Immagine
  mymarketing.it: il marketing fresco di giornata... di Admin
 
"
Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
"
 
\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 07/04/2015 @ 07:36:00, in Social Networks, linkato 1651 volte)

Instagram vanterà più di 100 milioni di utenti degli Stati Uniti entro il 2018, dicono le stime di eMarketer, e nel corso del 2015 il pubblico del social network aumenterà quasi del 21%, raggiungendo i 77,6 milioni utenti. Dati che danno conto del continuo apprezzamento del social, di proprietà di Facebook dal 2012.

Ma quali sono le categorie di brand che usano di più Instagram in Usa? Se lo è chiesto Yesmail che ha rilevato come, a fronte di una crescente adozione, innanzitutto ci sia un ampio margine di miglioramento lato brand: Instagramsolo il 23% dei marchi degli Stati Uniti ha avuto un account su Instagram, la cifra più bassa rispetto a ogni altro social network studiato tra cui Twitter (82%), Facebook (80%), YouTube (60%) e Google+ (37%). I ristoranti sono quelli più attivi con il 31,1% dei clienti YesMail che hanno dichiarato di avere un account su Instagram. Seguono ristoranti e hotel e alberhi, categorie legate al mondo più ampio delle vacanze e del relax. E sono gli stessi brand ad apprezzare lo “sbarco” sul social visuale per eccellenza: sempre secondo Yesmail, marche presenti sul social network hanno visto il numero di seguaci crescere anche del 278% in media nel 2015, più di qualsiasi altra piattaforma studiate.

Ma occhio alla frequenza dei post: i marchi non dovrebbero intasare i follwer con troppi messaggi secondo il principio sempre valido che la qualità conti più della quantità. Secondo dati L2 Think Tank brands monitorati in tutto il mondo hanno condiviso una media di 121 posti durante il Q4 del 2014 e hanno visto un tasso di engagement del 1,03%, in assoluto il più basso registrato lo scorso anno. Al contrario nel Q1 del 2014, con 110 post, il medesimo tasso arrivava a all’1,15%.

Via Tech Economy

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 

All’evento F8 dedicato all’ecosistema di sviluppo che ruota attorno a Facebook , David Marcus, incaricato in Facebook dei servizi di messaggistica , ha presentato un progetto che mira a trasformare Messenger in una piattaforma di scambi finanziari. Si tratta della seconda tappa di avvicinamento al settore dei pagamenti di Facebook .

Il social media aveva già annunciato il suo progetto che permette agli utenti di scambiarsi denaro tra amici. Marcus era uscito da Paypal proprio per preparare la strategia finanziaria di Messenger. I pagamenti rappresentano già il 7 percento di fatturato del gruppo. I professionisti con Business on Messenger potranno fare ordini ai loro fornitori,ricevere alert sulle spedizioni o entrare in contatto con i servizi per la clientela. Il tutto senza passare per le email tradizionali. Resta ancora da risolvere come pagare le fatture. Per Facebook si tratta di rendere Messenger uno spazio in cui comunicare con le imprese oltre che con le persone

Ma con Gmail Google non sta ferma. Secondo una informazione di Re/Code il gigante americano punta la progetto battezzato Pony Express che permetterà di pagare fatture attraverso la messaggistica. Per fare questo gli utenti dovranno sottoscrivere un account legato a Google Wallet, il sistema di pagamento di Google.
Per Google o Facebook il potenziale è enorme. Gmail è utilizzata da 425 milioni di persone nel mondo. Quanto a Facebook gli utenti di Messenger sono 600 milioni. Un portfolio clienti immenso.
Qualche esperto ha parlato di un fenomeno di “uberizzazione” del settore bancario da parte delle società di messaggistica. In realtà l’obiettivo è più complesso e punta al mix di e-commerce e pagamenti da un unica interfaccia.

I giganti dell’hi-tech cercano di andare in profondità nell’economia mondiale e i sistemi di scambio di denaro o di pagamento sono un elemento fondamentale per farlo. Così le soluzioni sono numerose , resta da convincere il parco degli utenti.

Via TechWEEKeurope

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 01/04/2015 @ 07:48:42, in Media, linkato 1667 volte)

In Italia la tv è ancora il mezzo più usato per la fruizione di video (l’84% la usa per vedere film contro l’81% della media Ue; l’81% per i notiziari contro l’80% media Ue; il 77% per i documentari contro il 79% media Ue), ma si tratta di una fruizione che ha sempre più a che fare con device mobili e social media: il 10% degli italiani, infatti, usa il tablet per visualizzare notiziari mentre a febbraio i post relativi a programmi sono stati 6,4 milioni generando 433 milioni di impression (cioè il numero di visualizzazioni di una pagina web). I dati emergono dall’indagine Digital Landscape and The Impact of TV Everywhere condotta da Nielsen su un campione di 30.000 individui in 60 Paesi.

Il 72% degli italiani dichiara di volere essere connesso sempre e ovunque (contro il 66% della media Ue). Il 66% sottolinea che lo schermo televisivo deve essere grande, rispetto al 55% della media europea. “Dai dati della nostra survey – spiega l’ad di Nielsen Italia Giovanni Fantasia – emerge che i ‘second screens’ (pc, tablet, smartphone) stanno diventando un’estensione strutturale di quello televisivo, al punto che i produttori di contenuti sono chiamati ad affrontare la sfida di fornire vere e proprie esperienze di entertainment fruibili attraverso diversi strumenti mediatici. Ne derivano nuove opportunità per l’intero comparto della comunicazione”.

Quanto all’uso social della tv, il 39% degli intervistati dichiara di tenersi aggiornato sui programmi per poter partecipare al dibattito su Twitter e Facebook, mentre il 29% guarda più volentieri un programma se ha una sponda di condivisione in rete. Nello stesso tempo il 26% proprio mentre guarda la tv si mette in contatto con altre persone via web e il 47% naviga in internet. Questo perché sempre più spesso le relazioni “faccia a faccia” sono sostituite con scambi virtuali: trend riconosciuto dal 62% degli italiani e se solo l’8% già cerca l’anima gemella sul web, il 26% pensa di farlo in futuro. Il 66% del campione (media Ue 58%) preferisce i programmi in diretta, anche se la visione differita è molto gradita dal 55%, poiché dà la possibilità di accedere alle puntate perse dei programmi preferiti, anche guardando più episodi in uno stesso giorno. Per i video di breve durata (inferiori a 10 minuti), spiega Nielsen, il pc è al primo posto (62% degli intervistati), lo smartphone al secondo (27%) seguito dal tablet (24%). Il 49% guarda la tv durante i momenti di relax in famiglia, il 52% mentre mangia, il 67% quando è solo a casa e il 54% per passare il tempo. In questi ultimi due momenti gli italiani usano contemporaneamente tv e pc (rispettivamente 50% e 44%) e tv e tablet (16% e 18%). Pc, tablet e smartphone vengono usati principalmente per ricerca di informazioni (67%), lettura di notizie (67%), rapporti con famigliari e amici (63%). Per il futuro, emergono tre probabili aree di sviluppo: il 49% degli italiani si dichiara interessato a utilizzarli come strumenti per acquistare beni alimentari (il 14% ne fa già uso), il 50% alla condivisione di informazioni mediche (il 17% già ora utilizza i device per questo), il 32% vorrebbe fare operazioni bancarie (50% dato attuale) e il 43% pagare le bollette (36% dato attuale).

Via Tech Economy

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 30/03/2015 @ 07:53:54, in Digitale, linkato 1819 volte)

Che fosse un piano inclinato lo si era capito da tempo ma questo dato degli Usa più che una conferma è un segnale di accelerazione. Lo streaming audio si sta imponendo come piattaforma di distribuzione e fruizione della musica online. Nel 2014, certifica la Riia the Recording Industry Association of America,, per la prima volta i servizi e quindi gli abbonamenti di musica in streaming hanno superato per giro d’affari quello della vendita dei Cd. Il dato è relativo agli Stati Untiti ma la tendenza sembra essere la stessa anche in Europa. E’ dagli anni Novanta che il compact disc rappresenta la più importante fonti di finanziamento dell’industria musicale. Il primo segnale di declino è arrivato nel 2012 con il sorpasso da parte del download. E oggi è il momento dello streaming. Interessante anche l’andamento del download che sta rallentando negli ultimi due anni. Per fornire due numeri l’anno scorso il fatturato ai Cd è stato di 1,86 miliardi di dollari, quello dello streaming che poi vuol dire Spotify, Pandora e iTunes Radio è salito a 1,87, triplicando nell’arco di tre anni. Il download invece continuam a viaggiare a quota 2,58 miliardi, con un trend come detto in calo.

Via IlSole24Ore.com

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 

Record di utenti online e massiccia presenza sul social network: il 12esimo Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione presentato oggi a Roma, dà conto di un trend in continua crescita: nel 2015 gli utenti di internet aumentano ancora (+7,4% rispetto al 2013) e arrivano alla quota record del 70,9% della popolazione italiana anche se solo il 5,2% di essi si connette con banda ultralarga. E continua la forte diffusione dei social network: è iscritto a Facebook il 50,3% dell’intera popolazione (il 77,4% dei giovani under 30), YouTube raggiunge il 42% di utenti (il 72,5% tra i giovani) e il 10,1% degli italiani usa Twitter.

La televisione continua ad avere una quota di telespettatori che coincide sostanzialmente con la totalità della popolazione (il 96,7%), con un rafforzamento però del pubblico delle nuove televisioni: la web tv è arrivata a una utenza del 23,7% (+1,6% rispetto al 2013), la mobile tv all’11,6% (+4,8%), mentre le tv satellitari si attestano a una utenza complessiva del 42,4% e ormai il 10% degli italiani usa la smart tv connessa in rete. Anche per la radio si conferma una larghissima diffusione di massa (l’utenza complessiva corrisponde all’83,9% degli italiani), con l’ascolto per mezzo dei telefoni cellulari (+2%) e via internet (+2%) ancora in ascesa. L’uso degli smartphone continua ad aumentare vertiginosamente (+12,9%) e ora vengono impiegati regolarmente da oltre la metà degli italiani (il 52,8%), mentre i tablet praticamente raddoppiano la loro diffusione nel giro di un biennio e oggi si trovano tra le mani di più di un quarto degli italiani (il 26,6%).

Sul fronte della carta stampata, invece, l’indagine non rileva una inversione di tendenza rispetto alle perdite del passato: -1,6% i lettori dei quotidiani rispetto al 2013, tengono i settimanali e i mensili, mentre sono in crescita i contatti dei quotidiani online (+2,6%) e degli altri portali web di informazione (+4,9%). Dopo la grave flessione degli anni passati, non si segnala una ripresa dei libri (-0,7%): gli italiani che ne hanno letto almeno uno nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del totale, e gli e-book contano su una utenza ancora limitata all’8,9% della popolazione (+3,7%).

Spiccano le distanze tra i consumi mediatici giovanili e quelli degli anziani. Tra i giovani la quota di utenti della rete arriva al 91,9%, mentre è ferma al 27,8% tra gli anziani; l’85,7% dei primi usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il 13,2% dei secondi; il 77,4% degli under 30 è iscritto a Facebook, contro appena il 14,3% degli over 65; il 72,5% dei giovani usa YouTube, come fa solo il 6,6% degli ultrasessantacinquenni; i giovani che guardano la web tv (il 40,7%) sono molti di più degli anziani che fanno altrettanto (il 7,1%); il 40,3% dei primi ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, dieci volte di più dei secondi (4,1%); e mentre un giovane su tre (il 36,6%) ha un tablet, solo il 6% degli anziani lo usa. Al contrario, l’utenza giovanile dei quotidiani (il 27,5%) è ampiamente inferiore a quella degli ultrasessantacinquenni (il 54,3%).

Oggi le prime cinque fonti di informazione usate dagli italiani sono: i telegiornali (utilizzati dal 76,5% per informarsi), i giornali radio (52%), i motori di ricerca su internet come Google (51,4%), le tv all news (50,9%) e Facebook (43,7%). Aumento record dell’utenza delle tv all news, in crescita del 34,6% rispetto al 2011, Facebook +16,9%, le app per smartphone +16,7%, YouTube +10,9% e i motori di ricerca guadagnano il 10% dell’utenza di informazione. Ma tra i più giovani la gerarchia delle fonti cambia: al primo posto si colloca Facebook come strumento per informarsi (71,1%), al secondo posto Google (68,7%) e solo al terzo posto compaiono i telegiornali (68,5%), con YouTube che non si posiziona a una grande distanza (53,6%) e comunque viene prima dei giornali radio (48,8%), tallonati a loro volta dalle app per smartphone (46,8%).

Ma cosa fanno gli italiani su internet? Si cercano strade e località (lo fa il 60,4% degli utenti del web), informazioni su aziende, prodotti, servizi (56%). Poi viene l’home banking (46,2%) e un’attività ludica come l’ascolto della musica (43,9%, percentuale che sale al 69,9% nel caso dei più giovani). Fa acquisti sul web ormai il 43,5% degli utenti di internet, ovvero 15 milioni di italiani. Guardare film (25,9%, percentuale che si impenna al 46% tra i più giovani), cercare lavoro (18,4%), telefonare tramite Skype o altri servizi voip (16,2%) sono altre attività diffuse tra gli utenti di internet. Sbrigare pratiche con uffici pubblici è invece un’attività ancora limitata al 17,1% degli internauti.

Gli utenti si servono sempre di più di piattaforme telematiche e di provider che li mettono a diretto contatto con i loro interlocutori o con i servizi di loro interesse, evitando l’intermediazione di altri soggetti. “Si sta sviluppando così una economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali tradizionali in nuovi ambiti. Negli anni della crisi la diminuzione delle disponibilità finanziarie ha costretto gli italiani a tagliare su tutto. Ma non sui media digitali connessi in rete, perché grazie ad essi hanno aumentato il loro potere individuale di disintermediazione, che ha comportato un risparmio netto finale nel bilancio familiare”.

Via Tech Economy

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 24/03/2015 @ 07:12:14, in Social Networks, linkato 2295 volte)

Un modo semplice per inviare denaro agli amici? Facebook ha annunciato in via ufficiale l'introduzione nella sua app mobile Messenger la funzione che permetterà di fare proprio questo: inviare denaro agli tuoi amici. Facebook spera che gli utenti inizino a scambiarsi denaro con la sua app invece di affidarsi ai servizi concorrenti come Paypal.

Il servizio di social-networking ha annunciato la novità Martedì, spiegando che gli amici in Facebook potranno presto inviare denaro ad un altro amico, dopo aver associato al proprio account le informazioni dei loro conti di carte di credito dei circuiti MasterCard o Visa. E' possibile attivare la funzione toccando il simbolo del dollaro presente nella conversazione con un amico nell'app Facebook Messenger.

Circa 500 milioni di persone attualmente utilizzano Messenger, quindi potenzialmente Facebook ha una grande base di utenti che possono utilizzare la nuova funzione - che inizialmente viene resa disponibile solo negli USA.

Facebook spera di battere una lista crescente di concorrenti. Square, per esempio, ha collaborato con Snapchat a novembre per dare agli utenti del servizio di messaggistica un modo semplice per scambiarsi denaro a vicenda. Venmo di PayPal e Square Cash sono altri servizi che rendono più semplice per gli utenti lo scambio di moneta.

La funzione di pagamento potrebbe contribuire a rendere l'app di messaggistica mobile di Facebook universale. Alla fine dello scorso anno, il social network ha registrato quasi 1,2 miliardi di utenti al mese che hanno acceduto da un dispositivo mobile, ma meno della metà in realtà utilizza il servizio Messenger dell'azienda. Facebook lo scorso anno ha acquisito Whatsapp per più di 19 miliardi di dollari, che conta 700 milioni di utenti in tutto il mondo - ma non offre servizi di pagamento.

Nel frattempo, i concorrenti, come Snapchat, sono cresciuti da piccole start-up a mostri del settore, in parte integrando nelle loro app nuove funzionalità di tendenza tra gli utenti più giovani. Snapchat è particolarmente popolare tra i giovani tra i 14 anni e i 34 anni, secondo il ricercatore di mercato eMarketer. Questo gruppo di età corrisponde anche a quello che maggiormente utilizza i servizi di messaggistica istantanea, la cui maggiore parte dei membri non ha un conto in banca, secondo le indagini da parte della Federal Deposit Insurance Corporation. Questi nuovi servizi di pagamento potrebbero contribuire a cambiare la situazione, e far utilizzare le app anche a coloro che rientrano in altre fasce di età maggiori.

I pagamenti mobili stanno diventando una delle più grandi tendenze nella Silicon Valley. Apple ha introdotto il suo servizio di mobile-payment Apple Pay lo scorso anno, permettendo ai possessori dell'ultima generazione di iPhone e (presto) i proprietari di Apple Watch di sfruttare i loro dispositivi per pagare presso i negozi dotati dei POS abilitati. I concorrenti Samsung, Google e PayPal offrono servizi simili - o presto come nel caso di Samsung (con Samsung Pay introdotto con Galaxy S6).

La funzione per inviare denaro agli tuoi amici sarà disponibile per gli utenti iOS e Android nei prossimi mesi, solo negli USA, ha detto la società.

E' da Ottobre che Facebook prepara il sistema di pagamenti in Messenger
Uno studente e sviluppatore della Stanford University, Andrew Aude, ha anticipato lo scorso Ottobre 2014 quella che Facebook ha confermato solo a marzo 2015 come nuova caratteristica per Facebook Messenger. La caratteristica in questione è il sistema di pagamento online che Facebook si appresta di integrare direttamente nella sua app Messenger, che non sarà più quindi usata solo per parlare con gli amici ma anche per scambiare denaro. Andrew Aude al tempo ha fornito una prova di quello che ha scoperto, ossia uno screenshots che ha mostrato chiaramente che, all'interno di una conversazione, è possibile attivare un menu da cui poter scegliere la fonte (carta di debito) da cui prelevare il denaro e inviarlo al contatto. Funzionerebbe un po' allo stesso modo di come si invia una foto, per intenderci.

Via PianetaCellulare

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 23/03/2015 @ 07:52:18, in Tecnologie, linkato 1707 volte)

La continua crescita dell’urbanizzazione è una sfida sempre più complessa per la pubblica amministrazione che ha il compito di bilanciare costantemente il problema delle risorse limitate rispetto alle controversie e le difficoltà legate alla sostenibilità ambientale. Gartner stima che oltre 1,1 miliardi di “oggetti connessi” saranno usate nel 2015 dalle smart city, con una crescita prevista di 9,7 miliardi entro il 2020.

Le case intelligenti e gli edifici commerciali “smart” rappresenteranno il 45% del totale dei connected device in uso nel 2015, grazie ai forti investimenti previsti e alle opportunità che si profilano: Gartner stima che questa percentuale salirà fino all’81% entro il 2020. “Le smart city rappresentano una grande opportunità di guadagno per la tecnologia e per i fornitori di servizi, ma questi ultimi devono iniziare a pianificare, testare e posizionare bene le loro offerte già da oggi “, ha dichiarato Bettina Tratz-Ryan di Gartner.

Gartner definisce una città intelligente come una zona urbanizzata dove più settori collaborano per raggiungere risultati sostenibili attraverso l’analisi del contesto, che avviene attraverso la produzione e la distribuzione di informazioni in real time condivise tra sistemi informativi e tecnologici per ogni specifico settore. La maggior parte degli investimenti sull’Internet of Things per le smart city verranno dal settore privato. Questa è una buona notizia per i fornitori di servizi dato che il settore privato possiede ritmi più veloci e più scanditi rispetto al settore pubblico“, ha proseguito Tratz- Ryan.

Le zone residenziali svolgeranno progressivamente un ruolo di apripista all’interno delle smart city, investendo in varie soluzioni per la smart home: con una maggiore penetrazione nel mercato e con un costante aumento del numero delle cose connesse utilizzate all’interno delle case intelligenti, Gartner stima che il numero reale di unità supererà il miliardo nel 2017.

Gli oggetti connessi includono l’illuminazione intelligente a LED, il monitoraggio sanitario, le serrature intelligenti e i vari dispositivi basati sulla sensoristica, come il rilevamento del movimento o della percentuale di monossido di carbonio presente nell’aria. L’ illuminazione intelligente a LED registrerà la più alta crescita per l’internet of Things: da 6 milioni di unità nel 2015 a 570 milioni entro il 2020. La luce subirà un cambiamento sostanziale: dall’essere una semplice fonte di illuminazione ad un vettore di comunicazione che incorpora la sicurezza, la salute, la rilevazione dell’inquinamento e vari servizi personalizzati.

Oltre agli investimenti sull’Internet of Things per la smart home, Gartner osserva che la crescita avverrà in modo interessante anche per i servizi automobilistici e per la misurazione del flusso di traffico nelle strade: uno degli obiettivi di cui si parla spesso per le smart city è proprio la riduzione della congestione del traffico. In California e nel Regno Unito sono già in corso di sperimentazione alcuni sensori incorporati in alcune zone autostradali per diagnosticare le condizioni del traffico in real time.

In generale, gli investimenti per l’hardware legato all’IoT è fondamentale per le smart city, ma la vera opportunità di guadagno per i fornitori è nel settore dei servizi e di analisi. “Ci aspettiamo che entro il 2020, i ricavi dei fornitori che hanno investito in hardware, cresceranno attraverso i servizi e i software di oltre il 50 per cento”, ha dichiarato ancora Tratz-Ryan. ”Gartner stima che il settore della sicurezza rappresenterà il secondo più grande mercato per fatturato entro il 2017 e che entro il 2020 l’assistenza sanitaria, il settore del fitness smart cresceranno verso un fatturato di quasi 38 miliardi dollari.

“Ci aspettiamo varie implementazioni commerciali dell’internet of things all’interno di diversi settori, tra i quali l’energia intelligente, i servizi ambientali o la pianificazione dei tratti di percorrenza urbanistica, che offriranno l’opportunità ai fornitori di monetizzare dagli oggetti connessi grazie alla costruzione di nuovi modelli di servizio“, ha concluso Tratz-Ryan.

Connected things all’interno delle smart city (in milioni):

Settore

2015

2016

2017

Sanità

      9.7

     15.0

     23.4

Servizi pubblici

     97.8

    126.4

    159.5

Edifici commerciali smart

    206.2

    354.6

    648.1

Abitazioni smart

    294.2

    586.1

  1,067.0

Trasporti

    237.2

    298.9

    371.0

Servizi

    252.0

    304.9

    371.1

Altro

     10.2

     18.4

     33.9

Total

   1,107.3

   1,704.2

   2,674.0


Via Tech Economy

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 

«Il punto centrale della nostra strategia digitale è il negozio, inteso sia come rete di negozi fisici che come online: l’eCommerce infatti è il nostro punto vendita più grande, quello che fattura di più». Così Luca Sorichetti, Direttore Information Technology di Esselunga, ha iniziato il suo intervento sulle strategie di Mobile Marketing e Service del colosso della grande distribuzione al recente convegno dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano.

In Italia Esselunga è una delle principali realtà del settore, con 146 superstore e supermarket in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio, oltre 20mila dipendenti e un fatturato di quasi 7 miliardi di euro. Sorichetti però ha citato tre soli numeri, «tre macroindicatori che sono il nostro faro»: i 18.000 euro di fatturato annuo per metro quadro di negozio («circa il triplo della media italiana, e in linea con la media dei colossi inglesi del retail, che sono il nostro riferimento»), il 94,4% come percentuale di vendite legate alle carte fidaty («dato che dimostra quanto il programma sia diffuso e apprezzato dai clienti»), e la crescita «in doppia cifra» del fatturato dell’eCommerce.

L'eCommerce è il più grande punto vendita, ribadisce Sorichetti: «Chi fa logistica, o acquisti o IT, li fa anche per l’eCommerce. E l’obiettivo della strategia digitale è di supportare il cliente prima e dopo la spesa, che si fa nel negozio, fisico o online». Un esempio molto interessante è il primo esperimento di promozione “personalizzata”, denominata “scegli il tuo sconto”: «Si possono scegliere 6 prodotti da un paniere, e i relativi sconti che si aggiungono alle promozioni già esistenti e disponibili per tutti. È una promozione multicanale: è fruibile da pc, da App e da chiosco. Anche da noi l’uso dell’App ha superato di gran lunga l’uso del sito web da pc, ma anche il chiosco ha numeri importanti, a testimonianza del fatto che il nostro cliente è ancora legato alla fisicità e presenza in negozio».

Uno dei pilastri fondamentali della strategia di Esselunga è ovviamente la Mobile App, anzi per meglio dire il sistema di App, visto che ne ha sviluppate cinque: per iPhone e iPod, per iPad, per smartphone Android, per tablet Android e per Windows Phone. «L’App è nata quasi per gioco, su iniziativa dei sistemi informativi, dal lavoro di alcuni studenti del Politecnico di Milano, con l’obiettivo di testare iniziative promozionali – spiega Sorichetti -. Nel 2011 siamo arrivati in finale allo Smau Mob App Award, poi per un anno l’App è restata quasi “dormiente”, perché non riuscivamo a definire un buon business case, ma successivamente è decollata».

Tanto da spingere l’azienda a un investimento significativo, visto che come accennato è stato creato un “sistema” di cinque App ma con la stessa grafica, fruibilità, look e feel: «È stato deciso di fare qualcosa di bello, funzionale, elegante: un “vestito sartoriale”».

Le App hanno molte funzionalità: ci si può registrare con la fidaty card e “scegliere” lo sconto, scansionare il bar code e attivare lo sconto su quell’articolo, fare la lista della spesa («una funzione chiesta espressamente dai clienti: la “co-creazione” è un modello che stiamo applicando sempre più»), gestire i programmi fedeltà, prenotare premi, vedere volantini digitali, e in genere tutti gli articoli in promozione («non solo quelli sul volantino di carta), e anche chiedere promozioni per una determinata categoria di prodotti.

«Un altro sviluppo imminente per la App è la smaterializzazione completa in essa della carta fidaty, con possibilità di usare lo smartphone per farsi riconoscere». Ma anche nei negozi fisici, sottolinea Sorichetti, il digitale si sta diffondendo: «Dalla scorsa estate tutte le casse sono abilitate ai pagamenti contactless: speravamo in diffusione maggiore dei terminali NFC, invece è più lenta del previsto ma comunque siamo pronti, e stiamo anche incentivando questa forma di pagamento. Per esempio abbiamo anche girato i terminali verso i clienti perché la “percezione” del self service fosse maggiore».

E per il futuro su cosa sta lavorando Esselunga? «Su molte cose: dobbiamo raccontare di più, il digitale è un ottimo veicolo per raccontare storie in modo multimediale, per spiegare per esempio quello che c’è dietro un prodotto, la sua filiera, la sua qualità. Anche il social ci aiuterà in questo, a informare, coinvolgere, spiegare: non ci siamo ancora mossi in quest’ambito ma ci stiamo ragionando. In generale la direzione è chiara, i servizi digitali saranno sempre più “integrati” nelle modalità stesse con cui ci proponiamo quotidianamente al nostri clienti».

Via Wireless4Innovation

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 18/03/2015 @ 07:49:08, in Digitale, linkato 1656 volte)

La Digital Trends 2015 è una ricerca che Microsoft sta effettuando in 13 Paesi nel mondo e l’Italia è tra uno di questi, infatti gli italiani sono risultati molto curiosi, informati e sempre alla ricerca di novità nel settore del digitale.

Alla ricerca condotta da Microsoft in collaborazione con Future Laboratory e Research Now hanno partecipato 13.000 consumatori che hanno messo in luce le tendenze a livello internazionale sulle trasformazioni in corso nella relazione tra utenti ed il mondo digitale.

Le tendenze riscontrate a livello globale nel comportamento online dei consumatori nel loro rapporto con la tecnologia sono di approfondire i propri interessi, interagire online con i brand che offrono prodotti e servizi personalizzati, poter sperimentare l’uso dei dispositivi indossabili e riuscire a gestire le informazioni. Infatti in Italia il 64% degli intervistati acquista più volentieri da un’azienda che consenta un ruolo attivo da parte dell’utente nella personalizzazione dei prodotti.

Il quadro che è venuto fuori dall'indagine Microsoft è una scena d’amore tra la popolazione italiana e la tecnologia. Nel report Microsoft Digital Trends 2015 gli italiani hanno un ruolo da protagonisti, con risultati spesso superiori alla media. Infatti l'83% del campione considerato possiede uno smartphone ed il 49% è online tutti i giorni per almeno 5 ore e quasi la totalità degli italiani (il 97%) utilizza un dispositivo digitale di qualsiasi tipo nella propria quotidiani.

I due dati più rilevanti emersi da quest’indagine sono che il 78% delle persone conosce il valore che le imprese attribuiscono loro in quanto consumatori online e alla loro presenza a livello del digitale e che il 61% è favorevole alla condivisione di informazioni riservate, a patto però che ci sia uno scambio trasparente con le aziende dalle quali possano trarre un beneficio concreto personale.

Un altro dato importante concerne la tecnologia indossabile; tra gli utenti, infatti, si sta facendo strada il desiderio di apprendere, attraverso i dispositivi digitali, informazioni sulla propria persona, il che significa un orientamento verso il segmento del wearable. Così più del 74% dei consumatori a livello globale dichiara di essere interessato alla tecnologia indossabile: 8 italiani su 10 è interessato a questo segmento di mercato, tant’è che per questa tipologia di dispositivi si prospetta un futuro d’oro. 

Dall’indagine è anche risultato che gli utenti hanno una gestione della propria identità online in modo molto specifico e con una messa a fuoco soprattutto sulle aree di loro interesse e monitorano gli scambi online dei brand che meglio rappresentano le proprie passioni.

La ricerca mette in evidenza che il 47% degli utenti italiani è convinto di sapere come rimuovere dalla rete informazioni postate per errore, mentre il 64% vorrebbe scegliere il tempo in cui le informazioni condivise restino disponibili on line. L’interesse per l’assistenza digitale è aumentato rispetto al 2013 dal 73% all’80%, ma i proprietari dei dati vogliono mantenerne il controllo finale: il 57% nel mondo e il 64% in Italia desidera poter stabilire il tempo di permanenza online delle informazioni condivise.

I social network che si propongono come “unica soluzione valida per tutto” perde punti; infatti la gente utilizza canali digitali diversi, molto specializzati e più adatti alle esigenze particolari del momento, con un aumento di 7 punti percentuali, dal 2013 ad oggi.  

La percentuale è alta anche nel segmento dell’Internet of Things, infatti secondo i dati della ricerca il livello di utilizzo, da parte degli italiani, di dispositivi e applicazioni per tracciare, scaricare e analizzare i dati, è il più alto d’Europa; in compenso il 29% di questi non sanno come impiegare in modo concreto i dati rilevati.

Inoltre quasi il 75% degli utenti italiani vorrebbe disporre quotidianamente di oggetti in grado di tracciare i dati, tipo le macchine e le case smart, contro una media europea del 54% e globale del 60%. 

Via Cellulari.it

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 17/03/2015 @ 07:25:14, in Grande Distribuzione, linkato 1641 volte)

SAP prevede che l’Internet of Things (IoT) genererà utili per 329 miliardi di dollari entro il 2018 nel settore retail, ivi compreso il settore della moda. Questa impressionante crescita inevitabilmente porterà notevoli rischi legali non solo in materia di cybersecurity e conformità alla normativa privacy, ma anche in relazione alla responsabilità dei diversi soggetti coinvolti nella filiera.

Che cosa è l’Internet of Things nel settore del retail/shopping?

L’Internet of Things porterà le società del settore retail, ivi comprese le società di moda, a conoscere meglio i propri clienti, adattare la propria offerta alle loro esigenze e fornire una migliore esperienza d’acquisto tramite sensori e i c.d. big data analytics. E’ ancora presto per identificare le aree di maggiore crescita dell’IoT nel settore retail, ma le seguenti sembrano quelle di maggior interesse al momento.

Distribuzione multichannel

Viene di solito denominata come “me-tailing” e si riferisce all’abilità dei retailer di raccogliere dati in tempo reale relativi ai propri clienti da diverse fonti come il canale mobile, i social media, i dispositivi messi a disposizione dei clienti nei negozi e, nel futuro molto prossimo, tramite le tecnologie indossabili, in modo da consentire interazioni tra il retailer e i clienti molto personalizzate nel senso che l’offerta sarà customizzata alle preferenze del consumatore.

L’analisi delle preferenze e del comportamento dei propri clienti diventerà essenziale al fine di mostrare il prodotto giusto al cliente giusto. Ciò avviene già di frequente negli store online e sta notevolmente aumentando anche nei negozi fisici, ma richiede un’analisi dettagliata dei gusti del consumatore tramite una profilazione dello stesso.

Allo stesso modo, il bisogno di rendere più semplici e più facilmente accessibili i mezzi di pagamento rappresenta una delle aree in cui l’Internet of Things ha maggiori potenzialità di crescita. I nostri smartphone, smartwatch o anche le tecnologie indossabili saranno in grado di comunicare con il sistema di gestione dei pagamenti del negozio al fine di consentire i pagamenti in modo più veloce e comodo.

Tracciamento degli oggetti e dei clienti

L’utilizzo di tecnologie RFID avviene già di frequente nel settore retail al fine di prevenire i furti, ma le stesse tecnologie sono e saranno sempre più utilizzate anche per raccogliere informazioni sui propri clienti, le loro preferenze e il luogo in cui si trovano, e al tempo stesso per gestire l’inventario del proprio negozio, anche nell’ottica di una integrazione con la piattaforma di vendita online. Allo stesso tempo, i c.d. codici QR sulle etichette dei prodotti consentono di fornire informazioni aggiuntive relative ai prodotti e di compiere attività di marketing nei negozi stessi.

Ma l’Internet of Things viene di solito identificato con l’utilizzo di sensori. Questi possono essere utilizzati nel settore retail al fine per esempio di cambiare un’area del negozio tramite dei display interattivi quando un cliente si trova nelle vicinanze. Ma possono essere utilizzati anche per tracciare e misurare il flusso di clienti in certe aree nel negozio facendo un’attività di in-store analytics.

Gli addetti ai lavori vedono le maggiori potenzialità per l’Internet of Things nel settore retail attraverso le applicazioni Bluetooth Low Energy (BLE) di solito denominate “beacon” e tecnologie simili. La maggior parte degli smartphone e delle tecnologie indossabili sono già dotati di tali applicazioni che consentono al dispositivo di comunicare con i beacon situati nei negozi al fine di consentire ai retailer di tracciare i propri clienti ed inviargli ad esempio comunicazioni, mentre gli stessi visitano il negozio.

Il principale vantaggio dei beacon è che consentono di identificare il luogo in cui si trova il cliente con un’approssimazione molto dettagliata (circa 5/10 metri) il che rende le attività di marketing, tracciamento e pagamento nel negozio molto più efficaci. E ad esempio i clienti potrebbero ricevere comunicazioni di marketing sul proprio smartphone quando si avvicinano ad una sezione del negozio in cui sono disponibili prodotti in promozione.

Ma quali sono i rischi legali?

Le tecnologie dell’Internet of Things si basano per propria natura sulla raccolta di dati relativi agli individui, alla loro analisi sia con riferimento ai singolo che in forma aggregata tramite i c.d. big data e il loro utilizzo al fine di aumentare l’efficienza e le vendite tramite la fornitura di servizi ed iniziative di marketing customizzati.

Violazione della nostra privacy?

Alcune delle problematiche che derivano dall’utilizzo delle tecnologie dell’Internet of Things nel settore retail erano state già sollevate dai garanti privacy europei di recente. I garanti hanno identificato nella mancanza di trasparenza di queste tecnologie uno dei problemi principali. I clienti non sono spesso in grado di conoscere completamente quando e come i propri dati personali sono raccolti, come vengono utilizzati e i soggetti a cui i dati sono comunicati.

Il problema dipende dal livello di informazione e dalla tipologia di consenso che sono richiesti ai clienti per l’utilizzo di queste tecnologie, specialmente tenendo conto che i dati raccolti tramite le stesse possono generare profili dettagliati dei clienti. E un tentativo di trovare soluzioni efficienti è stato già eseguito dalla Commissione europea con riferimento agli RFID, ma stiamo lavorando al fine di trovare soluzioni simili anche per le altre tecnologie dell’IoT.

Cyber Security

Come già menzionato in un mio precedente articolo, i rischi relativi alla cybersecurity con riferimento alle tecnologie dell’Internet of Things sono molto elevati vista la quantità di dati raccolti tramite queste tecnologie. Allo stesso tempo, l’adozione di misure di sicurezza troppo onerose potrebbe rendere la tecnologia poco efficiente e comoda da utilizzare. La perdita dei dati raccolti con queste tecnologie può portare a responsabilità per la c.d. “data breach” che saranno soggetti a sanzioni fino al 5% del fatturato globale ai sensi della nuova normativa privacy europea.

Responsabilità dei diversi soggetti coinvolti

Un problema comune con riferimento all’utilizzo delle tecnologie dell’Internet of Things è relativo alla responsabilità dei diversi soggetti coinvolti nella gestione di tali tecnologie. I retailer faranno spesso affidamento sulla tecnologia fornita da terzi che a loro volta gestiranno la piattaforma cloud tramite i propri subappaltatori. Il problema è come i retailer debbano essere protetti non sono in termini di livelli di servizio, ma anche per i possibili danni reputazionali in caso di perdita di dati o cybercrime.  E un ulteriore problema è dato dall’identificazione del “proprietario” dei dati raccolti la cui identificazione genera gli obblighi di compliance sopra indicati.

Questi sono alcuni dei problemi legali relative all’utilizzo delle tecnologie IoT nel settore retail. Quello che stiamo cercando di ottenere per i nostri clienti e di garantire la conformità con gli obblighi sopra esposti secondo modalità “business oriented” che consentano di fare affidamento sulle necessarie protezioni legali e contrattuali secondo modalità che siano economicamente fattibili per i fornitori.

Via Tech Economy

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Ci sono 1301 persone collegate

< dicembre 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
      
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
         

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Advertising (109)
AI (2)
Aziende (142)
Blog (11)
Brand (39)
Comarketing (2)
Comunicazione (9)
dBlog (1)
Digitale (36)
eCommerce (45)
Grande Distribuzione (7)
Internet (550)
Marketing (305)
Marketing Ambientale (3)
Marketing non convenzionale (62)
Media (102)
Mercati (84)
Mobile (210)
Permission Marketing (1)
Prodotti (95)
Pubblicità (32)
Pubblicità (88)
Retail (12)
Segnalazioni (45)
Social Networks (379)
Startup (1)
Strategie (59)
Tecnologie (77)
Trade Marketing (1)
Viral Marketing (40)
Web 3.0 (5)

Catalogati per mese:
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024
Aprile 2024
Maggio 2024
Giugno 2024
Luglio 2024
Agosto 2024
Settembre 2024
Ottobre 2024
Novembre 2024
Dicembre 2024

Gli interventi più cliccati

Titolo
Automobili (2)
Bianco e nero (1)
Comarketing (1)
Home (4)
Internet (4)
Prodotti (5)
Pubblicità (5)

Le fotografie più cliccate


Titolo

< /p>


Subscribe to my feed


Google
Reader or Homepage

Add to netvibes



Creative Commons License




03/12/2024 @ 19:02:34
script eseguito in 238 ms