Di Max Da Via' (del 05/09/2017 @ 07:18:12, in Aziende, linkato 1590 volte)
LaTv onlineesocialdiFacebookha iniziato le sue "trasmissioni". La scorsa settimana, per ora solo negli Stati Uniti, il nuovo prodotto di casaZuckerbergchiamatoFacebook Watchha lanciato la sua sfida aYouTube,Netflixe tutte le altre piattaforme rivali, broadcaster tradizionali compresi, non solo a colpi di audience ma di introiti pubblicitari. E' nelvideo online, infatti, che si dirigono sempre più i soldi della pubblicitàdigitale, come osserva in una notaCCS Insight.
Watch, cui si accede da web browser, app mobile e app persmart TvdiFacebook, non è il primo tentativo dell'azienda diMark Zuckerbergdi affermarsi nel mondo delvideo: ilsocialnetwork ha lanciato negli Usa l'anno scorso un apposito tab o bottone su cui cliccare per trovare facilmente tutto il materialevideopresente suFacebook.
Watchoffrevideodi ogni genere e durata, dalle serie Tv agli spettacoli live con ospiti che rispondono in tempo reale alle domande degli spettatori fino agli eventi sportivi, baseball compreso. Il servizio diFacebookaccoglie contenuti che arrivano da aziende del digitale comeBuzzFeedma anche da gruppi dei media più tradizionali comeA&E(network televisivo via cavo). Tra gli show di punta c'è il dietro le quinte sul Real Madrid raccontato dall'attore Orlando Bloom - segno cheZuckerbergnon sta risparmiando sull'investimento.
Facebooksostiene cheWatchè diverso dalle offerte rivali: la marcia in più è la caratteristica personale, community-oriented, che la renderebbero la più compiuta dellesocial Tv.Facebookpuò infatti suggerire ivideoda seguire in base agli interessi dell'utente e gli amici possono condividere i loro commenti mentre guardano unvideoo partecipano a gruppi dedicati a un determinato show. Ivideodi qualità, con storie sceneggiate da autori accreditati, sono considerati daFacebooklo strumento giusto per attrarre quei giovani spettatori cui laTvtradizionale non interessa più. I dati sugli show più seguiti aiuteranno l'azienda a tarare e personalizzare ulteriormente la sua offerta.
Gli analisti diCCS Insightsi aspettano che nei prossimi anni le aziende deldigitaleentrate nell'arena delvideoprofessionale -Facebook,Amazon,Netflix,Apple, e così via - investiranno miliardi di dollari per avere contenuti dai grandi studios di Hollywood o per produrre serie esclusive.Watchnon fa che aumentare la pressione sulle piattaforme rivali a migliorare la propria offerta.
Questo non significa dare per scontato il successo della "Tv online" diFacebook.Facebookha la forza di un pubblico gigantesco e una capacità unica nel mondosocial, tuttavia dovrà dimostrare di essere un canale credibile per chi produce o possiede contenuti. Gli analisti si aspettano inoltre cheWatchresti per lo più una piattaforma gratuita e finanziata dalla pubblicità: un ottimo modo per moltiplicare gli spettatori ma non sempre efficace per generare guadagni. Senza contare cheFacebooksta perdendo appeal fra i giovani: l'ultimo studio dieMarketerha confermato un trend che rischia di compromettere la crescita della piattaforma diZuckerberga scapito diSnapchateInstagram, più forti nel permettere la comunicazione per immagini chiesta dai teenager. Col potenziamento dell'offertavideoFacebookcercherà probabilmente anche di colmare questo gap.
Ne abbiamo già parlato:il packaging è un venditore silenzioso, ma va preso sempre più sul serio come asset fondamentale all'interno del processo di vendita. Non si tratta solo della lotta allo spreco o dell’allungamento della shelf life, come già rilevato con itrend del packaging design dal Fuorisalone 2017, parliamo anche di una crescente capacità di coinvolgimento e comunicazione della brand identity.
Dagli esperti diTrendHunterecco allora alcune macro tendenze del settore che, grazie a tecnologia e creatività, stanno rivitalizzando le confezioni del food&beverage ed aprendo a un nuovo engagement alimentare. Il tutto corredato da esempi concreti.
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Audio packaging L'interattività delle confezioni si fa sempre più musicale ed estende il dialogo con il consumatore alla dimensione audio. Il marchio arricchisce così la propria identità sensoriale e di lifestyle. Ad utilizzare questa tecnica sono stati tantissimi brand di rilievo, a partire daCoca-Cola, che ha utilizzato bottigliette ad hoc per riconnettersi ai giovani rumeni attraverso la musica. Qui sotto un video che spiega bene la strategia attuata.
Un altro esempio? Lacollaborazione tra la realtà musicale Shazam e Nestlèper un packaging promozionale e interattivo dedicato allo snack Kit-Kat e che con una semplice foto permette di partecipare a un concorso a premi. Altro caso di audio packaging: l'azienda di dolciumiHesheyper la propria barrettaTake5, creata dall'unione di 5 sapori diversi, ha creatouna confezione "da suonare", che consente ai consumatori di mixare 5 ritmiche diverse. A seguire un video dimostrativo.
2Confezioni "aumentate" Ovvero: l'utilizzo di elementi della realtà aumentata applicati al packaging sempre per dare vita a nuove forme di coinvolgimento a partire già dalla visita in store. Emblematico in tal senso il caso delleuova Vital Farm, che per enfatizzare il fatto che il prodotto provenga da galline allevate all'aperto ha elaborato un cartone che guardato attraverso lo smartphone si arricchisce di un scenografico prato verde dove gli animali scorrazzano felici. Per vedere il pack delle uova aumentato è necessario scaricare l'apposita app Roar, il cui utilizzo dà diritto anche a un coupon per le uova stesse.
3Packaging artistico-dichiarativo Dalla grafica esclusiva, impattante e altamente creativa (magari in collaborazione con determinati artisti) passando per forme dal rimando scultoreo. Non parliamo solo di una maggior attrattiva dal punto di vista estetico ma dell'utilizzo di etichette e design capaci di esprimere un messaggio profondamente agganciato ai valori della marca. Un packaging che già da solo è in grado di fare forti dichiarazioni d'identità, come nel caso dellelattine di birra femministe Her, pensate in opposizione all'estrema sessualizzazione della donna in ambito pubblicitario. Ad essere ritratte figure come Frida Kahlo o Yoko Ono.
Parliamo di una tendenza particolarmente vitale proprio nel settore bevande ed alcolici. Si pensi anche alla limited edition di vodka Absolut Mixlanciata dalla nota azienda in occasione del mese del Gay Pride e creata da artisti diversi.
Parafrasando McLuhan in sintesi:il packaging è il messaggio.
Di Max Da Via' (del 31/08/2017 @ 07:31:45, in Mobile, linkato 1709 volte)
Android è il primo sistema operativo, mentre tra i brand Huawei lancia la sua sfida a Samsung e Apple. E’ questa la foto dello scenario del mercato smartphone italiano scattata da Mobilens di comScore, alla vigilia di Ifa, l’evento dedicato all’elettronica di consumo in programma a Berlino dall’1 al 6 settembre prossimi. Stando ai dati registrati nel nostro Paese nel mese di giugno, il 74,4% dei possessori di telefoni cellulari possiede uno smartphone,dato questo che ha registrato una crescita progressiva se si osserva il medesimo nello stesso mese del 2015 (60%) e dello scorso anno (70%).
Considerando la sola smartphone audience italiana, composta da 34 milioni di utenti, Android mantiene la leadership con il 73,5% (era al 69,7% nello stesso mese del 2016), seguito da Apple/iOS con una quota di mercato pari al 18,7% (nel 2016 al 17,9%). In calo Microsoft, scesa al 6,9% (era al 10,5% un anno fa), mentre si assiste alla scomparsa progressiva degli altri sistemi operativi (tra cui BlackBerry), complessivamente intorno all’1%.
Tra i leader di mercato, Android può anche beneficiare di una crescente fidelizzazione. Tra gli utenti del sistema targato Google che intendono cambiare dispositivo, solo l’11% ha dichiarato di voler passare a piattaforma iOS (erano 13,5% a giugno 2016), a fronte del 19.6% di utenti iOS pronti a fare il percorso inverso (contro il 15,3% di un anno fa). In più, nota ancora la ricerca, la stessa Android si prepara ad accogliere gli utenti con dispositivi di vecchia generazione prossimi ad un upgrade, che nel 75% dei casi sceglierebbero proprio il sistema operativo di casa Google.
Prendendo in considerazione la ripartizione delle quote di mercato dei singoli brand, Samsung detiene il primato con il 37,5%, anche se in calo rispetto al 41,9% di giugno 2016, seguito da Apple (18,7%), e Huawei con il 16,3%. Il produttore cinese ha raddoppiato il numero di utenti dell’anno scorso, registrando un +413% su scala biennale. Seguono Nokia (che perde 3,6 punti percentuali in un anno), LG, Wiko e Asus, che raggiungono complessivamente il 14,5% della quota di mercato.
A giugno 2017 risultano 1,7 milioni gli utenti che dichiarano di aver acquistato un nuovo smartphone negli ultimi 30 giorni. Tra questi il 79% sceglie un dispositivo con sistema operativo Android, mentre il 18,6% sceglie un dispositivo Apple/iOS, con Microsoft ferma al 2,2%. I brand più acquistati sono ancora Samsung (32,1%), Huawei (20,7%) e Apple (18,6%).
Nella top ten dei modelli più acquistati nei 30 giorni, il Samsung Galaxy S8 risulta essere il più scelto, anche se Huawei è presente nella graduatoria con 5 modelli (dal P9 Lite, secondo con il 3,8%, ai fortunati P8 Lite, anche in versione 2017, passando per i più recenti P10 Lite e P10 Plus). Oltre al Galaxy S8 (4,1% sul totale dei nuovi dispositivi), La casa coreana piazza altri due dispositivi, il Galaxy J5 (3,7%) e Galaxy S7 (2,6%), tra i primi quattro modelli. Primo dei due modelli Apple presenti nella top 10 è l’iPhone 5s 16GB, che con il 2,5% si posiziona al quinto posto, davanti al più recente iPhone 7 32GB al 2,1%.
Analizzando il costo dei nuovi smartphone, oltre un quinto degli acquirenti ha speso più di 400 €, mentre il per 17% degli utenti il costo del nuovo dispositivo era compreso nella fascia tra i 170 € e i 249 €. A seguire, con il 15,2%, la fascia tra i 125 € e i 169 €. Tra i criteri decisivi nel processo di acquisto di un nuovo smartphone, il sistema operativo rappresenta il principale driver che guida la scelta (49%), mentre al secondo posto per importanza attribuita (43,8%) si posiziona la disponibilità di App presenti per il modello desiderato (in crescita rispetto al 41,8% dello scorso anno). Le considerazioni legate ai costi rivestono invece un minor peso per gli intervistati, che in percentuale minore rispetto allo scorso anno attribuiscono un alto grado d’importanza a costo specifico del piano dati (36,6% a giugno 2017 vs 43,6% di giugno 2016), prezzo del dispositivo (32,9% vs 36,7%) e costo mensile complessivo del servizio (30,6% vs 34,8%).
Schermi più grandi e fotocamere con risoluzioni migliori alcuni dei fattori tecnici presi in considerazione per i nuovi acquisti. Gli smartphone acquistati negli ultimi 30 giorni, hanno dimensioni dello schermo comprese tra i 5’’ e i 5,5’’ per il 43,7% dei casi, e superiori ai 5,5’’ nel 27,9% dei casi. La tendenza a schermi sempre più grandi viene confermata prendendo in considerazione l’intera smartphone audience italiana, che fa registrare le maggiori crescite in termini di utenti per gli schermi oltre i 5,5” (+69%), e per quelli compresi tra i 5’’ e i 5,5’’ (+57% rispetto a giugno 2016), che rappresentano ormai la gran parte degli smartphone (utilizzati dal 40,1% degli utenti). In calo del 3% invece il numero di chi possiede un dispositivo con dimensioni dello schermo tra i 4,5” e i 5” (quota al 22,2%).
La risoluzione della fotocamera frontale che risulta più diffusa nella platea italiana è 5 megapixel (+67% rispetto al 2016), ma quella che registra una maggiore crescita rispetto allo scorso anno va dai 5 megapixel in su (+ 353%). Tra le fotocamere posteriori, le più diffuse risultano avere una risoluzione compresa tra i 10 e i 14 megapixel, in crescita dell’89% rispetto al 2016. Dispositivi più grandi, più potenti e più performanti si traducono anche in nuove possibilità di utilizzo per i possessori di smartphone, e attività diverse dalla chiamata tradizionale. Tra queste sempre più diffuse la visione di contenuti video o televisivi (19 milioni di utenti, +16% rispetto allo stesso mese dello scorso anno), l’ascolto di musica (15 milioni, +11% rispetto allo scorso anno), la condivisione di foto e video sui social (+13%) e l’acquisto di beni e servizi (+22%), con la maggiore crescita registrata dalle videochiamate (+74%).
I numeri di telefono degli esercizi commerciali saranno accompagnati da un simbolo di autenticità. Un'occasione per agevolare la comunicazione con i clienti o un altro strumento di telemarketing asfissiante?
WhatsApp viene incontro alle esigenze delle aziende con iprofili verificati. La piattaforma di messaggistica istantanea associerà un simbolo di autenticità dei numeri di telefono che fanno capo a negozi, esercizi commerciali e brand. Attraverso questinumeri verificati le imprese possano entrare direttamente in comunicazione con ilmiliardo di utenti che usa WhatsApp. Resta da capire se questi sarannoutilizzati per una comunicazione più efficaceo solo per nuove iniziative ditelemarketing.
PROFILI VERIFICATI DI WHATSAPP AL SERVIZIO DELLE AZIENDE
Scrivendo a un numero verificato, evidenziato da una spunta bianca su fondo verde, nella chatapparirà automaticamente il nome del negozio o dell'azienda, anche se questi non sono registrati in rubrica. Nei piani di WhatsApp, che stasperimentando questa funzionalità su un numero ristretto di attività, questa funzione è pensata soprattutto per i negozi localiche potranno usare i messaggini per contattare i clienti o proporre sconti. Per prevenire gli abusi, le aziende più "insistenti" potranno essere bloccate come avviene con qualsiasi contatto. Anche igrandi brand potranno sfruttare questa funzionalità, creand oun canale diverso dalle normali pagineFacebook eInstagram.
Di Max Da Via' (del 28/08/2017 @ 07:17:11, in Aziende, linkato 1401 volte)
Dopo l'acquisizione diWhole Foodsda parte diAmazona metà giugno, un'operazione da 13,7 miliardi di dollari, ecco la risposta di Google e Walmart, con un'alleanza che porterà i prodotti del retailer a portata diGoogle Assistant.
Alleanza Google e Walmart
La partnership è stata annunciata sul sito del colosso statunitense, attraverso una dichiarazione del presidente e CeoMarc Loree partirà di fatto a fine settembre, quando sarà possibile acquistare i prodotti Walmart attraverso l'assistente vocale di Google. Per quanto riguarda Google Assistant, Lore dichiara che si tratterà del numero maggiore di prodotti messi a disposizione da un singolo retailer su questa piattaforma.
La carrello della spesa più facile
Grazie alla alleanza Google e Walmart possono incrociare le tecnologie a vantaggio degli utenti. Tra le possibilità aggiuntive offerte c'è per esempio quella di costruire il carrello della spesa di ciascun utente basandosi su prodotti acquistati in precedenza, e che fanno parte di quella base di acquisto che ciascuno di noi tende a ripetere, perché sono prodotti essenziali. La funzione si attiva grazie all'integrazione profonda tra la funzioneEasy Reorderdi Walmart, che fino ad oggi ha venduto online esclusivamente attraverso il proprio sito, e Google Express.
Easy Reorder di Walmart è già un mezzo potente, perché integrando online e negozi fisici è in grado di riconoscere il cliente e gli acquisti di ciascuno, indipendentemente dal
canale. Questo permette di riconoscere coerentemente le abitudini d'acquisto, ovvero con una visione d'insieme e non parcellizzata dai canali di vendita. Lato utente, significa semplificare in modo notevole gli acquisti più ripetitivi: è già tutto nella app Walmart. L'utente che sceglie di collegare il proprio account Walmart a Google Express trasferisce questo risparmio di tempo direttamente sul servizio di Google.
Sviluppi prossimi
Il Ceo Marc Lore annuncia a breve sviluppi del servizio coinvolgendo i 4.700 punti vendita Walmart e la logistica. "Creeremo una customer experience che ad oggi nessuno offre, nel campo dell'acquisto tramite comando vocale -precisaLore-, per esempio la possibilità di scegliere se prelevare la spesa in negozio, con uno sconto, o di usare i comandi vocali per acquistare prodotti freschi in tutti gli Stati Uniti. Le nuove possibilità di voice shopping, abbinate all'offerta distintiva dell'insegna, che per esempio include la consegna gratuita in due giorni e lo sconto per il pickup instore, offrirà ai nostri clienti una nuova e avvincente maniera di ottenere ciò che desiderano a prezzi bassi".
Perché una alleanza Google e Walmart
La scelta di allearsi con Google va nella direzione della semplificazione degli acquisti lato consumatori. Walmart valuta positivamente gli investimenti e gli sforzi di Google su
intelligenza artificiale ed elaborazione del linguaggio naturale, quindi crede che la tecnologia sia all'altezza delle aspettative. "Sappiamo -prosegue il CeoMarc Lore-che questo implica che Walmart verrà reso direttamente confrontabile con altri retailer, e crediamo che sia giusto così. Un universo di acquisto aperto e trasparente è la cosa migliore per i clienti".
Nella classifica di giugno dell’informazione online, stilata da Primasulla base dei dati di Audiweb Database,Repubblica,it è sempre saldamente in testa, come è ormai tradizione.Nelle posizioni successive ci sono stati però diversi sommovimenti, a cominciare dal secondo posto, conquistato da TgCom24. Il giornale online di Mediaset prosegue infatti la sua corsa (nell’ultimo anno è cresciuto del 31%) e supera di slancio il sito del Corriere della Sera, calato del 5,5% rispetto a maggio.
Perde terreno (-17%) anche l’altro quotidiano di Rcs, la Gazzetta dello Sport, che mantiene comunque il quarto posto. Al quinto si piazza Citynews, con i suoi 42 giornali locali online (più uno nazionale, Today.it), conquistando due posizioni rispetto al mese scorso. Anche LaStampa.it guadagna due posizioni, salendo al sesto posto, a spese di Donna Moderna. Nell’ultimo anno il sito del settimanale femminile di Mondadori è cresciuto del 57%, ma in giugno la sua corsa si è arrestata, con una perdita del 9% del traffico rispetto a maggio. Ancora più accentuata (-24%) la flessione del settimo classificato, il Messaggero, che dal quinto scende all’ottavo posto.
Nono si conferma Tiscali, con 538mila utenti unici nel giorno medio. In decima posizione si piazza TuttoMercatoWeb.com, superando l’Ansa. Quando il calciomercato stava entrando nel suo periodo clou, il sito fondato e diretto da Michele Criscitiello è cresciuto del 23%, in controtendenza rispetto agli altri siti sportivi: Gazzetta.it, come abbiamo già detto, ha perso il 17%; la stessa flessione ha registrato il Corriere dello Sport, mentre l’altro quotidiano del gruppo Amodei, Tuttosport, è calato del 12% rispetto a maggio.
Notevole l’exploit del Sole 24 Ore, che in giugno ha registrato un +16,2% rispetto a maggio e che in meno di un anno (dal settembre 2016) è salito dal 17° al 12° posto. Un’escalation che il quotidiano spiega con la nuova linea editoriale voluta dal direttore Guido Gentili di aumento della quantità e miglioramento della qualità dei contenuti specialistici, grazie al rafforzamento dell’integrazione tra carta e web. In particolare hanno influito in maniera positiva sugli accessi l’appuntamento con la dichiarazione dei redditi, gli effetti sui mercati dei recenti fatti di cronaca e le notizie dall’America di Trump.
Per interpretare i cali di diversi giornali online rispetto a un anno fa c’è da considerare che, come abbiamo più volte ripetuto, le rilevazioni di Audiweb per ora non tengono conto del traffico in app sui social network, che rapprersenta una quota importante dell’audience dei siti di informazione. Non ci sono stati invece fatti particolarmente rivelanti nel giugno dello scorso anno che potessero catalizzare l’interesse dei lettori online, salvo il referendum sulla Brexit del 23 giugno 2016, che ha suscitato un ampio dibattito anche da noi. Nel confronto con il mese precedente bisogno tener conto che in maggio c’è stata la conclusione del campionato di calcio italiano, con la vittoria della Juventus, fatto che indubbiamente ha inciso in particolare sul traffico dei siti sportivi. Da considerare anche gli accordi commerciali tra i vari siti (le cosiddette TAL, traffic assigment letters), che incidono direttamente sull’audience rilevata. A questo proprosito, la principale novità di giugno riguarda Repubblica, che ha eliminato il channel ‘Tom’s HW – Computer & Consumer Electronics News’, che era l’unica TAL attiva del quotidiano online.
Sulla base dei dati di Audiweb Database si può stilare anche un’altra classifica: quella degli editori di siti d’informazione. Nettamente in testa a questa particolare classifica è Gedi Gruppo Editoriale (la nuova denominazione del Gruppo Editoriale L’Espresso), con 2 milioni 79mila utenti unici complessivi nel giorno medio (nel giugno 2016 erano 2 milioni 175mila), cifra a cui vanno aggiunti i 598mila di LaStampa.it, visto che proprio in giugno si è compiuta l’integrazione di Italiana Editrice (che pubblica La Stampa) nel gruppo presieduto da Marco De Benedetti.
Al secondo posto sale il gruppo Mondadori, con 1 milione 998mila utenti unici, contro i 558mila di un anno prima; un exploit dovuto all’acquisizione di Banzai Media, che ha portato in dote siti frequentatissimi come PianetaDonna, Giallo Zafferano, Smartworld, Studenti.it e altri (in totale circa 2 milioni di utenti unici nel giugno 2016).
Terzo è Rsc Mediagroup (1 milione 722mila utenti unici); quarto Mediaset (1 milione 531mila); quinto Caltagirone Editore (913mila) con i siti dei suoi sette quotidiani (Messaggero, Corriere Adriatico, Gazzettino, Mattino, Leggo e Nuovo Quotidiano di Puglia). Triboo con i suoi 21 siti (tra cui i più frequentati sono DireDonna e Html.it) totalizza 764mila utenti unici; Citynews 633mila, la Rai 542mila, Tiscali 543mila, TC&C (l’editore di TuttoMercatoWeb) 510mila, Sky Italia 473mila.
Anche durante il periodo estivo, agli italiani piace guardare le trasmissioni tv e farsi coinvolgere nei dibattiti che le riguardano, postando i loro commenti sui social network. Secondoi dati Nielsenrelativi alla Social Tv, nel mese di luglio nel nostro paese sono stati più di 2,8 milioni gli utenti unici attivi su Facebook e Twitter durante la visione di un programma sul piccolo schermo, con un totale di 7,4 milioni di interazioni registrate.
A coinvolgere di più i telespettatori sono gli eventi sportivi, che hanno generato poco meno della metà delle interazioni totali (46%), seguiti a 17 punti di distanza da talent e reality (29%). Alle spalle del duo di testa, conquista il terzo gradino del podio i grandi eventi musicali, trasmessi nel corso del mese (12%). Seguono poi, appaiati, le serie tv/fiction (6%), l’intrattenimento (4%) e i talk e i programmi di approfondimento politici (3%).
Il trend del mese sui programmi più socializzati ha di fatto confermato quanto emerso nel primo semestre del 2017, con le trasmissioni sportive che hanno fatto la parte del leone.Secondo i dati del Social Content Ratings di Nielsentra gennaio e giugno sono stati in tutto 5,4 milioni gli utenti attivi ogni mese, senza considerare tutti quelli che sono stati semplicemente esposti a commenti e tweet relativi ai programmi televisivi, per 124 milioni di messaggi tracciati nel corso del periodo.
Il mercato degli investimenti pubblicitari in Italia chiude il primo semestre in lieve calo: -0,4% rispetto allo stesso periodo del 2016. Se si esclude dalla raccolta web la stima Nielsen sul search e sul social, l’andamento registra una contrazione del 3%, pari a circa 100 milioni di euro in meno rispetto al periodo gennaio – giugno dell’anno scorso. Il singolo mese di giugno si attesta a -4,7% (-8,6% senza search e social).Lo dicono i nuovi dati Nielsen sul mercato pubblicitario in Italia nel mese di giugno 2017 (.pdf).
“La flessione del mese di giugno, largamente prevista e annunciata per i noti motivi di stagionalità degli anni dispari, si è manifestata ed è esattamente speculare a quanto successo nel 2015, l’anno seguente ai mondiali di calcio”, ha spiegato Alberto Dal Sasso, TAM e AIS managing director di Nielsen. “Non dimentichiamo che a giugno 2015 era da poco cominciato l’Expo e il mese di giugno si era chiuso con un 6% di decremento, che sarebbe stato probabilmente ancora più negativo se non ci fosse stata l’Esposizione Universale a trainare gli investimenti del periodo. Dovremmo cominciare a vedere una risalita già nei prossimi mesi, se non da luglio, sicuramente da settembre”.
Relativamente ai singoli mezzi, la tv chiude il semestre in calo dell’1,9%, condizionato da un mese di giugno particolarmente negativo (-10,9%).
L’andamento della stampa continua a essere negativo: nel singolo mese, i quotidiani e i magazine calano rispettivamente del 12,8% e dell’11,7%, portando il periodo cumulato rispettivamente a -10,8% e -7%. Prosegue invece il buon andamento della radio che chiude il primo semestre con una crescita del 5%, trainata da una performance molto positiva nel mese di giugno (+8,9%).
Sulla base delle stime realizzate da Nielsen, la raccolta dell’intero universo del web advertising chiude in positivo, a +6,8% (-1,7%, se si escludono il search e il social).
Buono l’andamento della GoTV (+7,6%) e del transit (+1,2%), mentre continua il trend negativo dell’outdoor (-17,2%). L’ottimo mese di giugno consente a cinema e direct mail di colmare in parte il gap negativo registrato nei mesi scorsi (rispettivamente -9,1% e -2,7%).
Per quanto riguarda i settori merceologici, se ne segnalano nove in crescita, con un apporto complessivo di circa 54 milioni di euro. Per i primi cinque comparti a livello di quote di mercato, si registrano andamenti differenti: solo le automobili e i farmaceutici hanno una performance positiva nel semestre, grazie a una raccolta che si attesta rispettivamente a +0,9% +6,8%. L’andamento è invece negativo per le telecomunicazioni (-3%), gli alimentari (-3,8%) e la distribuzione (-11,5%). Andamento molto positivo per tre settori – elettrodomestici, giochi/articoli scolastici e informatica – che incrementano il proprio fatturato rispettivamente del 51,1%, 44,1% e 31,4%, con un apporto complessivo di circa 22 milioni di euro.
“Il mercato pubblicitario è in fase di consolidamento. Nel semestre, gli investimenti dei 40 top spender sono cresciuti dell’1%, a fronte di una cosiddetta coda lunga di piccoli inserzionisti che è aumentata nel numero, ma si è ridotta nella quota di mercato e nell’investimento medio: abbiamo infatti rilevato che le aziende piccole investitrici hanno perso nel semestre il 18,8%. Uno scenario di mercato in cui le aziende si muovono a due velocità, con crescita di quelle più evolute dal punto di vista della comunicazione, fa comunque ben sperare per la seconda parte dell’anno. Ricordiamo”, ha concluso Dal Sasso, “anche le recenti correzioni al rialzo sul PIL pubblicate la scorsa settimana dal FMI, che prevedono una crescita del 1,3%, e gli ultimi dati positivi di Istat sull’occupazione”.
Italiani e millennial vedono i supermercati del prossimo futuro come aggregatori di prodotti e servizi sempre più diversificati. Secondo un’indagine Censis i millennial vedono le unità di vendita come vere e proprie piattaforme relazionali ad alta intensità di tecnologia, capaci di promuovere la personalizzazione e di facilitare la vita dei clienti, ovvero hub che condensano valore da intercettare. I millennial dunque rappresentano la fascia di popolazione che mostra un apprezzamento “nuovo” e più forte, oltre a un’interazione che segue diverse modalità, nei confronti dei supermercati tradizionali.
Nello specifico la ricerca dimostra che il 33% dei millennial si aspetta di trovare al loro interno modalità più veloci e più semplici di pagamento, contro il 29% del totale degli intervistati, e il 31% sente la necessità di orari di apertura più flessibili e prolungati, contro il 26% del totale. Inoltre, il 28% vorrebbe ricevere offerte personalizzate direttamente sullo smartphone (vs il 21% del totale) e usufruire del servizio wifi all’interno nei negozi (27% dei Millennial vs il 18% del totale).
Per quanto riguarda invece l’utilizzo di siti, app e social network per venire a conoscenza di informazioni sulle iniziative della distribuzione moderna, il 31% dei millennial consulta i diversi canali regolarmente, mentre la media italiana è del 21,5%. Inoltre, mentre il 21% dei millennial interagisce con post e commenti, solo il 12% degli italiani dichiara di farlo. E infine, il 38% è venuto a conoscenza di promozioni e offerte interessanti attraverso le app scaricate, contro il 21% della media nazionale.
I consumatori sono sempre più sensibili alle rappresentazioni della diversità in pubblicità e sulle confezioni dei prodotti. Non solo. Anche i concetti di trasparenza e di sostenibilità – economica e ambientale – influenzano in misura crescente il sostegno a un brand. Questo quanto emerge dalla Global Survey Women & Diversity condotta da Nielsen nel terzo trimestre del 2016 su un campione di oltre 31.000 persone in 63 Paesi.
Per “diversità” o diversity va innanzitutto chiarito che s’intende una vasta gamma di background (come cittadinanza o etnia), caratteristiche fisiche (come colore della pelle, età o corporatura), abilità (fisiche e intellettuali), espressioni o identità di genere, orientamenti sessuali e culture.Il desiderio di vedere comunicazioni commerciali più inclusive,dove la diversità non sia rappresentata come un ostacolo, né nascosta, accomuna tutto il mondo industrializzato.
Gli italiani vorrebbero più diversità sessuale in comunicazione Un primo dato interessante riguarda la percentuale di persone favorevoli a pubblicità e packaging che mostrino famiglie moderne e/o non tradizionali (genitori single, genitori multietnici, genitori dello stesso sesso, etc.): la media europea è 32%, mentre in Italia è 38%. In aggiunta,il 31% degli intervistati italiani afferma che vorrebbe vedere più persone con orientamenti sessuali e identità di sesso diverse(lesbiche, omosessuali, bisessuali, transgender, etc.) – media europea: 26%, pesantemente influenzata da Russia, Turchia e Stati dell’ex U.R.S.S. Da questi primi numeri, l'Italia si configura come un Paese sempre più liberal, anche più di leader dell'UE quali Francia e Germania.
La visione cambia in base alla generazione d'appartenenza In Italia più giovani confermano di essere i più aperti in fatto di identità di genere, relazioni e sessualità: nel 43% dei casi i teenager della Gen Z si dichiarano favorevoli alle comunicazioni commerciali mostranti famiglie moderne e/o non tradizionali, nonché persone con orientamenti sessuali e identità di sesso diverse. I millennial condividono questa opinione nel 34% (orientamenti) e nel 37% (famiglie) dei casi. I giovanissimi sono anche i più aperti alle pubblicità inclusive di persone con background, culture ed etnie diverse (favorevoli nel 43% dei casi), contro il 38% dei millennial, il 37% dei quarantenni della Gen X e l’imprevisto 42% dei baby boomer.I teenager appaiono invece meno sensibili al problema dell’imposizione di determinati canoni estetici: solo il 36%, infatti, afferma di voler vedere più persone con corporature diverse in pubblicità, contro il 41% dei millennial, il 40% dei quarantenni e il 41% dei baby boomer. I baby boomer sono la fascia più attenta al tema della senilità (il 45% vorrebbe vedere rappresentate anche persone più anziane) e della disabilità (il 42% vorrebbe vedere rappresentate persone diversamente abili). Da sottolineare che al momento le rappresentazioni della diversità in pubblicitàinfluenzano gli acquisti nel 47% dei casi.
Durante l'acquisto l'eco-sostenibilità influenza, ancor più se Millennial A questo generale desiderio di maggior inclusione si aggiunge la crescente simpatia nei confronti di aziende e prodotti sostenibili e trasparenti. Lo studio Nielsen Women & Diversity evidenzia infatti la propensione degli intervistati italiani ad acquistare prodotti ecologici – i.e.il 70% afferma di essere influenzato dall’eco-sostenibilità del prodotto– o commercializzati da aziende che supportano cause ambientali (70%) e che sostengono l’economia locale (72%). La scelta di un prodotto è anche influenzata dal fatto che l’azienda adotti pratiche commerciali eque e operi in modo trasparente (69%) e promuova cause sociali (68%). Le risposte dei millennial da questo punto di vista alzano sensibilmente le percentuali totali.