Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Dopo aver lanciato il canale Warner Tv, Fastweb renderà disponibili per i propri clienti le serie televisive prodotte dagli Abc Studios. Grazie all'accordo siglato con Disney-Abc-Espn Television, i telefilm saranno disponibili on demand per tutti gli abbonati FastwebTv.
L'accordo include serie molto popolari, come Criminal Minds o Alias, e prevede il lancio speciale con un'apposita area di Lost, il telefilm che racconta le vicende di un gruppo di sopravvissuti a un disastro aereo su una misteriosa isola tropicale.
L'intesa è stata raggiunta da Edward Humphrey, direttore New Media Distribution della Disney-Abc-Espn Television, da Stefania Severini, senior manager della Programme Distribution di Emea, e da Claudio Bellinzona, Head of Content and Programming di Fastweb.
Alessandro Petrazzi, Head of Media & Tv di Fastweb, ha dichiarato: "Siamo molto orgogliosi di collaborare con Disney perché ci permette di offrire ai nostri abbonati la possibilità di accedere ad alcune delle migliori serie televisive internazionali, ma siamo anche molto felici di essere con Disney all'avanguardia nell'innovazione, con il lancio della prima area video-on-demand interamente dedicata a una serie così popolare come Lost".
La soddisfazione per l'accordo è stata manifestata anche da Maria Kyriacou, Senior Vice President, New Media Distribution della Disney-Abc-Espn Television, afferma: "Siamo onorati di lavorare con Fastweb perché possiamo offrire al pubblico italiano, per la prima volta, alcune delle nostre migliori serie on-demand. Rendere i nostri contenuti disponibili agli spettatori internazionali in varie modalità, accessibili quando e dove vogliono, è un impegno importante per noi, e questo accordo ci permette di avvicinarci ancor più al raggiungimento del nostro obiettivo".
Via Quo Media
Si conclude oggi a Madrid il primo congresso internazionale della free press, presente in 58 paesi del mondo con 230 testate e 43 milioni di esemplari. Il congresso di Madrid si è aperto martedì 30 settembre in un contesto internazionale segnato dalla crisi economica, che sta comportando anche per il settore della stampa gratuita un calo degli introiti pubblicitari. “In base ai dati di cui dispongo, registriamo un calo delle entrate pubblicitarie inferiore al 20%”, ha affermato il direttore di 20 Minutos, il più diffuso quotidiano spagnolo, letto ogni giorno da circa 2,9 milioni di persone. Il settore, ha sottolineato nella tavola rotonda di apertura del congresso Piet Bakker, docente dell'università di Amsterdam ed esperto della stampa gratuita, “è molto vulnerabile alla recessione”. L'anno scorso 23 testate, circa il 10% di quelle esistenti, hanno dovuto chiudere, seguite dall'inizio di quest'anno da altre 12, ha precisato Bakker. “Se avete solo la pubblicità quale fonte di reddito, ha detto, allora avete davvero un problema”. Nati negli anni Novanta, i giornali gratuiti occupano ora in Europa una quota di mercato del 23%, secondo Bakker, con 120 testate presenti in 32 paesi. Al termine dei lavori sarà diffusa una dichiarazione pubblica (‘Il manifesto di Madrid’) sui principi e i valori che governano la free press.
Via Pubblicità Italia
Si parla sempre più spesso ormai di marketing del territorio.
Sostanzialmente si tratta di valorizzazione, ovviamente anche economica, d'aree geografiche e della loro cultura, termine quest'ultimo che va inteso nel senso più ampio possibile, spaziando dall'arte alle tradizioni popolari, dall'artigianato all'enogastronomia.
Come si fa a pensare un progetto realmente vincente?
A monte di un progetto di valorizzazione del territorio c'è sicuramente la conoscenza della sua storia e l'individuazione, all'interno dell'ambiente analizzato, delle eccellenze dei diversi settori, quali i migliori artigiani, ristoratori e simili: la qualità di ciò che si mette in campo infatti è un fattore critico di successo.
A questo punto un altro passo importante è quello della tematizzazione: vado a cercare un tema che attraversi in qualche modo tutto il territorio e che permetta di creare una chiave di lettura attraverso cui poi comunicarlo all'esterno. L'importante è che questo carattere permetta un riscontro emotivo (e quindi un interesse) forte nel visitatore, che gli permetta al limite di immedesimarsi nella situazione, processo quest'ultimo che è particolarmente centrale per eventi puntuali, quali un carnevale o una festa popolare, una grande mostra, una ricostruzione storica.
Infine tematizzare può permettere di "estrarre" anche i simboli necessari a creare un brand per quell'area, sotto forma di vero e proprio logo che permetta di ricollegare al territorio eventi, prodotti e anche sensazioni, una sorta di marchio di qualità insomma. Una volta avviato questo sistema sta a tutto il territorio comunicarsi, naturalmente con l'ausilio d'uffici stampa, di grandi o piccoli eventi, di pubblicità ma soprattutto di partecipazione degli abitanti al mantenimento di standard elevati d'accoglienza e di qualità in genere.
Naturalmente è particolarmente importante creare consenso e consapevolezza fra i "pubblici influenti", quali le amministrazioni locali, i gruppi sociali più attivi, le aziende legate al territorio (che possono diventare ottimi sponsor) e tutti coloro che possono favorire od ostacolare la riuscita dell'operazione.
La rete Internet sicuramente in questo senso ha un potenziale straordinario, anche se non sempre gestito al meglio, come il triste caso di Italia.it ha recentemente dimostrato.
Grazie a Internet infatti è possibile creare dei percorsi ipertestuali attraverso le eccellenze del territorio, collegati fra loro da dei punti di congiunzione fra le pagine e arricchibili da vari contenuti multimediali.
Inoltre un sito web permette un aggiornamento continuo dei contenuti, con la possiiblità di tenere viva l'attenzione del pubblico con newsletter e feed rss.
Ancora, non dimentichiamoci che il turismo è uno dei settori trainanti nell'e-commerce e che dunque una valida piattaforma web non è solo un investimento pubblicitario per il territorio ma può diventare uno dei motori dell'accoglienza turistica.
Inoltre con l'avvento del web 2.0 il portale turistico si può aprire anche ai contributi degli appassionati e delle persone del luogo che possono arricchirlo e renderlo vivo e convolgente grazie ai propri contributi, facendo che sì che esso sia una reale espressione del territorio.
Tutto questo putroppo in italia, il paese che meglio potrebbe trarre vantaggio da quanto scritto sopra, è ancora appannaggio di poche realtà non colelgate fra loro e non validamente supportate dallo stato e dagli enti locali (salvo naturalmente delle felici eccezioni).
E' ora dunque di fare sistema, affidando a dei professionisti della rete il compito di sviluppare insieme alle realtà locali un valido complesso di siti e servizi web collegati fra loro in un network.
Nella speranza che il caso di Italia.it serva da monito per evitare nuove scelte sbagliate.
Gianluigi Zarantonello
L'utente attivo della rete oggi non si identifica più, come in passato, con il blogger. La blogosfera è un universo variegato, in cui il divario tra professionisti e amatori cresce esponenzialmente. I blogger continuano a crescere in valore assoluto, ma l'attenzione dedicata al proprio blog diminuisce in favore di nuove forme di comunicazione figlie del blogging – Twitter, Tumblr, FriendFeed – e del fenomeno del social networking, altrettanto complesso e sfaccettato.
La grande conversazione viene sempre più monitorata da aziende e brand, consapevoli che gli utenti attivi parlano spesso di loro raccontando le proprie esperienze positive e negative. Curare un blog è una attività prevalentemente maschile, giovani ma non troppo, più ricchi e istruiti rispetto alla media di tutti i navigatori. Questi i dati più interessanti tra quelli emersi dallo Stato della Blogosfera 2008, recentemente pubblicato da Technorati, frutto di una ricerca demoscopica condotta per mail tra un campione casuale di utenti registrati al motore di ricerca per blog, con 1.290 questionari compilati da 66 Paesi da tutto il mondo.
Anche se i valori assoluti appaiono impressionanti – 133 milioni di blog indicizzati e 1,5 milioni di blog aggiornati negli ultimi sette giorni con 81 lingue tracciate – il fenomeno del blogging visto da Technorati sembra stabilizzarsi e non crescere più. Diminuiscono infatti rispetto alla precedente rilevazione i singoli contenuti, passati da 1,5 milioni a 900mila al giorno. È evidente come oggi il blogger sia un utente molto più evoluto e complesso di quanto poteva essere solo un paio di anni fa. L'avvento del microblogging e di piattaforme di immediato consumo per la citazione di contenuti altrui e per la comunicazione e la segnalazione in tempo reale – Twitter e Tumblr hanno in breve generato un insieme di cloni molto vivace e per usi specialistici – hanno consentito a nuovi blogger di attivarsi e ai vecchi di esprimersi più semplicemente al di là del proprio blog principale. Technorati ha deciso da qualche tempo di non considerare questi strumenti blog al pari dei cugini di Blogger, WordPress e TypePad, finendo per restringere l'oggetto della propria indagine.
Non è un caso se nella parte della blogosfera più attenta alle evoluzioni tecnologiche Technorati sia considerato sempre meno autorevole e utile, nello storico servizio di indicizzazione e tracciamento della conversazione in rete, concentrato oramai nel perseguimento di altri obiettivi, come per Technorati Media, concessionaria di pubblicità per blog lanciata nel corso del 2008. La blogosfera è sempre più terreno di conquista dei professionisti e del mondo corporate, con brand e aziende attente al monitoraggio, alla comunicazione e alla relazione con i blogger considerati più influenti. È così che i primi 500 blog per quantità di link in ingresso da altri blog, metrica che per Technorati è utile a stimare l'autorevolezza del blog medesimo, si avvicinano molto ai media tradizionali per frequenza di aggiornamento, contenuti di carattere giornalistico, temi già all'interno dell'agenda dei grandi media e ricavi provenienti da annunci pubblicitari. Non è un caso se il 95% dei primi 100 giornali americani per diffusione di copie abbia affiancato alle notizie del sito uno o più blog curati da reporter.
La blogosfera globale – seppur con la postilla che Technorati sottostima fortemente l'Asia, con popolarissime piattaforme in Cina e Corea del Sud che non comunicano gli aggiornamenti dei propri blog al motore di ricerca – emerge progressivamente divisa in due sfere: una microsfera business, composta da blog d'informazione professionali e da blog con finalità aziendali, e una macrosfera personale, composta da moltissimi blog senza alcuna pubblicità, curati per il semplice piacere di esprimere liberamente le proprie opinioni sull'attualità e di stabilire nuove conoscenze.
Da ultimo emerge uno stretto rapporto tra blogger e brand, con i primi molto attivi nel pubblicare recensioni su prodotti e servizi (quattro su cinque) e i secondi consapevoli che i blogger sono opinion leader, attraverso l'ottimo posizionamento sui motori di ricerca e la capacità di influenzare i media tradizionali. Un blogger su tre dichiara inoltre di essere stato oggetto di attenzioni da parte di aziende, con l'invio di campioni gratuiti. Quale sarà l'evoluzione del blogging nei prossimi anni? È facile prevedere che le tendenze evidenziate dalla ricerca condotta da Michele Madansky e Polly Arenberg per Technorati siano destinate ad amplificarsi nei mesi a venire, con la moltiplicazione di microblog e altre modalità di espressione e condivisione all'interno dei social network quali MySpace, Netlog, Badoo e Facebook. Il blog sta diventando adulto ed è tutt'altro che morto.
di Luca Conti su ILSOLE24ORE.COM
Mentre moltissime aziende non sono ancora in grado di avere una presenza online vagamente decente e meno che mai una strategia di comunicazione integrata, altre aziende sono in fregola per essere "Leading Edge".
Tipico caso, "Essere nei social network" dove molto spesso a nessuno frega nulla della loro presenza.
Ancora più curioso il tentativo di costruirsi il proprio SN, pensando che attrarrà frotte di consumatori fortemente motivati ad interagire fra loro e l'azienda in uno spazio protetto, aziedale.
Il rischio del chissenefrega effect è altissimo - ottimo esempio Kotex, produttrice di Assorbenti Femminili, che ha pensato bene di fare non uno ma ben 2 SN, uno per le donne, uno per le fanciulle più in fiore...
YouTube, sito di video sharing numero uno al mondo, non pago dei successi ottenuti nel suo settore ha deciso di lanciarsi in nuova impresa: la vendita musica e videogiochi. Inoltre, cercherà di aumentare le proprie entrate grazie a nuovi formati pubblicitari. Il portale si sta già adoperando per realizzare il servzio di e-commerce, attraverso cui vendere agli internauti musica, film, programmi televisive, videogiochi, libri, biglietti per concerti e altri prodotti per l’intrattenimento.
I visitatori del sito di proprietà del motore di ricerca Google, potranno comprare i file musicali, attraverso i video che guardano sul sito, ciccando un pulsante che si indirizzarà al negozio online di mp3 di Amazon.com o all’Apple store iTunes.
Tramite il link di Amazon, i navigatori potranno accedere al negozio virtuale di videogiochi, in cui saranno disponibili i prodotti della Electronic Arts, come ad esempio Spore.
Le entrate saranno proporzionalmente ripartite tra Amazon, iTunes e YouTube.
La decisione di trasformare YouTube in un canale di vendita è dovuta alla pressione degli investitori, che chiedono alla società di Mountain View maggior entrate per il sito di video sharing. L’acquisto di YouTube è avvenuto nel 2006 ed è costato al motore di ricerca ben 1,65 miliardi di dollari.
Google non ha rivelato le stime di guadagno previste per questa impresa, ma secondo gli analisti di Piper Jaffray Research la cifra si aggirerà intorno ai 200 milioni di dollari per il 2009, rispetto ai circa 27 miliardi incassati in media da Google.
Secondo comScore gli utenti di YouTube aumenteranno, considerando che nell’agosto 2008 il sito ha raggiunto i 330 milioni di visitatori.
La società sta scommettendo anche sul sistema di riconoscimento dei video, sperando che posa contribuire a migliorare le entrate pubblicitarie. Il sistema video ID consente ai titolari dei contenuti, come produttori tv e musicali, di sapere quante copie dei loro videoclip vengono caricate su YouTube dagli utenti e di rimuovere i video non autorizzati.
Via Quo Media
Dopo aver lanciato una piattaforma più estesa per la pubblicità, il motore di ricerca numero uno al mondo, Google, ha deciso di proporre una tecnologia per inserire degli spot nei videogame online. Con questo software, chiamato AdSense for Games, gli utili del settore dei giochi dovrebbero registrare una sensibile crescita.
Per ora è AdSense for Games è disponibile solo nella versione beta test, che permette di inserire pubblicità video, fotografiche e con delle parti di testo all’inizio, alla fine o nei cambi di livello di un videogame in rete.
Per avere uno spazio, gli inserzionisti pagheranno una quota fissa determinata sulla base del numero di contatti del sito, poi gli utili saranno spartiti tra Google e gli editori o gli sviluppatori dei giochi.
Il colosso di Mountain View sta lavorando con produttori come Konami e Demand Media, gestita dall'ex presidente di MySpace Richard Rosenblatt, e con inserzionisti come Sprint Nextel e Sony Pictures di Sony.
I dati forniti da comScore indicano che oltre un quarto degli utenti di internet, circa 200 milioni di persone, gioca online con una crescita annuale del 17%.
Google ha deciso di investire massicciamente nel campo pubblicitario per cercare di reagire alla crisi economica mondiale. Oltre al software AdSense for Games, recentemente ha siglato un accordo molto discusso con il portale Yahoo!, grazie a cui potrà controllare la maggior parte del mercato pubblicitario della rete. Questo matrimonio è stato osteggiato da più fronti: Antitrust, World Federation of Advertisers e governo canadese sostengono che sia pericoloso per la concorrenza e che causerà un dannoso aumento dei prezzi.
Inoltre, il motore di ricerca ha promosso e venduto la sua piattaforma pubblicitaria a nuovi clienti, tra cui Ask.com.
Yahoo!, da parte sua, ha creato una nuova piattaforma per la pubblicazione degli annunci online, più semplice e meno costosa.
Il fermento del web non si limita alla pubblicità: nei giorni scorsi i colossi YouTube, Amazon e iTunes hanno unito le forze per aumentare le entrate. Il sito di YouTube si è lanciato nell’e-commerce di musica e di videogiochi, tramite link che dirottano gli interauti sui siti partner. In questo modo il popolare sito di video sharing amplia la gamma delle sue offerte, mentre i due siti di e-commerce ottengono maggiore visibilità.
Via Quo Media
I servizi di tv mobile gratuita si preparano a erodere il mercato della telefonia mobile più tradizionale. Il fatturato del settore dovrebbe comunque raggiungere i 2,7 miliardi di dollari entro il 2013, secondo le previsioni di Juniper Research. Gli operatori sperano che la pubblicità andrà a dare ossigeno ai ricavi mancati dovuti alla fornitura di programmi gratuiti.
Entro il 2013, sostiene il rapporto di Juniper Research, saranno 330 milioni gli abbonati ai servizi wireless a possedere un terminale mobile con la tv, ma meno del 14% pagherà i servizi di tv mobile.
Secondo Juniper Research inoltre il successo previsto della tv mobile gratuita potrà creare nuove opportunitià per i servizi tv in streaming, dando la possibilità agli operatori del mercato di offire servizi di video on demand in streaming tramie le reto cellulare 3G.
Via Quo Media
La Rai ha formalizzato un accordo con il sito di video sharing YouTube per rendere disponibile online una selezione della propria produzione. L'intesa arriva "dopo un soddisfacente periodo di test", si legge in una nota congiunta di Rai e YouTube. L'accordo è stato stretto attraverso RaiNet e segna la nuova strategia editoriale del sito di proprietà di Google, volta a massimizzare la distribuzione e monetizzazione di contenuti mediante collaborazioni e condivisione dei guadagni con partner chiave.
Il sodalizio prevede che ogni settimana RaiNet carichi i propri contenuti sul proprio branded Channel YouTube, http://it.youtube.com/rai. Al momento sono già disponibili alcuni contenuti relativi a L'Isola dei Famosi, a Che Tempo che Fa e alle notizie del Tg1.
"RaiNet userà inoltre l'avanzata tecnologia VideoID di YouTube per gestire e proteggere i propri contenuti sul sito. - si legge ancora nella nota - VideoID è uno strumento che permette ai proprietari dei contenuti di identificare i loro materiali su YouTube e di decidere come renderli disponibili. Con YouTube VideoID, i titolari dei diritti possono infatti agevolmente gestire i propri contenuti e stabilire se ottenerne ricavi, rimuoverli o semplicemente monitorarli".
Rai si aggiunge ai molti altri partner di YouTube che hanno adottato questo strumento, tra cui CBS, Lionsgate, Electronic Arts, Sony BMG Europe e AFP.
Secondo l'amministratore delegato di RaiNet e direttore di Rai Nuovi Media, Piero Gaffuri, "la conclusione di questo accordo va nella direzione indicata dal nostro piano editoriale, che prevede la diffusione dei contenuti Rai su più piattaforme e partnership con operatori web di alto profilo internazionale".
"Siamo davvero soddisfatti che un player europeo importante come la Rai abbia deciso di abbracciare la nostra piattaforma e di usare il nostro strumento VideoID per gestire e proteggere i propri contenuti. – ha spiegato Chad Hurley, co-fondatore e Ceo di YouTube - Attraverso il suo canale YouTube, Rai perseguirà in un modo innovativo sia il suo ruolo di servizio pubblico sia i propri obiettivi commerciali. Il valore delle produzioni Rai e la ricchezza del suo archivio riscuoteranno certamente un ampio successo presso la comunità YouTube".
In una prima fase, l'offerta di RaiNet su YouTube consisterà nel rafforzamento del branded Channel già attivo da gennaio di quest’anno. Dai prossimi mesi saranno strutturati dei canali tematici - news, Junior, fiction, cult clip e comicità – indirizzati al pubblico giovane.
Via Quo Media
Il numero uno delle aste online eBay ha fornito nella notte stime deludenti: il business risente di una frenata generale dei consumi che continuerà nel 2009, ha avvertito, deprimendo il titolo nel dopo borsa. Il gruppo internet, cui fanno capo i servizi di pagamento online PayPal e quello di chiamate Skype ha ridotto le previsioni di ricavi per l'esercizio a 8,53-8,68 miliardi di dollari, sotto la stima precedente di 8,8-9,05 miliardi.
Nel quarto trimestre, tradizionalmente il più robusto grazie alle vendite legate alle feste natalizie, gli utili sono attesi a 39-41 cent per azione, una stima inferiore a quella di Wall Street di 47 cent che darebbe un risultato più basso di quello dell'anno scorso.
Via Quo Media
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