\\ : Articolo : Stampa
I precari del web 2.0? Il social media marketing italico…
Di Gianluigi Zarantonello (del 24/03/2010 @ 08:00:00, in internet, linkato 2989 volte)

Lo spunto per questo post mi viene dalla lettura di [mini]marketing, e in particolare da un articolo dal titolo eloquente di “gli interinali dei social media“.

Da attento osservatore Gianluca Diegoli ha scovato su FriendFeed un annuncio di lavoro dove un’agenzia cercava collaboratori part-time per fare social media marketing per un’azienda che a sua volta aveva delegato all’esterno questa attività. Gianluca si chiede “ve le immaginate importanti aziende usare collaboratori esterni non dico come responsabili vendite, ma anche solo come agenti di zona? “.

Il punto è semplice, se si vedono i social media come un’appendice della normale attività pubblicitaria push è piuttosto ovvio che si affidi in modo occasionale all’esterno una diffusione in modalità spamming delle proprie comunicazioni. Se invece si comprende che  il cuore del social media marketing è la creazione di una relazione e di un dialogo di lungo periodo con i clienti, beh allora l’attenzione sarà sicuramente diversa.

Outsourcing o insourcing? Anche qui il tema va visto con criterio, come ho scritto in passato non ha senso inventare la ruota ogni volta creando un proprio social media autocostruito e autarchico e d’altronde è piuttosto difficile che un’azienda abbia in partenza al proprio interno le competenze per fare un corretto lavoro nel marketing dell’ascolto.

L’equilibrio ideale dunque è di avere delle risorse interne che dedichino almeno una parte continuativa del loro tempo a seguire in prima linea il dialogo sotto la guida e il supporto consulenziale di esperti qualificati del settore.

Un corretto approccio poi richiede un pensiero strategico che non può essere delegato alle persone più operative, ci deve essere un committment dall’alto e un investimento, più che di denaro, di tempo e attenzione.

Insomma, ben venga l’aiuto esterno ma non cedete la relazione con i vostri clienti a dei partner occasionali, non ha senso creare un nuovo tipo di precari in un paese che in questo settore ha bisogno di esperti! Qual è la vostra esperienza in merito?

Gianluigi Zarantonello via http://internetmanagerblog.com/