Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Per una volta una pubblica istituzione locale del Belpaese può vantarsi di essere arrivata prima nei confronti delle pari entità europee. Il riconoscimento va al Comune di Genova, che proprio oggi ha annunciato la nascita di un progetto on line per dialogare con i cittadini e promuovere il proprio patrimonio artistico e culturale a livello internazionale sfruttando in toto la vetrina di uno dei più noti attori del social networking.
Il sito www.myspace.com/genova è stato infatti strutturato grazie alla collaborazione di MySpace.com e si configura come vero e proprio "hub" urbano per rendere più funzionale il dialogo fra la popolazione e l'amministrazione del capoluogo ligure. I diretti interessati l'hanno addirittura battezzato un esperimento di "e-democracy", in quanto fra le sezioni del "social portal" dedicato alla città vi sono non solo notizie istituzionali ma anche informazioni inerenti mostre, appuntamenti, approfondimenti e consigli per il tempo libero. Oltre naturalmente a un'ampia galleria di foto e video.
L'interattività, propria di un progetto digitale come quello del Comune di Genova, è invece garantita dal fatto che tutti gli ospiti del profilo aperto su MySpace - cittadini, associazioni, centri culturali e artisti locali e anche turisti – potranno dare il loro contributo attivo sottoforma di contenuti a questa nuova comunità globale. Stupisce il fatto che a Genova non abbiano pensato a Facebook? No, e per il semplice motivo che MySpace (più di Facebook) ha forse maggiori "capacità" di mettere in contatto realtà on line e off line e di creare una comunità partendo da un progetto di dialogo sociale e non da una collaudata comunità di amici. Di sicuro è un esempio di matrimonio fra tecnologie 2.0 e pubblica amministrazione: se durerà e se sarà solo il primo di una lunga lista lo vedremo prossimamente.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Durante la lettura del recentissimo libro “Io, società a responsabilità illimitata” di Sebastiano Zanolli ho trovato degli spunti interessanti sul tema del personal branding, su cui anche io stavo riflettendo, seppure da un altro punto di vista.
Nella definizione di Zanolli si tratta di “l’insieme di valori, competenze, visioni, passioni, caratteristiche e ricordi in genere che immediatamente chi ci sta attorno collega alla nostra comparsa fisica o anche solo virtuale”.
Il collegamento che subito mi è venuto alla mente è quello con il mondo del web 2.0 ed in particolare dei social network. Infatti la rivoluzione di tali sistemi è che il protagonista della comunicazione è l’individuo, i suoi pensieri, le sue foto, le sue skills professionali e così via. Allo stesso modo in questi siti noi cerchiamo persone, le valutiamo, decidiamo di entrare in relazione con loro sulla base di come si presentano e per le stesse ragioni, magari, li assumiamo nella nostra azienda.
Ecco che emerge in tutta la sua importanza il valore della presentazione che ciascuno sa dare di se stesso, con il medesimo criterio e la grande attenzione con cui un bravo marketing manager gestirebbe il proprio prodotto. Non più nickname nei forum o identità parallele su Second Life: qui si mette la faccia, e non in senso metaforico visto che moltissimi siti richiedono obbligatoriamente l’inserimento di un’immagine del profilo.
Per questo trovo ancora una volta che il web sta diventando sempre di più fatto di persone che come mai prima nella storia possono valorizzare se stesse davanti ad un pubblico potenzialmente illimitato. Ecco perché ai loghi dell’industria si affianca un nuovo protagonista, la persona come brand, che interagisce e crea relazioni attraverso le quali cresce e si fa conoscere.
Buon networking dunque e siate attenti e consapevoli mentre curate il vostro marchio di maggior successo: voi stessi.
Gianluigi Zarantonello via http://webspecialist.wordpress.com
Chi lo ha detto che per organizzare un viaggio bisogna affidarsi a un tour operator oppure ad un’agenzia? Da tempo la Rete offre una serie di opportunità a chi non vuole sentirsi ingabbiato nei pacchetti offerti dagli operatori specializzati.
L’ultima tendenza, manco a dirlo, è affidarsi a blog e socialnetwork per progettare le proprie vacanze. Chi vuole godersi l’essenza di una città, mimetizzandosi tra i suoi abitanti e assaporandone l’atmosfera quotidiana, evitando di farsi travolgere dal flusso scontato del turismo di massa, non deve che affidarsi al web. Un vero e proprio punto di riferimento in questo campo è Couchsurfing (Couchsurfing.com) che può essere definito il socialnetwork dei “ciceroni”.
Coachsurfing consente a chi vuole visitare una città di mettersi in contatto con un membro del network che in quella città vive e lavora, e che si offre per fare da guida ma anche, se c’è la possibilità, per dare ospitalità a casa propria, “mettendo a disposizione il proprio divano o la propria cucina anche solo per bere un caffe’ ”, come si legge nel sito. Un modo per vivere le città non come mete turistiche ma conoscendole attraverso gli occhi di chi ci vive ogni giorno e a costi molto bassi. Ovviamente, il resoconto del viaggio viene poi condiviso con gli altri utenti, come vuole la logica dei socialnetwork. E viene valutata anche la qualità dell’ ospitalità.
I numeri di Couchsurfing sono impressionanti: oltre 853mila iscritti e 810mila viaggi andati a buon fine. Sono rappresentati 230 paesi e oltre 51mila città, tra cui molte italiane. Roma al momento conta oltre 2mila divani disponibili, Milano poco meno di 1700. Ben rappresentate anche Firenze, Napoli, Torino e Palermo.
Se pensate che Couchsurfing sia troppo per voi ma non volete rinunciare ad assaporare l’atmosfera autentica dei posti che volete visitare, allora potete affidarvi ai blogger di Spotted by Locals. (Spottedbylocals.com). Saranno loro che in quelle città ci vivono a guidarvi e a consigliarvi la trattoria dove si mangia bene spendendo poco, oppure il locale più adatto per trascorrere la vostra serata. I blogger scrivono da una ventina di grandi città europee, tra cui Milano. Ancora più ricca è l’offerta di Tipi Metropolitani (Tipimetropolitani.it) , e-magazine che comprende anche un network di blog dedicati ad una trentina di città sparse per il mondo. Anche qui chi scrive vive la città dal di dentro, offrendo spunti e consigli a chiunque voglia saperne di più su tendenze ed eventi in programma ad Amsterdam, Bangkok, Madrid, Roma, Barcellona o New York, giusto per fare qualche esempio. Non resta che fare le valigie e salire sul primo volo. Low cost, naturalmente.
Elvira Pollina su affaritaliani.it
Questo post mi è stato suggerito dalla lettura di un interessante post di Fabio Sutto su Online-Marketing.it sui nuovi fattori di posizionamento sui motori di ricerca, che ho trovato proprio mentre mi apprestavo a tenere una lezione in un master in cui ero arrivato a conclusioni molti simili.
La link popularity, fattore ancora estremamente importante per il successo un’attività di search engine marketing, è oggi sempre meno una questione di quantità di link in ingresso verso il nostro sito a favore della qualità e del fatto che essi siano il frutto di un interesse spontaneo per le nostre pagine.
Detto questo più in generale trovo che sta maturando, in tutti gli operatori della rete, una maggiore consapevolezza di un fatto semplice e dimenticato: chi usa i motori di ricerca sono gli esseri umani che sono alla ricerca di qualcosa.
Dunque è importante farci trovare ma è anche altrettanto cruciale offrire un risultato che sia prezioso e coerente per il navigatore, ben scritto, accurato, documentato. Dobbiamo parlare al nostro visitatore, accoglierlo, parlare ad un essere umano e non, come si tende a volte, ad un motore di ricerca, farcendo la pagina di parole chiave a discapito della comunicazione.
Insomma, ben venga il fondamentale lavoro dell’ottimizzazione ma facciamolo sui meta tag ed il codice sorgente e lasciamo che sia la qualità delle nostre pagine a parlare per noi all’utente.
Fabio Sutto nel suo articolo parla di un interessante criterio, il tasso di ritorno sulla SERP, che “indica infatti il comportamento dell’utente che, una volta cliccato su un risultato e non ritenutolo soddisfacente, torna alla lista dei risultati di Google”. Se i motori applicheranno questa logica potranno veramente dare dei risultati qualitativi che non si basino su siti dalla posizione gonfiata dalla loro ottimizzazione a favore di quelli dalla comunicazione efficace.
Voi che cosa ne pensate?
Gianluigi Zarantonello via http://webspecialist.wordpress.com
Secondo una ricerca di IDC (riportata da emarketer) i numeri dietro ai Social Network sono realmente impressionanti.
Più della metà della popolazione USA userebbe questo tipo di siti (in Italia solo Facebook farebbe 4 milioni di iscritti...).
Più del 75% degli iscritti si collega almeno una volta alla settimana e un 57% lo fa quotidianamente. Più di un terzo passa un'ora o più collegato per ogni sessione.
Per l'Italia non ho questi numeri, ma coloro che sono nel mio network sembrano rispettare o superare queste medie... per quello che vale dl punto di vista statistico.
La roba brutta, a fronte di questo diluvio di "pageviews" è che non si clicca sui banner: sempre la stessa ricerca afferma che si interagisce, si socializza, ma non si clicca sui banner; se in media il 79% degli utenti Internet clicca su un banner almeno una volta l'anno (!), sui SN solo un 57% degli utenti ha confessato di averlo fatto.
Che il potenziale ci sia, siamo tutti d'accordo, che la strada sia il banner la vediamo sempre più dura.
Un ulteriore elemento di complicazione. Per sfruttare questi canali di comunicazione si sperava di poter fare la solita poca fatica con qualche bannerino, adesso vediamo che bisogna investire tempo, fatica e intelligenza per sviluppare altre cose, che possano essere engaging per gli utenti, cogliendoli in maniera sintonica ripetto allo stato d'animo, al set mentale in cui sono quando vanno in rete a social networkizzare...
Avrete sentito parlare di Chris Anderson e della teoria della coda lunga. In buona sostanza si tratta di una constatazione, in un mercato praticamente illimitato come quello digitale anche la vendita di piccole quantità di prodotti di nicchia è redditizia, anzi, la somma del valore generato da questi piccoli lotti supera spesso in valore l’introito dei best sellers.
Questa osservazione può essere molto interessante anche rispetto ai contenuti e alla comunicazione nell’era del web 2.0
Se infatti analizziamo in modo attento le statistiche di un qualunque nostro website dotato di qualche notorietà in rete vedremo che fra i referrals ci sono tantissimi accessi da siti che ci portano uno o due visitatori per volta.
Di solito trascuriamo questo tipo di valori, se però proviamo a sommare le provenienze da siti “altri” rispetto alle grandi fonti di traffico vedremo che sono i primi che ci portano la maggioranza dei nostri accessi.
Di più, se abbiamo un sito ricco di contenuto probabilmente quei pochi accessi verranno ciascuno da una fonte attinente con il tema trattato nella pagina di atterraggio. Questo mi porta a riprendere e amplificare un messaggio lanciato alcuni post fa: è fondamentale creare molto contenuto di qualità e diffonderlo capillarmente nel web con feed rss e piattaforme 2.0.
Il risultato sarà quello di una presenza diffusa dei nostri contenuti che potranno intercettare tutta quella domanda più o meno di nicchia che la dimensione del web riesce finalmente a soddisfare nei bisogni latenti, non gratificati dalla necessaria selezione di prodotti e contenuti propria delle economie offiline (magazzini, rese a metro, spazio sugli scaffali).
Grazie a questa diffusione porteremo un flusso continuo di piccoli accessi che a conti fatti saranno il reale punto d forza del nostro traffico per realizzare il nostro business (vendita di pubblicità, e-commerce, altro).
Che ne pensate?
Gianluigi Zarantonello Via http://webspecialist.wordpress.com
Internet potrebbe essere un salvagente formidabile per alcuni modelli di business tradizionali, che nella Rete troverebbero esempi e consigli pratici per superare indenni gli effetti della crisi finanziaria globale. Uno dei punti focali teorizzati dal giapponese Joichi Ito, guru dell'informatica e di Internet considerato dal World Economic Forum uno dei 100 "leader globali del futuro", verte sul fatto che il Web ha abbattuto i costi della distribuzione delle informazioni e il cardine delle attività di business non deve più essere fondato sul come diffonderle ma sul come selezionarle, individuando gli utenti idonei a riceverle. Internet, dice Ito, crea costantemente forme nuove di business partendo dalla gratuità della distribuzione dei contenuti e Google, che offre gratuitamente i suoi servizi (dalla ricerca alle mappe) e vive di pubblicità, è ovviamente un esempio d'eccellenza. In tempi di crisi, però, anche la Rete offre il fianco a minacce che possono seriamente ridimensionare la crescita del Web advertising, per quanto lo strumento costituisca una forte attrattiva per inserzionisti "delusi" dal mezzo televisivo o dalla carta stampata. I media digitali non sono quindi immuni dalla recessione e a confermarlo sono i dati – relativi agli Stati Uniti - pubblicati di recente da una delle società più attente a rilevare le dinamiche in atto nel cyberspazio, e cioè eMarketer .
Sotto la lente di ingrandimento degli analisti è finito in particolare il fenomeno del Web 2.0 per antonomasia, il social networking, sempre più al centro dell'attenzione di addetti ai lavori e non e mai avaro di contraddizioni. Facebook – oltre 120 milioni di utenti nel mondo e 60 miliardi di pagine visitate al mese – è l'emblema di una nuova era della comunicazione, che verte su socialità globale, interattività ed estrema visibilità. Strano a credersi, ma i siti di social network non sono certo un riferimento per gli inserzionisti della Rete. Anzi. Proprio eMarketer ha abbassato più volte nel corso del 2008 le previsioni di spesa per l'advertising su Facebook & Co. e stando alle ultime stime elaborate in dicembre nell'anno appena concluso aziende e centri media statunitensi dovrebbero aver raccolto 1,2 miliardi di dollari, contro gli 1,4 miliardi stimati a giugno. Per il 2009, il taglio dei budget rispetto alle iniziali previsioni è ancora più netto: il livello di investimenti per i prossimi dodici mesi si attesta infatti attorno agli 1,3 miliardi di dollari, mezzo miliardo in meno circa di quanto a suo tempo profetizzato. Numeri che rimangono importanti – pensiamo per esempio al fatto che la pubblicità on line in Italia raggiunge gli 850 milioni di euro nel suo complesso – ma che testimoniano i limiti dell'advertising su Internet nel decollare definitivamente. Rispetto agli altri media (giornali e TV) la reazione alla crisi è sicuramente migliore ma resta in sostanza il fatto che tanto l'intero comparto della pubblicità online quanto le reti sociali in modo particolare non significano ancora per molte aziende un sicuro ritorno sugli investimenti.
Nel caso specifico dei vari Facebook, MySpace, Linkedin e via dicendo ciò che preoccupa gli analisti (e il messaggio è decisamente in contrasto con quello di molti esperti di marketing) è l'incertezza che ruota intorno all'efficacia pubblicitaria di questi siti, alla loro capacità di valorizzare a fini commerciali gli enormi volumi di contenuti generati dagli utenti. I numeri che fotografano le difficoltà dei più gettonati siti di social network parlano di fatto da soli: MySpace, di proprietà della News Corp. di Rupert Murdoch, dovrebbe aver chiuso il 2008 con 585 milioni di dollari di ricavi pubblicitari, rispetto ai 755 milioni di dollari previsti. Facebook se la passa anche peggio perché se le stime di eMarketer sono corrette si è dovuta accontentare di 210 milioni, contro i 265 milioni previsti a inizio anno. Anche la faccia più splendente del Web 2.0, insomma, ha le sue belle gatte da pelare e i prossimi dodici mesi saranno una sorta di prova della verità. Tornando alle teorie di Ito, i social network sono sicuramente un'irrinunciabile opportunità sociale ed economica, una base di partenza per la creazione di modelli di business credibili, ma almeno per ora hanno "fallito" la prova del campo e del mercato. Il rischio di una nuova bolla come quella del 2000 (anche se qualcuno l'ha predetta) sembra scongiurata ma ha forse visto bene il Commissario europeo per la società dell'informazione Viviane Reding nell'auspicare la definizione di normative dedicate al fenomeno. Normative che avrebbero l'obiettivo di strutturare i social network su basi più solide e renderli meno esposti alle forti oscillazioni del mercato, così da attirare l'attenzione (e gli investimenti) di una vasta comunità di aziende.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Annunciato lo scorso dicembre, il nuovo sistema integrato di Audiweb per la rilevazione dei dati relativi alla fruizione dei media on line, è ora entrato in funzione a pieno regime. La Joint Industry Committee che vede fra i soci partecipanti Fedoweb, Upa ed Assocomunicazione ha infatti perfezionato il meccanismo di distribuzione agli operatori specializzati del database mensile contenente i dati quotidiani di navigazione del panel composto da 20mila utenti Internet. Nelle mani di editori, centri media, concessionarie di pubblicità e agenzie Web vi sono quindi tutti gli strumenti per poter procedere con qualsiasi tipo di pianificazione di natura pubblicitaria e, questa una delle novità più importanti per il 2009, la possibilità di mettere a frutto i vantaggi di una metodologia in grado di integrare i dati forniti dai panelist con quelli censuari (estratti dalle attività svolte sui siti censiti e riferiti alle pagine effettivamente consultate via browser dall'utente) e quelli (stimati) relativi alla navigazione in Rete effettuata da luoghi pubblici. Il "nuovo" corso della misurazione del Web italiano, secondo Audiweb, può contare su una comunità ampia e variegata - gli editori online presenti nel database, direttamente o tramite i loro network pubblicitari, sono 80 e i brand censiti 179 – che abbraccia praticamente tutti (le eccezioni sono poche sebbene autorevoli, vedi Yahoo! e Sky) i grandi e piccoli attori della Rete.
Il valore aggiunto dell'impianto di ricerca Audiweb, dicono i diretti interessati, deriva dal fatto di essere fondato su tre distinti metodi di rilevazione - ricerca quantitativa di base, panel statisticamente rappresentativo della popolazione italiana online e sistema censuario – che nell'insieme offrono una reportistica completa dell'audience dei media digitali. Lo strumento "innovativo" di misurazione è proprio il Database, che oltre a descrivere il comportamento tenuto sui siti degli associati dal campione da casa e ufficio riporta i profili socio-demografici dei componenti del panel stesso e una precisa codifica per categorie dei canali visitati. Il dettaglio è quindi il più approfondito possibile, e per gli operatori questo si traduce nella possibilità di studiare, costruire e ottimizzare adeguatamente i piani media. Investire in advertising on line non è mai stato così facile, questo in sintesi il messaggio che lancia al mercato Audiweb, e considerando le ancora diffuse reticenze all'utilizzo di Internet come canale di sbocco per la comunicazione commerciale non sembra una cosa da poco. Dietro tale auspicio c'è anche, e Audiweb ne sottolinea infatti la valenza, l'utilizzo di sofisticati sistemi di ponderazione (nello specifico la routine statistica Calmar, messa a punto con il contributo di Memis e Nielsen Online) a garanzia dell'autenticità e veridicità dei dati Internet provenienti dal mercato.
Nella logica di sistema integrato, al Database si affiancano altri tre strumenti di rilevazione del traffico on line. AW Trends è il report con i risultati dei primi tre cicli della ricerca di base (curata da Doxa) e fornisce la stima dell'universo dei navigatori per la corretta ponderazione dei dati panel; AW View è invece il servizio (basato su Nielsen Online NetView) che visualizza i dati di audience mensili di tutti i siti; AW Report è infine il sistema di monitoraggio quotidiano dei dati censuari complessivi di navigazione dei siti Web iscritti. La convinzione di Audiweb è quella, in sostanza, di aver messo a punto un "ecosistema" che possa essere un punto di riferimento puntuale e omogeneo (oltre che certificato) per misurare l'audience del Web nostrano. I dati di traffico (pagine viste, utenti unici, tempo medio speso on line e quant'altro) di portali e siti di maggior afflusso saranno cioè facilmente tra di loro confrontabili e così facendo sarà più immediato per chi investe in Web avere delle basi e dei riscontri qualitativamente e quantitativamente adeguati. Che si sia agli albori di una nuova e florida stagione della pubblicità on line è troppo presto per dirlo, ma certo è che il Web è un media che più di ogni altro ha fra le sue peculiarità quella di un rapporto molto stretto e funzionale con i suoi utenti. L'essere in Rete è sinonimo (spesso) di trovare la risposta alle proprie necessità informative e comunicative e ciò che più conta per gli operatori pubblicitari è la costante crescita della propensione a navigare on line degli italiani. Senza dimenticare, inoltre, che fare advertising sul Web costa ancora decisamente meno che non ritagliarsi una finestra in televisione.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
Ormai il social networking è diventata un’attività, e anche forse una moda, estremamente diffusa nel nostro paese. La maggiore esperienza diretta sta portando molti a chiedersi quale sia il modo migliore per utilizzare questi strumenti, specie in ottica business, e quale sia il migliore approccio nella gestione delle proprie reti.
Uno dei temi sicuramente più caldi è quello delle connessioni, meglio averne tante oppure è bene essere selettivi negli inviti e nell’accettare richieste di contatto?
Provo a fare qualche mia considerazione relativa solo all’ambito dei business social network che frequentiamo per motivi di lavoro o di interesse professionale.
Negli studi sociali il numero di Dumbar ci dice che possiamo ragionevolmente intrattenere rapporti di reale conoscenza al massimo con circa 150 persone: dunque secondo questa visione tutti i numeri superiori di connessioni non sarebbero veri contatti.
Dall’altra parte però troviamo le riflessioni di Anderson sul web come mercato a coda lunga: rispetto alle reti sociali offline con pochi click e utilizzando dei filtri come settore di attività, ruolo, area geografica possiamo velocemente selezionare dei contatti interessanti in una quantità virtualmente illimitata di possibili connessioni.
E dunque? La personale visione mi porta a dire questo:
1) E’ bene selezionare con cura i nostri contatti seguendo una certa linea di operato: ad esempio potremmo cercare di contattare nuove connessioni ragionando su di un tipo di ruolo in un determinato settore. Avere troppi contatti disparati è una fonte di ‘rumore’ che ci impedisce di percepire i nostri reali interessi.
2) Per contro sono propenso ad accettare le richieste di connessione: sono pur sempre frutto di una manifestazione di interesse e ci possono aprire, a livello di contatti di secondo livello, un mondo di possibili relazioni utili.
3) La gestione delle relazioni è un lavoro lungo: se non gestiamo con impegno i nostri network e siamo passivi non ne trarremo nulla (i contatti interessanti non arrivano da soli). Inoltre connessioni che oggi ci sembrano inutili potrebbero tornare preziose un giorno, per cui non precludiamoci opportunità a priori trascurandole del tutto.
4) Come tutti i mercati a coda lunga anche quello delle connessioni è governato dai filtri: dunque nel profilo cerchiamo di dare le informazioni giuste su di noi e casomai proviamo a frequentare qualche gruppo che ci interessa veramente, dove poter trovare persone che condividono i nostri interessi.
Le mie naturalmente sono riflessioni brevi e credo che questo sia un tema interessante e ricco di spunti, per cui dopo aver lanciato il sasso sarei curioso ora di sentire le vostre opinioni.
Gianluigi Zarantonello via http://webspecialist.wordpress.com
Il 2008 è stato per eBay l’anno degli acquisti online. Le categorie di prodotti tipicamente venduti e acquistati nel mercato virtuale sono riconfermate dal primato di accessori e ricambi per auto e moto (rispettivamente +73 e + 72%) e di videogiochi e console con Sony PlayStation 3 (+272%) e Nintendo Wii (+195%).
La novità però non sta nell’aumento delle vendite di questi prodotti, ma nell’incremento di categorie nuove per quel che riguarda la lista della spesa classica eBay: scopriamo infatti dall’indagine effettuata dal sito di e-commerce che i prodotti eno-gastronomici hanno avuto un incremento del 62% con alti picchi per dolci, biscotti, tè, caffè e birra.
Scopriamo inoltre che il regno della casa è diventato sempre più prezioso per gli italiani che non perdono occasione per proteggerlo ed ornarlo come meglio possono: la vendita di antifurti e sistemi di sicurezza è arrivata al +55%, mentre quella di prodotti per l’allestimento del giardino ha raggiunto il +53%. In tempi di crisi gli italiani si sono rifugiati negli hobby creativi che hanno fatto aumentare le vendite del 58%, mentre i prodotti di cura e bellezza, con particolare attenzione a quelli da erboristeria, sfiorano il +24%.
Via Quo Media
|