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  mymarketing.it: l'isola nell'oceano del marketing... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : internet (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 19/09/2008 @ 07:11:24, in Internet, linkato 3331 volte)

eBay, il sito di aste online più gettonato della rete, non conosce più confini anche nel nostro paese. Secondo una ricerca del sito stesso, sono più di 20.000 i negozi online nel nostro paese registrati su eBay. Il dato più interessante che emerge dall'analisi riguarda il genere di oggetti venduti: non esiste quel predominio della tecnologia che ha caratterizzato il primo periodo di eBay sulla rete di casa nostra.

Tra le categorie più richieste nei negozi e-Bay spiccano senza dubbio i prodotti eno-gastronomici, venduti soprattutto dall'Umbria, dalle Marche, dove vini dolci e da dessert vanno a ruba, e in Emilia, che da sola assorbe il 71% dei vini rossi venduti in tutta Italia. In Val d'Aosta, Puglia e Friuli gli affari si fanno invece con la musica. In Friuli molti negozi vendono stock di strumenti musicali, mentre i valdostani si concentrano sulla vendita di armoniche a bocca: i pugliesi spiccano invece per i dispositivi audio portatili, come i-pod e lettori mp3, vendendo online il 44% dei congegni elettronici d'Italia. 

A conferma della passione degli italiani per il collezionismo, i negozi che vendono francobolli, monete e banconote da collezione sono molto attivi su eBay. Veneto, Calabria e Campania fungono da traino nel settore. Il 45% delle banconote straniere vendute in Italia arriva proprio dalla Campania. I venditori di libri antichi, invece, si concentrano soprattutto in Abruzzo. Chi è interessato ad acquistare su eBay prodotti per l'infanzia e premaman, trovera' maggiore offerta tra i negozi molisani, in cui si vendono soprattutto passeggini e seggiolini; ma anche in Sardegna, forte soprattutto per la vendita di abbigliamento per le mamme in attesa, e in Trentino, che è la regione in Italia che vende piu' di tutte scarpe da bambina.


I giocattoli online sono invece il punto 'forte' della Sicilia e della Liguria. Con una curiosità: tra quelli più venduti ci sono gli intramontabili aquiloni, biglie e yo-yo. Il Lazio è invece la regione degli uffici: qui infatti viene venduto il 45% degli articoli legati al settore.

I toscani preferiscono usare il web per vendere i negozi stessi: in questa regione infatti si cedono, attraverso eBay, il 33% delle attività commerciali che si vendono in tutta Italia. I piemontesi si sono rivelati forti venditori di prodotti di bellezza e per la cura del viso. Sono probabilmente esteti anche i lucani e i lombardi, che impazziscono per i gioielli: ma mentre in Basilicata il business si concentra sul commercio di quelli d'acciaio, la Lombardia, che detiene il podio di regione con più negozi attivi online (circa 3.000), vende il 57% delle fedi nuziali che si vendono in tutta Italia.  

Leonardo Costa, Responsabile Area Venditori eBay.it, afferma che "questi dati confermano che in Italia il mercato della vendita online è ricco e variegato". Sono infatti sempre di piu' i venditori italiani che comprendono l'opportunita' di avere un proprio negozio online, per poter godere dell'immensa vetrina virtuale che soltanto il web puo' offrire. E' pensando a loro che l'associazione qualche mese fa ha lanciato un nuovo concetto di negozio, che permettera' agli italiani di dimostrare ancora meglio la loro capacita' di creare aziende di successo. Ma, come sottolinea Costa,"questa volta attraverso eBay."

Via Quo Media

 
Di Altri Autori (del 24/09/2008 @ 07:16:20, in Internet, linkato 2365 volte)

Internet è sempre più presente nella vita degli italiani: nel 2008 si registrano oltre otto milioni di utenti attivi in rete, tra internauti, blogger e membri di social network.

A concentrarsi sull'uso dei social network ha pensato Feltrinelli.it, che ha confrontato i dati ufficiali di Nielsen, Forrester e Simmaco con quelli presenti nel proprio database. Ne è emerso che su 24,3 milioni di navigatori, pari al 41% della popolazione, 3,4 milioni hanno un blog in Splinder o Blogger e che 4,7 milioni sono membri di un social network.

Ciò significa che circa un terzo di coloro che si connettono a internet utilizza i social network; il 59% è costituito da uomini, mentre il 41% da donne.
Anche se in agosto è avvenuto il clamoroso sorpasso di Facebook ai danni di MySpace, gli italiani continuano a preferire il sito di proprietà di News Corp, che concentra al suo interno il 59,5% di iscritti. Segue il Faccialibro con il 19,5% e Linkedln con il 7,7%. FlirckR, Anobii e Badoo insieme totalizzano il 13,3% dei membri.

Il boom dei social network ha colpito anche la pornografia, che ha perso il 10% degli interessati rispetto a dieci anni fa, come sostiene Bill Tancer nel suo libro "Click: What Millions of People are Doing Online and Why It Matters".

Il web 2.0, che consiste in tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione tra sito e utente, è un fenomeno che in Italia interessa per lo più la fascia di età compresa tra i 18 e i 44 anni. 

Considerata la grande affluenza di pubblico su social network e blog, laFeltrinelli.it ha creato un nuovo strumento per lo scambio di informazioni. Si chiama Lo Scaffale ed è una libreria virtuale che raccoglie e presenta i libri, i cd e i dvd preferiti da ciascun blogger.  Il direttore del canale online Feltrinelli.it ha dichiarato: "Da un punto di vista sociologico il web 2.0 rappresenta una possibilità di interazione sociale e di scambio attraverso strumenti e servizi diversi e facilità di costituzione di reti sociali".

Via Quo Media

 
Di Altri Autori (del 26/09/2008 @ 07:28:21, in Internet, linkato 4873 volte)

Un sistema di advertising mirato senza peli sulla lingua che conosce le tue imperfezioni e ti dice chiaramente come intervenire. È successo a una giornalista del Washington Post.

Una storia di targeting estremo quella vissuta da tanti utenti Facebook che sempre più spesso si ritrovano banner eccessivamente sinceri sulla loro pagina personale. La storia l'ha raccontata Rachel Beckman, giornalista del Washington Post, che in procinto di sposarsi si è vista dare dal suo social network prima della cicciona e poi della sterile.

Chissà, forse per l'età, il fatto di essere fidanzata, il sesso, le foto e i messaggi lasciati, fatto sta che Rachel Beckman ha ricevuto da Facebook inviti piuttosto pesanti a mettersi a dieta, per perdere i chili di troppo. Un messaggio esplicito seguito da una foto ancora più esplicita: una giovane donna strizzata in una paio di jeans con le maniglie dell'amore in bella vista.

Ovviamente, Rachel non ha apprezzato e lo ha fatto sapere a Facebook aggiornando il suo status di conseguenza. Niente da fare: Facebook ha continuato, anzi, se possibile rincarato la dose. Sapendo che Rachel era prossima al matrimonio l'advertisement è stato ancora più subdolo: “Vorrai mica essere una sposa grassa?”.

Facebook è una miniera di dati, dispone di tante e tali informazioni sui suoi 60 milioni di utenti da poter profilare un messaggio pubblicitario nei minimi dettagli. Il paradiso per qualunque inserzionista. Il sito ha cominciato a convertire in milioni di dollari il suo database lo scorso novembre e da allora banner e contenuti promozionali sono diventati progressivamente sempre più mirati.

I software che permettono di raccogliere in database relazionali i dati personali degli utenti in modo da targettizzare i messaggi pubblicitari sono cosa nota. Ma quello che lascia perplessi è il tono irriverente ed eccessivamente confidenziale delle inserzioni su Facebook. L'azienda assicura che il software adottato contiene le giuste istruzioni per evitare messaggi crudi o offensivi ma evidentemente alla macchina manca la sensibilità dell'uomo, visto che i messaggi maleducati non sembrano diminuire.

L'obiettivo dei pubblicitari è quello di colpire l'utente sul suo punto debole, facendolo sentire inadeguato e imperfetto. Sei soprappeso? Calvo? Single? Hai denti gialli o sudi troppo? Su Facebook troverai la giusta indicazione.

Intanto, mentre la giornalista combatteva la sua battaglia contro Facebook a suon di mail, lamentele formali, linee guida sull'advertisement, è cambiato il suo stato civile. Da fidanzata è diventata sposata e il Facebook Ads non si è fatto attendere: “Stai cercando di rimanere incinta? Visita il nostro sito, abbiamo le migliori soluzioni per sconfiggere la infertilità femminile!” Non solo cicciona, pure sterile.

di Serena Massimini

 

In passato su queste pagine ho già parlato delll'importanza dei contenuti sui siti aziendali, spesso trascurati privilegiando l'aspetto grafico (naturalmente pure importante).

Infatti avere del contenuto fresco, pensato apposta per internet e frequentemente aggiornato è un ottimo modo per favorire le visite frequenti degli utenti alle nostre pagine aziendali, oltre che un grosso aiuto nell'indicizzazione sui motori di ricerca.

Ho anche parlato di uno strumento forse ancora poco noto al di fuori dei professionisti di Internet, i feed rss.

Molti di voi navigando su Internet avranno notato dei link caratterizzati da un’iconcina xml o rss che parlava dei feed del sito da poter scaricare.

Se avete cliccato il link ed avete un browser un pò vecchio probabilmente vi siete trovati davanti ad un blocco di informazioni incomprensibili ed avete chiuso la finestra senza pensarci più.

Bene, quello che avete intravisto era un feed rss.

Di che cosa si tratta? RSS (acronimo di RDF Site Summary ed anche di Really Simple Syndication) è uno dei più popolari formati per la distribuzione di contenuti Web, basato sul linguaggio XML, ossia quella cosa poco comprensibile che avete visto dopo il click sul link.

Tramite questo strumento, facilmente implementabile sulle vostre pagine web, sarete in grado di inviare automaticamente agli utenti che vorranno sottoscrivere il feed le vostre novità che loro leggeranno tramite un lettore gratuito o direttamente dal browser.

Li potranno leggere quando vorrranno e saranno aggiornati in tempo reale.

Capite bene che i vantaggi sono diversi: l’utente sceglie volontariamente di ricevere i feed, non si deve iscrivere né disiscrivere (come avviene per una newsletter), l’aggiornamento riguarda tutti i contenuti che vogliamo ed è in tempo reale.

Ma con l'avvento del web 2.0 e dei social network la cosa si fa ancora più interessante, in quanto sempre più siti, tools e strumenti vari permettono di importare del contenuto dai siti altrui con dei semplici feed rss.

In soldoni una volta che avrete creato il vostro flusso rss potrete distribuire i vostri contenuti su di una varietà enorme di strumenti (compreso il desktop e il telefonino) quasi sempre a costo zero.

Tutto bello e facile dunque? In teoria sì, ma non dimentichiamoci che per funzionare come strumento di marketing e comunicazione il vostro contenuto deve essere aggiornato di frequente con qualità e perizia.

Questa sembra la parte più facile ma in realtà non lo è e lo testimoniano la maggior parte delle sezioni news dei siti aziendali, drammaticamente ferme da mesi o anni.

In conclusione dunque mi piace sottolineare che il web offre sempre più possibilità di comunicazione alle aziende ma che per coglierle serve, con urgenza crescente, l'apporto di figure professionali specializzate nel seguire questi temi che non vanno lasciate alla buona volontà del resto del personale aziendale.

Gianluigi Zarantonello

 
Di Altri Autori (del 02/10/2008 @ 07:35:20, in Internet, linkato 1986 volte)

Dopo aver lanciato il canale Warner Tv, Fastweb renderà disponibili per i propri clienti le serie televisive prodotte dagli Abc Studios. Grazie all'accordo siglato con Disney-Abc-Espn Television, i telefilm saranno disponibili on demand per tutti gli abbonati FastwebTv.

L'accordo include serie molto popolari, come Criminal Minds o Alias, e prevede il lancio speciale con un'apposita area di Lost, il telefilm che racconta le vicende di un gruppo di sopravvissuti a un disastro aereo su una misteriosa isola tropicale.

L'intesa è stata raggiunta da Edward Humphrey, direttore New Media Distribution della Disney-Abc-Espn Television, da Stefania Severini, senior manager della Programme Distribution di Emea, e da Claudio Bellinzona, Head of Content and Programming di Fastweb.

Alessandro Petrazzi, Head of Media & Tv di Fastweb, ha dichiarato: "Siamo molto orgogliosi di collaborare con Disney perché ci permette di offrire ai nostri abbonati la possibilità di accedere ad alcune delle migliori serie televisive internazionali, ma siamo anche molto felici di essere con Disney all'avanguardia nell'innovazione, con il lancio della prima area video-on-demand interamente dedicata a una serie così popolare come Lost".

La soddisfazione per l'accordo è stata manifestata anche da Maria Kyriacou, Senior Vice President, New Media Distribution della Disney-Abc-Espn Television, afferma: "Siamo onorati di lavorare con Fastweb perché possiamo offrire al pubblico italiano, per la prima volta, alcune delle nostre migliori serie on-demand. Rendere i nostri contenuti disponibili agli spettatori internazionali in varie modalità, accessibili quando e dove vogliono, è un impegno importante per noi, e questo accordo ci permette di avvicinarci ancor più al raggiungimento del nostro obiettivo".

Via Quo Media

 

 
Di Gianluigi Zarantonello (del 06/10/2008 @ 08:00:00, in Internet, linkato 2008 volte)

Si parla sempre più spesso ormai di marketing del territorio.

Sostanzialmente si tratta di valorizzazione, ovviamente anche economica, d'aree geografiche e della loro cultura, termine quest'ultimo che va inteso nel senso più ampio possibile, spaziando dall'arte alle tradizioni popolari, dall'artigianato all'enogastronomia.

Come si fa a pensare un progetto realmente vincente?

A monte di un progetto di valorizzazione del territorio c'è sicuramente la conoscenza della sua storia e l'individuazione, all'interno dell'ambiente analizzato, delle eccellenze dei diversi settori, quali i migliori artigiani, ristoratori e simili: la qualità di ciò che si mette in campo infatti è un fattore critico di successo.

A questo punto un altro passo importante è quello della tematizzazione: vado a cercare un tema che attraversi in qualche modo tutto il territorio e che permetta di creare una chiave di lettura attraverso cui poi comunicarlo all'esterno.
L'importante è che questo carattere permetta un riscontro emotivo (e quindi un interesse) forte nel visitatore, che gli permetta al limite di immedesimarsi nella situazione, processo quest'ultimo che è particolarmente centrale per eventi puntuali, quali un carnevale o una festa popolare, una grande mostra, una ricostruzione storica.

Infine tematizzare può permettere di "estrarre" anche i simboli necessari a creare un brand per quell'area, sotto forma di vero e proprio logo che permetta di ricollegare al territorio eventi, prodotti e anche sensazioni, una sorta di marchio di qualità insomma.
Una volta avviato questo sistema sta a tutto il territorio comunicarsi, naturalmente con l'ausilio d'uffici stampa, di grandi o piccoli eventi, di pubblicità ma soprattutto di partecipazione degli abitanti al mantenimento di standard elevati d'accoglienza e di qualità in genere.

Naturalmente è particolarmente importante creare consenso e consapevolezza fra i "pubblici influenti", quali le amministrazioni locali, i gruppi sociali più attivi, le aziende legate al territorio (che possono diventare ottimi sponsor) e tutti coloro che possono favorire od ostacolare la riuscita dell'operazione.

La rete Internet sicuramente in questo senso ha un potenziale straordinario, anche se non sempre gestito al meglio, come il triste caso di Italia.it ha recentemente dimostrato.

Grazie a Internet infatti è possibile creare dei percorsi ipertestuali attraverso le eccellenze del territorio, collegati fra loro da dei punti di congiunzione fra le pagine e arricchibili da vari contenuti multimediali.

Inoltre un sito web permette un aggiornamento continuo dei contenuti, con la possiiblità di tenere viva l'attenzione del pubblico con newsletter e feed rss.

Ancora, non dimentichiamoci che il turismo è uno dei settori trainanti nell'e-commerce e che dunque una valida piattaforma web non è solo un investimento pubblicitario per il territorio ma può diventare uno dei motori dell'accoglienza turistica.

Inoltre con l'avvento del web 2.0 il portale turistico si può aprire anche ai contributi degli appassionati e delle persone del luogo che possono arricchirlo e renderlo vivo e convolgente grazie ai propri contributi, facendo che sì che esso sia una reale espressione del territorio.

Tutto questo putroppo in italia, il paese che meglio potrebbe trarre vantaggio da quanto scritto sopra, è ancora appannaggio di poche realtà non colelgate fra loro e non validamente supportate dallo stato e dagli enti locali (salvo naturalmente delle felici eccezioni).

E' ora dunque di fare sistema, affidando a dei professionisti della rete il compito di sviluppare insieme alle realtà locali un valido complesso di siti e servizi web collegati fra loro in un network.

Nella speranza che il caso di Italia.it serva da monito per evitare nuove scelte sbagliate.

Gianluigi Zarantonello

 
Di Altri Autori (del 07/10/2008 @ 07:55:45, in Internet, linkato 1890 volte)

L'utente attivo della rete oggi non si identifica più, come in passato, con il blogger. La blogosfera è un universo variegato, in cui il divario tra professionisti e amatori cresce esponenzialmente. I blogger continuano a crescere in valore assoluto, ma l'attenzione dedicata al proprio blog diminuisce in favore di nuove forme di comunicazione figlie del blogging – Twitter, Tumblr, FriendFeed – e del fenomeno del social networking, altrettanto complesso e sfaccettato.

La grande conversazione viene sempre più monitorata da aziende e brand, consapevoli che gli utenti attivi parlano spesso di loro raccontando le proprie esperienze positive e negative. Curare un blog è una attività prevalentemente maschile, giovani ma non troppo, più ricchi e istruiti rispetto alla media di tutti i navigatori. Questi i dati più interessanti tra quelli emersi dallo Stato della Blogosfera 2008, recentemente pubblicato da Technorati, frutto di una ricerca demoscopica condotta per mail tra un campione casuale di utenti registrati al motore di ricerca per blog, con 1.290 questionari compilati da 66 Paesi da tutto il mondo.

Anche se i valori assoluti appaiono impressionanti – 133 milioni di blog indicizzati e 1,5 milioni di blog aggiornati negli ultimi sette giorni con 81 lingue tracciate – il fenomeno del blogging visto da Technorati sembra stabilizzarsi e non crescere più. Diminuiscono infatti rispetto alla precedente rilevazione i singoli contenuti, passati da 1,5 milioni a 900mila al giorno. È evidente come oggi il blogger sia un utente molto più evoluto e complesso di quanto poteva essere solo un paio di anni fa. L'avvento del microblogging e di piattaforme di immediato consumo per la citazione di contenuti altrui e per la comunicazione e la segnalazione in tempo reale – Twitter e Tumblr hanno in breve generato un insieme di cloni molto vivace e per usi specialistici – hanno consentito a nuovi blogger di attivarsi e ai vecchi di esprimersi più semplicemente al di là del proprio blog principale. Technorati ha deciso da qualche tempo di non considerare questi strumenti blog al pari dei cugini di Blogger, WordPress e TypePad, finendo per restringere l'oggetto della propria indagine.

Non è un caso se nella parte della blogosfera più attenta alle evoluzioni tecnologiche Technorati sia considerato sempre meno autorevole e utile, nello storico servizio di indicizzazione e tracciamento della conversazione in rete, concentrato oramai nel perseguimento di altri obiettivi, come per Technorati Media, concessionaria di pubblicità per blog lanciata nel corso del 2008.
La blogosfera è sempre più terreno di conquista dei professionisti e del mondo corporate, con brand e aziende attente al monitoraggio, alla comunicazione e alla relazione con i blogger considerati più influenti. È così che i primi 500 blog per quantità di link in ingresso da altri blog, metrica che per Technorati è utile a stimare l'autorevolezza del blog medesimo, si avvicinano molto ai media tradizionali per frequenza di aggiornamento, contenuti di carattere giornalistico, temi già all'interno dell'agenda dei grandi media e ricavi provenienti da annunci pubblicitari. Non è un caso se il 95% dei primi 100 giornali americani per diffusione di copie abbia affiancato alle notizie del sito uno o più blog curati da reporter.

La blogosfera globale – seppur con la postilla che Technorati sottostima fortemente l'Asia, con popolarissime piattaforme in Cina e Corea del Sud che non comunicano gli aggiornamenti dei propri blog al motore di ricerca – emerge progressivamente divisa in due sfere: una microsfera business, composta da blog d'informazione professionali e da blog con finalità aziendali, e una macrosfera personale, composta da moltissimi blog senza alcuna pubblicità, curati per il semplice piacere di esprimere liberamente le proprie opinioni sull'attualità e di stabilire nuove conoscenze.

Da ultimo emerge uno stretto rapporto tra blogger e brand, con i primi molto attivi nel pubblicare recensioni su prodotti e servizi (quattro su cinque) e i secondi consapevoli che i blogger sono opinion leader, attraverso l'ottimo posizionamento sui motori di ricerca e la capacità di influenzare i media tradizionali. Un blogger su tre dichiara inoltre di essere stato oggetto di attenzioni da parte di aziende, con l'invio di campioni gratuiti.
Quale sarà l'evoluzione del blogging nei prossimi anni? È facile prevedere che le tendenze evidenziate dalla ricerca condotta da Michele Madansky e Polly Arenberg per Technorati siano destinate ad amplificarsi nei mesi a venire, con la moltiplicazione di microblog e altre modalità di espressione e condivisione all'interno dei social network quali MySpace, Netlog, Badoo e Facebook. Il blog sta diventando adulto ed è tutt'altro che morto.

di Luca Conti su ILSOLE24ORE.COM

 


YouTube, sito di video sharing numero uno al mondo, non pago dei successi ottenuti nel suo settore ha deciso di lanciarsi in nuova impresa: la vendita  musica e videogiochi. Inoltre, cercherà di aumentare le proprie entrate grazie a nuovi formati pubblicitari. Il portale si sta già adoperando per realizzare il servzio di e-commerce, attraverso cui vendere agli internauti musica, film, programmi televisive, videogiochi, libri, biglietti per concerti e altri prodotti per l’intrattenimento.

I visitatori del sito di proprietà del motore di ricerca Google, potranno comprare i file musicali, attraverso i video che guardano sul sito, ciccando un pulsante che si indirizzarà al negozio online di mp3 di Amazon.com o all’Apple store iTunes.

Tramite il link di Amazon, i navigatori potranno accedere al negozio virtuale di videogiochi, in cui saranno disponibili i prodotti della Electronic Arts, come ad esempio Spore.

Le entrate saranno proporzionalmente ripartite tra Amazon, iTunes e YouTube.

La decisione di trasformare YouTube in un canale di vendita è dovuta alla pressione degli investitori, che chiedono alla società di Mountain View maggior entrate per il sito di video sharing. L’acquisto di YouTube è avvenuto nel 2006 ed è costato al motore di ricerca ben 1,65 miliardi di dollari.

Google non ha rivelato le stime di guadagno previste per questa impresa, ma secondo gli analisti di Piper Jaffray Research la cifra si aggirerà intorno ai 200 milioni di dollari per il 2009, rispetto ai circa 27 miliardi incassati in media da Google. 

Secondo comScore gli utenti di YouTube aumenteranno, considerando che nell’agosto 2008 il sito ha raggiunto i 330 milioni di visitatori.

La società sta scommettendo anche sul sistema di riconoscimento dei video, sperando che posa contribuire a migliorare le entrate pubblicitarie. Il sistema video ID consente ai titolari dei contenuti, come produttori tv e musicali, di sapere quante copie dei loro videoclip vengono caricate su YouTube dagli utenti e di rimuovere i video non autorizzati.

Via Quo Media

 
Di Altri Autori (del 10/10/2008 @ 07:18:44, in Internet, linkato 3496 volte)

Dopo aver lanciato una piattaforma più estesa per la pubblicità, il motore di ricerca numero uno al mondo, Google, ha deciso di proporre una tecnologia per inserire degli spot nei videogame online. Con questo software, chiamato AdSense for Games, gli utili del settore dei giochi dovrebbero registrare una sensibile crescita.

Per ora è AdSense for Games è disponibile solo nella versione beta test, che permette di inserire pubblicità video, fotografiche e con delle parti di testo all’inizio, alla fine o nei cambi di livello di un videogame in rete.

Per avere uno spazio, gli inserzionisti pagheranno una quota fissa determinata sulla base del numero di contatti del sito, poi gli utili saranno spartiti tra Google e gli editori o gli sviluppatori dei giochi.

Il colosso di Mountain View sta lavorando con produttori come Konami e Demand Media, gestita dall'ex presidente di MySpace Richard Rosenblatt, e con  inserzionisti come Sprint Nextel e Sony Pictures di Sony.

I dati forniti da comScore indicano che oltre un quarto degli utenti  di internet, circa 200 milioni di persone, gioca online con una crescita annuale del 17%.

Google ha deciso di investire massicciamente nel campo pubblicitario per cercare di reagire alla crisi economica mondiale. Oltre al software AdSense for Games, recentemente ha siglato un accordo molto discusso con il portale Yahoo!, grazie a cui potrà controllare la maggior parte del mercato pubblicitario della rete. Questo matrimonio è stato osteggiato da più fronti: Antitrust, World Federation of Advertisers e governo canadese sostengono che sia pericoloso per la concorrenza e che causerà un dannoso aumento dei prezzi.

Inoltre, il motore di ricerca ha promosso e venduto la sua piattaforma pubblicitaria a nuovi clienti, tra cui Ask.com.

Yahoo!, da parte sua, ha creato una nuova piattaforma per la pubblicazione degli annunci online, più semplice e meno costosa.

Il fermento del web non si limita alla pubblicità: nei giorni scorsi i colossi YouTube, Amazon e iTunes hanno unito le forze per aumentare le entrate. Il sito di YouTube si è lanciato nell’e-commerce di musica e di videogiochi, tramite link che dirottano gli interauti sui siti partner. In questo modo il popolare sito di video sharing amplia la gamma delle sue offerte, mentre i due siti di e-commerce ottengono maggiore visibilità. 

Via Quo Media

 
Di Altri Autori (del 15/10/2008 @ 09:05:16, in Internet, linkato 2581 volte)

La Rai ha formalizzato un accordo con il sito di video sharing YouTube per rendere disponibile online una selezione della propria produzione. L'intesa arriva "dopo un soddisfacente periodo di test", si legge in una nota congiunta di Rai e YouTube. L'accordo è stato stretto attraverso RaiNet e segna la nuova strategia editoriale del sito di proprietà di Google, volta a massimizzare la distribuzione e monetizzazione di contenuti mediante collaborazioni e condivisione dei guadagni con partner chiave.

 Il sodalizio prevede che ogni settimana RaiNet carichi i propri contenuti sul proprio branded Channel YouTube, http://it.youtube.com/rai. Al momento sono già disponibili alcuni contenuti relativi a L'Isola dei Famosi, a Che Tempo che Fa e alle notizie del Tg1.

 "RaiNet userà inoltre l'avanzata tecnologia VideoID di YouTube per gestire e proteggere i propri contenuti sul sito. - si legge ancora nella nota - VideoID è uno strumento che permette ai proprietari dei contenuti di identificare i loro materiali su YouTube e di decidere come renderli disponibili. Con YouTube VideoID, i titolari dei diritti possono infatti agevolmente gestire i propri contenuti e stabilire se ottenerne ricavi, rimuoverli o semplicemente monitorarli".

 Rai si aggiunge ai molti altri partner di YouTube che hanno adottato questo strumento, tra  cui CBS, Lionsgate, Electronic Arts, Sony BMG Europe e AFP.

Secondo l'amministratore delegato di RaiNet e direttore di Rai Nuovi Media, Piero Gaffuri, "la conclusione di questo accordo va nella direzione indicata dal nostro piano editoriale, che prevede la diffusione dei contenuti Rai su più piattaforme e partnership con operatori web di alto profilo internazionale".

 "Siamo davvero soddisfatti che un player europeo importante come la Rai abbia deciso di abbracciare la nostra piattaforma e di usare il nostro strumento VideoID per gestire e proteggere i propri contenuti. – ha spiegato Chad Hurley, co-fondatore e Ceo di YouTube - Attraverso il suo canale YouTube, Rai perseguirà in un modo innovativo sia il suo ruolo di servizio pubblico sia i propri obiettivi commerciali. Il valore delle produzioni Rai e la ricchezza del suo archivio riscuoteranno certamente un ampio successo presso la comunità YouTube".

 In una prima fase, l'offerta di RaiNet su YouTube consisterà nel rafforzamento del branded Channel già attivo da gennaio di quest’anno. Dai prossimi mesi saranno strutturati dei canali tematici - news, Junior, fiction, cult clip e comicità – indirizzati al pubblico giovane.

Via Quo Media

 
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