Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il Web 2.0 prende piede anche nelle aziende europee, però molto lentamente. Il motivo è duplice: qualche ritardo culturale, e il timore che "troppo social network" abbia effetti negativi su produttività e sicurezza. È questo il succo del rapporto "Potere alle persone? Gestione della democrazia tecnologica sul posto di lavoro" commissionata da Trend Micro a The Economist Intelligence Unit.
L'indagine, condotta su un campione di 390 dirigenti di aziende di Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Svezia e Russia, ha messo in risalto come il 48% degli intervistati si dice favorevole a incrementare la libertà tecnologica nella propria azienda, però in maniera speculare un altro 47% dichiara l'esatto contrario. Questo non toglie che da parte dei dipendenti avanzi la domanda di una maggiore democrazia nell'uso degli strumenti del web 2.0, in particolare di Facebook, Twitter e compagnia bella. Bello ai dirsi, meno a farsi, secondo le imprese: lasciare briglia sciolta, dicono, introduce molte incognite e qualche mal di pancia in chi l'It lo gestisce e si vedrebbe togliere parte del controllo tecnologico che pure spetta loro. Di fronte al problema, il 40% dice che il gioco vale la candela, visto che le opportunità (più innovazione, miglior clima aziendale, migliore collaborazione coi partner) sono minori dei rischi, il 31% sostiene il contrario (calo della produttività, perdita di info sensibili, più vulnerabilità ai virus), mentre per il 23% rischi e opportunità si equivalgono.
I manager inglesi sono i più ottimisti sui benefici che potrebbe portare la rivoluzione tecnologica del web 2.0, i dirigenti russi i più diffidenti. L'Italia non si discosta dai dati europei, registrando una buona apertura. Gran parte degli intervistati italiani è sicuro che il web 2.0 sia ampiamente usato nelle imprese, anche se il 71% ritiene che l'uso del social network risponda più a bisogni personali che ad esigenze professionali. In ogni caso, il 63% si fida… Il 42,8% dei manager italiani pensa che l'uso dei social network aumenti i rischi per la sicurezza dei dati aziendali, il 38,8 % ritiene le opportunità superiori ai rischi, un 28,5% le ritiene inferiori, il 30,6% ritiene invece che rischi e opportunità stiano in perfetto equilibrio. Il 46,9% ritiene che l'introduzione del web 2.0 possa ridurre la produttività dei dipendenti, il 32,7% ritiene che i social network, in particolare Facebook e Linkedin, potrebbero costituire un pericolo per le informazioni aziendali.
In fin della fiera, i manager italiani preferiscono una regolazione soft delle nuove tecnologie, quasi il 60% invece è per la censura piena per le applicazioni e i siti di file sharing. Allora, cosa deve fare chi vuole introdurre la democrazia tecnologica in azienda e nel contempo garantire un certo livello di sicurezza? La risposta sta in sei suggerimenti da parte dei ricercatori: redigere linee guida specifiche per l'uso delle nuove tecnologie; aggiornare frequentemente le linee guida; formare i dipendenti; sviluppare strumenti di social network interni all'azienda; essere pronti a delegare parte della supervisione per garantire la protezione; favorire la collaborazione tra unità aziendali e team It.
di Pino Fondati su ILSOLE24ORE.COM
D’ora in avanti, gli utenti di Facebook potranno ricevere le classifiche dei dischi più venduti in Italia. La Fimi, la federazione dell'industria musicale italiana, ha reso disponibile sul sito www.fimi.it una nuova applicazione per tutti gli utenti del social network, che saranno così in grado di disporre gratuitamente dei dati di vendita e dei brani più scaricati sul proprio account, dando visibilità ai successi dei propri artisti preferiti.
Via Quo Media
Secondo i tradizionali rumours che accompagnano l'uscita dell'ultima creatura di Cupertino, l'iPad, la Apple sarebbe in procinto di lanciare una piattaforma di mobile advertising che gestisca il business legato ai suoi gioiellini mobili.
IAd, così dovrebbe chiamarsi la piattaforma, dovrebbe debuttare il 7 aprile e rappresenta la concretizzazione dell'acquisizione di Quattro risalente al gennaio scorso. Apple si è assicurata le prestazioni della società attiva nel mobile adv per 275 milioni di dollari.
Via Quo Media
La banca più attiva su Facebook è Ing Direct: la fan page americana ha quasi 14mila iscritti, ma il loro numero aumenta di ora in ora. La pagina di Citigroup argentina, invece, ne ha circa 11mila. Bnp Paribas arriva a 120mila, però i numeri non le bastano per diventare regina del credito 2.0. La classifica di "Innova et Bella", società di consulenza strategica, considera la capacità di relazione con gli utenti, l'aggiornamento e il numero di fan monitorando i principali cento gruppi bancari mondiali. Su Facebook - la terza nazione al mondo dall'alto di oltre 400 milioni di utenti - le aziende hanno l'opportunità di avviare un dialogo con i clienti. Nel caso delle banche, sulle pagine si leggono domande sui mutui offerti, consigli e lamentele per i limiti del servizio di home banking, link ad articoli di giornale, eventi. E, almeno nel caso dei primi isitituti in classifica, le risposte delle banche. La prima fan page italiana è sempre di Ing Direct, poi, al quindicesimo posto, Ubi banca.Ecco la classifica completa.
POSIZIONE
|
BANCA
|
RATING
|
FAN
|
1
|
ING GROUP
|
AAB
|
|
|
Usa
|
AAB
|
13.679
|
|
Italia
|
AAC
|
1.007
|
2
|
CITI GROUP
|
AAB
|
|
|
Argentina
|
AAB
|
10.807
|
3
|
BNP PARIBAS
|
ABA
|
|
|
Net
|
ABA
|
119.595
|
|
Italia
|
CBC
|
202
|
4
|
JP MORGAN CHASE & CO.
|
ABC
|
|
|
Usa
|
ABC
|
5.537
|
5
|
CREDIT AGRICOLE GROUP
|
ABC
|
|
|
Francia
|
ABC
|
1.601
|
6
|
BANK of AMERICA Corp.
|
BAC
|
|
|
Usa
|
BAC
|
4.415
|
7
|
STANDARD BANK GROUP
|
BAC
|
2.013
|
|
Uae
|
BAC
|
|
8
|
SOCIETE GENERALE
|
BAC
|
|
|
Francia
|
BAC
|
807
|
9
|
STANDARD CHARTERED
|
BBC
|
|
|
Usa
|
BBC
|
6.662
|
10
|
MORGAN STANLEY
|
BBC
|
|
|
Usa
|
BBC
|
2.690
|
11
|
DEXIA
|
BBC
|
|
|
Paesi Bassi
|
BBC
|
1.135
|
12
|
BANK OF NEW MELLON
|
BBC
|
|
|
Usa
|
BBC
|
771
|
13
|
BBVA GROUP
|
BCC
|
|
|
Venezuela
|
BCC
|
3.098
|
14
|
UNICREDIT
|
BCC
|
|
|
Slovenia
|
BCC
|
569
|
15
|
UBI BANCA
|
BCC
|
|
|
(Iw) Italia
|
BCC
|
297
|
16
|
UBS
|
CCC
|
|
|
Svizzera
|
CCC
|
7.178
|
17
|
GOLDMAN SACHS
|
CCC
|
|
|
Usa
|
CCC
|
6.072
|
18
|
DEUTSCHE BANK
|
CCC
|
|
|
Germania
|
CCC
|
1.644
|
19
|
TURKIYE IS BANKASI AS
|
CCC
|
|
|
Turchia
|
CCC
|
874
|
20
|
CREDIT SUISSE GROUP
|
CCC
|
|
|
Svizzera
|
CCC
|
406
|
Nota: I voti, dalla A alla C, indicano il grado di sviluppo su: - Relation Quality: l'adozione delle migliori pratiche di relazione 2.0 - Relation Care: la gestione dinamica del loro aggiornamento - Relation Power: il loro potere relazionale (n. di fan) Fonte: Innova et Bella
di Luca Salvioli su ILSOLE24ORE.COM
Inizio d’anno positivo per la pubblicità in Italia: secondo l’analisi Nielsen, a gennaio si registra una variazione del +1,8% rispetto allo stesso mese del 2009. La crescita, con diversa intensità, riguarda la maggior parte dei mezzi. Dei ventiquattro settori in cui è classificato il mercato, quindici hanno segno positivo e nove negativo. Wind, Ferrero, Vodafone, Perfetti, Tim, P&G, Volkswagen, Danone, Citroen e Telecom guidano la classifica dei Top spender a gennaio 2010.
L’analisi dei mezzi mostra che la Televisione, considerando sia i canali generalisti che quelli satellitari (marchi Sky e Fox), ha un aumento sul mese del +3,7%. Tra i principali settori si evidenzia la crescita di Alimentari (+10,2%), Farmaceutici (+12,3%), Gestione Casa (+1,5%) e l’exploit dei Toiletries (+42,1%). L’Auto segna il -5,3% e le Tlc sono sui valori del gennaio 2009 (+0,7%).
La Stampa, nel suo complesso, ha un calo gennaio su gennaio del 4,9%. I Periodici sono ancora in sofferenza e diminuiscono del 17,7% con l’Abbigliamento a -14,5%, l’Abitazione a -1,8% e la Cura persona a -10,5%. Considerando la periodicità: i settimanali diminuiscono del 15,9% e i mensili del 23,7%. I Quotidiani a pagamento, invece, fanno segnare il +0,7% con l’Auto, il settore più importante, ancora negativo (-22,8%). A livello di tipologie: la Commerciale Nazionale cresce dell’8%, la Locale del 2,2% e la Rubricata/Di Servizio è in flessione del 12,1%. La raccolta dei Quotidiani Free/Pay Press è in linea con il gennaio 2009 (+0,1%).
Il primo mese dell’anno è positivo per la Radio che fa registrare il +6,9%, per l’Outdoor (+14,4%), per il Cinema (+38,8%) e per le Cards (+1,2%). Il Direct mail passa da 41,8 milioni nel gennaio 2009 a 42,1 milioni nel gennaio 2010 (+0,7%). Cresce anche Internet (+4,7%) con le tipologie: Display a +10,2%, Search a +1,5% e Affiliate a +7,8%. Segnaliamo l’entrata nella rilevazione Internet di sette nuove concessionarie dichiaranti con i dati retroattivi a partire dal Gennaio 2009.
Da gennaio 2010, Nielsen ha ampliato la copertura dell’Out of Home Tv. Agli investimenti pubblicitari sulle televisioni degli aeroporti e della metropolitana di Telesia, si sono aggiunti quelli sugli schermi presenti nelle catene di elettronica di consumo gestiti da Neo Advertising. Il totale nel mese è di 549mila euro.
Importante novità anche per il Transit. Da gennaio 2010 (con i dati storici a partire da gennaio 2009) alla pubblicità dinamica gestita da IGPDecaux su metropolitane, aeroporti, autobus e tram, si aggiungono i prodotti che si rivolgono ad un target in movimento gestiti da Clear Channel e CBS Outdoor. Gli investimenti complessivi ammontano a 5,9 milioni di euro nel mese.
Via Marketing Journal
Lo spunto per questo post mi viene dalla lettura di [mini]marketing, e in particolare da un articolo dal titolo eloquente di “gli interinali dei social media“.
Da attento osservatore Gianluca Diegoli ha scovato su FriendFeed un annuncio di lavoro dove un’agenzia cercava collaboratori part-time per fare social media marketing per un’azienda che a sua volta aveva delegato all’esterno questa attività. Gianluca si chiede “ve le immaginate importanti aziende usare collaboratori esterni non dico come responsabili vendite, ma anche solo come agenti di zona? “.
Il punto è semplice, se si vedono i social media come un’appendice della normale attività pubblicitaria push è piuttosto ovvio che si affidi in modo occasionale all’esterno una diffusione in modalità spamming delle proprie comunicazioni. Se invece si comprende che il cuore del social media marketing è la creazione di una relazione e di un dialogo di lungo periodo con i clienti, beh allora l’attenzione sarà sicuramente diversa.
Outsourcing o insourcing? Anche qui il tema va visto con criterio, come ho scritto in passato non ha senso inventare la ruota ogni volta creando un proprio social media autocostruito e autarchico e d’altronde è piuttosto difficile che un’azienda abbia in partenza al proprio interno le competenze per fare un corretto lavoro nel marketing dell’ascolto.
L’equilibrio ideale dunque è di avere delle risorse interne che dedichino almeno una parte continuativa del loro tempo a seguire in prima linea il dialogo sotto la guida e il supporto consulenziale di esperti qualificati del settore.
Un corretto approccio poi richiede un pensiero strategico che non può essere delegato alle persone più operative, ci deve essere un committment dall’alto e un investimento, più che di denaro, di tempo e attenzione.
Insomma, ben venga l’aiuto esterno ma non cedete la relazione con i vostri clienti a dei partner occasionali, non ha senso creare un nuovo tipo di precari in un paese che in questo settore ha bisogno di esperti! Qual è la vostra esperienza in merito?
Gianluigi Zarantonello via http://internetmanagerblog.com/
Il cellulare sta diventando il fulcro della vita online degli utenti, che attraverso il telefonino accedono a internet e svolgono molta della loro attività di ricerca web. Secondo uno studio di Deloitte, lo smartphone surclasserà entro quest'anno i pc, con vendite che raggiungeranno i 400 milioni di pezzi.
"Nel 2010 - dice Alberto Donato, partner di Deloitte Consulting e responsabile italiano per il settore Technology, Media e Tlc - la funzionalità di ricerca mobile sarà una della cinque applicazioni più usate, insieme a chiamate, sms, agenda e navigazione". Inoltre, i motori di ricerca dovrebbero generare oltre la metà del loro volume d’affari (7,2 miliardi di dollari) dal mercato pubblicitario mobile.
Via Quo Media
Inizia a prendere forma la prossima sfida di Google. Il quotidiano statunitense New York Times ha svelato una serie di particolari che dovrebbero caratterizzare Google Tv, piattaforma mediante la quale il gigante californiano avrebbe intenzione di sbarcare nei salotti di tutto il mondo. I partner sono Intel, Sony e Logitech International e il progetto sarà basato sul software Android.
La missione è quella di portare all’interno del tubo catodico le applicazioni web come, ad esempio, Twitter e Facebook. I partner del progetto lavoreranno al lancio di una generazione di televisori e decoder interattivi che permetteranno di combinare le prestazioni televisive con quelle virtuali.
Google avrebbe iniziato inoltre a testare la la tecnologia set top box con Dish Network e sarebbe pronta a sviluppare una nuova versione del suo broswer Chrome esclusivamente dedicata a questo progetto televisivo.
Via Quo Media
Per un'intera settimana, negli Stati Uniti, Facebook ha superato Google per numero di click sulle rispettive homepage. A testimoniare il sorpasso, già avvenuto in passato ma unico per durata, l'istituto di ricerca di Hitwise, che ha reso noto come il social network abbia catturato il 7,07% delle visite degli internauti statunitensi e il motore di ricerca si sia fermato al 7,03%.
Il dato, è giusto sottolinearlo, fa riferimento esclusivamente alle pagine d'accesso dei due colossi della rete e non tiene conto dei siti correlati a Google, come YouTube, Gmail o Google Maps, ma è comunque indicatore di una tendenza sempre più netta: internet si sta trasformando da una piattaforma 'search' a una piattaforma 'social'.
Le visite al sito di Mark Zuckerberg sono infatti aumentate del 185% nell'ultimo anno, mentre il traffico generato dal motore di ricerca è rimasto sostanzialmente invariato. Il sorpasso sembra dunque destinato a riproporsi nei prossimi mesi e a trasformarsi in un divario.
La tendenza è nota anche dalle parti di Mountain View, avendo Google recentemente dotato il suo servizio di posta del programma Buzz, che permette un'interattività in tempo reale paragonabile a quella di Facebook e Twitter, e inserito le attività dei maggiori portali di social network all'interno dei risultati delle sue ricerche.
Via Quo Media
Sapete bene che secondo me la tecnologia non può essere ciò che guida la strategia di un'azienda (sui social media e in generale) ma deve essere al servizio di una visione senza condizionarla, come invece di solito capita.
- immagine tratta da Sevensheaven.nl
Mi piace però evidenziare come anche il mondo dell'informatica stia andando verso la logica della nuvola (come sarebbe pù corretto definire il cosiddetto web 2.0), questo post infatti è stato ispirato dalla lettura di un articolo in cui Steve Ballmer parlava dei progetti Microsoft sul Cloud Computing.
La virtualizzazione e l'ubiquità infatti sono uno dei fattori che stanno determinando la nascita di un mondo sempre più ipertestuale dove il tipo di device ha un'importanza relativa rispetto al contenuto che veicola e all'uso che se ne fa.
Questo approccio si sposa sempre più con i presupposti economici che Chris Anderson ha tratteggiato nel suo libro Gratis: il costo dello storage dei dati e quello della banda di trasmissione decrescono continuamente mentre la loro grandezza aumenta ancor più velocemente di quella dei processori e questo consente di immaginare nuovi paradigmi economici e tecnologici basati totalmente sulla rete.
Ecco dunque che le aziende, a mio avviso, devono evolvere quanto prima verso questo modello di infrastruttura tecnologica, ciascuna secondo le proprie possibilità, per non restare tagliate fuori dai benefici del nuovo modo di fare business.
Naturalmente ciò dipende prima di tutto dalla voglia di sposare una strategia di questo tipo, senza cui, ad esempio, tutte le bellissime soluzioni di Enterprise 2.0 che ci sono oggi in circolazione sono totalmente inutili e controproducenti.
Ancora una volta dunque, anche partendo dal puro discorso tecnologico, torniamo al solito punto: non ci sono aziende innovative ma solo persone innovative che ne fanno parte, manager ma anche collaboratori che hanno capito che per il futuro avere la testa in una nuvola conviene, eccome!
E questa volta non parlo solo di temi di marketing, per chi ne avesse voglia (e fosse scettico) consiglio la lettura dei case-history del libro Wikinomics.
I commenti come sempre sono graditi.
Gianluigi Zarantonello via http://internetmanagerblog.com/
|