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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Nel corso del 2006 Heineken Italia lancerà dieci nuove campagne relative ai key-brand Heineken, Birra Moretti, Dreher, Budweider e il marchio di birra sarda Ichnusa. La prima a partire, tra la fine di marzo e i primi di aprile, sarà la campagna televisiva Heineken, caratterizzata dal nuovo claim ‘Meet you there’.

Lo ha anticipato ieri a Milano Marco Alberizzi, direttore marketing dell’azienda, ricordando che, sul fronte creativo, le agenzie di riferimento sono JWT per Heineken, D’Adda Lorenzini Vigorelli Bbdo per Dreher, Armando Testa per Birra Moretti, Ideogramma per Budweiser (la campagna internazionale di prossima messa in onda sarà però firmata Ddb Chicago) e Leo Burnett per i brand Ichnusa e Sans Souci.

Il media è gestito da Muraglia Calzolari & Associati. Secondo quanto spiegato dal manager nell’ambito della conferenza stampa cui sono intervenuti anche l’amministratore delegato Peter Heilbron e il direttore comunicazione e affari istituzionali Alfredo Pratolongo, nelle strategie aziendali rivestono un peso sempre più rilevante le attività di marketing esperienziale e le sponsorship, che per Heineken si traducono negli eventi musicali Jammin’ Festival e Heineken Contest, nei party Halloween Nights e nella sponsorship della Champions League.

Mentre Birra Moretti consolida il legame con il calcio sia con l’omonimo Trofeo sia con la sponsorizzazione del Napoli Soccer, della Juventus e dell’Inter, Dreher presidia l’area delle sagre popolari nel Sud Italia. Per Ichnusa, che nell’adv tradizionale punterà su una nuova campagna affissioni e sullo spot dello scorso anno, la sponsorizzazione riguarda invece le squadre sportive (di calcio, pallavolo e basket) del cosiddetto ‘orgoglio sardo’. Budweiser, che si associa a Fifa World Cup, Nba, F1, ha scelto di legarsi anche agli sport ‘da tavola’ (snowboard, surf da onda, windsurf e kite) e sarà inoltre sponsor di Germania 2006. Oltre alla leva comunicazione (a fronte di una quota di mercato del 33%, l’azienda si appropria di una quota d’investimento del 46%) anche il versante prodotto è interessato da alcune novità: in Sardegna, dall’esperienza di Ichnusa, è nata la birra cruda Jennas, mentre Heineken propone il primo fusto da 5 litri con sistema di spillatura.

Ma la sfida maggiore per l’azienda che lo scorso anno ha fatturato 1228 milioni di euro (con un +0,1% in un mercato in leggera flessione, e che secondo Heilbron quest’anno presenta potenzialità di crescita) riguarda però il lancio di Birra Moretti Zero, la prima birra italiana a 0 gradi alcolici cui sarà riservata anche una campagna targata Armando Testa (a giugno spot di 15”, a luglio annunci su stampa nazionale e presenza a bordo campo nelle sfide di Inter e Juve). Si tratta di un prodotto pensato per chi desidera una birra senza gli effetti dell’alcol e, più in generale, mirato a creare nuove occasioni di consumo. [via pubblicitaitalia]

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Di Altri Autori (del 17/03/2006 @ 06:15:09, in Marketing, linkato 8388 volte)

La difficoltà di valutare i risultati della Formazione della forza vendita è un argomento, che ha interessato molti studiosi. A causa di tale difficoltà, spesso, secondo quanto scritto da Attia, Honeycutt et al. (1)nel 2002, alla valutazione dei risultati viene attribuita un’importanza secondaria, al punto da essere in alcuni casi del tutto tralasciata.

Attia, Honeycutt et al., (2) definiscono almeno quattro rilevanti ostacoli alla valutazione dei risultati conseguiti a seguito di un percorso formativo: 1) la percezione del management; 2) i limiti dei criteri valutativi in genere adottati; 3) problemi metodologici; 4) assenza di riscontri empirici.

Sicuramente dalla Formazione sono attesi almeno due generi di benefici: benefici soft e benefici hard (3).

I benefici hard sono misurabili in relazione alla variazione di indicatori concreti sia di tipo economico che gestionali (produttività, incremento ordini, aumento clienti etc); i benefici soft, invece, riguardano i miglioramenti nell’ambito di processi intangibili quali atteggiamenti, modus operandi, attitudini ovvero l’insieme delle “behavioural performance” che possono incidere notevolmente sulla qualità dei primi.

Diverse sono le matrici di valutazione proposte negli studi internazionali, come il modello STEM (Sales Training Evaluation Model) elaborato da Lupton, Weiss e Peterson nel 1998 (4). Quasi tutte trovano origine nel famoso modello di valutazione della Formazione elaborato ed introdotto da Kirkpatrick nel 1959 e tuttora adottato (almeno in versione base).

Il modello di Kirkpatrick è basato su “quattro livelli” valutativi (Reazioni, Apprendimento, Prestazione, Risultato) ed è detto gerarchico poichè i dati raccolti a ciascun livello sono propedeutici alla valutazione al livello successivo:

I LIVELLO

REAZIONI

I partecipanti hanno risposto positivamente al programma?

Al primo livello la valutazione consiste nel rilevamento del grado di soddisfazione dei partecipanti ottenibile attraverso la somministrazione di un questionario in cui s’invita i partecipanti ad esprimere un giudizio qualitativo sul corso.

II LIVELLO

APPRENDIMENTO

I partecipanti hanno appreso i concetti e i contenuti?

L’aver gradito il corso nei vari suoi aspetti non garantisce che i contenuti siano stati appresi e si sia pronti ad utilizzarli. Per questa valutazione possono essere utili test di verifica pre e post corso

III LIVELLO

PRESTAZIONE

I partecipanti hanno modificato i propri comportamenti sul lavoro?

A questo livello s’intende valutare il grado d’applicazione nell’ambtio professionale dei contenuti appresi durante il corso. Questa valutazione è piuttosto complessa, tuttavia chiedendo la collaborazione dei partecipanti si può ottenere la compilazione di test di follow-up per eseguire dei rating sui comportamenti tenuti in seguito.

IV LIVELLO

RISULTATI

Quali sono i risultati personali e quelli a beneficio dell’organizzazione?

E questa come dicevamo e la parte in cui prevalentemente i parametri utilizzati riguardano i cambiamenti occorsi in termini di vendite, produttività, numero di clienti etc. Il metodo di valutazione applicato è l’analisi costi/benefici ovvero il calcolo del ROI %= (BENEFICI TOTALI x 100 / COSTI TOTALI DELLA FORMAZIONE)

Comprendiamo adesso come il processo di valutazione sia piuttosto complesso e che per questa ragione spesso non venga adeguatamente seguito; in questo caso assistiamo a due atteggiamenti da parte delle aziende: 1) valutazione positiva del corso soltanto in presenza di ROI favorevole; 2) assenza di valutazione dei risultati in termini di modifiche degli “atteggiamenti”.

Gli ultimi trends in questo ambito vedono, invece, i managers sempre più indotti, almeno nelle grandi aziende, ad indagare a più livelli gli effetti della Formazione sulla forza vendita. Ciò presuppone la definizione di obiettivi relativi anche a benefici soft per la cui misurazione, in assenza di indicatori numerici bisognerà ricorrere all’attribuzione di un grado di importanza, un sistema di misurazione e confronto della variazione prima e dopo il corso e di un valore economico convenzionale ai benefici derivanti dal cambiamento positivo.

In un articolo apparso sull’E-magazine Industryweek.com, nel 2000, W. Keenan Jr., direttore editoriale dell’Alexander Communications Group di New York ed editore di “Sales Rep’s Advisor” newsletter, scrive: “la correlazione tra Formazione ed incremento delle vendite non è così automatica…..come molte aziende hanno compreso, ma analizzare gli altri fattori di apprendimento e metterli in relazione con gli investimenti non è facile neanche per una grande azienda come la Xerox Corp…..la quale cerca almeno in parte di cambiare i termini della questione definendo i corsi non più di Formazione ma di “apprendimento” e più che al ROI come obiettivo la Xerox Corp. punta alla “knowledge verification” e al “performance support…..”

Vale a dire che se la Formazione deve essere giustamente considerata come un investimento e non come un costo, a maggior ragione è giusto che tutti i benefici da essa derivanti debbano essere pianificati e quindi valutati secondo diversi criteri.

Ciò è quanto mai rilevante se alla forza vendita viene riconosciuta una funzione importante nella costruzione e mantenimento delle relazioni con i clienti e alla creazione di fiducia e nell’esecuzione di tutte quelle attività che consentono di conseguire un vantaggio competitivo proprio attraverso il raggiungimento di obiettivi di relationship marketing.

La Formazione è uno strumento strategico in questo senso, per via della sua notevole vocazione a trasferire non solo contenuti ma anche “motivazioni”, “metodi”, “spiegazioni”, ovvero anche i perché delle cose.


Antonia Santopietro



(1) Attia, A.M., Honeycutt, E.D. Jr., Attia, M.M., “The difficulties of evaluating sales training”, Industrial Marketing Management, volume 31, No. 3, April 2002, pp. 253-259

(2) idem

(3) Fantacone, F., Preziosa, A., “Formazione e business: valutare i risultati nell’era dell’E-learning”, E-Learning e Knowledge Management, Anno I, No. 2, Maggio-Giugno 2004, pp. 31-40

(4) Lupton, R.A., Weiss, J.E., Peterson, R.T., “Sales Training Evaluation Model (STEM), a conceptual Framework”, Industrial Marketing Management, Volue 28, No. 1, January 1999, pp. 73-86

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Di Max Da Via' (del 18/03/2006 @ 15:36:39, in Internet, linkato 2249 volte)
Secondo alcune indiscrezioni pubblicate sul New York Times (richiede sottoscrizione) Amazon.com, sarebbe in procinto di lanciare un nuovo servizio per il download di film e programmi televisivi che potrebbero poi essere masterizzati direttamente su cd. L’articolo riporta come sarebbero già in corso alcune trattative con grosse case produttrici quali Paramount Pictures, Universal Studios and Warner Bros.

In questo modo la principale libreria on-line al mondo si troverebbe a rivaleggiare ad armi pari con iTunes, che già da tempo offre con buoni risultati l’accesso a video musicali e serie televisive di successo.

Un ulteriore motivo di dispiacere per la Apple deriva da fatto che Amazon pare sia intenzionata a lanciare a breve anche un servizio di download di brani musicali oltre ad un proprio lettore MP3, con la chiara intenzione di porsi in concorrenza con iTunes anche in questo settore, che si sta affermando, almeno in America come uno dei principali canali distributivi per la musica.

Se quindi almeno per ora Steve Jobs può dormire sonni tranquilli, forte del suo recente primato di 1 miliardo di download di brani musicali dal famoso iTunes, la situazione potrebbe rapidamente complicarsi per la Apple, visto la popolarità ma soprattutto la vasta base di utenti che Amazon può mettere in campo.
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Di Matteo B. (del 19/03/2006 @ 12:25:52, in Pubblicità, linkato 10374 volte)
Abbiamo recentemente pubblicato un articolo sul discusso spot delle patatine Amica Chips, con il famoso attore a luci rosse Rocco Siffredi come protagonista.

Come già era avvenuto precedentemente per altre campagne di comunicazione dell’azienda l’ambientazione e soprattutto le parole dell’interprete giocavano in maniera molto diretta su una serie di doppi sensi facilmente intuibile.

La novità è che il Giurì, su precisa richiesta del Moige (Movimento Italiano Genitori) ha decretato la cessazione dello spot, che pertanto non potrà più essere trasmesso in televisione.

“Lo spot “Patatine Amica Chips”, andato in onda nei mesi scorsi sulle reti Mediaset, viola gli articoli 1 (lealtà pubblicitaria), 9 (Violenza, volgarità, indecenza) e 10 (Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona) del codice di Autodisciplina Pubblicitaria e pertanto il Giurì ne dispone la cessazione”.

A darne comunicazione direttamente al Moige – Movimento Italiano Genitori, che dopo aver ricevuto centinaia di segnalazioni di genitori aveva formalmente protestato per la volgarità dello spot con protagonista il pornodivo Rocco Siffredi, è lo Iap – Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria.

“Ci auguriamo – dice Elisabetta Scala, responsabile dell’Osservatorio Tv del Moige – che questa, come altre ‘bocciature’ da parte delle Iap di spot volgari, serva ad aumentare la sensibilità di chi fa pubblicità. Nel frattempo non possiamo che ringraziare pubblicamente il Giurì per la sua azione tempestiva”.

Caso di eccessiva censura o giusta tutela dei diritti dello spettatore? Questa decisione potrebbe nuocere all’immagine dell’azienda o al contrario rivelarsi ulteriore pubblicità gratuita? I pochi che non avessero ancora visto lo spot incriminato possono cliccare qui.
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Di Jacopo Gonzales (del 19/03/2006 @ 13:06:48, in Media, linkato 2688 volte)

Se siete giornalisti leggete con cura questo articolo di John Blossom.

Il giornalismo di qualità, il giornalismo in grado di veicolare notizie rilevanti per la società deve riuscire a trovare nuovi modelli di distribuzione dei propri contenuti per non morire. Le pubblicazioni stampate tradizionali non sono in grado di supportarlo. Sono necessari nuovi contesti per sostenere la crescita di giornalisti e di news di qualità.

Il report annuale di Project for Excellence in Journalism mette in rilievo aspetti che dovrebbero far riflettere tutti i giornalisti.

In un momento in cui i mercati online devono ancora maturare e il mercato delle pubblicazioni stampate sta calando notevolmente, i news publisher investono sempre di meno nella ricerca di notizie di qualità. La risposta a questa situazione va ricercata non tanto all’interno delle sale stampa quanto nei dipartimenti marketing dei maggiori produttori di notizie.  

 

Sono questi ad offrire le condizioni per sviluppare le capacità dei giornalisti di qualità. Le organizzazioni di notizie devono riconfigurare per intero il loro modello di distribuzione dei contenuti alle loro audience.

Quest’anno il report annuale del Project for Excellence in Journalism evidenzia come il modo standard di coprire le notizie stia fallendo dal punto di vista finanziario a discapito di fonti di news online compresi blog e portali di news che con il tempo stanno raggiungendo buoni profitti.

I magazine tradizionali stanno effettuando tagli di personale.

Dall’acquisizione di Knight Ridder da parte di McClatchy fino al licenziamento di 80 collaboratori al Washington Post, sembra sia chiaro il trend che sta imperando nel giornalismo tradizionale.

Molte di queste perdite rappresentano vere e proprie perdite di zone coperte precedentemente da notizie : Il report afferma che il totale dei reporter che coprono il mercato di Filadelfia è diminuito del 50%. Nei mercati globali il Washington Post sta supportando sempre meno gli uffici stranieri e i reporter che si dedicano a storie come il terrorismo.

Il Sunday finanzia più storie di vita comune rispetto alle news di qualità e l’acquisizione da parte del New York Times di About.com sottolinea il fatto che le organizzazioni di news cercano il profitto dal più vasto inventario dei contenuti generati dall’utente.  

 

Con questa situazione i giornalisti che aspirano a raggiungere la celebrità attraverso i giornali tradizionali tramite grandi storie, se la possono dimenticare.

Troppo giornalismo ormai ruota attorno al concetto di sala stampa, mentre esistono ancora canali molto importanti per il contenuto ed i vincitori nel mercato editoriale sono coloro che inseriscono il loro contenuto in contesti di alta qualità.  

 

Ironicamente questa situazione sembra favorire le vecchie fonti di notizie come AP, l’Associated Press, Dow Jones e Reuters, che hanno l’abilità di avere il loro contenuto e brand ben piazzato nei motori di ricerca con accordi di licenza con portali Web maggiori, emergenti e con gli aggregatori di news.  

 

Anche i maggiori brand di giornali sembrano crescere rigogliosi quando fanno accordi di sindacazione online dei propri contenuti.  

 

Sebbene ci siano buone ragioni per essere preoccupati per la perdita delle sale stampa, a lungo termine ci sono anche buone ragioni per pronosticare un mercato altamente remunerativo per le notizie di alta qualità che non possono essere prodotte e messe sul mercato nella stessa maniera dei giornali di oggi.

Ecco qui alcune idee per mantenere l’esistenza di notizie di alto livello in relazione al mutamento del mercato dei contenuti.

Tratta ogni giornalista come un’entità di mercato.
Molte sale stampa stanno fallendo perchè non riescono ad usare i loro canali esistenti per mettere sul mercato del giornalismo di qualità. Le pubblicazioni stampate stanno divenendo sempre di meno il centro economico per un giornalismo di qualità e tale giornalismo deve sapersi rendere indipendente da queste pubblicazioni. Questa considerazione va oltre la preparazione di più contenuti multimediali. Il singolo giornalista dovrebbe focalizzarsi su precisi argomenti invece di dedicarsi a molti. Se l’affermazione "Ogni pagina Web è una prima pagina" è una realtà, ogni articolo del giornalista ha in teoria la potenzialità di essere una pubblicazione brandizzata alla ricerca dei propri percorsi di distribuzione.

Tratta ogni lettore come una persona che può sindacare la tua notizia.
Accordi precisi di licenza per la sindacazione dei feed RSS permettono alle persone di agire come partner di distribuzione delle news e di prodotti brandizzati in modo da costruire relazioni monetizzabili, un elemento chiave per la costruzione di un valore che fino ad ora è stato ignorato. La tecnologia attuale inoltre permette la creazione di livelli premium di sindacazione per gli utenti più esperti.

Tratta i motori di ricerca come strumenti per gli utenti e non come competitor

Dobbiamo essere cauti nel rendere i contenuti premium disponibili ai motori di ricerca, ma in larga parte le organizzazioni di news hanno sofferto considerando i motori di ricerca solo come nemici nella battaglia del giornalismo. Se il contenuto di un publisher può raggiungere un valore all’interno di un motore di ricerca enterprise che crea un contesto molto utile alle news come nel caso di
LexisNexis o Factiva c’è poco da lamentarsi con i motori di ricerca. Gli utenti hanno cominciato ad usare forme automatiche di aggregazione di contenuti come strumenti autorevoli in grado di aiutarli nella ricerca delle informazioni.

Ci sono ragioni per lavorare con motori di ricerca più news friendly ma è necessario permettere agli utenti di scoprire il maggior valore possibile dal tuo contenuto.  

 

Nel mercato caotico dei contenuti di oggi è spesso difficile far emergere notizie di qualità e siamo tentati di dire che i venditori di soap sono in grado di mettere alle corde le notizie di qualità.

Ma in qualità di produttori di notizie se saremo in grado divenire più esperti nell’incanalare i nostri contenuti vedremo nascere sempre più fonti di notizie di qualità che sanno incorporare il meglio delle sorgenti online e il meglio della tradizione giornalistica.

 

E’ il momento per tutte le organizzazione che lavorano nel mondo delle news di rendere questa visione realtà. [via masternewmedia]  

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Di Danilo Arlenghi (del 20/03/2006 @ 05:42:02, in Segnalazioni, linkato 4678 volte)
Marketing Journal, sul web da otto mesi, diventa ufficialmente un quotidiano fruibile all’indirizzo www.marketingjournal.it, rivolto prevalentemente ai manager della comunicazione e del marketing.

Marketing Journal è un quotidiano on line di economia, marketing, comunicazione, trade ed editoria promosso e patrocinato dal Club del Marketing e della Comunicazione.

E’ un giornale pratico, consultabile rapidamente e soprattutto utile per gli addetti ai lavori. E’ figlio delle nuove tecnologie, parla, ascolta e riporta alla classe dirigente contemporanea e futura. Seleziona notizie con particolare riferimento ai nuovi trend ed agli scenari internazionali, comunica e informa in modo diretto, efficace e sintetico, favorisce una lettura veloce ma al tempo stesso completa e puntuale, senza inutili prolissità, con conseguente risparmio di tempo, risorsa vitale per ogni manager.

Gli articoli, brevi, sono scanditi in sezioni e in rubriche ben definite, volte a creare spunti di riflessione, a captare le tendenze e le mode che nascono e quelle che si affermano, a segnalare nuovi orizzonti fra i mercati, a diffondere una cultura di marketing e di comunicazione indicando tecniche e strategie alternative e non convenzionali, a scoprire prodotti e servizi innovativi, a segnalare gli eventi più significativi del settore.

I contenuti si alternano tra inchieste sulle tendenze di mercato, interviste ai protagonisti italiani ed internazionali del settore, ricerche o sondaggi socio-economici, profili di manager ed imprese, focus sulle evoluzioni del marketing e della comunicazione in tutte le loro declinazioni e tipologie, studi psicologici e sociologici sugli stili di vita e comportamenti d’acquisto, recensioni di riviste e libri specializzati, reportage di case-history significativi, servizi di approfondimento con il parere degli esperti.

”Si tratta di una iniziativa che riscuote ogni giorno crescenti consensi” – sottolinea Danilo Arlenghi, presidente del Club del Marketing e della Comunicazione – “il nostro pubblico è composto sia da lettori maschili sia femminili, tutti professionisti, dirigenti d’aziende o di agenzie, imprenditori, consulenti, docenti, giornalisti ed addetti ai lavori. Il Marketing Journal è il loro strumento, la loro voce”.
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Di Altri Autori (del 20/03/2006 @ 06:46:44, in Pubblicità, linkato 4910 volte)
In Sardegna e Valle d'Aosta al via la campagna per il digitale terrestre

E' partita sulle emittenti locali delle regioni di Sardegna e Valle D'Aosta la campagna televisiva sul digitale terrestre promosso dal Ministero delle Comunicazioni e firmato da Armando Testa che si è aggiudicata la gara in RTI con Ideamorphosy e Futura Media. Obiettivo della campagna è quello di informare con chiarezza ed immediatezza, non solo sui vantaggi offerti dal segnale digitale terrestre rispetto a quello analogico, ma anche sulla opportunità, per i residenti delle Regioni coinvolte, di usufruire del contributo statale per l'acquisto del decoder. Oltre ai media tradizionali, stampa, tv e affissioni, la campagna affiderà a diverse attività sul territorio, gestite ed organizzate da Ideamorphosy, la promozione del digitale terrestre. La campagna vede come protagonista un oggetto reale e facilmente riconoscibile: il tasto di accensione del telecomando, trasformato in un'icona con una piccola ‘metamorfosi' che lo ha avvicinato ad uno ‘smile'. Il claim della campagna, “Il Digitale Terrestre è arrivato. Sorridete.”, ha non solo l'intento di enfatizzare l'inizio di una nuova era tv, ma anche quello di rassicurare i consumatori, costruendo un atteggiamento positivo, in grado di cambiare in meglio la vita delle famiglie. La campagna, ideata dai direttori creativi Vincenzo Vigo (anche copywriter) e Raffaele Balducci con Luca Cortesini (art director), è pianificata a cura di Futura Media.

I capelli di Sabrina Ferilli testimonial di Garnier Nutrisse Crema anche sulla stampa

Dopo lo spot, ambientato in casa di Sabrina Ferilli, dove l'attrice raccontava alla madre le qualità di Garnier Nutrisse Crema lasciando trasparire la propria soddisfazione per la qualità del risultato raggiunto, ora è on air anche la campagna sulla stampa centrata sulla costruzione di un rapporto di complicità tra Sabrina Ferilli e la consumatrice. Con la sua posa, Sabrina suggerisce infatti alla lettrice di condividere proprio con lei il segreto della bellezza dei suoi capelli. La headline è “Capelli nutriti, colore più bello. Ecco il mio segreto”. La direzione creativa esecutiva è di Alasdhair Macgregor-Hastie, i direttori associati sono Daniela Locatelli, Daniela Zorzi, copy Sandra Viticci, la casa di produzione è WAM con la regia di Zoncka. La pianificazione è curata da Zenith Optimedia.

A George Clooney piace lo store Nespresso

George Clooney, vincitore dell'Oscar 2006 come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Syriana, ha terminato le riprese dello spot 50” intitolato ‘The boutique' girato per Nespresso. La campagna stampa sarà visibile da metà aprile e il commercial, in onda nei cinema e tv di tutta Europa, a partire da maggio. L'agenzia che firma la creatività è la McCann-Erickson Worldgroup, mentre la produzione è di Partizan Production, la pianificazione per l'Italia è a cura di BBS. Girato interamente all'interno della Boutique Nespresso di Los Angeles, lo spot con George Clooney vanta la regia di Michel Gondry, anche lui vincitore di un Oscar nel 2005 per la sceneggiatura di ‘Se mi lasci ti cancello' con Jim Carrey e Kate Winslet.

In Romania parte la prima campagna pubblicitaria Riso Scotti sulle note di Andrea Bocelli

A meno di un anno dall'annunciato start up della Riso Scotti in Romania, il gruppo risiero pavese è on air con la prima campagna pubblicitaria rumena. Antenna 1, A casa Tv, Pro Tv sono le emittenti prescelte per la messa in onda dello spot che fino al 9 aprile si ripromette di raggiungere almeno una volta il 100% del target di riferimento (l'80% sarà raggiunto 3 volte, il 60% mediamente 6 volte). Una campagna solida e ben strutturata, ideata dall'agenzia torinese Testa e Cuore, che da anni segue la comunicazione Riso Scotti, e prodotta dalla cdp milanese Flying, che si è avvalsa di un partner rumeno: 600 passaggi da 30 e 15”, con il 40% concentrato nella fascia di prime time, cui vanno ad aggiungersi 12 televendite all'interno del Teo Show, programma di intrattenimento campione di ascolti, condotto su ProTv dalla popolarissima Teodora Virginia Trandafir. Sulle note di Canto della Terra cantato da Andrea Bocelli, il commercial presenta il volto da specialista risiero della Riso Scotti, suggerendo l'utilizzo dei prodotti della gamma ‘Bob cu Bob' – Chicco per Chicco – per rendere speciali, tutti i giorni, le ricette tradizionali sulla tavola dei rumeni. L'obiettivo della comunicazione è quello di radicare nel maggior numero di consumatori l'abitudine alla scelta di qualità, anche per un prodotto vissuto come commodity povera, in un Paese dove si stima un consumo procapite annuo di riso di 4.5 kg, per un totale di 100.000 tonnellate interamente importate prima dell'avvento della Riso Scotti, che ormai coltiva in loco oltre il 70% di prodotto e ne proietta il 100% entro il settembre prossimo.

Per il rilancio di Super Attak Henkel incolla il testimonial al soffitto

E' stata scelta un'immagine di grande effetto - un uomo a testa in giù, con i piedi incollati al soffitto – per rilanciare Super Attak, prodotto storico di Henkel Loctite Adesivi. Infatti il prodotto si presenta sugli scaffali rinnovato non solo nella formulazione, ma anche nel pack e nell'immagine con una nuova grafica, “in grado di rappresentare al meglio i contenuti di modernità, tecnologia ed efficacia”, come spiega l'azienda. Per presentare in anteprima la potentissima formula del nuovo Super Attak, il primo marzo, a Milano, il direttore marketing di Henkel Loctite Adesivi, Camillo Mazzola, ha deciso di dare un esempio pratico dell'efficacia della colla: il manager (85 chili) si è fatto incollare a testa in giù con poche gocce di Super Attak. La sfida è stata vinta, eccetto per ciò che riguarda la sua cravatta che non ha superato la forza di gravità. L'agenzia DDB Italia cura l'adattamento della campagna ideata da DDB Germany per Super Attak. Per primo sarà in onda lo spot, per 15 giorni tra l'ultima settimana di aprile e la prima di maggio, sulle reti Rai e Mediaset. La inoltre pianificazione, curata da mediaedge:cia, prevede anche pubblicità dinamica sui mezzi pubblici a livello nazionale. Ancora in via di definizione il piano per radio e stampa, così come l'eventualità di proporre un secondo flight nel corso dell'anno.

La campagna Citroën C2 Deejay spaventa anche le ‘cornacchie'

Citroën riconferma il sodalizio con Radio Deejay e riafferma la sua vicinanza al mondo della musica e dei giovani con il nuovo spot C2 Deejay soggetto Cornacchie, girato in Sudafrica, a Cape Town dalla cdp FilmMaster e creato da Euro RSCG Milano. Testimonial è Linus, il direttore artistico dell'emittente, che qui si trova alle prese con alcune cornacchie dispettose che sporcano il tetto della sua C2. Linus non si fa certo prendere dallo sconforto: sale in macchina, accende lo stereo e la potenza dei 160 Watt dell'impianto Pioneer fanno immediatamente saltare via le ‘cacche' dalla macchina che vanno ad imbrattare le cornacchie, realizzate in 3D. Infatti la terza edizione della vettura di casa Citroën offre di serie uno speciale impianto stereo Pioneer 160 Watt con lettore Cd Mp3 e sistema vivavoce Bluetooth integrato. Alla realizzazione hanno lavorato: Giovanni Porro, Anna Triolo e Isabella Musacchia, rispettivamente direttore creativo, copy e art dell'agenzia milanese, il regista Matteo Pellegrini e la casa di post produzione Ubik. Il primo flight della pianificazione comprende sia tv che radio, mentre da maggio ci sarà anche la stampa periodica.

Parte la campagna europea per promuovere il cotone americano

Il Cotton Council International, organizzazione non-profit che si occupa di promuovere il cotone americano nel mondo, ha presentato la nuova campagna pubblicitaria per promuovere e rafforzare l'immagine e la riconoscibilità del marchio Cotton Usa, così come l'utilizzo della fibra naturale del cotone. Il media planning, affidato a ZenithOptimedia in Italia così come in Inghilterra e Germania, coinvolge le principali testate nazionali lifestyle, femminili e maschili insieme ad alcuni importanti siti on line di attualità e cultura generale. Un investimento che supera i 2 milioni di dollari che assicurerà a Cotton Usa una presenza continuativa nel periodo che va da aprile a giugno 2006. La strategia di comunicazione, da cui è stata sviluppata poi la campagna pubblicitaria, è il frutto della collaborazione tra le tre agenzie coinvolte, Business Press, Foerster e Kugel, rispettivamente per l'Italia, la Germania e l'Inghilterra. Tre i soggetti che compongono la campagna, accomunata dal tema “Feel the difference”, che sottolinea l'importanza della purezza e della qualità del cotone a marchio Cotton Usa. Ad affiancare e rafforzare la campagna il nuovo sito www.scopricottonusa.it, che vuole essere strumento di informazione e divulgazione per la valorizzazione dell'utilizzo del cotone americano.

Barbara Tomasi
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Di Jacopo Gonzales (del 21/03/2006 @ 16:47:28, in Marketing non convenzionale, linkato 7348 volte)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In occasione del World Water Day, Green Belgium ha fatto realizzare questa campagna di guerrilla marketing installando 500 stickers in 9 citta' del Belgio e a Città del Messico (sede dove viene tenuta la giornata mondiale per l'acqua), all'interno di diverse location quali bar, ristoranti, cinema, toilette pubbliche, università e stazioni.

- Cliente: Green Belgium
- Campagna: Washbin
- Agenzia: Duval Guillaume Antwerp

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Di Altri Autori (del 22/03/2006 @ 07:15:44, in Media, linkato 3754 volte)
La pubblicità televisiva personalizzata, interattiva o meno che sia, è stata per lungo tempo una delle Arabe Fenici del mondo dell’advertising.

Il fascino di questa soluzione è la possibilità di trasformare uno dei Media più mass che esistono in uno strumento di Marketing Diretto, di poter affiancare ad una diffusione a tappeto dello spot uguale per tutti una diffusione più ad hoc di messaggi pubblicitari, segmentando il target in modo mirato. Rendere lo spot un elemento che non sia più percepito come fastidioso o irrilevante – in quanto lontano dai propri interessi – e trasformarlo in un contenuto in grado di interessare (se non proprio di attirare) l’audience.

L’appeal della soluzione è evidente: da una lato permettere agli inserzionisti di raggiungere in modo più mirato e efficiente i propri target, pur sfruttando un media ad alto impatto emotivo. Dall’altro, per i mezzi, permettere di aggiungere valore ai propri spazi e, facendo leva sulle possibilità di personalizzazione cercare di vendere dei contatti a prezzi più vicini ai listini del Direct Marketing che a quelli dell’advertising.

La TV via IP, come accennato nel post precedente, potrebbe essere lo strumento che renderà possibile una maggiore personalizzazione dell’advertising – sia perché consegna “one to one” il messagio, sia perché, specialmente in modelli a pagamento, permette di identificare l’utente abbonato e di raccogliere informazioni su di lui.

Il problema della profilazione
Il primo passo della trasformazione in realtà del grande sogno della pubblicità personalizzata sta nella profilazione dell’utente, raccogliere informazioni sulla singola persona (o nucleo familiare) che guarda la TV, in modo da poterne tracciare un profilo, identificare gusti ed interessi e così via.

Di seguito, definire quali siano i prodotti / servizi che questo singolo “utente” può essere altamente interessato ad acquisire – ovvero quali siano gli inserzionisti per cui questo utente sia LA preda appetibile.

E però evidente quanto il limite del mancato riconoscimento della specifica persona che ha in mano il telecomando (il padre, la madre o il figlio tredicenne) limiti la capacità di costruire profili accurati e di erogare commercial su misura.

Le prime sperimentazioni
Anche se siamo ancora lontani dal modello della comunicazione one to one sulla televisione, sono già partire le prime sperimentazioni – ad esempio a supporto del lancio della linea aerea low cost TED (di United Airlines). In questo caso, sfruttando le possibilità della televisione via cavo, gli annunci comparsi erano personalizzati in base alla città in cui venivano ricevuti. In una fase iniziale da un punto di vista puramente di creatività – ma con una ovvia e facile estensione alla veicolazione di tariffe e promozioni specifiche per ogni singolo centro citttadino servito dalla linea aerea. Oppure per promuovere in tempo reale voli con scarso afflusso o sospendere immediatamente offerte promozionali in corso nel caso di esaurimento dei posti disponibili.

Sempre nel mondo del turismo, un certo numero di inserzionisti sta valutando la possibilità di realizzare molteplici versioni dei propri filmati pubblicitari, ad esempio enfatizzando, in uno spot per un resort turistico, in una versione la dinamicità e l’energia degli sport acquatici, in un'altra versione le attività come il golf o i casinò, in un altra ancora la cucina e il relax – veicolando poi questi commercial in modo mirato alle audience più adeguate.

La necessità di evolversi
E’ presto per dire se la fiammata di entusiasmo sia destinata, come sempre in passato, ad esaurirsi in un nulla di fatto.
E d’altra parte il mondo della pubblicità TV ha conosciuto poche vere evoluzioni nel corso dei decenni.
Se da un lato le emittenti non si può dire che siano state pervase da un senso di urgenza rispetto all’innovazione, dall’altro l’utenza televisiva sembra rappresentare il simbolo stesso della passività, ponendo in dubbio la sostenibilità di modelli interattivi.

Non si possono però ignorare i segnali d’allarme che giungono da oltre oceano, rispetto alla percezione degli investitori pubblicitari sulla capacità di comunicare con efficienze economicamente interessanti da parte della pubblicità televisiva “classica”. Con conseguenti riduzioni (in percentuale) dello share di investimenti pubblicitari allocati alla televisione.

Fenomeni quali l’uso dei videoregistratori, dei registratori digitali o dei servizi di “video on demand” (o quasi) offerti dagli operatori via cavo hanno portato milioni di telespettatori americani a guardare gli show “in differita” – e nel 90 per cento dei casi saltando gli spot.

Uno stimolo economicamente forte
Quello che è chiaro è che la TV, almeno nei prossimi anni, non potrà di certo venire sostituita come media chiave per le pianificazioni pubblicitarie; ma che il suo peso (e i suoi listini) rischiano di modificarsi e quindi di portare conseguentemente riduzioni nei fatturati generati dalle emittenti in termini di raccolta pubblicitaria.
Un pericolo che sta quindi stimolando molti operatori a investigare su modi nuovi di fare comunicazione in TV…


Roberto Venturini
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Di Gianluigi Zarantonello (del 22/03/2006 @ 22:56:02, in Internet, linkato 3047 volte)

Internet è un media che suscita grandi entusiasmi e grandi paure: se ne vedono le grandissime potenzialità ma i soldi buttati in tante avventure della new economy o anche in progetti di siti sbagliati e costosi hanno reso guardinghe le aziende.

A questo bisogna aggiungere il fatto che spesso chi deve prendere decisioni all’interno dell’azienda ha una familiarità solo parziale con il mezzo e dunque non sa precisamente cosa potrebbe farci e, aggiungiamo, cosa non può oppure non dovrebbe.
Ancora, per qualche arcano motivo anche le aziende più strutturate quando approcciano la rete lo fanno senza alcuna strategia e con molta improvvisazione, come se quasi non si trattasse di un’attività aziendale.

Il risultato spesso è che l’impresa si affida a dei fornitori di tecnologia o a delle web agency, anche molto brave, senza sapere davvero cosa vuole dalla tecnologia e/o dalla grande rete e quali possono essere mezzi e obiettivi più adatti al proprio business.
Per questo, parlando due lingue “tecniche” diverse, l’azienda e la web agency si capiscono solo in parte e per questo, anche se sono in buonissima fede, spesso gli investimenti diventano onerosi e, soprattutto, non produttivi.
Per lo stesso motivo, o per passate esperienze negative, c’è chi si ferma ancora prima e ci rinuncia.

Quale potrebbe essere la soluzione?Beh, potrebbe stare in una nuova figura professionale, una persona che si intenda di management e di problemi aziendali avendoli vissuti sulla propria pelle e, allo stesso tempo, abbia una buona pratica di tecnologiche informatiche, utilizzate in prima persona.
Non un tecnico dunque ma una figura che capisca sia la lingua degli informatici sia quella degli uomini d’azienda. E traduca per entrambi le rispettive esigenze.

Quanto detto può sembra una banalità ma alla prova dei fatti della mia personale esperienza non è così, questi problemi di formulazione di una strategia e di comprensione reciproca invece incidono per una percentuale pesantissima sulla riuscita dei progetti sul web (o comunque basati su nuove tecnologie).
I costi aggiuntivi per l’azienda sono in linea di massima modesti, in quanto è perlopiù un’attività data in outsourcing ad un consulente che permette, oltre tutto, di far risparmiare molto tempo e fatica (inutile) al personale interno.

Si tratta dunque di un supporto molto semplice che può risolvere tanti problemi prima ancora che si verifichino o, almeno, può permettere di capire in anticipo se un progetto è realmente fattibile e produttivo oppure no.
Non è così semplice trovare la professionalità descritta però è sicuramente un settore con un buon futuro in quanto nessuno può davvero più prescindere da Internet e dalle nuove tecnologie per fare business ma è giusto che ciascuno possa ottenere il massimo in proporzione ai propri obiettivi ed al proprio budget.

Internet può dare grandi soddisfazioni con piccoli costi, basta sapere come gestirlo con intelligenza e sapendo fin dall’inizio cosa si vuole fare e con che mezzi.

LINKS UTILI
Mini book 'Come fare business su Internet e vivere felici (con il proprio budget)'

GIANLUIGI ZARANTONELLO

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