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  mymarketing.it: perchè interagire è meglio!... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Max Da Via' (del 12/01/2006 @ 07:11:59, in Internet, linkato 2482 volte)
Anche Yahoo ultimamente sembra in preda all’iperattività che da sempre caratterizza Google, e nello spazio di pochi giorni ha annunciato tre diverse e interessanti iniziative.

La prima riguarda l’accesso gratuito a internet in alcuni alberghi Sheraton, la diffusa catena di proprietà di Starwood Hotels & Resorts Worldwide. Il progetto, per ora pilota, prevede l’accesso gratuito a internet e a molti dei servizi di Yahoo, comprese la posta, il meteo e tutta una serie di indicazioni di carattere locale come negozi e ristoranti localizzati.
Sarà possibile utilizzare i servizi dalle camere, mediante tecnologia Wi-Fi, ma alcuni alberghi offriranno postazioni di lavoro collocate direttamente nella hall. I costi dell’operazione saranno equamente divisi tra Sheraton, che avrà la possibilità di offrire un servizio in più ai propri clienti, e Yahoo, che potrà dimostrare l’efficacia dei propri servizi ad un target ben identificato, in cerca di informazioni turistiche e quindi bersaglio ideale di un advertising geolocalizzato.

La seconda fatica di Yahoo è l’acquisizione di Webjay, un sito-community tramite il quale gli utenti possono creare delle playlist multimediali e condividerle tramite web con altri utenti. Anche in questo caso si aprono spazi interessanti per promozioni e pubblicità rivolte ad un pubblico giovane e appassionato di musica e video.

La terza novità riguarda lo sviluppo di una serie di servizi web dedicati a cellulari, PC e TV presentati con il marchio Yahoo Go Mobile, TV e Desktop. Scopo di questa iniziativa è quello di promuovere l’utilizzo parte dei propri classici servizi web anche su diversi media, puntando in particolare all’integrazione con la telefonia mobile, che vanta tassi di diffusione particolarmente elevati. Tramite un apposito software, scaricabile nel portale Yahoo Go, sarà possibile a detta dell’amministratore delegato Terry Semel utilizzare diversi media in maniera complementare, ad esempio scattando una foto con il cellulare per poi rivederla immediatamente sul proprio televisore. Il progetto nasce dalla constatazione che c’è un forte interesse da parte di molti consumatori, soprattutto giovani, a poter accedere ad informazioni personalizzate dovunque si trovino, con la possibilità di personalizzare i contenuti.
Sembra infatti che molti scommettano nella tendenza del prossimo futuro ad una convergenza tra i vari media, che dovranno offrire un rapido ed efficace accesso a informazioni personalizzate indipendentemente dalla localizzazione dell’utente e dallo strumento di utilizzo. Il che, come al solito, rappresenta una sfida ma anche un’opportunità per le aziende che per prime sapranno comunicare sfruttando in maniera integrata questi molteplici canali.
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Di Max Da Via' (del 13/01/2006 @ 07:18:14, in Media, linkato 2100 volte)

Molte compagnie telefoniche puntano in maniera crescente a differenziare le fonti di reddito, affiancando ai tradizionali ricavi derivanti dal traffico vocale nuovi prodotti e servizi.

Se loghi e suonerie in questo settore fanno la parte del leone cominciano ad affacciarsi sul mercato anche altre iniziative, legate all’affermarsi della telefonia di terza generazione.

Vodafone Group, la più grande compagnia di telefonia mobile al mondo in termini di fatturato, ha annunciato ieri un accordo con Sony NetServices per il lancio di un nuovo servizio di canali radio personalizzati, che potranno essere ascoltati tramite in streaming tramite i nuovi telefoni 3G.

I due metteranno a disposizione degli appassionati centinaia di migliaia di brani, provenienti sia da major che da etichette indipendenti, offrendo quindi una vasta possibilità di scelta.

Uno degli aspetti più interessanti dell’iniziativa, denominata Vodafone My Radio, è la personalizzazione che dovrebbe essere possibile: per ogni brano che si ascolta potrà essere associato un indice di gradimento tramite la semplice pressione di un tasto. Le preferenze dell’utente saranno memorizzate ed elaborate in base ad aspetti quali l’armonia e il genere, consentendo quindi di proporre in maniera proattiva canali radio che trasmettono musica con caratteristiche simili ai pezzi che l’utente ha dimostrato di gradire.

Oltre ai programmi personalizzati sarà possibile ascoltare canali predefiniti in base al genere ma anche collezioni di brani musicali appositamente realizzate e aggiornate con le ultime hit del momento.

Tutti i brani potranno ovviamente essere acquistati oltre che via telefono anche tramite PC, con la possibilità anche in questo caso di memorizzare le preferenze dell’utente.

Il binomio telefonia e musica, secondo solo a quello che vede internet del ruolo di co-protagonista, sembra quindi assumere una rilevanza sempre maggiore. Se da un lato 3 punta in maniera decisa al download di singoli brani ma anche di interi album e compilation anche il mondo della radio è in fermento, ed è ipotizzabile che questa convergenza debba ulteriormente rafforzarsi nel prossimo futuro.

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Di Max Da Via' (del 14/01/2006 @ 08:28:45, in Strategie, linkato 2317 volte)
La gestione di un punto vendita è onerosa e sempre più aziende scelgono di affiancare al tradizionale negozio i canali elettronici, che garantiscono una buona copertura del territorio e costi decisamente inferiori.

Anche un leader di mercato come Blockbuster, che ha fatto la propria fortuna anche grazie alla capillare presenza di punti vendita accoglienti e facilmente riconoscibili, comincia a interessarsi in maniera crescente a internet come canale distributivo.

Una delle caratteristiche di molti negozi Blockbuster, che li differenzia dagli altri videonoleggi, è però la nutrita presenza di prodotti, alimentari in prima fila, che sono venduti come possibile abbinamento al film. Popcorn da microonde, pizze surgelate, ettolitri di Coca Cola e gelati Häagen-Dazs sono infatti solo la punta dell’iceberg dei prodotti che è possibile trovare, proposti a prezzo non certo da supermercato. In aggiunta ai ricavi derivanti dal noleggio la vendita di questi prodotti costituisce un utile integrazione, ma non tale evidentemente da rendere il punto vendita insostituibile.

Ad una conferenza di analisti di Citigroup a Phoenix, John Antioco, amministratore delegato della catena di videonoleggio, ha annunciato che per il mercato americano le maggiori aspettative di sviluppo sono proprio legate al canale elettronico, mentre il numero di negozi verrà progressivamente ridotto.


Il cliente che noleggia via internet è evidentemente più redditizio per l’azienda, che punta ad una forte riduzione delle spese generali e amministrative, tanto da essere al centro delle future strategie di espansione. Gli utenti di Blockbuster Online sono comunque poco più di un milione, mentre il concorrente Netflix negli ultimi diciotto mesi ha incrementato sensibilmente il numero di utenti iscritti al servizio, che adesso oscillano attorno ai 4 milioni.

Il servizio Online di Blockbuster consente di scegliere da un catalogo di oltre 40.000 titoli e spazia dalle ultime novità ai classici. Il funzionamento è piuttosto semplice e simile a quanto avviene per altri videonoleggi on-line: i film selezionati vengono inviati direttamente presso il proprio domicilio nel giro di tre giorni lavorativi al massimo. All’interno del pacco sono anche presenti buste prepagate da utilizzare per restituire i DVD, sempre tramite posta.

Ma quali possono essere, oltre ai già citati costi gestionali inferiori, i motivi determinano il successo del videonoleggio sul canale elettronico?

Da una parte probabilmente la maggiore comodità per gli utenti, che ricevono i film selezionati direttamente a casa, senza fare code e soprattutto senza la necessità di dover poi tornare in negozio per restituire il DVD.

Un secondo motivo è legato ai costi inferiori di questa soluzione: parte del risparmio del noleggiatore, che non deve più pagare tutti i costi legati del punto vendita, viene ribaltato sul prezzo del servizio, che diventa più competitivo. Del resto basta pensare a come tutti i video-noleggi stiano progressivamente diventando self-service, con tariffe sempre più economiche rispetto al negozio tradizionale.

Il terzo deriva dalla maggiore disponibilità di titoli tra i quali scegliere: difficilmente un negozio per quanto grande può vantare un catalogo di 40.000 titoli.

Vedremo quindi se questa strategia di puntare in misura crescente su internet darà i frutti sperati, e riuscirà a garantire una maggiore redditività all’azienda. Del resto questo potrebbe anche solo essere il primo passo di una strategia di più ampio respiro: con la crescente diffusione di collegamenti veloci al web e la presenza in molte case di media center e pc con monitor in grado di rivaleggiare con la televisione, un domani la fornitura di film potrebbe essere fatta addirittura in streaming, cancellando anche l’unica seccatura del noleggio on-line così come è concepito attualmente, cioè l’attesa del recapito dei film via posta.

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Di Max Da Via' (del 15/01/2006 @ 09:19:49, in Brand, linkato 3777 volte)
Alcune aziende hanno un marchio così forte da essere entrate nella vita di molte persone, che diventano testimonial più o meno consapevoli del loro brand.

Non è una fortuna che capiti a molte, ma se vi chiamate Coca Cola, Nike, Marlboro, Harley Davidson o BMW, ad esempio, molti consumatori saranno entusiasti di possedere gadget con il vostro brand, al punto da esibirli con orgoglio a parenti e amici.

Questa influenza del marketing riguarda un po’ tutti: anch’io qualche tempo fa, mentre stavo entrando in sala a vedere un film, mi sono fatto convincere a prendere la confezione maxi di popcorn (che ho strapagato e non sono riuscito a finire) solo per avere in regalo una maglietta rossa con la scritta Coca Cola. Del resto la multinazionale di Atlanta l’anno scorso è stata premiata da Interbrand come il marchio più importante del 2005 e per questo mi sento in parte giustificato.

Evidentemente non sono l’unico ad apprezzare gadget di questo tipo perché ho recentemente scoperto, non senza un certo stupore, che esiste un sito dedicato esclusivamente alla compravendita di prodotto marchiati Coca Cola.

Il sito si chiama Coca Cola Corner e non è legato in alcun modo all’azienda, ma nelle sue pagine sono offerti, spesso a prezzi sorprendenti, oggetti brandizzati: dall’arredo alle stoviglie, è possibile trovare praticamente di tutto.

La cosa interessante è relativa a quanto molti siano disposti a spendere per aggiudicarsi oggetti promozionali di un’azienda, dimostrando un notevole attaccamento al marchio, che è riuscito ad entrare a far parte del loro stile di vita. In questo caso si può veramente parlare di fidelizzazione: clienti come questi sono entusiasti consumatori e testimonial viventi del successo di un brand.


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Di Max Da Via' (del 16/01/2006 @ 06:36:13, in Marketing, linkato 2777 volte)
L’Islanda vanta il primato europeo nell’uso delle carte di credito: bel il 70% delle spese sono fatte tramite moneta elettronica. Questi numeri sono però molto diversi dal resto d’Europa, dove l’utilizzo del contante è ancora molto diffuso, in particolar modo per le spese più piccole. Tra i dove le banconote sono maggiormente utilizzate spiccano Italia e Spagna (80% dei pagamenti effettuati) e Germania (73%).

L’ambizioso obiettivo di Visa Europe per il prossimo futuro è quello convincere i consumatori europei ad un maggiore utilizzo della carta di credito, anche per le somme al di sotto dei 15 Euro, dove, salvo rare eccezioni, è il contante lo strumento di pagamento di gran lunga più utilizzato.

Le basse percentuali di utilizzo mostrano infatti notevoli spazi di crescita, a patto di riuscire a cambiare le radicate abitudini di spesa di moti consumatori. Proprio per vincere questa scarsa propensione all’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici Visa ha varato lo scorso 8 gennaio una massiccia campagna pubblicitaria, caratterizzata dal claim “Love Every Day”.

Rivolta prevalentemente alla clientela consumer è portata avanti contemporaneamente in 21 Paesi e prevede un utilizzo coordinato di diversi media (tv, stampa, web e punti vendita), con una particolare attenzione alla cartellonistica nelle aree di maggiore affluenza come metropolitane, piazze e ipermercati.

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Di M. Ferrero (del 17/01/2006 @ 07:09:25, in Marketing, linkato 2891 volte)
Una delle prossime sfide che attendono la telefonia potrebbe essere la convergenza fisso-mobile. Se Telecom e TIM, come recentemente presentato anche attraverso gli spot, intendono sfruttare questa sinergia i loro concorrenti non hanno intenzione di rimanere alla finestra a guardare.

Vodafone e Fastweb, secondo alcune attendibili indiscrezioni, starebbero esaminando la possibilità di stipulare un accordo commerciale per offrire tariffe particolarmente concorrenziali per abbassare il costo delle chiamate fisso-mobile. Inizialmente questo accordo sarebbe limitato all’utenza professionale, ma è prevedibile, nel caso si riveli un scelta azzeccata, la sua estensione anche al mercato consumer.

Fastweb però, sempre secondo questi rumors, avrebbe intenzione di non limitarsi solo a Vodafone per stringere alleanze, ma starebbe valutando la possibilità di coinvolgere anche gli altri operatori mobili, in modo da rendere la propria offerta più competitiva. L’azienda è anche interessata a diventare operatore mobile virtuale, così come già dichiarato da Tele2 ed Albacom, cosa che però non potrà avvenire prima del 2007 a causa di un vincolo legato alla concessione delle licenze UMTS.

Il problema della convergenza tra fisso e mobile sembra quindi interessare progressivamente tutti i principali operatori di mercato, a riprova del fatto che c’è una forte tendenza al consolidamento in atto. Se da un alto i cellulari diventano sempre più versatili, ricchi di funzioni e multimediali dall’altro il traffico voce, soprattutto business, spinge per un abbassamento delle tariffe spingendo quindi i vari player a cercare di essere maggiormente competitivi stringendo nuove e importanti alleanze.
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Di Matteo B. (del 18/01/2006 @ 06:24:54, in Marketing, linkato 1847 volte)
In questi giorni si è parlato molto dell’utilizzo dell’email in ambito professionale: una ricerca realizzata da Dynamic Market mostra come la posta elettronica incida pesantemente sulla psicologia di molti utenti, creando una sorta di dipendenza.

Oltre la metà del 1.700 utenti intervistati ha dichiarato di essere, in maniera più o meno frenetica, dipendente dalla lettura delle proprie email, con un quinto del campione che confessa di farne un utilizzo quasi maniacale. Il 6% delle persone coinvolte nel sondaggio ha dichiarato invece di sentirsi sopraffatto dal bombardamento quotidiano di messaggi, al punto da fare fatica a gestire la mole di informazioni ricevute.

Alla base di questo studio c’è un aspetto molto interessante: nell’ultimo anno quasi la totalità delle imprese coinvolte nel sondaggio ha rilevato un aumento del 47% il numero di email gestite. Questo determina un assorbimento di almeno due ore lavorative al giorno per il 52% dei dipendenti tra lettura e invio di messaggi, che arriva a sfiorare le quattro ore per il 15% del campione.

L'invio di email è tradizionalmente considerato un importante strumento di marketing da molte aziende, che lo utilizzano, oltre che per presentare i propri prodotti e servizi, per mantenere i contatti con clienti e prospect.

L’overdose di messaggi che ci si vede giornalmente recapitati, come dimostrato da questi dati, mette però seriamente a rischio una campagna di marketing basata sulla posta elettronica, che rischia di venire cancellata o semplicemente ignorata per mancanza di tempo del destinatario

Occorre quindi riuscire a creare una vera e propria strategia di email marketing, evitando attentamente di tempestare il destinatario di messaggi non richiesti stabilendo invece una comunicazione interattiva e bidirezionale.

L’email è un potente strumento di marketing, ma richiede una metodologia e un approccio dedicati, senza cadere nella tentazione di trasferire su questo mezzo le stesse tecniche e regole utilizzate per altri canali.

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Di Alessandro Figus (del 18/01/2006 @ 13:45:50, in Advertising, linkato 2719 volte)

Sono stato molto colpito da questa pubblicità scelta da Nintendo per la Svezia.

Il messaggio che si intende comunicare è che per nessun motivo si vorrà distaccare le mani dal Game Boy Advance. Un'advertising particolare che tempo fa non sarebbe mai stata associata ad un videogioco; questo è a dimostrazione di come i messaggi pubblicitari abbiano accresciuto la capacità di evadere dal contesto originario dell'oggetto che si pubblicizza.

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Di Max Da Via' (del 19/01/2006 @ 07:24:46, in Internet, linkato 2775 volte)
CNET News ha pubblicato una notizia secondo la quale Google sarebbe in procinto di acquistare in contanti dMarc Broadcasting, una radio specializzata nell’advertising, per una somma che si aggira attorno ai 102 milioni di dollari.

Tim Armstrong, Vice Presidente del settore Advertising di Google, ha dichiarato il forte interesse del motore di ricerca ad estendere la propria presenza ad altri media. Del resto questo è in parte già avvenuto, con la carta stampata, tramite Google Publication Ads e già qualcuno mormora che dopo la radio il prossimo passo potrebbe essere la televisione.

Ma quali sono i possibili vantaggi derivanti da questa acquisizione?

Innanzitutto la complementarietà con gli altri canali: la radio potrebbe affiancare efficacemente internet e carta stampata, garantendo una maggiore copertura in termini di pubblico estendendo la piattaforma AdWords anche ad altri media tradizionali. In questo modo potrebbe inoltre garantire ai clienti interessati campagne di marketing realmente multicanale.

Secondariamente questa mossa consentirebbe l’allargamento dei servizi anche a nuovi advertisers: non tutte le aziende investono budget consistenti nei media digitali. Il canale radiofonico potrebbe quindi essere l’occasione per arricchire il proprio portafoglio clienti, integrando le necessità anche di aziende che operano in vari settori (come ad esempio il largo consumo) e che hanno finora utilizzato i servizi di Google in maniera limitata.



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Di Danilo Arlenghi (del 20/01/2006 @ 06:19:50, in Marketing, linkato 2904 volte)
Secondo Bernard Cova, autore de "Il marketing tribale" ed esponente del marketing mediterraneo, oggi, sempre più evidente, emerge nel comportamento dei consumatori un interesse marcato per i legami e le identità sociali generati dai prodotti di consumo, piuttosto che per i prodotti stessi.

Ciò determina una propensione fra i consumatori a riunirsi in tribù e a creare comunità sociali intorno al prodotto, che ai fini del mercato esercitano un'influenza ben maggiore delle più raffinate strategie di marketing.

Si va quindi affermando nella disciplina una nuova tendenza che sostiene una strategia volta a creare comunità intorno a un prodotto o a un servizio, e si propone come alternativa mediterranea al pensiero dominante "classico" di stampo americano.


Cova, teorico della nuova tendenza, nel suo libro espone e descrive il nuovo approccio e la relativa strategia operativa. Mentre il marketing americano obbedisce essenzialmente a una richiesta di individualizzazione e personalizzazione dei consumatori, la corrente mediterranea si misura soprattutto con il bisogno da parte dei consumatori di ristabilire un legame sociale arcaico e comunitario in seno a raggruppamenti che hanno l'aspetto di tribù, intese come comunità emozionali in cui si condividono passioni comuni.

La strategia da seguire secondo questo nuovo approccio non è tanto stabilire un legame personale con il cliente (marketing one to one), quanto mantenere il legame fra i clienti stessi aiutandoli a condividere le loro passioni, creare un valore di legame nel marchio o nel prodotto, fare leva sul bisogno di autenticità dei consumatori, puntare sull'attenzione ai gesti quotidiani e ai dettagli, celebrare riti intorno al prodotto.
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