Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Nella versione 8 di iOS Apple includerà HealtKit, applicazione nata per aggregare tutti i dati relativi al proprio stato fisico, raccolti anche tramite l'uso di applicazioni di terze parti. Secondo Forbes la risposta di Mountain View ha già un nome, Google Fit, e verrà presentata a margine dell'evento I/O 2014, la conferenza che riunisce a San Francisco gli sviluppatori (quest'anno il 25 e il 26 giugno).
I due framework hanno il compito di raccogliere dati, monitorare lo stato di salute di chi ne fa uso e aiutare gli sportivi a migliorare le proprie prestazioni. Lo scopo ultimo è quello di creare dispositivi indossabili sempre più evoluti, corsa nella quale si è inserita anche Samsung con la piattaforma Simbad, volutamente aperta affinché altri produttori possano contribuirvi allo sviluppo. I nostri smartphone collezioneranno e conserveranno nel cloud informazioni relative ai livelli di ossigeno e zuccheri nel sangue, alla pressione e al battito cardiaco. A corredo altri dati quali, ad esempio, attività fisica, ore dedicate al sonno, indice di massa corporea e via dicendo.
Un mercato da 50 miliardi (oppure molto meno) Secondo uno studio pubblicato a maggio 2014 da Credit Suisse, il mercato dei fitness tracker varrà 50miliardi nel 2018, cifra ritenuta esagerata da MarketsandMarkets che ha abbassato le stime a 8,4miliardi. La fiducia nel potenziale commerciale di tali dispositivi e applicazioni cala proporzionalmente all'aumento delle domande che sollevano. Il New York Times ha svolto dei test, utilizzando in contemporanea diverse fonti per la raccolta di dati ottenendo risultati assolutamente incompatibili tra loro.
Ne nasce quindi una questione di attendibilità che andrà affrontata e risolta anche perché, in assenza di un algoritmo certificato, è impensabile che i medici possano avvalersi dei dati forniti da applicazioni e dispositivi. Per creare dispositivi fitness tracker performanti, sicuri e affidabili (anche dal punto di vista tecnico e tecnologico) servono test a cui partecipano un elevato numero di persone e per un periodo di tempo prolungato: condizioni lungi dal verificarsi e in assenza delle quali i framework per la raccolta e la conservazione ordinata dei dati sono poco più di un vezzo.
Via IlSole24Ore.com
La pubblicità è l'anima del commercio, ma Apple vuole comunque garantire che la sua idea di esperienza utente sia rispettata: per questo ha deciso di applicare in modo rigido i paragrafi 2.25 e 3.10 del suo accordo con gli sviluppatori, così da rendere più chiari i messaggi visualizzati dagli utenti durante l'utilizzo dei dispositivi iOS. Su App Store è vietata la concussione.
I due paragrafi citati riguardano la promozione di applicazioni diverse da quelle dello sviluppatore, o l'offerta di crediti e chances di gioco in cambio di azioni predefinite: ad esempio quando si presentano altri prodotti diversi da quelli scaricati da App Store in maniera tale da far credere che ci sia un altro marketplace interno; oppure se si prova a far visualizzare un video (pubblicitario) in cambio della possibilità di continuare a giocare; o ancora se si prova a convincere l'utente a lasciare una recensione sul prodotto in uso in modo troppo pressante e insistente.
Sono moltissime le app che utilizzano questi meccanismi, anche celebri e grandemente scaricate, puntando a fare pubblicità al prodotto costringendo l'utente a chiedere l'aiuto dei propri contatti sui social network per sbloccare i livelli o ottenere bonus di gioco. Apple ha deciso di darci un taglio, e questo significherà anche condizionare il meccanismo di promozione delle app: ci sono esempi di successo, di grande successo, di aziende che hanno fatto la propria fortuna viralizzando richieste di aiuto su Facebook, e scalare le classifiche del marketplace non sarà più così semplice. Resta da chiarire se il repulisti di Apple sarà retroattivo.
Via Punto Informatico
Crescono a ritmo rapido gli abbonati alla telefonia mobile, tanto che entro il 2015, il numero di contratti sottoscritti supererà quello della popolazione mondiale. A sostenerlo è l’ultimo Mobility Report di Ericsson, secondo cui il tasso di avanzamento dei cellulari è del 7% annuo e nel solo primo trimestre 2014 le attivazioni nette sono state 120 milioni.
Con la diffusione dei telefonini, cresce anche quella degli smartphone. Secondo lo studio, entro il 2019 il numero di abbonamenti broadband, ovvero comprensivi di telefonia mobile e internet, saranno 7,6 miliardi, rappresentando l’80% di tutti i contratti di settore. Qualche anno prima, nel 2016, gli abbonati smartphone supereranno quelli dei normali cellulari, arrivando a quota 5,6 miliardi.
Numeri che portano a pensare che il traffico dati esploderà nel prossimo quinquennio, quadruplicando il suo volume attuale e decuplicando quello registrato a fine 2012. Il mondo è mobile e il web lo segue a passo veloce.
Via Quo Media
Le mobile app per il fitness e la salute sono in costante aumento, se ne trovano di ogni genere, ci aiutano a tenere traccia dei nostri allenamenti, a condividerli con i nostri amici e ci suggeriscono le pietanze da consumare per essere sempre in forma. Vi starete chiedendo … e cosa c’è che non va?
Queste applicazioni in realtà collezionano una quantità impressionante di informazioni relative alla nostra persona e alle nostre abitudini e, per questa ragione, sono appetibili per fini commerciali e, come di consueto, per il crimine informatico.
La Federal Trade Commission Americana ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio condotto su 12 tra le principali applicazioni per il fitness e la salute, focalizzando l’analisi sul modo in cui i dati degli utenti sono gestiti da esse e, purtroppo, non ci sono buone. Per ovvie ragioni la commissione ha evitato di rendere pubblici i nomi delle applicazioni limitandosi ad informare l’utenza dei risultati e le aziende stesse delle non conformità riscontrate.
La maggioranza delle applicazioni esaminate condivide all’insaputa dell’utente i dati collezionati con circa 76 differenti terze parti per fini commerciali, una vera minaccia alla sua privacy con risvolti non trascurabili anche sotto il profilo sicurezza. Abbiamo imparato in queste settimane che condivisioni non opportunamente gestite ampliano la nostra superficie di attacco esponendoci a frodi di vario genere. Queste aziende di terze parti collezionano per fini commerciali una grande quantità di informazioni dell’utente, dai dati tecnici del dispositivo mobile utilizzato (modello, dimensione dello schermo, lingua, paese di provenienza) ai dati propri dell’applicazione relative all’utente (e.g. età, peso, sesso) e alla tipologia di programma di allenamento seguito (e.g. tipo di attività fisica, durata dell’allenamento, locazione geografica).
Chi sono queste entità che collezionano le informazioni dell’utente, quali dati gestiscono e come lo fanno?
Praticamente tutte le app censite condividono dati del dispositivo mobile con aziende di terze parti, 18 su 76 di queste aziende collezionano dati come Unique Device Identifier (UDID) dei dispositivi Apple, il MAC address dei dispositivo e il codice International Mobile Station Equipment Identity (IMEI) del telefono; in questo modo conoscono esattamente chi sono gli utenti e su essi possono operare ogni genere di attività commerciale. Queste informazioni consentono infatti di tracciare l’utente anche una volta che l’app viene chiusa per aprirne una differente in modo che l’identificativo utente possa essere utilizzato per tracciare un profilo preciso e definire per esso una mirata campagna pubblicitaria.
Purtroppo le brutte notizie non finiscono qui. Queste entità sono principalmente interessate alle abitudini degli utenti (e.g. Frequenza con la quale camminano e/o corrono, percorsi seguiti dall’utente, programma di allenamento, abitudini alimentari).
22 su 76 aziende di terze parti riceve informazioni relative all’esercizio fisico dell’utente, sulla dieta seguita, eventuali sintomi, sesso e dati per la geo-localizzazione e 12 delle app censite inviano informazioni alla medesima azienda. Immaginiamo quindi a che quantità di informazioni essa colleziona sugli utenti! Nota dolente, i dati vengono trasferiti senza essere resi anonimi: gli esperti della commissione hanno infatti verificato che i dati menzionati sono trasferiti insieme al nome e cognome degli utenti.
Le applicazioni esaminate richiedono all’utente di fornire permessi non strettamente necessari al loro funzionamento con il risultato che i dati dell’utente condivisi con terze parti sono molti di più di quelli preventivati.
App SAlutePer un istante immaginiamo se un gruppo di criminali informatici rubasse le informazioni da queste terze parti. La prima evidenza è che, innanzitutto, difficilmente sapremmo che i nostri dati sono finiti nelle mani sbagliate, ma soprattutto finiremmo vittime di azioni fraudolente mirate. Come? Il criminale sa che la vittima ama correre e che utilizza l’applicazione del prodotto XX per condividere i dati sul suo allenamento, e gli propone perciò uno sconto fedeltà del 50% sull’ultimo modello se lo comprerà online su un sito “copia” di quello legittimo. In questo modo il criminale ha tutto quello che serve per portare avanti la frode. Bisogna essere onesti, quando si scarica una app dallo store ufficiale, non si pensa a tutto questo…
Ma tali app rappresentano una minaccia anche per la sicurezza fisica degli utenti. Quando si condivide una performance sportiva vengono fornite il più delle volte informazioni relative al percorso e ai tempi di percorrenza, dati che potrebbero essere utilizzati da male intenzionati per ordire azioni criminali. Se l’utente è impegnato a fare footing e vive da solo … l’app fornisce indicazioni utili che danno l’opportunità ai criminali di derubare casa (magari la persona ha anche condiviso sul social qualche foto dell’ambiente in cui sta correndo, così da dare ulteriori informazioni sugli spostamenti.)
Il mio suggerimento quindi è quello di essere attenti: ogni azione nel mondo digitale potrebbe avere seri risvolti, non siate paranoici ma semplicemente attenti nell’utilizzo degli strumenti informatici, ne va della vostra sicurezza.
Dimenticavo … fate sport più che potete, ve lo dice un maniaco del fitness.
Via Tech Economy
Il mondo del turismo sta vivendo una seconda importante rivoluzione, dopo l’avvento del web e dell’organizzazione fai da te dei viaggi resa possibile da siti come Expedia o Booking.com. Stando a quanto rilevato da Business Insider è lo smartphone a rappresentare l’ulteriore cambiamento, dal momento che in viaggio di lavoro o di piacere ci si rivolge ai propri telefonini per indicazioni, consigli e persino per fare prenotazioni on-the -go.
In un recente rapporto, si evidenzia come l’ adozione a livello mondiale di smartphone, tablet e altri dispositivi sta modificando radicalmente il modo in cui si viaggia – prima, durante e dopo. I player del settore dei viaggi stanno per questo puntando molto sul cellulare come un componente fondamentale delle loro strategie di business e stanno lavorando per rendere i loro prodotti e servizi più friendly verso il mondo della telefonia mobile. Quelli che non si adattano, dice BI, rischiano di diventare “reliquie” di un’epoca passata dominata dal desktop.
Ecco alcuni dei punti chiave del rapporto sul viaggio:
I dispositivi mobili sono compagni ideali per i viaggiatori permettendo loro di accedere a informazioni, servizi e prenotazione durante il viaggio. Entro il 2015, gli smartphone rappresenteranno un quarto delle vendite di viaggi online negli Stati Uniti. I tablet stanno configurandosi come importanti dispositivi per il completamento dell’acquisto online. Su di essi passa il 7% di tutte le prenotazioni di viaggi online a livello globale nel terzo trimestre del 2013. Ci sono notevoli ostacoli da superare prima che il cellulare possa diventare un canale chiave per la ricerca e per gli acquisti legati ai viaggi: bisognerà superare un design non user friendly dei servizi online, aspetto che impedisce gli utenti di completare le operazioni sul cellulare, e la mancanza infrastrutturale di Wi-Fi e di copertura 4G. Compagnie aeree, catene alberghiere e agenzie di viaggio online hanno bisogno di considerare tali nuovi scenari, come sta facendo Airbnb, ad esempio, che già si aspetta che la maggior parte del traffico arriverà da cellulare molto presto. L’ ulteriore prossima frontiera sarà rappresentata da sistemi indossabili e per automobili che rappresentano le piattaforme del futuro. Tanto che ci si aspetta che nuove app collegate al mondo dei viaggi debutteranno a breve sui wearable device, che sono il grande boom del futuro.
Via Tech Economy
Quando Dennis Crowley e Naveen Selvadurai annunciarono Foursquare nel 2009, gli smartphone non avevano il “potere” di individuare in modo affidabile la posizione dell’utente. Per questo motivo la funzionalità principale del servizio erano i check-in. Dopo 5 anni e l’arrivo di altre app che integrano simili feature, l’azienda ha deciso di cambiare approccio. I check-in esisteranno ancora, ma verranno spostati in una seconda app, denominata Swarm, che permetterà di trovare gli amici nelle vicinanze, utilizzando una “social heat map”. Foursquare invece diventerà una discovery app e fornirà suggerimenti basati sulle preferenze personali degli utenti. In tutto il mondo, milioni di persone usano Foursquare per incontrare i loro amici e per scoprire nuovi luoghi. Ma la maggior parte delle persone esegue solo un’operazione alla volta. L’azienda di New York ha notato che solo 1 sessione su 20 viene aperta per entrambe le funzioni (social e discovery). Ciò significa che solo il 5% degli utenti utilizza l’app per trovare gli amici e trovare un ristorante. Per questo motivo, Foursquare ha deciso di separare le due “esperienze” in due app, sviluppando Swarm. Un simile approccio è stato seguito anche da Facebook, che presto rilascerà anche la funzionalità Nearby Friends.
Negli ultimi mesi sono stati eseguiti diversi test. In base ai risultati, l’azienda ha notato che, per entrambe le app, la durata delle sessioni era minore, ma il loro numero era maggiore. Swarm sfrutterà una tecnologia di location sharing passiva, per cui non visualizzerà l’esatta posizione, indicando solo gli amici che si trovano nelle vicinanze. Come detto, i check-in manuali saranno ancora presenti nell’app, ma la registrazione della posizione verrà effettuata automaticamente, anche quando l’app è chiusa. Swarm sarà disponibile per iOS e Android nelle prossime settimane e successivamente per Windows Phone.
Via Webnews.it
Il sistema operativo mobile di Google controlla il 33,5 per cento delle entrate pubblicitarie a livello mondiale, in crescita del 6 per cento rispetto lo scorso anno.
Gli ultimi dati Mediaworks rivelano che la piattaforma Android ha per la prima volta ha superato iOS nel numero di impressioni pubblicitarie sui dispositivi mobili.
IPhone e iPad di Apple ancora generano più entrate pubblicitarie, però, ricevendo il 52 per cento di tutte le entrate pubblicitarie, malgrado rappresentino solo il 38,2 per cento di tutte le impressioni.
Android è stata una delle piattaforme da cui le entrate pubblicitarie ed il traffico sono aumentate gradualmente negli ultimi anni, in gran parte a scapito di BlackBerry e Symbian. Il sistema operativo mobile di Google è salito di oltre sei punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, e ora controlla il 33,5 per cento delle entrate pubblicitarie a livello mondiale. Ciò è in gran parte grazie al gran numero di dispositivi con sistema operativo Android venduti, che ora rappresentano quasi l'80 per cento di tutti gli smartphone, secondo gli ultimi dati IDC.
Samsung continua a consolidare la sua posizione come fornitore principale di dispositivi Android, che rappresentano circa il 60 per cento di tutte le impressioni pubblicitarie sui dispositivi mobili nel primo trimestre di quest'anno (Q1 2014).
Gli annunci per cellulari sono guidati principalmente dal mercato statunitense, che rappresenta oltre il 50 per cento di tutto il traffico di annunci. La regione Asia-Pacifico arriva al secondo posto con quasi il 23 per cento grazie ai mercati emergenti come la Cina, mentre l'Europa rappresenta solo il 13 per cento.
Via PianetaCellulare.it
Ti seguo e t’inseguo: il #SocialCare si fa «mobile». Ecco uno tra i risultati più sorprendenti del «Social Customer Engagement Index 2014», appena pubblicato da Social Media Today. Il 49,9% dei Brand interpellati conferma di “ingaggiare” i clienti per attività di Social Caring attraverso piattaforme mobili e di realizzare regolarmente Customer Care via mobile.
Social careUna crescita che lo studio condotto da Brent Leary, con la collaborazione di Paul Greenberg, sull’«uso e l’efficacia degli strumenti social per il Customer Service» definisce «drammatica» rispetto all’anno precedente, quando il livello di coinvolgimento si fermava al 38,1%. Un dato che deve far riflettere anche da noi. È necessario e ormai imprescindibile effettuare Customer Care online tramite le piattaforme consuete, quali Facebook, Twitter e altri social “emergenti”: ma queste piattaforme stesse, per prime, stanno evolvendo. L’accesso a Facebook si svolge prevalentemente da Mobile App: proprio di qualche giorno fa è l’annuncio che oltre un miliardo di utenti accede al social network da dispositivi mobili. Inevitabile così che il cliente “corra”: che chieda assistenza non solo quando è a casa la mattina, prima di andare in ufficio, o la sera al ritorno, o ancora quando è comodamente seduto alla scrivania e si accorge di un problema inatteso: bensì piuttosto quando è in giro, in macchina, in fila alla posta o alla banca, a far la spesa e in attesa alla cassa. Il cliente si muove. E l’azienda deve muoversi con lui: evolvere contestualmente all’evolversi della richiesta. Il cliente è al centro: il Brand, chiamato a seguirlo, se non vuole perderlo deve convincersi e piegarsi a inseguirlo.
Se il 62,5% delle compagnie che investono oltre 250.000 dollari l’anno nel #SocialCare offrono già il servizio via mobile device e il 73% di chi si dice «soddisfatto» del Social Customer Care delle aziende con cui è in contatto specifica che queste offrono assistenza via mobile, vero è che ancora molto alta resta la percentuale di chi deve mettersi al passo coi tempi. Siamo al 34,5%: se la metà o quasi delle compagnie ha intrapreso la strada del cambiamento, oltre 1 su 3 deve aggiornarsi.
Come? Lavorando anzitutto sul proprio mobile website, gettonato dal 51,8% delle compagnie per fornire assistenza in mobilità. Ma anche sulle App per smartphone (usate nel 36,3% dei casi) e per tablet (23,4%). Proprio in App realizzate appositamente per il SelfCare dichiara di voler impegnarsi a investire il prossimo anno il 31,7% delle aziende interpellate, rispetto a un 19,6% che si dedicherà invece al Mobile Self-Service, un 18,9% impegnato su Chat Live via mobile, un 16,7% che si indirizzerà sul «Click-To-Call» e un 12,9% focalizzato su forum accessibili in mobilità.
Resta però un pesante 32,2% che ammette di non volere o non poter impegnarsi a breve in nessuna di queste attività. Il problema maggiore? L’allocazione delle risorse per il 42,3% dei Brand: accanto però – attenzione – per il 29,6% alla «accettazione» della riorganizzazione aziendale che il Social Care impone. Non si tratta insomma solo di un problema di budget: nel 2012 la percentuale di chi individuava la maggior difficoltà nel reperimento risorse era ben più alta, al 48,2%. In un anno chi voleva trovare i soldi li sta trovando: il problema vero resta la persuasione del management, che ancora fatica a convincersi della necessità, dell’urgenza di una riprogettazione della struttura aziendale alla luce di un Customer Care che si faccia online, di un’evoluzione social del DNA del Brand. Anche perché a sfuggire, e con ciò a frenare, è il possibile ROI: il guadagno, il ritorno sul business. Ostacolo, questo, evidenziato dal 26,1%.
E dire che è chiaro ormai il principio: «Vuoi vendere? Aiuta». Gli affari oggi si fanno solo essendo utili, guadagnando credibilità, recuperando affidabilità. Ponendo in opera la «Youtility», un «marketing così utile che la gente sarà felice di pagare», costruito sullo «Help», sull’aiuto, non sull’«Hype», lo strillo pubblicitario. Un “marketing del volontariato” – un “egoismo altruista”, altruismo egoista – che «assiste comunicando, comunica assistendo»: che «ascolta, poi risponde», fermandosi a comprendere l’altro – il cliente – prima di agire.
Uno stop quanto mai complesso da realizzare la prima volta: richiede l’accettazione di una svolta, della sfida dell’innovazione, di una trasfigurazione della propria natura che non è mai indolore. Mettere in gioco il cuore, vestirsi di dedizione e spirito di servizio, per cambiare come cambiano i tempi, non è cosa che si realizza dall’oggi al domani. Reclama una “con-versione”, un mutamento di rotta in animo e spirito che, oltre a realizzarsi nelle coscienze dei singoli, deve nel concreto essere accompagnato e favorito da un’adeguata gestione delle risorse, del capitale umano presente in un’azienda: risorse che anzitutto internamente devono collegarsi, per capire poi come ci si collega, come ci si connette a livello globale nella sharing economy entro cui viviamo.
Rimettersi in gioco è quanto sarà richiesto anche nella scelta pratica delle piattaforme su cui porre in opera le proprie attività di Social Caring. Se Facebook e Twitter, come è evidente, non possono non essere presidiati – e tuttora veicolano il traffico maggiore – emergono però prepotentemente altre realtà come Instagram e YouTube, Google+, LinkedIn e Pinterest: molte delle quali utilizzate soprattutto via mobile. E non ci vorrà molto per vedere la scalata di piattaforme come WhatsApp o la concorrente WeChat: sempre più in voga, tanto da competere ormai col gigante di Zuckerberg per numero di utenti attivi. L’assistenza viaggerà presto (anche) via instant messaging: se ti seguo, devo “inseguirti”, cliente, ovunque tu vada, in mobilità. Un messaggino ci salverà: se non ci faremo trovare impreparati.
Via Tech Economy
Apple prova a rimpolpare il proprio bilancio allargando l’utenza potenziale e aprendo, in piccola parte, il proprio sistema: iTunes, il negozio virtuale di Cupertino, presto sbarcherà su Android, sistema operativo mobile rivale di iOs.
Lo store avrà un’applicazione ufficiale per il sofwtare sviluppato da Google e sarà quindi attivo su più piattaforme, nel tentativo di racimolare utenti e dollari attraverso la vendita di app (anche per i sistemi di BigG, come Google Play Music e Google Books), di musica e contenuti extra. Il mercato degli mp3 di iTunes, secondo i dati Nielsen, è in calo dell’11% dall’inizio di gennaio, motivo per cui Apple ha deciso di espandere il servizio andando a cercare nuovi ascoltatori su ìgli smartphone Android.
Ma il vero problema del download musicale risiede nella popolarità raggiunta dai siti che offrono (legalmente, gratis o a pagamento) lo stesso prodotto in streaming. Ecco perché la Mela ha lanciato (negli Usa) iTunes Radio e prova ora a diffondere la sua piattaforma su dispositivi di altre marche. Nel mondo, gli abbonamenti, le pubblicità e le licenze hanno fatto schizzare i ricavi di Spotify, Pandora e YouTube del 51%, mentre la musica scaricata ha perso il 2,1% nel 2013. Apple deve correre ai ripari (dai rivali).
Via Quo Media
Il traffico dati mobile mondiale è destinato ad aumentare di circa 11 volte nel corso dei prossimi quattro anni e raggiungerà un run rate annuale di 190 exabyte (misura dell’informazione o della quantità di dati che equivale a un quintilione di byte o un miliardo di gigabyte.) entro il 2018. I dati sono descritti nello studio Cisco® Visual Networking Index™ Global Mobile Data Traffic Forecast for 2013 to 2018 e descrivono un fenomeno in ascesa grazie alla crescita continua del numero di connessioni mobile Internet, come ad esempio quelle dai dispositivi personali e M2M (machine-to-machine), che supereranno i 10 miliardi entro il 2018 e saranno di1,4 volte maggiori della popolazione mondiale (le Nazioni Unite stimano 7,6 miliardi di persone entro il 2018). “Tale crescita - dichiara Doug Webster, Vice President of Products and Solutions Marketing di Cisco - non solo indica che la mobilità è fondamentale per un’esperienza di rete di qualità e del valore che l’utente consumer e business attribuiscono ad essa, ma rappresenta anche un’imperdibile opportunità futura per i service provider che cavalcheranno l’onda dell’Internet of Everything.”
Per dare una misura dell’enormità della cifra Cisco propone delle equivalenze significative ai 190 exabyte: 190 volte il traffico IP fisso e mobile, generato nel 2000; o 42 trilioni di immagini — 15 immagini al giorno per ciascuna persona sulla terra per un anno intero oppure 4 trilioni di clip video – oltre un clip video al giorno per ciascuna persona sulla terra per un anno intero.
Ma quali sono i principali fattori che contribuiscono di tale crescita?
Innanzitutto la crescita del traffico mobile globale. Dal 2013 al 2018 Cisco prevede che essa sorpasserà di tre volte la crescita del traffico fisso globale. Soprattutto grazie a: più utenti mobile che entro il 2018 saranno oltre 4,9 miliardi, rispetto ai 4,1 miliardi nel 2013; più connessioni mobili, entro il 2018 mi dispositivi/connessioni mobile saranno oltre 10 miliardi, inclusi otto miliardi di dispositivi mobile personali e 2 miliardi di connessioni M2M, rispetto ai 7 miliardi totali di dispositivi mobile e connessioni M2M nel 2013. E ancora reti mobili sempre più veloci: entro il 2018, la velocità media delle reti mobile globali sarà quasi raddoppiata, passando da 1,4 Mbps nel 2013 a 2,5 Mbps nel 2018 come pure più mobile video: entro il 2018, il mobile video rappresenterà il 69% del traffico dati mobile globale, rispetto al 53% nel 2013.
Tale scenario configura che il 54% delle connessioni mobile saranno “smart” entro il 2018, rispetto al 21% nel 2013. I dispositivi e le connessioni smart hanno evoluto le funzionalità informatiche/multi-media ed hanno almeno connettività 3G. Smartphone, computer portatili e tablet rappresenteranno il 94% del traffico dati mobile globale entro il 2018 e il traffico M2M rappresenterà il 5% del traffico dati mobile globale del 2018 mentre i cellulari rappresenteranno l’1% del traffico dati mobile globale entro il 2018. Gli altri dispositivi portatili rappresenteranno lo 0,1%. Il traffico cloud mobile crescerà di 12 volte dal 2013 al 2018.
Altro fattore decisivo: l’aumento delle connessioni Machine-to-Machine. Con M2M si fa riferimento alle applicazioni che permettono ai sistemi wireless e wired di comunicare per supportare i sistemi GPS (global positioning satellite), di monitoraggio delle risorse, i contatori elettrici, di sicurezza e videosorveglianza. Un nuovo sotto-segmento, quello dei “dispositivi indossabili (orologi e gli occhiali intelligenti, i tracker medici e fitness, gli scanner indossabili ), si è aggiunto alla categoria di connessioni M2M tale che, se nel 2013 le hanno rappresentato circa il 5% dei dispositivi mobile connessi in uso e hanno generato oltre l’1% del traffico dati mobile totale, entro il 2018 rappresenteranno circa il 20% dei dispositivi mobile connessi in uso e genereranno circa il 6% del traffico dati mobile totale. Globalmente, nel 2013, c’erano 21,7 milioni di dispositivi indossabili, mentre entro il 2018 saranno 176,9 milioni.
Nella ricerca si prevede che la connessione mobile media raddoppierà dal 2013 al 2018. Le velocità delle connessioni mobile sono fondamentali per supportare la crescita del traffico dati mobile. La maggior parte dei service provider globali utilizza le tecnologie 4G per soddisfare la grande richiesta da parte degli utenti di servizi e contenuti wireless. In molti mercati emergenti, i service provider stanno creando nuove infrastrutture mobili con soluzioni 4G, mentre in alcuni mercati maturi, i service provider stanno integrando o sostituendo le soluzioni legacy 2Go 3G con tecnologie 4G.
Boom anche per i video: il traffico video mobile aumenterà di 14 volte dal 2013 al 2018 e registrerà il più alto tasso di crescita rispetto a qualsiasi altra categoria di applicazione mobile, tanto da rappresentare, entro il 2018, il 69% del traffico mobile globale, rispetto al 53% nel 2013.
Anche nella ricerca Cisco si conferma un trend più volte segnalato per i prossimi anni: saranno i cosiddetti mercati emergenti a farla da padrone in molti campi e lo saranno anche quanto a tasso di crescita del traffico dati mobile. Nel periodo di previsione la regione del Medio Oriente e Africa avrà il più elevato tasso di crescita regionale e la regione Asia-Pacifico genererà la maggior parte del traffico dati mobile.
Via Tech Economy
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