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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Roberto Venturini (del 27/04/2007 @ 07:30:12, in Marketing, linkato 4287 volte)

In una mossa degna dei migliori Legal Thriller, Coca Cola ha deciso intraprendere una azione legale contro Coca Cola Zero, con la motivazione di un preteso furto di gusto.

Su questo tema ruota l'ultima campagna di Coke, articolata in una serie di spots e di azioni di marketing online...

Guardatevi le "candid camera" (manager di Coca Cola che si riuniscono con avvocati per chiedere un parere legale sulla possibilità di farsi causa) e, se volete, trascinate in tribunale un amico con l'esclusivo servizio "Sue-a-Friend" offerto da Coca Cola sul proprio sito...

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Di Altri Autori (del 25/04/2007 @ 15:20:59, in Marketing non convenzionale, linkato 3070 volte)

La tematica sessuale all’interno del linguaggio commerciale fa sempre e comunque parlare, ma non sempre è coerente con il posizionamento della marca o con il prodotto.
In base al grado di coerenza del tema sessuale col brand, possiamo suddividere i casi in 3 categorie. Il sesso può essere:

Nel prodotto, per obbligo
Possono usufruire di questo tema mediatico i marchi di prodotti legati al mondo sessuale dal punto di vista della categoria d’appartenenza. Aziende di profilattici o sexy shop, sono obbligati, e ben felici di esserlo, a far sì che questo tema sia costantemente il pilastro portante della loro comunicazione. Di seguito due esempi recentissimi.
> Durex in Francia recluta 20000 persone disposte a testare i propri profilattici con delle affissioni rappresentanti i tipici annunci a frangia in formato gigante. Il linguaggio è chiaramente allusivo e ironico. “Pas de salaire, que du plaisir”.
> Il sexy shop milanese Erotika si promuove con una sex machine: un’automobile parcheggiata fuori dal proprio negozio sui cui finestrini sono applicati degli adesivi raffiguranti tre donne e tre uomini in atteggiamenti hard. “Toys you can’t wait to use”.

Nel posizionamento, per piacere
Altri marchi invece hanno il sesso insito nel loro posizionamento. Emblematico è Axe che con il payoff “Axe effect” continua a produrre in abbondanza e con velocità campagne ironiche utilizzando mezzi classici e non. Ad esempio: asciugamani che con effetto trompe l’oeil fanno sembrare in dolce compagnia, un’affissione all’entrata di una galleria rappresenta due gambe divaricate, un adesivo raffigurante un occhio che spia posto di fronte ai sanitari nei bagni degli uomini.

Puro attention getting, per far parlare
Molte volte però il tema sessuale viene scelto solamente per catturare l’attenzione, pur non avendo nessuna connessione con il marchio o il prodotto.
Di seguito tre casi eclatanti in cui il tema sessuale è trattato in modo esplicito.
> Il marchio d’abbigliamento spagnolo Desigual promuove l’apertura di un nuovo store invitando la gente ad arrivare nuda ed offrendo loro i vestiti che riescono ad indossare.
> Shai, brand di abbigliamento, si promuove con un catalogo piccante: 3 video pornografici, lei-lui, lei-lei e lui-lui.
> A Copenhagen il Danish Road Safety Council, per far rispettare il limite di velocità ponendo attenzione ai cartelli stradali, ha cercato di risolvere il problema con l’iniziativa “Speed Bandits”: ha posto delle belle ragazze in topless con in mano il cartello di limite di velocità (vedi il video in allegato).
> Per fare un raffronto con un’attività simile, ma giustificata nell’utilizzo del tema sessuale da parte del brand, in Belgio Sloggi, con la campagna “Smoggi” adottata per ridurre l’inquinamento per smog, ha posto delle ragazze con in mano il cartello di limite di velocità con indosso i completi del marchio di intimo.

Quando il prodotto o il posizionamento sono nell’area sessuale, c’è una buona ragione per approfittarne, ma comunque non abusarne.
La tematica sessuale può essere un motore che alimenta il passaparola e rende le campagne virali, ma se viene utilizzata gratuitamente non costruisce nulla per il brand e finisce solo con l’alimentare l’archivio delle campagne trash.

Via Lillo Perri

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Di Roberto Venturini (del 23/04/2007 @ 07:00:59, in Marketing, linkato 2833 volte)

Un altro po' di cifre che, seppur inverificabili, fanno sempre piacere ( e spesso comodo...)

Secondo Morgan Stanley il 2008 dovrebbe chiudersi con 1,3 miliardi di utenti Internet nel mondo, rispetto al 1,08 di oggi (fonte eMarketer) - portando quindi la penetrazione su scala mondiale al 16.6%.

Questa della penetrazione mondiale è ovviamente una cifra assolutamente inutile, in quanto media gli Stati Uniti con la Cina, l'Africa, il Bhutan...( ah, le statistiche)

Più sensato guardare alle penetrazioni paese per paese: ad esempio segnaliamo gli USA in testa con circa 182 milioni di utenti (63,6% di penetrazione), messi bene anche UK (35 milioni, 58%), Giappone (87 milioni 68.4%), benissimo la Corea (34,4 milioni e 70.5 di penetrazione!) etc etc

L'Italia secondo questa fonte avrebbe 28,6 milioni di utenti, oltre il 49% di penetrazione. Per non piangerci come al solito addosso, ciò significa che siamo ben avanti alla Francia (47%), abbiamo parecchie lunghezze di vantaggio sulla Spagna (40.8%), stracciamo la Cina (133,5 milioni di utenti ma solo il 10.2%) e poi il Brasile, l'India e un sacco di altri posti nel mondo.

Venite in Rete gente, venite - che più gente c'è più bestie si vedono...

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Di Altri Autori (del 18/04/2007 @ 07:38:14, in Marketing, linkato 2830 volte)

Nokia utilizza di nuovo le tecnologie proposte da IgpDecaux Innovate per comunicare il progetto ‘Music Gets you talking’. La necessità di contattare i giovani fra i 14 e i 24 anni per informarli di quanto i prodotti di telefonia Nokia siano vicino alla musica, ha portato il centro media Kinetic a scegliere due tecnologie abbinate: Bluetooth e Sonic, nelle pensiline a Milano.

La creatività studiata da Grey Worldwide gioca sul claim ‘Music gets you talking’: su richiesta una nuova melodia viene diffusa sotto la pensilina (dalle 9 alle 20) mentre un’altra viene veicolata via bluetooth sul telefono cellulare degli utenti in attesa del mezzo di trasporto. La pianificazione IgpDecaux comprende per le città di Milano, Roma e Napoli.

Via Pubblicità Italia

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Di Roberto Venturini (del 16/04/2007 @ 07:36:44, in Marketing, linkato 2809 volte)

Il podcasting si è ormai trasformato da media rivoluzionario, che fa notizia, a media tutto sommato "normale", che va per la sua strada sulla sua utenza.

Ormai un gran numero di media tradizionali hanno inserito una certa quantità di contenuti in versione "podcast" (io sono fidelizzato ai documentari audio della BBC che mi ascolto in metropolitana).

Certo, spesso si tratta di un uso un po' strumentale da parte del mezzo, tanto per mettere lì qualcosa e far vedere che si podcasta. Non sono molti i media che usano in maniera strategica il podcast.

In ogni caso quasi sempre si vede il podcast come mezzo per un utenza consumer - tipico caso le guide turistiche.

Interessante è riflettere sulle potenzialità dei podcast per un uso B2B, business to business, come mezzo per un'azienda di fare business su un'altra azienda. Come un nostro tool di mobile marketing.

Non sono molte le aziende che usano questo strumento, a me vengono in mente solo Oracle o BMC Software (se ne conoscete alte segnalatemele)

Certo il mezzo, sul target "business", se il nostro target-ascoltatore è il responsabile acquisti del nostro prodotto, ha dei limiti e delle specificità di utilizzo non da poco.
Possiamo pretendere che ascolti il nostro file audio in ufficio? Direi proprio di no. Siamo tutti troppo abituati a leggere, che ad ascoltare ci sembra di perdere tempo.

Possiamo sperare ci ascolti in auto mentre va al lavoro o in cuffia mentre gira in treno o in metropolitana? Forse. Ma dobbiamo essere dannatamente interessanti.

Possiamo sperare ci ascoltino se diamo news di settore; siamo probabilmente morti se speriamo che ascoltino al nostra "pubblicità". Per quello si fa prima a sfogliare una brochure o il sito web.

Forse il taglio che possiamo dare al nostro podcast B2B che più probabilmente potrebbe portarci download e ascolti è quello della formazione. Del Training.

Dare un valore a gratis, fare contenuti educational che possano aiutare il nostro target nel lavoro ( e che siano "relevant" rispetto al nostro prodotto).

Sempre sperando che il target abbia voglia e interesse a formarsi - fuori dalle 4 mura dell'ufficio. Ma lì sta anche a noi rendere interessante il contenuto e stimolare il bisogno nell'audience potenziale.

Potremmo poi affrontare il discorso di realizzare non semplici file audio ma file video per il training ma lì, davvero mi viene il dubbio. Sì, magari in ufficio se li guardano, ma allora parliamo di webinars. Qualcuno davvero si guarderebbe una conferenza sull'ipod video mentre aspetta l'aereo? (Io, molto onestamente, mi guardo una qualche puntata di "Lost")...

D'altra parte è anche vero che io ho imparato non poco spagnolo sfruttando corsi di lingue scaricabili sull'ipod e ascoltando podcast in lingua castigliana. Insomma, come al solito un mercato con un interessante potenziale ma su cui dobbiamo ancora chiarirci le idee?

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Di Altri Autori (del 11/04/2007 @ 07:37:43, in Pubblicità, linkato 3828 volte)

Le attuali vicende Telecom e quelle della famiglia Alice - protagonisti Elena Sofia Ricci e Diego Abatantuono - portano a chiedersi se la pubblicità di un’azienda ne rifletta in qualche modo le caratteristiche o se sia un “prodotto” inventato a tavolino intorno a un’immagine anch’essa concepita in vitro.

Dalla privatizzazione in poi, Telecom ne ha effettivamente passate tante, ma non si può dire che non abbia mantenuto, almeno nella pubblicità commerciale, continuità e vivacità di discorso (a parte il bel film istituzionale, Gandhi, vincitore di molti premi).
Le miniserie televisive, tra l’altro, sono state inventate proprio da Telecom, quasi 15 anni fa, e da allora, fra Tim e Telecom è stato tutto un florilegio di storie nate nel solco della commedia all’italiana. 

Il format della famiglia Alice non si discosta dal genere e lo si apprezza per la gradevolezza degli interpreti, ma porta anche a chiedersi se la famiglia Alice ci è o ci fa.
Possibile che, nel 2007, l’arrivo dell’ADSL provochi un tale effetto panico nella famiglia media italiana? Che un padre di famiglia ignori tutto della banda larga? E che un’azienda che fattura 31.000 milioni di euro l’anno (in un rapporto di dieci a uno con Rai e Mediaset) non sia riuscita a chiamare i propri prodotti altro che Alice e Aladino? Con nomi così sciocchi, non c’è da stupirsi che anche la pubblicità suoni falsa, leziosa e, alla fine, abbastanza insopportabile.

Spesso la commedia all’italiana è il risultato di un equivoco – o forse anche di un complotto che ci porta tutti a credere che Alice è qualcosa che si installa sul tetto.

Via Lillo Perri

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Di Altri Autori (del 10/04/2007 @ 07:36:33, in Media, linkato 3102 volte)

Tra il 1° e il 3 aprile, l’insieme dei canali via satellite ha prodotto nel giorno medio un’audience media di 766.00 individui, per una quota d’ascolto del 7,9%. In prima serata, l’ascolto medio ha raggiunto i due milioni, per uno share che ha sfiorato il 7,5%. Nell’intero giorno, il pacchetto Sky ha registrato uno share medio del 2,79%, che tra le 20:30 e le 22:30 è arrivato fino al 4,13%.

Ad alzare la media, in quest’ultimo caso, è stata la Champions League: il match tra Milan e Bayern, infatti, ha fatto segnare da solo una quota d’ascolto del 5,2%. Assai positivi pure i valori di Fox, trascinati da Fox Life, Fox Crime e Fox Channel. Risultati inferiori sono stati prodotti dall’offerta digitale della Rai: ascolto medio sotto i 50.000 individui nell’intero giorno (0,47%) e sotto i 100.000 in prima serata (0,28%). Il pacchetto Discovery, invece, conta su un pubblico di circa 20.000 persone nel giorno medio e di poco meno di 30.000 in prima serata. In entrambe le fasce, infine, il Gruppo Sitcom produce un’audience media di circa 10.000 telespettatori.

Considerando i singoli canali, il più seguito nel giorno medio è stato Sky Sport 1, seguito da Fox Crime (con uno share dello 0,43%) e Sky Cinema 1 (sh. 0,28%). In prima serata, i canali più visti sono stati Sky Sport 1, Sky Cinema 1 e Fox Life. Intanto la lista dei canali che hanno scelto la rilevazione mensile si allunga e comprende: Jimmy, Sailing Channel, Match Music, Jetix, Jetix +1, Gxt, Disney Channel, Disney Channel +1, Playhouse Disney, Toon Disney, Studio Universal, Nickelodeon, Paramount Comedy, Deejay Tv, Music on Sky, Cartoon Network, Cartoon Network +1, Boomerang, JimJam, E! Entertaiment, Hallamrk Channel, Video Italia, Axn.

Via Pubblicità Italia

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Ancora previsioni, da prendere con un paio di molle lunghe due metri.

Secondo uno studio della Commissione Europea, nel 2010 l'acquisto di contenuti a pagamento online generera' un fatturato complessivo di 3,8 miliardi di Euro – con una crescita del 400% rispetto al 2005.

Oltre il 50% del fatturato sara' fatto da contenuti musicali (leggi iTunes?) e da videogiochi (vedi alla voce World of Warcraft).

A questo aggiungiamo che molto probabilmente entro 5-10 anni giornali come il NY Times dovrebbero rifocalizzare pesantemente l'interesse dalla carta all'online... e che di sicuro in Rete le notizie non le regaleranno...

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Di Altri Autori (del 04/04/2007 @ 07:45:30, in Internet, linkato 2959 volte)

La formula di Repubblica.it, un quotidiano a misura di web con tante immagini, filmati e interattività con i lettori, sembra proprio funzionare, visto che i dati di marzo parlano di oltre 9 milioni e 410.000 lettori unici mensili, per 450 milioni di pagine viste, con una media di 810.000 contatti unici giornalieri. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno si parla di un incremento di lettori del 54% e di una crescita di pagine viste del 36%, mentre le sessioni aumentano del 27%. Certo il caso Mastrogiacomo ha giocato un ruolo non secondario in questo andamento decisamente positivo, ma molto ha contato il potenziamento delle sessioni, le dirette di Repubblica Tv, le iniziative sul canale motori e sullo sport. Positivo l’andamento del mese di marzo anche per le altre testate online del gruppo editoriale l’Espresso nel suo complesso, che ha raggiunto i 12,6 milioni di utenti con oltre 550 milioni di pagine viste. Molto buoni in particolare i dati di Radio Deejay, con un milione di utenti unici e dell’Espresso, che dal restyling dello scorso anno ha più che raddoppiato gli accessi (+110%) con quasi 950 mila lettori.

Via Pubblicità Italia

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Assistiamo oggi ad una svolta nel mondo delle community, i luoghi virtuali in cui condividere i propri contenuti. L’utente ha sempre desiderato mostrare agli altri foto, video e musica autoprodotti, ha sempre agognato un luogo in cui avere la possibilità di diventare il protagonista, di acquisire fama seppur in un contesto virtuale. Lo user, soggetto alle regole del “wanna be a star”, ha così dato vita al fenomeno dello “user generated content”.
Nel luglio 2003 MySpace ha dato spazio per foto, musica e video; nel febbraio 2004 è stata la volta di Flickr con spazio per foto e nel febbraio 2005 YouTube con spazio per video. Da questa piccola digressione nella storia delle community più famose si nota che esse, seppur ottime piattaforme, non hanno organizzato in modo tematico e a seconda degli interessi i propri contenuti, e risultano quindi generaliste, motivo per cui nascono sempre più gruppi al loro interno. Inoltre le community sono talmente numerose da far nascere il bisogno di un aggregatore di identità digitali e di community tematiche, in modo che l’utente possa scegliere la community più adatta alle sue esigenze e passioni, in modo da vivere un’appagante esistenza virtuale.
Ed è così che hanno preso vita nuove community che spaziano dal porno al divino, come Pornotube e GodTube. Ma la community del futuro è Ning: una piattaforma che permette di creare community personali e personalizzabili a proprio piacimento, consentendo ad ognuno di avere la propria community, pubblica o privata, dove condividere foto, video e blog. Lo user è quindi libero di creare una community a suo piacimento, non solo dal punto di vista grafico, ma soprattutto dal punto di vista dei contenuti e dei partecipanti, divenendo esso stesso moderatore e scegliendo gli eletti che faranno parte della sua cerchia. Il tema della community sarà esso stesso un selezionatore che permetterà di raccogliere persone legate e accomunate dallo stesso interesse.
In questo modo si ha l’evoluzione da “user generated content”, un utente che condivide i propri contenuti in uno spazio pubblico e poco personalizzabile, a “user generated community”, un utente che crea una community, con temi specifici e spazio personalizzato.
Attualmente sono disponibili 30.000 Ning, ed i dati indicano 20 milioni di pagine viste al mese e 4.5 milioni di utenti unici solo in Gennaio, con un traffico per metà proveniente dagli USA.
Così, mentre il marketing trova nelle community una fonte inesauribile di dati e studia i profili degli utenti per indagare gusti e preferenze, le community create dagli user diventano il luogo di incubazione degli scenari futuri, perchè hanno al loro interno dei veri esperti in quel campo. Basterà seguirli per anticipare le tendenze?

Via Lillo Perri

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