Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Venti di ripresa per la pubblicità online a livello mondiale, dopo il timido +2% del 2009. Gli analisti prevedono che quest’anno l’online crescerà del 12%.
Lo rendono noto gli analisti di eMarketer, secondo cui la spesa mondiale per la pubblicità online tornerà a registrare una crescita a doppia cifra, facendo registrare nel 2010 un incremento dell’11,9% degli investimenti per la promozione su internet, raggiungendo quota 61,8 miliardi di dollari.
La società di ricerca prevede che il trend positivo continuerà fino al 2014 con tassi di crescita di oltre il 10% ogni anno. “Fra cinque anni - afferma l’analista Jared Jenks - gli investimenti ammonteranno a 96,8 miliardi di dollari, crescendo a un tasso annuo composto dell’11,9%, nonostante la lenta, irregolare e fragile ripresa economica. Questi tassi di crescita resteranno ineguagliati dagli altri media”.
Via Marketing Journal
Hulu, il servizio internet statunitense di video on demand, si rivela uno dei canali più prolifici e adatti per la pubblicità. Secondo i dati raccolti da comScore, nel mese di giugno Hulu è stato il canale video con il numero più alto di annunci visionati dagli utenti.
Il sito ha generato 566 milioni di clic su filmati promozionali, più del doppio dei contatti generati dai siti Microsoft (222 milioni).
La pubblicità video, lo scorso mese, ha raggiunto il 46,1% della popolazione statunitense, con una media di un filmato al giorno per ciascun cittadino. Hulu ha contribuito da par suo, raggiungendo con i propri video il 7,8% della popolazione d’Oltreoceano.
Via Quo Media
bbiamo detto più volte che l’antagonista più forte di Apple e del suo App Store è il sistema operativo made in Google, Android, e il suo negozio virtuale, Android Market.
Ebbene se Apple viaggia a gonfie vele, sono oltre 200mila le applicazioni a disposizione in App Store, Android è poco da meno dato che ha raggiunto in Luglio le 100mila applicazioni presenti nel suo store da cui attingono milioni di utenti in tutto il mondo, che, peraltro, sono in rapido aumento quotidianamente.
Centomila programmi da scaricare che lo sono già stati oltre un miliardo di volte dagli utenti col robottino. Sono state ben 14mila le nuove applicazioni introdotte a Maggio, 15mila a Giugno e nel mese di Luglio siamo già arrivati a quota 12mila.
Del totale delle applicazioni disponibili, si sa, oltre il 60% sono gratuite. Coninua la rincorsa di Android ad Apple e, a questo ritmo, il sorpasso potrebbe avvenire, come stimato, addirittura entro l’anno.
Via Cellulari ad Hoc
Facebook raggiunge quota 500 milioni di utenti nel globo e festeggia a modo suo, ovvero raccontando le storie di (alcuni) internauti che hanno contribuito a rendere celebre, ricco e sempre più diffuso il social network divenuto ormai epigono del web 2.0.
Mark Zuckerberg lancia così il progetto ‘Stories’, che presenterà le vicende più interessanti e particolari, i temi più importanti e strani, trattati da Facebook in questi suoi sei anni di vita. Un sito apposito, all’interno del portale principale, proporrà una visualizzazione tematica e geografica di tutto ciò che di meglio la comunità online ha offerto sinora. Gli utenti potranno partecipare al progetto spedendo un contributo scritto di 420 battute, colleganlo eventualmente a loro profilo. Le storie verranno giudicate dagli altri iscritti al network con l’ormai classico ‘mi piace’.
Mentre gli esperti esaminano le cause del successo di Facebook, che ha in parte cambiato il modo di intendere il web rendendolo ancor più interattivo e letteralmente popolare, gli scettici già pronosticano un rapido declino e un requiem nel giro di pochi anni, invitando a non dare troppo peso al traguardo del mezzo miliardo di iscritti.
Certo è che questa copia digitale degli annuari universitari americani ha puntato, con una sistema semplice ma dalle conseguenze sociologiche complesse, sulla socializzazione della rete, accentuando alcune delle peculiarità dei frequentatori del web, quali voyerismo, curiosità e necessità di archiviare e condividere documenti, propri e altrui. Facebook ha aumentato il mondo digitale, restituendogli però una patina reale: l’internauta (virtuale) e il suo doppio (concreto).
Via Quo Media
Maggio è stato - ancora una volta - un mese positivo per quanto riguarda gli investimenti pubblicitari. Il 2010 segna così la ripresa del settore, in crescita globalmente del 3,8% nei primi cinque mesi dell’anno. Ancor più positivi i dati per l’Italia, che registra un +4,5%.
Alla luce del buon andamento tra gennaio e maggio, le ultime previsioni Nielsen descrivono una chiusura del 2010 leggermente superiore al 3% per quanto riguarda l’area nazionale. Nel periodo analizzato, in Italia la pubblicità ha raccolto 3,8 miliardi di euro.
La televisione, con i canali generalisti e quelli satellitari (Sky e Fox), chiude la prima parte del 2010 con una crescita del 6,0%. Continuano invece le difficoltà della carta stampata: i quotidiani, nonostante un aumento degli investimenti in commerciale nazionale (+2,4%), chiudono i primi 5 mesi dell’anno in calo (-0,2%). Contrazioni ancora più nette per free press (-6,7%) e periodici (-9,3%).
La radio prosegue il suo trend positivo, confermandosi uno dei media più brillanti e allettanti per gli investitori, con una crescita della raccolta pubblicitaria del 14,6%.
Via Quo Media
In questi giorni ho letto parecchie news interessanti, che mi hanno ispirato questo breve post, che vuole guardare un po’ al futuro.
Un primo argomento di interesse è legato al tema del cloud computing, di cui ho parlato qualche tempo fa: un esempio abbastanza eclatante è dato dall’annuncio di Microsoft che mette in rete una parte del suo gioiello Office, per competere con Google Docs.
immagine tratta da http://www.sis.pitt.edu/
Gli ambienti collaborativi online sono ormai sempre più numerosi, nella mia personale esperienza tra software saas e servizi come social bookmarks, strumenti di video conferenza, Google Docs/Calendar etc. non noto quasi nessuna differenza tra un pc e l’altro su cui posso trovarmi a lavorare.
Dal punto di vista macroeconomico su questa tendenza influiscono molto i fenomeni descritti da Chris Anderson in “Gratis”: banda sempre più larga e storage sempre più economico.
A questo punto, stando anche ai pareri di diversi analisti, con l’avvento definitivo dello standard LTE il mondo del Cloud sarà realmente accessibile anche dai cellulari, e qui arriviamo al secondo tema: lo sviluppo del mobile e dei dispositivi sempre connessi.
Immaginatevi di avere tutti i vostri servizi e software pronti ad essere fruiti in qualsiasi momento dal vostro cellulare: non sarebbe niente male no?
Che cosa ci blocca? Secondo me, a parte la tecnologia di trasmissione dati, i limiti risiedono ancora nella frammentazione dei vari sistemi operativi, cui si collegano diversi limiti di standard che in paesi più evoluti, come il Giappone, non si verificano (si pensi ai QR code).
Inoltre nel nostro paese si fa molta comunicazione alle promozioni tariffarie ma poco si lavora sull’informazione agli utenti, che ancora conoscono solo una minima parte delle opportunità offerte dal loro dispositivo mobile (anche se 10 milioni di utenti a gennaio si sono collegati al web in mobilità).
Voi che cosa ne pensate? Tra quanto saremo pienamente fra le nuvole, anche con il cellulare?
Gianluigi Zarantonello via http://internetmanagerblog.com/
Una ricerca di GlobalSpec mostra come i marchi industriali investano sempre più nella promozione via web. Il rapporto 2010 riporta i successi degli investimenti pubblicitari online, con il 70% delle industrie che praticano online marketing che hanno incrementato le proprie vendite nel primo semestre del 2010.
Protagonisti del marketing industriale in rete sono i social network, frontiera verso cui guarda con fiducia il 33% delle aziende.
Via Quo Media
Twitter fa i primi passi nel settore dell'e-commerce: è attivo sul micro-blog l'account @EarlyBird che permetterà di pubblicizzare offerte di aziende e marchi. Gli internauti interessati a seguire le gesta del 'nuovo iscritto' riceveranno avvisi e aggiornamenti sulle promozioni offerte dai partner di Twitter, che pagheranno per l'esposizione ottenuta sul social network.
Le offerte saranno limitate a livello di tempo e disponibilità, aspetto che mette Twitter in diretta concorrenza con i gruppi d'acquisto online. La mossa si iscrive nel più ampio piano del micro-blog volto alla monetizzazione del traffico e della notorietà ottenuti.
Via Quo Media
Ci sono elementi molto positivi nella relazione al Parlamento del presidente dell'Autorità per le comunicazioni, Corrado Calabrò. Restano alcune rimozioni o sottovalutazioni che riguardano le cause dei fenomeni oggetto dell'analisi della relazione annuale. Cominciamo dall'analisi inconfutabile sui ritardi dell'Italia: siamo ai primi posti in Europa a livello di prezzi dei servizi e della concorrenza nella telefonia, ma siamo ben sotto la media Ue per: diffusione della banda larga, numero delle famiglie connesse a Internet, diffusione degli acquisti on line.
Siamo il fanalino di coda nel commercio e nei servizi elettronici. Molteplici fattori influiscono sulla domanda: Calabrò ne elenca diversi, tra cui la scarsa sostituibilità tra televisore e Internet, la diffusione stentata di Internet nelle fasce di età over 50, la paura di truffe telematiche e così via. Tutto vero. Uno dei problemi-chiave, però, è quello dei contenuti che dovrebbero attivare la crescita del Web, della tv mobile e quindi della domanda di banda larga. Contenuti spesso disponibili solo a caro prezzo, con relativa crescita della pirateria.
Capitolo media: dove, cioè, si producono i contenuti per le reti e le piattaforme, a parte quelli realizzati direttamente dagli utenti. Calabrò rileva come l'ascolto digitale su tutte le piattaforme (terrestre, satellite, cavo) ha superato quello della tv analogica. La digitalizzazione può essere completata nel 2011, aggiunge Calabrò, che preferisce non tener conto della richiesta di rinvio avanzata dalle principali associazioni delle tv locali nel Nord Italia. Il processo può rallentare ma la transizione è obbligata. Strano, piuttosto, non rimarcare alcuni effetti del modello italiano nelle sei regioni già digitali, soprattutto nel Lazio e in Campania, ma anche in Sardegna, con il drastico calo di ascolto delle principali emittenti locali.
A livello di risorse, «non vi è stato lo spostamento dalla tv tradizionale a Internet rispetto ad altri paesi». Non si spiega perchè questo avvenga in Italia. Rai e Mediaset, entrambe strettamente collegate al sistema politico, «conservano quote di ascolti ancora assai rilevanti sulle quali l'avvento della pay tv sta incidendo lentamente». Il problema è la concentrazione delle risorse (economiche, di diritti di trasmissione, di reti distributive integrate verticalmente). Senza un'analisi di questo fenomeno, a che serve la giusta reprimenda alle tv locali sui monoscopi o sui programmi ripetuti, che ci sorbiamo noi cittadini delle "felici" regioni digitali?
L'approvazione del Piano delle frequenza andava fatta. Fa bene Calabrò a rivendicarlo, segnalando che esso consente, tra l'altro, di liberare nove canali tv da destinare alla banda larga, come richiede l'Europa, altrimenti «la rete mobile rischia il collasso». Giusto e importante che questo sia riaffermato nella relazione, anche se le tv locali, che si vedono assegnare i canali dal 61 al 69 dal Piano Agcom preparino ricorsi e controricorsi sull'intera impalcatura del Piano stesso, con incognite sui tempi della sua attuazione. Possibile non ipotizzare misure asimmetriche a favore degli operatori più deboli e dei nuovi entranti nel sistema tv?
I problemi di fondo nell'industria dei contenuti sono due: la concentrazione, che riduce la concorrenza a scapito degli editori minori, dei produttori indipendenti e dei proprietari degli eventi. E la carenza di pluralismo scaturita da questo assetto. «L'accesso senza discriminazioni ai mezzi d'informazione delle forze politiche e sociali va tutelato, specialmente in un sistema concentrato come quello italiano» afferma Calabrò. Ha ancora una volta ragione. Evita di aggiungere i dati rilevati per conto di Agcom sul pluralismo politico nei Tg e nei programmi extra-Tg. Che dimostrano un pluralismo ridotto ai minimi termini. Bene, infine, il richiamo di Calabrò a svincolare la governance della Rai da dai partiti: sperando che, come accade da un ventennio, non resti lettera morta.
di Marco Mele su ILSOLE24ORE.COM
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