Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Un nuovo tassello entra a far parte del puzzle con cui eBay vuole costruire un nuovo paradigma commerciale, unendo il mondo online con quello reale: nella giornata di ieri il Ceo della società, John Donahoe, ha infatti annunciato l’inizio di un progetto che porterà PayPal al di fuori dei dispositivi connessi a internet, trasformandolo pertanto in un sistema per il pagamento della merce nei negozi reali.
Entro la fine dell’anno il gruppo inizierà una prima fase di test, durante la quale collaborerà a stretto contatto con alcuni dei più importanti rivenditori statunitensi per verificare la bontà e gli eventuali difetti del progetto. Per il 2012 eBay si aspetta di portare PayPal in almeno 20 punti vendita dislocati sul territorio a stelle e strisce, avviando un processo di diffusione dei servizi offerti da quello che è divenuto nel tempo uno dei principali strumenti di pagamenti online.
Via Quo Media
Oggi Apple è la seconda azienda in America e la prima nel settore dell' hi-tech a livello mondiale davanti a Google e Microsoft. In soli dieci anni la società raggiunge i 2 miliardi di dollari di fatturato e vanta quattromila dipendenti.
A Jobs si deve il lancio del primo Macintosh risale al 24 gennaio del 1984. Un computer diverso e innovativo. Il primo computer commerciale di successo a introdurre l'interfaccia grafica e l'unico che è resistito allo strapotere dei Pc che montavano il sistema operativo Windows e i chip di Intel.
Un anno dopo lascia l'azienda, dopo essere stato messo all'angolo da John Sculley ex Ceo della Pepsi Cola chiamato al timone della Apple l'anno precedente. L'imprenditore californiano due anni dopo dà vita alla Pixar (che poi cede alla Disney). A lui si deve la visione di un cinema di animazione naturale e perfetto in ogni dettaglio. Spinge per l'adozione di programmi in grado di migliorare il lavoro degli animatori e artisti digitale. Nasce così Renderman, un software proprietario tutt'ora considerato una standard per il cinema di animazione.
E da lì capolavori come Toy Story. Alla fine del 1998 viene richiamato a Cupertino per risollevare le sorti della Apple. Nel 2003 lancia l'iPod e inventa il mercato della musica digitale legale. L'intuizione è nell'abbinata iTunes-iPod, servizio e prodotto, hardware e sofrware: un sistema che diverrà una caratteristica fondante della Apple. Nel 2004 i numeri della Apple raggiungono livelli da capogiro: le vendite dell'Ipod superano quota 10 milioni di pezzi e le canzoni scaricate su Itunes arrivano a 200 milioni. Il sistema ritenuto sicuro dalla case discografiche le forza a scommettere sulla musica digitale.
Tre anni dopo è la volta della telefonia. Anche in questo caso l'intuizione è doppia: 'iPhone-AppStore, Un telefonino diverso nel designe e nella interfaccia ma innovativo come nessun altro nel software. Nasce l'app store, il negozio delle applicazioni digitali capaci di trasformare un telefono in qualche cosa di diverso. Il multi-touch, gli schermi tattili entrano a far parte del mondo della telefonia così come il concetto di app store. Gli stessi operatori telefonici sono costretti a inseguire perché si trovano disintermediati da internet e da un ecosistema di sviluppatori che diventano il vero motore degli smartphone. Nel 2008 i primi segni della malattia.
Due anni dopo arriva l'iPad, un'altra innovazione, l'ultima. Una nuova generazione di computer tattili. Il tablet rivisto alla luce di internet e della filosofia Apple. Un successo, l'ìPad come l'iPod controllano più del 70 per centro dei rispettivi mercati. Il 25 agosto le dimissioni dalla guida della Apple. Oggi l'annuncio della scomparsa. Sulle spalle di Tim Cook, l'attuale ceo una eredità pesantissima. La sua prima uscita, poco più di 24 ore fa è stata accolta con freddezza dai fan e dal mercato. Nel pomeriggio a parlare saranno le Borse.
di Luca Tremolada su IlSole24ORE.com
Non può certo dormire sonni tranquilli Groupon che vede l'entrata, in mercato dove è leader quasi assoluto, di un solido e pericoloso concorrente. Un mercato, quello del couponing o altrimenti detto social commerce in continua crescita e che mette sul piatto un giro d'affari di parecchi milioni di euro. Ed è con questo intento che Seat PG e Glamoo hanno stretto un accordo che prevede, entro Natale, l'arrivo di nuovi servizi di couponing che saranno di beneficio alle aziende italiane e ai consumatori. Forte di circa 500 mila clienti italiani, Seate PG garantirà la presenza di un ampio e differenziato bacino di aziende, artigiani ed esercizi commerciali su tutto il territorio italiano. E' chiaro che tale forza porterà agli utenti offerte in categorie merceologiche non ancora presenti in questo mercato, che neanche Groupon può vantare.
Sarà poi compito di Glamoo, tramite la App Glamoo e il sito web www.glamoo.com mettere a disposizione all'oltre milione di utenti fidelizzati e a quanti si vorranno iscrivere al servizio, le varie offerte tramite una piattaforma tecnologica innovativa, fortemente orientata al mobile e della geolocalizzazione. E sarà proprio sul canale mobile, facile da usare sempre e dovunque, che farà leva l'offerta di Seat PG e Glamoo. Infatti gli iscritti potranno "geolocalizzare" le offerte che saranno quindi sempre "a portata di mano" in qualsiasi momento e qualsiasi sia la zona in cui si trovano. "La nostra strategia prevede l'ingresso nel mercato del couponing nel momento in cui ha assunto dimensioni rilevanti anche in Italia in termini di giro d'affari e utenti. Le potenzialità derivanti dalla nostra capillarità sul territorio sarà una grande opportunità per aziende, esercizi commerciali e artigiani italiani che vorranno aprirsi nuovi canali di vendita e promozione", ha dichiarato Alberto Cappellini, Amministratore Delegato di Seat PG." Questo mercato inoltre, – continua Cappellini- rappresenta una nuova revenue stream per Seat PG". Non a caso l'accordo prevede infatti un opzione d'acquisto di Seat PG su Glamoo entro un anno da oggi, se il mercato risponderà alle aspettative dell'azienda.
di Danilo Loda su IlSole24ORE.com
Si chiama eBay Christmas Boutique il primo tentativo di eBay di passare dalle vendite online ai negozi tradizionali. Nel West End di Londra è aperto un temporary shop gestito dal sito dell’aste e delle vendite online, in cui circa 350 oggetti sono stati messi in vendita dai PowerSeller londinesi.
Le modalità d'acquisto sono un po' particolari: occorre essere attrezzati con uno smartphone che permetta di decifrare i codici Qr posti vicino a ogni articolo. L'acquisto prosegue quindi online, dando vita a una sorta di esperienza ibrida che da un lato permette a chi è ancora diffidente verso il mondo degli acquisti online di avvicinarvisi senza troppi traumi, dall'altro consente a eBay di sondare una nuova modalità di proporsi ai potenziali acquirenti.
L'esperienza dell'eBay Christmas Boutique, infatti, per quanto passeggera non è destinata a restare unica: se il progetto avrà successo, altri negozi appariranno nelle varie città del mondo
Via Quo Media
Le azioni della casa produttrice di Blackberry sono salite dell'11% dopo le voci di possibili acquisizioni. I nomi dei compratori sono Microsoft e Nokia (in joint venture) ma si parla anche del colosso dell'e-commerce Amazon.
“Lo stato delle negoziazioni” con Microsoft e Nokia “non è chiaro ma il fatto che ci siano state evidenzia che Rim si trovi in difficoltà” scrive il Wall Street Journal. I risultati trimestrali deludenti hanno fatto affondare il titolo della società negli ultimi giorni e spinto gli investitori a chiedere cambi ai vertici o una vendita. I co-amministratori delegati Jim Balsillie e Mike Lazaridis hanno cercato di rassicurare gli azionisti sostenendo che avrebbero esplorato varie alternative. Rassicurazioni che, però, non hanno avuto il risultato sperato, con il titolo in caduta libera.
I manager di Rim, Microsoft e Nokia si sarebbe incontrati di frequente negli ultimi mesi per discutere. La società produttrice del Blackberry sarebbe stata avvicinata anche da Samsung e Htc per accordi sulla licenza del nuovo sistema operativo della società.
Via Quo Media
Google nell'ultimo anno ha varato una vasta campagna di acquisizioni: da gennaio gli investimenti confermati in modo ufficiale o segnalati nei documenti presentati alla Sec, l'equivalente della Consob negli Stati Uniti, ammontano a 13,16 miliardi di dollari per quattro accordi.
L'operazione principale riguarda Motorola Mobility (12,5 miliardi di dollari), un trampolino di lancio dove avviare l'integrazione con cellulari, tablet e dispositivi per la televisione (set-top-box). Segue la società di marketing e promozione pubblicitaria Admeld (400 milioni). Poi Zagat (151 milioni), editore delle storiche guide gastronomiche, e Daily Deal (114 milioni), una startup tedesca specializzata nel commercio elettronico.
Per altri ventidue accordi, invece, le cifre reali non sono state rivelate, ma portano alla luce alcune direzioni di sviluppo di "Big G" per competere con i rivali. A partire dai social network: durante l'anno ha inglobato cinque tra startup e aziende specializzate nell'analisi e nella gestione delle reti sociali online (fflick, PostRank, Fridge, SocialGrapple, Katango). Un altro settore dove ha allargato i suoi confini è l'ecommerce, attraverso BeatThatQuote e Sparkbuy. Insegue inoltre Siri, il software Apple capace di capire i comandi vocali: Google prova a recuperare terreno con SayNow per le tecnologie di riconoscimento audio e poi con Clever Sense nei suggerimenti agli utenti.
Facebook non è ancora quotato in Borsa, ma il suo ingresso nel listino è previsto per la primavera dell'anno prossimo. Dall'inizio del 2012 ha portato nel suo recinto undici acquisizioni. Non sono noti, però, i termini degli accordi. I costi trapelati riguardano Gowalla (circa dieci milioni di dollari) e Beluga: secondo le stime più cautelative sarebbe costata attorno ai 40 milioni di dollari. Non è mistero l'interesse di Facebook per l'espansione su cellulari e tablet in vista del traguardo annunciato di un miliardo di utenti: per accelerare il passo nei Paesi in via di sviluppo ha bisogno di aumentare gli utenti soprattutto attraverso la telefonia mobile che in molte nazioni in Africa e nel Sudest asiatico diventa una porta di accesso alle fasce povere della popolazione locale. La startup Digital Staircase, invece, è una delle ultime scommesse: abilita le modifiche di fotografie e video in tempo reale sui cellulari. E diventa un tassello importante nella competizione con Instagram, un'applicazione software per la condivisione di immagini che ha raggiunto 15 milioni di utenti.
Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com
Sono nati tra il 1980 e il 2000, sempre connessi anche in mobilità, utilizzano internet per cercare informazioni, scambiarsi idee e relazionarsi con i propri coetanei. Sono cresciuti a contatto con culture diverse e hanno una naturale predisposizione a lavorare in team, purché all’interno di contesti lavorativi aperti, partecipativi e non troppo ingessati.
E’ il ritratto dei Millennials, la nuova generazione che si appresta ad entrare nel mondo del lavoro, portando degli inevitabili cambiamenti nelle organizzazioni e nel modo di lavorare e di fare business all’interno delle aziende.
I Millennials, così come William Strauss e Neil Howe per primi definirono già nel 1991 questa generazione, hanno un’attitudine molto marcata al multitasking, ricercano un continuo feedback da parte dei superiori sul proprio lavoro e si aspettano di poter fare esperienze in settori diversi all’interno delle organizzazioni.
Ricercano la leadership, ma si aspettano che i manager e i colleghi più anziani siano pronti ad ascoltare e a rispettare le loro idee. Hanno bisogno di sfide con cui misurarsi, ma anche di rendersi conto di quali siano le opportunità e i percorsi di carriera.
Al tempo stesso però danno grande importanza al worklife balance e richiedono flessibilità nell’organizzazione del lavoro perché tendono a mettere la famiglia e gli amici prima della carriera. Sono inoltre molto attenti alla reputazione dell’azienda nella quale lavorano e si aspettano di dare un contributo in termini di responsabilità sociale.
I Millennials sono la generazione più collegata in rete della storia e si aspettano di ritrovare anche nel contesto lavorativo gli stessi strumenti che usano abitualmente per la gestione delle proprie relazioni interpersonali. Facebook, Twitter, Youtube non sono per loro fantastiche innovazioni dell’era digitale, ma parti della loro quotidiana vita sociale e di relazione.
Sono naturalmente propensi al multitasking, all’uso di più strumenti tecnologici e applicazioni con un approccio aperto alle nuove tecnologie per comunicare e condividere idee, pensieri e passioni.
Di conseguenza chiedono e si aspettano che all’interno delle aziende vi siano standard elevati di prestazione di rete e la possibilità di utilizzo degli stessi strumenti di connessione e condivisione, anche in mobilità, adottati abitualmente nella vita privata.
Tutti questi elementi insieme avranno un inevitabile impatto all’interno delle aziende rivoluzionando l’organizzazione del lavoro. Secondo un recente studio di Accenture sull’uso della tecnologia da parte del Millennials, le organizzazioni che non saranno in grado di venire incontro alla cultura digitale e di compartecipazione di questa generazione rischiano di perdere la capacità di attrarre e trattenere i nuovi assunti.
Questo vuole anche dire che HR e CIO saranno chiamati ad una maggiore collaborazione per riuscire a guadagnare un vantaggio competitivo nei confronti di competitor meno attenti alle dinamiche generazionali non solo in tema di recruiting e di retention ma anche per tutto quello che afferisce all’innovazione e alla crescita del business aziendale.
Via Tech Economy
Apple è l’azienda del comparto telefonia mobile (smartphone + cellulari) con un migliore rapporto fatturato-profitti e la quota maggiore di utili. Le concorrenti al contrario ricavano in proporzione utili molto minori dalla propria quota di mercato.
Le vendite di iPhone rappresentavano a metà 2010 il 3% del mercato complessivo. L’incremento di quasi il 6% ottenuto in un anno e mezzo, porta la quota di mercato dello smartphone della mela all’8,7% a fine 2011, con un fatturato che rappresenta il 39% dei ricavi totali del comparto. Nello stesso periodo la quota di profitti della compagnia è passata, secondo dati elaborati dall’analista di mercato Horace Dediu, dal 39% degli utili dell’intero mercato al 75%. Apple riesce, quindi, ad ottenere i tre quarti dei profitti del settore con meno di un decimo dei dispositivi venduti. La multinazionale di Cupertino ha un tasso di profitto davvero invidiabile.
Solo cinque compagnie, tra le maggiori otto del comparto, ottengono profitti. Samsung ottiene il 16% dei profitti del settore, con il 25% del fatturato. Apple e Samsung da sole rappresentano il 91% degli utili, lasciando agli altri le briciole. RIM incassa l’8% del fatturato complessivo e ricava profitti per il 3.7% (quarta per fatturato, terza per profitti). HTC a fine anno è terza per utili (3.0%) e quinta per fatturato (5,5%). Nokia è seconda per fatturato 12,6%, ma con tasso di profitto non positivo quinta per profitti (1.8%). Motorola, LG e Sony sono in rosso e registrano perdite.
Via Tech Economy
La quotazione in borsa deludente rispetto alle aspettative non ferma la strategia di espansione ed acquisti di Facebook. Ieri, poco dopo la chiusura dei mercati finanziari, il social network ha annunciato l’acquista di un’altra compagnia del mercato mobile, Karma.
Karma sviluppa un’app di social gift, che permette alle persone di inviare regali fisici connessi a cartoline di auguri digitali. Probabilmente, l’acquisto mira ad incrementare le entrate, integrando alle forme di monetizzazione attuali una fonte aggiuntiva di guadagni in forte crescita nell’ultimo anno; e all’acquisizione di expertise prezioso nel settore mobile, critico per il futuro di Facebook.
Un portavoce del social network ha, infatti, fatto sapere che il team di Karma, guidato dai fondatori Lee Linden e Ben Lewis, si unirà al gigante social e continuerà a sviluppare ed espandere i servizi.
I dettagli dell’acquisizione non sono stati resi noti, ma attraverso il blog di Karma i due fondatori si sono detti eccitati e convinti che l’integrazione nella piattaforma Facebook apporterà forti benefici per gli utenti. Via Tech Economy
La fedeltà ad un brand rappresenta uno dei suoi asset principali e può essere quantificata in termini economici. La lealtà dei consumatori Apple è cosa ben nota, ma un’analisi della banca d’affari Goldman Sachs, ne ha stimato il valore. Secondo l’analista di mercato Bill Shope, complessivamente il valore dei fedeli possessori di iPhone e iPad, è pari a 295 miliardi di dollari.
Ogni singolo consumatore Apple vale in media 1053 dollari, “questo implica – stando a quanto scritto da Shope in una nota agli investitori di Venerdì – un valore complessivo per la base clienti iOS attuale di quasi 295 miliardi dollari, senza alcuna considerazione per le entrate provenienti da contenuti, servizi o periferiche, o per il potenziale di crescita della piattaforma.”
La stima è stata effettuata tenendo conto, del prezzo medio di un device Apple ($535 a Giugno), dei costi da sostenere per cambiare piattaforma mobile, e dei risultati di un’inchiesta effettuata dalla banca d’affari tra i clienti Apple (1000) per valutarne la fedeltà al brand e la disponibilità a cambiare ecosistema mobile.
I consumatori Apple, nella stragrande maggioranza dei casi, sono propensi a confermare la propria preferenza per i device della società, particolarmente quelli che posseggono due device mobili. I tre quarti (75%) di questi ritiene, infatti, fortemente probabile che il prossimo device acquistato sarà ancora una volta Apple.
Tra i consumatori possessori di un unico device la percentuale è leggermente minore, ma comunque molto alta (62%). Quasi nessun consumatore ritiene improbabile (1%) o fortemente improbabile (0%) l’acquisto di un altro device della società.
Lealtà al brand davvero consistente, se si considera anche che il 21% dei clienti non sarebbe disposto a cambiare piattaforma, neanche in presenza di sconti di qualsiasi entità. Tra quelli disposti a cambiare dispositivo e brand in caso di sconti, più della metà lo farebbe solo nel caso fossero superiori al 30%.
Un simile rapporto con i propri clienti rappresenta un asset economico davvero significativo per la società.
Via Tech Economy
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