Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
In questi giorni si è parlato molto dell’utilizzo dell’email in ambito professionale: una ricerca realizzata da Dynamic Market mostra come la posta elettronica incida pesantemente sulla psicologia di molti utenti, creando una sorta di dipendenza.Oltre la metà del 1.700 utenti intervistati ha dichiarato di essere, in maniera più o meno frenetica, dipendente dalla lettura delle proprie email, con un quinto del campione che confessa di farne un utilizzo quasi maniacale. Il 6% delle persone coinvolte nel sondaggio ha dichiarato invece di sentirsi sopraffatto dal bombardamento quotidiano di messaggi, al punto da fare fatica a gestire la mole di informazioni ricevute.Alla base di questo studio c’è un aspetto molto interessante: nell’ultimo anno quasi la totalità delle imprese coinvolte nel sondaggio ha rilevato un aumento del 47% il numero di email gestite. Questo determina un assorbimento di almeno due ore lavorative al giorno per il 52% dei dipendenti tra lettura e invio di messaggi, che arriva a sfiorare le quattro ore per il 15% del campione.L'invio di email è tradizionalmente considerato un importante strumento di marketing da molte aziende, che lo utilizzano, oltre che per presentare i propri prodotti e servizi, per mantenere i contatti con clienti e prospect.L’overdose di messaggi che ci si vede giornalmente recapitati, come dimostrato da questi dati, mette però seriamente a rischio una campagna di marketing basata sulla posta elettronica, che rischia di venire cancellata o semplicemente ignorata per mancanza di tempo del destinatarioOccorre quindi riuscire a creare una vera e propria strategia di email marketing, evitando attentamente di tempestare il destinatario di messaggi non richiesti stabilendo invece una comunicazione interattiva e bidirezionale.
L’email è un potente strumento di marketing, ma richiede una metodologia e un approccio dedicati, senza cadere nella tentazione di trasferire su questo mezzo le stesse tecniche e regole utilizzate per altri canali.
Una delle prossime sfide che attendono la telefonia potrebbe essere la convergenza fisso-mobile. Se Telecom e TIM, come recentemente presentato anche attraverso gli spot, intendono sfruttare questa sinergia i loro concorrenti non hanno intenzione di rimanere alla finestra a guardare.Vodafone e Fastweb, secondo alcune attendibili indiscrezioni, starebbero esaminando la possibilità di stipulare un accordo commerciale per offrire tariffe particolarmente concorrenziali per abbassare il costo delle chiamate fisso-mobile. Inizialmente questo accordo sarebbe limitato all’utenza professionale, ma è prevedibile, nel caso si riveli un scelta azzeccata, la sua estensione anche al mercato consumer.Fastweb però, sempre secondo questi rumors, avrebbe intenzione di non limitarsi solo a Vodafone per stringere alleanze, ma starebbe valutando la possibilità di coinvolgere anche gli altri operatori mobili, in modo da rendere la propria offerta più competitiva. L’azienda è anche interessata a diventare operatore mobile virtuale, così come già dichiarato da Tele2 ed Albacom, cosa che però non potrà avvenire prima del 2007 a causa di un vincolo legato alla concessione delle licenze UMTS.Il problema della convergenza tra fisso e mobile sembra quindi interessare progressivamente tutti i principali operatori di mercato, a riprova del fatto che c’è una forte tendenza al consolidamento in atto. Se da un alto i cellulari diventano sempre più versatili, ricchi di funzioni e multimediali dall’altro il traffico voce, soprattutto business, spinge per un abbassamento delle tariffe spingendo quindi i vari player a cercare di essere maggiormente competitivi stringendo nuove e importanti alleanze.
L’Islanda vanta il primato europeo nell’uso delle carte di credito: bel il 70% delle spese sono fatte tramite moneta elettronica. Questi numeri sono però molto diversi dal resto d’Europa, dove l’utilizzo del contante è ancora molto diffuso, in particolar modo per le spese più piccole. Tra i dove le banconote sono maggiormente utilizzate spiccano Italia e Spagna (80% dei pagamenti effettuati) e Germania (73%).L’ambizioso obiettivo di Visa Europe per il prossimo futuro è quello convincere i consumatori europei ad un maggiore utilizzo della carta di credito, anche per le somme al di sotto dei 15 Euro, dove, salvo rare eccezioni, è il contante lo strumento di pagamento di gran lunga più utilizzato.Le basse percentuali di utilizzo mostrano infatti notevoli spazi di crescita, a patto di riuscire a cambiare le radicate abitudini di spesa di moti consumatori. Proprio per vincere questa scarsa propensione all’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici Visa ha varato lo scorso 8 gennaio una massiccia campagna pubblicitaria, caratterizzata dal claim “Love Every Day”.Rivolta prevalentemente alla clientela consumer è portata avanti contemporaneamente in 21 Paesi e prevede un utilizzo coordinato di diversi media (tv, stampa, web e punti vendita), con una particolare attenzione alla cartellonistica nelle aree di maggiore affluenza come metropolitane, piazze e ipermercati.
Da più parti si legge che i marketer ed i pubblicitari devono decidere le campagne di promozione non più in base al costo-contatto ma al contatto-qualità; questo perchè il costo contatto quantifica l'utente singolo che compie un'azione ma non contempla l'affiliazione dello stesso verso il prodotto.
Oggi alle aziende interessa sapere di poter contare su di un numero quasi stabile di utenti/fruitori per considerare gli stessi il fondamento del proprio market field.
Le vecchie politiche di marketing rivolte al semplice hic et nunc, qui ed ora, in base al lancio di un determinato prodotto vengono soppiantate in favore di politiche di brand awarness che consentano un'affiliazione prodotto/utente che perduri nel tempo.
Noto è l'esempio di RedBull che legandosi a manifestazioni ed eventi concernenti gli sport estremi o i contest più particolari sparsi per il mondo ha creato un core target di consumatori che, vivendo la vita nello stile RedBull, possono considerarsi RedBull addicted.
La marca, in questo caso, ha creato uno stile di vita e non il contrario. Sulla scia di queste considerazioni, il maggiore portale statunitense dedicato agli ispanici Unvision Online ha commissionato a Revenue Science uno studio per analizzare le capacità comportamentali del proprio target.
In questo modo i pubblicitari di Univision potranno targettizzare gli utenti in base a diversi "segmenti di comportamento".
Grazie a questo studio, assicurano da Univision, le campagne pubblicitarie potranno essere maggiormente mirate verso un target altamente profilato.
Per Revenue Science questo accordo rappresenta una grande vittoria sotto più punti di vista: primo fra tutti il fatto che Univision rappresenta una realtà con 196 milioni di utenti unici nel solo 2005, inoltre è la prima volta che si compie una targettizzazione dei comportamenti degli utenti di un sito di lingua diversa dall'inglese.
di Andrea Signori
Le varie comunità gay sono da tempo al centro delle attenzioni di molti uomini di marketing, grazie alla maggiore propensione alla spesa e ad una disponibilità economica mediamente superiore rispetto al resto della popolazione.
Anche alla Sony devono essere convinti di questo, vista la notizia pubblicata da Reuters.
Sony Music ha annunciato ieri il lancio della prima importante etichetta musicale dedicata ad artisti gay, lesbiche, transessuali e transgendered.
L'etichetta, Music with a Twist, è una joint venture con Wilderness Media & Entertainment, la compagnia guidata da Matt Farber, che ha fondato il nuovo canale per gay e lesbiche LOGO di MTV Networks di Viacom Inc, che raggiunge secondo le stime 20 milioni di case.
L'etichetta arriva mentre Wilderness Media progetta il lancio questo fine settimana di uno show radiofonico nazionale intitolato Twist che si rivolgerà ai gay e alle comunità "vicine ai gay", debutto previsto sulle stazioni FM e sul web.
l futuro delle imprese italiane passa, oggi più che mai, attraverso la valorizzazione del fattore umano. La società in cui viviamo, figlia della civiltà industriale e post-industriale, è la società dei servizi caratterizzata da una forte cultura umanistica in cui l'elemento chiave dell'eccellenza e della competitività è il capitale intellettuale. L'eccellenza organizzativa di un'azienda parte, dunque, dall'innovazione comportamentale, dal rispetto e dalla valorizzazione di quel "sapere interno" che non può essere delegato all'estero ma che va rispettato e messo in risalto quotidianamente. Come sostiene l'economista americano Richard Florida, ciò che decide le sorti di un Paese nella sfida della competitività è la disponibilità di "valore immateriale" ossia di capitale umano, di idee, di capacità innovative, cioè di persone istruite, preparate, volitive. Quattro le parole il cui intreccio virtuoso racchiude la formula del comportamento di successo degli individui e delle organizzazioni: talento, know how, passione e creatività.
Ma che cos'è la creatività? Sembra assomigliare all'araba fenice: tutti la invocano e nessuno sa dov'è! Insieme al lemma innovazione è il vocabolo più usato ed abusato nel lessico del management, del marketing e della comunicazione.
E' come il barbiere di Siviglia: tutti la cercano, tutti la vogliono ...Creatività è la massima espressione del pensiero umano. E' quel quid che distingue l'uomo normale dall'uomo geniale. E l'uomo di genio sa che la sola creatività non è sufficiente. Per sostenere le proprie idee, talvolta avverse ai più e non condivise dalla comunità, forse perchè troppo innovative, non figlie dei tempi correnti, ma precocemente all'avanguardia, è necessario avere il consenso e la fiducia degli altri. La condivisione del sapere ed il riconoscimento delle proprie opinioni si ottiene sia con il tempo, sia con la perseveranza, sia con il confronto, sia dando l'esempio, afrontando i contrasti in modo creativo. Ma soprattutto si ottiene generando relazioni interpersonali, sociali, pubbliche, esterne, interne che ci permettano di getire meglio il contrasto, il conflitto , il "diverso". Diventa indispensabile allacciare nuove relazioni che si possano definire relazioni creative: utili e piacevoli, nelle quali i nostri interlocutori ( colleghi, clienti, fornitori, consumatori, amici etc...) si riconoscano e si sentano riconosciuti, che attestino la loro appartenenza ad un gruppo privilegiato, nel quale si condividano passioni e valori, idee e pensieri, azioni ed iniziative.
Una relazione a due vie, basata sulla reciprocità ed il dialogo, in cui si apprenda e si insegni, si parli e si ascolti. Una relazione insomma, bidirezionale, nella quale è possibile interagire ed affermare le proprie individualità, conoscere e farsi conoscere, vendere e comprare, costruire rapporti, occasioni ed opportunità, stimolare la fantasia, accumulare esperienza, implementare la redditività, evolvere crescere e migliorare. Una relazione dal mix più creativo e ragionevole, che permetta di conversare(i mercati sono conversazioni recitava il Cluetrain Manifesto) per raggiungere le aspettative proprie ed altrui, soddisfare i desideri bisogni, interpretare i bisogni ed ottenere risultati ottimali con consapevolezza e con visione d'insieme in modo sia tradizionale sia alternativo e non convenzionale.
Seneca nella “La tranquillità dell'animo” sosteneva che: "Bisogna concedere una distensione allo spirito: una volta riposato, si riprenderà migliore e rinfrancato. Come non si deve pretendere troppo da un campo fertile, così non si deve spezzare, con la tensione incessante, lo slancio dell'animo". E così noi tutti, dopo la pausa natalizia, distesi nello spirito, riposati nel corpo e rinfrancati nell'animo possiamo far seguire le azioni alle idee. L'importante e necessario è, per lo meno, averle.
La creatività, le relazioni e l'innovavazione sono i temi del momento: tutti ne parlano, spesso anche in modo strumentale e a sproposito, molti teorizzano e danno ricette infallibili, ma in pochi si danno alla pratica. Dominano a parole ma sono impalpabili nei fatti, travolte da diatribe ed inerzie. E intanto la competitività dell'Italia, inesorabilmente, cala. E dunque non comportiamoci come i disertori in tempo di guerra che furbescamente asserivano: "Armiamoci e partite!". Armiamoci davvero della acclamata genialità nazionale, del proverbiale spirito innovativo tricolore e del bagaglio di relazioni personali e professionali che da sempre è un tratto caratteristico della personalità dell'italiano, per far risorgere l'Italia dal limbo economico nel quale è scivolata e risollevandola da quel vergognoso 47° posto al pari del Botswana, nella classifica mondiale del tasso di investibilità delle nazioni del Globo.
PENSARE (con creatività) ed AGIRE (con entusiasmo) per ESSERE e DIVENIRE è il modus operandi al quale tutti dovremmo tendere.
A dispetto delle numerose voci che davano per imminente l’entrata di Google nel settore dell’elettronica di consumo con una serie di pc a basso costo il colosso di Mountain View ha annunciato a sorpresa un accordo strategico triennale con la Motorola per dotare alcuni modelli di alta gamma di funzionalità avanzate per la ricerca e la gestione della posta oltre ad una serie di nuovi servizi appositamente ideati per la clientela mobile.Gli apparecchi frutto di questa collaborazione avranno un tasto che consentirà un agevole accesso a ricerche sia tradizionali che localizzate (settore decisamente rilevante se si pensa al possibile utilizzo degli strumenti da parte di un’utenza mobile) e, in base alle future richieste degli utenti, potranno in seguito essere arricchiti con ulteriori funzionalità.Ma Motorola, in attesa dell’affermazione definitiva della telefonia di terza generazione, per l’anno in corso ha un ulteriore asso nella manica, rappresentato da un agreement decennale con Kodak, grazie al quale svilupperà nuovi camera phone che saranno lanciati sul mercato all’inizio del 2007. Il punto di forza di questi modelli sarà l’elevata qualità delle fotografie ottenibili, in grado di rivaleggiare con i modelli di punta del leader di mercato Nokia e del suo pubblicizzato N90.Proprio grazie a questi progetti Motorola conta di insidiare la leadership del rivale finlandese, che nel 2005 si è imposto con una market share del 32,6% secondo gli analisti di Gartner. Ma le distanze non sembrano più incolmabili: nel corso dello scorso anno la quota di mercato del produttore americano è salita dal 13,5% registrato a fine 2004 ad un importante 18,8%, imponendosi come il più accreditato sfidante al trono della regina Nokia.
In una recente ricerca commissionata da AssoComunicazione viene analizzato l’approccio al Marketing Relazionale da parte dei 1.000 principali top spender italiani. La presentazione completa può essere scaricata qui.Ricorso al Marketing Relazionale presso le "Top 1.000"Nel corso dell'ultimo anno fiscale, il 97% delle aziende ha utilizzato almeno una leva del Marketing Relazionale, in questa percentuale: promozioni 80%, eventi 71%, direct marketing 63%, web/digital mktg 70%.Investimenti presso le "Top 1.000"3.870 milioni di euro di investimenti in Marketing Relazionale, con un incremento del 4% rispetto al 2004, così ripartiti: 2.512 milioni in promozioni (+2% rispetto al 2004), 698 milioni in eventi (+ 4%), 427 in direct mktg (+10%), 233 milioni in web mktg (+15%), contro i 6.654 milioni di euro di investimenti pubblicitari. Nel Marketing Relazionale è possibile individuare aree già affermate (promozioni ed eventi) e aree con potenzialità espansive (direct e web marketing).- Promozioni: Strumenti più utilizzati nell'ultimo anno fiscale: merchandising 75%, in-store promotion 67%, trade promotion 61%.- Eventi: Tipologie più utilizzate nell'ultimo anno fiscale: fiere 85%, sportivi 33%, culturali 31%.- Direct Marketing: Strumenti più utilizzati nell'ultimo anno fiscale: directmail 87%, internet/e-mail 60%, telemarketing in-bound/out-bound 60%.- Web/Digital Marketing: Strumenti più utilizzati nell'ultimo anno fiscale: sito web 96%, newsletter/communities 56%, banner/spazi elettronici 55%.Obiettivi principali raggiunti dalle aziende con gli strumenti del Marketing relazionalePromozioni : vendita/incremento delle vendite 47%, fidelizzazione 12%, notorietà di marca 11%. Eventi : immagine di marca 29%, notorietà di marca 22%, vendita/incremento delle vendite 12%. Direct mktg : vendita/incremento delle vendite 30%, fidelizzazione 19%, notorietà di marca 15%. Web/digital mktg : notorietà di marca 24%, immagine di marca 23%, vendita/incremento delle vendite e fidelizzazione 12%.Principali canali del Marketing RelazionaleIl canale più utilizzato nell'ultimo anno fiscale è il punto vendita (74%, per un investimento totale di 1.517.000.000 euro), seguito da internet (65%, investimento di 278.000.000 euro) e da mailing/posta cartacea (53%, investimento di 292.000.000 euro).Definizione del budget in aziendaIl budget annuale stanziato in advertising e in Marketing Relazionale prevede nel 55% dei casi un budget separato e nel 41% un budget unitario.Le strutture/risorse interne ed esterne del Marketing RelazionaleNella maggior parte dei casi, gli investitori hanno fatto ricorso sia a strutture esterne che a risorse interne (il 56% nelle promozioni, il 52% negli eventi, il 36% nel direct e il 47% nel web/digital). Per quanto riguarda gli operatori esterni, il grosso della domanda si è rivolta a operatori specializzati sullo strumento (il 54% nelle promozioni, il 76% negli eventi, il 53% nel direct e il 75% nel web/digital).Le risorse interne nella realizzazione di attività di Marketing Relazionale hanno avuto per le aziende un ruolo principalmente strategico (75%) e propositivo (72%) e, con netto distacco, un ruolo operativo (60%) e creativo/ideativo (47%).Le risorse esterne nella realizzazione, al contrario, hanno avuto per le aziende un ruolo principalmente operativo (70%) e creativo/ideativo (48%) e, in misura minore, propositivo (41%) e strategico (8%). Il ruolo atteso verso gli operatori esterni, però, è più orientato sulla funzione strategica (22%) e propositiva (57%) che su quella operativa (40%) e creativo/ideativa (48%). Facendo un confronto tra ruolo effettivo e atteso per le risorse esterne, quindi, si può dire che le aziende "osino" poco. Nonostante il desiderio di vedere nella struttura esterna anche un consulente strategico, cioè, le aziende stesse continuano a delegare alle agenzie la parte creativa e operativa, preferendo mantenere all'interno la funzione propositiva e strategica.
Via ADVexpress
Che Armani sia uno dei brand più apprezzati nell’area lusso e si rivolga a un pubblico di nicchia era chiaro da anni. Che il Re Giorgio abbia anche intenzione di “occupare” ogni ambito della vita dei suoi abituali o potenziali clienti lo dimostra l’intensa attività di diversificazione che il nostro ha intrapreso negli ultimi tempi.
Dalla moda all’arredamento, dal ristorante ai fiori e ai dolci. Così, oltre alle collezioni in passerella – che restano il core business della marca – abbiamo visto l’apertura del grande spazio Armani di via Manzoni a Milano, con le ultime tendenze dello stile “casa”, del ristorante Nobu, dove poter gustare la più raffinata cucina giapponese, di Armani Fiori e di Armani Dolci, ultimo spazio creato all’interno del centro del lusso milanese. Praline di cioccolato (al latte, fondente, bianco, beige), monoporzioni di mousse e di dolci al cucchiaio, tè esotici, caffè di piantagioni lontane, marmellate... Naturalmente in confezioni sofisticate con fiori come sigilli e fialette che mantengono il fresco. Il tutto nell’inconfondibile stile Armani, che oramai copre tutti i sensi.A differenza di azioni di diversificazione di marchi di largo consumo (si pensi alla Giochi Preziosi, che è diventata Auguri Preziosi per la stationery e Dolci Preziosi con le uova di cioccolato), il caso Armani mette in luce una diversa ottica e differenti obiettivi.
Non si tratta di allargare il business né tantomeno di aumentare il fatturato. Si tratta di “creare valore”, di “occupare spazi di mente” dei consumatori, diventare il più qualificato e il sempre presente interlocutore del cliente nelle sue occasioni più importanti e soprattutto continuare ad essere il rappresentante dello stile e dell’eleganza anche al di là dei capi di abbigliamento.
Dopo 37 anni Intel, leader mondiale nel settore dei chip per computer, ha deciso di differenziare l’offerta rispetto all’originale core business iniziando ad operare nel settore dell’elettronica di largo consumo e conseguentemente ha messo in moto una imponente campagna di rebranding che la porterà a cambiare anche il proprio famosissimo logo.Il nuovo logo includerà la tipica fascia ovale e la scritta "intel" sarà più squadrata. E la “e”, che finora risultava più in basso rispetto alle altre lettere, sarà allineata alle altre lettere che compongono il nome dell’azienda. Il brand Pentium, altrettanto famoso, sarà abbandonato, a favore della locuzione “Core”.Anche il pay-off cambierà: al posto dell’arcinoto "Intel Inside" che, detto per inciso, ha un valore stimato da Interbrand di oltre 36 miliardi di dollari, comparirà "Leap Ahead" (un salto in avanti), giudicato più in linea con il nuovo business aziendale. Intel presenterà queste novità nel corso del prossimo Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas, dove sarà anche illustrato il nuovo posizionamento.Quando un’azienda decide di riposizionarsi nel mercato, diversificando e arricchendo la propria linea di offerta, tra le proprie strategie di marketing deve prevedere cambiamenti anche a livello di immagine. Sembra quindi coerente la scelta di cambiare logo e pay-off, di successo ma strettamente legati al business dei processori per pc che adesso non rappresenta che una parte delle attività dell’azienda.Operazione necessaria ma decisamente ambiziosa: saranno necessari molti sforzi per riuscire a recuperare lo stesso brand value raggiunto finora e addirittura ampliarlo.
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