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  mymarketing.it: l'isola nell'oceano del marketing... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : eCommerce (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 10/07/2014 @ 07:18:11, in eCommerce, linkato 1671 volte)

È una sfida senza respiro, centimetro su centimetro. Impadronirsi del web in ogni modo, con ogni mezzo. Le big company non si danno pace. Nelle ultime ore Google ha lanciato l'ennesima sfida ad Amazon, scucendo 500 milioni di dollari dal suo portafogli per investirli in Shopping Express. Obiettivo? Introdurre un servizio di consegna rapida dei prodotti, settore già coperto dalla società di Jeff Bezos, che con Amazon Prime assicura all'acquirente la ricezione dell'oggetto in poche ore.

L'idea di Big G ha basi solide. Il mercato di riferimento, almeno all'inizio, sarà quello statunitense. Ma il progetto Google ha dalla sua parte un notevole vantaggio: la leadership inavvicinabile di Big G nel settore del product search. Offrire un servizio rapido ed efficiente potrebbe essere un bel problema per qualsiasi competitor, allora. Amazon incluso.
Per ora Google sta investendo per portare il servizio in tre città degli Usa: New York, San Francisco e Los Angeles. E ha già stretto accordi con alcuni marchi come Target, Costco, Toys R Us e Whole Foods. Ma Google Shopping Express è solo all'inizio del cammino.

Cosa lo differenzia da Amazon
A differenziare da Amazon il servizio sul quale Google ha deciso di puntare c'è un dettaglio non di poco conto. Il colosso di Mountain View, almeno per ora, non avrà gli enormi centri di distribuzione sui quali invece ha investito Bezos. Ciò vuol dire che i prodotti rimarranno nei magazzini dei fornitori originari. Google si farà carico di andare a prelevare la merce per poi consegnarla. Il tutto nel giro di poche ore. Per questo i 500 milioni di dollari investiti serviranno a preparare una vasta flotta di autisti, impacchettatori e mezzi. Il costo del servizio dovrebbe essere, secondo quanto scrivono negli Stati Uniti, di 4,99 dollari per ogni prodotto. Ma non è escluso che Big G punti ad abbonamenti annuali e a promozioni gratuite per far conoscere il servizio.

«Negli ultimi cinque anni abbiamo migliorato di molto Google Shopping, aiutando gli acquirenti a trovare i prodotti disponibili in zona. - ha commentato Tom Fallows, capo di Shopping Express, al web magazine Re/Code - Ma spesso ci trovavamo davanti a feedback nei quali gli utenti lamentavano i tempi di consegna troppo lunghi». Google Shopping Express è il servizio che correrà in loro aiuto. L'obiettivo è quello di consegnare un prodotto nelle 3/4 ore successive all'ordine effettuato online. Una sfida enorme, anche per un colosso come Google. Amazon ha investito tempo e danaro per arrivare ai risultati odierni, automatizzando i centri di distribuzione presenti in varie parti del mondo. La risposta di Big G è tutta da scoprire.

Via IlSole24Ore.com

 
Di Altri Autori (del 26/06/2014 @ 07:27:29, in eCommerce, linkato 1770 volte)

Le aziende che vendono online stanno inventando modi per risolvere lo storico tallone d’Achille dell’ecommerce: la logistica. Tuttora, tempi e modalità di spedizione sono il principale ostacolo alla diffusione dell’e-commerce (anche – e, forse, soprattutto – in Italia). I rimedi inventati mirano quindi a rendere la consegna più a misura di cliente, in vari modi.

Un caso è Shutl, il servizio di consegna per vendite online che secondo uno studio dell’associazione eCommerce Europe, è il più veloce al mondo: 90 minuti dall’ordine. È possibile perché funziona solo per i venditori che hanno punti vendita fisici. Al momento dell’ordine il consumatore indica il proprio Cap e il sistema verifica e conferma in tempo reale se è possibile fare la spedizione in 90 minuti. Nel caso, il negozio fisico più vicino viene avvertito dal sito e prepara il pacco. Nel giro di pochi minuti arriva una moto o un auto di Shutl che prende il pacco e lo porta al cliente. Tra l’altro, essendo un servizio locale il costo è simile a quello di una spedizione standard.

Gli stessi grandi siti ecommerce americani – Amazon, Google, eBay – stanno facendo una gara per ridurre i tempi di consegna: adesso nello stesso giorno dell’ordine (“same day delivery”), in alcune città americane. Amazon consegna anche la domenica nelle principali metropoli Usa ed europee (non in Italia). La consegna domenicale è garantita anche dal corriere francese Hermes. Con la stessa filosofia, è nata di recente Uber Rush, un’app per la consegna pacchi a piedi o in bicicletta.

In Cina invece sono nati corrieri che, quando spediscono vestiti, aspettano dietro la porta che il cliente li provi. Così poi se li riprendono al volo, se non vanno bene.

Altre innovazioni rispondono a mutazioni sociali: è sempre più comune che la casa sia disabitata per tante ore al giorno. Chi non ha portineria e non può ricevere pacchi in ufficio, come può quindi comprare online? Dove li riceve i pacchi? Per esempio nei “lockers”, cioè armadietti digitali che sono arrivati anche in Italia. Adesso ce ne sono cento, per lo più presso centri commerciali del Nord Italia, ma diventeranno 400 entro tre mesi, secondo InPost, l’azienda polacca che li produce. Gli armadietti hanno tanti scomparti protetti da un codice. Il corriere deposita il pacco e il cliente lo prende quando gli è possibile, digitando il codice ricevuto al momento dell’acquisto. Al momento è un servizio offerto solo da Tnt Express ed è adottato solo da Banzai (su Saldi Privati ed ePrice). Sono l’evoluzione di un servizio che c’è già da anni: i pickup point del pacco in un negozio fisico.

Un’alternativa è la scatola creata da Parcelhome, una startup inglese: l’utente la mette nel proprio pianerottolo e la protegge con un codice digitale. È la versione evoluta (e più grande) di una cassetta delle lettere, insomma.

A volte non servono nemmeno innovazioni spinte per fare felice il cliente: bastano alcune attenzioni in più. Come la prassi di telefonare al cliente per mettersi d’accordo su un orario di consegna: sta diventando più comune tra i corrieri (fino a ieri recalcitranti), a quanto risulta ai ricercatori dell’Osservatorio eCommerce del Politecnico di Milano. Esselunga, grazie a una flotta di proprietà, garantire la consegna all’orario scelto dall’utente (in una finestra di due ore).

E se entro cinque anni ci saranno forse consegne tramite droni – a quanto annuncia Amazon – nel futuro prossimo dell’Europa ci sono cose più prosaiche ma probabilmente più utili. Cioè uno standard che agevoli le spedizioni “transfrontaliere”, quelle che avvengono tra diversi Paesi dell’eurozona.

Lo ha appena proposto eCommerce Europe alla Commissione Ue. Se i sistemi informativi dei diversi corrieri adotteranno standard, sarà possibile rendere più tracciabili e garantite le consegne transfrontarliere. L’obiettivo è anche ridurre i prezzi, che ora non sono orientati alla distanza percorsa ma al diverso livello di integrazione tra i sistemi dei diversi corrieri. Conseguenza, mandare un pacco in Germania costa due-tre volte la spedizione nazionale (a parità di chilometri) e persino più che negli Usa, secondo stime dell’associazione.

Via IlSole24Ore.com

 
Di Altri Autori (del 23/06/2014 @ 07:49:06, in eCommerce, linkato 1558 volte)

Se l'utente non va all'ecommerce, è l'ecommerce ad andare dall'utente. Possiamo riassumere così una tendenza che è internazionale ma che può fare la differenza soprattutto in Italia, storicamente in ritardo per lo sviluppo del commercio elettronico. Tutti gli attori di questo ecosistema si stanno impegnando infatti per venire incontro all'utente. Da una parte, stanno risolvendo le principali barriere all'acquisto online. Dall'altra, inventano modi innovativi aumentare le prerogative dei clienti e in generale migliorarne l'esperienza.

Andiamo insomma verso un'evoluzione, a tutto tondo, del commercio elettronico, come risulta dall'analisi europea condotta da Netcomm ed Ecommerce Europe, ancora inedita. Ha scovato i casi di ecommerce più innovativi in Europa e le soluzioni più comuni ai due classici problemi, riguardanti la logistica e il pagamento via carta di credito.

Tempi e modi della spedizione spesso non soddisfano le esigenze degli utenti. Alcuni inoltre non si sentono ancora a proprio agio con il digitare i dati della propria carta su un sito web. Possono sembrare problemi banali, ma la loro soluzione passa da uno sforzo collettivo di tutti gli attori coinvolti. Delle aziende che vendono online, certo; ma anche dei corrieri e delle banche. A questa schiera si aggiungono soggetti vari che si possono rivelare utili all'ecommerce grazie alla propria presenza nel mondo fisico (dove l'utente può pagare o ritirare la merce scelta online).

Si consideri per esempio la logistica. L'ecommerce deve fare i conti con costumi che cambiano: è ormai comune che le case siano disabitate fino a tarda sera. Gli individui sono sempre più mobili e irregolari negli spostamenti.
"Le innovazioni della logistica, che stiamo vedendo in questo periodo in Italia e non solo, sono tra le più interessanti e importanti", nota Roberto Liscia, presidente di Netcomm (il consorzio del commercio elettronico italiano).
Si moltiplicano i luoghi e gli strumenti fisici dove ritirare un pacco. Allo stesso tempo, diventano più vari e numerosi i modi per pagare senza carta di credito.
Altre innovazioni ecommerce aumentano la libertà e il potere degli utenti: di scegliere, personalizzare, controllare la qualità finale dei prodotti. I negozi online smettono insomma di essere vantaggiosi solo per il prezzo e la rapidità d'acquisto. Adesso mirano a esserlo anche per la qualità dell'esperienza. Per certi aspetti si ispirano a quelle che erano prerogative dei negozi fisici (la possibilità di provare un prodotto, di avere la consulenza dei commessi…), per poi addirittura migliorarle.
In Italia partecipano anche le regole del settore, a questo percorso virtuoso: dal 13 giugno, un decreto ha aumentato i diritti degli utenti che acquistano a distanza (tra l'altro il diritto di recesso sale a 14 giorni).

Sono tutti fattori cruciali per imprimere una svolta all'ecommerce italiano. Secondo Netcomm, il fatturato 2014 arriverà a 13,2 miliardi di euro, con una crescita del 17 per cento; gli italiani che hanno fatto acquisti in un arco di tre mesi sono stati 15,4 milioni, aumentando del 14,3 per cento. Ci dobbiamo confrontare con Francia, Germania e Regno Unito dove l'ecommerce è molto più popolare e quindi varrà nel 2014 rispettivamente il 6, l'8,5 e il 15 per cento delle vendite totali, contro il nostro 3,6 per cento (3 per cento nel 2013).

In fin dei conti, se c'è da essere ottimisti non è solo per via delle tante innovazioni o aggiustamenti che stanno arrivando sul commercio online. Ma è perché, anche in Italia, sta cambiando il modo stesso di concepire le vendite e il rapporto con i clienti. Una trasformazione culturale che investe tutto, non solo internet: "i negozi, anche quelli tradizionali, stanno capendo che il cliente deve essere servito dovunque, comunque e in qualsiasi momento; con la sua massima soddisfazione possibile", dice Liscia. È un fine così ambizioso da richiedere una fusione tra i due mondi. Da una parte, i negozi fisici si integrano con i propri canali online. Dall'altra, "si rivalutano come luogo di incontro, esperienza e relazione; mentre vengono lasciati a internet gli aspetti più pratici dell'acquisto", dice Liscia.
Il futuro dell'ecommerce coincide in fondo con il futuro del commercio stesso.

Via IlSole24Ore.com

 
Di Altri Autori (del 18/04/2014 @ 07:45:48, in eCommerce, linkato 2132 volte)

La rete si conferma uno dei canali  preferiti dagli italiani per fare shopping, soprattutto nel settore della moda. A sostenerlo è una nuova indagine condotta da Human Highway per Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, presentati nel corso del Digital Fashion & Design, appuntamento che per la prima volta analizza anche il mercato online dell’arredamento e del design.

Su 30,5 milioni di individui che compongono l’universo di Internet (sopra i 15 anni), 16,2 milioni hanno fatto un acquisto online negli ultimi 3 mesi e di questi quasi 11 milioni sono acquirenti online abituali, il 36% dell’universo degli utenti Internet in Italia. In un anno, tra aprile 2013 e aprile 2014, oltre 3,3 milioni di utenti Internet sono diventati eShopper nella moda: 1,7% in più gli “sporadici” con uno o due acquisti nell’ultimo trimestre (5,3 milioni in totale) e ben 22,8% in più gli abituali con tre o più acquisti nell’ultimo quarto (sono 10,9 milioni in totale). Aumentano anche i volumi delle transazioni nei prodotti fashion del +80% in occasione dell’ultimo Natale, ma il trend si mantiene con lo stesso ritmo di crescita, registrando nei primi soli due mesi 73 milioni di euro (+79% rispetto allo stesso periodo del 2013).

Per lo specifico comparto del Fashion (abbigliamento, scarpe, borse, accessori) è significativa la crescita anno/anno di coloro che almeno una volta hanno fatto acquisti: +42%, pari a 3,3 milioni di nuovi acquirenti in 12 mesi. L’indagine rileva inoltre una consistente sovrapposizione tra eShopper di prodotti di moda e eShopper di prodotti di Design e Arredamento. Da osservare anche il valore dello scontrino medio, che, se per il Fashion raggiunge un massimo con gli 80 euro, per le borse da donna, è di ben 140 euro per i prodotti di arredamento (80 euro per prodotti di Design).

“L’aumento significativo degli eShopper abituali – commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm – Consorzio del Commercio Elettronico Italiano – è un dato che deve farci riflettere. Da una parte è significativo il fatto che aumentano gli utenti Internet disposti a fare acquisti online e quindi ad affidarsi alla tecnologia, ma dall’altro possiamo forse leggerlo come una risposta delle famiglie alla crisi, con la ricerca sulla Rete di prodotti a prezzi più vantaggiosi rispetto all’esperienza di acquisto nel negozio tradizionale. L’aumento esponenziale in un anno degli acquisti di abbigliamento è anche frutto di una maturità del settore in termini di ampiezza del catalogo, di disponibilità di servizi e naturalmente di maggiore convenienza”.

Chi acquista arredamento o design in rete, infatti, lo fa principalmente per la convenienza (40-43%, buon rapporto qualità/prezzo), ma anche in virtù della credibilità del sito di vendita (32-33%). Un dato questo interessante: per il design un motivo importante nella decisione d’acquisto è l’occasione, un’offerta precisa che non si sarebbe ripresentata in futuro, elemento che attrae il 31% degli eShopper. Per l’arredamento l’occasione è un buon motivo per il 23% degli acquirenti.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 07/04/2014 @ 07:16:17, in eCommerce, linkato 1580 volte)

Il processo di acquisto del consumatore è appare lineare e sempre più diversificato: ci si informa online e si acquista offline ma, al tempo stesso, si fa largo l’abitudine di cercare informazioni mentre si è nel punto vendita o di toccare con mano il prodotto in negozio per poi cercare online il prezzo migliore. L’87% dei consumatori in Italia compera in negozio dopo essersi documentato in rete. 7 su 10 invece, provano il prodotto in store prima di finalizzare l’acquisto online. Facebook e YouTube tra i social con il maggiore potere di influenza sui consumatori del Belpaese. È questo, in sintesi, quanto emerge dalla nuova edizione di Connected Commerce: A Snapshot of the Modern Shopper, una ricerca condotta da DigitasLBi in Belgio, Cina, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Singapore, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti, per tratteggiare il comportamento d’acquisto dei consumatori.

“Il potenziale di smartphone e tablet sta rendendo sempre più labili i confini tra lo shopping tradizionale e il mondo dell’online – afferma Carol Pesenti, head of Italy and Spain di DigitasLBi – e se da un paio d’anni si è diffusa tra i consumatori la tendenza Ropo (research online purchase offline, l’abitudine a documentarsi in rete su un prodotto prima di acquistarlo fisicamente in negozio), ora si assiste alla nascita di un fenomeno inverso, lo showrooming: visitare, cioè, il negozio per toccare dal vivo la merce e procedere con l’acquisto online, magari ad un prezzo più contenuto”.

“La diffusione su vasta scala di dispositivi mobile sempre più smart – afferma Gianfranco Pocecai, cto West Europe di DigitasLBi – sta letteralmente rivoluzionando non solo l’esperienza d’acquisto del singolo consumatore, ma anche il mondo del retail a livello globale. Si stanno delineando nuovi scenari per negozi e store che devono ripensarsi, adeguandosi ad un mondo sempre più digitale se vogliono mantenere la propria competitività sul mercato. Ma si fanno avanti anche nuove dinamiche per il consumatore, sempre più combattuto tra un’esperienza d’acquisto digitale e il negozio offline”.

Via Quo Media

 
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