Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Un passaggio di consegne inatteso ma nella natura delle cose. E quindi, all'apparenza almeno, logico. Comprensibile. Alcuni analisti americani hanno sintetizzato così la notizia rimbalzata ieri sera da Mountain View (insieme ai dati di una trimestrale ancora una volta molto buona) che vedrà sedersi sulla poltrona di Ceo, a partire dal prossimo 4 aprile, uno dei co-fondatori di Google, il 38enne Larry Page.
Il rimpasto delle alte cariche - l'attuale amministratore delegato Eric Schmidt (55 anni) assumerà la carica di presidente esecutivo, mentre l'altra mente del colosso californiano, Sergey Brin (37 anni), si dedicherà allo sviluppo di nuovi prodotti e soluzioni strategiche – è stato motivato con l'intento di semplificare la struttura manageriale della compagnia, al fine di accelerare il processo decisionale. Il che non significa, almeno questo il messaggio espresso pubblicamente (via Twitter, rimandando al blog ufficiale) da Schmidt, che Page avrà la totale responsabilità delle sorti future di Google. I tre continueranno a concordare le scelte più importanti ma è chiaro anche che, d'ora in poi, la ripartizione dei ruoli al vertice sarà più netta, con il nuovo Ceo chiamato ad occuparsi del "day by day" operativo.
Schmidt, in tal senso, ha dispensato massima fiducia nelle capacità del suo successore - "Larry è pronto", la sua investitura ufficiale - ma fra gli analisti c'è chi si chiede se quest'ultimo abbia realmente i requisiti per guidare un colosso da oltre 24mila dipendenti che oggi spazia a 360 gradi nell'universo delle tecnologie e che fattura oltre 30 miliardi di dollari l'anno. Qualcuno ha sollevato scetticismi anche sulla scarsa capacità di Page di intrattenere grandi platee, come successe per esempio all'edizione 2006 del Ces di Las Vegas, segno forse di una personalità non (ancora) adatta a reggere l'impatto del confronto pubblico e predisposta a sfruttare le fondamentali regole del marketing mediatico. Lo stesso Page è però stato capace di farsi notare e bene quando presentò in anteprima il servizio Street View guidando per le strade di Palo Alto e ripreso da una telecamera installata all'esterno della sua auto.
Le priorità sul suo tavolo sono tante e la prima sembra essere proprio quella di dare continuità a un business che, dal 2004 a oggi (da quando Google è sbarcata a Wall Street), ha conosciuto un crescendo inarrestabile basandosi sull'attività che ha marchiato indelebilmente l'evoluzione del Web: e cioè la pubblicità abbinata ai motori di ricerca. Oggi il titolo della società vale 635 dollari sui listini del Nasdaq e l'obiettivo è ovviamente quello di portarlo a livelli ancora superiori, considerando anche che nel 2010 l'azione ha perso il 4,2%. Page dovrà quindi cavarsela con la finanza e non solo guardarsi da Facebook, la vera grande rivale sul fronte Internet e social media e da Apple, il principale oppositore della casa di Mountain View in campo mobile (smartphone, sistemi operativi e application store). Giocando sulle sfide che attendono l'ex studente modello della Stanford University c'è ovviamente chi si chiede se saprà emulare il suo predecessore, capace di reggere - o per meglio dire vincere - il duello sul fronte dei servizi on line con Yahoo! e Microsoft e catturare la fetta più grande (anche grazie ad acquisizioni mirate come quelle di DoubleClick e AdMob) del business miliardario del Web e mobile advertising.
Android, invece, rappresenta una sorta di prova di maturità per Page. Il sistema operativo che tutti osannano al rango di piattaforma di riferimento prossima ventura in campo smartphone ha già regalato a Google grandi soddisfazioni. Ha superato per numero di utenti gli iPhone negli Stati Uniti accaparrandosi il 26% del mercato (contro il 25% di Apple e il 33% dei BlackBerry di Research In Motion), è considerato la prima scelta da vari produttori di telefonini e tablet (Samsung in testa) e sta pian piano entrando in settori, vedi l'automotive, dove l'hi-tech sta registrando una grandissima crescita. Più Android sarà diffuso, anche nelle Tv (anche se il progetto di Google è partito zoppicando) e nei dispositivi consumer, più Google dovrà essere capace di seguire i produttori, gli sviluppatori, gli utenti e non perdere di vista i margini di profitto in un mercato che si fa sempre più competitivo sotto il profilo dei prezzi (dei prodotti) al consumo. E simile discorso che vale anche per le soluzioni cloud della divisione Enterprise, area dove la società deve dare ulteriore sostanza alle sue velleità di concreta alternativa a Microsoft per ciò che concerne sistema operativi per pc (Chrome Os) e soluzioni di produttività per i professionisti (Google Apps).
Fino a oggi, questo comunque il punto focale della questione, la forza di una società "non convenzionale" (definizione data alla compagnia nel 2004 dallo stesso Page) come Google è stata quella di crescere grazie all'armoniosa co-gestione del triumvirato dirigente. Con Schmidt che si è fatto parzialmente da parte, le cose cambiano e con esse anche il ruolo e le responsabilità (anche di natura finanziaria e legale) di Page. Essere innovatori ed eccellere nello sviluppo dei prodotti è una cosa, tessere le relazioni con il mondo esterno (clienti, istituzioni, partner, governi, si pensi alla questione cinese) è tutta un'altra. E non meno importante sarà un altro compito segnato in agenda, e cioè le scelte di medio e lungo periodo inerenti l'organizzazione operativa della compagnia e la scelta delle figure cui affidare i business strategici. Senza dimenticare un aspetto che non poco ha contribuito a portare Google dove è ora: la capacità di attrarre talenti e di farli convivere al meglio nell'ottica degli obiettivi aziendali. E senza farli scappare alla concorrenza.
di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com
Google UK ha lanciato il primo numero di un nuovo magazine chiamato Think Quarterly. Si tratta di una pubblicazione di 64 pagine visibile online a questo indirizzo (lo sfoglio, in Flash, di pagina in pagina, o in versione web, è intuitivo). Il tema del primo numero è "Think Data" e tra gli articoli c'è un'intervista al ceo inglese di Vodafone, Guy Laurence, e un altra a Hans Rosling.
Il capo di Google UK, Matt Brittin, scrive in una sorta di editoriale: «In un mondo di cambiamenti molto veloci, abbiamo bisogno di tempo per riflettere. Think Quarterly è uno spazio di respiro in un mondo indaffarato. Uno spazio per riflettere su quello che sta succedendo».
La rivista è dunque dedicata al business ed è stata anche distribuita, oltre che online, in forma cartacea ai partner inglesi del colosso di Mountain View. Si tratta di un'iniziativa di marketing - almeno così viene presentata - per comunicare con i clienti.
Via IlSole24ORE.com
Google ha stanziato 100 milioni di dollari per lo sviluppo di venti canali speciali su YouTube, il suo portale video. Il progetto è di quelli importanti, perché lancia la compagnia di Mountain View nell’universo degli editori web.
Google sfrutterà i nuovi canali, attivi entro la fine dell’anno, per la distribuzione di contenuti propri. Una televisione firmata BigG, insomma, per sfruttare al meglio la diffusione delle ‘connected tv’, gli schermi di ultima generazione capaci di interagire con internet grazie a una connessione a banda larga integrata.
Colossi dello streaming e dei video on demand come Hulu e Netflix dovranno presto confrontarsi con i canali di Google, in grado di fornire fiction, film, video musicali, servizi giornalistici a un pubblico già avvezzo al marchio e al funzionamento del portale. Il nuovo corso di YouTube, secondo le indiscrezioni, dovrebbe essere sostenuto dalla pubblicità. Nessun abbonamento, dunque. E questa potrebbe essere la vera carta vincente del colosso del web.
Via Quo Media
L’intesa è fatta: Microsoft si aggiudica Skype per 8,5 miliardi di dollari, con grande stupore degli analisti, che avevano stimato il valore del servizio VoIp tra i 4 e i 4,5 miliardi, con buona pace di Facebook e Google, che a loro volta avevano messo gli occhi su Skype, e con qualche preoccupazione degli addetti ai lavori per una mossa quanto meno azzardata.
Innanzitutto, Microsoft ha strapagato Skype. L’ultima offerta nota alla stampa di settore era quella avanzata da Google poco più di una settimana fa: 4 miliardi di dollari. Molto, ma comunque meno della metà rispetto a quanto sborsato da Steve Ballmer quest’oggi. In prospettiva poi, sarà difficile monetizzare l’acquisto: Skype è sul libro nero di tutte le compagnie telefoniche, che non sopportano l’idea di un programma che consenta di chiamare gratis ovunque. Ergo, gli operatori faranno finché possibile fronte unito contro la diffusione del servizio su smartphone e affini.
C'è poi il problema del bilancio. Skype, nonostante l’enorme popolarità e un’utenza di circa 660 milioni di persone, non riesce ad avere guadagni adeguati: 860 milioni di dollari di profitti per un servizio così diffuso non sono molti, mentre la società ha chiuso il 2010 con perdite per 7 milioni, segnale di un business che fatica a decollare davvero, al di là dell’immagine forte. Difficile immaginare modalità alternative con cui Microsoft possa trarre profitto dall’integrazione (per altro non semplice) del servizio VoIp in Windows o in altri software. Google ha dimostrato che un’utenza ampia può portare soldi solo tramite una altrettanto ampia raccolta pubblicitaria: ma Skype non è un motore di ricerca, non ne ha i numeri nè le caratteristiche, e gli investitori non correranno in aiuto di Ballmer e soci.
La vera motivazione dell’acquisto risiede nella volontà di rilancio del marchio Microsoft, decisamente sotto tono rispetto all'epoca d'oro degli anni '90. Non a caso, negli ultimi mesi Ballmer ha concentrato la propria attenzione su tutte le attività più intriganti, dal punto di vista del marketing, del colosso di Redmond: Xbox, Kinect, l’accordo con Nokia e, infine, Skype. Proprio la partnership con Nokia, cui Microsoft fornirà il sistema operativo per i prossimi smartphone, potrebbe rendere munifica l’acquisizione di oggi. La percentuale di accessi al web in mobilità cresce in maniera spaventosa, con gli smartphone che in Europa hanno incrementato le vendite del 47% tra gennaio e marzo. In un futuro ideale, almeno secondo Microsoft, centinaia di milioni di persone accederanno a internet via cellulare e chiameranno così via Skype, aggirando le tariffe imposte dagli operatori e consentendo a Ballmer di far fruttare l’affare. Ma gli ostacoli alla costruzione di questo eden del ‘tutto gratis’ sono innumerevoli, e comunque Windows Mobile ha avuto scarso successo e bisognerà aspettare il 2012 per un rilancio nel settore mobile (via Nokia, appunto).
In definitiva: per ora, Skype non è che un trofeo nella bacheca di casa Microsoft, che ultimamente languiva impolverata a causa delle vittorie in serie degli avversari. Difficile dire quanto tempo servirà per valutare l’azzardo odierno, che potrebbe rivelarsi un boomerang letale per una società che vede a repentaglio anche il proprio dominio nel campo dei sistemi operativi per pc (con Windows) e dei pacchetti per ufficio (con Office). Di sicuro Google reagirà: a Mountain View già possiedono un servizio VoIp, Google Talk, e possono contare su Android, software per dispositivi mobili già in testa al mercato americano. A Redmond incrociano le dita, ma l’ultima mossa sembra quella della disperazione. O, volendo essere fiduciosi, una versione moderna del gioco delle tre carte.
Via Quo Media
Tutti noi bravi comunicatori sappiamo quanto sia importante integrare i vari strumenti. Integrare la pubblicità classica con la comunicazione digitale.
Mercedes è riuscita a farla questa integrazione, all'interno di un semplice annuncio stampa, molto geek advertising.
Che permette ai lettori dotati di smartphone di sperimentare di persona, con una sorta di test drive, che effetto fa avere 500 CV abbondanti sotto il cofano...
(Pubblicitariamente divertente. Nella realtà, IMHO, i guidatori di quel tipo di macchine lì andrebbero abbattuti con appositi missili terra-terra posti in autostrada).
Il futuro di Apple passa per la nuvola. Tre gli annunci che Steve Jobs ha fatto durante il keynote che ha dato l'avvio alla conferenza mondiale per gli sviluppatori di Apple (Wwdc 2011) in corso da oggi a San Francisco: nuovo sistema operativo per i telefoni della mela e iPad, nuovo sistema operativo per i Mac e soprattutto tanto, tanto cloud computing.
Con iCloud infatti Apple spera di riuscire a fare bene in un settore dove finora non è mai riuscita ad eccellere: Google e Amazon (ma anche la stessa Microsoft) stanno mietendo successi, mentre i servizi come .Mac e poi MobileMe (entrambi a pagamento) hanno attratto poche centinaia di migliaia di utilizzatori. La svolta si chiama iCloud e, se funzionerà, permetterà ad Apple di recuperare il terremo perduto. Tutto si basa sul grande centro dati da un miliardo di dollari costruito in North Carolina, dove Apple ha centralizzato tutto il suo sistema per sincronizzare in maniera automatica il contenuto di telefoni e computer. Backup automatico in rete, posta elettronica, rubrica e calendari, ma anche apps, foto, musica. A proposito di quest'ultima, il sistema Music Match (il primo pezzetto che Apple anticipa) consente di riconoscere la musica sul computer proveniente dai cd e averla in formato digitale per 24,99 dollari l'anno.
I nuovi servizi iCloud sono gratuiti, mossa necessaria di Apple per competere con Google. Se davvero iCloud ha quella velocità e semplicità di funzionamento mostrata nelle numerose demo effettuate sul palco dai colonnelli di Steve Jobs (almeno una mezza dozzina di persone si sono alternate sul palcoscenico del Moscone Center di San Francisco, tra questi Phil Schiller e Scott Forstall, per alleviare l'attività di uno Steve Jobs ancora in convalescenza e visibilmente dimagrito e affaticato) allora Apple ha in cascina un'arma molto potente. Ma che non è completa: quello che l'aiuta è soprattutto iOS 5, la nuova versione del sistema operativo per gli apparecchi post-Pc, che sono arrivati a quota 200 milioni e che per la prima volta si emancipano dall'uso del Pc (o del Mac) per l'attivazione, la sincronizzazione e il backup.
Infatti, niente più iTunes: adesso iCloud permette di fare tutto in rete, via WiFi, in modo automatico, anche la notte quando si dorme. E come arrivano gli aggiornamenti via Internet (o i giornali nella nuova funzionalità Newsstand per quotidiani e riviste), così si integrano anche servizi come gli allarmi, adesso centralizzati in maniera simile a quella utilizzata da tempo sui telefoni Android, o lo stesso Twitter, che viene sposato da numerose applicazioni di Apple per mandare messaggi.
Parlando di messaggi, il colpo più duro che Steve Jobs manda non è forse a Google o ad Amazon, ma alla Rim dei Blackberry: l'unica fino a questo momento a integrare su tutti i suoi apparecchi un sistema di messaggeria istantanea molto semplice, che Apple amplia e migliora, includendo via 3G o WiFi anche immagini, video, testo e tutto il resto. Nasce così, con iMessage, il "club degli utenti iOS", capaci di scambiarsi messaggi senza pagare costi aggiuntivi.
Tra le oltre 200 novità previste per iOS 5, che verrà rilasciato gratuitamente il prossimo autunno ma che gli sviluppatori possono già cominciare a sperimentare adesso, c'è anche la gestione dei documenti via iCloud, un browser Safari molto più potente, l'integrazione con Twitter, le funzionalità di aggiornamento e download in background, il backup automatico via internet, il nuovo centro per le notificazione (messaggi, badge, sms e tutto il resto), la possibilità di salvare e leggere le pagine web anche su altri apparecchi via cloud e i reminder per fare la lista delle cose da fare, oltre a svariati miglioramenti anche alla gestione della fotocamera, che adesso acquista un pulsante hardware negli iPhone 4 (il pulsante "+" per il volume).
Migliorano un po' tutte le applicazioni per iPhone e iPad, che adesso possono essere utilizzate in maniera autonoma e senza bisogno del Pc: gestione immagini, ritocco, upload su Internet.
Infine, i cambiamenti per Lion, la settima versione del sistema operativo di Apple nata dieci anni fa e disponibile da luglio a 29 dollari: il Leone porta un'ampia serie di novità (già viste durante la sua presentazione di tre mesi fa) ma soprattutto integra sempre di più i "gesti", le "gestures" dell'iPad sul Mac. In questo modo, suona una prima campana a morto per il mouse, che forse potrebbe essere superato nelle intenzioni di Apple da un uso intensivo delle dita per fare "tap", "swipe", "pinch" e mille altri movimenti che fanno interagire direttamente con le pagine. Mac OS ha preso molto dalla versione per iPhone e iPad, compresa la possibilità di gestire a tutto schermo le applicazioni, in maniera innovativa rispetto a quanto finora possibile con Mac e Pc, e di concentrare tutte le applicazioni in un'unica schermata "LaunchPad", da cui comandare l'uso del Mac. Gli acquisti (compreso quello dello stesso Lion) adesso avverranno prevalentemente tramite il Mac App Store, tutto virtuale e senza bisogno di Dvd da installare, mentre le funzioni per salvare automaticamente i documenti, averne diverse versioni e poter recuperare lo stato del computer prima dello spegnimento lo rendono sempre più simile a un iPad che non a un vecchio Mac.
Apple dunque ci prova: il suo Ceo, Steve Jobs, anche se malato ha l'energia di spingere l'azienda verso nuovi traguardi. Il momento è uno dei migliori di sempre: 225 milioni di account registrati su iTunes store, 14 miliardi di apps scaricate in tre anni, 2,5 miliardi di dollari di guadagno per gli sviluppatori (che hanno li 30% del prezzo da loro fissato) e la voglia di mostrare che i sistemi operativi di Apple sono convergenti con i servizi: Mac, iPhone, iPod touch e iPad da adesso in avanti hanno la stessa dignità. Apparecchi alla pari, di fronte alla rete dove sincronizzare dati e software. Il futuro di Apple doveva passare per la rete, adesso si vedrà se l'azienda riuscirà a convincere i clienti con una offerta valida e soprattutto funzionante.
di Antonio Dini su IlSole24ORE.com
Google ha annunciato che offrirà a un selezionato numero di utenti statunitensi una nuova carta di credito. La carta, che non avrà spese annuali, avrà tassi di interesse per il rimborso in linea con la concorrenza (8,99%). Unica condizione è che questa carta, emessa sul circuito MasterCard, potrà essere utilizzata soltanto per acquistare prodotti AdWord su Google.
L’obiettivo del motore di ricerca è aiutare tutte le piccole aziende a effettuare campagne pubblicitarie sul circuito AdWord, pur avendo scarsa disponibilità di liquidità. "Si tratta speso di aziende con risorse limitate e sono spesso a corto di liquidità”, ha dichiarato Claire Johnson, vice presidente delle vendite online di Google.
Via Quo Media
Il più grande sito di e-commerce al mondo, Amazon, progetta a breve lo sbarco in India. La compagnia di Seattle sta trattando l’acquisizione dei principali rivenditori web locali, tra cui Flipkart, LetsBuy ed Exclusively, per poter arrivare sul mercato in condizioni ottimali e con una base di clienti utile a competere da protagonista sul mercato indiano.
Tra i rivali più importanti vi sono eBay, che ha acquisito Baaze, e Groupon, che ha messo le mani su SoSasta prima di lanciare il proprio sito indiano. Ma il mercato locale dell’e-commerce è in forte crescita, ragion per cui i costi delle operazioni relative ad Amazon potrebbero alzarsi rispetto alle prime stime.
Via Quo Media
Google si espande nella telefonia con l'acquisto di Motorola mobility, che produce i telefoni cellulari con il marchio Motorola. Secondo quanto ha reso noto Google stessa l'affare avverrà dietro pagamento di 40 dollari per azione in contanti, un totale di 12,5 miliardi di dollari ovvero un premio del 63 per cento rispetto alla chiusura del titolo Motorola mobility venerdì scorso.
L'operazione è stata approvata all'unanimità dai consigli di amministrazione di entrambe le società. Motorola produce già oggi telefoni che girano con il sistema operativo Android prodotto da Google: l'integrazione tra le due aziende dà a Google la possibilità di produrre per la prima volta in proprio i telefoni, oltre a fornire il software che fa funzionare il telefono. Uno sviluppo che mette Google sullo stesso piano di apple, che produce in proprio l'iphone.
Secondo Google, Motorola mobility sarà gestita come un'azienda separata. L'amministratore delegato di Google, Larry Page, ha scritto in un comunicato che "l'impegno totale di Motorola mobility per Android ha creato una combinazione naturale tra le nostre due aziende".
L'ANNUNCIO DI PAGE SUL SUO BLOG 1
L'acquisto di Motorola Solutions, il ramo di Motorola che produce Smartphone, telefoni cellulari e tablet, permetterà a Google di diventare un concorrente di tutti i produttori di dispositivi mobili, inclusa la Apple di Steve Jobs. Secondo i dati a disposizione di Bloomberg si tratta della più grande operazione nel settore almeno nell'ultimo decennio.
"L'acquisizione di Motorola Mobility, già partner di Android - si legge nella nota - permetterà a Google di sviluppare ulteriormente l'ecosistema di Android (il sistema operativo per dispostivi mobili di Google, ndr) che resterà comunque un sistema aperto", a cui potranno quindi continuare ad avere accesso gli altri produttori di smartphone e telefoni mobili. Motorola Mobility resterà "un business separato" all'interno del gruppo di Mountain View.
Secondo l'amministratore delegato di Google, Larry Page, che parla di "una naturale complementarietà" tra Google e Motorola, lo sviluppo del sistema Android porterà "beneficio ai consumatori, ai partner e agli sviluppatori. L'acquisto di Motorola difenderà Google e il suo sistema operativo per dispositivi mobili, Android, dalle minacce anti concorrenziali della Apple e di Microsoft. "L'acquisizione - ha spiegato Page - aumenterà la competizione rafforzando il portafoglio di brevetti di Google, fatto che ci permetterà di proteggere meglio Android dalle minacce anti concorrenziali di Microsoft, Apple e altri gruppi. La combinazione di Google e Motorola - ha aggiunto - non solo migliorerà Android ma rafforzerà anche la competizione e offrirà ai consumatori una maggiore innovazione".
"L'operazione - ha spiegato Sanjay Jha, amministratore delegato di Motorola Mobility - offre una valutazione significativa per gli azionisti e nuove stimolanti opportunità per i nostri azionisti, clienti e partners nel mondo. Abbiamo condiviso una proficua partnership con Google per migliorare la piattaforma Android e adesso attraverso questa unione saremo in grado di fare ancora di più per realizzare straordinarie soluzioni mobili.
L'operazione resta soggetta alle ordinarie condizioni sospensive, tra cui l'approvazione delle autorità competenti negli Usa, in Unione Europea e in altre giurisdizioni. La transazione dovrebbe chiudersi definitivamente "entro la fine del 2011 o all'inizio del 2012".
Google aveva recentemente perso una battaglia con Microsoft e Apple per l'acquisizione dei brevetti della Nortel, azienda fallita ma che aveva oltre 6000 "esclusive tecnologiche" nel mondo della comunicazione Internet e "mobile", esclusive acquisite invece da un consorzio fra Apple stessa e Microsoft, oltre ad altre aziende del settore della telefonia cellulare, come RIM (BlackBerry).
Con il suo sistema operativo Android, il colosso di Mountain View già detiene il primato del software istallato sui telefoni cellulari venduti in tutto il mondo. Ma Apple detiene ancora il primo posto come produttore diretto di smartphone. Ora Google è in grado di contrastare frontalmente la leadership di Apple con i suoi iPhone immettendo sul mercato telefonini col proprio marchio esclusivo. E la battaglia si sposta anche sui "tablet". Non a caso Apple aveva iniziato in questi giorni una causa contro il Motorola Xoom, la "tavoletta" prodotta dall'azienda americana che, secondo l'azienda di Cupertino, "copia" molte delle funzioni e dei sistemi del suo iPad.
Così, la battaglia tra Google e Apple ormai si svolge su diversi fronti: quello del mercato, ora anche sui telefonini e tablet prodotti dalle due aziende, quello dei tribunali, dove da tempo Mountain View e Cupertino sono ai ferri corti per i brevetti e le funzioni inserite nei modelli dotati dei due sistemi operativi e, infine, quello dei notebook e del Cloud computing, dove Google sembra comunque avere acquisito punti di vantaggio sul rivale con i suoi "GoogleChrome" portatili che sono sempre connessi a Internet. A dichiarare eventualmente chi risulterà sconfitto dalla battaglia che si sta svolgendo su questi tre fronti, saranno però i consumatori che nei prossimi mesi potranno scegliere se dotarsi di un "Googlefonino" o di un "Melafonino", di un "iPad" o di un "Google Xoom Motorola", di un "GoogleChrome" o di un Mac portatile.
Via Repubblica.it
È un'estate davvero calda per il mondo degli smartphone e del "mobile": l'operazione Google-Motorola potrebbe ridisegnare la geografia di questo mercato. Big G acquistando la divisione mobility dell'ex-colosso delle tlc e dei telefonini entra di fatto nel settore dei device con una mossa rischiosa: abbinare hardware e software, in una manovra tentata altre volte in diversi campi dell'ict da grandi colossi dell'hi-tech che però hanno, il più delle volte, scontato clamorosi insuccessi.
Finora Google si era "accontentata" di dominare il mondo smartphone proprio con il software, ovvero con Android, il suo sistema operativo libero, e ha tentato sortite nei device proponendo due prodotti, il Nexus One realizzato da Htc e il Nexus S costruito da Samsung. I due modelli non hanno avuto un successo travolgente, al contrario dei dispositivi con cuore "androide" costruiti proprio dai giganti coreani Samsung ed LG e dalla taiwanese Htc.
Motorola, invece, a partire da Milestone (Droid negli Usa) ha cercato di risalire la china nella telefonia mobile dopo la grave crisi che l'ha portata negli anni scorsi letteralmente a evaporare, incapace sia di replicare l'enorme successo del suo cellulare Razr sia di abbracciare in modo sensato e concreto il mercato degli smartphone. Ora Motorola potrebbe avere una possibilità in più, almeno negli Usa, dove il suo marchio ha ancora valore, meno in Europa e in Italia, dove la sua reputazione è ai minimi.
Il dubbio che l'abbinata non sia necessariamente vincente è legittimo, anche perché nel settore degli smartphone contano tantissimo il design (e Motorola non ha dato recetemente prove straordinarie) sia il fattore moda, perché lo smartphone "figo", leggasi iPhone o Android top di gamma, fa status e conta ben di più delle App.
Di sicuro con questa mossa Google si mette in casa un enorme magazzino di know-how, capacità progettuali, tecnologie e, soprattutto, rapporti con gli operatori, in grado di impensierire sia Apple, che con iPhone sta diventando un vero monopolista dai contorni messianici, sia quella Nokia che, per uscire dalla sua grave impasse nel settore dei cellulari evoluti, ha abbracciato Microsoft e il suo sistema operativo Windows Phone. Quest'ultimo deve ancora dimostrare di essere tecnicamente valido (la nuova edizione nota in codice come Mango sembra però migliore della precedente). La finlandese spegnerà i motori del suo leggendario Symbian a partire dal prossimo anno e sono in molti a credere che l'abbinata Microsoft-Nokia sarà deleteria anche perché al momento appare del tutto priva di una qualsiasi carica modaiola ed emozionale. Insomma non tocca quelle corde che Apple sa sapientemente toccare e che Google con Android sta imparando a comprendere.
Il colosso di Mountain View con l'operazione "Moto" accetta anche un grosso rischio: indispettire partner come Samsung ed Lg, vere superpotenze dell'hi-tech, che ,al contrario degli altri player, controllano l'intera catena del valore della tecnologia digitale, visto che producono direttamente quasi tutti gli ingredienti, dai pannelli touch lcd, alle memorie a gran parte dei chip più importanti. E fare arrabbiare i chaebol dell'elettronica che hanno portato sul podio Android non è detto che sia una buona idea.
di Mario Cianflone su IlSole24ORE.com
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