Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
I possessori di smartphone e tablet apprezzano gli annunci che pubblicizzano giochi, film e programmi d’intrattenimento.
Lo dice una ricerca svolta a inizio anno da Greystripe, secondo cui il 66% dell’utenza dei cellulari di ultima generazione e il 58% dei clienti iPad interagiscono con i display pubblicitari mobili quando trattano videogame o promo dei film in uscita al cinema.
Il formato promozionale preferito dagli utenti mobili è quello video: oltre il 60% degli intervistati ha dichiarato di aver visto trailer cinematografici sul proprio dispositivo. I trailer rappresentano al momento il 42% dei video promozionali cliccati degli internauti via smartphone o tablet.
Via Quo Media
Un’App aziendale ben progettata è un punto di contatto importante tra azienda ed utenti e può contribuire al business in svariati modi: creando awareness, facendo passare più tempo con la marca, consentendo di innalzare il livello del servizio offerto. Tuttavia, se viene realizzata senza cogliere le specificità del canale Mobile, con scarso valore per l’utente, anzi deludendone le aspettative, può trasformarsi in un boomerang e generare l’effetto opposto. Ecco l’elenco delle 5 linee guida da seguire per non sbagliare, stilato dai ricercatori dell’Osservatorio Mobile Marketing & Service della School of Management del Politecnico di Milano.
. Definizione degli obiettivi
2. Progettazione dei contenuti
3. Promozione dell’App
4. Misura delle performance
5. Processi e logiche di gestione degli Application store
1.Definizione degli obiettivi
Occorre avere ben chiari gli obiettivi per cui si sviluppa un’App, tenendo in considerazione che quelli che maggiormente valorizzano le peculiarità del Mobile sono la creazione di engagement e l’aumento del livello di servizio al cliente.
2. Progettazione dei contenuti
Occorre tenere in considerazione alcuni elementi peculiari nella progettazione delle App:
• uno degli errori più comuni è quello di interpretare l’App come una pura trasposizione Mobile del sito Web, mentre occorre valorizzarne l’integrazione con le funzionalità a valore aggiunto dello Smartphone, come l’accelerometro, il GPS, la condivisione di foto, l’interazione con i social network, ecc.;
• poiché l’utente fa un utilizzo frequente solo di poche Applicazioni, occorre che offrano un reale valore aggiunto e che abbiano contenuti di elevata qualità e coerenti con i valori della marca. In caso contrario l’App rischia di rimanere inutilizzata o, addirittura, di creare un “effetto boomerang” sul valore e l’immagine del brand in caso di rating e giudizi degli utenti molto negativi;
• occorre aggiornarla (anche con release successive al lancio) e, in molti casi, svilupparla per più piattaforme/Application store.
3. Promozione dell’App
Non basta sviluppare l’App ma occorre renderla visibile in quanto le applicazioni sviluppate da Brand pubblicitari sono solo una minima parte in termini numerici rispetto al totale delle App disponibili negli Store, né sono facilmente rintracciabili in una specifica categoria, e competono quindi in termini di visibilità e usabilità con le altre centinaia di migliaia di App presenti.
Più in dettaglio:
• occorre farla rintracciare dagli utenti all’interno dello Store. La promozione diretta può sicuramente aiutare, ma occorre agire anche sui meccanismi di ricerca dell’utente all’interno degli Application Store;
• occorre adottare iniziative di promozione specifica (con costi superiori, in molti casi anche di molto, a quelli di sviluppo), ad esempio tramite formati di Mobile Advertising, legati a specifiche parole chiave sui motori di ricerca (Keyword Advertising) o tramite banner da inserire in altre App o siti Mobile (Display Advertising). Altri canali di promozione sono i blog di settore (sia specializzati nella recensione di Applicazioni sia legati al settore di appartenenza dell’azienda), i propri di vendita e quelli più tradizionalmente pubblicitari e di relazione con il consumatore (sia Web che offline).
4. Misura delle performance
È fondamentale monitorare il comportamento del consumatore rispetto alle proprie applicazioni con opportuni sistemi di Mobile Analytics e identificando i corretti indicatori di prestazione. Il numero di download non è un parametro sufficiente a misurare i risultati, ma occorrono anche indicatori di reale utilizzo, viralità, reputation e di impatto sulle prestazioni di business. Nelle (poche) aziende più evolute sul Mobile questo già accade, ad esempio con un account aziendale (e non del fornitore) registrato allo Store e/o con il monitoraggio diretto delle performance attraverso strumenti di Analytics specifici.
5. Processi e logiche di gestione degli Application store
A differenza dei siti Web e Mobile, le applicazioni non sono gestibili in maniera totalmente autonoma e indipendente, in quanto sono ospitate su una o più piattaforme di proprietà di terze parti e quindi soggette alle “regole” degli Application Store.
In particolare, due sono gli aspetti più critici che le aziende devono tenere in considerazione:
• i tempi di pubblicazione della propria applicazione sullo Store o dei relativi aggiornamenti possono non essere direttamente controllabili dalle aziende e questo può rappresentare un elemento di criticità nel momento in cui tali tempistiche costituiscano un elemento sensibile (ad esempio se la pubblicazione dell’Applicazione è legata a eventi, conferenze stampa, ecc.);
• l’Application store consente agli utenti di esprimere giudizi e valutare l’applicazione: se da un lato questa è un’opportunità molto importante per generare download e innescare fenomeni virali, dall’altro l’azienda non ha possibilità di fornire una risposta in caso di critiche o giudizi negativi, come accade, invece, nei social network classici. Per ovviare a questa criticità, diventa ancora più rilevante predisporre attività ed iniziative strutturate di pubbliche relazioni per la costruzione e il consolidamento della reputation dell’App, utilizzando i social network per dialogare coi consumatori e coinvolgendo opinion leader di rilievo.
di Andrea Boaretto e Marta Valsecchi
Il mobile marketing e gli acquisti in mobilità registreranno un boom nel 2012. E’ quanto emerso la scorsa settimana a New York in occasione del consueto incontro di inizio anno del Direct Marketing Club che analizza scenari e prospettive per l’anno in corso delle attività di marketing diretto.
Ospite d’onore Bruce Biegel, managing director di Winterberry Group, società di consulenza strategica, secondo cui “questo è l’anno dell’esplosione del mobile”. Citando un report recentemente rilasciato dalla sua società, Biegel ha riferito come negli Stati Uniti la spesa per il mobile advertising sia aumentata del 41,2% nel corso del 2011 arrivando a 1,2 miliardi di dollari e il tempo dedicato all’utilizzo dei dispositivi mobili sia aumentato in un anno del 30%. Il fatturato delle attività digitali a livello complessivo è aumentato del 19,8% a 34,6 miliardi di dollari, mentre il fatturato del segmento e-mail marketing è aumentato del 18,1% a 1,6 miliardi di dollari l’anno.
Un chiaro trend, secondo Biegel, che le attività di marketing diretto si stanno sempre più spostando verso i canali digitali e in particolare su quelli mobili a scapito di quelli tradizionali.
La spesa in iniziative di direct marketing su dispositivi mobili è prevista in crescita quest’anno del 50,2% per un fatturato stimato a fine 2012 di 1,8 miliardi di dollari. Questa crescita è legata secondo Biegel alla sempre maggiore diffusione degli smartphone, alle opportunità legate ai sistemi di geolocalizzazione e all’utilizzo sempre maggiore di nuove tecnologie e applicazioni da parte dei consumatori. Un trend questo che comporterà la necessità per le agenzie di marketing diretto di dotarsi di nuove piattaforme che siano in grado di gestire e supportare flussi sempre maggiori di dati e informazioni, per incrociare le informazioni provenienti dai canali mobile e digitale, integrandole con i dati demografici e i comportamenti d’acquisto dei consumatori.
Anche il segmento dell’email marketing risente della sempre maggiore penetrazione del mobile tra i consumatori, dal momento che più del 20% delle mail sono ormai lette su dispositivi mobili (smartphone e tablet) secondo un’analisi di Knotice, un email service provider che ha analizzato le modalità di lettura di 700 milioni di mail negli Stati Uniti. Proprio per questo Brian Degan, CEO di Knotice, sottolinea l’importanza che i messaggi di email marketing siano ottimizzati per essere letti anche su dispositivi mobili e, soprattutto, che la user experience di chi fa click su un messaggio di email marketing usando uno smartphone, sia pensata per il mobile.
Via Tech Economy
La RIM dovrebbe abbandonare il progetto del suo sistema operativo in favore di Android o Windows Phone? E’ quello che si chiede Peter Rojas in una discussione su GDGT. Nonostante la buona presentazione fatta al CES 2012 in merito al nuovissimo sistema operativo Blackberry 10 e nonostante i nuovi smartphone RIM, forse all’azienda, per rimanere sul mercato e cercare di riacquistare delle quote, converrebbe decidere di adottare Google Android o Window Mobile, il sistema operativo di Microsoft.
Nonostante le presentazioni che la RIM ha fatto all’evento di Las Vegas, infatti, non sembra che esso possa competere con l’iPhone o con i vari telefoni Android, come i nuovissimi Samsung Galaxy SII o il Samsung Galaxy SIII. Il problema è che il successo di uno smartphone si basa moltissimo sui mercati virtuali delle applicazioni, come già abbiamo avuto di vedere. L’App Store e l’Android Market, in questo senso, sono dei leader nel mercato, mentre la Microsoft sta facendo dei pesanti investimenti con il suo Windows Market al fine di competere con Google e con la Apple.
La strada che sta percorrendo la RIM in questo periodo ricorda un po’ quella che ha percorso la Nokia tempo fa, che l’ha portata praticamente ad essere esclusa dal mercato degli smartphone, tanto che ora la casa finlandese ha messo da parte il suo Symbian ed è passata a Windows Mobile.
Qualunque sia la decisione che la RIM ha deciso di mettere in pratica, quello che è certo è che l’azienda dovrà prendere delle decisioni importanti sul suo futuro, anche in maniera veloce. Che il futuro della RIM passi per la strada di Mountain View, per quella di Redmond o per una più coraggiosa ristrutturazione interna, non possiamo ancora saperlo, ma speriamo di non perdere questo “gigante”.
Via Mobileblog.it
Continua la crescita delle connessioni internet mobili in Italia. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Agcom, alla fine di settembre 2011 erano 18,1 milioni le sim con accesso al web veloce (+9,8% rispetto allo stesso mese del 2010).
La banda larga mobile è ormai una realtà consolidata tra gli utenti, anche se spesso mancano strutture adeguate, soprattutto per quanto riguarda il wifi pubblico.
Via Quo Media
Se il predominio negli smartphone passa attraverso la disponibilità (e la qualità) delle applicazioni è indubbio che Google sia oggi nella condizione di poter alzare la voce al cospetto di Apple. La forza dell'ecosistema di Cupertino (apps, iPhone, esperienza d'uso) non è in discussione ma la crescita registrata da Android, anche sotto il profilo della capacità di attrarre sviluppatori e utenti, è evidente.
E lo dicono i numeri. Stando per esempio ai dati resi noti da Abi Research, nel corso del secondo trimestre il negozio virtuale di Mountain View ha superato per numero di download effettuati l'App Store della Mela: il 44% di tutti i programmi scaricati dagli utenti sui propri telefonini da aprile a giugno è attribuibile infatti all'Android Market, contro il 31% raggiunto dallo store della Mela. Il restante 25% delle apps è stato quindi "pescato" dai negozi delle varie Amazon, Nokia, Microsoft e Research in Motion.
Il forte incremento delle vendite di smartphone androidi ha naturalmente contribuito al "clamoroso" sorpasso ma a confortare i vertici di Cupertino c'è il dato che riguarda il numero di download effettuati da ogni utente, visto e considerato che ad ogni dispositivo iOs venduto corrispondono circa 2,4 prodotti basati su Android (ed entro il 2016, stando alle previsioni, tale rapporto sarà di 3:1).
C'è però un altro studio, a firma della società specializzata Research2Guidance, che mette in risalto come Google abbia fatto passi da gigante per annullare il gap che la separa da Apple quanto a disponibilità di applicazioni da offrire agli utenti mobili. L'Android Market avrebbe infatti superato a settembre la fatidica soglia di 500mila software disponibili al download avvicinandosi quindi alle 600mila accessibili per gli utenti di iPhone nell'App Store di Apple. In realtà l'effettiva dote dello store di Mountain View è oggi nell'ordine delle 315mila apps in quanto ben il 37% sono state sì pubblicate ma subito dopo rimosse (la percentuale per Apple è del 24% per un netto di 456mila apps e quella del Marketplace dei Windows Phone è del 13%, per un totale di circa 35mila).
Google "paga" quindi un approccio più leggero verso gli sviluppatori che caricano nel Market demo o versioni di testing e incomplete dei programmi che poi non vengono ultimati (e quindi cancellati) mentre a Cupertino permangono criteri più rigidi nella selezione delle apps, di cui sono per esempio bandite le versioni multiple di prova. Quanto, in generale, allo stato di effervescenza del mercato delle applicazioni mobili parlano chiaramente i numeri elaborati dagli analisti di Abi Reserarch: fra giochi, musica e servizi di vario genere, il totale delle apps che verranno scaricate su scala mondiale dovrebbe arrivare nel 2011 a quota 29 miliardi, rispetto ai nove miliardi dell'anno passato. E tanto per rafforzare il concetto c'è anche la stima elaborata da Berg Insight, secondo cui i download raggiungeranno il tetto dei 98 miliardi entro il 2015 (il 40% verrà effettuato nella regione Asia Pacific) e il giro d'affari delle apps a pagamento arriverà a 8,8 miliardi di euro rispetto agli 1,6 miliardi registrati a consuntivo nel 2010.
di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com
Nel secondo trimestre 2011 il 36% di coloro che hanno un account di servizi finanziari online, come ad esempio banca, carta di credito o l'assicurazione auto l’hanno consultato attraverso un dispositivo mobile, smartphone o tablet.
Analizzando poi i dati, emerge che l’utilizzo dei dispositivi mobili è maggiormente diffuso tra colo che si connetto alla proprio banca: il 54% degli utenti consulta attraverso tavoletta e smartphone il proprio conto e dispone bonifici.
Via Quo Media
Dati significativi emergono da una ricerca che fotografa il ruolo degli smartphone nella vita degli italiani elaborata da Ipsos MediaCT in collaborazione con Google, il colosso del web sempre più interessato al mondo mobile come dimostra il recente acquisto di Motorola.
Andando nello specifico, la ricerca evidenzia che ben oltre la metà dei 20 milioni di utilizzatori difficilmente si separa dal proprio smartphone e lo utilizza ovunque: in casa, fuori casa e in ufficio.
E spesso lo consulta in parallelo con altri media: mentre ascolta musica (47%) o guarda la tv (32%) e nel 30% dei casi persino quando naviga su Internet con un altro dispositivo. Che rapporto lega gli italiani alle app? Secondo l’indagine, quelli dotati di smartphone possiedono in media 19 applicazioni, di cui 4 sono state acquistate. Ogni mese ne utilizzano 7 con una certa frequenza e il trend è in crescita: il 39% degli intervistati è convinto infatti che incrementerà l’utilizzo nei prossimi 12 mesi.
Altro dato è quello, incredibile, relativo al volume di ricerca con un +224% sul 2010. Il 53% degli intervistati effettua quotidianamente ricerche dal proprio smartphone, il 29% ogni settimana. Lo smartphone sta inoltre diventando sempre più centrale del processo d’acquisto, tanto che si vanno sempre più intensificando le sperimentazioni di pagamento con questo mezzo. Secondo i dati, il 23% dei possessori ha dichiarato di aver già effettuato un acquisto via mobile. Un dato non troppo distante da quello registrato negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania e superiore alla media
Via Quo Media
Fino a ieri c’era il cellulare, buono solo per telefonare, mandare messaggi e – tutt’al più – scattare foto. Poi venne lo smartphone e l’utente medio capì che poteva chiedere molto, molto di più al suo prezioso alleato digitale.
Già, ma quanto di più? Forse un po’ troppo. Una ricerca condotta da Compuware, società che si occupa di soluzioni It aziendali, rivela che le aspettative degli utenti rispetto alla nuova generazione di dispositivi mobili sono forse superiori alle reali opportunità.
Lo studio, intitolato What Users Want from Mobile, ovvero Cosa vogliono gli utenti dalla mobilità, mette in luce un dato su tutti: l’esperienza Web in mobilità non è ancora paragonabile a quella offerta sul PC.
È soprattutto sul piano prestazionale che gli utenti si dichiarano poco soddisfatti: quasi la metà degli intervistati (il 46%) rivela infatti di accedere molto più lentamente al Web dai propri telefonini.
Una vera delusione, considerato che chi si avvicina al mondo dei cellulari di nuova generazione lo fa con ben altre speranze: quasi il 60% degli utenti dichiara di aspettarsi di accedere a un sito dal proprio dispositivo mobile in tre secondi o meno e il 74% di essi sono disposti ad aspettare 5 secondi (o meno) per l’apertura di una pagina web, prima di abbandonare il sito.
Non va meglio sul versante delle applicazioni: il 50% di chi le usa è disposto ad attendere solo 5 secondi prima di mollare il colpo.
La colpa, se di colpa si può parlare, non è ovviamente solo dei dispositivi in quanto tali, ma di tutto l’ecosistema della mobilità che comprende al suo interno le reti e le strategie aziendali. Su quest’ultimo fronte, in particolare, c’è in molti casi una scarsa consapevolezza dei rischi cui vanno incontro le società che trascurano la loro “vetrina mobile”.
Gli utenti, sottolinea la ricerca, non sono disposti ad accedere per due volte consecutive a un sito (il 78%) o a un’applicazione (ben l’80%) che non funzionino al primo colpo sul proprio smartphone; in quel caso, un terzo di loro andrà sul sito di un concorrente.
di Roberto Catania su Panorama.it
Il commercio mobile, entro il 2015, raggiungerà la quota di 119 miliardi di dollari di valore. Questa la stima BitWizards, che definisce una crescita pari a 100 volte maggiore, rispetto al precedente valore di 1,2 miliardi di dollari, registrato nel 2009. Secondo lo studio, il generale il commercio online sta registrando un tasso di crescita, ma il ritmo del m-commerce è decisamente più significativo. In assoluto infatti il commercio online nel 2009 valeva 210 miliardi di dollari, e si prevede che cresca di 6 volte tanto entro il 2015, raggiungendo quota 1,4 trilioni. Attualmente, la metà dei consumatori americani utilizza il cellulare come strumento per acquistare, mentre circa il 40% pur possedendo un mobile con la tecnologia adeguata, non lo utilizza per acquisti.
BitWizards ha poi esaminato l’e-commerce che si sviluppa attraverso Facebook: il 90% dei consumatori presta attenzione ai consigli degli amici, e un altro 70% ripone fiducia nelle pagine dedicate e sponsorizzate da un determinato marchio.
La stessa fiducia non è invece riposta nella tv, alla quale presta attenzione solo il 62% dei consumatori, e negli annunci visualizzati dai motori di ricerca: solo quattro consumatori su dieci, il 41%, presta attenzione a questi consigli.
Via Quo Media
|