Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Sono sempre di più gli italiani che scelgono di acquistare i regali di Natale online, confermando il periodo delle festività come quello di picco per lo shopping digitale. Lo rivelano i numeri e le previsioni che in queste ore si stanno moltiplicando per dare conto di un fenomeno che continua ad avere un andamento positivo.
natale“Per questo Natale (nei mesi di novembre e dicembre) saranno spesi online oltre 3,5 miliardi di euro (oltre il 20% della domanda online annuale), con una crescita del 16% rispetto al 2014.” afferma Alessandro Perego, Direttore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, dando conto di quanto emerso dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano relativamente agli acquisti online nel periodo natalizio (novembre-dicembre). ”Per il periodo natalizio saranno 27 milioni gli ordini conclusi via Internet, a testimonianza di un utilizzo sempre più consapevole del canale da parte dei consumatori italiani.”
Anche nel Bel Paese le giornate dedicate allo shopping come il Black Friday e del Cyber Monday stanno acquisendo, sul canale online, sempre più importanza: alcuni operatori hanno realizzato in due giorni oltre il 5% del totale fatturato online, circa 10 volte il valore delle vendite registrate nello stesso intervallo di tempo in altri periodi dell’anno. Negli Stati Uniti il fenomeno è ancora più rilevante: quest’anno oltre il 50% dei consumatori americani ha fatto acquisti online e il valore delle vendite eCommerce in queste due giornate ha superato quello dei negozi tradizionali. “Nel nostro Paese, la gran parte degli regali riguarderà prodotti tecnologici (smartphone, ma anche smartwatch, tv e tablet), capi di abbigliamento e accessori (borse e gioielli in primis), oggetti di design e cosmetici“, afferma Riccardo Mangiaracina del Politecnico di Milano. “Sempre sull’online, andranno molto bene i libri (sia fisici sia ebook), i giocattoli e i prodotti enogastronomici di nicchia. Da quest’anno si ricorrerà sempre più al canale online per addobbare casa con decorazioni natalizie uniche e originali e per acquistare cibo legato alla tradizione (panettone, torrone, frutta secca) o vino (spumante), in vista del pranzo di Natale e del cenone di Capodanno.”
Bene anche le stime sullo shopping online che arrivano dalla ricerca condotta da Netcomm, Consorzio del Commercio Elettronico Italiano in collaborazione con Human Highway, che ha analizzato la propensione all’acquisto online su un campione formato da uomini e donne di età superiore ai 18 anni, residenti su tutto il territorio nazionale e rappresentativi della popolazione italiana che si connette alla Rete con regolarità almeno una volta alla settimana. La ricerca si è concentrata sugli ultimi 3 mesi con un focus particolare sulla propensione verso gli acquisti natalizi. Cosa è emerso? Nel 2015 il tasso di crescita del numero di coloro che decideranno di acquistare almeno un regalo in rete sarà superiore a quello dei consumatori che decidono di acquistare su internet durante tutto l’anno.Se nel 2014 erano 7,4 milioni gli individui che sceglievano di acquistare su internet almeno un regalo, quest’anno la cifra registrerà +22%, attestandosi a 9 milioni di acquirenti.
Le cifre confermano come lo shopping online nel periodo natalizio sia divenuta ormai una consuetudine, o la nuova normalità: nel 2012 era 580 mila gli individui che acquistavano la maggior parte dei regali di Natale online; nel 2015 gli italiani che scelgono l’online come primo o esclusivo canale di «approvvigionamento» per i regali di Natale sono quasi un milione e mezzo. Un tendenza in continuo aumento e confermata dalle intenzioni rispetto ai volumi di acquisto per la stagione 2015: il 34% degli acquirenti online dichiara infatti che quest’anno farà più acquisti di regali di Natale online rispetto all’anno scorso. Allo stesso modo, la percentuale di acquirenti orientati a fare meno acquisti di regali online scende (-15,9%), indice che lo shopping in rete rappresenta una soluzione comoda nonché una risorsa per il consumatore italiano, sempre più soddisfatto e capace di apprezzare il commercio elettronico come una valida opportunità.
“Abbiamo stimato in 3,1 miliardi di euro il totale di acquisti online che saranno effettuati nei 45 giorni che precedono il Natale e ben 1,8 miliardi sono attribuibili ad acquisti di prodotti fisici – dichiara Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, Consorzio del Commercio elettronico italiano.”
Lo shopping natalizio nel mondo A livello globale, secondo una analisi Demandware, queste 5 settimane rappresenteranno il 22% del totale degli ordini di quest’anno, rispetto al 21% del 2014; l’aumento va attribuito alla presenza di un giorno in più di shopping, da calendario, a disposizione tra il Giorno del Ringraziamento e Natale. Negli Stati Uniti, Demandware prevede che la percentuale degli ordini durante il periodo di picco sarà leggermente superiore – dal 23% dello scorso anno al 25% del 2015. Non sorprende che Demandware stimi un deciso aumento nelle transazioni nel periodo compreso tra il Black Friday e il Cyber Monday. Per la società il “venerdì nero” rappresenterà il 23% degli ordini della ‘settimana cibernetica’ – in crescita del 10% su base annua – avvicinandosi al 25% degli ordini stimati durante ilCyber Monday. La previsione è di un aumento del 22% delle visite per questo periodo di picco rispetto allo stesso periodo del 2014: i consumatori visiteranno lo stesso sito il 6% in più; su di esso ci sarà una crescita della spesa pari al 3%. Grazie all’aumento degli acquisti effettuati tramite più dispositivi e al miglioramento nell’utilizzo di device mobili per lo shopping, è possibile che tali dispositivi saranno largamente responsabili dell’aumento delle visite.
“I consumatori sono più propensi a effettuare acquisti utilizzando dispositivi differenti, ed è compito dei retailer unificare l’esperienza di acquisto del cliente attraverso smartphone, tablet e computer” spiega Elana Anderson, Senior Vice President of Worldwide Marketing di Demandware. “Il segreto è creare la connessione per il cliente e per ognuno attuare un’esperienza di acquisto valida e personalizzata adattando ad ognuno le attività di commercializzazione e sfruttando i nuovi modi con cui i consumatori interagiscono con i brand – che si tratti di utilizzare i carrelli come liste dei desideri, visitare i siti tramite dispositivi mobile o l’interminabile ricerca del miglior affare”.
Via Tech Economy
Le festività natalizie si avvicinano e con esse analisi e previsioni dei principali trend di shopping e comportamento di consumo degli utenti quando si parla di acquisti digitali. Quest’anno Dynatrace ha annunciato i risultati di una ricerca sul mobile shopping realizzata intervistando oltre 5.000 utenti mobile: ne emerge un quadro interessante con i giovani tra i 18 e 34 anni posti alla guida di una nuova richiesta di eccellenza nel campo delle prestazioni digitali.
I Millennials sono sempre più mobile, social e si aspettano una qualità superiore nell’esperienza online rispetto alle generazioni precedenti. Questo dato è certo: “quest’anno il mobile shopping batterà tutti i record e il prezzo da pagare per quei rivenditori che non forniscono esperienze digitali di qualità sarà molto più elevato. Siamo in grado di prevedere il futuro del retail, proprio guardando a quello che i consumatori da mobile di età compresa tra i 18 e i 34 anni stanno facendo adesso. Chiedono un’esperienza di acquisto impeccabile e se vengono delusi sono pronti a lamentarsi sui social media”, spiega Erwan Paccard, Director of Omnichannel Strategy di Dynatrace. “Questo ‘Ritorno al futuro’ guidato dai Millennials sta cambiato il mondo della vendita al dettaglio per sempre. Le aziende vinceranno o falliranno in base alla loro capacità di fornire grandi esperienze ai clienti rispetto a ogni possibile punto di contatto digitale”.
Le principali evidenze
Smartphone e tablet sono lo strumento preferito per lo shopping online attraverso web, mobile web e applicazioni mobile: il 60% dei Millennials e il 42% di tutti gli utenti mobile hanno in programma di utilizzare il proprio smartphone o tablet per lo shopping natalizio di quest’anno. Il sorpasso rispetto al negozio fisico tradizionale è vicino: globalmente il 50% dei giovani tra i 18 e 34 anni ha dichiarato che farà shopping più dal dispositivo mobile che fisicamente in negozio. In UK il dato raggiunge il 60%.
Altra evidenza: gli acquisti in store sono ormai integrati nel digital shopping. Più di un utente mobile su quattro (27%), infatti, e quasi 4 su 10 nel caso dei Millennials (37%) userà il proprio dispositivo per fare acquisti quando si trova in un negozio in cerca di regali. Il 62% dei Millennials utilizzerà il dispositivo per confrontare i prezzi, leggere le recensioni sui prodotti e scaricare coupon. Negli Stati Uniti in trend è più forte e il 71% dei consumatori entrerà nei negozi con il proprio smartphone per questo motivo.
Attenzione, suggerisce la ricerca, alle prestazione tecniche di app e siti: il 75% degli intervistati e l’81% dei Millennials abbandoneranno l’acquisto e si rivolgeranno altrove se il sito mobile o l’applicazione mobile presenteranno bug, saranno lenti o soggetti a crash. Gli utenti mobile in Germania perdoneranno ancora meno e l’abbandono dell’acquisto avverrà nell’87% dei casi. Considerando che, in caso di malfunzionamento, solo il 68% proverà in futuro a riutilizzare ancora una volta il sito mobile o l’app, la perdita dei possibili acquirenti si rivela immediata e consistente: il 32% di essi.
Il che dimostra come le app mobile si riveleranno una parte importante delle strategie omnicanale per chi fa commercio online: il 54% dei Millennials preferisce utilizzare le applicazioni specifiche dell’azienda scaricate da un app store per lo shopping online, invece che i siti web aziendali. La motivazione indicata dal 62% di essi è che le applicazioni mobile specifiche dell’azienda garantiscono una migliore esperienza utente rispetto alle prestazioni di un sito web. In UK anche questa percentuale è più elevata con il 71% dei Millennials che ha indicato le mobile app come preferenza.
Via Tech Economy
“Le imprese devono guardare ai profondi cambiamenti avvenuti nei comportamenti degli acquirenti. Investire nella digital transformation è ormai un obbligo per il Retail tradizionale, come per la quasi totalità dei settori dell’economia. Anche se l’interesse nei confronti dell’innovazione non si è ancora tradotto in investimenti adeguati, non mancano interessanti sperimentazioni: un top retailer su due punta all’omnicanalità e uno su tre all’innovazione del punto vendita”. Sintetizza così Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, quanto emerso nell’indagine condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano che ha evidenziato i principali trend di settore. Una sintesi che arriva da diverse evidenze: la rinnovata, anche se timida crescita dei consumi degli italiani con la spesa mensile per le famiglie aumentata dello 0,7% rispetto al 2013 e un trend positivo dei consumi è confermato anche per il 2015 (+0,8% rispetto al 2014). Ma anche il ritorno al passato, in termini monetari, al livello di spesa corrente di 11 anni fa.
Ma i consumatori italiani, sono sempre più connessi e digitali: nel 2015, gli internet user del Belpaese sfiorano quota 38 milioni, in crescita del 3% rispetto al 2014, e i web shopper arrivano a 17,7 milioni, in crescita dell’11% rispetto al 2014.
L’Osservatorio ha condotto una survey sui top retailer italiani (primi 300 retailer per fatturato, presenti in Italia con negozi fisici) in cui sono stati indagati sia il livello di adozione di 30 innovazioni digitali nel 2015 (e negli anni precedenti) sia le intenzioni di adozione per il 2016. Le innovazioni digitali sono state classificate in tre categorie: innovazioni nel back-end (processi di interazione retailer-fornitori o processi interni del retailer), innovazioni nella customer experience in punto vendita e innovazioni a supporto dell’omnicanalità. Ecco cosa è emerso.
Le principali innovazioni In testa le innovazioni digitali nel back-end: sono quelle su cui si è investito di più e di conseguenza oggi risultano le più consolidate. L’86% del campione ha già digitalizzato almeno una parte dei processi di back-end e completerà il percorso nei prossimi anni. Se concentriamo l’attenzione sul 2015, il 40% dei retailer rispondenti alla survey ha sviluppato un progetto nel back-end. Le innovazioni che hanno catalizzato i maggiori investimenti sono le soluzioni di CRM (18% del campione), i sistemi di business intelligence analytics (21%) per mappare il comportamento dei propri clienti e le soluzioni a supporto della fatturazione elettronica e dematerializzazione (18%).
L’area che più di tutte ha attirato l’attenzione dei retailer è stata quest’anno l’omnicanalità: nel 2015 il 50% dei rispondenti ha investito in innovazioni per interagire con i propri clienti a distanza, e, più nel dettaglio, il 21% ha sviluppato o potenziato il sito informativo, il 22% ha sviluppato o potenziato il sito eCommerce, il 29% ha sviluppato l’App o Mobile site e il 18% ha implementato programmi Social.
Le innovazioni nella customer experience in punto vendita sono state introdotte dal 33% dei rispondenti. Tra quelle più adottate troviamo lo sviluppo o il potenziamento di App o Mobile site con funzionalità in negozio (27%), sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi (18%) e sistemi di sales force automation o di online selling in punto vendita (17%). “I progetti per il futuro cambiano in funzione del comparto merceologico“, afferma Valentina Pontiggia, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano. “L’abbigliamento punta soprattutto su soluzioni “esperienziali” all’interno del punto vendita per catturare l’attenzione dei potenziali clienti e fidelizzarli. Oltre il 40% del campione ha dichiarato di voler investire in almeno una delle seguenti innovazioni: digital signage e vetrine intelligenti e interattive, chioschi, totem o touch point, sistemi per l’accettazione di couponing e di loyalty (digitali o Mobile). L’Alimentare nel 2015 ha puntato su App o Mobile site informativi da usare a distanza o in negozio e siti eCommerce, mentre nei prossimi anni investirà su sistemi che velocizzeranno il pagamento, come sistemi di cassa evoluti e Mobile POS”.
e-Commerce e risposte del retail tradizionale L’eCommerce, inteso come la vendita da siti italiani a consumatori italiani e stranieri, nella sola componente di prodotto, ha superato nel 2015 i 7,2 miliardi di euro (in crescita del 28% rispetto al 2014). Tra i comparti di prodotto emergono Abbigliamento (con un peso del 32% sul totale eCommerce) e Informatica ed elettronica di consumo (con il 27%). Nelle vendite eCommerce di prodotto, il peso delle Dot Com è superiore al 70%. I retailer tradizionali, nonostante abbiano nel 61% dei casi sviluppato una propria iniziativa di eCommerce, pesano ancora poco sul valore delle vendite. La convivenza con il canale tradizionale e una scarsa propensione all’innovazione hanno, in passato, rallentato diverse imprese nello sviluppo del canale online. Tuttavia sono diversi i retailer che, in questi ultimi anni, stanno approcciando l’eCommerce in modo più convinto promuovendo non solo un cambiamento tecnologico, ma anche organizzativo e culturale con l’intento di sviluppare una strategia realmente omnicanale. “Tra i modelli omnicanale evoluti più interessanti per i retailer tradizionali troviamo il Click&collect” spiega Pontiggia, “La possibilità di ordinare online un prodotto e di ritirarlo in negozio piace non solo ai retailer, ma anche ai consumatori. Per i clienti finali il Click&collect coniuga, infatti, i principali punti di forza dei canali fisico e online: è possibile, da un lato, accedere ai prezzi e alla gamma dell’online e acquistare in qualsiasi momento (7 giorni su 7, 24 ore al giorno) e, dall’altro, vedere e provare la merce prima di finalizzare l’acquisto. Mentre nell’Abbigliamento e nelle Profumerie il Click&collect è tuttora offerto da una minoranza di retailer (circa il 20% dei siti eCommerce), nell’Alimentare e nell’Informatica ed elettronica di consumo è una pratica molto più diffusa (oltre il 70% delle inziative). Chi ha implementato in maniera convinta il Click&collect, registra oltre il 30% del totale ordini eCommerce attraverso questa modalità”.
I retailer medio-piccoli I retailer medio-piccoli utilizzano l’innovazione digitale per migliorare l’esperienza dei propri consumatori in negozio e per rendere più efficienti i processi di back-end, mentre l’omnicanalità non è ancora una priorità. L’88% dei rispondenti dichiara, infatti, di aver investito in almeno un’innovazione digitale per migliorare la customer experience. 8 rispondenti su 10 pubblicizzano la propria attività commerciale tramite almeno un canale innovativo (sistemi di pubblicità via web, email, Sms o Social Network), 6 su 10 hanno attivato sistemi promozionali (via Sms o con coupon digitali), 3 su 10 hanno adottato sistemi di sales force automation o installato sistemi di cassa evoluti e Mobile POS, 2 su 10 hanno attivato sistemi di loyalty (tramite carta dotata di banda magnetica o codice a barre) e meno di 1 su 10 ha installato chioschi, totem o touch point all’interno del negozio per fornire informazioni aggiuntive ai propri consumatori. Il 60% dei rispondenti ha abilitato innovazioni a supporto dell’omnicanalità, anche se con un approccio molto timido. 6 rispondenti su 10 sono presenti online con un sito informativo, ma solo 2 su 10 permettono di acquistare online (sito eCommerce) o hanno attivato una presenza sul Mobile (con App o Mobile site).
Via Tech Economy
Facebook at Work è ora accessibile da una applicazione mobile ufficiale. Chiamata Work Chat, l'applicazione consente agli utenti di Facebook at Work - il social network per le aziende - di comunicare tra loro via chat, singole o di gruppo, e di effettuare chiamate vocali. Si tratta fondamentalmente di Facebook Messenger, ma esclusiva per gli utenti di Facebook for Work.
Facebook ha iniziato nelle scorse settimane il test di 'Facebook at Work', una versione professionale di Facebook che mette il social network di oltre 1 miliardo di persone in diretta concorrenza con Google, Microsoft e LinkedIn.
Facebook sta facendo tutto il possibile per monopolizzare il tempo che si trascorre on-line e, dopo aver puntato su video, messaging e notizie, ora è pronta per un portale tutto nuovo dedicato ai lavoratori. Chiamato Facebook at Work, il servizio annunciato Mercoledì funziona più o meno come la versione normale di Facebook, tranne che lo si utilizza per connettersi con i colleghi che possono o non possono essere amici nella versione normale del sito. Più importante di tutto, la combinazione di colori della schermata è diversa, quindi se avete il vostro capo dietro le spalle può con un colpo d'occhio sapere se siete su Facebook o se state ancora "lavorando" su Facebook at Work.
Per ora, Facebook dice che sta rendendo disponibile Facebook at Work ad una manciata di partner, che testeranno il prodotto prima del suo lancio ufficiale, provvisoriamente in programma per la fine di quest'anno. Facebook dice che è sta utilizzando la piattaforma internamente tra i suoi dipendenti ormai da anni.
"Abbiamo scoperto che utilizzando Facebook come strumento di lavoro rende il nostro giorno di lavoro più efficiente," Lars Rasmussen, direttore dell'ingegneria di Facebook, ha detto a Wired.com. "Efficienza" e "passare il tempo su Facebook at Work" sono termini che possono suonare come una contraddizione. Ma se Facebook può effettivamente fare uno strumento che aiuta le persone a lavorare meglio in ufficio, ben venga. Facebook fa soldi quando si spendono più ore sul sito, se sei al lavoro o a casa. Più tempo i vostri occhi sono su Facebook, più la vostra attenzione fa monetizzare l'azienda.
Facebook at Work abbiamo quindi capito che è una piattaforma diversa dal Facebook normale, ma ha le funzioni già note come la pagina News Feed, i Gruppi, messaggi diretti e gli eventi, ha spiegato Menlo Park in una una nota. "Sarà quindi possibile restare in contatto con i propri colleghi nello stesso modo in cui lo si fa con i propri amici e familiari attraverso il social network", aggiunge. Facebook at Work, concepito e realizzato per essere utilizzato all'interno delle imprese, promette "che le informazioni degli impiegati su Facebook at Work sono al sicuro, protette, confidenziali e completamente separate da quelle del proprio Profilo Facebook personale".
Altra cosa importante di 'Facebook at Work' è che le informazioni condivise tra gli impiegati sono accessibili solamente ai dipendenti della compagnia. I commenti e feedback dei primi partner che testeranno la piattaforma "saranno fondamentali al fine di costruire il miglior prodotto possibile per loro e i loro impiegati", chiude Facebook in una nota.
Via PianetaCellulare.it
Le vacanze di Natale sono alle porte e gli italiani si preparano a festeggiare e condividere esperienze con gli amici e i propri cari. Il Mobile, soprattutto durante le feste, diventa protagonista indiscusso, con la crescita delle condivisioni, contribuendo a modificare le abitudini e le tradizioni legate ai festeggiamenti, e Facebook, insieme a Instagram, vengono utilizzati sempre più per cercare idee innovative per sorprendere i propri amici con regali originali e divertenti.
Abitudini e tradizioni
Secondo una recente analisi Facebook relativa alle abitudini d’acquisto durante il periodo natalizio, il 48% degli italiani sta pianificando di acquistare attraverso differenti canali e il 39% effettuerà acquisti online in misura maggiore rispetto allo scorso anno. Ricevere in dono un’esperienza risulta essere il regalo ideale per il 17% degli italiani: il 46%, per esempio, desidererebbe ricevere in regalo un viaggio, anche se solo il 12% progetta di regalarlo. Inoltre, trascorrere le vacanze natalizie con i propri cari è molto apprezzato, come ogni tradizione che si rispetti: il 77% degli intervistati ha infatti affermato che passare del tempo con chi si ama è tra gli aspetti migliori del Natale.
Mobile: protagonista indiscusso
Secondo lo studio Facebook che ha analizzato i comportamenti degli internauti nel periodo tra fine novembre e fine dicembre 2014, il mobile è stato il motore principale delle condivisioni: gli italiani hanno infatti condiviso il 18% in più di foto e video da mobile, e il 69% dei post, foto e video sono stati creati da mobile; l’87% degli auguri di Natale scambiati su Facebook sono stati condivisi da mobile, così come il 78% delle foto e il 79% dei video legati al Natale. Dati che confermano la crescita di un fenomeno in continua evoluzione. Inoltre, circa il 31% degli acquisti online sono stati effettuati da mobile.
I regali più social
Anche i regali sono stati protagonisti delle numerose discussioni su Facebook: a Natale 2014 i più ricercati sono stati gli oggetti legati al mondo dell’entertainment, dai libri alla musica, dai DVD ai videogame, ma nella wishlist sono rientrati anche i gadget tecnologici, i gioielli, le gift card, i cosmetici, e i viaggi.
Via Spot and Web
Il marketing digitale è ormai diventato mainstream, e il commercio digitale è una priorità assoluta per il marketing: la trasformazione ormai avvenuta la sancisce Gartner che ha condotto un sondaggio tra i dirigenti marketing in 339 grandi ed extra-grandi aziende del Nord America e del Regno Unito raccogliendo i risultati di quanto emerso nel Chief Marketing Officer (CMO) Spend Survey 2015-2016. L’indagine si è svolta tra maggio e luglio 2015 e ha interessato esponenti di organizzazioni con più di 500 milioni di dollari di fatturato annuo in sette settori: servizi finanziari, ad alta tecnologia, produzione, beni di consumo (CPG), media, retail e trasporti / ospitalità.
“Non c’è dubbio che il marketing digitale sia mainstream“, ha spiegato Yvonne Genovese di Gartner. “Il marketing non fa più una netta distinzione tra offline e discipline di marketing on-line. Mano a mano che i clienti optano per il digitale, marketing online smette di essere un fattore discrezionale e diventa, invece, il contesto dove deve operare tutto il marketing. Il marketing digitale è ora il marketing in un mondo digitale”.
Digitale e analogico: due volti della stessa esperienza d’acquisto
Il 10% degli intervistati spiega di essere “andato oltre” le tecniche del marketing digitale e dichiara di star espandendo il ruolo del marketing per andare a creare nuovi modelli di business guidati dal digitale. La fusione dei mondi fisici e digitali rappresenta una forte opportunità per il marketing per usare informazioni sui clienti e per creare e testare nuove esperienze e modelli di business guidate dal digitale. L’e-commerce è in aumento e lo dicono anche i dati di budget: l’online commerce raggiunge l’11% del budget riservato al marketing digitale (era solo l’8% nel 2014). ”L’aumento del commercio digitale è un’opportunità per i marketer“, spiega Jake Sorofman di Gartner. “C’è stato un tempo in cui il marketing e la vendita erano due discipline distinte. In molti casi, il digitale ha fatto si che queste due dimensioni si fondessero in una unica, continua attività dalla fase di sensibilizzazione iniziale, passando per quella di engagement, la transazione e l’acquisto.”
Due fattori principali stanno guidando l’interesse del marketing nel commercio digitale: la necessità di puntare a risultati tangibili a valle degli investimenti, e il riconoscimento del fatto che le aziende hanno bisogno di più di una piattaforma di commercio per la vendita. Anche in queso caso fino a pochi anni fa le operazioni di commercio digitale erano totalmente scollegate dal “motore” del marketing mentre “oggi, stiamo assistendo alla progressiva l’integrazione tra marketing e commercio digitale intesi come due parti di una singola disciplina.”
E se le aziende B2C sono state a lungo considerate quelle più attive sul commercio digitale, oggi si sta assistendo a una crescita dell’interesse anche del B2B, sempre più interessato a raggiungere i clienti in modo diretto con iniziative di commercio digitale.
E i Chief marketing officer cosa possono fare? I budget complessivi sono in aumento: il 61% degli intervistati ha dichiarato che la spesa per il marketing sarà, in media, l’11% dei ricavi della società, contro il 10% delle entrate società lo scorso anno. Questo cambiamento di un punto percentuale rappresenta un aumento considerevole – del 10%, anno su anno – nella spese in marketing.
Ovviamente “budget più ampi portano le imprese ad avere anche aspettative di considerevoli dimensioni” conclude Sorofman.
via Tech Economy
È in rapida crescita la popolazione di italiani che si affida a smartphone e tablet per piccole operazioni bancarie. Secondo l’ultimo report trimestrale eFinance di Nielsen sono circa 10 milioni gli italiani che utilizzano le aree online riservate ai clienti delle banche italiane. Erano 9,9 milioni lo scorso giugno e, di questi, 2,9 milioni avevano usufruito dei servizi informativi e dispositivi tramite mobile (+80% nell’arco dei 12 mesi).
Lo sviluppo del mobile banking, spiega Nielsen, è legato non solo alla diffusione di device evoluti, ma anche all’ampliamento dell’offerta da parte degli istituti bancari italiani che stanno progressivamente rendendo disponibili applicazioni per i tre principali sistemi operativi (iOS, Android e Windows Phone). Il 79% dei clienti mobile accede ai servizi tramite smartphone. Android si conferma il sistema operativo più diffuso, tuttavia iOS, il sistema operativo Apple, ha una penetrazione sui clienti bancari online doppia rispetto a quella registrata sull'utenza internet nel suo complesso (29% vs. 15%). "Prevediamo che nei prossimi mesi il tasso di adozione dei servizi bancari mobile continuerà a essere sostenuto", afferma Cristina Papini, R&A Director di Nielsen. "Il 75% di chi non ha ancora utilizzato smartphone o tablet per accedere ai servizi bancari non mostra resistenze all'adozione di questo canale".
PER COSA SI USA IL MOBILE BANKING. Il mobile viene utilizzato dai due terzi dei clienti per verificare saldo e movimenti e con regolarità per effettuare ricariche telefoniche o di carte prepagate. La quota di chi accede a questi servizi da smartphone o tablet è simile a quella di chi vi accede da Pc (come si vede dalla tabella). Il computer fisso resta invece la piattaforma preferita per effettuare bonifici, dove il valore della transazione è mediamente più elevato.
Via Business People
Tante novità nella classifica dei migliori brand su Facebook e Twitter di Blogmeter, innanzitutto per quanto riguarda il focus settoriale incentrato sui brand di auto e moto. Ad ottobre, dall’analisi delle performance dei profili italiani – realizzata secondo le due metriche di engagement e new fan/followe – emerge che i brand del settore ottengono le performance migliori in occasione di eventi importanti come il lancio di nuovi modelli, sponsorship e iniziative particolari.
Facebook: una grande varietà di brand
Le due classifiche di Facebook sono dominate dalle pagine ufficiali di diverse case automobilistiche. Per quanto riguarda il page engagement, ovvero l’engagement pesato sul numero di fan, a trionfare è il brand di moto Triumph MotorcyclesItalia che genera un alto livello di interazioni grazie alla partnership con David Beckham e al lancio della nuova moto Bonneville. Segue in seconda posizione la pagina di Michelin che raggiunge l’apice delle interazioni in concomitanza del Campionato del Mondo Rally (WCR) e al terzo posto Peugeot che genera un’esplosione di interazioni grazie alla sponsorship di #XF9. Un altro brand che fa il pieno di engagement è Mazda Italia: il post più engaging in assoluto è quello relativo al Tokyo Motor Show durante il quale è stato presentato il nuovo modello Mazda RX-VISION.
Considerando invece i nuovi fan, è BMW Italia ad avere la meglio, piazzandosi anche al quarto posto per engagement: il merito del suo successo è stata la campagna #ý40annidiSerie3 attraverso cui è stata celebrata la Nuova BMW serie 3. Tra gli altri brand che più hanno accresciuto la propria fan-base ci sono le due case automobilistiche tedesche Mercedez-Benz, la cui comunicazione risulta efficace anche su Twitter, e Audi che, grazie alle foto suggestive scattate dal profilo Auditography, appassiona gli utenti di Facebook. Seguono infine in terza e quarta posizione, il brand francese Renault che attraverso contest e sondaggi conquista sempre nuovi fan e infine Toyota, diventato a fine settembre main sponsor di AS Roma.
Su Twitter svettano Fiat e Mercedez Benz
Su Twitter, invece, le due classifiche risultano piuttosto omogenee, presentando all’incirca gli stessi nomi per entrambe le metriche. Primo classificato per total engagement è il profilo Twitter di Fiat, che si posiziona terzo per numero di nuovi follower: il brand propone gli stessi contenuti in italiano e in inglese e la sua comunicazione è improntata sul divertimento e l’originalità. Segue in seconda posizione Peugeot che colleziona la maggior parte delle interazioni in occasione della campagna sociale #MoveYourEnergy legata al lancio della nuova Peugeot 208. Si piazza in terza posizione invece Ford, conquistando anche un quinto posto per numero di nuovi seguaci: in questo caso, è l’iniziativa di guida sicura #DontEmojiAndDrive a suscitare la curiosità degli utenti italiani di Twitter.
A livello di new follower, invece, il brand che conquista la vetta è Mercedes-Benz, che tra l’altro si distingue anche per total engagement piazzandosi al quarto posto: il tweet che genera il successo maggiore è l’omaggio al #BackToTheFutureDay, giornata durante la quale c’è stato anche il divertente scambio di tweet tra le due case automobilistiche, Toyota e Smart, quest’ultima al secondo posto della nostra classifica per new follower. Quinto posto infine per total engagement e quarto per capacità di accrescere la propria community, per Renault: il brand francese cattura l’attenzione degli utenti soprattutto in occasione dellancio della Clio Duel.
Uno sguardo alle classifiche generali
A livello di classifica generale, invece, il brand più coinvolgente su Facebook, è la no profit Enpa, una veterana delle classifiche stilate di Blogmeter, mentre tra le new entry in top 10 spunta la pagina Facebook di Regione Lombardia che risulta molto attiva ad ottobre con una media di circa 20 post al giorno. A livello di new fan, invece, è la pagina italiana di M&Ms a trionfare, grazie ai numerosi post con cui condivide consigli e ricette. A livello di Social CRM, il più veloce è Wind.
Su social dei 140 caratteri, a governare è il profilo di Juventus, che risulta il più coinvolgente ma anche quello che accresce maggiormente la propria community. Continua dominare per entrambe le metriche anche il profilo di Expo nel suo ultimo mese di attività, mentre a livello di nuovi follower, Ikea Italia crescere tantissimo grazie alla campagna #gustatilavita. A trionfare a livello di response time è infine il profilo Twitter di Inofatac, che impiega solo 4 minuti a rispondere alle richieste degli utenti.
Via Spot and Web
I primi acquisti online con il PagoBancomat sono realtà. I clienti di Banca del Piemonte, Cassa di Risparmio di Asti, Cassa di Risparmio di Ravenna e Banca di Imola – che partecipano come emittenti pilota al progetto del Consorzio Bancomat – hanno effettuato con successo le prime transazioni sul Web con la loro carta PagoBancomat. “Finalmente siamo riusciti a portare su internet il circuito di pagamento più utilizzato dagli italiani”, ha affermato il direttore generale del Consorzio, Sergio Moggia. “Ora ci aspettiamo un’ampia adesione al servizio da parte di banche ed esercenti per consentire a un numero sempre maggiore di titolari di carte PagoBancomat di usarle anche online”. SOLO UN OSTACOLO. Requisito fondamentale per fare acquisti sul Web con il circuito di debito nazionale, infatti, è che le banche, che emettono le carte e convenzionano gli esercenti, abbiano aderito al servizio abilitando così clienti e negozianti a utilizzare ed accettare anche questo strumento per le transazioni online. COME FUNZIONA. Una volta abilitato al servizio dalla propria banca, il titolare potrà usare in modo facile e veloce la carta PagoBancomat sui siti di e-commerce convenzionati. Sarà sufficiente, infatti, scegliere il servizio tra gli strumenti di pagamento messi a disposizione dal sito. Cliccando sul simbolo del circuito si verrà reindirizzati a una pagina contenente l’elenco di tutte le banche aderenti al servizio. A questo punto sarà sufficiente selezionare la propria banca nell’elenco per essere trasferiti direttamente al sito di home banking, dove basterà digitare le proprie credenziali per concludere in pochi secondi il pagamento.
Via Business People
Negli scorsi giorni Facebook ha chiaramente dimostrato, semmai ce ne fosse stato bisogno, come l’advertising, soprattutto se mobile, sia oggi una delle principali fonti di entrate per chi opera in rete. Eppure, di pari passo con la crescente importanza della pubblicità online, cresce anche l’apprezzamento degli utenti per sistemi e app che ne bloccano l’invasività: secondo un report di PageFair e Adobe sono 198 milioni gli utenti attivi nel mondo che usano software che bloccano le pubblicità online il che si traduce in un costo stimato di 22 miliardi persi, quest’anno, per gli editori.
Un campanello di allarme significativo per gli advertiser che hanno puntato molto sul web in questi anni di magra su altri media: solo in Italia, sostiene Nielsen, Internet è cresciuto del +4,6% nel singolo mese di settembre (+4,6%), con la pubblicità digitale che cresce del 9,1% nel periodo gennaio – settembre di quest’anno. A livello globale Statista prevede che il digital advertising rappresenterà il 33% di tutta la spesa pubblicitaria nel 2018 mentre in Ue il mercato della pubblicità online è raddoppiato in cinque anni+11,6% rispetto allo scorso anno raggiungendo un valore di 30.7 miliardi di euro.
Un mercato potenzialmente vasto che sta però facendo i conti con sistemi sempre più sofisticati di blocco di pubblicità digitale che vanno ad intercettare atteggiamenti diversi da utenti diversi: di recente Apple ha rilasciato una nuova versione del suo sistema operativo iOs 9 che permette di installare applicazioni che bloccano le pubblicità e altri contenuti sulla versione mobile di Safari tanto che, in poche ore, si è assistito a un boom di download di tali app. Di fatto quello che già permettono di fare altri browser da tempo nel corso della navigazione web. La mossa di Apple ha seriamente preoccupato gli inserzionisti già allarmati da un fenomeno dilagante che il colosso di Cupertino, per la portata di utenza che arruola, potrebbe acuire ancora di più.
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Potrebbe sembrare una domanda retorica ma non lo è del tutto. Sempre secondo PageFair, che ha intervistato un campione di 400 persone in Usa, tra i motivi che spingono, o spingerebbero, i consumatori a usare tali metodi vi è principalmente il timore che i loro dati possano essere usati per personalizzare la pubblicità mentre per altri gli utenti sarebbero semplicemente infastiditi dalla pubblicità, relegando il fattore privacy ad uno dei motivi primari ma non il principale. L’invasività delle forme pubblicitarie display è chiamata in causa da TechCrunch, e da diversi operatori di settore, come uno dei perchè che spingono gli utenti a non voler visualizzare i contenuti pubblicitari: Scott Scott Cunningham, della Interactive Advertising Bureau spiega che: “abbiamo assistito a un aumento di pubblicità invasiva” e si, gli operatori capiscono perchè le persone sono scontente su come loro ottengono dati sui target delle loro pubblicità. Harry Kargman, fondatore e CEO delll’azienda di pubblicità mobile Kargo, a TechCrunch spiega che in molti casi la pubblicità online ha creato effettivamente “una cattiva consumer experience da tutti i punti di vista: di privacy, di usabilità e di fastidio.” Allo stesso tempo, spiega, bisognerebbe spiegare alle persone, mentre gli operatori elaborano nuove strategie, che bloccare la pubblicità è quasi come rubare: “Non c’è dufferenza dallo scaricare video pirata.”
Eppure non tutti gli utenti sono così ostili all’adversting online: nel report “What’s my worth 2015”, realizzato da Opinium Research e commissionato da Millennial Media, sul comportamento di 4000 utenti mobili in 4 Paesi: Francia, Germania, Regno Unito e USA, emerge come ci sia consapevolezza che con laa pubblicità è possibile fruire di App gratuite. Il 79% del campione è consapevole del meccanismo per cui la pubblicità permette di mantenere gratuiti contenuti e applicazioni. Solo il 3% accetta di pagare per non far apparire messaggi pubblicitari sul proprio device, mentre il 72% preferisce pubblicità e servizi gratis.
Insomma, lo scenario appare delicato con valide motivazioni pro e contro sistemi di adblocking, a dimostrazione di come l’ecosistema sia ancora alla ricerca di un giusto bilanciamento tra quelle che sono le esigenze di sopravvivenza di attività online gratuite per l’utenza e quelle della stessa utenza, che rivendica la possibilità di aggirare i vincoli, e i fastidi della pubblciità. Infondo cambiano strumenti e canali, ma il dilemma è il medesimo della tv e del telecomando.
Via Tech Economy
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