Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il prossimo competitor delle radio? Facebook. Potrebbe sembrare una provocazione e, invece, dopo essere entrato in gara con i network televisivi attraverso Live Video, il social sta testando una funzionalità di audio broadcasting.
La società, infatti, ha annunciato Facebook Live Audio, un nuovo strumento attualmente in fase di sperimentazione che consente di trasmettere show radiofonici, podcast, testi di libri, interviste e molto altro ancora.
La novità non è da sottovalutare sia per la “grandezza” di Facebook sia per la capacità dell’azienda di monetizzare e rendere monetizzabili i propri servizi potendo appunto contare sulla vastità del suo pubblico.
Facebook Live Audio
Live Audio funziona come Live Video: i post sono visibili sul newsfeed e ci può essere una interazione attiva da parte degli utenti con cui si potrà aprire un dialogo attivo con domande dirette oltre al canonico like e alle emoji.
La principale differenza è dovuta alla possibilità di utilizzare Live Audio in background: su Android ciò accade anche quando si sta consultando altre applicazioni mentre su iOS non è permesso uscire da Facebook ma si può continuare solo a navigare sulla piattaforma. Non è chiaro ancora se gli streaming saranno visualizzabili una volta terminati e se nel caso possano funzionare in background.
I piani per il futuro
Allo stato attuale, Live Audio è stato testato solo con un ristretto numero di pagine, tra cui i broadcaster tv e radiofonici BBC World Service e LBC, case editrici come Harper Collins e gli autori Adam Grant e Britt Bennett.
Facebook ha fatto sapere che a partire dall’anno prossimo ci sarà un estensione delle feature nelle prossime settimane, per aggredire una nuova fascia di pubblico. E soprattutto poter attingere a nuovi dati di profilazione pubblicitaria sui comportamenti e le abitudini di ascolto di oltre 1 miliardo di persone.
La pubblicità audio è un trend in grande espansione e i budget stanno rapidamente abbracciando questa tipologia di comunicazione. Ecco perché servizi come Spotify devono alzare il livello di guardia.
Proprio Spotify negli ultimi mesi ha stretto una serie di accordi con operatori tra cui AppNexus, Rubicon Project e The Trade Desk, e di recente ha accolto Marco Bertozzi in qualità di VP per l’Europa, con l’obiettivo di aumentare la propria influenza nel segmento degli annunci audio, di cui è il principale attore grazi ai suoi 60 milioni di utenti “free”.
Nuovi formati
Se il terreno più importante è quello dei dati, Facebook deve fare i conti con un newsfeed sempre più intasato da messaggi promozionali. È probabile che prima o poi la società fornirà agli editori e ai brand la possibilità di sponsorizzare le dirette audio.
Per quanto riguarda Live Video, infatti, la società di Menlo Park è arrivata a pagare publisher e celebrità per incentivarle a utilizzare lo strumento, contribuendo così ad abituare gli utenti ai live streaming.
Una strategia simile anche in ambito radiofonico non sarebbe più una sorpresa.
Via DailyOnline
Nelle classifiche 2016 dell’Osservatorio Social Vip resta Valentino Rossi l’unico sportivo a contrastare la supremazia del mondo del calcio. “The Doctor consolida il primato su Facebook e Twitter” – rivela Stefano Chiarazzo dell’Osservatorio Social Vip – “ma perde terreno su Instagram dove resta leader Mario Balotelli ora davanti al sempre più seguito Andrea Pirlo”.
Con 1,1 milioni di nuovi fan Rossi supera i 13 milioni di sostenitori su Facebook. Nessuna novità dietro di lui, con Balotelli, Pirlo e Stephan El Shaarawy dal secondo al quarto posto. Gianluigi Buffon soffia invece la 5° piazza ad Alessandro Del Piero, che rimane davanti a Carlo Ancelotti, Giorgio Chiellini e Claudio Marchisio. New entry in decima posizione Marco Verratti. Francesco Totti arriva su Facebook e con un milione di fan si posiziona subito 17°. In veloce crescita anche Fabio Cannavaro (14°); Alessandro Florenzi (18°) e Andrea Iannone (21°). “E’ boom di Beatrice Vio, star delle Paralimpiadi Rio 2016” – segnala Chiarazzo – “che con i suoi 323.000 fan piomba al 33° posto”. Tra i partecipanti alle Olimpiadi troviamo in Top 50 Vincenzo Nibali, Ivan Zaytsev, Sara Errani, Clemente Russo e Federica Pellegrini.
Anche su Twitter continua inarrestabile la crescita di Valentino Rossi, ora a quota 4,7 milioni (+700mila) sempre davanti a Super Mario Balotelli. Buffon strappa il bronzo a Pirlo mentre Ancelotti, Del Piero, Chiellini e El Shaarawy mantengono le posizioni dalla 5 alla 8. Marchisio supera Cannavaro che si deve accontentare del decimo posto. Più indietro salgono anche Leonardo Bonucci (12°), Riccardo Montolivo (15°) e soprattutto Matteo Darmian che scala ben 11 posizionandosi 19°. Molta pallacanestro nella Top 50, con Danilo Gallinari, Marco Belinelli e Andrea Bargnani. In salita anche Flavia Pennetta, vincitrice degli US Open 2015.
Instagram resta il regno di Mario Balotelli, sempre primo con 4,6 milioni di seguaci. Impressionante l’exploit di Andrea Pirlo che con 3,7 milioni – 2,8 milioni in più nell’ultimo anno – sale dalla 6° alla 2° posizione facendo accomodare Rossi sul terzo gradino del podio. Dietro di loro è tutto calcio con i soliti Ancelotti, El Shaarawy, Marchisio, Buffon e Del Piero. Chiudono i dieci Bonucci e Verratti. Tra i nomi più in crescita anche Christian Vieri, Marco Borriello e due della Nazionale italiana ai campionati di calcio Euro 2016: Simone Zaza e Graziano Pellè.
Via Spot and Web
A meno di sei mesi di distanza dall’annuncio del superamento del mezzo miliardo di utenti mensili, Instagram aggiunge altri 100 milioni di teste per una platea totale di 600 milioni di persone. Cifre sempre più impressionanti, che ribadiscono il successo dell’app acquisita nel 2012 per 1 miliardo di dollari. E la proiettano nell’Olimpo delle piattaforme online, lontana dai problemi di utenza che affliggono Twitter. In soli due anni, Instagram ha raddoppiato il numero di utenti, passando da 300 a 600 milioni.
Una piattaforma in evoluzione
Le modifiche degli ultimi mesi, come l’introduzione di Stories e dei video live, poi, hanno reso Instagram più simile a Snapchat permettendo di contendere all’app del fantasmino i preziosi target dei teenager e dei millennials. Inoltre, sono state introdotte funzionalità, come la possibilità di salvare i post, che armonizzano la fisionomia di Instagram a quella di Facebook. All’inizio dell’anno, va ricordato, l’app è stata anche oggetto di un restyling che ha portato alla creazione di un nuovo logo.
In Italia utenti Instagram a quota 11 milioni
Secondo quanto rivelato da Blogmeter circa un mese fa, in Italia gli utenti Instagram sono oltre 11 milioni, il che ne fa il secondo social media più amato dopo Facebook. Anche in questo caso la curva della crescita è stata degna di nota: quando Kevin Systrom, fondatore di Instagram, è venuto per viaggio a Milano lo scorso febbraio, ha dichiarato che la popolazione della piattaforma nel BelPaese era costituita da 9 milioni di persone.
Ricavi a 3,2 miliardi quest’anno
A livello pubblicitario sono 500mila gli inserzionisti della piattaforma, che ha introdotto l’advertising su scala globale solo poco più di un anno fa. Stando a un forecast di Credit Suisse rilasciato lo scorso aprile, quest’anno l’app dovrebbe generare ricavi per 3,2 miliardi di dollari. E se la sua audience continuerà a incrementare di questo passo è lecito aspettarsi che questi numeri possano cambiare in fretta. Verso l’alto.
via DailyOnline
Il mercato degli investimenti pubblicitari nei primi dieci mesi dell’anno si attesta a +2,0% rispetto allo stesso periodo del 2015. Nel singolo mese di ottobre la raccolta è in calo dell’1,7%. Se si aggiungesse anche la stima sulla porzione di web attualmente non monitorata (principalmente search e social), il mercato chiuderebbe il mese di ottobre a +0,9% e il periodo consolidato in crescita del 3,8%.
“Autunno di bonaccia per il mercato: nulla di imprevisto da parte degli operatori” – spiega Alberto Dal Sasso, TAM e AIS Managing Director di Nielsen. “Sicuramente l’incertezza generale nel Paese e di una Europa in attesa di tornate elettorali rilevanti ha giocato e gioca un ruolo importante. Non dimentichiamo gli aspetti più tecnici e propri delle dinamiche del mercato della comunicazione tipici dei periodi successivi agli eventi . La TV sta vivendo un fermento generale e si dimostra più resiliente anche in autunno, così come i colossi del web di oltre oceano stando alle stime interne di Nielsen. L’anno scorso avevamo avuto un novembre piatto e un dicembre interessante: confrontandoci con questi andamenti, l’anno non dovrebbe discostarsi da quel 3% che avevamo previsto e che si sta rivelando”.
Relativamente ai singoli mezzi, la tv a ottobre cresce del 3,1%, chiudendo il periodo cumulato a +6,4%. Sempre in segno negativo la stampa: quotidiani e periodici calano nel singolo mese rispettivamente del 15,0% e del 4,1%, attestandosi nei dieci mesi a -7,2% e -3,8%. A causa di un ottobre negativo (-2,8%), nel periodo gennaio – ottobre la radio riduce l’incremento della raccolta a +0,2%.
La crescita di internet è dovuta principalmente a search e social, sulla base delle stime realizzate da Nielsen. Relativamente al perimetro attualmente monitorato in dettaglio, infatti, il web registra un decremento del 2,8%% nel periodo cumulato e un calo del 5,6% a ottobre. Allargando il perimetro all’intero universo del web advertising, la raccolta nei dieci mesi chiude a +8,0%.
Nonostante l’andamento negativo per il cinema a ottobre, il mezzo continua ad assestarsi in terreno positivo nel periodo cumulato, crescendo del 2,8%. Il transit risente ancora della presenza di Expo nel confronto con i mesi corrispondenti del 2015, a differenza della GoTv che torna in positivo. I due mezzi si attestano rispettivamente a -8,8% e -4,4% nel periodo gennaio – ottobre. In lieve segno negativo l’outdoor (0,7%).
Per quanto riguarda i settori merceologici, solo 8 hanno un segno negativo.
Per i primi comparti del mercato, si registrano andamenti differenti nel periodo gennaio – ottobre: crescono le telecomunicazioni (+7,8%), la distribuzione (+13,7%) e i farmaceutici/sanitari (+11,1%), cui si contrappongono i cali della finanza (-12,2%) e dell’abbigliamento (-9,5%). Tra gli altri che contribuiscono alla crescita, si segnalano le buone performance del mercato delle automobili (+8,5%), industria/edilizia (+35,4%), turismo/viaggi (+7,9%), tempo libero (+16,8%), abitazione (+6,6%) e bevande (+4,2%).
“Cominciamo a guardare al prossimo anno con fiducia” – conclude Dal Sasso – “anche se il clima di incertezza, influenzato soprattutto dalla fragile stabilità politica in Italia e non solo, non sembra dissolversi, tra previsioni di flebile ripresa del PIL e possibili nuove elezioni. Sarà importante valutare i primi mesi del 2017 come significativo indicatore del termometro degli investimenti”.
Via Spot and Web
Conoscere le sfumature delle piattaforme e le importanti sinergie che le uniscono sono i fattori chiave per poter sfruttare al meglio la migrazione degli utenti verso un consumo multi piattaforma. Le misurazioni di comScore continuano a innovarsi per includere i cambiamenti nel comportamento degli utenti e le nuove tecnologie, oggi in particolare pongono l’attenzione su alcuni aspetti della digital audience in Italia. A trainare la digitalizzazione sono ovviamente i Millennials, la categoria che passa più tempo online rispetto alle generazioni più anziane arrivando a totalizzare 88 minuti in media al mese.
Italians loves mobile
Dagli ultimi dati MMX Multiplatform si nota come la maggior parte degli utenti italiani navighi via mobile, con il 70% di tutti i consumatori connessi unicamente attraverso smartphone e tablet, o device mobili in combinazione con dispositivi desktop. Gli Italiani inoltre passano più tempo su mobile che su desktop, con il primo responsabile per il 64% del tempo totale trascorso online. É evidente come tra gli utenti digitali sia in atto una migrazione da desktop a mobile, con il segmento che utilizza solamente desktop in calo del 22% negli ultimi 12 mesi.
Un popolo app-centrico
L’audience italiana si rivela “app-centrica”, con il 90% del tempo totale speso sul web da dispositivi mobile che passa attraverso un’app, e la pubblicità via mobile dimostra di avere un grande impatto con oltre un terzo degli utenti (33,8%) che ricorda di aver visto almeno una pubblicità durante l’ultimo mese.
Via DailyOnline
A ottobre sono stati 29,8 milioni gli italiani che si sono collegati a internet tramite PC e mobile (smartphone e/o tablet al netto delle sovrapposizioni), per 53 ore e 42 minuti in media per persona. In questo mese hanno navigato da mobile 25,6 milioni di italiani (il 58,3% dei 18-74enni), mentre l’accesso da PC ha coinvolto 25,3 milioni di italiani (il 45,9% della popolazione dai 2 anni in su). A rivelarlo è Audiweb, secondo cui la total digital audience nel giorno medio ha raggiunto 23,2 milioni di utenti, online per 2 ore e 13 minuti. Nel giorno medio la fruizione di internet da mobile supera di gran lunga la navigazione da desktop, con 20,4 milioni di italiani (18-74 anni) online per 1 ora e 57 minuti in media per persona.
Donne davanti agli uomini
Nel mese di ottobre erano online nel giorno medio il 41,5% degli uomini (11,3 milioni) e il 42,9% delle donne (12 milioni circa). Internet nel giorno medio raggiunge il 59% dei 18-24enni (2,5 milioni) e più del 61% della popolazione tra i 25 e i 54 anni (4,3 milioni tra i 25 e i 34 anni e 11,2 milioni del segmento più ampio tra i 35 e i 54 anni). Tra gli over 55 risulta online il 31,4% della popolazione di questa fascia (4,6 milioni). Con 2 ore e 24 minuti dedicati alla navigazione online nel giorno medio, anche questo mese le donne superano gli uomini (2 ore in media) e confermano ancora il maggiore interesse verso la fruizione di internet tramite mobile su cui hanno trascorso in media 2 ore e 10 minuti. I giovani dai 18 ai 34 anni hanno dedicato più tempo alla navigazione quotidiana, con una media di circa 2 ore e 30 minuti online per persona, seguiti dai 35-54enni online per circa 2 ore e 17 minuti.
Classifica categorie invariata: search al top
Per quanto riguarda i dati sulle categorie di siti più visitati nel mese di ottobre 2016, resta sostanzialmente invariata la distribuzione dell’audience tra i primi quindici raggruppamenti per tipologia di siti e/o applicazioni: il 93,8% degli italiani online ha consultato almeno una volta siti o applicazioni di ricerca (“Search”, con circa 28 milioni di utenti unici), il 91,4% ha visitato i portali generalisti (“General Interest Portals & Communities”, con 27,3 milioni di utenti), l’87,4% ha consultato i siti dedicati ai servizi e tool online (“Internet tools / web services” con 26,1 milioni di utenti), l’87% sui social network (“Member Communities”, con circa 26 milioni di utenti), l’84,5% su siti o applicazioni della categoria Video/Movies (25,2 milioni di utenti), il 76,5% ha usato siti e/o applicazioni dedicati alla messaggistica “in mobilità” (Cellular/Paging con 22,8 milioni di utenti), il 75% ha consultato siti della categoria ecommerce (“Mass Merchandiser” con 22,4 milioni) e il 67,8% per i siti di news (categoria Current Events & Global News con 20,2 milioni).
Via DailyOnline
Gli investimenti pubblicitari globali sui social media cresceranno del 72% tra il 2016 e il 2019, in aumento da 29 miliardi di dollari a 50 miliardi. A rivelarlo è Zenith con il nuovo report “Advertising Expenditure Forecasts”, pubblicato oggi. L’advertising sui social media varrà il 20% dell’intera spesa internet advertising nel 2019, in crescita dal 16% del 2016. Il social media advertising, dunque, crescerà del 20% all’anno e nel 2019 il suo valore sarà solo dell’1% inferiore a quello della pubblicità sui quotidiani (50,2 miliardi di dollari statunitensi per i social media rispetto ai 50,7 miliardi di dollari per i quotidiani). Dal 2020, poi, i social media avranno un sicuro sopravanzo sui quotidiani in termini di investimento pubblicitario. Le piattaforme social media hanno beneficiato della rapida evoluzione e adozione della tecnologia mobile, ormai utilizzata dai consumatori nella vita di tutti i giorni. Per molti utenti, infatti, i social media sono sia un punto cardine della vita sociale sia la principale fonte di informazioni. All’interno di questo contesto di fruizione, le attività di social media advertising si inseriscono con minimi livelli di intrusività nel flusso del news feed generato dagli utenti e si rivelano molto più efficaci rispetto ai formati banner, che spesso interrompono la fruizione di internet, specialmente sui dispositivi mobile.
Il sorpasso degli online video sulla radio
L’online video advertising sta crescendo a tassi simili a quelli dei social media (18% annuo) e nel 2019 raggiungerà i 35,4 miliardi di dollari a livello mondiale, superando di pochissimo la spesa pubblicitaria raccolta dalla radio (35 miliardi di dollari). L’online video, inoltre, sta beneficiando della diffusione dei dispositivi mobile, così come sta traendo vantaggio dallo sviluppo delle connessioni ad alta velocità e dai miglioramenti dei display portatili. Ormai è una strategia consueta per i brand utilizzare i video online come complemento alla tv ma per la maggior parte delle marche non ha ancora senso sostituire gli spot tv con spot per il web. Entro il 2019, dunque, l’online video advertising varrà meno di un quinto (18%) della spesa pubblicitaria in televisione.
Il 2017 sarà un anno difficile
Zenith prevede una crescita del mercato adv del 4,4% nel 2017, lo stesso tasso di crescita previsto per il 2016. Si tratta di una performance nient’affatto scontata: l’inaspettato risultato del referendum in Regno Unito circa l’uscita dall’Europa e l’esito delle elezioni presidenziali americane, infatti, hanno aumentato l’incertezza politica e fatto crescere il rischio di restrizioni agli scambi internazionali. Il 2017, inoltre, vede un duro confronto con il 2016, anno in cui la spesa è stata elevata in seguito alle elezioni americane, alle olimpiadi estive e ai campionati europei di calcio – eventi che hanno luogo ogni quattro anni.
Crescita costante nella spesa pubblicitaria
Zenith si attende una crescita costante nella spesa pubblicitaria globale per gli anni successivi al 2017, con un 4,4% di aumento atteso nel 2018 e un 4,1% nel 2019. In prospettiva dal passato, la crescita degli investimenti pubblicitari si è mostrata decisamente stabile dal 2010 in poi, con un tasso tra il 4 e il 5% annuo, generalmente alla pari o al di sotto della crescita registrata dal PIL globale. Prima della crisi finanziaria, infatti, l’investimento pubblicitario aveva andamenti più che proporzionali rispetto all’economia generale, mostrando crescite più veloci nei periodi di espansione e contrazioni più brusche nei periodi di recessione, con cambiamenti frequenti nei tassi di crescita anno su anno. Recentemente, invece, il mercato pubblicitario globale sembra essere entrato in una fase di crescita più stabile.
Trend positivo dell’Asia e ripresa nell’Est europeo
Sebbene la crescita della spesa pubblicitaria globale sia costante, la sua distribuzione nel mondo non è uniforme. Gli investimenti pubblicitari, infatti, registrano una contrazione del 4,9% annuo nel Medio Oriente e in Nord Africa a causa dei conflitti e dei bassi prezzi del petrolio, mentre l’America Latina cresce solo dell’1,7% all’anno, vista la recessione in Argentina, Brasile, Ecuador e Venezuela. L’Asia, invece, è il mercato che sta aprendo la strada alla crescita. Nel corso degli ultimi anni, la crescita della Cina ha notevolmente rallentato, ma si attesta ancora al 7% annuo e si dimostra essere il secondo più grande mercato al mondo dopo gli Stati Uniti, apportando investimenti pubblicitari aggiuntivi ogni anno. Zenith si aspetta che la Cina contribuirà per il 25% alla crescita globale nella spesa pubblicitaria tra il 2016 e il 2019. Ci sono altri tre mercati in Asia – India, Indonesia e Filippine – dove l’agenzia prevede una crescita della spesa pubblicitaria a doppia cifra fino al 2019. India, Indonesia e Filippine sono tutti mercati rilevanti, con dimensioni che vanno dai 3,5 miliardi di dollari nel 2016 (le Filippine) ai 7,5 miliardi di dollari (sia per l’India, sia per l’Indonesia). Questi tre mercati nel loro insieme, contribuiranno al 12% della crescita globale nel 2019. La spesa pubblicitaria in diversi mercati dell’Europa orientale – in particolare Russia, Ucraina e Bielorussia – ha sofferto del conflitto in Ucraina, delle conseguenti sanzioni imposte da Russia, Stati Uniti e Unione Europea, oltre che del forte calo nel prezzo del petrolio. Benché in questi tre mercati la spesa pubblicitaria si sia ridotta del 12% nel 2015, si è però evitato il collasso ed è iniziata la ripresa a partire da una base di mercato ridotta. Zenith prevede una crescita dell’8% nel complesso dei tre mercati per quest’anno, seguito da un +9% nel 2017. Questi paesi contribuiranno al 2% per la crescita globale della spesa pubblicitaria fra il 2016 e il 2019.
La situazione italiana
Secondo il nuovo report, l’Italia chiuderà l’anno a +3,1% rispetto al 2015, mentre la crescita nel 2017 e nel 2018 sarà lievemente più contenuta, attestandosi rispettivamente al 2,2% e al 2% (dati a prezzi correnti). Il totale degli investimenti pubblicitari digitali del nostro Paese si attestano a quasi 2 miliardi di euro. Complessivamente a farla da padrone è la tv con il 47,1% del totale mezzi, seguita da: internet al 27,4%; quotidiani all’8,5%; magazine al 6,2%; radio 5,7% e outdoor al 4,9%.
Via DailyOnline
Il numero delle campagne online che include una componente mobile in Europa nel 2016 è pari all’87% del totale. In Italia, la percentuale arriva addirittura a coprire il 96% del totale delle campagne, più di qualunque altro Paese europeo. Sempre nel 2016 in Italia, in termini di incidenza, le impression mobile rappresentano il 60% di tutte le impression misurate.
Comprensione del mobile adv
In Italia la misurazione mobile è stata introdotta all’interno di Nielsen Digital Ad Ratings (DAR) alla fine del 2015. Per investitori, agenzie ed editori è sempre più strategico comprendere quanto le loro campagne mobile siano in grado di raggiungere efficacemente i propri target. Recenti ricerche dimostrano che advertiser e agenzie di tutto il mondo hanno fra i loro obiettivi prioritari una migliore comprensione degli impatti e della capacità del mobile advertising di raggiungere il target desiderato.
Il peso del mobile
“I dati di Nielsen Digital Ad Ratings che identificano la capacità di andare a target delle campagne digitali stanno aiutando i player della pubblicità a misurare il ritorno delle proprie campagne sul web – ha dichiarato Luca Bordin, g.m. Media Sales&Solutions di Nielsen -. Il peso rilevante della componente mobile nelle campagne rivela l’importanza che advertiser e centri media stanno attribuendo a questa forma di comunicazione e alla sua capacità di raggiungere target specifici. La precisione e la granularità delle informazioni fornite da Nielsen DAR sono fondamentali per comprendere le performance anche delle campagne mobile”.
Differenze nel raggiungere il target
I risultati dello studio evidenziano come ci siano differenze fondamentali nella capacità di raggiungere il target da parte dei diversi device. In particolare la percentuale di impression a target sul totale delle impression erogate per i target femminili è costantemente più alta per i posizionamenti mobile rispetto a quelli desktop. Per i target maschili vale esattamente il contrario. A livello europeo, per esempio, il classico target del mondo del largo consumo, ovvero le donne 25-54, è raggiunto mediamente dal 34% delle impression erogate, ma se scendiamo a livello di device emerge che per il desktop la percentuale di impression a target è pari al 33% contro il 41% del mobile. Per gli uomini vale il contrario: 40% è la percentuale media di impression a target che si confronta con il 41% del desktop e il 33% del mobile. In Italia sullo stesso target la situazione è pressoché analoga: il dato medio per le donne 25-54 è pari al 37% (36% desktop e 41% mobile), a fronte di una media per gli uomini del 44% (45% desktop e 34% mobile). La spiegazione di questi risultati non va ricercata tanto nella capacità dei sistemi di planning ed erogazione della pubblicità digitale di mandare le impression a bersaglio, quanto in un diverso approccio di uomini e donne al differente utilizzo dei due device.
Via DailyOnline
Amazon dovrebbe annunciare già questa settimana una nuova soluzione di header bidding basata su cloud rivolta principalmente agli editori, secondo quanto è riuscito a scoprire AdAge. L’header bidding è diventato nell’ultimo periodo uno dei più importanti segmenti dell’ad tech, che consente ai publisher di trarre maggiore valore dai propri spazi potendo scegliere tra offerte multiple simultaneamente. Lato advertiser, in generale, permangono invece alcuni punti di domanda legati soprattutto al tema della trasparenza.
Un nuovo header bidding
L’header bidding è dominato da attori come Facebook e Google mentre attori come Rubicon Project stanno cercando di rafforzare questo asset. Amazon non è nuovo a questo settore ma la novità è che l’offerta sarà basata su cloud. L’header bidding, a livello tecnico, spiega l’esperto Alessandro Sisti sul suo sito, funziona nel seguente modo: “prima ancora di passare la chiamata all’adserve, un container html nella pagina del publisher invia in parallelo una bid request a tutte le piattaforme SSP degli Adexchange Partner, indicando il time out massimo per chiudere l’asta, entro i limiti di una latenza accettabile per l’utente web”. La nuova proposta di Amazon, invece, non lavorerà attraverso questa modalità: le richieste pubblicitarie, infatti, non verranno più gestite sui browser dei consumatori ma sul cloud attraverso server, con benefici sul caricamento delle pagine.
Amazon non è il primo a puntare sul cloud
Secondo AdAge già altre società hanno tentato un approccio simile all’header bidding, senza successo. Amazon, in questo senso, ha un grande vantaggio: il poter contare su un’offerta cloud ampia, articolata e funzionate da diverso tempo. Ed è stato uno dei pionieri dell’header bidding in veste d’inserzionista: ora sta aggredendo il comparto dall’altra parte della catena, cioè quella dei publisher.
La sfida a Google e ai big dell’ad tech
Come più volte affermato anche dallo stesso Google, il programmatic è una delle aree a maggiore crescita e in cui il gigante pubblicitaria ha un ruolo preminente. Sul campo dell’header bidding, come racconta AdAge, Google è invece più indietro mentre solo da pochi mesi Facebook ha reso noto di essere al lavoro per integrare l’header bidding in Audience Network. E, ora, sta entrando anche Amazon, con una offerta unica che nonostante alcuni elementi ancora poco chiari, promette di porsi come reale alternativa alle soluzioni più note. Aumentando ancora il livello competitivo.
Via DailyOnline
L’Osservatorio eCommerce B2C, giunto alla sedicesima edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, ha scattato una fotografia del mercato ecommerce nel Food&Grocery che, nel 2016, vale 575 milioni di euro, facendo registrare un +30% rispetto al 2015. Nonostante la crescita in linea con la media di mercato dei prodotti (+32%), il Food&Grocery in valore assoluto incide ancora marginalmente (3%) sul totale mercato ecommerce b2c italiano, pari a quasi 20 miliardi di euro. Gli acquisti via smartphone nel settore raddoppiano e raggiungono quota 100 milioni di euro, pari al 17% del totale che sale al 25% se si aggiungono gli acquisti via tablet. L’Enogastronomia cresce del 17% e, con un valore di poco superiore ai 240 milioni di euro, rappresenta ancora il 47% del valore dell’Alimentare online, la spesa Grocery sui siti ecommerce dei supermercati tradizionali con consegna a domicilio cresce del 40% e vale 188 milioni di euro. Nel Food&Grocery la componente principale, in termini di valore degli acquisti, è rappresentata dall’Alimentare, pari al 90% del comparto, per un valore di 519 milioni di euro, in crescita del 27% rispetto al 2015. La componente Health&Care pesa per il restante 10%. L’Alimentare è a sua volta composto per oltre il 90% dall’acquisto di prodotti Food e per meno del 10% dal Wine.
L’online è ancora indietro rispetto al retail fisico
“Nonostante il Food&Grocery rappresenti una delle principali voci di spesa degli italiani, la sua diffusione online è stata fino a oggi limitata. L’incidenza degli acquisti online sul totale acquisti retail è pari allo 0,35% nel 2016, una penetrazione significativamente inferiore sia rispetto a quella osservata in altri comparti merceologici più sviluppati. Negli ultimi anni però si è assistito a una proliferazione di iniziative online, sia da parte dei retailer tradizionali sia da parte di Dot Com pure player, anche startup”, come ha affermato Afferma Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. “Sebbene non manchino le opportunità e la domanda per le aziende di offrire nuovi servizi o soddisfare nuovi bisogni legati all’alimentazione, in Italia le iniziative di efood sono ancora marginali e rappresentano una nicchia del mercato ecommerce. Il 2016 sarà percepito come un anno spartiacque in cui l’ecommerce si è imposto come modello di business contando circa 20 miliardi di euro di ricavi e 19 milioni di eshopper. Il cambiamento deve provenire dalle aziende e le imprese del food non sono esenti”, gli ha fatto eco Roberto Liscia, presidente di Netcomm.
Il fronte estero
Dalla ricerca presentata ieri a Milano presso il Campus Bovisa in occasione del Convegno “Food online: l’appetito vien comprando!”, è emerso inoltre come l’export, inteso come valore delle vendite da siti italiani a consumatori stranieri, incida per circa il 10% delle vendite del settore e rappresenti il 2% circa del totale export ecommerce.
Via DailyOnline
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