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  mymarketing.it: perchè interagire è meglio!... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : internet (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Gianluigi Zarantonello (del 23/09/2013 @ 09:00:00, in Internet, linkato 1797 volte)

Ormai sono passati diversi giorni dalla fine delle vacanze e, visto che quest’anno non ho scritto nulla per congedarmi prima della pausa, torno ora con una riflessione che parte dal personale per poi andare di nuovo alla strategia e al contesto.

Non posso dire di non essermi riposato, ho passato un bel periodo al mare in piu località mentre tanta gente non è andata magari nemmeno un giorno in ferie.
Mi ha fatto molto bene, ne avevo bisogno, e ho anche osservato un po’ che cosa succedeva intorno, in senso fisico e virtuale.

20130903-225712.jpgimmagine tratta da MyTech Panorama

Quel che ho notato, da persona abituata da almeno 7-8 anni ad avere sempre al seguito dei dispositivi per connessione mobile, che quest’anno tante persone erano collegate per motivi di svago ma inevitabilmente anche di lavoro, tanto che a ogni out of office automatico seguiva quasi subito una risposta personale.
Quasi tutti i giorni del mio periodo di ferie, compresi weekend, un sintomo che è sempre più difficile staccare.

Ho però notato anche che grazie all’essere sempre connessi ho scovato posti interessanti nei dintorni dove mangiare, ho trovato velocemente servizi che mi potevano servire in loco, insomma potenziato la mia esperienza di vita in quei contesti, senza dimenticare la maggiore costanza dei contatti con amici e persone care anche dall’estero. Tutto questo più che altri anni grazie al migliorare di certi strumenti e alla loro maggiore diffusione.

20130903-223015.jpgimmagine tratta da http://blog.tagliaerbe.com

Questi due concetti, l’incapacità (impossibilità mi pare ancora troppo) di staccare e insiemel’opportunità di migliorare l’esperienza contestuale durante la vacanza mi hanno dunque fatto riflettere sul rapporto che noi abbiamo con la tecnologia che ci tiene connessi, che alla fine è unostrumento che può essere riempito da ciò che noi vogliamo metterci.
I Social media ad esempio non sono altro che un contesto vuoto dove la gente mette del proprio, ma anche il pioniere dell’interfaccia grafica e del mouse Douglas Engelbart quando creò le basi per quella rivoluzione pensava che la gente avrebbe preferito usare la potenza di elaborazione dei computer per…farci ciò che voleva, al di là delle righe di comando testuali.
Il problema certo è che oggi siamo esposti a una quantità di stimoli interattivi che cresce in modo spaventoso e ci segue dovunque, vanificando talvolta l’opportunità di sganciarci solo perché “non c’è rete internet e non mi porto il computer”.

E qui allora entra in gioco il tema strategico e aziendale: essere rilevanti.

Lo ha scritto, per l’ennesima volta, pochi giorni fa Brian Solis, dicendo che non bisogna cadere nella trappola della tecnologia in quanto tale (un mezzo) perdendo di vista il modo in cui possiamo essere davvero interessanti, utili, diversi dagli altri.

20130903-223710.jpgimmagine tratta da http://bordiniuc.com/

Perché nel pieno delle mie conversazioni con gli amici dovrei dare ascolto a quanto scrive un brand su di un social?
Perché nella selva delle mie app sullo smartphone devo aprire proprio la tua?
E soprattutto, se domani il social su cui passo le mie ore passa di moda, tu, brand, hai investito per tenermi con te di là del mero singolo strumento utilizzato? Quanto sai davvero di me? Quanto sai interagire nel contesto in cui mi trovo, ossia il famoso so.lo.mo.
I momenti vuoti in cui l’attenzione e le energie cognitive sono libere scarseggiano sempre di più, tanto che c’è chi guardando la gente alle fermate dei mezzi pubblici intente a smanettare ciascuno sul suo smartphone parla dell’avvento di un mondo di introversi.

Per tutti questi motivi, occorre una comprensione sempre più profonda dei mezzi tecnologici e una capacità insieme di pensarli in una chiave che permetta di generare, se non benessere, almeno utilità e coinvolgimento al nostro famoso “target” (ne abbiamo davvero uno solo?) che li usa.
È una questione di rispetto, una grande opportunità, una sfida difficile (anche sul piano organizzativo).

Voi che ne pensate?

Gianluigi Zarantonello via InternetManagerBlog

 
Di Altri Autori (del 23/09/2013 @ 07:01:16, in Internet, linkato 1868 volte)

Ecosistema è assolutamente la parola chiave del business presente e futuro, e non solo dal punto di vista tecnologico ma anche strategico.

La fusione Nokia e Microsoft è un emblema di questi nuovi paradigmi, un matrimonio tra chi (Nokia) non ha capito che il software oggi vale quanto l’hardware e chi (Microsoft) è leader nel software ma non ha capito per tempo l’importanza di portarlo sui dispositivi mobili.

App-Store

L’ecosistema per eccellenza: l’app store (foto tratta da http://www.ispazio.net/)

Ecosistema vuol dire anche migrare il proprio business di venditori di contenuti su di un device proprio (Amazon con Kindle Fire), creare un unico accesso a infiniti servizi (per la maggior partegratis) attraverso ogni dispositivo (Google) o creare un mondo chiuso di hardware/software/contenuti (Apple). Fino a far gridare alla “morte del web“.

Ma che cosa dovrebbe significare tutto questo per chi non nasce come azienda ad alta tecnologia? Significa, a mio avviso, capire dove si genera valore per il cliente e cercare di portare tale patrimonio dovunque sia necessario in termini tecnologici e strategici, senza rimanere agganciati ai propri schemi, anche quando si è leader. L’esempio perfetto? Blockbuster nei confronti di Netflix, ossia come scambiare il core business (vendere intrattenimento) con il modo in cui farlo (negozi fisici e videocassette). E perdere tutta la leadership in pochissimo tempo.

Un altro campione dell'ecosistema: Google (foto http://3.bp.blogspot.com/)

Un altro campione dell’ecosistema: Google (foto http://3.bp.blogspot.com/)

Quale può essere dunque la ricetta perfetta? Difficile a dirsi in poche parole ed in modo valido per tutti, ma di sicuro si deve:

1) capire se ciò che i nostri clienti vogliono (davvero) è sempre valido e se non ci sono concorrenti di tutt’altro settore che potrebbero entrare in questo business, senza sentirsi inattaccabili solo perché oggi leader.
Le forze di Porter sono cambiate alla voce barriere all’ingresso, anche perché qualche volta non serve nemmeno entrare quanto creare invece un nuovo mercato.

2) capire quale/quali tecnologie possono essere la nuova frontierascegliendo quelle giuste e non quelle “alla moda”

3) usare le tecnologie in modo da non essere troppo dipendenti da alcuna di esse, domani potrebbero tramontare in modo repentino e dobbiamo essere attrezzati a portare il nostro valore e la nostra rilevanza su nuove situazioni senza essere schiavi di niente e nessuno

4) costruire i propri contenuti e gestire i propri dati (compresi quelli dei clienti) in prima persona e in modo quanto più liquido possibile, ossia in grado di poter essere adattati entrambi alle nuove sfide e tecnologie che arriveranno

5) vedere online e offline, digitale e fisico come pezzi di un unico puzzle, non come due mondi rigidamente separati, e agire di conseguenza anche sul piano organizzativo e della cultura aziendale.

Io trovo impressionante come negli ultimi due anni questi temi, che in realtà sono validi da molto più tempo, siano diventati urgenti, critici e allo stesso tempo ancora poco chiari alle aziende di ogni ordine e dimensione.
L’opportunità che hanno i manager è enorme, tanto quanto è pesante la responsabilità di cogliere o meno il cambiamento, che può essere fatale in caso negativo, anche per il più forte player, di qualsiasi settore.

Voi che cosa ne pensate?

Gianluigi Zarantonello via InternetManagerBlog

 
Di Altri Autori (del 18/09/2013 @ 07:44:26, in Internet, linkato 2250 volte)

Sette consumatori online su dieci ( 71 % ), in 24 diversi paesi nel mondo, hanno riferito che nel mese scorso hanno condiviso contenuti su piattaforme di social media, mentre tre su dieci (29%) ha indicato di non aver condiviso nulla. I dati sono il risultato di una nuova indagine su 18.150 intervistati condotta da Ipsos OTX.

I contenuti maggiormente condivisi sono le foto: 4 utenti su 10 (43%), infatti, hanno indicato di aver postato e condiviso foto sui propri profili o su quelli di altri. I contenuti che seguono sono: “proprie opinioni” nel 26% dei casi, “aggiornamenti di stato” (26%), “link ad articoli” (26%), “raccomandazioni su prodotti” come film, servizi, libri (26%), “notizie” (22%), “link ad altri siti” (21%), “risposte ai post di altre persone” (21%), “video” (17%).

Tra i consumatori online, quelli dalla Turchia (93 %) sono quelli che hanno indicato una maggiore propensione alla condivisione di contenuti su piattaforme social durante lo scorso mese, seguiti da: Messico (89 %), Brasile (88 %), India (88 %), Indonesia (88 %), Argentina (86 %), Sud Africa (86 %) e la Cina (85 %). L’Italia si posiziona in alto, facendo registrare un tasso di condivisione social pari al 71%, addirittura più alto di quello registrato negli Stati Uniti che si attesta al 60%.

Per quanto riguarda i dati demografici, le medie globali hanno indicato che quelli sotto i 35 anni (81 %) hanno più probabilità di condividere qualsiasi tipo di contenuto su siti di social media , in particolare se confrontati con quelli di età 35-49 (69 %) e quelli dai 50 ai 64 anni (55 %). Le donne (74 %) sembrano più propense degli uomini (69 %) nel condividere contenuti, mentre quelli con un elevato livello di istruzione (74 %) condividono maggiormente rispetto a chi ha un livello scolastico medio-basso (70 %).

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 17/09/2013 @ 07:06:36, in Internet, linkato 2079 volte)

Il 98% di chi acquista prodotti di lusso in Italia accede quotidianamente a internet e utilizza più di tre dispositivi, ad esempio computer desktop o portatili, smartphone e tablet. Il 74% consulta invece una fonte sul web prima di decidere l’acquisto di un bene, mentre il 65% si affida ai motori di ricerca.

Sono questi alcuni dei dati che emergono da una ricerca condotta da Google in collaborazione con Ipsos. Dal rapporto L’acquisto di beni di lusso in Italia emerge chiaramente la fiducia riposta nella rete: ci si affida a siti e sistemi per la comparazione dei prezzi ancor prima che mettere le mani su un determinato prodotto in negozio. Il campione analizzato è composto da circa 400 persone proveniente da diversi ogni paese, con un’età compresa tra i 25 e i 65 anni. Due soltanto i parametri di cui si è tenuto conto nella scelta di chi intervistare: un reddito familiare superiore ai 100mila dollari e un acquisto recente con un valore di almeno 2.500 dollari.

In Italia comprano beni di lusso sia uomini che donne, soprattutto nella fascia 30-50 anni, con una situazione finanziaria realizzata autonomamente e una forte propensione per il digitale. Il 75% di questo campione possiede uno smartphone, il 61% un tablet e quasi il 100% un computer, fisso o portatile. Il totale è dunque di 3,4 dispositivi a testa, contro una media nazionale che di due device a persona. Abbigliamento e accessori sono la categoria più ricercata e desiderata preferiti a orologi e gioielli.

Via Quo Media

 
Di Altri Autori (del 12/09/2013 @ 07:00:39, in Internet, linkato 1689 volte)

Sono stati ben 27 milioni, secondo Audiweb, gli utenti che a luglio 2013 si sono connessi online da pc. Stando ai dati rilevati nel giorno medio si sono connessi circa 12,8 milioni di utenti per una durata media online di circa 1h e 17minuti.
Se si guarda all’aspetto anagrafico poi, si nota come le fasce più giovani continuino ad essere le meno rappresentate. In particolare, rispetto al giorno medio, i giovani compresi nella fascia di età che va dai 18 ai 24 anni rappresentano soltanto il 10% degli utenti online; invece, quelli nella fascia tra i 25 ed i 34 anni rappresentano il 19% degli utenti connessi nel giorno medio.

C’è da dire però, che i giovani hanno tempi di permanenza in rete (e livelli di consumo) più alti rispetto ai più adulti: nel giorno medio i giovani nella fascia 18-24 anni navigano da pc per circa 1h e 32minuti, consultando 143 pagine a persona. Nella fascia 25-34, invece, passano 1h e 26minuti online con 135 pagine viste.
Se si guarda alla fruizione di contenuti video, si rilevano nel mese di luglio 5,4 milioni di utenti che hanno visualizzato almeno un contenuto video online. Le stream views totali sono state 52,2 milioni, ciò comporta un tempo speso a persona nella fruizione di contenuti video pari a 32minuti e 41secondi. Nel giorno medio, hanno visualizzato un video online 655mila utenti: si sono raggiunti gli 1,7 milioni di stream views totali, e ciascun utente nel giorno medio ha fruito contenuti video per 8minuti e 39secondi.

Se si guarda poi ai dati di genere, si nota che la percentuale di uomini connessi da pc è stata superiore a quella delle donne, ma entrambi i generi presentano leggeri tassi di presenza online superiori nelle fasce più giovani.
Infatti, dei 12,8 milioni di utenti connessi nel giorno medio, gli uomini sono stati circa 7milioni mentre le donne 5,7milioni.Tra i 7milioni di uomini, il 36,7% è di età compresa tra i 25 ed i 34 anni, mentre il 35,6% rientra nella fascia tra i 35 ed i 54 anni. Sono simili le percentuali anche per le donne, dove la fascia di età 25-34 rappresenta il 32,4% delle donne online, mentre la fascia di età 35-54 rappresenta il 32%.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 04/09/2013 @ 07:14:35, in Internet, linkato 1810 volte)

Groupon Italia ha annunciato una nuova funzione della sua piattaforma per gli acquisti tramite coupon. Il servizio, chiamato Groupon Maps, consente agli utenti di individuare tramite geolocalizzazione le offerte più vicine nella propria città. Ora, la celebre piattaforma per i gruppi d’acquisto online tramite coupon, consentirà ai propri clienti di trovare più facilmente le offerte presenti sul proprio territorio; indicizzate sia attraverso la posizione geografica sia attraverso la categoria dei “deal”.

Dopo anni di difficoltà nel trovare un proprio equilibrio nel modello di business, ora Groupon ha individuato una nuova strategia per potenziarsi, e con nuovi servizi come Groupon Maps punta a fare di se una piattaforma “pull” e non più soltanto “push”. Come ha confermato Giulio Mario Limongelli, International Vice President per il Sud Europa, “Groupon Maps è la conferma di un significativo passo avanti verso la nuova strategia Pull che Groupon sta adottando – come ha poi spiegato Limongelli – Groupon non è più soltanto una piattaforma Push che invia i deal ai clienti tramite newsletter, ma un luogo che permette ai clienti di trovare le migliori offerte in base alla zona in cui vivono o in base al tipo di offerta e categoria di consumo che stanno cercando“.

Il nuovo sistema è semplice e intuitivo: basta solo scegliere la città e cliccare sul pulsante maps, in automatico appariranno le offerte locali ed attraverso un menù a tendina è possibile selezionare la categoria di consumo. Presto sarà disponibile l’aggiornamento anche per l’app iOS, intanto gli utenti possono contare già sulla piena copertura di 500 città principali, ed accanto ad esse, tutte le altre località dove sono presenti offerte Groupon. I vantaggi della geolocalizzazione e le nuove funzioni sono state così illustrate da Limongelli: “Questa nuova funzionalità è attiva su tutte le città italiane in cui Groupon è presente e permetterà ai clienti di trovare quello che desiderano, dove lo desiderano. Inoltre, questa novità offre ancor più visibilità ai nostri partner, ed alle loro offerte sul web“.

Non appena il nuovo servizio Groupon Maps sarà pienamente disponibile via mobile, sarà molto più facile per l’utente esaminare i deal di una specifica zona geografica, e soprattutto sarà possibile applicare contemporaneamente la classica strategia “push”, attraverso la segnalazione di deal immediati a ciascun utente che si trovi in prossimità di un esercizio aderente a Groupon.

Via Techeconomy

 
Di Altri Autori (del 03/07/2013 @ 07:20:52, in Internet, linkato 2587 volte)

Gli italiani si riscoprono sempre più consumatori online. Circa un italiano su due, infatti, acquista prodotti affidandosi a negozi virtuali, aumentando di conseguenza la sua abilità nel fiutare un’offerta o nel comparare i prezzi tra un negozio e l’altro.
A rivelarlo è una nuova ricerca, “Il futuro del commercio – Scenari e tendenze tra online, offline, social e mobile” realizzata da Human Highway e Netcomm per Ebay, secondo cui, considerando chi ha acquistato online negli ultimi tre mesi si arriva a una quota del 46,4%, pari a 13,5 milioni di persone. Poco meno dei 2/3 dell’universo online (18,8 milioni di individui) ha invece almeno una volta portato a termine un acquisto mentre ben otto milioni rientrano tra gli acquirenti abituali di beni e servizi sul web.
Lo studio analizza varie categorie merceologiche verso le quali gli utenti hanno una maggiore propensione all’acquisto online, ma a prescindere da queste emerge come i possibili clienti abbiano quasi tutti la tendenza ad usare prima di tutto Google come motore di ricerca per cominciare le proprie indagini.
Una categoria presa in considerazione è quella dei prodotti finanziari. Per questo genere di merce il web è uno dei migliori luoghi di ricerca e di raccolta delle informazioni in quanto è possibile velocemente comparare i vari servizi e questo, secondo la ricerca, è uno dei fattori più importanti a detta di un cliente su cinque del canale tradizionale. Nello specifico, queste informazioni sono reperibili da blog, forum specializzati e dalle recensioni.
Se un consumatore decide di acquistare online prodotti finanziari si assiste poi ad un leggero aumento nell’uso dei comparatori: si arriva così al 22% rispetto al 18% di chi acquista offline. Chi compra online un pacchetto finanziario è alla ricerca di comodità e risparmio, a detta del 42% degli interpellati.

Per quanto riguarda l’abbigliamento (il genere di prodotti che più si acquista sul web), ci si affida spesso ai consigli e alle opinioni dispensate da forum, blog, recensioni e commenti di amici, ma sembra che si ascolti meno ciò che viene detto nei social network. Dalla ricerca emerge come un consumatore che si affida alla ricerca online, sia molto più attento e consapevole di chi continua a fare shopping in maniera tradizionale che persegue la via dell’acquisto in negozio soprattutto per non rinunciare a misurare il capo d’abbigliamento e per non attendere l’arrivo del corriere.

Non mancano i comportamenti comuni come il quello del pagamento. Il pagamento è di regola anticipato al momento dell’ordine con una carta di credito o prepagata. Le percentuali oscillano in funzione del bene: nel caso dei prodotti finanziari si ricorre alla prepagata con una quota del 23%, la carta di credito tradizionale supera di poco il 21% mentre il bonifico si attesta al 16,4%. Nel caso dell’abbigliamento le prepagate arrivano intorno al 30% e quelle di credito si fermano al 21%. Per quanto riguarda la PayPal, invece, questa è utilizzata in un caso su tre per l’acquisto di prodotti finanziari e 40% per l’abbigliamento.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 02/07/2013 @ 07:47:20, in Internet, linkato 1887 volte)

Audiweb rende disponibili i dati di audience online del mese di maggio 2013, Audiweb Database, distribuendo il nastro di pianificazione che presenta la stima dell’utilizzo di internet da parte degli Italiani dai 2 anni in su che si collegano attraverso un computer da casa, ufficio o altri luoghi.

Sono inoltre disponibili, su Audiweb Database e su Audiweb View (report mensile), anche i nuovi dati Audiweb Objects Video sulla fruizione dei contenuti video online sui siti degli editori iscritti al servizio.

Sintesi dei dati di audience online, Audiweb Database maggio 2013

In base ai nuovi dati di audience online, nel mese di maggio 2013 sono stati 28,5 milioni gli utenti che si sono collegati almeno una volta da computer.
Nel giorno medio risultano 14,2 milioni gli utenti unici, collegati per 1 ora e 25 minuti in media per persona.

Dai dati socio-demografici dell’audience online di maggio risultano online nel giorno medio 7,8 milioni di uomini e 6,4 milioni di donne, in particolare 35-54enni (6,8 milioni di utenti, il 47,6% della popolazione online), online in media per 1 ora e 25 minuti a persona.

I più giovani dedicano più tempo alla navigazione da PC nel giorno medio: i 25-34enni (2,6 milioni, il 18% della popolazione online) risultano collegati in media per 1 ora e 37 minuti, come i 18-24enni (1,4 milioni, il 10% della popolazione online) che risultano collegati per 1 ora e 38 minuti per persona. Cresce di oltre l’11% la quota degli over 55 online nel giorno medio, con 2,5 milioni di utenti di questa fascia (il 17,4% della popolazione online 55+).

Per quanto riguarda la provenienza geografica emerge che il 30,5% degli utenti online nel giorno medio a maggio è dell’area Sud e Isole (4,3 milioni di utenti attivi), il 26,4% dall’area Nord Ovest (3,8 milioni), il 16,3% dal Centro (2,3 milioni) e il 15% dal Nord Est (2,1 milioni).

Sintesi dei dati Audiweb Objects Video maggio 2013
 
In base ai dati di sintesi Audiweb Objects Video sulla fruizione dei contenuti video online dei siti degli editori iscritti al servizio, a maggio risultano 65,6 milioni di stream views (video fruiti) mensili, con 6,4 milioni di utenti che hanno visualizzato almeno un contenuto video, con una media di 46 minuti di tempo speso per persona.
Nel giorno medio le stream views sono state 2 milioni, con 805 mila utenti che hanno dedicato alla visione dei contenuti video 11 minuti e 48 secondi in media per persona.

Scarica il comunicato stampa

Via Audiweb

 

La Digital Transformation, ossia in estrema sintesi l’uso della tecnologia per migliorare le performance delle aziende, non è un tema che emerge molto spesso ed esplicitamente in Italia.
Anche quando viene toccato poi, il tema dell’innovazione si riduce più che altro alla scelta di comunicare con degli strumenti digitali o, al massimo, alla distribuzione di nuovo qualche device per i dipendenti.

Sono tutte cose giuste da fare ma la big picture è ben più ampia.

In un recente report del MIT Center for Digital Business e di Capgemini infatti si afferma chiaramente “whether using new or traditional technologies, the key to digital transformation is re-envisioning and driving change in how the company operates. That’s a management and people challenge, not just a technology one.”

Insomma parliamo di organizzazione, cultura e leadership, non di eccellenze isolate, nell’area dei sistemi informativi o nel marketing digitale (che presto o tardi diventerà semplicemente “marketing” ): si tratta invece di passare “dal che cosa fare” a un maggiore focus aziendale su “come fare le cose”.

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Siamo entrati infatti in un’era necessariamente collaborativa in cui 4 grandi forze abilitanti individuate da Gartner fanno da piattaforma per questo cambiamento: il cloud, il mobile, il social computing e l’informazione (intesa anche come big data).
 
Tutti elementi che sono già bene o male presenti nelle organizzazioni ma che non hanno un contenuto intrinseco: il cloud da solo non è che un modo diverso di concepire un disco fisso, il mobile per molti equivale ancora solo a inviare mail per qualsiasi necessità, i dati per avere valore devono essere disponibili a tutti e organizzati in un certo modo. E per finire, come per i tutti i social media anche quelli interni (e gli strumenti collaborativi in genere) traggono il loro valore da ciò che le persone ci mettono dentro, non dalla piattaforma in sé.

Il grande salto culturale dunque è quello di coinvolgere l’intera organizzazione, sotto la leadership del top management, in dei processi che portino davvero valore aggiunto al modo di lavorare e di fare business.
Avere solo un dipartimento di marketing digitale, che da tempo ha iniziato ovunque un cammino che lo porta a essere sempre più intersecato con quello It, non basta più come unica condizione.

La tecnologia e la competenza nel suo utilizzo abilitano, ma sono le procedure, la cultura del lavoro collaborativo e l’interiorizzazione del suo valore che fanno la differenza. C’è molto da fare.

Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com

 
Di Gianluigi Zarantonello (del 18/06/2013 @ 09:00:00, in Internet, linkato 2484 volte)

Durante le scorse settimane ho iniziato a usare Google Now, la funzionalità dell’app di Google che fornisce informazioni legate al contesto (meteo, trasporti e molto altro) che è sbarcata nel mondo iOS.

A parte il fatto che è costruita molto bene in termini di velocità e di interfaccia, ciò che mi ha colpito è il concetto di fondo: avendo un ecosistema di strumenti collegati fra loro Google lo sfrutta legando le informazioni al contesto in cui l’utilizzatore si trova in quel momento, attingendo da ciò che conosce del suo profilo e invitandolo a fornire altri elementi su di sé per un servizio migliore.

Google Now

Ci sono dentro tutti gli elementi che caratterizzano la rivoluzione digitale oggi in corso: mobile, big data, ecosistema, cloud.
Ma ancora in più c’è dietro l’evoluzione delle generazioni dei nativi e del loro modo di usare le nuove tecnologie, che è molto più fluido (passo dal meteo al compleanno di un amico nella stessa app, che uso su device diversi) ma che è anche sempre più legato al contesto spazio-temporale, con la necessità di ricevere una risposta immediata senza dover cercare.

La logica della contestualità è a ben guardare dietro a moltissime app di successo, da Instagram che mi permette di elaborare e condividere subito le foto che faccio per strada a Vine, dai fenomeni di showrooming alle promozioni geo localizzate, dall’hashtag su di un tema caldo su Twitter al check-in su qualsiasi tipo di app che lo permetta.

È uno spostamento che è stato reso possibile dalla diffusione dei device mobili, che hannosvincolato l’esperienza digitale da un luogo statico dove ho un computer connesso, e dallademocratizzazione degli strumenti, che oggi consentono a chiunque di poter produrre e condividere contenuti in qualsiasi istante senza particolari competenze e a costi vicini allo zero.

Multichannel Marketing

Se dunque qualche anno fa dicevo che la nuova frontiera del digitale era il luogo, ora mi sento di dire che è il contesto, fatto di tempo e spazio.

E’ anche il marketing si dovrà adeguare, perché l’impatto della tecnologia lo sta già trasformando ed è tempo di concretezza. Date ad esempio un’occhiata a questa dicharazione…

Voi che ne dite?

Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com

 
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