Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il futuro di YouTube potrebbe passare, almeno in parte, per il mobile. L’integrazione con la telefonia mobile sembra infatti essere uno degli obiettivi che Chad Hurley, co-fondatore e CEO di YouTube ha recentemente individuato come particolarmente strategici. "Speriamo, entro il prossimo anno, di poter offrire qualcosa per i dispositivi portatili: sta diventando un mercato enorme e, specialmente per la tipologia di video con cui lavoriamo, è una transizione naturale". Ma questa convergenza tra web e mobile non è auspicata solo dal CEO di YouTube, visto che Verizon Wireless (il secondo operatore americano nella telefonia mobile) ha annunciato proprio in questi giorni l’intenzione di offrire una selezione di videoclip provenienti proprio da YouTube, in contemporanea al lancio nel mercato statunitense di un nuovo cellulare di terza generazione, lo smartphone LG enV, in offerta a 149 $ contro i 300 $ di modelli equivalenti. I videoclip accessibili tramite cellulare saranno comunque una selezione di quelli già disponibili su YouTube, anche se non sono stati ancora resi pubblici i criteri in base ai quali sarà effettuata la scelta. La telefonia mobile in ogni caso è già importante per YouTube, visto che una parte significativa dei video presenti è realizzata tramite telefonini di ultima generazione, tanto da spingere il sito di social broadcasting a realizzare nuove funzionalità (come il Mobile Profile) proprio per consentire l’upload dei filmati direttamente da cellulare.
Un trend in forte sviluppo che coinvolge diverse aree del largo consumo è rappresentato dalla spesa per l'acquisto di prodotti etici, che in Italia nel solo 2005 è cresciuta di oltre il 27%. Partito come un fenomeno di nicchia, relegato in pochi negozi specializzati, l'acquisto etico ha raggiunto nel corso di pochi anni dimensioni rilevanti.
Questa tendenza non è sfuggita ai grandi gruppi, che stanno progressivamente adeguando la propria offerta in modo da includere anche prodotti etici nel proprio portafoglio. La lista di prodotti equo-solidali disponibili sul mercato si è allungata di conseguenza fino ad includere le più svariate categorie merceologiche: dai tradizionali caffè the e cioccolato fino a prodotti come jeans e carte di credito.
Anche l'acqua minerale ha il suo marchio etico: per ogni bottiglia di acqua Ethos venduta a un dollaro e ottanta Starbucks destina 5 centesimi a favore dei bambini nei paesi in via di sviluppo. American Express ha recentemente lanciato la Carta Red: con ogni acquisto effettuato tramite questa carta si contribuisce al Fondo per la lotta all'Aids ideato da Bono Vox, il leader degli U2. Questa collaborazione ha destato l'interesse anche di altre multinazionali, al punto che Armani, Nike e Converse e numerose altre aziende hanno aderito all'iniziativa contrassegnando una serie di prodotti con un apposito marchio rosso. Tutti i prodotti così contraddistinti contribuiscono con una percentuale del prezzo pagato al sostentamento del fondo citato.
Ma l'interesse per il solidale coinvolge un po' tutti: la prestigiosa catena di grandi magazzini Marks & Spencer propone sui propri scaffali solo caffè e the equo-solidali, mentre Nestlè ha recentemente lanciato un caffè in polvere certificato che garantisce adeguati guadagni ai produttori locali e ne tutela le condizioni di lavoro. Anche il gigante dei jeans Levi's ha dichiarato di selezionare i propri fornitori di cotone scegliendo esclusivamente tra i produttori "organici" certificati.
Oltre agli evidenti vantaggi in termini di immagine (molte multinazionali sono state chiamate al banco degli imputati più di una volta per motivi di carattere etico legati alle condizioni di lavoro che alcuni loro fornitori impongono nei paesi dove avviene la produzione) c'è anche la possibilità di rivolgersi ad un target nuovo e per molti aspetti promettente. Recenti studi evidenziano nfatti come il consumo di prodotti solidali sia in forte espansione nella fascia di età che va dai 15 ai 24 anni, un segmento decisamente appetibile per molte aziende.
Via P5
La campagna ruota intorno al concept “sempre e dovunque”. Con i cellulari Walkman® è possibile ascoltare la propria musica preferita in qualsiasi momento.
Grazie alla scelta nel piano outdoor di Sonic, prodotto IGPDecaux Innovate, questo concetto è stato esplicitato in quindici fermate ATM di Milano. Dalle 8 alle 20, è possibile scaricare via Bluetooth™ Hurt sul proprio cellulare, l’ultimo singolo di Christina Aguilera, vivendo direttamente l’esperienza Walkman®, anche grazie alla diffusione della musica sotto la pensilina.
La pianificazione per l’esterna curata da Kinetic prevede maxiaffissioni a Milano e Roma dalla metà di novembre alla prima settimana di dicembre. A Milano, oltre alle pensiline ATM e alle maxi affissioni, è prevista anche una station domination alla stazione metro di Montenapoleone che include una floorgraphic.
Via Pubblicità Italia
I nuovi media rendono possibile la generazione / autoproduzione di contenuti da mettere a disposizione del pubblico.
Si e' quindi contemporaneamente produttori di contenuto (informazione , entertainment, approfondimento...) e consumatori.
La cosa sta prendendo piede: i blog hanno negli US una audience maggiore di quanto abbia la radio via satellite, siti personali generano audience importanti, i forum di discussione catalizzano le opinioni e le esperienze d'uso dei consumatori che le condividono, il podcasting è una realtà con cifre rispettabili, considerando i costi e gli sforzi di produzione (zero).
Va da se' che, specialmente dopo l'introduzione dell'ipod video, manca pochissimo al Tvpodcasting, in cui il pubblico, gente come tu ed io, armata di una videocamera, si produrra' il suo programmino e lo potra' mettere on line a disposizione di tutti.
Si accompagni questo con una diffusione (negli US) dell'abitudine di registrare i programmi TV per riguardarseli dopo (saltando la pubblicita'?) tanto in crescita che la stessa Nielsen sta lavorando per dare dati di audience anche sulla fruizione in differita dei programmi TV, in modo da dare guidelines piu' oggettive a centri media e investitori pubblicitari.
L'autoproduzione di contenuti, indubbiamente porta via spazio, attenzione e audience ai media tradizionali: sia perche' se produci non fruisci, sia perche' sempre piu' gente fruisce di questi mezzi alternativi in aggiunta (ma anche in sostituzione) dei mezzi classici.
Specialmente negli US l'erosione dei media digitali rispetto alle audience di quelli tradizionali si sta facendo sentire, si puo' vedere a livello di numeri.
C'e' da scommettere pero' che il mondo del marketing e della comunicazione riuscirà a trovare una via d'uscita: in realta' questi mezzi alternativi possono proprio essere dei nuovi media che possono essere utilizzati (con maggiore sforzo) dagli inserzionisti - chi l'ha capito bene ad es e' Google, con le sue Adwords all'interno di siti e di blog.... e del resto questo e' il modello di business che permette di tenere in piedi il sistema che permette a tutti noi di pubblicare gratuitamente i nostri contenuti...
È ormai da più di un anno che Google , il re dei motori di ricerca, ha concentrato i suoi sforzi sul mercato della telefonia mobile.
La compagnia ha lanciato diversi nuovi servizi dedicati al piccolo schermo dei cellulari: da Google Personalized Home – che offre l'accesso a Gmail, news, feed rss e altre informazioni personalizzate dal telefonino – a Google Maps , servizio che permette agli utenti di avere informazioni su ristoranti, cinema e traffico. Allo stesso tempo, la società sta siglando accordi con gli operatori mobili e si è messa a testare nuovi business model come il mobile advertising via sms. Con oltre due miliardi di utenti, il mercato mobile è decisamente molto appetibile ed è ovvio che i grandi nomi del web siano tutti in prima fila a cercare di conquistarne una fetta.
La strategia di Google verte su tre assunti: il primo è che il telefonino è lo strumento di comunicazione più personale attualmente il circolazione. La gente lo porta sempre con sé e, a differenza del Pc, i proprietari non sono ben disposti a condividerlo. Bisogna dunque puntare su contenuti e servizi personalizzati. Per questo – ha spiegato il direttore del product management Deep Nishar , la società ha lanciato Google Personalized Home e Gmail mobile, garantendo agli utenti mobili la possibilità di avere questi servizi direttamente sul cellulare, senza dover navigare siti diversi.
La seconda grande opportunità è quella dei servizi location-based , dedicati a tutti quegli utenti che cercano informazioni specifiche nel contesto di una determinata location. Con Google Maps – ha spiegato Nishar – “possiamo mostrare all'utente che digita ad esempio la parola ‘cinema', informazioni dettagliate sui cinema che si trovano nei paraggi, tipo l'orario degli spettacoli, i film in proiezione, e anche la possibilità di acquistare il biglietto direttamente dal telefonino”. Al momento, per ottenere queste informazioni si deve digitare o il codice postale o uno specifico indirizzo, ma presto – grazie all'integrazione delle tecnologie GPS – il telefonino conoscerà esattamente la posizione dell'utente e questo renderà le cose molto più facili.
Il terzo assunto è che sul telefonino, non c'è una soluzione valida per tutti: quello che è popolare in un Paese, dunque, può non esserlo in un altro. Nishar fa l'esempio degli sms : “sono molto popolari in Europa e lo stanno diventando anche negli Usa, ma in Giappone non sono usati più di tanto perché si preferiscono le email mobili, perciò non avrebbe senso lanciare un'applicazione di ricerca sms-based lì”. Bisogna dunque assicurarsi che i servizi siano accessibili ovunque, ma che i prodotti siano confezionati su base locale.
Per monetizzare queste applicazioni, Google punta ovviamente sulla pubblicità , che sta testano – pare con successo – su diversi mercati, ma col passare del tempo, Nishar si dice certo che emergeranno nuovi modelli di business. Il Ceo di Google, poco tempo fa aveva dichiarato che presto la pubblicità farà sì che i telefonini siano gratuiti per i consumatori.
Certo, ha spiegato ancora Nishar, è nell'interesse di tutti gli attori della catena assicurare che il più alto numero di persone possibile possieda un cellulare. Ma il mercato mobile – a differenza di internet – ha un ecosistema ben definito fatto di costruttori, operatori, fornitori di contenuti e ora anche service provider che offrono le applicazioni.
Per fare in modo che i cellulari siano ancora più diffusi e i servizi più utilizzati si deve guardare all'esempio del Giappone , dove i dati sono molto utilizzati perché si sono creati modelli di business aperti che hanno incoraggiato l'uso dei servizi avanzati. Occorre inoltre definire modelli tariffari che invoglino gli utenti a provare i nuovi servizi dati, che non sono solo il download di suonerie ma possono realmente offrire un valore aggiunto. Per esempio gli utenti occidentali non sarebbero disposti o a pagare per leggere le news sul telefonino, accessibili gratuitamente dal web o in Tv. I service provider – dice ancora Nishar – devono essere “smart”, fornendo gratuitamente questi servizi e applicando il giusto prezzo per quelli con un vero valore aggiunto.
Altro fattore da non sottovalutare è quello della trasparenza delle tariffe: gli utenti allo stato attuale, sanno che devono pagare per i servizi, ma non capiscono quanto. Gli operatori cominciano a comprenderlo e ad adottare strutture tariffarie semplificate, ma devono ancora lavorare molto per far comprendere agli utenti il vero valore dei servizi. Superata l'iniziale diffidenza degli operatori, Google si è dunque lanciata a capo fitto sul mobile e Nishar anticipa che nel prossimo anno ci saranno nuove sorprese, dopo che quest'anno il gruppo ha iniziato a cogliere il frutto dell'intenso lavoro portato avanti negli anni scorsi.
Alessandra Talarico
Tutta la dimensione di consiglio, confronto, socializzazione tipica dello shopping influenza fortemente la nostra decisione di cosa compraree dove. Non è però generalmente corretto chiamare shopping quello che si fa on-line: difficilmente si “va per vetrine”, per vedere cosa c’è di nuovo e di bello, aspettandosi l’inaspettato e la sorpresa. E non si va, generalmente, a fare compere online in compagnia (se invece lo fate postate un commento, mi interessano le eventuali dinamiche su questo fronte).
Queste dimensioni sociali stanno venendo recuperate anche grazie a siti che aggregano comunità che si relazionano fra di loro in modo sociale. E che possono, sul sito, dare voti ai prodotti, creare liste tipo "i 10 migliori", scrivere recensioni e consultare le recensioni dei propri pari. Ricevendo quindi un aiuto per orizzontarsi fra le decine di milioni di prodotti in vendita online e offline, senza doversi fidare solo del punto di vista del produttore ( la pubblicità), ma affidandosi ad un consenso collettivo o più semplicemente, sentendo le opinioni di chi il prodotto l’ha già provato. O, più spesso, di qualità, almeno negli obiettivi: in molti siti esperti e celebrità sono invitati a scrivere recensioni e proprie liste del “meglio di”; e gli utenti “normali” potrebbero venire presto remunerati sulla base della qualità della propria recensione (e , a tendere, sulla capacità di far vendere online il prodotto, in una forma di affiliate marketing).
Questo può avvenire a livello dell'intero mercato ma, molto probabilmente, esprimerà la sua vera forza sulle nicchie sociodemografiche, sulle tribù, su quei piccoli gruppi appassionati, altospendenti, dispostissimi e interessatissimi a scambiarsi opinioni, pareri e consigli.
Voci sempre più insistenti danno come imminente l’annuncio da parte di Apple del nuovo iPhone, punto d’incontro tra l’ormai famosissimo iPod e la telefonia cellulare. Il momento ideale per il lancio sarebbe senza dubbio il prossimo Gennaio, mese in cui si volge il MacWorld, il più importante appuntamento annuale per la casa di Cupertino, all’interno del quale vengono presentate le principali novità che caratterizzeranno i mesi successivi.
A dare ulteriore conferma a queste anticipazioni sono le indiscrezioni pubblicate da Forbes, secondo le quali Apple avrebbe commissionato la realizzazione di oltre 12 milioni di cellulari a Hon Hai Precision, un produttore taiwanese fornitore oltre che della stessa Apple anche di colossi dell’elettronica di consumo quali Dell, Nokia e Sony.
La notizia di questo ingresso della Apple nel mondo della telefonia mobile è stata accolta con favore dal mercato, consentendo al titolo di raggiungere al Nasdaq di New York i nuovi massimi storici, con un valore di 88,40 dollari. I risultati positivi derivanti in particolare dalle vendite di di iPod e Mac hanno fatto il resto, consentendo alla Apple di toccare una capitalizzazione di borsa di oltre 75 miliardi di dollari
A convincere la Apple a fare il grande salto potrebbe essere stata anche la chiara tendenza alla convergenza che caratterizza il settore della telefonia mobile e quello della musica digitale: sono infatti sempre più numerosi i cellulari in grado di riprodurre in maniera fedele mp3 e gli altri formasti audio fino a qualche anno fa esclusivo appannaggio di appositi lettori. La Sony in particolare è molto attiva in questo campo con i cellulari della linea Walkman, caratterizzati da memorie espandibili e buone capacità di riproduzione sonora, ma anche il leader di mercato Nokia ha lanciato da tempo i modelli della serie N, realizzati dichiaratamente con una forte vocazione multimediale.
Riuscirà la Apple a farsi largo (se queste indiscrezioni dovessero rivelarsi esatte) nell’affollato ed estremamente competitivo mercato della telefonia mobile? La forte notorietà del brand e di un prodotto come l’iPod, incontrastato leader dei lettori di musica digitale, giocheranno sicuramente a suo vantaggio. Il lancio di un telefono che dovrebbe richiamarsi sia nel nome che nelle caratteristiche ad un prodotto di così grande successo è un ottimo punto di partenza, ma i concorrenti non staranno certo a guardare e per potersi conquistare una quota di mercato la casa della mela dovrà giocarsi bene le sue carte, sfruttando il proprio marchio ma puntando soprattutto sulla qualità che da sempre caratterizza i suoi prodotti.
Internet è sempre stato uno strumento usato per innescare dinamiche di relazione sociale (e infatti la posta elettronica è nata prima delle pagine web). Ed il web è stato subito uno strumento al servizio dello shopping. Molto prima che nascesse l’ecommerce, già si potevano contare numerosissimi siti, forum, liste che riportavano consigli, suggerimenti, dibattiti e condivisioni relative all'acquisto di beni o servizi per il proprio consumo.
Così, proprio per la natura di Internet, è naturale che questi i filoni della socialità e dello shopping abbiano effettuato una convergenza e sia da circa un’anno sotto stretta osservazione il fenomeno del Social Shopping.
Il Social Shopping è una evoluzione dell’e-commerce. Un contesto sociale online dove si massimizza la capacità del consumatore di influenzare negli acquisti gli altri consumatori.
Ha al suo centro la potenza inarrestabile della massa umana collegata e della sua voglia di parlare, di scambiarsi informazioni. Il principio fondante è quello della massa di utenti in grado di decidere, attraverso le interazioni con gli altri utenti, quali prodotti comprare – a livello singolo, a livello di massa e a livello di fenomeno.
E si tratta di tre livelli di influenza che portano con sé delle conseguenze non da poco per il lato dell’offerta.
Il Social Shopping per l’acquisto individuale è la punta dell’iceberg. Si va su un sito, si parla con i propri pari, si leggono recensioni, si decide. Si compra online o in un negozio vero. E spesso ha più influenza la parola del gruppo sociale o dello sconosciuto amico recensore di quanto influenzi la pubblicità, la comunicazione, l'incentivazione del commesso in negozio.
Ma la parte sommersa dell’iceberg la cominciamo a vedere se consideriamo che l'effetto accumulato di questi acquisti individuali innesca il comportamento di gruppo.
Il passaparola quindi diventa un fenomeno di comunicazione di massa, fino a innescare il terzo livello, quello della moda, del badge value, del prodotto di cui non si va a cercare conferma su un sito ma di cui si viene avvertiti proattivamente dagli amici con una mail o durante una chat, quel prodotto di cui si sente parlare sui mass media - il prodotto che la massa collegata, attraverso le proprie interazioni online, ha decretato essere il nuovo status, la nuova killer application, il gadget o il capo d'abbigliamento irrinunciabile.
E qui si intrecciano strettamente i temi del Viral Marketing e del Social Shopping.
E' considerato il re della cucina mediterranea,, sempre più se ne scrive e la quasi totalità delle famiglie italiane lo porta in tavola ogni giorno. Stiamo parlando dell'olio d'oliva. Ma gli italiani quanto conoscono davvero questo alimento? E' la domanda che si è posto l'Osservatorio Bertolli.
Il gusto del benessere', centro di studio e ricerca nato nel 2001 con l'obiettivo di esplorare il mondo dell'olio d'oliva dal punto di vista delle valenze nutrizionali ma anche del gusto e del piacere, oltre che per promuoverne la diffusione della cultura. L'Osservatorio Bertolli ha quindi commissionato all'istituto Astra Ricerche un'indagine per rilevare il grado di conoscenza degli italiani in materia di olio.
Sorprendenti i risultati: in Italia solo il 13% degli abitanti (dai 15 anni in su) sarebbe promosso a pieni voti, il 35% passerebbe con sufficiente, il 46% sarebbe rimandato e il 7% bocciato. C'è quindi un forte divario tra coloro che utilizzano l'olio nelle preparazioni di tutti i giorni e chi ne conosce realmente caratteristiche e virtù. Oltre ad una scarsa conoscenza della materia da parte degli italiani, l'indagine ha fatto emergere anche una serie di luoghi comuni sul mondo dell'olio d'oliva, ancora oggi fortemente radicate in gran parte della popolazione. Come l'utilizzo degli oli in cucina: il 44% degli italiani erroneamente ritiene, infatti, che in frittura sia da preferire l'olio di semi perché più leggero e digeribile.
Pensando poi a quanto il consumatore oggi sia sempre più attento alla propria alimentazione, sia per una questione salutistica sia per motivazioni puramente estetiche, sorprende il fatto che il 45% degli intervistati coltivi convinzioni errate in tema di calorie, grassi e colesterolo in relazione al mondo dell'olio. Il 47% non sa che l'olio di oliva contiene delle sostanze naturali (i polifenoli) che agiscono come anti-ossidanti e sono un valido aiuto contro l'invecchiamento. Ma ancora di più stupisce che il 34% per cento creda che l'olio extra vergine di oliva apporti più calorie rispetto a un olio di semi. Altro argomento risultato sconosciuto agli italiani riguarda la produzione dei diversi olii: l'indice di esattezza circa la conoscenza della produzione dell'olio è risultato infatti basso/nullo per l'86% degli intervistati. Sempre più spesso, quando si parla di alimentazione, viene sottolineato anche il concetto di qualità.
Ma quanti sanno riconoscere realmente se un olio è di qualità? Dall'indagine di Astra risulta che l'84% della popolazione appare disinformata sull'argomento, il 67% crede che un olio che pizzica in gola abbia un'acidità più elevata e il 38% considera in maniera negativa il gusto amaro, valutando entrambi come difetti di qualità dell'olio, il 45% non sa che solo un gruppo di assaggiatori esperti può riconoscere la vera qualità dell'olio. Infine qualche valutazione positiva: il livello della conoscenza è buono se si parla di gusto, anche se il 25% non sa ancora cogliere le sfumature dell'olio, come per i vini, e una minoranza crede ancora che l'olio prodotto da olive senza nocciolo sia migliore.
Buone le conoscenze anche sulla conservazione dell'olio: la maggior parte degli italiani sa che l'olio va conservato al buio, ben chiuso e che soffre il caldo. Dura a morire rimane però l'errata convinzione che sia corretto conservare l'olio in un'oliera, magari con continui rabbocchi: questo è in realtà solo un ottimo sistema per far diventare rancido anche il migliore degli oli.
C'è anche un 19% che crede sia meglio consumare l'olio dopo alcuni mesi dall'acquisto, mentre è vero che si possono apprezzare le proprietà dell'olio proprio quando è giovane e che con il tempo i benefici e la qualità diminuiscono sensibilmente.
Barbara Tomasi
Il futuro del Web è amatoriale. Ne sono convinti gli esperti del settore e lo confermano anche gli ultimi dati raccolti da Google. Stando a Nikesh Arora, a capo della divisione europea del colosso di Mountain View, presto la Rete potrebbe infatti assistere a uno storico sorpasso dei contenuti autoprodotti su quelli professionali. Un fenomeno che ripropone la centralità dei cybernauti nella crescita e nell'evoluzione del Web e che sottolinea ancora una volta l'importanza dei contributi home-produced su Internet."Diciotto mesi fa YouTube non esisteva, e ora milioni di persone guardano video su quel sito. - ha spiegato Arora, sottolineando che molti cantanti e attori amatoriali adesso hanno un pubblico più ampio di artisti affermati - Per la prima volta, Internet consente alla gente di dire: ho sentito cos'hai detto, ora lascia che ti dica quello che penso io".Ma quali sono i materiali autoprodotti più diffusi in Rete? Prevalentemente si tratta di video, canzoni, blog, articoli e commenti. Il tutto, ovviamente, diffuso gratuitamente e senza l'intervento di alcun soggetto che funge da tramite tra chi realizza il contributo online e chi ne usufruisce. Una realtà con cui i media tradizionali dovranno inevitabilmente confrontarsi."Il Web che parte dal basso finirà per essere il terreno di coltura di altri contenuti prodotti professionalmente", ha spiegato ancora Arora, indicando la via dei nuovi business online del motore di ricerca più cliccato al mondo e del futuro della comunicazione su Intenet. "Già il 15% dell'informazione mondiale è disponibile online, ma che ci vorranno altri 300 anni perché il resto dell'informazione globale in tutte le sue forme sia in Rete", ha concluso Arora. La parola ora passa ai cybernauti, sempre più protagonisti del Web. Via Marketing Journal
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