Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Uno studio condotto in Gran Bretagna da un gruppo di psicologi dell’Università di Liverpool ha dimostrato che esiste una corrispondenza diretta tra pubblicità e peccati di gola, perché i bambini, dopo avere guardato in tv spot di prodotti alimentari, sono indotti a mangiare di più. Il problema dell’obesità infantile non si può trascurare. L’Organizzazione mondiale della sanità parla di una vera e propria epidemia, che provoca danni alla salute, causa difficoltà relazionali, scarsa autostima e disturbi depressivi. Sul fronte europeo, la UE ha recentemente varato il nuovo regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sanitarie per i prodotti alimentari, che metteranno all’indice termini come “slim”, “snello” e “fitness”. Anche in Italia è da tempo scattato l’allarme. Il nostro Paese si assesta in cima alla classifica europea per cattiva alimentazione: il 36% dei bambini italiani fra i 6 e i 12 anni è in sovrappeso. Il Ministero della Salute ha deciso di correre ai ripari, siglando una intesa con diverse associazioni per l’attuazione del programma “Guadagnare salute, rendere facili le scelte salutari”. Iniziativa lodevole, peccato che, per il momento, non siano previste restrizioni sugli spot, come accaduto in alcuni Paesi europei. In Inghilterra, per esempio, è stata vietata la pubblicità di alimenti durante le trasmissioni per bambini. Un divieto simile è stato attuato in Norvegia e Austria. In Svezia, dove le regole sono ancora più severe, non esiste pubblicità diretta ai minori. Mentre la Francia ha optato per una politica meno drastica, anche se meno efficace: integrare gli spot tv sugli alimenti con suggerimenti per equilibrare la dieta dei bambini.
Roberta Villa e Roberto La Pira, Corriere della Sera
In un'ottica di Marketing Sensoriale, e specificamente, di lavoro sulla prima "P" del Marketing Mix ( il prodotto), Wrigley ha lanciato "5" il chewing gum che stimola tutti e 5 i sensi.
Detta così suona bene... vediamo nel dettaglio:
1) Vista: il packaging del prodotto è vistoso ed aggressivo. Tenendo conto che il prodotto si rivolge ad un target di teens americani ( che da soli valgono 1/3 del mercato USA della gomma da masticare) e di giovani adulti, il look appare adeguato - visto che ricorda più una confezione di preservativi che una di gomme. E, si sa, il sesso vende sempre.
2) Udito: su questo fronte, un silenzio assordante. Non risulta che la tecnologia del colosso americano sia riuscita a far produrre alcun suono particolare al prodotto, al di là di quelli prodotti comunemente da consumatori poco eleganti - e quella comunque è una caratteristica propria della categoria e non del prodotto.
3) Gusto: 3 sono i gusti del prodotto. Rain (menta spearmint) Cobalt (peppermint) e Flare (cannella). Non so perchè ma mi si rinforza l'immagine mentale del profilattico...
4) Tatto: dopo aver probabilmente scartato l'inclusione di particelle appuntite, sferiche, cilindriche o pelose per ovvi motivi, la R&D di Wrigley ha lavorato sulla generazione di effetti speciali nel cavo orale per via chimica. Rain infatti genera un pizzicorino, Cobalt una sensazione di freddo, Flare una di caldo.
5) Olfatto: anche se non sono state rilasciate specifiche dichiarazioni in merito, è presumibile che il prodotto odorerà fortemente di menta o cannella, a seconda delle varianti.
Il concetto di fondo del prodotto è comunque fornire sensazioni forti ( per quello che può fare un chewing gum, beninteso) per venire incontro alle esigenze di continue stimolazioni sensoriali proprie del target. L'obiettivo di stimolazione è inoltre anche applicabile al business di Wrigley, che ultimamente sembra aver sofferto in termini di quote in alcuni mercati importanti, a favore di marche concorrenti come Trident...
Comunque, è ovvio, mi riservo di dare un commento conclusivo se e quando riuscirò mai a provare di persona il prodotto.
Per approfondimenti, alcuni divertenti commenti qui, market insights qui, la press release qui.
Re-design: questo il concetto chiave attorno al quale si svilupperanno i dibattiti previsti dal programma conferenze di Marketing forum 2007. Due conferenze sono aperte al pubblico e saranno ospitate nello spazio virtuale Second Life. Tra queste anche l'appuntamento dedicato al tema della candidatura di Milano come sede dell'Expo 2015: tra i relatori il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati.
Marketing forum approda a Milano il 30 e il 31 maggio (presso Palazzo Mezzanotte) con la sua dodicesima edizione. Organizzato da Richmond Italia, l'evento è un meeting annuale dedicato ai direttori marketing e comunicazione italiani e alle agenzie di servizi. La struttura dell'evento conserva l'esclusiva ed efficace formula consolidata negli anni: incontri di business tra delegates e exhibitors con conferenze, workshop e seminari. Il programma comprende sei seminari durante i quali affermati manager, docenti e ricercatori faranno il punto della situazione sull'innovazione di mercato, ed è articolato intorno al tema del Re-design, momento di riflessione sull'innovazione e sulla ricerca di nuovi modelli e paradigmi non necessariamente da imitare, ma almeno da conoscere. Tra i relatori spiccano i nomi di Umberto Galimberti, Alberto Contri, Peter Grosser, e Lars Wallentin. Per le istituzioni si segnalano Filippo Penati, presidente della Provincia di Milano, Massimiliano Orsatti, assessore Turismo, Marketing territoriale e Identità Comune di Milano, e Pier Gianni Prosperini, assessore Regionale allo Sport, Giovani e Promozione Attività Turistica. Due le conferenze aperte al pubblico gratuitamente. Entrambe saranno ospitate, con il supporto di LifeLog Studio di Milano, in un ambiente di Second Life. Marketing forum è il primo evento di business italiano ad avere il suo alter ego su Second Life. Per l'iscrizione alle conferenze è necessario contattare Richmond Italia, allo 02-4221020, o scrivere una email a gdigregorio@richmonditalia.it.
Via Pubblicità Italia
Il direct marketing con la rete: una grande occasione per le imprese Grandi, rapidi cambiamenti nel mondo dell' informazione. Di conseguenza si stanno necessariamente modificando le logiche e le tecniche anche nel settore della comunicazione pubblicitaria. Mutano gli strumenti ma anche i contenuti. Il mezzo televisivo che, dopo la scoperta della lampadina elettrica, ha praticamente rivoluzionato il palinsesto della giornata famigliare (chi non ricorda la canzone di Arbore che diceva: "vengo dopo il tg?") non è più quella novità che, in pochi decenni, mise in crisi in termini di audience e di gettito pubblicitario non pochi media tradizionali.
Con l'informatica in ogni casa, o quasi, (ma il pc.oggi te lo ritrovi, a differenza della televisione, anche sul posto di lavoro!) abbiamo, e siamo in tanti, un oblò aperto verso il mondo. Un finestra che non conosce barriere, distanze, differenze di costumi e che comincia ad aiutare largamente a superare anche molti problemi linguistici. Inoltre ci portiamo sempre dietro anche i cellulari, chi in tasca, chi nella borsa, che ci accompagnano ormai per tutte le 24 ore della giornata e stanno superando la loro funzione di strumenti di conversazione per diventare veri e proprio organi di comunicazione. In un Paese come il nostro dove, come è già stato purtroppo sottolineato, soltanto 16 mila aziende investono adeguatamente in pubblicità per il lancio, la promozione dei loro prodotti e dei loro servizi, si sapranno cogliere le opportunità che queste nuove suggestive alternative sembrano proporre? Alternative indubbiamente caratterizzate da criteri assolutamente diversi da quelli che hanno fino ad oggi connotato la filosofia degli investimenti in in Italia. Fino ad oggi è stato importante, soprattutto “sparare sul mucchio”. Siamo, forse, alla vigilia di una nuova era: quella nella quale sarà importante saper fare centro. La comunicazione mirata.
Le nuove formule si propongono, favorite dalle loro stesse caratteristiche tecniche, di offrire quei canali di comunicazione che dovrebbero consentire di avvicinare il cliente, o il possibile cliente, nel posto giusto al momento giusto. Un “media” ad personam. Si parla, a questo proposito, di “search advertising”, una sintesi perfetta delle possibilità di comunicazione e di interattività offerta da Internet. Un servizio molto più qualificato, qualificante e certamente molto impegnativo per chi lo offre, che va al di là del banner (una specie di annuncio pubblicitario, di manchette, come sono oggi le inserzioni sui giornali) o del più moderno, più invadente “pop up” che ti spunta improvvisamente sul monitor mentre stai navigando quasi come uno spot che interrompe, sia pure per poco, una trasmissione televisiva. Ma è l'aspetto contrattuale che presenta delle novità rivoluzionarie. Contraddistinto dal termine “pay-per-lead” questa nuova formula contrattuale sta a significare che, in pratica, l'inserzionista dovrà pagare un costo unitario per ogni contatto diretto che si verificherà dopo che un visitatore avrà cliccato sul bannner dell'azienda interessata, consentendo a quest'ultima di attingerne il nominativo, i diversi indirizzi ( quello di casa ma anche quello e-mail) e conseguentemente di poterlo più opportunamente e più agevolmente contattare. Insomma una forma suggestiva di advertising per la pubblicità emozionale, quella finalizzata alla affermazione del “brand” con i banner e, al tempo stesso, grazie alla formula pay-per-wiew, per un direct marketing preciso e sofisticato al tempo stesso. Il tutto connotato da rapidità di comunicazione, economia nei costi e sollecito controllo dei tempi, dei modi, dei costi della redemption. Intanto gli investimenti per pubblicità su Internet stanno registrando interessanti incrementi anche da noi: nel 2006 si sta registrando una crescita del 30 per cento rispetto allo scorso anno. Una prospettiva quanto mai interessante soprattutto se questi nuovi mezzi potranno rappresentare per la loro efficacia, ma anche per i loro costi, un'opportunità per molte aziende nazionali che, molto spesso anche per problemi di budget, hanno avuto fino ad oggi difficoltà ad utilizzare la comunicazione pubblicitaria in modo ampio e scientifico per lo sviluppo delle loro attività.
A questo punto vale la pena anche esprimere l'augurio che tali opportunità possano essere tempestivamente prese in considerazione dai diversi gruppi multieditoriali nazionali. Non può, infatti, non destare un minimo di preoccupazione il fatto che Google gestirà tutta la pubblicità che apparirà sui portali eBay, al di fuori degli Usa. Pare, addirittura, che utilizzando Wi-Fi, l'Internet senza fili, sarà possibile, a questi grandi motori di ricerca, di raccogliere, programmare. trasmettere via web perfino la pubblicità locale. Come cavallo di Troia di queste novità potrebbe giocare un ruolo importante la non ancora sufficientemente esplosa VOIP. Una formula che più che a portare la “voce” via Internet, con conseguente risparmio nei costi tele fonici, dovrebbe portare le immagini sui monitor dei nostri personal computer. Un terreno di scontro tra colossi. Tutto questo mentre negli Usa è già stato dato il “via”, di recente, ai primi test per far arrivare gli spot (si gli spot telelevisivi) anche sui cellulari. Un grande traguardo per i fautori della banda larga. Ma sta proprio tutto cambiando? Forse varrebbe la pena dedicare qualche attimo di riflessione alla prorompente progressione dei “blog”. Chiamiamoli gruppi di opinioni, chiamiamoli target, si tratta comunque di incontri tra tante persone, magari distanti tra di loro nello spazio, che condividono particolari “welthanshaung”. Una realtà della quale se ne stanno accorgendo anche mezzi di comunicazione tradizionali, come i quotidiani ad esempio. E ci si sta accorgendo che è giunto il momento di dare spazio anche a coloro che chiedono la parola. Da sei anni, in Corea del Sud, è attivo un sito web caratterizzato dallo slogan “ogni cittadino è un reporter”. Il suo inventore, Oh Yeon-ho da qualche tempo ha lanciato questo servizio, con il quale si mira a ridefinire un nuovo modello di relazione tra “media” e utenti, anche in Giappone. “Se va bene qui – avrebbe detto a Tokio pochi tempo fa – vado a farlo anche in Italia".
Via Marketing Journal
Un nuovo esperimento nell'arena della Mass Customization e del marketing individualizzato...
Kleenex ha aperto ai suoi fedeli consumatori la possibilità di crearsi i propri fazzolettini personalizzati. Andando sul sito www.mykleenextissue.com (*) è infatti possibile per la clientela americana far realizzare dall'azienda una confezione in esclusiva, magari per celebrare un momento speciale...
Si tratta non dei fazzolettini da mettersi in tasca ma di confezioni ovali di cartone da tavolo, beninteso.
La personalizzazione consiste nell'uso per la confezione di una foto digitalizzata inviata al sito dal cliente, nella scelta di un testo e nella scelta del fondo per i fazzolettini.
Il costo della confezione personalizzata è di 4,99$ + la spedizione e la consegna avviene entro una settimana .
(*) Il sito è visitabile solo dagli utenti USA... ma c'è il trucco: cercate l'URL su Google e visitate le pagine messe in cache dal motore (cliccate "Copia Cache").
PS: Qui trovate la press release.
PPS: Qui trovate la presentazione del progetto / Case History da parte dell'agenzia che l'ha seguita
Nel 2006 il mercato mondiale dei servizi It ha messo a segno un incremento del 6,4%, passando da 631,8 a 672,3 miliardi di dollari.
Secondo Gartner, che ha presentato i dati nella giornata di ieri, particolarmente positivo è stato l'andamento dei servizi di Business Process Outsourcing, per i quali si parla di una crescita dell'8,6% a livello mondiale.
Va sottolineato che si tratta di un mercato particolarmente frammentato: non a caso, per effettuare la sua analisi Gartner studia oltre 400 player, che rappresentano il 70% del mercato mondiale. Il primo posto della classifica dei fornitori di servizi It spetta a Ibm, che con 48,247 miliardi di dollari, in crescita dell'1,8% rispetto all'anno precedente, si aggiudica il 7,2% del mercato. Al secondo posto Eds, con 21,268 miliardi, in crescita del 7,6%, corrispondenti a una share del 3,2%.
Terzo posto per Fujitsu, con 17,887 miliardi e una share del 2,7%, tallonata da Accenture, con 17,231 miliardi, in crescita del 7,8%. Al quinto posto Hp, con 16,442 miliardi, a sua volta seguita da Csc, ferma a 14,682 miliardi.
Via Smaunews.it
Nielsen Media Research, l’azienda di riferimento nel monitorare e valutare la comunicazione delle imprese, ha divulgato i dati riguardanti gli investimenti pubblicitari del primo trimestre 2007. In generale, la spesa pubblicitaria (superiore a 2.174 milioni) ha chiuso con un valore negativo nei mesi di gennaio e febbraio (-1,1% rispetto al periodo corrispondente del 2006), mentre il mese di marzo ha fatto registrare una inversione di tendenza con un recupero di +4,4%. La televisione ha avuto un calo di -4,7% e la radio di -3,5%. Bene, invece, la stampa, cresciuta del +5,1% (i risultati più positivi vengono dai quotidiani a pagamento, dalla Free Press e dai mensili, in calo invece i settimanali con -3,1%), e Internet che segnala un +44,2%, con un tasso di +50,4% per il mese di marzo. Infine, le prime rivelazioni del monitoraggio dei canali Sky indicano, per aprile, un passaggio pubblicitario di 53.000 annunci, per un totale di 256 aziende. Tra i maggiori investitori Ferrero, Wind e Unilever.
Via Lillo Perri
Secondo me Internet continuerà a cambiare molto, anche a breve termine. Uno dei principali fattori di cambio sarà la diffusione dell'accesso alla Rete attraverso terminali mobili. In parte PDA, Smart Phones, tablets o navigatori. Ma lo strumento principe sarà il classico telefonino.
Il telefono - almeno per un bel po' - resterà primariamente uno strumento per parlare e solo secondariamente per navigare e inviare email... almeno per l'utente medio, quello si deve portare sull'Internet Mobile per fare i volumi, la massa critica, innescare l'effetto di rete (Italia esclusa, credo - visto le attuali tariffe della connessione mobile, tali da impedire qualsiasi diffusione "popolare" del mobile browsing).
Il telefonino Internet per le masse dovrà fare i conti con le limitazioni insite nel suo form factor - la difficoltà di inserire testi per il tramite di una tastiera che resterà nella maggior parte dei casi minuscola e poco ergonomica.
D'altra parte, modi nuovi di fare interagire il telefono con la Rete e con l'ambiente circostante potranno aprire nuove opportunità di servizio, di business.
Da tempo si sta lavorando per usare uno strumento "antico" come il codice a barre per attivare una connessione sul nostro cellulare.
Il principio di questi sistemi è banale: se il cellulare dispone di una macchina fotografica, con un apposito software lo si può trasformare in un lettore di codici a barre. E nel codice a barre si può codificare un indirizzo Internet o un qualche set di istruzioni.
In questo modo, puntando il telefono verso uno di questi simboli e premendo un tasto o due, si può attivare una connessione ad un sito. Si può permettere ( e sopratutto incentivare) la connessione immediata ad un sito aziendale semplicemente "fotografando" un codice posto sulla confezione, su una pubblicità, su un catalogo.
Permettendo un semplice e rapido passaggio dalla fase di awareness / interesse verso un prodotto alla fase di approfondimento, di avanzamento verso la decisione d'acquisto, presa "in movimento". Uno strumento dunque di servizio, di informazione ma sicuramente anche molto di marketing.
Articolo a cura di Giovanni Quaglino
Il click fraud si sta rilevando uno dei fenomeni più incisivi sulle dinamiche di redditività degli investimenti pubblicitari online. Recentemente un'approfondita ricerca realizzata da ClickForensic™ ha rivelato un incremento generalizzato del fenomeno a livello mondiale, individuando nel 15% l'impatto medio dei click fraudolenti sul totale del fatturato di settore, con un aumento di oltre 20 punti percentuali rispetto a soli 12 mesi fa.
Va tuttavia considerato che su alcuni settori ad alto tasso di competitività tra gli inserzionisti (come quello turistico o dei servizi web), i valori rilevati di Click Fraud salgono drasticamente, abbattendo così in modo netto il ROI atteso sulle campagne.
Le responsabilità del Click Fraud sono da attribuire a diverse fonti: œ Click robots œ Competitors dell'inserzionista œ Reti di contenuto, cioè partner dei fornitori del servizio adv e benchè i controlli di Click Fraud Detection si stiano via via affinando, gli escamotage utilizzati dai Click Frauders sono sempre più efficaci (sostituzione dell'indirizzo IP successivamente al click, attesa del tempo di default del fornitore prima del click successivo, etc ...).
Vanno dunque adottate strategie apposite e strumenti dedicati per verificare in maniera sistematica il Click Fraud sui propri investimenti pubblicitari online. Dotare il proprio sistema di tracciamento di statistiche individuali, verificare i trend di traffico e di conversione, seguire gli 8 principi del Click Quality Council e disporre di una reportistica indipendente nel caso in cui si riscontri click fraud sui propri annunci sono alcune delle azioni richieste ai web marketing manager per marginare questo rischio.
Le statistiche individuali ottenute tramite “cookie”, “IP” e “associazione anagrafica” consentono infatti di tracciare il comportamento del singolo visitatore, permettendo così di verificare in maniera dettagliata eventuali fenomeni di Traffico Anomalo attraverso l'analisi diacronica dei trend di traffico sui click a pagamento. Anche la verifica sui tassi di conversion dei diversi canali può costituire un indice abbastanza indicativo di eventuale Click Fraud.
Recentemente, inoltre, il Click Quality Council ha indicato 8 linee guida utili a tutelare gli inserzionisti pubblicitari online:
1. Non pagare i click ripetuti nella stessa sessione
2. Non pagare il traffico derivante dai Bots
3. Verificare dove, quando e come sono visualizzati i propri annunci pubblicitari
4. Richiedere una gestione semplice ed efficace delle liste di esclusione di domini e indirizzi IP
5. Richiedere al fornitore informazioni dettagliate su tutti i click addebitati.
6. Non pagare per traffico con origini diverse da quelle definite nelle specifiche di geotargeting
7. I fornitori dovrebbero adottare soluzioni di verifica indipendente sulla qualità dei propri click generati
8. I fornitori dovrebbero fornire un meccanismo semplice per armonizzare il costo dei click su base mensile
Il disporre o meno di un'accurato report documentale in grado di testimoniare da un punto di vista tecnico l'effettivo click fraud subìto rappresenta quindi un fattore fondamentale perchè l'inserzionista possa sperare di ottenere dal fornitore un rimborso sul danno stimato.
Il fornitore, che è da considerarsi quindi a tutti gli effetti anch'esso una vittima di questo fenomeno, può così verificare l'effettiva contestazione ricevuta, confrontando i propri dati di traffico con il report inviato dall'inserzionista, e procedere, eventualmente, al rimborso dell'addebito ingiustificato (solitamente attraverso click supplementari disponibili).
Il rischio infatti di danneggiare la propria immagine, di deludere le aspettative di ROI dei clienti o di dover fronteggiare insidiose questioni legali, induce il fornitore a scegliere soluzioni di collaborazione con i propri inserzionisti, rispettando così la mission della loro attività: fornire utenza qualificata.
In definitiva, fidarsi del proprio fornitore è bene, ma controllare è meglio ... E meglio ancora è affidarsi a sistemi affidabili ed indipendenti di click fraud detection, in grado di ottimizzare realmente il ROI sui propri PPC.
Sembra un partito preso e invece no. La propensione a ignorare (o a cercare di ignorare) campagne come Fastweb, Infostrada e Vodafone nasce dal senso di sazietà che tali campagne provocano. Come aver mangiato un maiale intero. Si accende la televisione ed è certo che un Fiorello, un Bongiorno, un Valentino Rossi, o un Totti ci ricorderanno che, da italiani, non possiamo sfuggire alle due figure di riferimento della televisione generalista italiana: il campione sportivo e il presentatore TV. Un intero sistema di valori è affidato a questi personaggi, che rappresentano la storia (quella della televisione, naturalmente, perché anche vestito da Garibaldi e da Alighieri, Mike racconta solo se stesso), mentre Fiorello rappresenta l’entertainment ben educato, Valentino Rossi l’ardire sbarazzino e Totti – pensavate il calcio? macchè: Totti rappresenta la famiglia, con moglie sempre incinta o appena sgravata. E la famiglia, ancora e sempre la famiglia, è la protagonista dell’altra serie di spot cugini, quelli di Telecom per Alice e Aladino. Non c’è nessun merito a produrre questo tipo di commercial: basta avere le risorse necessarie per i testimonial e per raggiungere un GRP da fastidio. Poco importa che testimonial e provider si confondano fra loro. Non sarà un caso che candidati al Big Brother Award 2007 (premio assegnato a chi ha più danneggiato la privacy), nella categoria “Peggior Azienda Privata”, siano proprio tre telefonici: Infostrada, Wind e Telecom Italia. Un premio in negativo ben meritato.
Via Lillo Perri
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