Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Anche la Tv italiana sta iniziando a cambiare pelle, diventando lentamente ma progressivamente meno generalista - e cioè accessibile a tutti ma preconfezionata in palinsesti decisi dalle reti televisive - e più aperta a contenuti on demand. Alcuni dei quali gratuiti e la maggior parte a pagamento. Con la televisione digitale i limiti di tempo e di luogo del modello lineare broadcast vengono annullati; l'autorità di trasmettere come e quando il broadcaster voleva si trasferisce sempre più verso l'utente, che decide quali contenuti vedere a determinati orari, in diretta o in differita. Il modello multicanale americano, quello in cui convivono le grandi emittenti e gli operatori via cavo, sta quindi mettendo radici anche da noi seppur con tutte le differenze del caso e fra le modalità di fruizione dei canali "premium" la tecnologia streaming su protocollo Ip è quella che offre le maggiori opportunità. L'IpTV comunemente detta è quindi il media per eccellenza della nuova frontiera digitale, in quanto abilita come nessun altro la ricezione dei canali della Pay per view e i contenuti (anche generati dagli stessi utenti) disponibili nella categoria video on demand. Quelli sopra esposti sono i messaggi sostanziali contenuti in uno studio compiuto per conto di Tiscali dall'Isimm (istituto fra i più autorevoli in materia di media e multimedialità) in collaborazione con l'Università Roma Tre.
La televisione generalista rimane al palo, i giovani adulti spingono sul digitale L'ascesa della televisione digitale in Italia nelle sue diverse forme (satellite, digitale terrestre, Tv mobile a tecnologia Dvb-H e IpTv) sarà secondo lo studio in questione sempre più marcata anche in termini di market share e fra i diversi modelli l'Internet television è quello che oggi vanta le maggiori possibilità di crescita in futuro. Perché rispetto alle altre piattaforme può mettere in campo a parità di numero di programmi disponibili un superiore livello di interattività dei contenuti proposti e perché incarna (in quanto media Internet) più delle altre il processo di "indipendenza" degli utenti, sempre più propensi cioè a personalizzare tempi e modi di accesso ai contenuti in formato digitale preferiti. La visione lineare della Tv, dicono ancora i ricercatori di Isimm, sta infatti perdendo il suo ruolo predominante a favore di quella digitale (meno vincolata a limiti di tempo e di luogo) e di pari passo sta cambiando anche il significato di audience: un canale digitale non si distinguerà mai per i picchi di ascolto ma per la qualità del suo pubblico profilato e fidelizzato. E quest'ultimo è un parametro che agli occhi degli inserzionisti pubblicitari non passa certo inosservato. Il media che più ha condizionato lo sviluppo economico e sociale del Paese si appresta quindi a registrare un passaggio "epocale". La Tv generalista, pur essendo ancora centrale nel sistema dei media, difficilmente potrà competere adeguatamente sul mercato (su scala nazionale e tanto più a livello internazionale) dei prodotti audiovisivi. E fra i tanti, stando allo studio Isimm, per un motivo molto chiaro: non esprime più lo spirito del tempo e non interpreta in modo significativo le istanze innovative e giovanili del mezzo, le diverse modalità di fruizione dei contenuti da essa proponibili. Il pubblico pagante chiede oggi maggiore segmentazione dei palinsesti e la possibilità di accedervi secondo criteri del tutto personalizzati. E le piattaforme digitali sono nate cavalcando questa logica, che ispira una nuova filosofia di consumo, ormai radicata nel pubblico giovane adulto (dai 25 ai 40 anni) e in quello della fascia di età compresa fra i 18-25 anni. Questi ultimi, in particolare, sono i principali destinatari della rivoluzione televisiva all'insegna del digitale, perché abituati a relazionarsi all'insegna di media interattivi, a comunicare via Internet, a intrattenersi con videogiochi e a utilizzare in modo massivo dispositivi multimediali portatili.
IpTV: 3,5 milioni di utenti in Europa, 300mila in Italia Sebbene la banda larga sia tutt'altro che diffusa ovunque (e ancor meno offerta in modo omogeneo nelle aree non metropolitane dai principali Internet provider) il fatto che raggiunga milioni di famiglie con una capacità di trasporto dati ormai mediamente superiore ai 4 Mbit al secondo è un volano non indifferente (per lo meno sulla carta) formidabile per i servizi di IpTV. Lo studio Isimm conferma come vi sia un'elevata correlazione tra la domanda di televisione avanzata e la diffusione di Internet e dei collegamenti veloci e il fatto che il Bel Paese non brilli per penetrazione delle reti broadband lascia intuire quali siano ancora i limiti allo sviluppo del fenomeno. La fotografia d'insieme della penetrazione dell'Internet television in Europa presenta in comunque sostanziali diversità e non solo imputabili alla presenza o meno delle linee Internet ad alta velocità. A fine 2007 in Francia erano oltre 2,6 milioni di famiglie abbonate a questi servizi; be altre cifre descrivono la portata del fenomeno in Spagna (500.000 utenti), Italia (300.000), Regno Unito (160.000) e Germania (120.000). Negli Stati Uniti i due maggiori operatori telco del Paese, AT&T e Verizon, hanno lanciato i rispettivi servizi di Iptv nel 2006 e dopo un lento avvio stanno ora riscuotendo un successo notevole con tassi di crescita che, nei primi mesi del 2008, raggiungono rispettivamente il 240% e il 113%.
di Gianni Rusconi su Il Sole 24 ORE.com
Le previsioni elaborate dall’istituto ZenithOptimedia preannunciano un aumento globale delle spese legate al settore dell’advertising pari al 6% entro l’anno: gli investimenti pubblicitari, secondo i dati pubblicati, raggiungeranno i 517,5 miliardi di dollari. Asia Pacifico, Europa Centrale e Orientale e America Latina saranno i mercati che porteranno maggiori guadagni. Per l’anno 2008 Nord America ed Europa Occidentale guadagneranno rispettivamente 3,5 e 3,7 punti percentuali, mentre le proiezioni per gli altri Paesi attestano una crescita media che oscilla tra l’11,1% e l’11,8%. Per l’Asia Pacifico è previsto un tasso di crescita dell’8,5%; per l’Europa Centro-orientale la crescita sarà del 17,4 %; l’America Latina guadagnerà il 17,5%, mentre l’Africa, il Medio Oriente e i restanti Paesi il 12,8%. Il valore del mercato pubblicitario del Nord America raggiungerà entro la fine dell’anno i 195 miliardi, seguito dall’Europa Occidentale (124,4 miliardi). I ricavi pubblicitari nelle aree dell’Asia Pacifico toccheranno, a detta delle stime, i 111,5 miliardi, mentre nell’Europa Centro-orientale saranno di circa 37 miliardi; in coda l’America Latina, che registrerà invece i 30,9 miliardi e Medio Oriente e resto del mondo con 18,6 miliardi. Decisivo sarà il traino dei mercati in via di sviluppo che, tra il 2007 e il 2010, eserciteranno un’incisività del 62% sulla crescita globale. Nonostante le future tendenze diano voce agli altri mercati, gli Usa rimangono comunque l’attore principale del panorama pubblicitario mondiale, registrando 17,7 miliardi (con un tasso di crescita del 9,9%); seconda la Cina con 10,2 miliardi (e con un tasso del 63,5%); segue la Russia con 8,2 miliardi (in crescita però del 92,1%). A ridosso della top 5 troviamo il Brasile che nel settore dell’ad accumula 7,7 miliardi (crescendo del 79,6%) e il Regno Unito che, con 5,8 miliardi, cresce del 22,8%. Sempre nella top 10: India, Giappone, Corea del sud, Sud Africa e Filippine. Per quanto riguarda gli investimenti pubblicitari in ambito televisivo, si prevede un aumento fino a 192 miliardi entro l’anno, che nel 2009 dovrebbero diventare 201,9 per poi passare, nel 2010, a 213,2. Anche le spese dell’online aumenteranno dal 10,2% di quest’anno al 13,6% nel 2010.
Via Quo Media
Conto alla rovescia per il 5 luglio, primo compleanno della Fiat 500. L’azienda automobilistica torinese ha scelto di celebrare l’anniversario organizzando l’evento globale ‘500 Picnic’ che toccherà le principali città del mondo: dall’Italia al Giappone, dalla Francia al Sud Africa. Tutti i possessori della vettura (e tutti coloro che vorrebbero averla) saranno gli ospiti d’onore dell’iniziativa nata per condividere la passione che contraddistingue la community dei ‘cinquecentisti’ (gli invitati ai picnic riceveranno in omaggio un cestino di design firmato Guzzini con tanti gadget Fiat). Ogni festa sarà allietata da concerti, esibizioni artistiche e giochi, oltre alle performance degli artisti selezionati attraverso il concorso ‘500 Picnic Artists’.
Il casting si è svolto online, in collaborazione con Mtv, sul sito www.picnic.fiat500.com che, in poco più di un mese, ha registrato oltre 33.000 visitatori e circa 115.000 pagine visitate. Tra i vincitori del concorso sarà sorteggiato un fortunato che si aggiudicherà una Fiat 500 mentre altri artisti riceveranno una chitarra Fender Stratocaster personalizzata con il logo ‘500 1st Birthday Limited Edition’. Atene, Budapest, Copenaghen, Londra, Milano, Monaco, Palermo, Parigi, Roma, Rotterdam, Tokyo, Valencia, Hel, Liegi, Zurigo e Città del Capo sono le città che - nelle aree verdi o sulle spiagge – ospiteranno i ‘500 Picnic’ che sapranno soddisfare i gusti dei diversi Paesi mettendo in risalto le bellezze locali: in Sud Africa, per esempio, dove l’iniziativa coincide con il debutto commerciale di Fiat 500, sono stati scelti luoghi simbolo quali il Table Mountain, la zona vinicola Groot Constantia e i giardini zoologici di Johannesburg.
A Tokyo, invece, l’evento si svolgerà lungo l’oceano presso il parco Kasai Rinkai dove verrà offerto un brunch ‘esotico’ a base di cibo italiano. In Italia, i picnic si svolgeranno a Milano (presso l’IdroPark), a Roma (presso le Terme di Caracalla) e a Palermo (presso il Parco Favorita), dove si alterneranno momenti di relax, concerti, esibizioni artistiche e giochi.
Via Pubblicità Italia
Interessante articolo su Advertising Age.
Secondo una ricerca di Advertiser Perceptions, l'intenzione d'acquisto dei consumatori esposti alla comunicazione di un certo prodotto aumenta molto considerevolmente (si parla di un 20% in più - con punte del 65%) quando la comunicazione passa attraverso un mix di strumenti piuttosto che solo attraverso la TV.
I risultati variano a seconda della categoria merceologica ed altri fattori... ma è evidente che una interazione più ricca e complessa con la marca ha un chiaro effetto sulla percezione e i comportamenti d'acquisto.
Chiaro che lo studio è relativo solo al pubblico americano - ma a naso potrebbe essere molto applicable anche per il consumatore italiano...
Il concetto di internet quale mezzo di connettività delle nuove generazioni appartiene ormai al passato: oggi il web ha letteralmente invaso le abitazioni di tutto il mondo e, senza distinzione di età, viene utilizzato per raccogliere informazioni, fare acquisti online e scambiarsi opinioni.
Una ricerca recente di McKinsey & Company, che ha interpellato oltre 400 responsabili marketing in tutto il mondo, evidenzia come, in meno di tre anni, due terzi dei consumatori scaricheranno informazioni dalla rete, quasi la metà utilizzerà servizi online confrontando i prezzi tra i vari fornitori, e un terzo effettuerà i propri acquisti su internet. Per il marketing aziendale diviene quindi un imperativo allinearsi all'evoluzione dei nuovi mezzi. Che si tratti di pubblicità, vendite, servizi, sviluppo dei prodotti o fissazione dei prezzi, le aziende non potranno più ignorare i media digitali, che diventeranno una leva fondamentale del "marketing mix" del futuro. Un futuro molto prossimo, se si pensa che la maggioranza dei direttori marketing prevede già nei prossimi tre anni una forte crescita degli investimenti pubblicitari sul web e un aumento delle vendite online della propria azienda superiore al 10 per cento.
Tale sviluppo non è frutto di una coincidenza; internet presenta enormi vantaggi rispetto agli altri canali, in termini di trasparenza, velocità, interattività, personalizzazione del rapporto con il cliente, efficienza della struttura di costo e accesso a un bacino di utenza potenziale elevato e spesso difficilmente raggiungibile con i canali tradizionali. Se ben utilizzate, queste leve consentono alle imprese di rendere più efficienti tutte le fasi del processo di marketing, e non solo le azioni di promozione e pubblicità, che hanno finora rappresentato per molte aziende l'utilizzo naturale del web. Alcuni esempi ci aiutano a comprenderne meglio il potenziale. internet consente di sviluppare politiche di pricing con crescenti livelli di personalizzazione, come nel caso di Vodafone Portugal, nel cui sito l'utente ha la possibilità di costruire da sé il proprio piano tariffario e di ricevere in cambio alcune opzioni prestabilite di ricarica. La rete offre, inoltre, l'accesso a un bacino di utenza, composto di centinaia di migliaia di persone, ormai esteso a tutti i segmenti sociodemografici, che consente a chi opera nelle ricerche di mercato di effettuare rilevazioni statisticamente significative in settori critici come quello della ricerca farmaceutica o dei sondaggi sociopolitici.
Gli esempi più innovativi sono però legati allo sviluppo del prodotto: Lego ha recentemente utilizzato quattro membri importanti della propria community «Mindstorms» per raccogliere suggerimenti sullo sviluppo – dal prototipo al prodotto finale – del «Mindstorms Nxt». L'innovazione è infine presente anche nelle tecniche di promozione pubblicitaria: Unilever ha presentato la nuova campagna del marchio Dove su YouTube, ricevendo due milioni di chiamate a un costo di comunicazione pari a zero. Utilizzando i tradizionali canali pubblicitari, la campagna sarebbe costata diversi milioni di euro. Un altro caso è Daimler, presente su Asmallworld.net, una community a inviti che consente di raggiungere utenti con un profilo molto selezionato e affine al target naturale di Mercedes. Se queste sono le premesse, è facile prevedere che lo sviluppo del marketing digitale continuerà a progredire alla stessa velocità con cui i nuovi mezzi verranno utilizzati dai consumatori e che per le aziende sarà sempre più difficile rimanere estranee a questo processo.
Sebbene alcune imprese stanno mettendo sempre più internet al centro della loro strategia di marketing e commerciale – oltre il 10% dei direttori marketing dichiara che in meno di tre anni la maggior parte del loro budget sarà dedicata a strumenti di digital marketing – molte altre non dispongono del know-how necessario per sfruttare appieno le potenzialità offerte dai nuovi mezzi oppure lamentano la mancanza di metodi affidabili per valutare il successo delle azioni di marketing digitale. Non dobbiamo poi dimenticare che una strategia di questo tipo comporta anche dei rischi: si pensi ai danni d'immagine derivanti a un marchio per effetto della manipolazione della campagna promozionale a opera degli utenti online e della successiva diffusione in rete, o alle carenze realizzative di alcuna campagne che finiscono col produrre un impatto negativo sia sul profitto che sull'immagine dell'azienda. È il caso di una grande catena internazionale di ristorazione che ha lanciato una promozione di coupon online, la quale ha però generato un numero talmente elevato di bevande gratuite da spingere alcune filiali a non riscattare i coupon.
In sintesi, gestire il "marketing mix" su internet è un grande vantaggio, ma diventa più complesso, e la corretta valutazione e considerazione delle opportunità e dei rischi del marketing digitale costituirà per molte aziende la sfida del futuro. Grazie a una programmazione sistematica, a un'analisi accurata e allo stanziamento di adeguati budget, questa sfida potrà essere vinta. Ma chi ha l'ambizione di generare il migliore Roi di marketing possibile per la propria azienda dovrebbe iniziare a pensarci già da oggi.
di Marco Mazzù su ILSOLE24ORE.COM
Il commissario europeo per la società di Informazione e Media, Viviane Reding, ha incontrato nove direttori che, rappresentando alcune delle principali testate europee (come “Le Monde” e “Lidové Noviny”), si sono riuniti per discutere sull’attuale stato della stampa e sul futuro della comunicazione cartacea nell’era digitale.
Numerosi sono stati i quesiti a cui si è tentato di dare una risposta: molti hanno riguardato proprio il rapporto e la concorrenza tra informazione online e stampa tradizionale. Durante il colloquio è stato affrontato anche il tema del pluralismo dei media, dell’ impatto sulla politica di redazione del passaggio dalla carta stampata al web e degli effetti che i nuovi modelli digitali provocano sulle regole giornalistiche. Nel corso della riunione, la Reding ha ribadito uno dei principi fondamentali della politica europea in materia di giornalismo: “Non dovrebbe esserci nessun limite che possa creare grave scompenso, specie alla carta stampata”. Il commissario ha inoltre dichiarato che: “Gli europei cercano sempre di garantire l’alta qualità della stampa, sebbene in questi ultimi anni la competitività sia mutata. Stampa e riviste online sono chiamate a confrontarsi con l’aspra concorrenza di altre testate come quelle dei distributori online e anche con le attività via web dei broadcaster che spesso beneficiano di fondi pubblici. In Europa abbiamo bisogno di una stampa pluralista che sia non solo forte, ma anche capace di verificare le nuove possibilità offerte dal mondo online. Gli stati membri dovrebbero cercare in particolare di non alterare la concorrenza col denaro dei contribuenti a svantaggio della carta stampata, per esempio finanziando attività online che riguardano la carta stampata”.
Via Quo Media
A New York, nei pressi dell'Apple Store di Manhattan sulla Fifth Avenue, aperti non stop per l'occasione, la febbre da evento è già alta, con persone già assiepate in coda sul marciapiede per essere fra gli eletti che venerdì potranno comprare il nuovo Melafonino. In Italia gli utenti sono invece scesi sul piede di guerra (sui blog della Rete e con le prime missive indirizzate alle Autorità Garante) perché i prezzi dell'iPhone 3G senza contratto (499 o 569 euro) fissati da Tim e Vodafone sono troppo alti. E non da meno sono quelli degli accessori originali Apple (auricolari in primis) che saranno disponibili nei punti vendita in concomitanza con il lancio ufficiale del nuovo cellulare. Nel Regno Unito, invece, O2 si frega le mani. Il gestore mobile ha infatti già smesso di accettare sul proprio sito Internet le preordinazioni per l'iPhone 3G per il semplice motivo che le scorte disponibili per il lancio iniziale del prodotto (nelle versioni da 8 e 16 GByte di memoria con scocca nera) sono andate esaurite. Il problema, per l'operatore, è semmai quello di poter rispondere in modo adeguato all'imprevista corsa all'acquisto che si scatenerà dall'11 luglio e torna così d'attualità la domanda inevasa di sapere quanti cellulari Apple ha destinato a ogni singolo Paese per coprire i primi giorni di vendita del nuovo smartphone. Quello che si è saputo, oltre al costo dei componenti per produrlo (173 dollari per il modello da 8 Gbyte), rischia invece di condizionare pesantemente le vendite di lettori Mp3 e di altri dispositivi elettronici che utilizzano chip di memoria a tecnologia Nand flash. Apple, infatti, ne avrebbe ordinati in questi mesi a Samsung qualcosa come 50 milioni per equipaggiare gli oltre quattro milioni di iPhone 3G destinati ai mercati di tutto il mondo e il produttore coreano si è trovata costretta a tagliare le forniture di questi componenti ai clienti meno importanti.
Un utente di smartphone americano su due vuole il melafonino Tornando alla febbre da prossimo acquisto, una ricerca effettuata negli Stati Uniti dalla società specializzata Rbc Capital Markets ha ribadito se mai ce ne fosse bisogno l'elevato interesse degli utenti di super telefonini per la nuova creatura di Apple. Il 56% di un campione di 3.600 consumatori americani già in possesso di uno smartphone si è infatti dichiarato intenzionato ad acquistare un nuovo iPhone 3G nei prossimi 90 giorni. Meno della metà sono invece coloro che hanno indicato come prima scelta un BlackBerry e minime sono le percentuali raccolte da marchi come Nokia, Palm e Htc. Ad allettare i consumatori, dicono gli analisti della Rbc, le funzionalità (anche di tipo business) del nuovo software 2.0 e il prezzo. I 199 e 299 dollari che AT&T chiede per il nuovo iPhone 3G, con un contratto vincolato di 24 mesi, sono quindi un'attrattiva molto importante e in pochi, almeno fino a oggi, sono insorti contro i prezzi a listino - 599 e 699 dollari a seconda del modello - che lo stesso operatore ha fissato per vendere il telefono in forma "sbloccata".
di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com
Il futuro della TV... meno spot...?
Che la TV non sia un mezzo, come dire, in rampante ascesa, lo sappiamo. E sappiamo anche che la pubblicità in TV non funziona più come una volta.
Se da un lato altri media meno "convenzionali" (primo fra tutti l'onine - e si vede dalla raccolta pubblicitaria) attirano l'interesse degli investitori, dall'altro lato i proprietari di catene televisive si spremono il cervello per riguadagnare gli spazi perduti. O almeno garantirsi un futuro.
Fox, negli USA, tenta una carta ad alto rischio. E riduce la quantità di pubblicità inserita nella sua programmazione.
Mentra da noi la quantità di spot infilati nei programmi sembra crescere continuamente (non è proprio così...) e si usano modi sempre più intrusivi per raggiungerci mentre guardiamo il nostro telefilm preferito, la Fox fa il contrario.
E riduce, a partire dalla prossima stagione del 50% (la metà!) il numero di commercials che verranno messi in onda durante due dei suoi più promettenti serial (si tratta quindi di un test, of course), portando quindi a quasi 50 minuti ogni ora la porzione dedicata la contenuto e non all'advertising.
Cercando quindi di minimizzare l'effetto zapping e di contrastare l'effetto di fastidio che è stato oggettivamente registrato negli utenti televisivi della catena per l'eccessivo affollamento.
E di aumentare l'efficacia dei messaggi pubblicitari diffusi - il che potrebbe permettere di aumentare i prezzi degli spazi e recuperare in questo modo i fatturati persi riducendo il numero di spot in vendita.
Per ora le reazioni degli operatori del settori (tipo agenzie media e investitori, è positiva. Tocca vedere come reagiranno le audience...).
Il linguaggio, importante, lo è sempre stato. In un'era dove le informazioni sono decisamente in sovrannumero rispetto alla capacità di fruizione dei consumatori/utenti saper comunicare bene, farsi capire e soprattutto interessare non è un'impresa da poco. Ed è lo scoglio che, stando a quando dice una recente ricerca effettuata da Forrester Research, fanno più fatica a superare i corporate blog, i siti di interscambio "culturale" creati dalle aziende per parlare di business e di prodotti. Ebbene il responso partorito dalla società di ricerca sulla base dell'osservazione di 90 siti di multinazionali che compaiono nella classifica Fortune 500 è impietoso: troppo tecnici, noiosi, scialbi (sotto il profilo della qualità dei contenuti) e incapaci di stimolare la discussione. Il motivo di così evidente insuccesso? Sembrerà paradossale (ma non lo è) ma a minare l'efficacia dei blog aziendali è la scarsa convinzione delle stesse aziende, che nel 53% dei casi li considera irrilevanti per le proprie strategie. Una sorta di vezzo, di qualcosa da fare per forza ma poco funzionale alle attività di business strategiche.
Entrando nel merito della ricerca, Forrester ha rilevato come il 70% dei blog campionati si limiti ad argomenti troppo tecnici, il 74% riceva raramente commenti e il 56% utilizzi come materiale di "ingaggio" per la discussione i comunicati stampa istituzionali. Il problema, come si diceva, non è tanto nel mezzo in sé o nelle possibili mancanze tecniche della piattaforma tecnica alla base del blog (magari povera di contributi multimediali) quanto l'atteggiamento delle aziende e degli addetti dell'area marketing in particolare, che in oltre la metà dei casi snobbano completamente il progetto. Con la conseguenza di non incentivare assolutamente la partecipazione all'attività di community da parte dei propri clienti/utenti, fornitori e partner. La pecca, rilevano gli analisti di Forrester, è in sostanza un salto culturale che ancora non è avvenuto e che non è troppo tardi affinché avvenga. I corporate blog possono quindi uscire dall'anonimato e diventare strumenti di valore a supporto del business a condizione che le aziende (e i gestori del blog in particolare) gestiscano con più efficacia il media. E cioè stimolino più adeguatamente i confronti on line, rendano i contenuti pubblicati divertenti, facili da digerire e utilizzare, creino connessioni tra gli eventi e la community e invitino le figure più carismatiche dell'azienda a prendere la parola sul blog (esortandole però a seguire le regole della comunicazione on line). Troppi luoghi comuni o un linguaggio stereotipato non sono consoni alla natura del mezzo e alle sue finalità.
I blog diventano un importante strumento di comunicazione aziendale, ma vanno utilizzati in maniera diversa da quella istituzionale e ricorrente nelle trattative commerciali. Forrester invita quindi a dare un tocco di personalità ai post, a entrare con continuità nelle discussioni che tengono banco nella blogosfera, a spiegare la posizione dell'azienda anche su temi marginali rispetto al proprio core-business, ad affrontare senza remore (con il rischio di incontrare critiche) argomenti delicati. Solo così il corporate blog può produrre ritorni che si chiamano maggiore "redemption" in Rete e migliori relazioni con clienti (e il mercato in generale) e partner. Senza andare troppo lontano, ai blog dei big dell'industria hi-tech a stelle e strisce (come Jonathan Schwartz, il Ceo di Sun Microsystems, che ha un suo blog personale in azienda (http://blogs.sun.com/jonathan/), Forrester invita a prendere esempio da quelli della Ducati (DesmoBlog, http://blog.ducati.com/) e di Gambero Rosso (Papero Giallo, http://blog.gamberorosso.it/bonilli/). Motori e buona cucina sono senz'altro un argomento più propenso a dilettare i propri interlocutori ma, dicono gli esperti, si può fare blogging bene e con profitto anche parlando di computer, software e via discorrendo simili.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Continua la battaglia a distanza fra Nientendo e Sony per aggiudicarsi il titolo di console di videogiochi più venduta e gettonata. A dire la verità lo scontro si è fino a ora sempre risolto a favore della Wii di Nintendo, motivo per cui Sony sta tentando di correre ai ripari e rilanciare l'immagine della sua PlayStation. La società giapponese ha infatti annunciato il progetto di noleggiare e vendere film e programmi tv su internet per la PS3 e anche di raddoppiare la capacità di memoria dell'hard disk, con una versione da 80 giga attesa per settembre. Il nuovo servizio di distribuzione video - per il quale pescherà tra l'altro nelle produzioni di Sony Pictures, Warner Bros. e 20Th Century Fox - cercherà di colmare la lacuna che la separa da una simile iniziativa messa in atto da Microsoft per la sua Xbox 360. Nintendo da parte sua non si adagia certo sugli allora e ha annunciato l'uscita di nuovi videogiochi, tra cui uno che consente di lanciare il frisbee e un altro che permette di suonare 60 strumenti musicali. Per la Wii è in arrivo anche un nuovo e più sensibile game-controller, il Wii MotionPlus, e una serie di giochi sportivi, come "Wii Sports Resort", che consente agli utenti di lanciare un frisbee a una cane virtuale o di duellare contro un altro giocatore armati di spade.
Via Quo Media
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