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Le relazioni creative
Di Danilo Arlenghi (del 11/01/2006 @ 07:26:08, in Marketing, linkato 1792 volte)
l futuro delle imprese italiane passa, oggi più che mai, attraverso la valorizzazione del fattore umano. La società in cui viviamo, figlia della civiltà industriale e post-industriale, è la società dei servizi caratterizzata da una forte cultura umanistica in cui l'elemento chiave dell'eccellenza e della competitività è il capitale intellettuale. L'eccellenza organizzativa di un'azienda parte, dunque, dall'innovazione comportamentale, dal rispetto e dalla valorizzazione di quel "sapere interno" che non può essere delegato all'estero ma che va rispettato e messo in risalto quotidianamente. Come sostiene l'economista americano Richard Florida, ciò che decide le sorti di un Paese nella sfida della competitività è la disponibilità di "valore immateriale" ossia di capitale umano, di idee, di capacità innovative, cioè di persone istruite, preparate, volitive. Quattro le parole il cui intreccio virtuoso racchiude la formula del comportamento di successo degli individui e delle organizzazioni:
talento, know how, passione e creatività.

Ma che cos'è la creatività? Sembra assomigliare all'araba fenice: tutti la invocano e nessuno sa dov'è! Insieme al lemma innovazione è il vocabolo più usato ed abusato nel lessico del management, del marketing e della comunicazione.

E' come il barbiere di Siviglia: tutti la cercano, tutti la vogliono ...Creatività è la massima espressione del pensiero umano. E' quel quid che distingue l'uomo normale dall'uomo geniale. E l'uomo di genio sa che la sola creatività non è sufficiente. Per sostenere le proprie idee, talvolta avverse ai più e non condivise dalla comunità, forse perchè troppo innovative, non figlie dei tempi correnti, ma precocemente all'avanguardia, è necessario avere il consenso e la fiducia degli altri. La condivisione del sapere ed il riconoscimento delle proprie opinioni si ottiene sia con il tempo, sia con la perseveranza, sia con il confronto, sia dando l'esempio, afrontando i contrasti in modo creativo. Ma soprattutto si ottiene generando relazioni interpersonali, sociali, pubbliche, esterne, interne che ci permettano di getire meglio il contrasto, il conflitto , il "diverso". Diventa indispensabile allacciare nuove relazioni che si possano definire relazioni creative: utili e piacevoli, nelle quali i nostri interlocutori ( colleghi, clienti, fornitori, consumatori, amici etc...) si riconoscano e si sentano riconosciuti, che attestino la loro appartenenza ad un gruppo privilegiato, nel quale si condividano passioni e valori, idee e pensieri, azioni ed iniziative.

Una relazione a due vie, basata sulla reciprocità ed il dialogo, in cui si apprenda e si insegni, si parli e si ascolti. Una relazione insomma, bidirezionale, nella quale è possibile interagire ed affermare le proprie individualità, conoscere e farsi conoscere, vendere e comprare, costruire rapporti, occasioni ed opportunità, stimolare la fantasia, accumulare esperienza, implementare la redditività, evolvere crescere e migliorare. Una relazione dal mix più creativo e ragionevole, che permetta di conversare(i mercati sono conversazioni recitava il Cluetrain Manifesto) per raggiungere le aspettative proprie ed altrui, soddisfare i desideri bisogni, interpretare i bisogni ed ottenere risultati ottimali con consapevolezza e con visione d'insieme in modo sia tradizionale sia alternativo e non convenzionale.

Seneca nella “La tranquillità dell'animo” sosteneva che: "Bisogna concedere una distensione allo spirito: una volta riposato, si riprenderà migliore e rinfrancato. Come non si deve pretendere troppo da un campo fertile, così non si deve spezzare, con la tensione incessante, lo slancio dell'animo". E così noi tutti, dopo la pausa natalizia, distesi nello spirito, riposati nel corpo e rinfrancati nell'animo possiamo far seguire le azioni alle idee. L'importante e necessario è, per lo meno, averle.

La creatività, le relazioni e l'innovavazione sono i temi del momento: tutti ne parlano, spesso anche in modo strumentale e a sproposito, molti teorizzano e danno ricette infallibili, ma in pochi si danno alla pratica. Dominano a parole ma sono impalpabili nei fatti, travolte da diatribe ed inerzie. E intanto la competitività dell'Italia, inesorabilmente, cala.
E dunque non comportiamoci come i disertori in tempo di guerra che furbescamente asserivano: "Armiamoci e partite!". Armiamoci davvero della acclamata genialità nazionale, del proverbiale spirito innovativo tricolore e del bagaglio di relazioni personali e professionali che da sempre è un tratto caratteristico della personalità dell'italiano, per far risorgere l'Italia dal limbo economico nel quale è scivolata e risollevandola da quel vergognoso 47° posto al pari del Botswana, nella classifica mondiale del tasso di investibilità delle nazioni del Globo.

PENSARE (con creatività) ed AGIRE (con entusiasmo) per ESSERE e DIVENIRE è il modus operandi al quale tutti dovremmo tendere.