Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Amanti della musica online accorrete. Dopo Musicnet (che comprende un archivio di circa 600.000 canzoni), il gruppo Time Warner fa un ulteriore passo in avanti nel modo della music on demand.
Si e' infatti appena conclusa l'acquisizione di Musicnow.com da parte del motore di ricerca AOL. I termini economici dell'accordo non sono stati ancora rivelati dalle parti. Quello che è certo è che ora i patiti della online music potranno scaricare oltre un milione di canzoni tramite il portale aol.musicnow.com ad un costo piuttosto contenuto: si parte infatti da una cifra di 0.99$ a canzone, ma sono disponibili anche piani di abbonamento mensile che partono da 9.95$.
Buon download a tutti!
La lunga fase di trasformazione di Internet si concretizza in una domanda chiave per il futuro della Rete: gli utenti sono disposti a pagare per i contenuti?
Dalla prima Internet volontaria e gratuita alla crescita sostenuta da motivazioni finanziarie e nebulosi progetti, dallo scoppio della bolla alla maturità dei servizi a pagamento. Per capire se veramente la Rete è entrata a pieno titolo in una nuova fase di sviluppo e crescita, l’interrogativo principale riguarda la sua capacità di veicolare, insieme ai servizi e ai contenuti, anche gli investimenti e i ritorni. Capire se gli utenti sono disposti a pagare per quello che trovano in Rete è lo snodo fondamentale per il futuro di Internet.
Le famiglie e i contenuti
Il rapporto 2005 dell’Osservatorio AIE, Associazione Italiana Editori, è stato condotto dalla società di ricerca ISPO ed ha un significativo titolo: “Le famiglie italiane e i contenuti digitali: modalità di accesso e di consumo”. Il quadro che emerge da questa ricerca indica chiaramente che la mentalità degli utenti Web è cambiata: l’idea di accedere a contenuti a pagamento è ormai radicata, il consumo di contenuti digitali non va a scapito degli strumenti tradizionali, come i libri, l’argomento di maggior richiamo per i navigatori restano le notizie, d’approfondimento o sotto forma di corsi, news veloci o articoli specialistici.
Crescita Web
La premessa al nucleo centrale della ricerca, condotta su un campione di 4.336 persone rappresentative della popolazione italiana, è la crescita costante dell’uso di Internet in Italia. La penetrazione della Rete nella popolazione si attesta al 46%, circa 23 milioni. Lo scorso anno si attestava al 43%, con una continua crescita anche in questi ultimi anni. Tra chi possiede un Pc, l’83% è un navigatore. Il primo dato significativo quindi riguarda non tanto le ulteriori possibilità di espansione di Internet in sé, ma della crescita della cultura informatica nel suo insieme. Circa il 45% degli italiani ancora non utilizza un personal computer. La base su cui lavorare per il futuro è rappresentata da questa metà degli italiani, ancora fuori dalla società dell’informazione. Tra i navigatori, la maggioranza assoluta è catalogata come “forti utilizzatori”, ossia persone che hanno notevole dimestichezza con le tecnologie e con Internet. La prima nota importante è che tra questo gruppo è molto forte anche la lettura di libri e quotidiani (il 61% dei forti utilizzatori legge libri con regolarità, il 57% legge quotidiani). Il web quindi non sostituisce, ma si affianca ai media e agli strumenti tradizionali per la ricerca di notizie e approfondimenti.
Pagare, perché no?
L’elemento di maggior interesse della ricerca, tuttavia, riguarda la propensione al pagamento dei contenuti. Il campione intervistato, infatti, non ha sollevato dubbi rispetto all’opportunità di pagare i contenuti da fruire in Rete. Ma per quale tipo di contenuti sarebbero disposti a pagare gli utenti? Prima di tutto per lo studio e la professione: i corsi di formazione (il 67% del campione pagherebbe) e materiali a vario titolo utili per la propria attività (45% del campione) riscuotono grande comprensione. Sullo stesso livello sono da porre le informazioni specialistiche (55%) e la ricezione di attività di consulenza (48%) evidenti compendi alle due categorie di cui sopra. La fruizione di musica a pagamento è normale per il 41% del campione. Anche solo la lettura di giornali e riviste online, però, riscuote un significativo 29%, che equivale a un pubblico potenziale di oltre 3 milioni e mezzo di italiani. Rispetto alla sicurezza delle transazioni, i dubbi sono pochi: pur con notevoli sfumature, la fiducia nella sicurezza del mezzo è appurata. Per quanto riguarda il metodo di pagamento, invece, l’abbonamento sembra il preferito.
Modalità di fruizione
L’ultimo elemento degno di nota riguarda invece la modalità d’approccio alle informazioni online. La parte più numerosa (il 37%) può essere catalogato come “mordi e fuggi”. Sono curiosi che utilizzano Internet senza uno scopo preciso, cercando di tutto un po’. Senza particolari esigenze d’archiviazione delle informazioni raccolte, si muovono un po’ per curiosità e un po’ per esigenze professionali o di studio. C’è quindi un corposo gruppo (24%) rappresentativo di persone non molto giovani (comunque sotto i 50 anni) che usano Internet a pillole, senza fidarsi eccessivamente delle nuove tecnologie. Per questo stesso motivo, sono i meno propensi a compiere transazioni online. Il gruppo più interessante è rappresentato invece dal 22% del campione: un blocco di persone che usa Internet per quello che serve e che mantiene il materiale fino a quando serve. Sono soprattutto i più giovani, tra i 14 e i 17 anni, hanno molta confidenza con le tecnologie, sono disposti a pagare. Usano il Web soprattutto per le proprie attività di studio o professionali. Infine, l’ultimo gruppo (17%) è composto dagli ultimi arrivati, per forza di cose molto prudenti e con poca propensione agli scatti in avanti. Sono disposti a pagare, ma soltanto per arrivare a corsi di formazione o informazioni specialistiche. [fonte Shinynews]
Non c’è pace nel mondo dei media, e tutti i contenuti devono necessariamente essere digitalizzati. Google tra mille difficoltà si sta organizzando per dare accesso a numerosi libri in formato digitale, battendosi contro concorrenti del calibro di Yahoo e Microsoft, ed ecco che un’altra minaccia si profila all’orizzonte.Amazon, la famosissima libreria (e non solo) on line, ha recentemente annunciato che darà la possibilità ai propri utenti di acquistare libri digitalizzati, sia interi che a singole pagine.Questa iniziativa, denominata Amazon Pages, consentirà di accedere a parte dei contenuti dei libri (previa consenso degli editori), a pagamento. Tramite il programma Amazon Upgrade gli utenti interessati ad acquistare il libro in formato cartaceo avranno la possibilità, pagando un minimo sovrapprezzo, vederselo recapitato a casa.Il pricing non è ancora definito, ma dovrebbe essere piuttosto economico. Da sottolineare che l’accesso a pagamento consente il regolare pagamento dei diritti d’autore, tanto che l'Associazione degli Editori Americani ha supportato apertamente l’iniziativa.
Finalmente è uscita la versione 2.0 di Google Desktop. La principale novità è la presenza di una sidebar per utilizzare una barra degli strumenti personalizzata, che consente l’accesso a news, meteo e posta elettronica.
Inoltre, tramite il supporto a JavaScript sarà possibile scaricare nuovi plug in in base alle proprie preferenze. In inglese è disponibile la versione 2.0, mentre chi preferisce l’italiano deve accontentarsi della versione 2.0 Beta.
Come molti si aspettavano il download di video musicali dall’Apple store iTunes è stato un successo, con oltre un milione di video legalmente scaricati in meno di venti giorni. Un traguardo importante per un’iniziativa seguita con molto interesse da addetti ai lavori ma anche da semplici appassionati.Questo risultato, a detta della Apple, testimonia come esista un mercato per queste applicazioni, e funge da stimolo per l'aggiunta di ulteriori servizi e l’ampliamento del materiale messo messi a disposizione, che attualmente comprende 2000 video musicali, filmati targati Pixar e serie di successo, tutti acquistabili a $1.99.In qualche post precedente è stato descritto l’accordo tra iTunes e Disney per la distribuzione online di alcune serie di successo. Il coinvolgimento del colosso americano testimonia l'interesse di molti fornitori di contenuti per questa nuova forma di distribuzione, che si sta rapidamente affermando, grazie anche al successo e alla crescente diffusione di molti video player portatili, tra i quali il Video iPod, e ai prezzi relativamente contenuti di accesso ai servizi.
Il mondo delle applicazioni software, incluse quelle dedicate al business, ha visto negli ultimi anni una timida ma costante avanzata delle tecnologie di tipo open source Semplificando i software open source sono programmi che vengono distribuiti con vari tipi di licenza che hanno in comune una caratteristica fondamentale: i codici sorgenti con cui sono scritti sono visibili e modificabili.
Dunque rispetto ai normali programmi commerciali l'acquirente, se ne ha la capacità, può modificare il programma originario e adattarlo alle proprie esigenze.
Naturalmente per queste modifiche sono necessarie delle competenze specifiche non facilmente disponibili in azienda, per questo alcune società informatiche si stanno oggi dedicando alla fornitura e alla configurazione di prodotti open source personalizzati su misura per le singole imprese.
In sostanza l'azienda cliente non paga l'acquisto del software (gratuito nella sua versione base) ma invece corrisponde denaro alla società specializzata la consulenza, l'installazione e, soprattutto, le eventuali modifiche volte a creare la personalizzazione del prodotto.
Poter personalizzare il software non è certo un fatto da poco: come tutti i prodotti pensati in modo tradizionale anche i programmi commerciali sono progettati per le esigenze di uno specifico segmento di mercato che corrisponde, grossomodo, alle esigenze del cliente.
“Corrisponde grossomodo”: questo punto è importante perché nessuna azienda è realmente uguale ad un'altra e dunque disporre di un prodotto standard comporta quello che per i privati viene definito il “sacrificio del consumatore”. L'impresa si deve adattare alo standard, con dei compromessi e dei limiti alla propria attività.
Le più recenti teorie di marketing invece parlano di miniaturizzazione dei segmenti e di servizio one-to-one per il cliente, individuato come persona singola con le proprie caratteristiche e necessità.
Ecco che il software open source rientra perfettamente in questo tipo di casistica, con una modalità di fare business davvero all'avanguardia.
L'impresa cliente infatti non paga più per il prodotto standard (che può avere gratuitamente) ma rivolge i suoi costi al servizio ed alla customizzazione, con esborsi economici che in termini quantitativi possono essere simili ad un prodotto standard (o anche superiori) ma con vantaggi difficilmente paragonabili.
In più la competizione per gli operatori diventa più forte in quanto tutti partono da una base comune (i software distribuiti con libera licenza) ma poi devono distinguersi per la capacità di consigliare il cliente e per la competenza nello sviluppo e nel perfezionamento dei programmi.
Una bella differenza rispetto ai tipici software commerciali, dove in molti segmenti il monopolio e l'oligopolio sono la norma.
Insomma con i software open source il programma evolve da prodotto a servizio e da merce standardizzata a bene assolutamente personalizzabile e customizzabile.
GIANLUIGI ZARANTONELLO
LINKS UTILI
Sull'Open Source in genere
http://www.opensource.org/
Articoli sull'Open Source per aziende
http://www.eprometeus.it/?Magazine http://www.connecting-managers.com/ http://www.webmasterpoint.org http://www.businessonline.it Esempi di azienda che sviluppano software su misura
http://www.eprometeus.it
Un interessante articolo apparso su Libero.it parla di come i blog comincino ad essere presi di mira da media ed aziende.La rivista Forbes (l’articolo però è a pagamento), li descrive come un covi di cospiratori, pronti a rovinare brand, gettare fango sulle campagne di marketing altrui e culla dell’estremismo politico. Sempre secondo la rivista poi l’utilizzo degli RSS contribuisce in maniera virale alla diffusione di queste informazioni spesso non corrette.Ma anche Wired News evidenzia come i blog in questi giorni siano controllati da molte aziende con grande attenzione, preoccupate dal fatto che qualche dipendente possa incautamente rivelare segreti aziendali tra un commento e l’altro.Tempi duri per i bloggers?
Questa segnalazione non è proprio relativa a tematiche di marketing, ma mi sembra molto carina. Avete mai sognato di lavorare con un vero genio?Se cliccate qui potrete avere l'occasione di far scrivere sulla lavagna di questo signore le frasi che più vi piacciono. Ricordate però che la formula E = mc^2 è già stata scritta.
Tra le tante voci su Google Base circola ultimamente anche questa, a mio parere poco credibile ma decisamente curiosa: che si tratti di un servizio che potrebbe andare in competizione direttamente con eBay, offrendo servizi, prestazioni professionali, case e merci su web. I sostenitori di questo rumor affermano che la notizia sia trapelata grazie ad un programmatore che ha sviluppato un software in grado di rilevare e navigare nei sottodomini di Google. Staremo a vedere,comunque anche l'Ansa sembra dare credito a questa voce.
Il progetto diGoogle di rendere disponibile via web molti dei libri più famosi del mondo ha creato non poco scompiglio, con buona parte dell'industria editoriale che reclama la violazione del diritto d'autore. In particolare le 5 più grandi biblioteche del mondo: Oxford, Harvard, Stanford, Michigan e New York Public Library hanno presentato un esposto in un tribunale americano opponendosi al progetto di Google di scansionare i libri in esse contenuti.
Nello stesso tempo la Open Content Alliance (OCA), formata da un gruppo di archivisti digitali e sostenuta da Yahoo, HP e Adobe ha visto l’adesione anche di Microsoft e oltre una dozzina di grosse biblioteche americane ed europee per la duplicazione digitale di circa 150.000 libri il prossimo anno.
Si tratta di una vera cordata anti-Google, già messa in difficoltà dalla denuncia legale dell’Association of American Publishers, che invece appoggia l'iniziativa dell'OCA, in quanto maggiormente rispettosa del diritto d’autore.
Potremo tra breve disporre di un’opzione per la ricerca di testi dai libri da parte di MSN o Yahoo? Di sicuro dietro queste politiche di alleanze ci sono grossi interessi in ballo per un business che potrebbe rivelarsi molto redditizio, sia per le modalità di accesso ai contenuti che per l’adevrtising.
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