispettivamente) che in termini di fatturato (+7,7% e +11,5%) ne è una lecita prova. Sebbene gli italiani abbiano privilegiato l'intrattenimento all'interno delle mura domestiche, osserva l'Aesvi, un risultato importante l'ha messo a segno anche il videogioco in mobilità, cresciuto del 3,4% a valore e del 4,9% a volume. Il fenomeno è in definitiva in buona salute e a supportarne la continuità di sviluppo concorrono più fattori, e più precisamente l'attenta gestione del doppio mercato (console e videogiochi), la fidelizzazione degli appassionati e l'allargamento del pubblico utente. Fattori che a quanto pare ben si confanno al cambiamento strutturale che sta interessando l'intero settore dell'intrattenimento e che trovano un'esplicita espressione nella fedeltà dei consumatori, soprattutto quelli della fascia adulta, che hanno incrementato i propri acquisti del 6%. Se i giocatori più esperti ed esigenti rappresentano lo zoccolo duro, i dati di Gfk resi noti oggi dicono anche che circa il 50% delle vendite di videogiochi è fatto dalla fascia "per tutti" (dai 3 anni in su) e che addirittura l'80% è costituito dalle classificazioni 3+, 7+ e 12+ nel loro insieme.
Console di nuova generazione e giochi più belli e sofisticati da una parte, moltiplicazione dei canali di distribuzione e delle modalità di gioco e sviluppo di sistemi di offerta articolati dall'altra: se l'industria videoludica continua a tirare e raggiunge segmenti di mercato sempre più ampi lo si deve, dicono i vertici di Aesvi, a questa perfetta miscela di fattori. Una ricetta anti-crisi (dei consumi) che evidentemente funziona. di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Quanto ha inciso il calo irrefrenabile dei prezzi dei prodotti hi-tech sulle dinamiche di Mercato e sul consumatore italiano? La domanda, aperta a diverse interpretazioni, è stata dibattuta oggi a Milano nel corso di un convegno – dal titolo assai esplicativo: "Dalla price erosion alla value erosion: esperienze e prospettive" - in cui hanno preso parola i maggiori protagonisti del mondo della consumer electronics, produttori e grandi retailer in primis. L'occasione per parlare di prezzi e di mercato è stata propizia anche per fare il punto sull'andamento dell'ultimo semestre, attraverso uno studio (condotto da GfK) che ha messo a confronto il segmento "Technical Consumer" e "Major Domestic Appliances", e un'analisi dettagliata (ad opera di Deloitte) sui tre fattori ritenuti chiave per competere in uno scenario in continua evoluzione, e cioè gestione del prezzo, customer experience e il cosiddetto "shopper marketing".
Mettere di questi tempi il comparto dell'elettronica di consumo sotto la lente di ingrandimento significa evidenziare come i consumi, di fatto, calati sensibilmente anche negli ultimi sei mesi per effetto della crisi. Stando ai dati elaborati da GfK, il consuntivo dei primi cinque mesi del 2009 (gennaio maggio) per le vendite al dettaglio di beni di consumo durevoli (dai telefonini ai grandi elettrodomestici) è stato negativo, nel raffronto sui dodici mesi, dell'11% in quantità e del 5% in valore, per un giro d'affari sceso al limite dei 5,4 miliardi di euro. La tendenza in ribasso è accentuata nell'ultimo mese monitorato, con una discesa dei volumi del 14% e del 6% in fatturato rispetto allo stesso periodo del 2008. La curva al ribasso delle vendite per questo settore, a detta di Antonio Besana, Direttore Commerciale di GfK, è iniziata "a luglio dello scorso anno e, dopo un mese di dicembre negativo, sembra che anche le promozioni di gennaio non abbiano portato l'esito positivo atteso". Le vendite dei prodotti di elettronica di consumo nel primo quadrimestre di quest'anno sono l'esempio calzante della situazione, con un decremento degli acquisti dell'8% rispetto ai primi quattro mesi del 2008. I problemi per l'intero ecosistema quindi sono latenti e stando alle risultanze dei dati le uniche buone notizie per vendor e retailer arrivano come del resto ben noto da prodotti "innovativi" come flat TV, smartphone e netbook, deputati a sostituire apparecchi e dispositivi obsoleti. Il volano della migrazione al digitale terrestre ha sostenuto la crescita degli acquisti di decoder: con l'ultima ondata ne sono stati venduti in totale, dal 2004, poco meno di 15 milioni, di cui 45% integrati in altri prodotti e 55% come set top box esterni. Da gennaio a giugno 2009, però, Gfk ha anche rilevato una flessione del 15% nel numero di nuovi modelli distribuiti sul mercato: il che testimonia l'esigenza di promuovere i prodotti a scaffale e in magazzino per ridurre la quantità di invenduto.
Nello specifico del "fattore prezzo", invece, l'indice ponderato di Gfk (rilevato su un paniere di oltre 800 mila referenze appartenenti a cinque settori) conferma la portata del fenomeno erosivo dei listini: il calo da gennaio 2006 ad aprile 2009 è del 28,8% e a pagare maggiormente dazio sono la telefonia (-27%), i computer (-37%) e la consumer electronics nel suo complesso (-47%). Dati che fotografo impietosamente le difficoltà strutturali del business in questa fase di congiuntura e che, per fortuna di alcuni produttori, non trovano totale corrispondenza nel segmento del "bianco", i cui prezzi medi sono sì scesi a partire da inizio 2009 ma in misura inferiore rispetto ai prodotti elettronici e digitali. Come uscire allora da questa impasse? Il "consiglio" che gli analisti di Deloitte rivolgono a industria e operatori della distribuzione per garantirsi ritorni misurabili e tangibili sul conto economico e rimanere competitivi in un mercato in continua evoluzione è triplice. Il prezzo, come osserva Umberto Mazzucco, Partner della società di consulenza, "è una delle leve più potenti per migliorare sia i ricavi che i margini e da una buona gestione del pricing, basata su interventi di settino ed execution e misurazioni costanti dell'efficacia della propria politica di listino, le aziende possono trarre opportunità di miglioramento significativo dei margini". Quindi l'attenzione verso il cliente finale, tesa a valorizzare e migliorare la cosiddetta "esperienza di acquisto" e massimizzare la concretizzazione delle opportunità di vendita, e azioni di marketing che nascano all'insegna di una fattiva collaborazione fra produttore e retailer. Basteranno, tali misure, a superare la crisi?
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Ancora un trimestre di passione per il mercato italiano dei prodotti di tecnologia di consumo, che registra secondo i dati rilevati da Gfk (www.gfktemax.com) per il periodo aprile-giugno una flessione dell'8,8% rispetto allo stesso periodo del 2008, chiudendo con un consolidato di oltre 4,4 miliardi di euro di euro. Il ribasso di vendite riguarda praticamente tutti i settori monitorati e chi più e chi meno ha pagato dazio alla crisi: la frenata più contenuta è dei piccoli elettrodomestici (-4,4%) e dei comparti telefonia, grandi elettrodomestici e informatica mentre le contrazioni maggiori hanno toccato l'elettronica di consumo (tranne il digitale terrestre), la fotografia e soprattutto il segmento dei prodotti per l'ufficio (in discesa del 13,5%) e quello delle stampanti in particolare. Trimestre che va quindi in archivio condizionando, ovviamente in negativo, anche il consuntivo del primo semestre 2009: la frenata è del 7,9% per un totale di 8,9 miliardi di euro, con un significativo -9,1% per la consumer electronics, il settore più importante per dimensioni dell'intera industria hi-tech. Tutta colpa della recessione economica? Non esattamente, o per lo meno – questa la lettura degli analisti di Gfk – la crisi non può essere considerata come l'unico fattore di freno e di caduta dei mercati in virtù dell'assenza di importanti novità tecnologiche che vanno a influenzare in qualche modo le scelte di acquisto (o di non acquisto) del consumatore. I netbook sono lo specchio di questo fenomeno: prodotto "nuovo" ed accessibile che continua a crescere in popolarità e rimane di conseguenza una categoria hi-tech ancora in forte espansione.
Il bianco soffre meno grazie agli incentivi, bene i cellulari entry level, spopolano i netbook
Il settore dei piccoli elettrodomestici ha prodotto nel secondo trimestre dell'anno un giro d'affari di 336 milioni di euro e il trend negativo del 4.4% si spiega con la minore domanda delle macchine da caffè e dei prodotti per la cura della persona, che ha smorzato gli effetti di uno spostamento delle vendite verso soluzioni di fascia medio/alta. Per l'industria del bianco, invece, il consuntivo a livello di fatturato è stato di 986 milioni di euro e la flessione del 7.1% si giustifica in parte con l'erosione dei prezzi delle lavatrici, che ha controbilanciato l'inizio sottotono della domanda di frigoriferi. In linea generale il comparto ha beneficiato secondo Gfk degli incentivi governativi sugli apparecchi di categoria A++ e A+, quelli a maggiore risparmio energetico.
Sebbene l'Italia rimane pur sempre uno dei Paesi con la maggiore penetrazione dei cellulari ma il saldo del secondo trimestre, in termini di fatturato, si è chiuso in calo del 6.5% attestandosi a quota 645 milioni di euro. A generare tale erosione del giro d'affari il fatto che i consumatori hanno preferito investire nel complesso su telefonini entry level a basso costo (sebbene il numero degli smartphone venduti sia in rialzo) con la conseguenza di aver abbassato ulteriormente il prezzo medio di listino all'utente finale. Simile la frenata del settore informatico, sceso del 7.6% per complessivi 822 milioni di euro e buon per i produttori di computer che i pc bonsai hanno continuato a tirare (la crescita anno su anno è a tre cifre) riducendo la caduta in valore di tutto il comparto hardware. Buoni risultati li hanno prodotti anche gli accessori per le console di gioco mentre sembra essersi quasi esaurita la corsa all'acquisto delle chiavette Usb per connettersi a Internet dal pc portatile.
Fotografia in ribasso, boom per i decoder per il digitale terrestre
Chi paga lo scotto maggiore del rallentamento dei consumi è in definitiva il settore dell'elettronica, Le vendite sono infatti scese in valore dell'11.4% chiudendo a poco più di un miliardo di euro e la causa va ricercata nel fatto che i tre segmenti a più forte dinamica di crescita fino a ieri - flat TV, lettori audio portatili, navigatori satellitari – hanno segnato il passo. È stato invece un boom per i decoder per il digitale terrestre, dovuto agli switch over e switch off in atto in varie regioni, mentre le cattive notizie per i produttori di macchine fotografiche (le reflex digitali hanno subito un'erosione di prezzo più forte che quella registrata per le compatte) si concretizzano in una flessione dell'11.6% per un controvalore di 165 milioni di euro.
Home video in recessione, colpa della pirateria
A completare il triste quadro del mercato hi-tech italiano c'è il rapporto di Gfk presentato nei giorni scorsi a Venezia da Univideo, l'Associazione degli editori di prodotti audiovisivi. Un rapporto secondo cui lo stato di salute del settore è pessimo: la flessione patita nel 2008 dal settore home video è stata infatti del 17% rispetto al 5% di decrescita che fotografa la media europea, all'8% del Giappone e al 3,3% degli Stati Uniti. In cifre, l'auspicato superamento di quota un miliardo di euro è rimandato – il consuntivo 2007 era stato di 998 milioni, quello 2008 di è fermato a 828 milioni – e per il comparto c'è anche da registrare l'avvenuto sorpasso operato dai giochi elettronici. Italiani disamorati dei Dvd e dei Vhs quindi, fatta eccezione per i film di animazione, che rappresentano un quarto dell'intera industria audiovisiva nazionale ? Sembrerebbe di sì, anche considerando il flop del canale dei titoli a noleggio, che ha segnato una discesa del 26,5%. Il problema principale, dice il rapporto è comunque la pirateria, i cui effetti potrebbero impattare significativamente sui dati del primo semestre di quest'anno. Dati che dovrebbero sancire però un ulteriore salto in avanti del Blu-ray, che ha chiuso il 2008 in crescita del 221% in termini di fatturato ma costituisce ancora una porzione marginale del mercato. La speranza, dicono i portavoce di Univideo, è che la passione degli italiani per la tecnologia regga all'urto della crisi e che gli acquisiti di lettori e film in Dvd (unitamente a quelli di televisori e cellulari) continuino a correre. Oggi i riproduttori di dischi ottici sono presenti in due case su tre e sono circa sette milioni le famiglie che hanno già acquistato una Tv predisposta per l'alta definizione.
Il mercato delle "technical goods" in Italia
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Dati in milioni di euro
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Q4 2008
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Q1 2009
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Q2 2009
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Q2 2009 vs Q2 2008
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Q1-Q2 2009
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Q1-Q2 2009 vs Q1-Q2 2008
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Consumer Electronics
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1,65
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1,149
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1,053
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-11.4%
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2,203
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-9.1%
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Photo
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247
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154
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165
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-11.6%
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318
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-7.9%
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Major Domestic Appliances
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1,05
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873
|
986
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-7.1%
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1,859
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-6.3%
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Small Domestic Appliances
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444
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299
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336
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-4.4%
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635
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-2.6%
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Information Technology
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1,13
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965
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822
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-7.6%
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1,787
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-7.7%
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Telecommunication
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943
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659
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654
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-6.5%
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1,314
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-5.5%
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Office Equipment & Consumables
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431
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403
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398
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-13.5%
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801
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-15.8%
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Totale
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5,9
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4,502
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4,415
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-8.8%
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8,917
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-7.9%
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Fonte: GfK TEMAX Italia, GfK Retail and Technology
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di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
L’editoria va (anche) online, a volte con successo. Come nel caso di Lonely Planet, nome storico per le guide di viaggio. La casa australiana, dal 2007 di proprietà di Bbc, ha dichiarato, per il 2009, 20 milioni di dollari di entrate per la sezione web, il doppio rispetto all’anno passato. Sono 500 mila le app per iPhone scaricate (15,99 dollari per ciascun volume), mentre crescono le vendite su Kindle di Amazon (che conta 600 ‘Lonely’ in catalogo). Proprio gli e-reader sembrano essere il nuovo stadio di sviluppo per l’editoria di viaggio, a discapito delle finora fruttuose edizioni cartacee.
Via Quo Media
Cresce il valore dei mercati digitali consumer in Italia. I dati riguardanti il 2008, rilasciati dalla School of management del Politecnico di Milano in occasione della 46esima edizione di Smau, quantificano in 10 miliardi di euro il volume d’affari del settore, incrementato del 13% lo scorso anno e previsto in crescita del 7% nel 2009, nonostante la crisi economica. “Il 50% di questo mercato è rappresentato dalla vendita di prodotti e servizi non strettamente digitali - dice la ricerca - mentre l’altro 50% è diviso tra contenuti digitali a pagamento (40%) e pubblicità (10%)”. Tra le piattaforme, a spadroneggiare è internet, con circa il 60% del mercato, seguito dalla tv trasmessa attraverso tecnologie digitali (30%) e dal mobile (10%). “La dinamica dei mercati digitali - spiegano i ricercatori del politecnico - evidenzia innegabili segnali positivi”: l’e-commerce è cresciuto del 18% lo scorso anno, mentre il volume della pubblicità sulle piattaforme specifiche ha fatto segnare un +21%.
Via Quo Media
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