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  mymarketing.it: perchè interagire è meglio!... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : Advertising (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 11/05/2015 @ 07:37:14, in Advertising, linkato 1706 volte)

Il tema è spinoso e sta sollevando un forte dibattito online: gli investitori pubblicitari, che puntano sulla rete per le loro inserzioni, insistono per pagare solo gli annunci che appaiono realmente sugli schermi degli utenti, rifiutandosi, invece, di pagare se la pubblicità è posizionata in zone delle pagine scarsamente visibili. E’ noto che non tutto l’advertising ha la medesima “viewability” sulle pagine online: spesso alcune posizioni sulla pagina pagano di più in termini di visualizzazioni rispetto a quelle in altre zone dove l’utente, spesso, non arriva neppure. Eppure,  lato server advertising, insieme alla richiesta della pagina web, arriva anche la richiesta di tutti i banner che sono su quella pagina, il che vuol dire che il sistema segnalerà di aver distribuito una impression anche ai banner che, in realtà, non sono stati effettivamente visti. E i marketer pagano, quindi, anche se non hanno la certezza che quella impression sia effettivamente legata a una visualizzazione.
Una situazione delicata ancor più se pensiamo al video advertising: che i video siano formati amati dagli utenti, è un dato ormai certo. E gli inserzionisti pagano cifre significative per pubblicità video a fronte di una viewability decisamente incerta.

Ed è Google, in queste ore, a evidenziare un dato rilevante per gli investitori: solo circa la metà degli annunci video, ovvero il 54%, è davvero viewable. Un dato elaborato sulla base delle evidenze emerse dalle piattaforme Google appunto, DoubleClick e YouTube, e tenendo conto dello standard fissato dal Media Rating Council e IAB, secondo cui una  pubblicità online è viewable quando almeno il 50% dei suoi pixel è visibile sullo schermo per almeno due secondi consecutivi.

Ecco le principali evidenze emerse dalla ricerca:

sul web il 54% delle pubblicità video sono visualizzabili, eccezion fatta per Youtube nel qual caso la percentuale sale al 91%
la pubblicità video ha maggiore viewability su mobile e tablet rispetto al desktop il che conferma il trend percui il mobile è oggi la chiave di accesso alla rete; lo stesso accade su YouTube su cui i livelli di viewability sono molto alti da mobile, pari al il 94%.
della pubblicità non-viewable il 76% era posizionato in posizioni di fondo mentre il restante 24% viene abbandonato in meno di due secondi
Le posizioni sulla pagina contano: spazi orizzontali e verticali sono direttamente correlati alla viewability.
E’ chiaro che, essendo Youtube proprietà di Google, i presenti dati possono essere letti a diversi livelli. Ma la domanda è comunque lecita: che ne penseranno inserzionisti e pubblicitari?

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 28/07/2015 @ 07:20:24, in Advertising, linkato 1552 volte)

Nielsen ha rilasciato un report sulla raccolta pubblicitaria in Italia, realizzato attraverso un sondaggio annuale condotto su un campione rappresentativo del mercato italiano della pubblicità di circa 800 aziende investitrici, fornendo un dettaglio informativo sul panorama del web advertising.

Le stime sono favorevoli: la raccolta pubblicitaria complessiva sul web in Italia durante l’arco del 2015 supererà i 2 miliardi, più precisamente 2,1 miliardi di euro, coprendo il 26,5% del totale degli investimenti. L’incremento di 1,7 punti percentuali rispetto al 2014 (era 24,8%) sarà tra i fattori di traino verso una chiusura a +1,5% (7,9 miliardi rispetto ai 7,8 dello scorso anno) e del solo web a +8,4%.

Oltre i 2/3 degli investimenti nel digital si dividono tra i segmenti display (principalmente banner) e search (parole chiave sponsorizzate sui motori di ricerca): entrambi registrano una quota in diminuzione nel 2015 rispetto allo scorso anno, in favore del video e del social advertising che, secondo le stime di Nielsen, arriveranno a coprire rispettivamente il 17% e 11% di quota sul totale degli investimenti online.

La quota del canale directory (micro inserzioni in categorie web tematiche) scenderà al 7% dopo un 2014 in cui si attestava al 9%. A livello di crescita del valore dell’investimento per il 2015, video e social registrano incrementi a due cifre, rispettivamente del +16% e +46%. Più contenuti il display, +2%, e il search, +7%. In calo le directories: -8% nel 2015.

“In aggiunta al prevedibile successo dei social – ha dichiarato Alberto Dal Sasso, AIS Business Director di Nielsen – dalla survey emerge che una quota di circa ¼ degli investimenti è destinata al mobile: si tratta di un dato interessante se letto in relazione al fatto che circa la metà delle aziende intervistate dichiara di aver sviluppato una app per il proprio business. Senza dimenticare gli ampi margini di crescita dell’innovativo programmatic buying”.

Relativamente ai macro settori, le aziende del settore Persona investono il 39% del proprio budget sul mezzo internet. Ampi margini di crescita per il Largo Consumo, che ancora si attesta a meno del 10% in termini di quota. Al suo interno, però, si registra una buona performance del video advertising, che raccoglie il 25% degli investimenti totali del macrosettore sul web. Tale quota si differenzia molto tra alto spendenti (oltre i 10 milioni di investimenti all’anno) dove si attesta al 21% e basso spendenti (meno 500.000 € anno) per i quali scende al 15%.

I settori Distribuzione e Automobili sono quelli che destinano al digital advertising le quote più elevate rispetto alla media del mercato, rispettivamente 53% e 41%, seppur con differenze al loro interno in termini di canali web: nel primo caso, il 70% del budget è rivolto a display e directories, per l’Automotive questa stessa porzione di budget è investita in search e video.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 03/09/2015 @ 07:46:09, in Advertising, linkato 1680 volte)

L'accesso ai siti web dallo smartphone o altri dispositivi mobili è in crescita, e capita spesso che facendo clic su un risultato delle ricerche in Google si apre la pagina di un sito web che mostra un annuncio che copre l'intera pagina web, cosa che può essere fastidiosa. Ora, Google sembra voler prendere provvedimenti contro quei siti che non mostrano prima il contenuto di una pagina e adottano modi facili per promuovere le applicazioni o altro.

"A partire da oggi, aggiorniamo il Mobile-Friendly Test per indicare quando i siti dovrebbero evitare di mostrare annunci che invitano l'utente ad installare app, nascondendo una notevole quantità di contenuti sulla pagina." scrive Google nel Webmaster Central Blog rivolgendosi ai webmaster. "Il report Mobile Usability mostrerà al webmaster del sito il numero di pagine in tutto il portale che hanno questo problema". Tramite il sopra citato tool, i webmaster potranno quindi conoscere quante e quali pagine sono contro le nuove regole di Google.

"Quando si tratta di cercare su dispositivi mobili, gli utenti dovrebbero ottenere le risposte più importanti, non importa se la risposta vive in un'applicazione o una pagina web" scrive ancora Google. Di recente Google ha reso più facile agli utenti trovare e scoprire applicazioni e pagine web mobile-friendly, ovvero ottimizzate per i dispositivi mobili. Tuttavia, "a volte un utente può toccare un risultato di ricerca su un dispositivo mobile e vedere l'annuncio che invita ad installare un'app, che nasconde una notevole quantità di contenuto. La nostra analisi mostra che non è una buona esperienza di ricerca e può essere frustrante per gli utenti, perché si aspettano di vedere il contenuto della pagina web".

Cosa cambierà per gli utenti? L'azienda di Mountain View ha anche detto che a partire dal 1 novembre le pagine web per cellulari che accolgono gli utenti che arrivano dalla sua pagina di risultati di ricerca e mostrano un annuncio che invita ad installare un'app nascondendo così una notevole quantità di contenuti non sarà considerato mobile-friendly - questo significa che quelle pagine saranno retrocesse nei risultati delle ricerche, e quindi il sito potrà avere meno visibilità e, di conseguenza, registrare una diminuzione del traffico.

Il webmaster che vuole promuovere la propria app, consiglia Google, può utilizzare banner orizzontali di dimensioni più contenute che non impediscano ai ricercatori di visualizzare il contenuto della pagina.

Via Punto Informatico

 

I video godono di ottima salute e con essi la pubblicità video via mobile. Un’accoppiata, mobilità e video, che ha fatto bene al mercato: gli investimenti nel settore sono più che raddoppiati dal 2013, da 720 milioni al miliardo e mezzo di dollari nel 2014, con una previsione di 6 miliardi entro il 2018. Il che equivarrebbe allla metà della spesa prevista per l’intero comparto dei video online. E secondo nuovi dati elaborati da AppLovin e da AppsFlyer,  che hanno analizzato i dati provenienti da oltre in miliardo di device mobili nel mondo, che la spesa per pubblicità video in mobilità è cresciuta più di ogni altro formato pubblicitario, ovvero 190% nei primi tre trimestri del 2015.

Una crescita che arriva da diversi fattori: di certo la diffussione massiccia dei dispositivi mobili nel mondo unita a una migliore disponibilità di banda larga. Ma, spiegano gli esperti, c’è anche da considerare il tempo medio speso dagli utenti sulle app, circa l’86% del loro tempo con in mano uno smartphone o tablet, il che dà ad aziende come AppLovin e AppsFlyer una massa critica di dati per sottoporre agli utenti l’advertsing più focalizzato sul target possibile.

Secondo Ran Avrahamy, di AppsFlyer:”La pubblicità video dimostra  quanto un’app sia davvero un modo più efficace per veicolare un messaggio rispetto ad annunci testuali o display statici.Così quando un utente decide di installare un’app dopo aver guardato il rispettivo video trailer, ha già deciso che è interessato e ci sono buone possibilità che continui ad apprezzare l’app anche dopo averla iniziata ad usare. Con altri tipi di pubblicità l’utente può solo sperare che l’app sia simile a ciò che si aspetta.”

Dal lato advertiser, nota Avrahamy, “molti marketer stanno realizzando che i video crescono velocemente anche perchè sono i primi che stanno spostando i loro budget su tale formato. E se non lo stanno ancora facendo, dovrebbero farlo al più presto” suggerisce.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 14/03/2016 @ 07:47:17, in Advertising, linkato 1930 volte)
n un settore Media complessivamente ancora in difficoltà la componente digitale fruita tramite internet è l'unica in crescita: dopo aver superato i 2 miliardi di euro nel 2014, il mercato degli Internet Media raggiungerà i 2,2 miliardi di euro alla fine di quest'anno. Questo la principale conclusione del nuovo report  dell'Osservatorio New Media & New Internet del Politecnico di Milano, presentato presso l'ateneo milanese in occasione del convegno “Internet Advertising: verso il 30% del mercato”.

«Gli Internet Media potrebbero raggiungere nel 2015 una quota di mercato del 15% del totale mezzi, in uno scenario complessivo che in 7 anni ha bruciato quasi un quinto del suo valore - spiega Andrea Rangone, Coordinatore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano -. È soprattutto nel mercato pubblicitario che gli Internet Media risultano sempre più decisivi. Di fatto, Internet è da due anni il secondo mezzo per investimenti pubblicitari in Italia, dopo il sorpasso sulla Stampa avvenuto nel 2013; con un +11% nel 2014, ha raggiunto una quota di mercato del 27% e nel 2015 stimiamo possa arrivare al 30% del totale mercato pubblicitario sui Media italiani».

Una crescita, quella degli Internet Media, trainata dalle componenti più innovative (Smartphone, Tablet, Smart Tv, Social Network, Applicazioni, Video online, ricavi Pay, Programmatic Advertising) che i ricercatori del Politecnico definiscono "New Internet".

Scendendo nel dettaglio, un fattore decisivo è la diffusione dei nuovi device di accesso a Internet: gli Smartphone saranno 40 milioni nel 2015, i Tablet 10 milioni, mentre le Smart Tv sono già presenti in una famiglia su 4 e attive in una su 8. I Social Network sono sempre più il luogo privilegiato di interazione digitale: gli utenti vi spendono il 30% del tempo trascorso online. Le App rappresentano una nuova modalità di accesso ai contenuti a fianco del browser e occupano già l’84% del tempo trascorso sui device mobili. I Video, a cui gli utenti dedicano 2 ore al mese, sono diventati un veicolo chiave per distribuire contenuti sia editoriali sia pubblicitari. Si stanno sviluppando nuovi modelli di revenue basati su contenuti a pagamento a fianco della pubblicità. Infine il Programmatic advertising, cioè la compravendita di spazi pubblicitari online su piattaforme automatizzate, sta cambiando profondamente la filiera pubblicitaria online e le strategie d'acquisto degli spazi delle aziende investitrici.

«Ci aspettiamo che il mercato Media abilitato dal New Internet cresca del 40% circa nel 2015, arrivando a superare il miliardo di euro - spiega Marta Valsecchi, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio New Media & New Internet -. Mentre la restante componente "Old Internet" degli Internet Media, composta dai formati pubblicitari più classici su Pc (come Standard Display Advertising, Search, email advertising e Classified), continua a calare di qualche punto percentuale. Prevediamo così che il New Internet nel 2015 sorpassi l'Old Internet, raggiungendo una quota del 55% sul totale mercato Internet Media (nel 2014 vale il 45%)".

Il 95% del mercato è pubblicità, il resto spesa degli utenti

Il mercato della pubblicità su Internet ha chiuso il 2014 a 1,94 miliardi di euro, in crescita dell’11%, e secondo l'Osservatorio nel 2015 si avvicinerà ai 2,1 miliardi di euro con una crescita di poco inferiore al 10%. I principali fattori che guidano la crescita sono:

  • la pubblicità sui Social Network, che dovrebbe crescere di oltre il 40% (dopo il +70% del 2014), arrivando a valere circa il 20% del Display Advertising, grazie all’audience raggiunta e all’elevata capacità di profilazione;
  • i ricavi legati al Video Advertising, che potrebbero crescere di un ulteriore 15% nel 2015, con buone prospettive per la capacità di soddisfare le esigenze di branding e visibilità delle imprese investitrici e la possibilità di raggiungere reach incrementali rispetto alla Tv a costi contenuti;
  • la raccolta pubblicitaria su Smartphone, che i ricercatori si aspettano aumenti di circa il 40%, avvicinandosi al 20% del mercato Internet Advertising; sono diverse le barriere (a livello di formati e strumenti di tracciamento e misurazione) che, se abbattute, potrebbero accelerare fortemente gli investimenti nei prossimi anni, visto il crescente spostamento di audience dal mondo desktop a quello Mobile;
  • i ricavi pubblicitari legati alle App su Tablet, che potrebbero registrare un tasso di crescita tra il 40% e il 50%;
  • la compravendita attraverso piattaforme automatizzate di Programmatic advertising, che crescerà del 90% circa, passando dal 10% a quasi il 20% del Display Advertising.

I ricavi Pay legati all’acquisto di contenuti editoriali e all’abbonamento a servizi di musica e video in streaming, da qualsiasi device internet-based, hanno sfiorato nel 2014 i 100 milioni di euro (+43% sul 2013), e cresceranno in maniera analoga anche nel 2015. In evidenza soprattutto i servizi in abbonamento “all you can eat” che permettono di accedere a vaste library di contenuti senza limitazioni per un periodo di tempo (solitamente mensile) e, ad oggi, riguardano, in particolare, video e musica: nel 2014 valgono quasi la metà dei ricavi, in crescita del 70% rispetto al 2013.

Via Mobile4innovation
 
Di Altri Autori (del 06/05/2016 @ 07:13:18, in Advertising, linkato 1924 volte)
Facebook come leva per far crescere il proprio business. Sono ben 50 milioni le imprese che nel mondo hanno scelto il social network come vetrina per far conoscere i propri prodotti e servizi. Di queste, già 3 milioni stanno investendo in pubblicità sulla piattaforma; un numero ancora esiguo, ma con tassi di crescita sorprendenti (+50% anno su anno). Sono solo alcuni dei dati forniti dal Country Manager di Facebook Luca Colombo nel corso della tappa italiana di Boost Your Business, progetto formativo promosso e organizzato dalla stessa Facebook per spiegare alle pmi le potenzialità di business offerte dalla piattaforma e da Instagram.

IMPRESE ITALIANE SU FACEBOOK. Le imprese italiane sono tra le più attive al mondo su Facebook, sono quelle che investono di più per raggiungere il proprio pubblico. “In Italia”, spiega Colombo, “l’87% dei presenti su Facebook, 23 milioni al giorno, ha una connessione con una pmi. CI sono grandi opportunità che dobbiamo sfruttare”.

Via Business People
 
Dopo molti anni di contrazione, il mercato italiano dei Media (pay e advertising) chiude il 2015 a quota 15,3 miliardi di euro, in linea con il valore 2014. Mentre la Tv chiude in pareggio e la Stampa registra un calo del 5%, gli Internet Media crescono dell’11% arrivando a valere quasi 2,3 miliardi di euro. Il 95% di questo mercato è legato alla pubblicità; la restante parte è legata all’acquisto[1] da parte degli utenti italiani di news online e di servizi in abbonamento legati a Video e musica in streaming. Nel 2016 ci si attende che gli Internet Media mantengano lo stesso andamento, con un trend di crescita analogo all’anno precedente.

Questo è quanto emerge dai dati presentati dall’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano* in occasione del convegno “Internet Media: il dato è tratto”.
“Il mercato pubblicitario complessivo[2] nel 2015 vale 7,4 miliardi di euro, in leggera crescita (+3%) rispetto al 2014. L’Internet advertising[3] ha raggiunto i 2,15 miliardi di euro (+11%), rafforzando così la sua posizione di secondo mezzo pubblicitario italiano con una quota del 29% (rispetto al 27% nel 2014), alle spalle della Televisione, che continua a valere il 49% (50% nel 2014) ma sempre davanti alla Stampa che scende al 17% (18% nel 2014) e alla Radio (stabile al 5%). Nel 2016 abbiamo stimato che l’Internet advertising crescerà ancora di circa l’11% avvicinandosi ai 2,4 miliardi di euro”, afferma Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano.

“I dati confermano un media mix diverso da quello osservato in Europa, dove la Stampa continua ad avere un ruolo ben più rilevante che in Italia, attestandosi su una quota pari al 25%, a scapito della Televisione che vale il 33% e dove Internet nel 2015 è diventato il primo mezzo in Europa (36% di quota), in particolare grazie al mercato UK nel quale l’advertising online pesa il 43% del totale mezzi[4]” è il commento di Daniele Sesini, General Manager di IAB Italia.

“I due terzi del mercato dell’Internet advertising in Italia sono riconducibili ai grandi Over The Top internazionali (e in particolare a Google e Facebook) che crescono del 16% nel 2015 e del 12% nel 2016, grazie, soprattutto, ai numeri di audience raggiunti, alla semplicità nella pianificazione e all’ampia disponibilità di dati profilati. Audience, dati e tecnologia stanno, quindi, diventando i principali ambiti di competizione nel mercato pubblicitario online” aggiunge Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano.

I formati pubblicitari online: la crescita è trainata dai Video
La Display advertising, principalmente banner e Video, resta la componente dominante (57% nel 2015 e 59% nel 2016), raggiungendo un valore di 1,2 miliardi nel 2015 (+15% sul 2014) e di 1,4 miliardi di euro nel 2016 (+13% rispetto al 2015). Per l’acquisto di visibilità nei motori di ricerca (Search), nel 2015 sono stati spesi 702 milioni di euro, in crescita del 5% e si prevede un’ulteriore crescita del 3% nel 2016 fino a superare i 720 milioni.

All’interno della Display advertising, il Video advertising stimiamo crescerà del 34% nel 2016 arrivando a quasi 490 milioni di euro, dopo aver ottenuto già nel 2015 una crescita del 25% e un valore assoluto di 364 milioni di euro. Questo valore è la somma di due componenti: da un lato, la raccolta derivante da YouTube e dai Social network, che nel 2015 vale circa i due terzi del totale Video e cresce del 40% circa; dall’altro lato, la raccolta sui siti degli editori/Media Company italiani e sui portali verticali, che vale un terzo del totale ed è complessivamente stabile in valore assoluto nel 2015.

“Per la prima volta, abbiamo stimato anche il valore di mercato del Native advertising: in senso stretto, ossia considerando solo i formati cosiddetti Recommendation Widget e In-feed Unit, stiamo parlando dell’1% del totale mercato Internet advertising”, afferma Andrea Lamperti, Direttore dell’Osservatorio Internet Media. “Se consideriamo però l’accezione più ampia, includendo anche la Search, il Classified, i post sponsorizzati all’interno dei Social network e i lavori realizzati a quattro mani con l’editore (come i pubbliredazionali e gli advertorial indicati come contenuto sponsorizzato) scopriamo che il mercato del Native advertising in Italia vale già più della metà del totale (56% nel 2015)”.

I device: un quarto del mercato Internet advertising è Mobile
Nel 2015 l’Internet advertising su Smartphone è cresciuto del 54% arrivando a 452 milioni di euro, mentre quello legato alle App per Tablet è cresciuto del 35% arrivando a quota 84 milioni. I trend positivi sono previsti anche per il 2016: “Lo Smartphone è il device con il maggiore impatto sulla crescita complessiva del mercato: crescerà con un tasso pari al

48% nel 2016, a causa del costante e continuo spostamento dell’audience su questo canale. Arriverà così a valere quasi 670 milioni di euro[5] con un peso pari al 28% dell’Internet advertising complessivo: il 95% dei circa 230 milioni di aumento rispetto al 2015 verranno raccolti qui”, afferma Andrea Lamperti, Direttore dell’Osservatorio Internet Media. “Il Tablet (solo App) rimane marginale (5% del mercato pubblicitario online nel 2016), ma cresce del 45%. I due canali Mobile quindi passano da circa un quarto (nel 2015) ad un terzo del mercato pubblicitario online (nel 2016)”.

Il Programmatic advertising varrà il 22% della Display advertising nel 2016
Il Programmatic advertising, dopo essere cresciuto nel 2015 del 113%, fino a valere 234 milioni di euro, nel 2016 stimiamo crescerà poco più del 30%, superando i 300 milioni di euro: la crescita è inferiore alle stime di fine 2015, anche perché gli investitori stanno cercando di valutare i benefici di queste piattaforme, vista l’entità non irrisoria delle fee tecnologiche e dei costi di gestione. L’incidenza sul totale Display adv inizia ad essere rilevante: 22% nel 2016.

I Video crescono anche tra i contenuti pay
A differenza dell’advertising, il mercato dei Media a pagamento registra un segno negativo nel 2015 (-3%), per un valore assoluto di 7,9 miliardi di euro. Inoltre, la componente derivante da Internet vale poco più dell’1% del totale, ossia 112 milioni di euro. La crescita del mercato Internet Media pay nel 2015 è del 24%. In particolare, la spesa dei consumatori (al netto IVA) per i contenuti Video online (SVOD, abbonamenti di contenuti Video On Demand) cresce del 27% e vale poco meno della metà del totale mercato Internet Media a pagamento; seguono i ricavi pay online legati alle news, che pesano poco più del 30%, ma calano del 2%. Completano il quadro i ricavi per gli abbonamenti a servizi musicali, che valgono oltre il 20% del totale e crescono dell’87%.
I dati sul comportamento degli utenti Internet italiani confermano i trend in atto. “I Video si stanno affermando come formato privilegiato di consumo dei contenuti Media” afferma Guido Argieri, Telco & Media Director di Doxa. “L’80% degli utenti Internet guarda Video brevi online, soprattutto attraverso YouTube (74% degli utenti internet) e Facebook (50%) ma anche da siti e App dei quotidiani (14%). La presenza dei Video aumenta il tempo speso online: in particolare, grazie ai Video il 31% del campione passa più tempo sui siti dei quotidiani, mentre il 29% su Facebook. Online vengono visti anche film e programmi Tv dal 46% degli utenti Internet; stiamo parlando soprattutto di serie Tv, film meno recenti ma anche film appena usciti al cinema. Infine abbiamo stimato che 3,2 milioni di italiani utilizzano un servizio in abbonamento per contenuti Video online (TIMvision, Infinity, Sky Online e Netflix); tale valore include anche chi sta provando gratuitamente questi servizi”.

Via Spot and Web
 
Di Altri Autori (del 19/07/2016 @ 07:04:46, in Advertising, linkato 2052 volte)

La recente indagine “Online  Barometer 2016“, condotta da BuzzMyVideos, ha rilevato che il 94% dei Millennials italiani sembra esser più propenso ad acquistare un prodotto che ha una recensione video online fidataIl 90%  di essi, infatti, ricerca informazioni e recensioni video prima di procedere all’acquisto su Internet. Tra i contenuti più visti musica (35%), seguita da tecnologia (21%) e videogame (17%).

Questi risultati aprono prospettive interessanti per i brand che ancora non hanno adottato una strategia video su Internet. Le nuove generazioni, infatti, stanno attraversando un cambiamento epocale nella fruizione di intrattenimento e informazione, abitudini che avranno un impatto sempre più forte sul mercato pubblicitario. Se da un lato sembra sempre più difficile intercettare i Millennials seguendo paradigmi classici, dall’altro l’online video offrirà incredibili opportunità di dialogo per coinvolgere e fidelizzare questa fascia di pubblico. Oggi il segmento dei Millennials comprende oltre 11 milioni di italiani, nati tra gli anni ’80 e gli anni 2000, esigenti, tecnologicamente evoluti, informati e con un buon potere d’acquisto.

Dati interessanti rilevano che il 69% dei Millennials guarda più di 6 ore di video online ogni settimana e il 56% di questi resta connesso per oltre 11 ore settimanali; un dato distribuito equamente tra pubblico maschile e femminile. Il 16% di coloro che preferiscono video sul mondo del cibo e l’8% degli appassionati di tecnologia guardano oltre 31 ore di video su questi temi ogni settimana.

Se la musica occupa per entrambi i sessi oltre un terzo del tempo trascorso davanti allo schermo del proprio device, le donne spendono più tempo guardando video dedicati a temi come beauty (15%) e tutorial DIY (14%), mentre gli uomini si interessano di videogame (25%) e tecnologia (27%).

In questo contesto sembra che le fonti più attendibili per i Millennials siano proprio gli YouTuber e, in generale, le celebrità dei video online. Il 42% dei soggetti intervistati sostiene di fidarsi di più di una recensione su YouTube rispetto a qualsiasi altro mezzo di comunicazione.

La pubblicità in Rete non viene percepita come un elemento invadente, bensì migliora la fruizione complessiva di contenuti video su internet: l’83% degli intervistati dichiara, infatti, di gradire la presenza di video promozionali ben fatti. Se, nel 2015,  l’Advertising su Internet ha rappresentato il 29,9% del mercato pubblicitario, nel 2016 si prevede una forte crescita che arriverà a raggiungere il 38,4% del mercato entro il 2018. 

In futuro, l’82% degli intervistati vorrebbe poter cliccare direttamente su un prodotto visto in un video online: una funzionalità ad alto tasso di engagement che potrebbe convertirsi in un format molto interessante per gli inserzionisti. 

Online Video Barometer_v2.3

 Via Tech Economy

 

Se da un lato il video sembra essere il presente – e il futuro – del settore digitale, dall’altro non mancano comunque “lamentele” a riguardo: infatti nove utenti su dieci (92%) in Europa sono d’accordo sulla necessità di intervenire per migliorare i video di pubblicità in rete. È questo il risultato di una ricerca su 4.000 consumatori nel Regno Unito, in Francia e Germania condotta da Brightcove, fornitore leader di servizi cloud per i video.

I motivi
Alla richiesta di evidenziare le problematiche emerse nell’esperienza di consumo dei video di pubblicità online, gli utenti hanno indicato la scarsa rilevanza dei contenuti rispetto ai loro interessi, le dimensioni eccessive dei video e le difficoltà nella riproduzione – il 67% ha interrotto la riproduzione di video pubblicitari per uno di questi motivi. Ulteriori domande agli utenti hanno evidenziato che:
=    il 73% degli intervistati ha riscontrato molte difficolta nella riproduzione dei video (ad es. buffering, errori di caricamento);
=    più della metà (51%) sono frustrati dalla quantità di video di pubblicità online;
=    il 74% ha avuto esperienze negative con i contenuti di video pubblicità online;
=    più di un terzo (36%) ha mai o raramente visto un video di pubblicità rilevante per i suoi interessi personali.

Il confronto
I risultati, pubblicati nella ricerca “The Ad-Verse Consumer: European Video Advertising Tolerances in a Digital Age”, evidenziano che, nonostante molti utenti abbiamo notato miglioramenti nella varietà (54%) e nella qualità (47%) dei contenuti video online nell’ultimo anno, i video pubblicitari hanno difficoltà a tenere il passo:
=    il 73% dichiara che la qualità dei video pubblicitari online è rimasta uguale o peggiorata;
=    il 72% dichiara che la varietà dei video pubblicitari online è rimasta uguale o peggiorata;
=    circa un terzo (23%) dichiara che il volume e la frequenza dei video pubblicitari in rete è notevolmente peggiorato.

Questione ad blocking…
In un contesto in cui aumenta l’adozione di tecnologie per l’ad blocking, la ricerca suggerisce che gli editori devono modificare il loro approccio per monetizzare i contenuti dei video online o rischiano di perdere visite e quindi le entrate che ne derivano. A oggi, infatti, l’82% degli intervistati da Brightcove afferma di conoscere queste applicazioni-filtro, e tra questi oltre la metà ne fa uso; un 23% invece dichiara di essere intenzionato a installarle. Tra i principali motivi che spingono gli utenti a utilizzarle ci sono innanzitutto le caratteristiche delle inserzioni: troppo lunghe (56%), irrilevanti (45%) e poco interattive (20%).
… e monetizzazione
Tuttavia, con il 50% degli utenti che si dichiarano non disponibili a pagare per qualsiasi tipo di contenuto video online, il semplice passaggio ad un modello ad abbonamento non sembra essere la soluzione corretta.

Le soluzioni
Alla richiesta agli utenti su quali interventi ritengono più necessari, le risposte sono state:
=    il 57% chiede video pubblicitari più corti;
=    il 41% chiede la funzionalità di scorrimento veloce;
=    il 21% chiede video più simili agli interessi personali;
=    il 58% dichiara di essere più disposto a tollerare i video di pubblicità in rete se interattivi.
“La soluzione che fa incontrare le parti è trovare un equilibrio migliorando l’esperienza utente, le persone sono più propense a consumare i contenuti pubblicitari”, ha affermato Mark Balir, vice president of Emea di Brightcove.

Via DailyOnline
 
Di Altri Autori (del 10/10/2016 @ 07:46:23, in Advertising, linkato 1611 volte)

Secondo AdExchanger, Samsung sta presentando ad agenzie e media partner un nuovo prodotto pubblicitario di addressable tv che utilizza i dati delle smart-tv per targettizzare gli annunci sulle trasmissioni broadcast lineari. L’azienda che ha una portata di 20 milioni di smart tv negli Stati Uniti e 50 milioni in tutto il mondo, ha già cominciato ad attivare e monetizzare i suoi data.

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Samsung, quindi, erogherà campagne addressable attraverso le sue smart tv come DirecTV, Comcast e Dish fanno già via satellite o set-top box. Nonostante il programma addressable lineare sia in ancora in fase beta, AdExchanger rivela che alcune campagne cross-screen sono già in onda. Tra i partner di Samsung ci sono Sorensen Media, che aiuterà ad erogare annunci interattivi “first screen”, Hearst e Sinclair, che forniranno inventory. “Portare l’addressable tv attraverso una smart tv sulla inventory dei broadcst non è mai stato fatto prima – ha detto Michael Bologna, president di Modi agenzia di GroupMche usa Sorenson -. Attualmente tutto l’addressable viene fatto via cable box con inventory via cavo”.

 

Potrebbe portare miglioramenti in ambito misurazioni

Altri produttori di terze parti di settop box permettono già di fare targeting reachbased, ma ancora nessun riproduttore digitale IP-based è stato in grado di connettere in scala la tv over-thetop al broadcast tradizionale. L’ingresso di Samsung nell’ad-serving potrebbe portare miglioramenti anche in ambito di misurazione. Lo scorso giugno, Samsung ha acquisito la DSP canadese AdGear, di cui si è servita per erogare annunci cross-screen sia su dispositivi mobili sia su smart tv, oltre che per individuare e fare retargeting di quell’audience. Inoltre, la collaborazione con Sorensen Media permette all’azienda sudcoreana di accedere ai dati censuari relativi alla visione televisiva, con il potenziale di incrementare la precisione di quelle stesse campagne cross-screen.

via DailyOnline

 
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