Grande Famiglia Grande Fratello
Sembra un partito preso e invece no. La propensione a ignorare (o a cercare di ignorare) campagne come Fastweb, Infostrada e Vodafone nasce dal senso di sazietà che tali campagne provocano. Come aver mangiato un maiale intero. Si accende la televisione ed è certo che un Fiorello, un Bongiorno, un Valentino Rossi, o un Totti ci ricorderanno che, da italiani, non possiamo sfuggire alle due figure di riferimento della televisione generalista italiana: il campione sportivo e il presentatore TV. Un intero sistema di valori è affidato a questi personaggi, che rappresentano la storia (quella della televisione, naturalmente, perché anche vestito da Garibaldi e da Alighieri, Mike racconta solo se stesso), mentre Fiorello rappresenta l’entertainment ben educato, Valentino Rossi l’ardire sbarazzino e Totti – pensavate il calcio? macchè: Totti rappresenta la famiglia, con moglie sempre incinta o appena sgravata. E la famiglia, ancora e sempre la famiglia, è la protagonista dell’altra serie di spot cugini, quelli di Telecom per Alice e Aladino. Non c’è nessun merito a produrre questo tipo di commercial: basta avere le risorse necessarie per i testimonial e per raggiungere un GRP da fastidio. Poco importa che testimonial e provider si confondano fra loro. Non sarà un caso che candidati al Big Brother Award 2007 (premio assegnato a chi ha più danneggiato la privacy), nella categoria “Peggior Azienda Privata”, siano proprio tre telefonici: Infostrada, Wind e Telecom Italia. Un premio in negativo ben meritato.
Via Lillo Perri
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