Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Appuntamento 2022 con la classifica Brand Finance Global 500 (qui l'intero report) che ordina i marchi per maggior valore finanziario a livello globale. A livello complessivo, la tecnologia rimane il settore di maggiore valore e il retail si conferma al secondo posto grazie ad un incremento medio del 46% rispetto ai valori pre-pandemia. Guardando, invece, alla più rapida crescita risulta in testa il settore farmaceutico, con il raddoppio dei marchi in classifica rispetto al 2020.
Nel dettaglio dei nomi, Apple mantiene il titolo di brand di maggiore valore al mondo con una valutazione record di oltre 355 miliardi di dollari, seguito da Amazon e Google. WeChat, d'altro canto, è per il secondo anno consecutivo il marchio più forte del mondo, con un punteggio massimo di 93,3 su 100 e un rating d'élite AAA+. La new entry TikTok è, invece, il marchio in più rapida crescita, con un incremento del 215% che ne fa un emblema di come stia cambiando il consumo dei media.
La veloce crescita delle media company risulta evidente anche osservando Snapchat e Kakao, che insieme a TikTok sono top performer di quest’anno. Il social media Snapchat ha aumentato il proprio valore del marchio del 184% raggiungendo così i 6,6 miliardi di dollari. Il valore del social media sudcoreano Kakao è aumentato invece del 161%, raggiungendo i 4,7 miliardi di dollari.
Sempre tra i media sono cresciuti molto le piattaforme streaming come Disney (valore del marchio in aumento dell'11% a 57 miliardi di dollari), Netflix (valore del marchio in aumento del 18% a 29,4 miliardi di dollari), YouTube (valore del marchio in aumento del 38% a 23,9 miliardi di dollari) e Spotify (il valore del marchio è aumentato del 13% a 6,3 miliardi di dollari). Diversamente, i marchi dei media tradizionali sono stati tra i più colpiti dalla pandemia. Warner Bros, ad esempio, è tra i brand in più rapida caduta nella classifica di quest'anno (valore del marchio in calo del 33% a 6,8 miliardi di dollari).
Una differenza significativa, quindi, rispetto a quanto accaduto nel settore retail, dove un nome tradizionale come Walmart figura tra i top performer. Come rileva lo stesso Massimo Pizzo di Brand Finance: "All’inizio del lock-down sembrava che il retail ne avrebbe risentito, ma i brand che hanno saputo adattarsi e utilizzare la tecnologia hanno avuto solidi ritorni economici. La trasformazione del settore per soddisfare le esigenze in evoluzione dei consumatori ha gettato i semi per una crescita sia a breve che a lungo termine”.
A livello geografico, scomponendo i risultati per Paese, i marchi degli Stati Uniti e della Cina continuano a dominare il Brand Finance Global 500. Oltre i due terzi del valore totale del marchio nella classifica è attribuibile a questi due Paesi. Il peso dell’Italia rimane ancora basso, con solo l’1,1% del valore complessivo della classifica dovuto ai 9 brand italiani presenti: Gucci, Enel, Eni, Intesa SanPaolo, Generali, Ferrari, Poste Italiane, Tim e Conad. Tranne Ferrari, gli altri 8 brand italiani in classifica hanno messo a segno risultati positivi.
Appuntamento annuale con la Top 100 BrandZ di Wpp e Kantar e le sotto-classifiche per settore. A crescere soprattutto media-entertainment
Anche per il 2020 Amazon mantiene la posizione di brand di maggior valore al mondo, crescendo del 32% e raggiungendo i 415,9 miliardi di dollari. Seguono come d'uso gli altri grandi colossi del tech (Apple, Microsoft e Google), tutt'altro che impattati dalla pandemia Covid-19.
Questo quanto emerge dalla classifica annuale BrandZ pubblicata da Wpp e Kantar, che oltre al ranking generale ne stila diversi per settore di riferimento (qui è possibile scaricare il report completo).
Nel complesso, il valore totale dei brand nella top 100 ha raggiunto i 5.000 miliardi di dollari, con un aumento del 5,9% nonostante la pandemia (prima della stessa si prevedeva un aumento del 9%).
IL SUCCESSO DI MEDIA E INTRATTENIMENTO
L'innovazione e la creatività sono stati i principali motori di crescita in tutte le categorie quest'anno. Guardando alle differenziazione interne, non a caso, una categoria che risulta trainante è quella di "media & entertainment", che raggiunge complessivamente 542,6 miliardi di dollari in termini di brand value. Proprio in questo contesto si situa l'ascesa di Tik Tok, che risulta la new entry in posizione più alta nella classifica globale (n.79 con un valore del brand di 16,9 miliardi di dollari). A perdere terreno, invece, all'interno del settore sono Facebook e Disney, con un valore rispettivamente in calo del 7% e del 14%.
Tra i marchi dei media e dell'entertainment, Instagram ha registrato la crescita più alta nel valore del brand, con un aumento del 47% a 41,5 miliardi di dollari, davanti a Netflix (45,9 miliardi di dollari, n. 26), con un incremento del 34% quest'anno. Instagram è stato anche tra i più alti nella BrandZ Top 100, in crescita di 15 posti raggiungendo la posizione 29, davanti a LinkedIn (+31%, 29,9 miliardi di dollari, n.43,) in crescita di 15 posti e Xbox (+18%, 19,6 miliardi di dollari, n.65) in crescita di 22 posizioni. Il brand leader nel settore dei media e dell'intrattenimento, la società cinese di servizi internet Tencent (+15%, 151 miliardi di dollari).
TENDENZE E ALTRI DETTAGLI
- MasterCard è entrata per la prima volta nella Top 10 di quest'anno, grazie alla performance finanziaria positiva supportata da una crescita della brand equity. Il brand è riuscito a inserirsi con successo nella vita quotidiana delle persone e ha ottenuto una connessione emotiva privilegiata attraverso un posizionamento basato sul purpose.
- Cinque nuovi nomi compaiono nella Top 100, guidati dal social cinese TikTok (79^ posto), seguito, da UnitedHealthcare (n. 86, 15,8 miliardi di dollari), Bank of China (n. 97, 13,7 miliardi di dollari), Lancôme (n. 98) e Pepsi (n. 99).
- L’attenzione all’ambiente è diventata una tendenza nella comunità imprenditoriale globale. Haier (n. 68, 18,7 miliardi di dollari) è il marchio leader dell'ecosistema IoT per il secondo anno consecutivo.
- I brand statunitensi sono più della metà di tutti quelli della Top 100, quelli asiatici hanno rappresentato un quarto di tutta la classifica, di cui 17 cinesi (inclusi Alibaba e Tencent nella Top 10) e due giapponesi (Toyota e NTT).
- La sostenibilità è il nuovo lusso: i consumatori più giovani si aspettano la qualità tipica del lusso ma con materiali sostenibili e meno packaging; quattro brand di aziende del Lusso sono presenti nella Top 100 quest'anno, guidati da Louis Vuitton (+10%, n. 19, 51,8 miliardi di dollari).
YouTube scavalca Netflix e Apple, posizionandosi al primo posto tra i marchi che intrattengono un legame emotivo più forte con i giovani adulti. Questo quanto emerge da uno studio condotto dall'agenzia Mblm su suolo statunitense e oltreconfine in 15 settori di business diversi. Ad essere esaminata attraverso una serie di parametri diversi è stata la "brand intimacy", ovvero la capacità di un brand di stringere una relazione coinvolgente con il target, in questo caso i Millennial.
Per i consumatori della generazione Y, come dicevamo, in cima alla vetta c'è YouTube, risultato che si spiega in buona parte con la centralità dei video all'interno del loro consumo mediatico (non stupiscono dunque neanche i relativi investimenti adv). YouTube scala tuttavia la vetta, come si legge nel report, anche grazie alla propria capacità di estendere costantemente contenuti e servizi, da YouTube Live alle Stories, passando per il lancio nel 2018 di YouTube Music. A vincere, insomma, è il fattore intrattenimento.
Tra gli altri marchi più importanti per i Millennial, oltre ai già menzionati Apple e Netflix (che restano comunque sul podio) troviamo Disney, Nike, Target, Xbox, PlayStation, Google e Walmart. La presenza di brand come Target e Walmart deriva evidentemente dal peso maggiore che nella ricerca ha il campione statunitense, ma risulta interessante a livello più ampio. Parliamo infatti degli unici due "nativi-retailer", che mostrano a tutti gli altri del settore come sia possibile mantenersi al passo con un nuovo mondo phygital e dove a fare sempre più da padroni paiono i colossi della tecnologia e del virtuale.
Via Mark Up
Google, Apple, Amazon: è loro il podio 2018 della classifica BrandZ Top 100 Most Valuable Global Brands , l’analisi annuale di Wpp e Kantar Millward Brown sui brand a maggior valore, che tiene conto dell’impatto della marca nel portare fatturato, crescita e capitalizzazione di mercato.
Ancora una volta, a dominare la graduatoria è la tecnologia: otto dei brand presenti nella top 10 provengono da questo settore. Dietro a Google, a quota 302,1 miliardi di dollari, con un aumento del 23% rispetto allo scorso anno, Apple, con 300,6 miliardi di dollari (+28%) e Amazon, con 207,594 (+49%), troviamo colossi hi-tech del calibro di Microsoft, Tencent, Alibaba e Netflix. A fare la differenza, secondo gli esperti, sono l’implementazione crescente di tecnologie data-driven (come l’intelligenza artificiale), approcci di marketing creative, contenuti personalizzati e brand experience eccezionali.
BrandZ Top 100: crescono i Paesi asiatici
Per la prima volta, nella classifica BrandZTM i brand non americani sono cresciuti più di quelli americani. Basti pensare che se nella Top 100 del 2016 era presente un solo marchio cinese (China Mobile), oggi ne sono presenti 14. Non solo. Proprio i brandcinesi dominano la classifica dei Top 10 Brand in maggior crescita quest’anno: JD.com (59° nella classifica generale) è in testa con un +94% di crescita del brand value; Alibaba (9° nel ranking mondiale) è secondo con un 92% di incremento; e Moutai (34° nel ranking globale) è terzo, con un 89% di crescita. Anche altri Paesi del mondo mostrano forti crescite, in primis l’India. C’è da segnalare anche l’entrata del primo brand indonesiano, la banca Bca, al n. 99.
Via Business People
Presto i consumatori ascolteranno solo chi fa content marketing. Lo scrivevamo su queste pagine nel 2016 e la tendenza si riconferma ad oggi dopo due anni di evoluzioni. Evoluzioni, in realtà, ancora un po' poco spinte per quanto riguarda il nostro Paese, dove i contenuti promozionali di qualità sono ancorapiù chiacchierati che attuati.
In questa guerra della visibilità, che lo scorso anno è stata segnata da 5 trend tutt'ora in fase di sviluppo, a vincere è chi riesce a stare al vertice della piramide, investendo agilmente nei format più evoluti. Anche l'ormai popolarissimo influencer marketing richiede nuove strategie d'efficacia per distinguersi dalla massa.
Proviamo a prendere esempio da chi sta facendo bene. L'appuntamento annuale con l'indagine di NewsCred sui 50 migliori brand in ambito di content marketing offre un interessante spunto in tal senso, da più noti come Ikea e Nike a Taco Bell e Zappos. Come evidente, tra l'altro, le formule del successo sono individuabili da tutti i settori: retail, food, automotive, beauty, finanza e così via.
Un caso emblematico? Sephora, che invece di pagare i propri impiegati o una figura esterna per gestire un blog di bellezza lascia tutto in mano ai propri utenti/consumatori, che diventano così essi stessi gestori di un content marketing user-generated. Il suo hub di contenuti è la sua stessa community di appassionati e fedelissimi, che discutono di prodotti e condividono consigli, suggerimenti e consigli su ciò che vale la pena acquistare.
A seguire vi presentiamo la classifica NewsCred 2018 completa e divisa per settori. Cliccando su ogni brand potete visualizzare la relativa case history e lasciarvi ispirare.
Auto
Beauty
Finance
Fitness + Lifestyle
Food
Health + Pharma
Insurance
Retail
Technology
Travel
Via Mark Up
È Ferrero l’azienda con la migliore reputazione in Italia. A decretare questo risultato è la classifica stilata dall’Italy RepTrak del Reputation Institute, che giunto alla sesta edizione misura la reputazione delle 150 aziende più apprezzate in Italia. Confermato, dunque – come emerso in occasione dell’evento di lancio, i Reputation Awards promossi con il patrocinio di Ferpi e Iulm – il podio dell’edizione 2017, ma Walt Disney scende sul gradino più basso. Di seguito la top ten:
scende sul gradino più basso. Di seguito la top ten:
1. Ferrero (80,9) 2. Ferrari (80,7) 3. Walt Disney (79,1) 4. Lavazza (78,8) 5. Canon (78,7) 6. Samsung (78,6) 7. Lego (78,4) 8. Amazon (77,4) 9. Pirelli (76,5) 10. Giorgio Armani (76,5)
Walt Disney perde 6,3 punti percentuali, ma anche Ferrero (-3,8) e Ferrari (-3,5) lasciano sul campo qualche punto rispetto all’edizione 2017. Così come Lego, Lavazza e Amazon che rimangono in top ten; Lavazza salendo dal sesto al quarto posto, Amazon scendendo dalla quinta all’ottava posizione, Lego dalla quarta alla settima piazza. Entrano nelle prime dieci Canon (quinta), Samsung (sesta), Pirelli (nona con 21 posizioni guadagnate) e Giorgio Armani (decima).
“In un periodo caratterizzato da una crescente sfiducia nei confronti della politica e delle Istituzioni, crescono inesorabilmente le attese nei confronti delle aziende, oggi impreparate a guidare quel cambiamento atteso dai consumatori -ha affermato Fabio Ventoruzzo, vice president di Reputation Institute-. Le aziende devono trovare il coraggio di guardare oltre la profittabilità del business nel breve termine. Le grandi imprese, anche se di settori diversi, devono avere interessi e progettualità convergenti per proporre una visione di medio-lungo periodo, assumendosi una leadership autentica e credibile proprio in un momento di vuoto della rappresentanza”.
“Il calo della reputazione non è dovuto all’aumento del numero degli ostili nei confronti dell’azienda ma è influenzato dall’incremento significativo degli indecisi- spiega Stefano Cini, managing director di Reputation Institute Italy-. Sono questi i consumatori che le aziende devono riconquistare e convincere per rafforzare il legame emotivo con gli italiani”. Anche perché “se prima era sufficiente raccontare ‘cosa fanno’ e ‘chi sono’ le aziende, oggi cresce l’aspettativa degli italiani nel chiedere il ‘perché’ le Aziende devono essere scelte. Gli italiani chiedono di creare ‘valore condiviso’, ossia influenzare positivamente i temi sociali attraverso i propri prodotti/servizi”.
Dalla ricerca emerge inoltre che, a fronte di un 52% di aziende che hanno a disposizione strumenti per valutare la reputazione ma si limitano a osservare passivamente cosa succede, c’è un 33% che ha iniziato a cercare risposte e che è a buon punto e un 15% che ritiene di aver già messo in atto tutte le pratiche utili ad accrescere la propria reputazione.
Infine, metà delle aziende (51% ) non ha ancora messo a budget spese per la gestione della reputazione.
Via Mark Up
Ferrero, Samsung, Huawei e Mulino Bianco. Sono questi i primi classificati nelle quattro categorie di ranking di Best Brands Italia, appuntamento annuale con la ricerca condotta da GfK e Serviceplan che misura l’importanza delle marche in Italia, rivelando quali sono le più amate e rilevanti del 2017.
Non parliamo di un premio, non ci sono iscrizioni né giurie: è un’indagine condotta con interviste dirette tra 4.500 consumatori sull’appeal del marchio nella percezione delle persone (share of soul) che viene mixata da un algoritmo esclusivo di GfK con l’effettivo ruolo economico sul mercato.
"Oggi Best Brands è presente anche in Germania, Belgio e Cina ed entro il 2018 lo sarà anche in Russia e in Francia", sottolinea Giovanni Ghelardi, Ad di Serviceplan Group Italia.
I risultati della ricerca sono ripartiti in tre classifiche principali: Best Corporate Brand, Best Product Brand, Best Growth Brand, quest’ultima dedicata alle marche che sono cresciute di più nel corso dell’anno. Questa edizione della ricerca ha avuto un focus speciale: i Best Millennials Brand.
Ecco tutte le classifiche con i top 10
Via Mark Up
Il valore complessivo dei brand italiani, e quindi del brand Italia, quest’anno ha avuto una crescita record di oltre 500 miliardi di dollari rispetto allo scorso anno: solo Cina, Francia e Corea del Sud sono cresciute più dell’Italia e se la crescita rispetto ai cinesi non ha eguali la differenza con queste ultime due è invece minima.
Questo il risultato della classifica realizzata ogni anno da Brand Finance in partnership con Fdi Intelligence - Financial Times. La forte crescita del valore monetario del brand Italia e dei Paesi del sud Europa è stata influenzata dalle riforme messe in atto dai rispettivi territori.
Per quanto riguarda il valore del brand Italia, il leggero peggioramento del rischio di mercato non ha inciso in maniera sostanziale, mentre hanno influito positivamente la riduzione della corporate tax, le buone prospettive di crescita e il cambio euro dollaro.
Dall'altro lato nel 2017 il brand Italia - pur aumentando di valore monetario - si è indebolito in termini di immagine. Il fattore scatenante è stato il risultato del referendum costituzionale e la conseguente instabilità politico economica, che ha causato un peggioramento della percezione dell’immagine da parte del mondo degli affari. Tale indebolimento ha limitato la crescita del valore monetario del brand Italia e potrebbe influenzare negativamente le prospettive di Pil del prossimo anno.
Il rating del brand sintetizza la capacità attrattiva del Paese come area su cui dirottare gli investimenti. Se il rating del brand Italia fosse rimasto stabile, il valore sarebbe cresciuto di 600 miliardi di dollari e non di 500 miliardi, posizionando l’Italia al 7° posto invece che al 9° nella classifica dei brand nazione ordinati per valore monetario.
L’immagine dell’Italia, nonostante sia meno attrattiva dei paesi concorrenti, riesce comunque ad avere un valore molto alto soprattutto grazie alle buone performance di brand locali come Eni, Ferrari, Gucci (top brand italiani) e Wind, che nella classifica italiana 2017 sono cresciuti tutti di oltre 1 miliardo di dollari. Questa situazione conferma l’handicap delle imprese italiane, che si trovano a dover affrontare i mercati con minore supporto dal proprio paese, in termini di immagine, rispetto ai concorrenti.
“Oltre ai noti punti di debolezza, che non favoriscono il doing business in Italia, siamo penalizzati da una percezione sulle condizioni in Italia che è peggiore rispetto alla realtà dei fatti”, sottolinea Massimo Pizzo Managing Director Italia di Brand Finance: “Questo dipende sostanzialmente da una qualità della comunicazione non adeguata, dalla storica tendenza degli italiani a screditarsi e dalle forti aspettative attese da un big come l’Italia e che spesso vengono deluse”
Via Mark Up
Nell'annuale classifica di Interbrand restano al vertice Google e Apple, ma entra in terza posizione Microsoft. Per l'Italia ci sono Gucci, Prada e Ferrari
Appuntamento con la diciottesima edizione dello studio Best Global Brands di Interbrand, che svela anche per il 2017 quali sono i marchi globali a maggior valore economico. Al top ancora Apple e Google, mentre Microsoft entra in terza posizione: confermato dunque il dominio della tecnologia.
Sono tre le new entry di quest’anno: l'italiano Ferrari, in posizione 88, insieme a Netflix e a Salesforce.com, entrate entrambe per la prima volta nel ranking rispettivamente al 78esimo e 84esimo posto.
I cinque brand con il più alto tasso di crescita sono Facebook, che per il secondo anno consecutivo registra un incremento del valore del brand del 48%, Amazon (+29%), Adobe (+19%), Adidas (+17%) e Starbucks (+16%).
Il settore retail, rappresentato dai brand Amazon, Ikea ed eBay, è quello con un maggior tasso di crescita: l'incremento è del 19%. Il settore Fmcg è rappresentato da 9 brand, tra questi quello con la maggior crescita in termini di valore del brand è Lego con +5%.
Nel complesso, il valore aggregato dei 100 Best Global Brands è pari a 1.871,730 miliardi di dollari con un aumento del 4,2% rispetto al 2016.
Un dettaglio sull'Italia L’Italia è rappresentata da Gucci, Prada e Ferrari, che rientra nella Best Global Brands in 88esima posizione. Come riportato nell'analisi di Interbrand, non sorprende la performance di Gucci che conquista la posizione 51, con una crescita del valore del brand del 6% raggiungendo 9,969 miliardi di dollari. Grazie al nuovo corso posto in essere dal management e dal direttore creativo Alessandro Michele, il brand è nuovamente assurto al ruolo di autorità della moda. Ferrari, antonomasia del lusso automotive, che quest’anno celebra il suo 70esimo compleanno, registra un valore del brand pari a 4,876 miliardi di dollari, traguardo Interbrand conquistato anche grazie a un forte incremento delle vendite. Seppure continui a essere un indiscusso riferimento a livello internazionale, Prada fatica a tradurre la forza del proprio brand in risultati economici, e scende in posizione 94.
Per la classifica completa dei 100 top brand 2017 cliccate qui
Via Mark Up
Quali sono i brand che influenzano di più i consumatori nel nostro Paese? Che differenze ci sono se si confrontano le due generazioni Millennials (21-35 anni) e Boomers (53-71 anni)? Risponde l'indagine annuale di Ipsos Italia, che ha analizzato il tema dell’influenza attraverso un indice che considera numerosi parametri, dall’engagement alla credibilità.
A livello nazionale, i brand più influenti sono questi:
Il primato assoluto è del mondo tech e di coloro che hanno cambiato il nostro modo di informarci, di comunicare, di condividere la nostra quotidianità e di fare acquisti. A fare da eccezione come esponente dell'alimentare è il marchio numero uno di Ferrero.
Nutella non è solo una crema spalmabile, è una compagna di vita, quasi un membro della famiglia cresciuto con noi e nelle case di tutti a prescindere dalle generazioni - Daniele Destefanis, senior brand manager di Nutella
Tra le new entry nel ranking 2017 c'è Mastercard, che “è riuscita ad avvicinarsi sempre di più alle abitudini e allo stile di vita dei consumatori, creando una relazione e dando l’opportunità di vivere esperienze esclusive anche grazie all’apporto dell’innovazione digitale. Una vittoria di prossimità”, spiega Silvia Brugnara di Mastercard.
Riconferma invece per Facebook, che resta al vertice grazie “a una capacità di innovazione costante, che è il nostro valore numero uno”, sottolinea Sylvain Querne, head of marketing di Facebook: “Segue in seconda posizione la fiducia, ovvero la promessa al consumatore di poter scegliere con chi condividere le informazioni”.
Millennials e Boomers: due target diversi
Gli asset che determinano l’influenza di un brand variano e pesano diversamente se guardiamo ai due target Millennial e Boomer. La fiducia, ad esempio, è un asset fondamentale per ambo le generazioni (rispettivamente 71% e 73% della rilevanza), ma per i Boomers è il driver principale.
Il Boomer premia di più il valore del brand, la solidità che affonda le radici nella tradizione italiana (Parmigiano Reggiano, Coop, ma anche Lavazza e Mutti), mentre al Millennials del marchio attrae maggiormente l’orientamento all’innovazione (Ryanair), ma anche la capacità di coinvolgere emotivamente e fare tendenza (Campari, H&M).
“Abbiamo risposto all’esigenza di connessione dei Millennials materializzandola nella dimensione fisica”, sottolinea John F. Alborante, Sales & Marketing Manager Ryanair Italy. Vediamo allora nel dettaglio la top 10 dei marchi più influenti su base generazionale.
Come emerge dal confronto, ci sono marchi come WhatsApp che riescono a posizionarsi contemporaneamente vicino a Millennials e Boomers grazie alla loro forza trasversale. La ricerca evidenzia inoltre che a questi si aggiungono anche Nike, Booking e Huawei.
Come spiega Valeria Raffa di Cabiria, “uno degli asset principali dei marchi di maggiore successo è l’identità visiva. Sembrerà banale, ma un brand che non riconosciamo non esiste. Lo swoosh di Nike non a caso è l’antesignano dei pittogrammi, vero e proprio simbolo iconico cross-generazionale”.
Via Mark Up
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