Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Le parti si stanno parlando. E il fatto che il tavolo delle trattative sia stato riaperto ha un significato molto importante nell'economia del mega merge Microsoft Yahoo!, la cui saga è iniziata giusto quattro mesi fa, quando Steve Ballmer mise sul piatto dell'offerta circa 45 miliardi di dollari. La potenziale fusione fra le due compagnie, per dirla con le parole pronunciate ieri l'altro (nel corso dell'evento D: All Things Digital conference, in cui sono intervenuti anche lo stesso Ballmer e Bill Gates) dal Ceo della società di Sunnyvale Jerry Yang, "ha un enorme potere". E allora perché non viene sancito? Le parti si parlano ma probabilmente è cambiato l'oggetto della discussione: non più una scalata completa ma un accordo su una porzione del business e delle attività di Yahoo!, un'operazione meno impegnativa di una fusione completa e naturalmente meno onerosa. Il prezzo di acquisto delle azioni è stato di fatto il parametro che ha fatto arenare la proposta di Microsoft ma dal presidente in gonnella della casa californiana, Susan Decker, sono arrivate dichiarazioni che tendono a sconfessare questa tesi, ampliando ad altri nodi non risolti le cause del dietrofront del gigante di Redmond. Sta di fatto che ancora oggi, nella comunità finanziaria, ci sono pareri discordanti circa il peso della componente ecomomica del "deal".
I due top executive, prendendo parola nel corso dell'evento di cui sopra, non hanno indietreggiato di un millimetro rispetto alle posizioni tenute fino a oggi (che sono state di fiera opposizione alle lusinghe di Microsoft e alle azioni contro il board mosse dal miliardario azionista Carl Icahn). Dalle bocche di Yang e della Decker non sono quindi arrivati dettagli aggiuntivi circa la ripresa dei negoziati confermata pubblicamente da Ballmer ma un messaggio di un certo peso è comunque filtrato. Vogliamo e dobbiamo capire le reali intenzioni di Microsoft e i loro attuali interessi nei nostri confronti, hanno detto in sostanza i vertici di Yahoo!, rimarcando come alla base del mancato accordo non vi sia stata un'unica motivazione (il prezzo delle azioni). Yang ha quindi rimesso sul tavolo le sue convinzioni circa lo stato di salute di Yahoo!, e cioè quello di un'azienda con un roseo futuro davanti, dotata delle risorse necessarie per rafforzarsi in termini di nuovi prodotti e servizi e continuare a essere assoluta protagonista sul mercato rimanendo così com'è, indipendente. Una dichiarazione d'intenti che non significa assolutamente chiudere la porta in faccia a Microsoft. Anzi. Yang vorrebbe chiudere la questione ma chiede a Ballmer di riconoscere il reale valore della compagnia e di garantirne la continuità nel lungo termine, a tutto beneficio degli azionisti. E sarebbe proprio questo il punto: i 33 dollari per azione offerti da Microsoft non avrebbero tenuto conto di "asset nascosti" di Yahoo! (la Decker ha parlato dell'enorme valore di "inventario" creato dai 500/600 milioni di utenti mensili che transitano sui siti del network) o comunque valorizzato a dovere quelle che sono tutte le potenzialità della compagnia. Yang, a questo proposito, non è entrato nel merito bensì filosofeggiato intorno ai concetti di innovazione (dei prodotti) e di interazione digitale (con gli utenti del Web). Più preciso di lui è stata Decker, che ha puntualizzato l'importanza vitale della Yahoo Open Strategy per il futuro della società, e cioè l'avvento di un ambiente aperto che avrà il compito di far convergere i profili, le preferenze e le differenti dinamiche di relazione delle varie comunità che utilizzano i servizi di social networking targati Yahoo! (dalla posta elettronica al Messenger passando per il sito di scambio di immagini Flickr).
Quanto al controverso accordo con Google sulla pubblicità on line, Yang ha liquidato la questione affermando come in assenza di una seria discussione in proposito fra le due società tutte le ipotesi finora caldeggiate dai media non sono altro che speculazioni. E il Ceo ha aggiunto anche che in materia di servizi di search (il segmento dove Google continua a macinare quote di mercato) Yahoo! seguirà strade alternative, guardando in particolare all'aspetto sociale dell'utilizzo condiviso delle informazioni raccolte in Rete. Con la convinzione di essere la migliore guida possibile per la compagnia. Guardandosi però alle spalle, la Decker ha ammesso però gli errori strategici commessi dal management nel recente passato, errori che hanno portato Yahoo! a perdere di vista il core business che ruota intorno agli utenti e alla pubblicità per dedicarsi maggiormente a una strategia di natura applicativa. Se il rifiuto della proposta Microsoft è un altro errore strategico lo vedremo presto, di sicuro quella che attende il Ceo e il Presidente di Yahoo! sarà una lunga estate calda.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Mi viene spesso domandato... "ma quali aziende hanno un proprio blog"?
In quest'ottica interessante la lista delle aziende della lista Fortune 500 che hanno il blog...
La trovate qui
A detta dello stesso Google, proprietario del sito YouTube, la causa legale che vede protagonista il numero uno della condivisione di video, potrebbe minacciare la libertà del web. La lamentela mossa dal gigante della ricerca online è stata esposta a seguito dell’azione legale intrapresa da Viacom nei confronti di YouTube, accusata di non essere in grado di proteggere il copyright del materiale pubblicato che ammonta a 150.000 di clip incriminate. L’accusa di Viacom verte soprattutto sulla diffusione all’interno del sito di famosi programmi televisivi e film, resi pubblici senza autorizzazione. Sumner Redstone, presidente di Viacom ha dichiarato: “Quando abbiamo aperto la causa non abbiamo pensato solo al nostro interesse ma anche a quello di tutti coloro che vedono violato il diritto d’autore relativo a materiale che dovrebbe essere protetto”. I legali di Google hanno definito l’azione legale come “una minaccia per milioni di utenti che si scambiano informazioni in modo legale”.
Via Quo Media
I clienti chiedono di fare operazioni finanziarie sul telefonino e le istituzioni bancarie si preparano a lanciare nuovi servizi.
Il mobile banking comincia a prendere sempre più piede. Una ricerca di Loudhouse Research commissionata da Sybase 365 rivela che quasi un terzo di tutte le più grandi banche mondiali prevede di lanciare servizi di mobile banking entro i prossimi 12-24 mesi.
Europa e la regione Asia-Pacifico dimostrano di essere più avanti per quanto riguarda l’utilizzo dei servizi, ma la crescita più importante toccherà gli Stati Uniti dove il 53% delle banche interpellate intende sviluppare i nuovo servizi di mobile banking entro i prossimi due anni.
Il 33% dei consumatori ha espresso il desiderio di trattare con le proprie finanze anche quando si è in movimento. Per Matthew Talbot, vice president di Sybase 365, gli obiettivi delle banche non devono essere solo commerciali perché “il mobile banking offre opportunità uniche per l’interazione con il cliente e la sua fidelizzazione”.
Via Quo Media
I ragazzi del muretto hanno smesso di incontrarsi al solito posto, da una certa ora in poi. Il loro spazio se lo sono ritagliato sul web. E così hanno fatto trionfare quello che gli americani chiamano social networking che in Italia è diventato sinonimo di MySpace. Maggio è il mese in cui il portale festeggia il primo anno di attività della sede di Milano, per ora l'unica nel nostro Paese. «Non che prima MySpace fosse sconosciuto, ma le dimensioni della rete si sono notevolmente ampliate nell'arco di questo anno. L'incremento degli utenti unici è stato del 70% e oggi sono due milioni e 200mila ogni mese», spiega il country manager Francesco Barbarani. Un milione e 470mila sono invece coloro che si sono costruiti uno spazio su questa rete molto amata da artisti, musicisti, designer, fotografi. Ogni 20 secondi sul network viene inserito un nuovo profilo e così l'Italia risulta il Paese con la crescita maggiore in Europa.
Sulla scia dell'apprezzamento dei suoi giovani user - «il 61% hanno tra i 16 e i 35 anni», aggiunge Barbarani - il portale americano, acquisito da Rupert Murdoch per 580 milioni di dollari nel 2005, ha deciso di rafforzare la sede in Italia. Così due mesi fa è arrivato Barbarani insieme a Stefano Rocco che è il nuovo marketing and country editor. Pur non volendo fornire dati finanziari, la società sta conoscendo una crescita rapidissima, anche grazie alla presenza tra gli user di molte celebrities, da Eros Ramazzotti a Laura Pausini, dallo scrittore Roberto Saviano al dj Claudio Coccoluto. C'è chi è già famoso, ma anche chi ha raggiunto la celebrità con Myspace. È il caso del gruppo dei Melody Fall, i giovanissimi artisti che quest'anno hanno partecipato a Sanremo. «Hanno messo un demo su MySpace e così si sono creati una fan base – racconta Rocco –. Strano ma vero, sono piaciuti soprattutto in Giappone dove nel giro di pochissimo tempo hanno raggiunto migliaia e migliaia di giovani, vendendo altrettanti dischi. Adesso hanno partecipato a Sanremo e soprattutto dal nulla hanno un contratto con una major discografica». Una storia che, in piccolo certo, ricorda quella del cantante inglese Mika che ha venduto molti milioni di copie e conserva ancora uno spazio su MySpace a cui si può accedere anche dall'icona sul suo sito ufficiale.
Molta musica se si guarda al passato, ma anche altri nuovi contenuti, se si guarda al futuro. Fra questi ci sono il calcio, soprattutto adesso che siamo a ridosso degli Europei, la moda, il design, la televisione e il cinema. «Da poco abbiamo lanciato la MySpace Tv, che è il secondo video site del mondo, con 50 milioni di unique stream al mese, circa 80mila video caricati ogni giorno», continua Barbarani. Ma il futuro del social networking in Italia saranno anche MySpace developer platform, che consentirà di realizzare applicazioni di nuova generazione che interagiscano direttamente con gli utenti, Post to MySpace che consente ai siti partner di veicolare il proprio contenuto attraverso MySpace, controllandone la diffusione e infine Data availability che consentirà di condividere il proprio profilo MySpace su altri siti partner. La piattaforma insomma socializzerà attraverso tutto il web.
di Cristina Casadei su ILSOLE24ORE.com
Mentre i consumatori si stanno godendo le prestazioni di iPod, iPhone e iMac, Forrester Research pensa al futuro e si chiede cosa sarà capace di inventarsi la Apple per stimolare l’interesse dei consumatori durante i prossimi cinque anni.
L’istituto di ricerca ha previsto che nel 2013 la casa della mela sarà tutta concentrata sull’ambiente casalingo, con lo sviluppo di dispositive integrati che permettano di interagire contemporaneamente con dispositive futuristici.
Qualche esempio? Pannelli digitali a muro sincronizzati con il computer per la trasmissione di immagini e video in connessione wireless. Sveglie in grado di diffondere musica e altri media mediante un collegamento home network, oppure un telecomando universale dotato di touch-screen che ha reso l’iPhone tanto popolare. I due competitor di Apple più accreditati alla conquista delle abitazioni sono, secondo l’analisi stilata da Forrester Research, l’eterno rivale Microsoft e Hewlett-Packard.
via Quo Media
Nessun dubbio che Internet continui la sua fase crescente come raccoglitore di pubblicità.
Secondo gli ultimi dati Nielsen Media Research, nel primo trimestre 2008 la raccolta publicitaria dell'online cresce quasi del 31% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso - mentre il totale pubblicità sale del 2.2%.
Rallenta il tasso di crescita ma è ovvio, più si cresce più si va verso cifre serie, dove un aumento di qualche punto sono soldi veri...
Anno su anno cresce pochino (meno del 2%) la TV, scende un pochino la stampa, particolarmente i quotidiani a pagamento.
Il servizio di musica digitale Napster ha inaugurato il più grande negozio virtuale di download di Mp3 al mondo, aprendo una sfida con il colosso iTunes di Apple.
Il catalogo del nuovo punto vendita conterrà più di sei milioni di brani musicali, appartenenti a tutte le più grosse etichette discografiche e a migliaia di etichette indipendenti. Il formato Mp3 sarà compatibile con la maggior parte di dispositivi e telefonini, compresi iPod e iPhone.
Il nuovo servizio vuole arginare il dominio di Apple offrendo agli utenti più canzoni senza la protezione delle copie, grazie al digital rights management (Drm), che previene la possibilità di far girare lo stesso brano su più dispositivi. La maggior parte dei brani sarà disponibile al prezzo di 99 centesimi l'uno, mentre un album costerà 9,95 dollari.
Via Quo Media
La Apple spopola da una parte all’altra del globo con il suo iPhone, che presto sbarcherà anche nel nostro paese, ma non si dimentica del primo amore: la musica. iPod e iTunes hanno infatti permesso alla casa della mela di diventare un marchio di riferimento per il grande pubblico. Il prossimo passo a ritmo di musica (digitale) sarù quello di trovare accordi con le più importanti case discografiche per ampliare l’offerta delle suonerie e di altri servizi musicali per l’iPhone 3G di prossima uscita. La notizia è stata riportata dal “New York Times”. L'annuncio dell'accordo, per ora confidenziale secondo il quotidiano americano, a tutela delle trattative attualmente in corso, avverrà probabilmente dopo il 9 giugno, data in cui è prevista la presentazione dei nuovi modelli da parte di Steve Jobs. Le suonerie, attualmente in vendita a 99 centesimi di dollaro, sono uno dei servizi più redditizi legati all'iPhone. Il loro prezzo è equivalente a quello di un brano musicale, anche se si tratta solo di una parte della canzone, ripetuto a rotazione. Non tutte la melodie disponibili nel catalogo Apple però sono convertibili in suoneria: questo è uno dei punti su cui la società di Cupertino sta lavorando, puntando ad ampliare il proprio archivio. Le etichette vorrebbero differenziare i prezzi delle hit da quelli dei brani più vecchi. Universal Music vorrebbe che Apple vendesse, per iPhone e iPod, pacchetti che comprendano un abbonamento mensile o annuale. Il cliente potrebbe così scaricare e ascoltare tutti i brani di un'etichetta nell'arco della durata dell'abbonamento. In discussione anche il metodo di vendita: Apple deve decidere se consentire agli utenti di scaricare i nuovi servizi direttamente da iTunes. E anche in questo caso le case discografiche vorrebbero differenziare il prezzo a seconda che il download avvenga con un collegamento internet tradizionale o direttamente attraverso la connettività ad alte velocità 3G.
Via Quo Media
Sul mercato statunitense le vendite di hardware e software di videogame in aprile sono aumentate del 47% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente: ai primi posti della classifica dei più venduti ci sono la console Wii di Nintendo e il videogioco "Grand Theft Auto 4", di Take-Two Interactive Software. Il successo del gioco avrebbe messo pesantemente in crisi il primato detenuto da tempo dalla console Xbox360 di Microsoft e dalla PS3 di Sony.
Secondo i dati forniti dalla società di ricerche di mercato Npd, ad aprile i consumatori statunitensi hanno comprato 188.000 Xbox 360 e 187.000 PS3; le vendite a marzo ammontavano rispettivamente a 262.000 e 257.000 esemplari. "Grand Theft Auto 4" è uscito negli Usa il 29 aprile e ha venduto quasi 2,9 milioni di copie solo nei primi cinque giorni.
“E' una sorpresa non vedere un aumento delle vendite di Xbox 360 e PS3 dopo l'uscita di GTA IV” ha spiegato l'analista Anita Frazier di Npd. “Comunque, siccome il gioco è stato in commercio solo 5 giorni nel periodo analizzato, le vendite potrebbero salire in maggio”.
Via Quo Media
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