Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Sembra proprio che Mark Zuckerberg, plenipotenziario di Facebook, voglia abolire il limite minimo di età (fissato al momento a 13 anni) necessario per creare un proprio account sul social network.
Creando però un ambiente digitale apposito, e a suo dire protetto, per gli utenti più giovani. Un Facebook parallelo per gli iscritti alle scuole primarie, da sviluppare forse in accordo con gli istituti. Forse, come pensano i critici di Zuckerberg, il settore dell’istruzione come nuovo bacino d’affari a cui guardare.
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Nell’ultimo trimestre del 2010, secondo i dati della International Data Corporation, si sono venduti più smartphone che computer. I primi hanno venduto 100,9 milioni di esemplari tra ottobre e dicembre (+87,2%), i secondi poco meno (+5,5%). Il sorpasso è storico e, anche se entrambi i dispositivi hanno incrementato la loro diffusione rispetto all’anno precedente, testimonia la popolarità ormai globale dei cellulari di ultima generazione.
A trainare il settore mobile sono stati soprattutto i modelli Android: gli smartphone Samsung e Htc che montano il sistema operativo di Google sono cresciuti rispettivamente del 439 e 258%. Molto bene anche Apple, che con iPhone ha venduto l’86% in più rispetto a fine 2009. Positivo anche Blackberry di Rim (+36).
Via Quo Media
Ecco il solito e consueto aggiornamento dei dati sulla diffusione dell'online in Italia e i dati di audience del mese di marzo 2011 da Audiweb. Con qualche commento e un po' di prospettiva storica.
Sono 34,4 milioni gli Italiani che dispongono di un collegamento a internet, il 71,5% della popolazione tra gli 11 e i 74 anni, con un incremento del 7% su base annua. Come al solito questo dato NON va usato per dire che ci sono 34 milioni di utenti Internet - sarebbe come confondere il possesso di un telefono e il fatto che si telefoni...
Ci sono poi dei dati che vanno interpretati anche sotto l'ottica del Digital Divide, in quanto mostrano una corposa penetrazione di ADSL e di tariffe flat: "Nella maggior parte dei casi, il 66%, le famiglie connesse dichiarano di disporre di un collegamento veloce tramite ADSL e senza limiti di tempo (abbonamento flat nel 94,4% dei casi con ADSL o cavo/fibra ottica). "
Più interessante il fatto che *almeno una volta nel mese* circa 26 milioni di italiani (dai 2 anni di età in su) hanno navigato almeno una volta *usando un PC*. Questo significa una crescita del 12.4% in un anno. E c'è stato un saltino anche rispetto a Febbraio dove erano 25.4 milioni, e i 25.8 milioni di Gennaio e i 25 di Dicembre 2010.
Nulla di pagaronabile però con la crescita dell'Internet Mobile: La disponibilità di un collegamento a internet da cellulare cresce del 50,5% in un anno, raggiungendo 7,3 milioni di persone, il 15,2% della popolazione di riferimento (anche qui, occhio, si parla di disponibilità e sappiamo benissimo che c'è non poca gente che si compra un iPhone figo e non lo usa certo per navigare in mobilità - come vedrete sotto, almeno un 30%)
Ma in un giorno qualunque, quanta gente c'è in rete? Qui le cifre cambiano:
Sono infatti "solo" 13.3 milioni di utenti presenti in rete nel giorno medio - il che si potrebbe facilmente leggere con "solo un italiano su 4-5 usa Internet tutti i giorni" (ma mi sembrerebbe un po' sottostimato - anche se è chiaro che la maggior parte degli Italiani va in rete non tutti i giorni). Comunque la crescita sull'anno è del 14.6%
A Febbraio nel giorno medio erano 12,8 milioni, 12,6 a Gennaio, 12 milioni a dicembre 2010, 12,6 a Novembre 2010 (se poi volete farvi delle storiche più arretrate, fate un search su questo blog per “audiweb” così recuperate i post precedenti e vi fate rapidamente una serie).
Hanno navigato per 1 ora e 24 minuti al giorno: qui è sceso il tempo - 1h 37’ a Febbraio, a Gennaio era 1h 40’; consultando in media 174 pagine per persona mentre erano in media 202 a persona a Febbraio, a Gennaio 201 e a Dicembre 2010 erano 183.
Di qui in poi sostanzialmente copio e incollo la press release:
Per quanto riguarda i differenti luoghi di accesso, prevale la disponibilità di accesso da casa che raggiunge 32,4 milioni di Italiani nella fascia considerata, registrando un incremento dell’11,1%. Cresce del 7,6% l’accesso a internet da luogo di lavoro, disponibile per il 40,9% della popolazione occupata (9,3 milioni), mentre si registrano percentuali di penetrazione inferiori per quanto riguarda l’accesso da luogo di studio (disponibile per il 6,5% dei casi, ovvero 3,1 milioni di Italiani tra gli 11 e i 74 anni) e da altri luoghi quali internet point, biblioteche, ecc (il 4% dei casi, ovvero 1,9 milioni).
L’accesso a internet da cellulare/smartphone/PDA è disponibile per 7,3 milioni di individui, il 15,2% degli Italiani nella fascia considerata dalla ricerca, con un incremento del 50,5% su base annua. In particolare, il 62,7% di coloro che possono accedere a internet dal proprio cellulare o smartphone dichiara di effettuare almeno una delle attività legate alla navigazione su internet. Tra le attività più citate: per il 50,4% navigare su internet, il 27,6% inviare/ricevere e-mail, il 26,6% consultare motori di ricerca, il 24,7% accedere ai social network, il 19,6% consultare itinerari/mappe. Quote comprese tra il 10% e il 19% per altre attività come scaricare applicazioni, consultare il meteo, consultare siti di news, guardare video online, scaricare musica.
In generale, può accedere a internet da qualsiasi luogo e strumento il 73,6% degli uomini e il 69,5% delle donne; in particolare l’86,8% dei giovani tra gli 11 e i 17 anni, l’87% dei 18-34enni e il 78,9% dei 35-54enni, di tutte le aree geografiche d’Italia con livelli di concentrazione simili nel Nord e nel Centro (circa 75%) ad eccezione dell’area Sud e Isole che presenta una percentuale più contenuta (65,7%).
Il profilo professionale di chi dichiara di avere un accesso a internet da almeno uno dei luoghi considerati, attraverso computer o cellulare, risulta abbastanza elevato, con i più alti livelli di concentrazione tra gli imprenditori e liberi professionisti (97,8%), i dirigenti, quadri e docenti universitari (97,4%) e gli impiegati e insegnanti (93,8%). La diffusione dell’online, infine, raggiunge una copertura quasi totale tra gli studenti universitari (99% dei casi) e tra i laureati (97,3%).
Nel giorno medio risultano online 5,8 milioni di donne (il 21,3% delle donne italiane dai 2 anni in su) e 7,5 milioni di uomini (il 27,5% degli uomini italiani dai 2 anni in su), principalmente tra i 35 e i 54 anni (6,3 milioni, il 34,6% della popolazione della fascia d’età considerata) e tra i 25 e i 34 anni (2,7 milioni, il 34,7% della fascia d’età considerata). Il 30,8% dei giovani tra i 18 e i 24 anni (1,4 milioni di utenti attivi) ha navigato almeno una volta nel mese, trascorrendo in media 1 ora e 33 minuti al giorno e consultando 207 pagine per persona.
Analizzando più in dettaglio il profilo sociodemografico degli utenti attivi nel giorno medio, emerge che il 51,6% possiede un diploma superiore o tecnico e il 18,7% è laureato.
Il 30,6% degli utenti attivi nel giorno medio proviene dall’area Nord Ovest (in cui spicca la regione Lombardia con il 19,9% degli utenti attivi) e altrettanti dall’area Sud e Isole (con la Campania rappresentata dal 7,9% degli utenti attivi),
Gli utenti attivi provenienti dal Centro sono il 17,1% (con la regione Lazio rappresentata nell’8,4% dei casi), mentre quelli provenienti dal Nord Est sono il 16,8% (in particolare dalla regione Veneto con il 7,5% dei casi).
Si chiama Foodspotting la prima community che permette agli appassionati della forchetta di pubblicare foto e commenti dei loro piatti preferiti, a partire dagli antipasti fino al dolce. Lo scopo è scattare fotografie a pietanze in qualunque posto ci si trovi, per poi condividerle su internet e sottoporle al voto dei naviganti. Il cibo si fa social.
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Tornano a calare gli investimenti pubblicitari in Italia. Il mercato nazionale ha iniziato il 2011 con segno negativo, in ribasso del 3,2% nel primo trimestre dell’anno. I dati raccolti da Nielsen mostrano la flessione su tutti i mezzi di comunicazione escluso il web.
La televisione nel suo complesso (includendo quindi i canali satellitari) ha chiuso l’inverno al -2,9%, con una raccolta di poco superiore a 1,2 miliardi di euro. Continua a soffrire la carta stampata, ma a differenza dello scorso anno, nel periodo in esame, il calo ha penalizzato più i quotidiani (-4,6% tra gennaio e marzo) che i periodici (in ribasso del 2,1%). Flessione importante anche per la radio (-5,0%), mentre aumentano gli investimenti pubblicitari su internet (+14,9%) e direct mail (+1,0%). La rete resta motore propulsivo per il settore, anche a causa dei costi ridotti. Le previsioni per il prosieguo del 2011 dicono di un leggero miglioramento, grazie soprattutto alle buone performance delle emittenti televisive digitali.
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I ragazzi italiani sotto i diciotto anni spendono in media sette ore al giorno davanti a uno schermo, sia esso del computer o del televisore. Internet e la tv sono i due passatempi preferiti del Belpaese, almeno secondo una ricerca condotta dal Forum delle associazioni familiari su 1.300 giovani e giovanissimi di nove regioni e presentata in occasione della Giornata internazionale della famiglia.
I ragazzi tra i 7 e i 18 anni guardano in media la televisione per cento minuti al giorno e il 34% per più di tre ore; il cellulare, anche se non continuativamente, viene utilizzato per oltre due ore al giorno. L’uso di internet è di circa un’ora, a cui però si aggiungono altri 77 minuti di collegamento a Facebook e altri social network.
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L’intesa è fatta: Microsoft si aggiudica Skype per 8,5 miliardi di dollari, con grande stupore degli analisti, che avevano stimato il valore del servizio VoIp tra i 4 e i 4,5 miliardi, con buona pace di Facebook e Google, che a loro volta avevano messo gli occhi su Skype, e con qualche preoccupazione degli addetti ai lavori per una mossa quanto meno azzardata.
Innanzitutto, Microsoft ha strapagato Skype. L’ultima offerta nota alla stampa di settore era quella avanzata da Google poco più di una settimana fa: 4 miliardi di dollari. Molto, ma comunque meno della metà rispetto a quanto sborsato da Steve Ballmer quest’oggi. In prospettiva poi, sarà difficile monetizzare l’acquisto: Skype è sul libro nero di tutte le compagnie telefoniche, che non sopportano l’idea di un programma che consenta di chiamare gratis ovunque. Ergo, gli operatori faranno finché possibile fronte unito contro la diffusione del servizio su smartphone e affini.
C'è poi il problema del bilancio. Skype, nonostante l’enorme popolarità e un’utenza di circa 660 milioni di persone, non riesce ad avere guadagni adeguati: 860 milioni di dollari di profitti per un servizio così diffuso non sono molti, mentre la società ha chiuso il 2010 con perdite per 7 milioni, segnale di un business che fatica a decollare davvero, al di là dell’immagine forte. Difficile immaginare modalità alternative con cui Microsoft possa trarre profitto dall’integrazione (per altro non semplice) del servizio VoIp in Windows o in altri software. Google ha dimostrato che un’utenza ampia può portare soldi solo tramite una altrettanto ampia raccolta pubblicitaria: ma Skype non è un motore di ricerca, non ne ha i numeri nè le caratteristiche, e gli investitori non correranno in aiuto di Ballmer e soci.
La vera motivazione dell’acquisto risiede nella volontà di rilancio del marchio Microsoft, decisamente sotto tono rispetto all'epoca d'oro degli anni '90. Non a caso, negli ultimi mesi Ballmer ha concentrato la propria attenzione su tutte le attività più intriganti, dal punto di vista del marketing, del colosso di Redmond: Xbox, Kinect, l’accordo con Nokia e, infine, Skype. Proprio la partnership con Nokia, cui Microsoft fornirà il sistema operativo per i prossimi smartphone, potrebbe rendere munifica l’acquisizione di oggi. La percentuale di accessi al web in mobilità cresce in maniera spaventosa, con gli smartphone che in Europa hanno incrementato le vendite del 47% tra gennaio e marzo. In un futuro ideale, almeno secondo Microsoft, centinaia di milioni di persone accederanno a internet via cellulare e chiameranno così via Skype, aggirando le tariffe imposte dagli operatori e consentendo a Ballmer di far fruttare l’affare. Ma gli ostacoli alla costruzione di questo eden del ‘tutto gratis’ sono innumerevoli, e comunque Windows Mobile ha avuto scarso successo e bisognerà aspettare il 2012 per un rilancio nel settore mobile (via Nokia, appunto).
In definitiva: per ora, Skype non è che un trofeo nella bacheca di casa Microsoft, che ultimamente languiva impolverata a causa delle vittorie in serie degli avversari. Difficile dire quanto tempo servirà per valutare l’azzardo odierno, che potrebbe rivelarsi un boomerang letale per una società che vede a repentaglio anche il proprio dominio nel campo dei sistemi operativi per pc (con Windows) e dei pacchetti per ufficio (con Office). Di sicuro Google reagirà: a Mountain View già possiedono un servizio VoIp, Google Talk, e possono contare su Android, software per dispositivi mobili già in testa al mercato americano. A Redmond incrociano le dita, ma l’ultima mossa sembra quella della disperazione. O, volendo essere fiduciosi, una versione moderna del gioco delle tre carte.
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Oltre alle app, gli utenti di smartphone e tablet dotati del sistema operativo di Google potranno presto scaricarsi anche le nuove pellicole sfornate dalle major del cinema. La possibilità di noleggiare film dall'Android Marketplace, il negozio virtuale di applicazioni per device mobili della casa di Mountain View, è infatti una delle novità che arrivano da San Francisco dove si è svolta la conferenza I/O per gli sviluppatori. Il servizio permetterà di scaricare in modalità streaming il file digitale su pc, computer a tavoletta e cellulari.
La musica "cloud based" Il colosso Usa del web, ha anche annunciato anche di avere lanciato un servizio di musica online, disponibile per un primo tempo solo su invito. Secondo le prime indicazioni, il nuovo servizio permetterà di «scaricare una collezione di musica per ascoltarla dappertutto». Di Google Music, servizio "cloud based", se ne parla da mesi ed è considerato dalla comunità tecnologica un ulteriore fronte di sfida fra Google ed Apple. Quello della musica da fruire (a pagamento) da Internet è come noto un business assai ambito e per questo la società californiana sembra pronta a lanciarsi decisamente in questo mercato con una soluzione che permetterà agli utenti di riprodurre la propria musica preferita direttamente dai tablet o dagli smartphone su cui gira il sistema operativo Android (dalla versione 2.2 in avanti).
Magic moment per l'ecosistema androide L'evento dedicato agli sviluppatori era l'occasione per ribadire il momento di grazia di Android e del suo ecosistema e Google ne ha ovviamente approfittato per snocciolare numeri su numeri. Dai 100 milioni di dispositivi oggi in circolazione basati per l'appunto sulla sua piattaforma mobile ai 310 diversi modelli di terminali androidi in vendita in oltre 110 Paesi al mondo, dai 36 produttori di cellulari ai 215 carrier telefoninci che hanno adottato Android per finire in bellezza con il numero di sviluppatori, salito a 450mila, che scrivono applicazioni sfruttando il codice open source del software di Mountain View. Un esercito che in Google contano di sfruttare al massimo per vincere la guerra delle apps con Apple (in primis), Microsoft e Research in Motion ed aumentare il numero di nuovi dispositivi attivati ogni giorno, salito a 400mila.
Arriva Android 3.1 L'atteso aggiornamento della piattaforma, intanto, è arrivato e Android 3.1 si può a tutti gli effetti definire la prima evoluzione dell'attuale sistema operativo per tablet di Google, e cioè Honeycomb, installato su tutte le tavolette (Samsung, Motorola, Htc, Lg) di nuova generazione. Le novità riguardano alcuni affinamenti dell'interfaccia utente, il già citato nuovo servizio per il noleggio dei film e la capacità di collegarsi via Usb a periferiche quali tastiere e controller di gioco. Sui telefonini, invece, l'aggiornamento in arrivo nel quarto trimestre si chiama come già noto Ice Cream Sandwich e porterà di fatto sugli smarphone Android le funzionalità, anche a livello di user interace, della versione 3.0 (Honeycomb).
Domotica stile Mountain View A completare il quadro della prima giornata della I/O conference è quindi arrivato Android@Home, e cioè un sistema aperto agli apparati di terze parti che ruota intorno al software di Google e che aspira a diventare il cervello digitale della casa. In poche parole tutti i dispositivi Android presenti fra le mura domestiche parlano fra di loro e non si limitano ai soliti smartphone, tablet, computer e Tv: in futuro il software di Google comanderà le luci e i sistemi di irrigazione per le piante, le applicazioni che lo supportano interagiranno con cyclette di nuova generazione per monitorare il battito cardiaco. Tutto in attesa dei botti di domani, fra cui in lista c'è quello del primo netbook con sistema operativo Chrome OS, nome in codice Alex, prodotto su cui dovrebbe apporre la propria firma Samsung.
Google music brucia sul tempo iCloud di Apple Tornando a Google Music, il servizio - hanno confermato alcuni executive della società - si presenterà con i connotati di servizio in streaming e per il momento opererà ancora in modalità di test. Music Beta by Google è non a caso la sua definizione precisa e sarà ristretto inizialmente a una selezionata lista di utenti e non al grande pubblico. L'annuncio, in ogni caso, arriva prima di quello di Apple, che dovrebbe togliere i veli al proprio iCloud.com (in poche parole la versione nella nuvola di iTunes) a giugno, in occasione della sua Worldwide Developer Conference.
E segue quello di Amazon, prima ad aver tracciato il solco di questa nuova frontiera della musica digitale, che offre a milioni di persone la possibilità di gestire le proprie canzoni direttamente via browser, senza preoccuparsi quindi di archiviare file nel pc o in hard disk esterni, sfruttando i server dei provider. Music, in estrema sintesi, funzionerà così: gli utenti in possesso di un account Google ascoltare potranno caricare nella piattaforma cloud di Mountain View le proprie canzoni e lì potranno ascoltarle, in qualsiasi momento, attraverso i propri device - che supportano Adobe Flash, e quindi iPhone, iPod e iPad sono tagliati fuori - collegati in Rete.
di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com
L’80% dei cittadini statunitense si dicono intenzionati a non pagare alcunché per leggere le notizie pubblicate online dai siti dei più importanti quotidiani d’America. Questo il risultato di un sondaggio condotto da Adweek e Harris nel marzo del 2011.
Tra coloro che invece si dicono disposti a contribuire in qualche modo al sostentamento dei portali news pagherebbe, nel 14% dei casi, una cifra compresa tra 1 e 10 dollari al mese, mentre solo una piccola frazione degli intervistati (il 4%) sborserebbe tra gli 11 e i 20 dollari ogni trenta giorni.
Il destino del paywall, dell’accesso a pagamento ai siti dei giornali che tanto sta spopolando negli ultimi mesi, sembra dunque segnato in partenza da foschi presagi e da una popolarità decrescente. Nel dicembre 2009, infatti, erano 23% gli americani favorevoli alla sua adozione.
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E' ovvio, le aziende (sveglie) sono interessatissime a sistemi che possano trasformare l'esposizione ad uno spot in una visita sul punto vendita, in una prova del prodotto, in un'interazione "fisica".
Sicuramente, allora, saranno interessatissime a questa idea di Pepsi negli US, che funzionerà così:
1) Installare sul proprio iPhone IntoNow, un'applicazione un po' stile Shazam, che attraverso il microfono del telefono riconosce i programmi TV (cioè vi sa dire che episodio, di che anno, di che serie state guardando etc).
2) Andare a caccia sulla TV del nuovo spot Pepsi Max dedicato alle glorie del baseball
3) "catturare"/ taggare il nuovo spot con l'app sul telefonino
4) scegliere un punto vendita comodo e ottenere un buono per una bottiglia gratis del prezioso prodotto.
La tecnologia btw è analoga a quella applicata sull'iPad per il programma MyGeneration (leggetevi questi mio articolo per approfondimenti ulteriori).
Un filo macchinoso? Si', però ha un effetto novelty e magari è anche divertente. Per un po'.
Qualche altro approfondimento su Mashable.
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