Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Nel 2013 in Italia si contano 6 milioni di oggetti interconnessi tramite mobile, in aumento del 20% rispetto al 2012. Il valore del mercato delle soluzioni Internet of Things basate su rete cellulare raggiunge i 900 milioni di euro, con una crescita dell’11%, in controtendenza rispetto alla flessione registrata dal mercato ICT. Tra gli ambiti in maggiore espansione, si segnalano in particolare quello della Smart Car, con oltre 2 milioni di auto connesse e un fatturato in crescita del +35%, e della Smart Home & Building in cui, oltre alla soluzioni tradizionali, si affermano nuove applicazioni orientate direttamente al consumatore. Sono questi alcuni dei risultati della Ricerca dell’c della School of Management del Politecnico di Milano1 presentata oggi durante il convegno “Aziende, Consumatori, Cittadini: cresce l’Internet of Things”.
Mercato Internet of Things “Nel 2013 l’Internet of Things ha visto alcune dinamiche di lenta evoluzione affiancarsi ad alcuni elementi di slancio e novità – afferma Alessandro Perego, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things –. Da un lato, si assiste ad una crescita organica delle applicazioni più consolidate che ancora oggi rispondono al bisogno di connettività facendo leva sulla rete cellulare. Dall’altro, si muovono ambiti di applicazione meno consolidati. In particolare lo Smart Home & Building, che è il terreno di sbarco di una pletora di nuove soluzioni spesso rivolte direttamente all’utente consumer, dalla gestione domestica alla sfera personale. E poi lo Smart Car, in cui si assiste ad una accelerazione del percorso verso l’auto connessa, a fianco delle applicazioni più tradizionali”. “Con l’eccezione rilevante dei contatori elettrici, in Italia la maggior parte delle applicazioni IoT consolidate continua a sfruttare come interfaccia con il mondo fisico la connettività cellulare – spiegano Giovanni Miragliotta e Angela Tumino, Responsabili della Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things -. Nel 2013 sono saliti a 6 milioni gli oggetti interconnessi tramite rete cellulare con una crescita del 20% rispetto al 2012, che conferma l’espansione a doppia cifra già registrata negli scorsi anni, +13% nel 2011 e +25% nel 2012. Tra questi, si contano più di 2 milioni di auto e diverse centinaia di migliaia di automezzi per il trasporto merci, ascensori e contatori gas”.
Nello specifico, il 47% del totale degli oggetti interconnessi via rete cellulare in Italia è costituito da autovetture (Smart Car), il 26% da applicazioni di Smart Metering e Smart Asset Management nelle Utility, il 10% da applicazioni di Smart Asset Management in altri contesti come il monitoraggio di gambling machine e ascensori (+18%), il 9% di Smart Home & Building, il 5% di Smart Logistics e il 2% di Smart City & Smart Environment.
Ambiti Internet of Things
Le Smart Car sono l’ambito dell’Internet of Things più dinamico e rilevante dal punto di vista numerico in Italia. Nel 2013, si contano oltre 2 milioni di auto connesse (+35% sia in termini numerici che di fatturato rispetto al 2012), il 95% delle quali attraverso applicazioni per l’utilizzo di box GPS/GPRS per la localizzazione dei veicoli privati e la registrazione dei parametri di guida a scopo assicurativo. E in futuro saranno sempre di più i veicoli con SIM cellulare a bordo: dall’8% del totale dei mezzi circolanti, si stima che nel 2016 le macchine connesse in Italia rappresenteranno circa il 20%, per un totale di oltre 7,5 milioni di auto. La crescita dello Smart Car nei prossimi anni sarà legata a un significativo aumento della diffusione di veicoli “nativamente connessi” anche grazie allo stimolo della normativa eCall, in base a cui da ottobre 2015 tutti i nuovi modelli immessi sul mercato dovranno poter effettuare chiamate automatiche di emergenza. Anche analizzando il fatturato complessivo, è lo Smart Car l’ambito che evidenzia il maggiore tasso di crescita (+35% rispetto al 2012) e che costituisce la quota più importante: con il 31% del valore totale del mercato delle soluzioni Internet of Things, supera lo Smart Home & Building (21%).
L’altro ambito che mostra un grande dinamismo in Italia è la Smart Home & Building, che rappresenta un quinto del fatturato delle soluzioni IoT. Accanto al consolidamento delle soluzioni tradizionali di domotica e automazione industriale basate su tecnologia cellulare, nel 2013 sono nate tante nuove soluzioni rivolte direttamente al consumatore che mirano al comfort e alla sicurezza. Nel prossimo futuro, sarà determinante l’impatto della tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE), in grado di facilitare la connessione di oggetti intelligenti di uso quotidiano e dispositivi mobili in ambito domestico. Oggi, infatti, circa l’1% delle abitazioni in Italia è dotato di dispositivi per il telecontrollo del riscaldamento e/o l’antintrusione, ma con l’affermarsi delle tecnologie wireless all’interno dell’abitazione e con la crescente disponibilità di dispositivi BLE si arriverà a più di 3 milioni di oggetti domestici connessi nel 2016 in Italia.
La Smart City rimane uno dei principali campi di applicazione dell’Internet of Things. Ad oggi, però, in Italia, nonostante tante sperimentazioni, le applicazioni avviate sono ancora circoscritte a poche funzionalità dai ritorni certi. La presenza di benefici tangibili di efficienza e di qualità del servizio erogato, infatti, rappresenta il fattore chiave che spiega le implementazioni più diffuse e consolidate. La Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things ha analizzato 116 città (51 in Italia, 65 all’estero), per un totale di 258 applicazioni Smart City abilitate dalle tecnologie IoT. L’illuminazione pubblica intelligente rappresenta l’ambito trainante, con oltre 200 città che hanno installato applicazioni per il telemonitoraggio e il telecontrollo dei lampioni negli ultimi tre anni (13% delle applicazioni totali, 30% delle città analizzate), per un totale di oltre 400.000 lampioni connessi a fine 2013. Nel 2013, con 12 milioni di euro, l’illuminazione intelligente rappresenta il 18% del valore complessivo della Smart City in Italia. Seguono le applicazioni di raccolta rifiuti per l’identificazione dei cassonetti e il supporto alla tariffazione puntuale (13% delle applicazioni, 28% delle città analizzate). Si diffonde una progressiva multifunzionalità, con oggetti che condividono la dotazione tecnologica tra più applicazioni: oltre il 30% dei progetti avviati in Italia e all’estero dal 2012 tocca almeno due ambiti applicativi, il 12% almeno tre. “Sulla Smart City in Italia siamo ancora nella fase iniziale di un percorso di trasformazione lungo e complesso – afferma Alessandro Perego – su cui continuano purtroppo a incidere in maniera negativa gli effetti indotti dall’attuale crisi economica, in particolar modo sulla capacità di spesa delle Pubbliche Amministrazioni. Osserviamo con soddisfazione, però, che sempre più spesso gli investimenti in progetti Smart City iniziano a inserirsi in una ‘regia comune’ cittadina, entro cui le singole applicazioni avviate anche da attori distinti possono inserirsi in modo coeso e più aderente ai bisogni e alle risorse della comunità”.
L’imprenditoria non sta a guardare: c’è grande fermento imprenditoriale attorno all’Internet of Things sia in USA che in Europa e la ricerca individua 110 startup innovative che hanno ottenuto finanziamenti negli ultimi anni. Il 57% di queste si rivolge al mercato business (B2b), offrendo alle aziende soluzioni hardware, software e servizi, spesso integrate (come Streetline, che offre una soluzione di monitoraggio dei parcheggi nelle città). Il 37% delle startup invece opera nel mondo consumer (B2c): nella maggior parte dei casi offrono sia componenti hardware che oggetti intelligenti, insieme ad applicativi software per configurare e visualizzare i dati (come SmartThings, Scoutalarm, WigWag). Il restante 6% si rivolge al mondo degli sviluppatori (B2d), con piattaforme e dispositivi per lo sviluppo di nuove applicazioni IoT (ad esempio Spark). E’ l’ambito Smart Home & Building ad essere al centro degli interessi delle startup: le iniziative in quest’area sono cresciute più del 200% nell’ultimo biennio e il 37% delle startup rilevate offre soluzioni in questo ambito. L’offerta è molto ampia e va dal monitoraggio dei parametri ambientali alla security, dal comfort al risparmio energetico, fino alla salute della persona. Negli ultimi anni, crescono in particolare le startup con applicazioni e soluzioni consumer (passate dal 27% al 45% nel biennio 2012-2013), secondo un modello basato principalmente sul canale di vendita online. Le startup B2c si polarizzano verso il mondo Smart Home e verso i cosiddetti “wearable objects”. Tratto comune è l’utilizzo di App su dispositivi mobili per la fruizione del servizio, con smartphone e tablet che diventano il mezzo principale attraverso cui l’oggetto intelligente si aggancia alla rete Internet.
Via Tech Economy
Con l'aumentare dei siti indicizzati dai motori di ricerca siamo sempre più confrontati con una quantità impressionante di informazioni; spesso i risultati restituiti da Google, oltre ad essere numerosissimi, sono poco congruenti con la ricerca effettuata. Avere tante informazioni è controproducente, ci sono tuttavia dei parametri che facilitano il compito. Eccone alcuni noti ai più e altri meno noti.
Cose da sapere Ogni singola parola ha il suo peso specifico, è quindi consigliabile usarne il meno possibile. Digitare cinque parole nel campo di ricerca significa che ognuna di queste rappresenta il 20% della ricerca stessa. Usarne meno offre risultati più mirati.
Ricerche per tipo di file o in siti specifici Al posto di limitarsi a cercare una guida turistica di Roma, è consigliabile digitare "guida turistica roma filetype:pdf", così facendo ci verranno restituiti solo i file in formato pdf. Allo stesso modo possiamo ottenere risultati da un sito specifico. Un conto è cercare la parola "spread" (che offre 155milioni di risultati), altra cosa è cercarla all'interno di un solo sito, con la stringa "ilsole24ore.com:spread". In questo caso i risultati restituiti dalla ricerca sono 455mila.
Calcoli, conversioni e informazioni precise Google è anche una calcolatrice scientifica: basta digitare nel campo di ricerca un'espressione matematica come, ad esempio, 33 + 12 + (((-56) / 4) * 7), Big G farà il resto; sono supportate anche diverse costanti matematiche e fisiche come c, e, G, h, k, pi e phi. Per essere aggiornati sul cambio monetario è sufficiente digitare una stringa come "100 euro in dollari", se invece volete conoscere tutto di una squadra sportiva, basta digitare il nome della compagine nel campo di ricerca (ad esempio "la lakers"). Le quotazioni in tempo reale dei titoli vengono restituite semplicemente digitando il codice di borsa, ad esempio "goog" per Google, "aapl" per Apple.
Ricerche circoscritte Per circoscrivere nel tempo le informazioni richieste si può usare, ad esempio, la stringa "temperature 2008..2011". Per trovare una farmacia in zona basta digitare la parola "farmacia" seguita da un codice di avviamento postale, la stessa cosa vale anche per conoscere i palinsesti cinematografici. Questi sono solo alcuni degli operatori che facilitano la ricerca su Google, molti altri sono reperibili direttamente nell'apposita pagina di supporto.
Via IlSole24Ore.com
Il traffico dati mobile mondiale è destinato ad aumentare di circa 11 volte nel corso dei prossimi quattro anni e raggiungerà un run rate annuale di 190 exabyte (misura dell’informazione o della quantità di dati che equivale a un quintilione di byte o un miliardo di gigabyte.) entro il 2018. I dati sono descritti nello studio Cisco® Visual Networking Index™ Global Mobile Data Traffic Forecast for 2013 to 2018 e descrivono un fenomeno in ascesa grazie alla crescita continua del numero di connessioni mobile Internet, come ad esempio quelle dai dispositivi personali e M2M (machine-to-machine), che supereranno i 10 miliardi entro il 2018 e saranno di1,4 volte maggiori della popolazione mondiale (le Nazioni Unite stimano 7,6 miliardi di persone entro il 2018). “Tale crescita - dichiara Doug Webster, Vice President of Products and Solutions Marketing di Cisco - non solo indica che la mobilità è fondamentale per un’esperienza di rete di qualità e del valore che l’utente consumer e business attribuiscono ad essa, ma rappresenta anche un’imperdibile opportunità futura per i service provider che cavalcheranno l’onda dell’Internet of Everything.”
Per dare una misura dell’enormità della cifra Cisco propone delle equivalenze significative ai 190 exabyte: 190 volte il traffico IP fisso e mobile, generato nel 2000; o 42 trilioni di immagini — 15 immagini al giorno per ciascuna persona sulla terra per un anno intero oppure 4 trilioni di clip video – oltre un clip video al giorno per ciascuna persona sulla terra per un anno intero.
Ma quali sono i principali fattori che contribuiscono di tale crescita?
Innanzitutto la crescita del traffico mobile globale. Dal 2013 al 2018 Cisco prevede che essa sorpasserà di tre volte la crescita del traffico fisso globale. Soprattutto grazie a: più utenti mobile che entro il 2018 saranno oltre 4,9 miliardi, rispetto ai 4,1 miliardi nel 2013; più connessioni mobili, entro il 2018 mi dispositivi/connessioni mobile saranno oltre 10 miliardi, inclusi otto miliardi di dispositivi mobile personali e 2 miliardi di connessioni M2M, rispetto ai 7 miliardi totali di dispositivi mobile e connessioni M2M nel 2013. E ancora reti mobili sempre più veloci: entro il 2018, la velocità media delle reti mobile globali sarà quasi raddoppiata, passando da 1,4 Mbps nel 2013 a 2,5 Mbps nel 2018 come pure più mobile video: entro il 2018, il mobile video rappresenterà il 69% del traffico dati mobile globale, rispetto al 53% nel 2013.
Tale scenario configura che il 54% delle connessioni mobile saranno “smart” entro il 2018, rispetto al 21% nel 2013. I dispositivi e le connessioni smart hanno evoluto le funzionalità informatiche/multi-media ed hanno almeno connettività 3G. Smartphone, computer portatili e tablet rappresenteranno il 94% del traffico dati mobile globale entro il 2018 e il traffico M2M rappresenterà il 5% del traffico dati mobile globale del 2018 mentre i cellulari rappresenteranno l’1% del traffico dati mobile globale entro il 2018. Gli altri dispositivi portatili rappresenteranno lo 0,1%. Il traffico cloud mobile crescerà di 12 volte dal 2013 al 2018.
Altro fattore decisivo: l’aumento delle connessioni Machine-to-Machine. Con M2M si fa riferimento alle applicazioni che permettono ai sistemi wireless e wired di comunicare per supportare i sistemi GPS (global positioning satellite), di monitoraggio delle risorse, i contatori elettrici, di sicurezza e videosorveglianza. Un nuovo sotto-segmento, quello dei “dispositivi indossabili (orologi e gli occhiali intelligenti, i tracker medici e fitness, gli scanner indossabili ), si è aggiunto alla categoria di connessioni M2M tale che, se nel 2013 le hanno rappresentato circa il 5% dei dispositivi mobile connessi in uso e hanno generato oltre l’1% del traffico dati mobile totale, entro il 2018 rappresenteranno circa il 20% dei dispositivi mobile connessi in uso e genereranno circa il 6% del traffico dati mobile totale. Globalmente, nel 2013, c’erano 21,7 milioni di dispositivi indossabili, mentre entro il 2018 saranno 176,9 milioni.
Nella ricerca si prevede che la connessione mobile media raddoppierà dal 2013 al 2018. Le velocità delle connessioni mobile sono fondamentali per supportare la crescita del traffico dati mobile. La maggior parte dei service provider globali utilizza le tecnologie 4G per soddisfare la grande richiesta da parte degli utenti di servizi e contenuti wireless. In molti mercati emergenti, i service provider stanno creando nuove infrastrutture mobili con soluzioni 4G, mentre in alcuni mercati maturi, i service provider stanno integrando o sostituendo le soluzioni legacy 2Go 3G con tecnologie 4G.
Boom anche per i video: il traffico video mobile aumenterà di 14 volte dal 2013 al 2018 e registrerà il più alto tasso di crescita rispetto a qualsiasi altra categoria di applicazione mobile, tanto da rappresentare, entro il 2018, il 69% del traffico mobile globale, rispetto al 53% nel 2013.
Anche nella ricerca Cisco si conferma un trend più volte segnalato per i prossimi anni: saranno i cosiddetti mercati emergenti a farla da padrone in molti campi e lo saranno anche quanto a tasso di crescita del traffico dati mobile. Nel periodo di previsione la regione del Medio Oriente e Africa avrà il più elevato tasso di crescita regionale e la regione Asia-Pacifico genererà la maggior parte del traffico dati mobile.
Via Tech Economy
Il 23% degli under 18 in Italia trascorre tra le 5 e le oltre 10 ore su Internet (+4% rispetto al 2013), l’8% è connesso 24 ore su 24; il 44% non ha bisogno di una postazione per connettersi ma lo fa da qualsiasi posto, grazie alla diffusione del wifi e di dispositivi internet mobili come gli smartphone, posseduti dall’85% di under 18. La rete è il luogo della socialità, ma anche dei rischi che arrivano, ad esempio, dal cyber bullismo, la principale minaccia nella vita di adolescenti e pre-adolescenti, secondo il 69% di essi (dati tratti da “Safer Internet Day study: il cyberbullismo”, Ipsos per Save the Children, 2014).
Per questo oggi, in occasione del Safer Internet Day, la giornata istituita dalla Commissione Europea, nell’ambito del programma Safer Internet, per la promozione di un utilizzo sicuro e responsabile dei Nuovi Media tra i più giovani, a Roma viene lanciata la campagna “Se mi posti ti cancello”, un’iniziativa del progetto Generazioni Connesse – Safer Internet Center italiano, il partenariato composto da alcune tra le principali realtà italiane che si occupano di promuovere fra i minori un uso consapevole dei Nuovi Media (Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Polizia Postale e delle Comunicazioni, Save the Children Italia, Telefono Azzurro, Cooperativa E.D.I., Movimento Difesa del Cittadino), coordinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e co-finanziato dalla Commissione Europea. Lanciato con uno spot è un invito ai giovani, si legge in una nota, ad “uscire allo scoperto e a raccontare la vita digitale per condividerne lati buoni e meno buoni con i propri pari, con un video e successivamente una web serie che accoglierà e svilupperà riflessioni e idee dei ragazzi stessi”. Obiettivo della campagna è stimolare adolescenti e pre-adolescenti (11-16 anni il “target” della campagna) ad un uso responsabile e positivo della rete.
In situazioni complesse, infatti, spesso la reazione è quella di chiudersi: nello specifico alla domanda i tuoi coetanei come si comportano se qualcuno li ”prende di mira”, il 15% dei ragazzi risponde non si confida con nessuno, il 28% ne parla con i genitori, il 41% con gli amici. E chiamati a indicare le principali conseguenze di atti di cyberbullismo, il 69% dei ragazzi e delle ragazze indicano l’isolamento e la perdita della voglia di uscire e frequentare gli amici, il 62% il rifiuto ad andare a scuola, a fare sport o altro, il 53% l’insorgere della depressione, il 45% il chiudersi nel silenzio e il rifiuto a confidarsi.
Condivisione e dialogo, invece, sono ritenuti la chiave per affrontare la vita online. Antonio Apruzzese, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni dichiara “In questa importante giornata dedicata alla sicurezza nel web, ribadiamo quanto sia importante condividere: dare voce insieme, grandi e piccoli, a ciò che la rete offre di bello ma anche far emergere il negativo che da essa può scaturire. Uscire dal silenzio significa sfruttare l’effetto amplificatore della comunicazione che la Rete Internet offre per proteggere e difendere i più deboli, sempre.”
Un impegno importante, ribadito anche dalle istituzioni presenti all’evento: “La Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione ha sostenuto sin da subito il progetto ‘Generazioni connesse’, perché crede nella necessità di formare i giovani, con il coinvolgimento indispensabile di docenti e genitori” spiega Giovanna Boda, Direttore Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione “Il Miur assicura da anni un presidio costante di attenzione e promozione di progetti volti a sensibilizzare gli studenti all’utilizzo sicuro e responsabile della Rete e a contrastare i pericoli che si possono incontrare navigando su Internet”.
Il tutto, aggiungiamo noi, senza demonizzare la rete, ma evidenziandone sia le opportunità che le minacce perchè è nella consapevolezza dei propri diritti ma anche delle dinamiche della rete, che risiede l’unica vera arma per prevenire il cyberbullismo.
Via Tech Economy
Primo tonfo per Twitter, dopo la quotazione a Wall Street avvenuta lo scorso novembre. Nelle ultime ventiquattro ore, il valore delle azioni del social network si è ridotto del 24% in eseguito ai dati che registrano una crescita degli utenti più lenta del previsto.
Gli iscritti attivi, nell’ultimo trimestre del 2013, sono stati solo 9 milioni in più rispetto a quelli del periodo estivo, per un totale di 241 milioni al mese. In un clima da isteria hi-tech collettiva, non privo di panico, gli investitori hanno cominciato a vendere titoli Twitter senza soluzione di continuità, fino a far crollare la quotazione di un quarto.
La finanza ufficiale sembra infastidita anche dai dati di bilancio della società di San Francisco, che tra ottobre e dicembre ha registrato entrate per 243 milioni di dollari (+116% su base annua), ma anche perdite nette di 511 milioni. A spingere i ricavi è stata la raccolta pubblicitaria sui dispositivi mobili, che vale ora il 75% del totale.
Gli analisti non riescono a comprendere le strategie della compagnia internet, che ora ha bisogno immediato di generare utili. L’amministratore delegato ha cercato di spiegare i piani futuri: “Stiamo lavorando per apportare cambiamenti - ha detto Dick Costolo -. Sarà una combinazione di mutamenti che verranno introdotti nel corso dell'anno e cambieranno la tendenza della curva di crescita”. Le modifiche alla struttura del sito renderanno più semplice l’accesso via smartphone e tablet. Coinvolgere più utenti e con più continuità è il primo obiettivo da raggiungere per evitare di essere l’ennesima bolla, esplosa, della net-economy.
Via Tech Economy
Cosa comprano gli italiani online? Questa volta è il colosso dell’e-commerce eBay che prova a rispondere stilando una classifica dei 10 top trend di consumo del 2013 registrati sulla piattaforma. Ed emerge che, su eBay.it, si cercano principalmente oggetti nuovi, di marca, con una media di un oggetto venduto ogni secondo.
Al primo posto troviamo acquisti relativi alla Telefonia con 1 acquisto ogni 4 secondi, a conferma che gli italiani non vogliono rinunciare all’ultimo modello di cellulare o smartphone, e che tendono a personalizzarlo con cover, custodie ed altri accessori: sottocategoria che infatti supera di oltre il 700% il totale di vendite di device. L’intera categoria Tecnologia ha ruolo cruciale su eBay.it con la vendita di un prodotto ogni 2 secondi con un trend in crescita rispetto al 2012 del +228%.
Al secondo posto c’è il settore Informatico – soprattutto per l’acquisto di iPad e tablet – che vede 1 prodotto venduto su eBay.it ogni 9 secondi, e al terzo si piazza il comparto musicale, con 1 vendita ogni 10 secondi, sia che si tratti di semplici lettori Mp3 o di veri e propri Hifi Home Theatre. Debutta al quarto posto la categoria bellezza e salute, con 1 prodotto venduto ogni 15 secondi relativo alla cura delle mani e delle unghie, seguita dalla cura del corpo e dei capelli. Al quinto posto della classifica eBay segnala il Gardening come l’hobby piuÌ in voga, con 1 articolo venduto ogni 32 secondi seguito dalla gastronomia, un settore molto trattato su eBay.it, dove si registra 1 vendita al minuto.
L’abbigliamento, contrariamente a quanto si possa immaginare, è solo settimo con il “capo” di abbigliamento piuÌ acquistato rappresentato dalle calzature, che registrano 1 vendita ogni minuto e mezzo e segnano l’ingresso della categoria Fashion in classifica. L’intero settore abbigliamento e accessori registra una vendita ogni 8 secondi! E qui curiosamente eÌ l’abbigliamento maschile a registrare il maggior numero di acquisti (+ 13% rispetto a quello femminile).
All’ottavo posto la compagnia di un animale domestico si conferma un must per gli italiani, che spendono grandi cifre per viziare i loro amici (1 articolo per animali venduto su eBay.it ogni minuto e mezzo) e al nono posto troviamo gli articoli per l’infanzia e premaman venduto ogni 2 minuti.
Chiudono la classifica gli acquisti per la casa, soprattutto accessori per la cucina come pentole, piccoli elettrodomestici e forni. Nel complesso su eBay.it, il settore casa, arredamento e bricolage eÌ in crescita esponenziale negli ultimi anni (+ 140% rispetto al 2012), con un acquisto effettuato ogni 5 secondi.
Via Tech Economy
“Facebook è stata fino ad ora un’esperienza incredibile e sono davvero grato di esserne parte“. Così Mark Zuckerberg, co-fondatore e amministratore delegato del social network in blu commenta il compleanno dei dieci anni della piattaforma. Nel prossimo decennio, auspica, saranno connesse sempre più persone. “È sorprendente vedere come le persone utilizzino Facebook per costruire una vera comunità, supportandosi a vicenda nei modi più diversi – ha detto Mark Zuckerberg -. Nei prossimi dieci anni, avremo l’opportunità e la responsabilità di connettere un numero sempre maggiore di persone, continuando a fornire il nostro servizio nel miglior modo possibile“.
Era il 4 febbraio 2004 quando il social network nacque nella stanza di Mark Zuckerberg nel campus di Harvard. Oggi è una vera e propria nazione virtuale: con un miliardo e 200 mila iscritti ha già raggiunto la popolazione dell’India e punta, entro il 2015, a superare anche quella della Cina. E 945 sono i milioni di utenti che accedono oggi al social network via smartphone e tablet.
Una storia, quella di Facebook, che ha una cesura nella data del il 17 maggio 2012 quando la creatura social di Zuckerberg, tra mille perplessità, è stata ufficialmente quotata in borsa per una valore record di 104 miliardi di dollari. Eppure è stata da subito definita una delle peggiori IPO della storia del web dal momento che il titolo ha iniziato una corsa al ribasso, trascinata anche da accuse di presunte irregolarità nella procedura di quotazione. La successiva strategia messa in piedi dal colosso di per rassicurare mercati e investitori sulla solidità e concretezza del business Facebook, di fatto l’elemento attorno al quale ruotavano i principali dubbi, hanno avuto successo. Gli investimenti sul mobile e sull’advertising hanno determinato un progressivo miglioramento dei conti e della fiducia ben rappresentati dai risultati delle ultime trimestrali, in cui il social network registra un balzo dell’utile netto a 523 milioni di dollari rispetto ai 64 milioni di dollari dello stesso periodo dell’anno scorso.
Tutto rose e fiori? Non completamente. Il social di Zuckerberg deve fronteggiare una realtà potenzialmente lesiva per il business, se è vero che ha registrato un progressivo crollo di interesse da parte degli adolescenti americani che le preferiscono altri strumenti di connessione come Snapchat. Ed è forse anche questo uno dei motivi che avrebbe spinto Facebook a provare l’acquisto della rivale ma l’affare è poi sfumato. Alcuni studiosi dell’università americana di Princeton sarebbero partiti proprio da questo rallentamento, da molti valutato come fisiologico dopo una tale espansione, quale sintomo di una “morte imminente“. Secondo i due ricercatori Faceobok sarà “abbandonato” o comunque conoscerà una drastica diminuzione di uso e popolarità. Esattamente come accade alle malattie infettive, che dopo periodi di picco, finiscono per esaurirsi.
Ma, almeno al momento, la salute di Facebbok è tutt’altro che a rischio se è vero considerando le preferenze degli utenti e risultati economici, Facebook resta, nel 2013, a fronte della crescita di altri social media come Instragram (di Facebook), il top brand 2013 secondo Blogmeter.
Buona salute ribadita dal fresco lancio dell’attesa app Paper: un’applicazione che offre articoli a schermo intero presi da diverse categorie, quali tecnologia, cultura pop, musica, divertimento, cinema e così via, da visualizzare direttamente sul proprio mobile. Al momento Facebook Paper è disponibile per il download dall’App Store degli Stati Uniti.
Via Tech Economy
Il 3 febbraio, Facebook lancerà un nuovo servizio d’informazione chiamato Paper, che funzionerà come aggregatore di notizie offerto agli utenti del social network, che avranno a disposizione una sorta di giornale digitale assemblato dal sito.
Secondo le indiscrezioni, la piattaforma sarà un’applicazione mobile, inizialmente dedicata ai dispositivi Apple (iPhone e iPad), e sarà in lanciata in simbiosi con il sistema operativo iOs. Sarà accessibili in totale indipendenza rispetto al social network e darà la possibilità di commentare e mettere il canonico ‘mi piace’ alle notizie, condividendole sulla propria bacheca.
Oltre ad ampliare le funzioni di Facebook, Paper - che in prima battuta dovrebbe essere privo di pubblicità - ha il compito di rivaleggiare con Google News e convogliare sul social network un flusso maggiore di utenti e contenuti, rimpolpando il traffico e attirando in questo modo investitori e adv esterna all’applicazione.
Via Quo Media
Il 2013 e’ stato per molti un anno di conferme. Poche sono state le realtà che hanno veramente sconvolto il mondo del digital, mentre le molte acquisizioni da parte dei giganti del web ci hanno fatto immaginare che il 2013 fosse anche un anno di tanti nuovi inizi e trend che troveranno poi conferma nel 2014. Per quanto mi riguarda, ho passato gli ultimi mesi del 2013 ad analizzare i trend digitali per TechEconomy e vorrei ora tirare le somme di quello che è stato l’anno appena concluso per gli italiani online in quanto utenti, ma anche consumatori. Per farlo guarderò ai dati paragonando gli ultimi quarti del 2012 e del 2013 per evitare di includere fenomeni dovuti alla stagionalità.
Siamo invecchiati un po’! E’ vero che la popolazione italiana fa fatica a ringiovanirsi in generale ma, soprattutto online, sembra che ci sia stata un’emorragia tra i più giovani che pare abbiano perso l’interesse per la rete. Il segmento di popolazione tra i 16-24 anni è calato notevolmente in percentuale relativa rispetto allo scorso anno, passando dal 23% al 19%. Per la prima volta, il quarto trimestre del 2013 ha visto un calo piuttosto consistente anche nel numero assoluto di giovani online, mentre sono in deciso aumento degli utenti compresi nella fascia di età 35-44. Sembra, quindi, esserci un maggiore interessamento nella rete da parte di coloro che inizialmente l’avevano trascurata, come anche da parte degli utenti over 50. Inoltre l’avvento del mobile/tablet ha reso ancora più intuitivo e flessibile l’utilizzo dei device di accesso, chiudendo gradualmente quel divide che si frapponeva tra chi sapeva maneggiare gli strumenti di accesso e chi no. Inoltre Internet è diventato sempre più uno strumento in mano ai professionisti di ogni ambito lavorativo riuscendo a penetrare anche tra quegli ambienti che erano inizialmente restii alla sua adozione.
Age breakdown1
Siamo un po’ meno social! Puoò sembrare sorprendente, me ne rendo conto. Vediamo gente ad ogni angolo della strada e di tutte le età ormai aggiornare i propri status su Facebook, o Twittare o Instagrammare etc. Ma il trend non cresce piu come prima. Sono ora il 67% degli utenti internet in Italia, quelli che affermano di aver aggiornato i loro profili Social almeno una volta nell’ultimo mese, nonostante sia ben il 92% degli utenti ad avere un account su almeno una piattaforma social. Sembra quindi che siamo arrivati a un punto di fondamentale saturazione. Facebook ha visto il numero di utenti attivi crollare rispetto all’anno scorso (GlobalWebIndex – Sondaggi svolti su popolazione Internet italiana 16-64), rispecchiando quel trend che ha investito quasi tutti gli early adopter nel mondo. Sicuramente un segnale significativo ma anche fisiologico, dato il proliferare di piattaforme concorrenti. Alcuni ricercatori hanno anche individuato negli andamenti dei trend di Facebook, dei pattern molto simili a quelli di una malattia infettiva prevedendone l’estinzione a breve. Conclusione sicuramente avventata, Facebook non si estinguerà a breve, ma ha semplicemente subito un calo che provocherà non pochi grattacapi, ma che, ripeto, è da considerarsi assolutamente fisiologico. Anche Twitter e Google Plus e non sembrano passarsela benissimo e, al momento, non sembra esserci una nuova piattaforma capace di trainare più persone di quelle che ci siano nel fantastico mondo dei social. Certo che se riuscissimo a colmare il digital divide con gli altri paesi europei (attualmente l’Italia è 50esima nel mondo, dietro le Barbados), forse le cose cambierebbero, ma non ne sono così convinto. I trend in tutto il mondo occidentale dimostrano che i social media hanno già raggiunto un picco che difficilmente verrà superato negli anni. Il mobile certo è in crescita, ma all’aumentare della penetrazione di dispositivi mobili, le percentuali di utenti che postano sui social non e’ aumentata significativamente. Come a dire che chi utilizza compulsivamente i social da mobile è probabilmente la stessa persona che lo faceva prima dal pc. Solo che ora può farlo ovunque e in qualsiasi momento.
Social media active user
Siamo più “mobile” E di molto, anche! Siamo passati dal 45% degli utenti totali al 59%, per quanto riguarda gli smartphone, e dal 16% al 29% per i tablet. Rispettivamente da 9.66 a 12.69 milioni e da 3.52 a 5.82 milioni dall’ultimo trimestre del 2012 all’ultimo del 2013, mentre calano gli utenti che prediligono il PC per accedere alla rete. Un dato su tutti dovrebbe farci capire la portata del fenomeno: il 74% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni ora accede alla rete tramite smartphone. Se e’ vero quindi che sono meno i giovani che utilizzano la rete rispetto ad un anno fa, sono invece aumentati moltissimo quelli che lo fanno tramite mobile. Come dire che chi non ha uno smartphone, tra i giovanissimi, utilizza meno la rete rispetto a chi invece ha un punto di accesso piu diretto e personale.
La rivoluzione mobile è iniziata da tempo in Italia, ma mai come nel 2013 questo fenomeno ha preso piede. E siamo ancora lontani dai livelli di saturazione. Come a dire che toccherà proprio ai nuovi dispositivi colmare quel digital divide di cui parlavo sopra. Dispositivi che utilizziamo soprattutto per guardare video e caricare foto, ma che rispetto al 2012 usiamo di più per l’internet banking e per acquistare prodotti online (vedi mio precedente articolo sull’andamento dell’e-commerce in Italia), ma meno….per telefonare e mandare sms.
In generale il 2013 ha visto la rete giocare ancora di più una parte fondamentale nella vita di oltre 17 milioni di italiani che la utilizzano attivamente, sia per socializzare che per divertimento, ma sempre di più anche per fare affari. Sebbene i social media abbiano raggiunto quasi la saturazione, il calo e’ stato in parte bilanciato dalla forte e costante crescita del mobile. Ad esempio utilizziamo molto di piu gli smarthpone e i tablet in congiunzione con la televisione come second screen, limitando gli effetti di isolamento di cui il mezzo televisivo è sempre stato accusato. Sono i dispositivi mobile che assumono sempre di piu il ruolo di Personal Computer, inteso come strumento di accesso prediletto alla rete e quindi personale, non condiviso. Il ruolo del vecchio PC fisso o laptop sta gradualmente tornando ad essere quello di strumento di lavoro mentre per l’intrattenimento, le attività social e l’utilizzo domestico, ci affidiamo al nostro vero strumento personale, lo smartphone, ponendoci di fronte alla necessita’ di ridefinire gli argomenti della discussione.
Non c’è dubbio, quindi, che il web abbia sconvolto la maniera in cui viviamo la vita di tutti i giorni e che il 2013 sia stato la conferma dei trend che avevamo visto l’anno precedente, con la sola eccezione del fatto che nessuno si sarebbe aspettato la saturazione dei social media già dopo soli 7 anni dal boom di Facebook in Italia.
Le previsioni per il 2014 sono un po’ ovunque, a voi scegliere la più interessante ed accurata. Dal canto mio spero, piuttosto, che in Italia riusciremo a fare un utilizzo più maturo della rete arrivando finalmente a comprenderne le potenzialità sia per l’intrattenimento (canali streaming), che per il business (e-commerce / m-commerce), che per l’informazione (pluralismo / filtro delle informazioni). Se la politica deciderà di intervenire, come è previsto, per attuare le modifiche normative necessarie ad un evoluzione del sistema allora il 2014 potrà davvero essere l’anno della maturità.
Via Tech Economy
Ci sono diversi tipi di strumenti e di tecnologie che hanno cambiato il modo di lavorare e di vivere:Internet prima di tutto, poi i social media, gli smartphone, la cloud e molto altro. In tutti questi casi parliamo, giustamente, di rivoluzioni digitali perché il loro effetto è stato dirompente.
Fonte Brian Solis
Spesso però i dati sono contraddittori e le attese (soprattutto delle aziende) sono deluse: i social media sono visti in modo altalenante, sono svariati anni che si attende “l’anno del mobile“, le logiche collaborative corporate sono piuttosto all’inizio e le stesse professioni digital sono da alcuni esaltate e da altri viste come fuffa di passaggio.
In realtà, secondo me, i fatti sono un po’ più complessi: in tutte le rivoluzioni, come ricorda ancheGianni Riotta nel suo recente libro su Internet, il cambiamento è più lento e in parte imprevedibile nei suoi esiti e chi cerca di vedere solo fenomeni eclatanti o di seguire l’ultima grande moda rischia la delusione.
Prendiamo il mobile: in molti si affannano a realizzare applicazioni da valore aggiunto limitato e ci si focalizza spesso su tecnologie “wow” ma ancora poco facili da usare, come la realtà aumentata. Nella maggior parte dei casi i ritorni sono modesti e la verità è che invece la navigazione su Internet su cellulare è accessibile da anni ma solo progressivamente la gente ha cominciato a usarla, premiando chi ha lavorato sui siti mobile ready, ossia alla prosecuzione naturale del servizio offerto già in precedenza con le pagine web su desktop, o chi ha pensato applicazioni che davvero danno un beneficio a chi le usa.
Lo stesso discorso vale per la penetrazione dei social network, che come ho scritto in passato parte da lontano e da una serie di fattori che solo ad un certo punto diventano così chiari da creare l’hype mediatico. Anche qui però gli utilizzi da parte delle aziende sono poco efficaci perché agiscono sulla parte più spettacolare e visibile del processo, e non sul misurare quelle correnti profondedove però sta il valore.
Ed è proprio al valore che occorre guardare in un’epoca che Brian Solis definisce ”digital Darwinism, a time when technology and society are evolving faster than the ability of many organizations to adapt. It is for this reason (along with a myriad of other problems of course) that in fact killed Borders, Blockbuster, Polaroid and the like.”
Fonte Brian Solis via Flickr
Per questo ogni progetto di marketing (che ormai è per forza digital) deve oggi guardare più in profondità, leggere nelle pieghe dei numeri, capire davvero i clienti e non essere solo cosmetico. Ciò richiede un’attenta capacità di ascolto e, alla fine, si deve tornare a guardare a quelli che sono ibisogni che le persone soddisfano con ciò che ogni azienda offre.
In questo il digital è una leva fondamentale ma non basta da solo se non si parte dalla prima domanda:perché stiamo facendo questo e quale è il significato profondo del nostro proporre prodotti e servizi al mercato?
Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com
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