Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Gli obiettivi dell’organizzazione di vendita e delle risorse in essa coinvolta, riflettono le evoluzioni del nuovo millennio:
1) costruire relazioni di lungo termine con i clienti
2) creare un’organizzazione di vendita flessibile e in grado di adeguarsi alle esigenze dei diversi target-groups
3) favorire lo sviluppo delle capacità e competenze della forza vendita, ottenere l’impegno e la dedizione degli uomini di vendita rimuovendo le barriere e le distanze all’interno dell’organizzazione e promuovendo il teamworking
4) puntare sulla tecnologia disponibile per la gestione delle vendite
5) ampliare i criteri di valutazione delle performance della forza vendita a tutte le attività che la professione possa comportare oggi alla luce del nuovo ruolo, come descritto in precedenza
ma soprattutto:
6) cambiare lo stile manageriale dal “comando” al “coaching” (Johnston, M.W., Marshall, G.W., “Churchill\Ford\Walker’s Sales Force Management”, Settima edizione, McGrawHill, New York, 2003, p. 4 e segg).
Il cambiamento dello stile direttivo del Sales Force Management è un aspetto fondamentale nell’attuale ambiente di lavoro.
Molti studi hanno evidenziato la stretta relazione tra lo stile e l’atteggiamento direzionale e il lavoro delle risorse dell’area vendita. In particolare è stato posto l’accento sull’influenza che il comportamento dei managers e l’autonomia di lavoro possono avere sulla soddisfazione lavorativa percepita dalla forza vendita (De Carlo, T.E., Agarwal, S., “Influence of Managerial Behaviors and Job Autonomy on Job Satisfaction of Industrial Salespersons”, Industrial Marketing Management, Volume 28, No. 1, Jan. 1999, pp. 51-62).
Alcuni autori hanno anche tentato di individuare una responsabilità dei managers nell’eventuale fallimento della forza vendita.
Jolson afferma: “When a salesperson fails, it is almost always management’s fault” (Jolson, M., “When salespeople fail Assessing blame”, Industrial Marketing Management, Volume 28, No. 1, Jan. 1999 pp. 19-26), questo perché a suo avviso “quando un venditore fallisce i casi sono due: è stata scelta la persona sbagliata oppure è stata gestita male”, il che confermerebbe l’affermazione precedente. Anche Dubinsky sostiene qualcosa di simile ed aggiunge che spesso i managers sono poco propensi a mettere in discussione i propri metodi ed attribuirsi anche solo in parte la responsabilità della non riuscita del lavoro di un venditore. (Dubinsky, A.J., “Salesperson Failure. Sales Manager is the key”, Industrial Marketing Management, Volume 28, No. 1, Jan. 1999, pp. 7-17)
In altri studi si osserva che lo stimolo ad un elevato coinvolgimento lavorativo può sicuramente sortire un effetto positivo sul “working hard” ovvero sul lavorare con grosso impegno in termini di quantità di ore lavorative, contatti effettuati, ordini portati a casa. Ciò è meno efficace in relazione all’attitudine a lavorare “in maniera intelligente” (working smart), ovvero a perfezionare una serie di altre attività connesse con la vendita, che contribuiscono a sviluppare relazioni durature e profittevoli con i clienti.
A migliorare entrambi gli atteggiamenti lavorativi della forza vendita concorrano invece in maniera più incisiva “job challenge” e “job perception” (Holmes, T.L., Srivastava, R., “Effects of job perceptions on job behaviors. Implications for sales performance”, Industrial Marketing Management, Volume 31, No. 5, August 2002, pp. 421-428).
Se da un lato nel “management delle vendite” diverse sono le responsabilità e le attività implicate, dall’altro per assicurare all’azienda il raggiungimento degli obiettivi di budget, lo stile “manageriale” fa la differenza.
“Leadership” e “coaching”, rappresentano, pertanto, componenti fortemente critiche nella gestione delle vendite. Al manager, al cui ruolo afferivano, appunto, prevalentemente compiti di “supervisione”, “monitoraggio dei risultati”, “valutazioni di performance”, oggi si chiede di utilizzare uno stile di direzione orientato alla ”comunicazione più che al controllo”, “al coinvolgimento della forza vendita più che al comando”.
E per far questo servono caratteristiche da “leader”:
1) Capacità d’ascolto
2) Empatia
3) Consapevolezza
4) Capacità di persuasione
5) Dedizione
6) Capacità di previsione
7) Vocazione alla crescita delle persone
8) Capacità di creare gruppo (Greenleaf, R.K., “The power of Servant Leadership”, San Francisco, Berrett-Koehler Publishers, 1998).
A livello teorico, tutto ciò è certamente accettabile e comprensibile. Tuttavia, la messa in pratica è notevolmente più difficoltosa. Non sempre le aziende, in particolare modo quelle medio-piccole, riescono a ristrutturare il proprio sistema organizzativo, il proprio modus operandi, e cosa più importante la destinazione dei propri investimenti, tenendo in debita considerazione tutto ciò.
Per quanto riguarda le PMI, le imprese della nostra realtà imprenditoriale non sono ancora del tutto disponibili a perseguire orientamenti “meno tradizionali” nella gestione della forza vendita.
Antonia Santopietro
Volevo augurare una buona Pasqua a tutti voi, cari lettori di Mymarketing.
La popolarità del lettore audio e video della Apple appare in continua crescita, grazie alle numerose iniziative che hanno l’iPod come protagonista.Tra le ultime e rilevanti novità spicca senza dubbio la decisione della National Academy of Television, Arts and Sciences di introdurre una nuova categoria nell’ambito dei prestigiosi Emmy Awards (i più importanti premi televisivi americani) dedicata a Prodotti per internet, cellulari e iPod.
Il presidente dell’ente organizzativo, Peter Price, si è dichiarato molto soddisfatto dell’ottimo riscontro ottenuto dall’introduzione della nuova categoria: “La risposta è stata fenomenale, in meno di due mesi sono stati segnalati 74 progetti, più che in ogni altra categoria degli Emmy (...) oggi gli utenti hanno la possibilità di consultare video ovunque e in ogni momento, e con lo sviluppo delle tecnologie saranno i contenuti a catalizzare la domanda. Per questo la National Tv Academy vuole incoraggiare e riconoscere la creatività editoriale e produttiva di questi nuovi media".La prima considerazione, di carattere generale, è che si tratta una bella pubblicità gratuita anche per l’iPod, considerato da molti, e in maniera non corretta, sinonimo di audio e video podcasting, anche se si tratta di standard universali non legati quindi a lettore Apple.Questi file possono infatti essere riprodotti anche dai numerosi dispositivi concorrenti in circolazione, ma sono comunemente associati all’iPod grazie all’enorme popolarità che lo contraddistingue. L’essere diventato sinonimo sia di lettore mp3 che di strumento per la gestione in generale dei file audio e video disponibili su internet per il download è un bel vantaggio in termini di immagine e brand, che non può che far piacere al marketing della casa della mela.La seconda riflessione, legata invece alla decisione di creare una nuova categoria, deriva dall’importanza crescente che queste nuove forme di distribuzione delle informazioni stanno assumendo. Il fatto che un’istituzione importante come gli Emmy Awards, evento di riferimento nel panorama televisivo d’oltreoceano, riconosca l’importanza di questa nuova modalità di fruizione dei contenuti televisivi, slegata dalle tradizionali logiche di broadcasting, segna una svolta nell’importanza rivestita da questi nuovi media, che delimita i passaggio da un pubblico “di nicchia” ad un’audience universale.
Via melablog
Per il consumatore, il brand rappresenta l’essenza stessa dell’azienda: i suoi valori, il suo mondo di riferimento. E’ il brand che, spesso, più dei prodotti definisce un’azienda. E, infatti, viene spesso affermato che il brand è la risorsa più importante.
E online ? L’essere umano è tendenzialmente abitudinario. Tende a trovarsi dei punti di riferimento, da usare come guida per la sua vita e le sue attività, e a tenerseli stretti.
La fase di esplorazione, di scoperta, di ricerca nel grande mare di Internet è tendenzialmente una fase iniziale. Si usa il web alla ricerca dell’inaspettato, si esplorano molte differenti possibilità. Poi si costruiscono i propri punti di riferimento, si identificano i siti che hanno dimostrato di poter rispondere in modo abbastanza efficace alle proprie necessità. E si tende a diventare progressivamente sempre più fedeli a quei punti di riferimento.
E non citare qui Google è impossibile…
Tutto ciò contribuisce al costituirsi di un ristretto numero di Killer Sites, siti che sono il punto di riferimento per una larga parte di utenti – tipicamente non più di un paio per categoria. Questi siti possono facilmente diventare i dominatori del loro settore e rendono la vita molto difficile ai loro competitors.
Del resto, si sa, lo dicono tutti… questi sono i siti “buoni” … il che equivale a dire che queste aziende sono state capaci di creare un fortissimo brand per i loro prodotti. E questo brand funziona da potente calamita per attrarre sempre più utenti, che a loro volta spargono la voce, innescando un circolo virtuoso (vedi alla voce “Viral Marketing”).
E’ evidente quanto un brand forte sia particolarmente importante per i siti che operano nel settore del commercio elettronico. Una cattiva esperienza su un sito che promette un servizio gratuito non lascia grandi danni. Se però si tratta di soldi, si diventa subito più cauti e si preferisce comprare (specialmente se si usa la carta di credito) da retailer affidabili; la notorietà (e quindi la forza del brand) è un elemento fondamentale per costruire una percezione di serietà e sicurezza.
Come visto, il navigatore poco smaliziato preferirebbe avere degli indirizzi certi cui rivolgersi per avere informazioni / servizio / prodotti di buona qualità a ‘colpo sicuro’. Del resto, ognuno di noi ha la propria lista di negozi ‘reali’ dove sa che il rapporto prezzo/prodotto/servizio è soddisfacente – e quasi tutti tendiamo ad avere quel certo numero di punti vendita che frequentiamo regolarmente. E se vogliamo leggere notizie di carattere finanziario, conosciamo bene quali testate possono darcele ed andiamo in edicola con le idee piuttosto chiare. Tutto grazie (anche) alla forza del brand.
Supponiamo che il nostro sito e la nostra offerta siano “a prova di bomba”. Resta il problema di generare accessi al sito. Siamo messi nelle condizioni standard della maggior parte dei proprietari di siti del mondo. Siamo qualcuno? La gente sa che esistiamo? Speriamo solo nei motori di ricerca?
Possiamo (anzi dobbiamo) costruire la consapevolezza che ci siamo e che dobbiamo essere visitati. La forza del nostro brand aiuta a far scattare l’associazione, nella mente del nostro target, tra una esigenza da soddisfare in rete e… il nostro URL. E se siamo ben presenti nella testa, la gente verrà da sola, senza dover aspettare di vedere il nostro banner per sapere che ci siamo anche noi.
Ma… senza una chiara impostazione strategica non si va da nessuna parte. Senza avere a disposizione le necessarie professionalità nell’ambito del (web) marketing e della strategia sarà molto difficile riuscire ad impostare una operazione di successo. Pensare prima di agire. Possibilmente trovarsi dei partner di alto livello nello sviluppo delle proprie operazioni di web marketing in grado di dare un servizio che non si limiti a grafica e tecnologia.
Insomma, il nostro brand è come la nostra reputazione personale. La faccia ce la mettiamo noi. Se il mercato ci conosce e ci stima verrà a servirsi da noi.
Roberto Venturini
Il linguaggio pubblicitario è un tipo di comunicazione pluricodice, basato cioè sull'interazione di più sistemi di segni: alle immagini e al testo scritto della pubblicità stampata si aggiungono la musica e il testo orale della pubblicità televisiva, che è quella di maggiore impatto sul pubblico. Molte delle tecniche un tempo profuse nell'arte oratoria e anche nella composizione poetica sono ora passate alla "letteratura" pubblicitaria, che prevede, tra l'altro, decodificatori sempre più scaltri ed esigenti.Frequentissime le figure retoriche e i giochi fonici, particolarmente la paronomasia, o bisticcio, l'allitterazione, l'assonanza e la rima: "Voliamoci bene" recita uno spot di una compagnia aerea; "Tubiamo?" è l'ammiccante invito di una scatola di cioccolatini a forma di tubo; "Titilla la papilla" era pochi anni fa lo slogan di una caramella. Particolarmente ricercati sono gli stravolgimenti di un proverbio o di un'espressione celebre, come nel felice: "Chi la afa non la aspetti" (pubblicità di un condizionatore d'aria); "Kala Kili" (pubblicità di un centro di dimagramento).Anche la psicolinguistica e il fonosimbolismo soccorrono spesso la pubblicità, mostrando quali siano gli orizzonti d'attesa "acustica" del grande pubblico. Varie indagini hanno mostrato che taluni fonemi sono perlopiù associati, inconsciamente, a certe sensazioni: la U al cattivo odore, la I ad un gusto piccante. A ciascuna lingua, poi, è associata una serie di luoghi comuni: la sensualità allo spagnolo usato per i superalcolici), la raffinatezza al francese (profumo), lefficenzaall'inglerse e al tedesco, l'alta tecnologia al giapponese.Tra le tecniche di persuasione più adottate in pubblicità è la presupposizione. Consiste nel far credere (inconsciamente) al lettore/ ascoltatore che parte del messaggio che sta ruicevndo sia scontata, senza bisogno di essere dimostrata. Vediamo qualche esempio: "La freschezza di Jocca ha solo il 7% di grassi" (si dà per scontata la freschezza del prodotto, reclamizzandone soltanto l'ipocaloricità); "I peccati di gola che non fanno ingrassare" (si dà per scontato il gusto straordinario del prodotto dietetico). Un'ultima tecnica è l'ammiccamento, per lo più a sfondo erotico: "io ce l'ho profumato. L'alito.Perché , cosa avevi capito?" ( Pubblicità di una caramella); "Lo facciamo sui tetti e sui divani… Lo sconto e il finanziamento! A interessi zero" ( Negozio di arredamento).Fabio Rossi
La centrale media di Publicis Group, ZenithOptimedia ha previsto per il 2006 a livello globale un aumento degli investimenti in comunicazione pari al 6%, grazie soprattutto agli importanti eventi sportivi (Olimpiadi Invernali e Mondiali in primo luogo)ma anche in virtù delle considerevoli spese fatte nei mercati emergenti, come Cina e Brasile.Decisamente in controtendenza la spesa prevista in Italia, dove i budget pubblicitari dovrebbero segnare un più modesto incremento del 2,2%, con un tasso di crescita inferiore a quello del 2005 (+ 2,6% sull’anno precedente). Il peso di internet all’interno dei media utilizzati dagli investitori a livello europeo è destinato a crescere: dal 4,5% del 2005 l’advertising on-line secondo i dati della ricerca dovrebbe passare al 6,5% entro il 2008. La crescita sarà però più modesta in Italia, dove è previsto un incremento dall’1,5% del 2005 all’1,9% del 2008.
Via Economy
Per comunicare la linea dei Primi surgelati Barilla , Mirata ha studiato una strategia di comunicazione che permette di contattare il target di riferimento, teenager e ragazzi tra i 15 ed i 25 anni, attraverso un'operazione di street marketing nei luoghi più frequentati dai giovani.L'attività di street marketing si svolgerà a cavallo del mese di Aprile-Maggio su tutto il territorio nazionale, nelle principali città italiane, con l'obiettivo di raggiungere questo target di ragazzi e promuovere l'operazione a premi "100 messaggi gratis".L'Agenzia di comunicazione Mirata ha selezionato i luoghi in cui il pubblico di riferimento è maggiormente concentrato con un programma di richiamo per giovani e teenager: circuiti scuole superiori, università e cinema.Fornitore di premi - TIM Denominazione della manifestazione promozionale - “100 messaggi”Ambito territoriale - Tutto il territorio nazionaleDestinatari - I consumatori finali, residenti in Italia.Periodo di svolgimento - Dal 06/02/2006 al 30/09/2006.Prodotti in promozione - La gamma dei Primi Surgelati Barilla.Per ottenere un incremento del risultato tra le altre attività è stato istituito un sito web dove poter trovare tutte le informazioni necessarie per partecipare al concorso con una esauriente descrizione della nuova linea I Primi Surgelati di Barilla.
Leonardo de Nardis
Il Guerrilla Marketing come insieme di strategie a basso costo e unconventional sembra essere, almeno ultimamente, il modus operandi preferito dai grandi organismi internazionali, come sono Amnesty International e l'Unicef.
Pur essendo il guerrilla marketing una strategia generalmanete low cost, si dimostra particolarmente efficace rispetto a campagne che puntino ad attirare l'attenzione e ad un sicuro deep impact su larga scala.
In alcuni paesi del mondo, come ci ricorda Amnesty con questa campagna di marketing non convenzionale, un'opinione errata può bastare per essere privati della libertà.
Unicef invece, come si evince dall'immagine qui sopra, mira a sensibilizzare le masse sul problema riguardante molti paesi del mondo, dove è prassi diffusa quella di incarcerare senza giusta causa minorenni che vivono in strada. Chissà che talvolta camminare a testa bassa non ci renda più civili. [via Marketing Routes]
Via fluido leggo di un interessante esperimento di Land Rover, che ha recentemente lanciato un vero e proprio canale televisivo tematico via internet, denominato "Go Beyond TV" (nota: per un utilizzo agevole occorre un collegamento veloce).
Specificatamente ideato per gli amanti dei viaggi, dello sport e dell’avventura, cioè per una percentuale consistente del target Land Rover, questo canale presenta alcuni dei luoghi più belli della terra in una sorta di documentario in streaming, con una programmazione che spazia da contenuti più “documentaristici” ad altri più specificatamente commerciali (come interviste a clienti Land Rover che parlano del sito), con l’obiettivo dichiarato di creare una community di persone che condividano uno stile di vita e la passione per le macchine della casa inglese. Phil Popham, Managing Director Land Rover, ha le idee chiare in proporsito “Go Beyond significa andare oltre le barriere personali, per vivere un’avventura in tutte le sue forme”.L’iniziativa enfatizza quelle che sono le caratteristiche distintive del marchio Land Rover inteso come desiderio di esplorazione e di andare oltre i confini quotidiani. Il progetto dovrà anche supportare le attività promosse a livello di concessionaria (dove sarà visibile) e si integrerà con il sito istituzionale landrover.com, allo scopo di incrementare le vendite e migliorare la fidelizzazione dei clienti.Uno degli aspetti più interessanti legati a questa iniziativa è che parte dei contenuti, nelle prossime fasi del progetto, sarà personalizzata a seconda del luogo nel quale si trova il visitatore, con canali tematici specificatamente dedicati alla nazione in cui ci si trova e con la possibilità di scegliere tra 6 lingue, compreso l’italiano. Sono inoltre possibili occasionali dirette nel caso di manifestazioni di particolare interesse, come ad esempio nel caso di importanti saloni dedicati all’auto.Un altro elemento da sottolineare è che prossimamente parte dei contenuti potranno essere definiti e quindi condivisi anche dai navigatori, rendendo il canale realmente interattivo ma soprattutto con la possibilità di creare una vera e propria community di appassionati da studiare, ponendola al centro delle future iniziative di marketing.
Il mondo delle applicazioni software, incluse quelle dedicate al business, è continuamente in movimento e le novità si susseguono a ritmo continuo.
Due però sono le tendenze che sembrano davvero essere vincenti per il settore del software per il web per i siti business.
In primo luogo aumentano, soprattutto grazie alla timida ma costante avanzata delle tecnologie di tipo open source, le possibilità di customizzare il software, naturalmente per queste modifiche sono necessarie delle competenze specifiche non facilmente disponibili in azienda, per questo alcune società informatiche si stanno oggi dedicando alla fornitura e alla configurazione di prodotti personalizzati su misura per le singole imprese.
Poter personalizzare il software non è certo un fatto da poco: come tutti i prodotti pensati in modo tradizionale anche i programmi sono progettati per le esigenze di uno specifico segmento di mercato che corrisponde, grossomodo, alle esigenze del cliente.
“Corrisponde grossomodo”: questo punto è importante perché nessuna azienda è realmente uguale ad un'altra e dunque disporre di un prodotto standard comporta quello che per i privati viene definito il “sacrificio del consumatore”. L'impresa si deve adattare allo standard, con dei compromessi e dei limiti alla propria attività. Non così invece per il software adattabile e customizzabile per rispondere precisamente alle esigenze dell’attività imprenditoriale di cui è al servizio.
Le più recenti teorie di marketing inoltre parlano di miniaturizzazione dei segmenti e di servizio one-to-one per il cliente, individuato come persona singola con le proprie caratteristiche e necessità.
Il web sicuramente è il mezzo dove tale paradigma, basato sulla relazione con il cliente e sulla raccolta ed archiviazione di informazioni su di esso, è più facilmente raggiungibile.
Questo è un approccio, e come tale esso richiede un atteggiamento imprenditoriale ma anche degli strumenti adeguati, oggi disponibili sul mercato in modo accessibile alle pmi.
Le suite oggi disponibili fatte per il web marketing one to one ed il crm infatti permettono di capitalizzare le relazioni con i clienti, interagendo con loro in tempo reale tramite sistemi di assistenza online e immagazzinando dati utili, sfruttabili poi per azioni di marketing di vario tipo.
In più sia gli invii di email newsletter personalizzate sia la customizzazione dei contenuti dei siti è realmente possibile.
Due dunque sono i concetti chiave che saranno da tenere presenti per il futuro dei software per il web: personalizzazione della tecnologia e relazioni con il cliente.
Le aziende che vogliono investire sul web non dovranno farsi sfuggire questo trend.
Gianluigi Zarantonello
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