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  mymarketing.it: il marketing fresco di giornata... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Max Da Via' (del 17/06/2020 @ 07:18:58, in Social Networks, linkato 1203 volte)

LinkedIn ha pubblicato alcune novità sul funzionamento del suo algoritmo di classificazione dei contenuti (le cui caratteristiche avevo approfondito qui).

Quando l’utente entra nella piattaforma, il sistema individua una lista di possibili post candidati ad essere mostrati. La scrematura dei candidati viene effettuata applicando ad ogni post un'”algoritmo di classificazione leggero” che ha il compito di prevedere se sarà gradito dall’utente.

Cosa considera l’algoritmo di classificazione di LinkedIn

La previsione, fatta grazie a modelli di machine learning, tiene conto di:

  • P (l’azione) = la probabilità che l’utente compia un’azione vedendo il post candidato ad essere mostrato
  • E [downstream clicks/virals | action] = l’effetto downstream ossia l’effetto virale che si genererebbe (interazioni successive) nel caso in cui l’utente che vede il post candidato compisse un’azione (es. un like)
  • E [upstream value | action] = l’effetto upstream ossia l’effetto positivo sull’autore del post (in termini di motivazione a scrivere di più) che si potrebbe generare se l’utente che vede il post candidato compisse un’azione (es. un commento).

Questi tre elementi vengono bilanciati in modo da mantenere un ecosistema di notizie “salutare”. Più facile a dirsi che a farsi. In realtà il sistema tenderà a mostrare solo i post che hanno più probabilità di essere cliccati. Ecco perché è stato introdotto un segnale nuovo: il tempo di permanenza.

L’importanza del tempo di permanenza

Il tempo di permanenza, di cui già tiene conto l’algoritmo di Facebook, è un segnale dell’interesse verso un contenuto molto utile. Infatti i click e le altre interazioni non sempre bastano. Ci sono utenti passivi che leggono i post senza compiere azioni, utenti che cliccano un link ma subito chiudono la pagina o che lasciano un like compulsivo su contenuti qualitativamente poveri.

Tipicamente ogni aggiornamento permette di considerare due tipi di tempo di permanenza. Il primo “sul feed” che parte dal momento in cui almeno metà del contenuto appare sullo schermo di chi scrolla. Il secondo è quello “dopo il click” ossia il tempo speso sul contenuto linkato.

linkedin algoritmo e tempo di permanenza

Analizzando milioni di post diversi, LinkedIn ha correlato il periodo di visualizzazione del post con la probabilità di interazioni. Come immaginabile, c’è un tempo Tskip nel quale l’utente “guarda e passa” (la linea verde tratteggiata), trascorso quel tempo, più rimane a leggerlo, più aumenta la probabilità di una nostra interazione. Dunque oggi l’algoritmo di classificazione di LinkedIn considera anche questo fattore quando deve decidere quali aggiornamenti mostrarci.

Si tratta di un ulteriore passo, non ancora decisivo, nella previsione dell’interesse verso un contenuto per via algoritmica. Non a caso parlo di interesse e non di qualità del contenuto.
Perché il tempo speso può essere un fattore facilmente sfruttabile da chi cerca attenzione, senza offrire sostanza. Sono quelli che scrivono post demagogici o inutilmente lunghi e pieni di tag. Se ne incontrano tanti nell’open space LinkedIn, che assomiglia sempre più al centro commerciale Facebook.

Via Vicos blog


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Di Altri Autori (del 18/06/2020 @ 07:18:58, in Social Networks, linkato 1580 volte)
L’Italia è ripartita con aziende e professionisti in cerca di riscatto per i mesi passati in sordina, operativi ma a capacità ridotta.
In questo periodo di ripresa la spinta al rilancio della propria professionalità si abbina alla voglia di rinascere e cambiare. Tanti professionisti stanno valutando come recuperare il tempo perduto creando nuovi contatti, sviluppando vecchi e nuovi network o semplicemente trovando nuovi paradigmi per mostrare alla loro organizzazione quanto valgono.

Dopo tanto tempo passato in solitudine, si ricomincia proprio da sé stessi, e dato che le relazioni di persona sono ancora lontane, si fa vivo il bisogno di investire nell’immagine digitale come appunto il profilo LinkedIn?

L’obiettivo di questo articolo, tuttavia, non è di incoraggiare i manager a compilare profili sempre più esaustivi per raggiungere una promozione, cambiare ruolo o trovare un nuovo lavoro, anzi. Per creare un profilo che davvero supporta il raggiungimento degli obiettivi professionali bisogna focalizzare sulla strategia e l’attività. Lo si può pensare come parte integrante del piano triennale (o quinquennale) di carriera e, prima di revisionarlo, sarebbe utile chiedersi: dove voglio essere tra tre, cinque o dieci anni? Quali skills devo valorizzare per raggiungere questi obiettivi e in che ordine?

Ecco dieci di suggerimenti pratici dai quali cominciare:

1.    Definire gli Obiettivi
Il profilo deve riassumere e trasmettere immediatamente la professionalità della persona, ma anche la sua traiettoria di carriera. Tempo e attenzione devono essere dedicati alla redazione delle prime poche parole di presentazione: il Summary.

2.    Rendere (solo) l’essenziale visibile all’occhio.
Anche se abbiamo partecipato a un’edizione di Masterchef o abbiamo la certificazione di dog trainer, a meno che il nostro obiettivo non sia diventare chef o addestratore, queste sono informazioni superflue. Non diluiamo le informazioni rilevanti in un mare di fronzoli senza strategia!

3.    Imparare dal copy editor
Regola chiave per qualsiasi copy è tagliare, rileggere e poi tagliare ancora. Ogni informazione superflua potrebbe creare una distrazione. Con le prime  parole del nostro sommario dobbiamo articolare chi siamo e cosa vogliamo.

4.    I Contatti
Ci sono vari tipi di consulenti che possono aiutare un professionista a creare o ottimizzare il profilo LinkedIn, ma quello che manca di solito è un approccio relativo allo sviluppo strategico dei contatti.
Affidarsi a un consulente che sappia sviluppare il pool di contatti, aiutandoci ad ampliare in nostro network in modo organico e strutturato, connettendoci con i player più importanti nel nostro settore ad esempio, consente di moltiplicare le opportunità di crescita.

5.    Attività
Mostrarsi attivi sui social spesso rappresenta un punto di stallo nello sviluppo dei profili LinkedIn di personalità molto senior. Il risultato è un profilo puramente “enciclopedico” che purtroppo suggerisce la scarsa comprensione dei social o il disinteresse al network, ma soprattutto che non portano benefici.

6.    Attivi senza fatica
Per fortuna esistono strategie pensate apposta per permettere agli occupatissimi senior manager di rimanere attivi con contenuti originali. Piccole abitudini e razionalizzazioni come la condivisione personalizzata dei post aziendali, la partecipazione in gruppi di settore o la pratica di condividere gli articoli più interessanti letti online sui social possono portare grandi benefici.

7.    Aggiornati e aperti a nuove opportunità
Così come postare regolarmente viene vissuto con disagio, le varie sezioni di LinkedIn su pubblicazioni, corsi etc. sono facilmente dimenticati una volta che il profilo è stato creato e/o tradotto e postato.  Mostrare che si è in continuo aggiornamento, invece, apre a nuove opportunità e mostra che si stanno perseguendo degli obiettivi.

8.    Focalizzare le energie
A seconda del profilo è consigliabile o meno valutare il ruolo delle recommendations e del featured work. Un consulente ha ogni interesse ad averne un portfolio in mostra, ma un professionista radicato in cerca di promozione interna ne beneficia molto meno.

9.    Interessi
Non tutti I nostri hobby servono a promuovere il nostro futuro professionale, ma esistono delle ottime fonti di notizie che aiutano a definire la professionalità del profilo e offrono interessanti spunti per la condivisione.

10.    Articoli
Gli articoli scritti e postati su LinkedIn permettono di comunicare messaggi maggiormente articolati alla propria audience. Richiedono senza dubbio un’attenzione maggiore alla copy, abilità di linguistiche e di scrittura che vanno oltre all’indispensabile know-how di settore, ma offrono anche molte soddisfazioni in più.

Sviluppare un profilo LinkedIn deve essere un’attività strategica che va ben oltre la semplice stesura di un CV. LinkedIn è un mezzo di comunicazione potente che può aiutare a rilanciarsi in un momento di ripresa. Let’s connect: https://bit.ly/2AWWx1d

Josephine Ornago, titolare OutspokenPR
www.outspokenpr.com
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Di Max Da Via' (del 01/07/2020 @ 07:40:20, in Social Networks, linkato 1345 volte)

La piattaforma per i video brevi ha appena lanciaro TikTok For Business, il marchio che identifica la piattaforma globale che ospita tutte le soluzioni di marketing attuali e future per i brand.

"Le soluzioni di TikTok For Business sono pensate per offrire ai brand e alle loro direzioni marketing gli strumenti per creare storytelling creativi, in grado di ingaggiare la community di TikTok con il loro messaggio", si legge nel comunicato di presentazione sul blog.

La creatività a portata di brand su TikTok

Negli ultimi anni, i brand che sono entrati con più successo in sintonia con la community TikTok ci sono riusciti non perché le loro campagne presentassero lo spot più patinato o il testimonial più famoso, ma grazie alla capacità di coinvolgere gli utenti in modo creativo e di creare una connessione con loro attraverso emozioni, azioni e suoni.

Oggi con TikTok For Business gli uffici marketing avranno a disposizione nuovi strumenti per farsi scoprire e connettersi con le community.

Tra gli obiettivi che sarà possibile raggiungere:

o   Crescita oltre che creatività: per il marketing, oltre che una destinazione imperdibile, TikTok è anche una piattaforma con un potenziale di crescita da valorizzare, basata sull’intrattenimento, che offre sia agli utenti sia ai brand gli strumenti giusti per raccontare la loro storia.

o   Vista, suono, movimento: con TikTok, il marketing può sfruttare il contesto dei dispositivi mobili, a cominciare dai suoni. E le opportunità di utilizzarli sono molte: musica, effetti sonori, playback, reazioni e molto altro.

o   Una community inclusiva e partecipe: la ragion d’essere di TikTok è “stare insieme”. Un’opportunità originale per gli esperti di marketing di creare qualcosa che diventa parte della nostra community. Su TikTok, le persone possono farsi coinvolgere e ispirare così tanto da una campagna di marketing da crearne una loro versione. E i brand possono sperimentare dal vivo l’impatto della loro campagna sulle persone.

o   Conoscenza e cultura per tutti: TikTok è una piattaforma aperta, dove può farsi scoprire chiunque, e qualunque brand. Su TikTok si conoscono cose nuove ogni giorno, in modo aperto e inclusivo.

o   Soluzioni semplici e senza intoppi: i prodotti di TikTok portano risultati su tutti i marketing touchpoint e consentono uno storytelling ricco e immersivo. Video impeccabili, a tutto schermo, video nativi nell’esperienza dell’utente. Lavorando con molte terze parti leader del settore, stanno inoltre sviluppando una suite di soluzioni di misurazione. Il più recente effetto di realtà aumentata per i brand, Branded Scan, è un nuovo prodotto che consente agli utenti di vivere un’esperienza di realtà aumentata con qualsiasi brand.

o  on annunci, ma TikToks

TikTok è una piattaforma progettata per ispirare contenuti creativi autentici che si trovano solo su TikTok.Per i brand, questo apre una finestra di opportunità interamente nuova di creare contenuti che parlano alle persone, invitando la community a unirsi alla conversazione e “a fare un TikTok”.
Con il lancio di TikTok For Business, l'azienda vuole coniugare la creatività e la positività della community con soluzioni pensate per le aziende in modo che crescano insieme.Sulla piattaforma è oggi possibile trovare e conoscere soluzioni, strumenti di misurazione e metriche, post di ispirazione, risorse e n0tizie utili per i brand.

 

Via Ninja Marketing

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Di Max Da Via' (del 03/07/2020 @ 07:39:56, in Brand, linkato 1734 volte)
Appuntamento annuale con la Top 100 BrandZ di Wpp e Kantar e le sotto-classifiche per settore. A crescere soprattutto media-entertainment

Anche per il 2020 Amazon mantiene la posizione di brand di maggior valore al mondo, crescendo del 32% e raggiungendo i 415,9 miliardi di dollari. Seguono come d'uso gli altri grandi colossi del tech (Apple, Microsoft e Google), tutt'altro che impattati dalla pandemia Covid-19.

Questo quanto emerge dalla classifica annuale BrandZ pubblicata da Wpp e Kantar, che oltre al ranking generale ne stila diversi per settore di riferimento (qui è possibile scaricare il report completo).

Nel complesso, il valore totale dei brand nella top 100 ha raggiunto i 5.000 miliardi di dollari, con un aumento del 5,9% nonostante la pandemia (prima della stessa si prevedeva un aumento del 9%).

IL SUCCESSO DI MEDIA E INTRATTENIMENTO

L'innovazione e la creatività sono stati i principali motori di crescita in tutte le categorie quest'anno. Guardando alle differenziazione interne, non a caso, una categoria che risulta trainante è quella di "media & entertainment", che raggiunge complessivamente 542,6 miliardi di dollari in termini di brand value. Proprio in questo contesto si situa l'ascesa di Tik Tok, che risulta la new entry in posizione più alta nella classifica globale (n.79 con un valore del brand di 16,9 miliardi di dollari). A perdere terreno, invece, all'interno del settore sono Facebook e Disney, con un valore rispettivamente in calo del 7% e del 14%.

Tra i marchi dei media e dell'entertainment, Instagram ha registrato la crescita più alta nel valore del brand, con un aumento del 47% a 41,5 miliardi di dollari, davanti a Netflix (45,9 miliardi di dollari, n. 26), con un incremento del 34% quest'anno. Instagram è stato anche tra i più alti nella BrandZ Top 100, in crescita di 15 posti raggiungendo la posizione 29, davanti a LinkedIn (+31%, 29,9 miliardi di dollari, n.43,) in crescita di 15 posti e Xbox (+18%, 19,6 miliardi di dollari, n.65) in crescita di 22 posizioni. Il brand leader nel settore dei media e dell'intrattenimento, la società cinese di servizi internet Tencent (+15%, 151 miliardi di dollari).

TENDENZE E ALTRI DETTAGLI

  • MasterCard è entrata per la prima volta nella Top 10 di quest'anno, grazie alla performance finanziaria positiva supportata da una crescita della brand equity. Il brand è riuscito a inserirsi con successo nella vita quotidiana delle persone e ha ottenuto una connessione emotiva privilegiata attraverso un posizionamento basato sul purpose.
  • Cinque nuovi nomi compaiono nella Top 100, guidati dal social cinese TikTok (79^ posto), seguito, da UnitedHealthcare (n. 86, 15,8 miliardi di dollari), Bank of China (n. 97, 13,7 miliardi di dollari), Lancôme (n. 98) e Pepsi (n. 99).
  • L’attenzione all’ambiente è diventata una tendenza nella comunità imprenditoriale globale. Haier (n. 68, 18,7 miliardi di dollari) è il marchio leader dell'ecosistema IoT per il secondo anno consecutivo.
  • I brand statunitensi sono più della metà di tutti quelli della Top 100, quelli asiatici hanno rappresentato un quarto di tutta la classifica, di cui 17 cinesi (inclusi Alibaba e Tencent nella Top 10) e due giapponesi (Toyota e NTT).
  • La sostenibilità è il nuovo lusso: i consumatori più giovani si aspettano la qualità tipica del lusso ma con materiali sostenibili e meno packaging; quattro brand di aziende del Lusso sono presenti nella Top 100 quest'anno, guidati da Louis Vuitton (+10%, n. 19, 51,8 miliardi di dollari).
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Di Max Da Via' (del 13/07/2020 @ 07:55:57, in Social Networks, linkato 1802 volte)

Qualsiasi azienda ha il potenziale per essere un love brand. A insegnarlo è la storia dei brand più amati al mondo, che ogni anno vengono censiti da Talkwalker.

Attraverso la forza del social listening, anche quest'anno sono stati individuati i 50 brand più amati, ma non solo. Il dato più interessante per te, infatti è scoprire come riescono ad essere amati, per imitarne le strategie.

Engagement vs sentiment

Per prima cosa, il report guarda l'engagement e il sentiment generali.

Engagement

Valuta tutte le menzioni del brand, come, per esempio, like, commenti e condivisioni sui social media, reazioni a notizie, interazioni su forum e blog, ecc.

Sentiment

Il sentiment rappresenta le reazioni delle persone a tali menzioni. Utilizzando l'IA proprietaria di Talkwalker, sono state distinte menzioni positive e negative, analizzando il linguaggio, il contenuto e il contesto di ognuna di esse.

781 marchi a confronto

La tendenza per tutti questi marchi è chiara. Più aumenta l’engagement, ovvero più persone reagiscono al brand, più diminuisce il sentiment generale, con una maggiore tendenza a interazioni negative. Su 25 grandi marchi mondiali con oltre 100 milioni di engagement, nessuno presenta un net sentiment superiore al 75%.

Più visibile diventa il brand, più aumenta la probabilità di critiche. Non si può accontentare sempre tutti e un aumento della clientela rende più impegnativo soddisfare tutte le aspettative dei clienti.

Per questo bisogna monitorare costantemente il sentiment del brand per capire esattamente come il pubblico ne parla.

Infatti, se alla crescita della tua attività potrebbe corrispondere un leggero calo di sentiment, un calo drastico o improvviso di solito segnala una crisi. E questo richiede una gestione della crisi.

Engagement rate

L’engagement rate, ovvero il tasso di coinvolgimento, ti aiuta a confrontare il tuo brand con la concorrenza.

Con molti post potresti ottenere un coinvolgimento totale. Ma un competitor potrebbe ottenere lo stesso coinvolgimento con meno post, ottenendo di più in proporzione al suo tempo e ai suoi sforzi.

Il tasso di coinvolgimento equivale quindi al coinvolgimento totale diviso per il totale delle menzioni. Più alto è il numero, meglio è.

In genere il sentiment diminuisce con l'aumentare del tasso di coinvolgimento.

Un ottimo tasso di coinvolgimento aiuta a diffondere i tuoi contenuti tra più persone, condividendo il tuo messaggio con un pubblico più ampio. Confrontando il tasso di coinvolgimento con il sentiment, possiamo notare un altro calo nel tempo.

Complessivamente, per tutti i marchi analizzati, la media di net sentiment è del 61,5% e il tasso medio di coinvolgimento è pari a 8,32.

La viralità, insomma, aiuta a far arrivare i tuoi contenuti a più persone, ma ti espone anche a un rischio maggiore, rendendoti più suscettibile a commenti o risposte negative.

Monitora costantemente il tuo contenuto virale e rispondi rapidamente ai detrattori per evitare ritorsioni indesiderate.

I KPI di marketing per ogni settore

Brand Love Story ha preso in considerazione i KPI di svariati settori, allo scopo di aiutare i team di marketing nel benchmarking sui social media.

Per ognuno è stato tracciato un grafico con tassi di coinvolgimento e sentiment drel brand.

Ne abbiamo analizzati nel dettaglio cinque, per scoprire quali sentiment e coinvolgimento li caretterizzano.

1. Automotive

Sentiment medio - 59,9%

Tasso medio di coinvolgimento – 7,75

Con 30 marchi automobilistici analizzati, il settore è abbastanza simile alle medie globali. Spesso, i post aspirazionali delle auto più recenti aiutano a stimolare sentiment e coinvolgimento. Ma alcune crisi abbattutasi su diversi brand automobilistici hanno fatto crollare il sentiment generale.

Il coinvolgimento automobilistico è complesso. In buona misura è legato alle immagini mozzafiato di auto (e stile di vita) che i brand offrono. Eppure altri consumatori vogliono contenuti di maggiore valore, guidati da confronti e cifre efficienti.

2. Moda e bellezza

Sentiment medio - 66,5%

Tasso medio di coinvolgimento – 6,63

L'industria della moda e della bellezza, con 67 marchi analizzati, è in controtendenza, con una crescita parallela di net sentiment e tasso di coinvolgimento. Il sentiment è alto, grazie all’attrazione esercitata dagli abiti e dai contenuti coinvolgenti sui social media. Non c'è da stupirsi che così tanti marchi del settore siano entrati nella nostra top 50.

La parola d’ordine è aspirazione. I tuoi social media non sono lì solo per promuovere un marchio ma uno stile di vita. Concentrandoti su questo aspetto, susciterai un sentiment più alto, mentre le conversazioni significative con la tua comunità contribuiranno ad aumentare il coinvolgimento.

3. Retail

Sentiment medio - 54,8%

Tasso medio di coinvolgimento – 10,20

I 50 brand del settore retail inclusi nel report, spesso si impegnano nella promozione di prodotti alimentari, andando verso un modello come questo, con un alto coinvolgimento, ma con un sentiment più basso. Il sentiment è ridotto anche dai problemi del servizio al cliente, inevitabili quando si ha a che fare con un'ampia fetta del pubblico.

Non concentrarti solo sui prodotti che vendi. Presta attenzione alla tua community e genera contenuti di marca che affrontino i suoi problemi, per costruire sentiment positivo attorno al tuo brand.

4. Servizi professionali

Sentiment medio - 75,0%

Tasso medio di coinvolgimento – 4,56

I 20 servizi professionali esaminati, con una gamma di servizi e soluzioni per le imprese, hanno una posizione simile a quella del settore manifatturiero. Si rivolgono a un pubblico specifico per creare sentiment ma in cambio ricevono un coinvolgimento limitato.

Anche in questo caso, non pensare che il tuo pubblico sia troppo di nicchia. Si è connesso a te per un motivo, quindi massimizza le tue intuizioni riguardo ai clienti per assicurarti di creare contenuti rilevanti e coinvolgenti.

5. eCommerce

Sentiment medio - 61,6%

Tasso medio di coinvolgimento – 6,65

Tra gli 11 brand di eCommerce uno si è distinto in modo significativo, con livelli di coinvolgimento leader nel settore. Ciò ha portato il tasso medio di coinvolgimento dell’eCommerce a livelli altrimenti difficili da raggiungere. Questo perché nelle conversazioni di settore le persone si sono concentrate più sul prodotto che sul venditore. Il sentiment generale è abbastanza forte, in quanto le persone sostengono le aziende che soddisfano le loro esigenze di consumo (spesso a prezzi incomparabili).

Concentrarsi su prodotti a breve termine farà aumentare le vendite ma non ti aiuterà a costruire il tuo brand. Integra i contenuti del marchio nella tua strategia per contribuire a costruire lealtà e sentiment generale.

Come costruire il brand love

La prossima volta che pianifichi la tua strategia di marketing, con tutti i KPI importanti per il tuo social listening, dai un'occhiata anche a come sta andando il tuo settore.

Imparare gli aspetti positivi e negativi che ogni industry deve affrontare, contribuirà a dare forma a tutte le tue campagne di marketing per costruire rapporti più forti con i consumatori e di conseguenza anche il brand love.

Via Ninja Marketing

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Di Max Da Via' (del 31/07/2020 @ 07:05:10, in Social Networks, linkato 1531 volte)

TikTok può essere considerato come il social "del momento", e questo non solo in termini di cifre di utilizzatori (800 milioni di utenti attivi in tutto il mondo, secondo di dati di Statista.com), ma anche come protagonista controverso dell'attualità a livello globale, che, nonostante ciò, non frena il suo sviluppo tecnologico e le novità per il business.

È notizia dello scorso 20 luglio 2020 che la camera dei deputati degli Stati Uniti abbia votato una legge per vietare l’installazione dell'app del social network cinese in tutti i dispositivi messi a disposizione dal governo, a causa delle preoccupazioni sulla raccolta dei dati e sul potenziale spionaggio da parte delle autorità cinesi e stia valutando una messa al bando dell’app in tutto il paese. Pure in India e in Australia, TikTok è nell’occhio del ciclone per simili questioni e, per rincarare la dose di sospetti, nei giorni scorsi anche il gruppo di hacker Anonymous ha lanciato un messaggio in rete denunciando i rischi di un malware collegato a TikTok in grado di spiare utenti ignari.

Tutte queste complicazioni, derivanti da una precaria situazione geopolitica tra gli Stati e da conseguenti tensioni di sorta, non stanno arrestando l’avanzata tecnologica di TikTok, che vuole porsi sempre più come nuovo benchmark nel business sui social media, sorpassando le altre piattaforme, e il Gruppo Facebook Inc. in primis.

Dopo aver da poco lanciato TikTok For Business, uno spazio di riferimento strutturato per marketing creativo e adv per i Brand, il social dell’azienda tech ByteDance, sta continuando ad arricchire il suo set di strumenti per il business per avvicinarsi ai propri clienti, sfruttando le lezioni apprese dalla pandemia e dal confinamento. Di fatti, uno di questi trend già ben avviati, ma oggi più che mai in voga, è quello della Gamification. Essendo in grado di veicolare messaggi di vario tipo, a seconda delle esigenze, e di indurre a comportamenti attivi da parte dell’utenza, la Gamification rappresenta uno strumento estremamente efficace, che consente di raggiungere specifici obiettivi, ponendo l’utente con il suo coinvolgimento attivo al centro. La Gamification restituisce, quindi, un’esperienza divertente per coinvolgere in maniera positiva la community di TikTok nei messaggi delle aziende, valorizzando il crescente interesse verso il gaming su TikTok, cresciuto di oltre il 200% sulla piattaforma nel corso dell’ultimo anno.

A tal fine, TikTok ha lanciato il nuovo Gamified Branded Effect, ovvero l’opportunità di integrare i messaggi di brand in effetti di Gamification in grado di aiutare gli utenti a creare in modo interattivo e divertente, in linea con la creatività delle loro espressioni su tutta la piattaforma.

Nello specifico, il Gamified Branded Effect si colloca come il prodotto più recente di TikTok For Business, ed invita gli utenti a giocare “in serie A” grazie a un’esperienza video interattiva e divertente. Gli utenti possono utilizzare le espressioni del volto, le pose del corpo, o altri movimenti per controllare gli elementi brandizzati e interagire con essi, con un’esperienza sound-on.

Al momento, sono disponibili oltre 20 tipi di formati di gamification tra i quali scegliere per personalizzare le proprie campagne, tra i quali, ad esempio, far muovere in aria una palla muovendo le sopracciglia, fare una gara di pose con un ritmo accattivante e utilizzare i movimenti della testa per controllare un sottomarino.

Inoltre, lo scorso 23 luglio 2020, TikTok ha annunciato che nel corso di agosto 2020 attiverà a partire dagli USA (quasi volendo rispondere addolcendo il colpo alle controversie politiche, senza menzionare la promessa di assunzione di 10.000 persone nell'organico di TikTok negli States come riporta TechCrunch), il cosiddetto "TikTok Creator Fund", ovvero una somma di 200 milioni di dollari per supportare economicamente i TikTokers più capaci in termini di content creation attivi sulla piattaforma. I creator idonei a ricevere tale supporto devono avere almeno 18 anni, soddisfare una certa base (non specificata) per numero di follower, e anche pubblicare contenuti originali in linea con le linee guida della community di TikTok. C'è da sottolineare che questo non costituisce il solo contributo economico erogato ad oggi dalla piattaforma: TikTok, ad esempio, nella cornice delle azioni intraprese in contrasto agli effetti della pandemia, ha messo a disposizione del cosiddetto "Creative Learning Fund" 50 milioni di dollari al fine di favorire la produzione di contenuti didattici, facendo famigliarizzare gli insegnanti con tutto il mondo di TikTok.

In definitiva, nonostante l’incertezza sul futuro del social in alcune specifiche zone del mondo, TikTok sembra voler sbaragliare i competitor puntando sull'innovazione tecnologica e il sostegno ai creators di valore presenti nel proprio ecosistema, che di pari passo con la freschezza della propria audience di riferimento (secondo i dati di Statista.com, il 41% degli utenti TikTok è tra i 16 e i 24 anni), gli conferisce un potenziale strategico di crescita un certo livello, che spariglia le carte delle altre piattaforme social.

Via Mark Up

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Di Max Da Via' (del 28/08/2020 @ 07:34:49, in Social Networks, linkato 1443 volte)
  • Pubblicare diversi tipi di contenuto significa più opportunità per aumentare le interazioni da parte degli utenti e, come possibile conseguenza, la crescita organica della fanbase di Instagram.
  • Instagram consente di aggiungere fino a 30 hashtag nel testo dell’immagine, ma sembra che la quantità ottimale per raggiungere il massimo engagement sia di nove hashtag.
  • Organizzare un concorso o un giveaway è una strategia che funziona nel 99% dei casi per aumentare la follower base, oltre che consolidare la presenza del brand sulla piattaforma.

 

Passano gli anni, cambiano i trend, Mark Zuckerberg rilascia nuove feature per le sue piattaforme, ma il problema principale dei marketer rimane sempre uno: come faccio ad aumentare la follower base del profilo Instagram del mio brand?

Purtroppo per Instagram, al contrario di Facebook, non è mai esistita un’opzione di advertising pensata per raggiungere direttamente questo obiettivo

Per molti brand, ma soprattutto per parecchi influencer, al principio l’unica alternativa è stata quella di acquistare fake follower per “gonfiare” la propria fanbase, ma sappiamo tutti benissimo quanto sia una mossa sbagliata e assolutamente inutile.

Esiste quindi un modo per aumentare in modo organico la follower base di Instagram?

Non c’è un unico modo predefinito per riuscire ad ottenere organicamente nuovi follower per il proprio profilo, ma esistono diverse strategie che combinando engagement, awareness e contenuti di qualità possono aiutare ad aumentare la propria fanbase.

Vediamo insieme quali sono le sei tattiche più utilizzate per raggiungere questo obiettivo.

#1 Pubblica regolarmente e negli orari migliori

Partiamo dalle basi ovvero dalla frequenza di pubblicazione, che influisce notevolmente sulla crescita della fanbase - oltre che sul tasso di engagement.

Per riuscire a rimanere al passo con l’algoritmo di Instagram, è consigliato pubblicare almeno un contenuto al giorno, ovviamente nei momenti della giornata considerati migliori.

Secondo uno studio di SproutSocial, basato sui dati di Instagram che riportano i momenti di maggiore attività da parte degli utenti sulla piattaforma, il momento perfetto nel 2020 per condividere contenuti su Instagram sarebbe il mercoledì alle 11:00 e il venerdì tra le 10 e le 11:00. 

In generale comunque per raggiungere un buon livello di engagement si consiglia di pubblicare dal martedì al venerdì tra le 10:00 e le 15:00.

#2 Investi nella produzione di contenuti differenti

Post nel feed, Instagram Stories, IGTV, filtri AR e il nuovo arrivato Reels: la piattaforma mette a disposizione una grande varietà di formati per i tuoi contenuti, perché non testarli tutti per capire qual è quello che meglio funziona per acquisire nuovi follower?

Il livello di engagement infatti non è più collegato esclusivamente ai post nel feed: ora questo calcolo include anche metriche come le risposte e le menzioni nelle storie, le visualizzazioni dei video IGTV, l’utilizzo dei filtri etc.

Questo vuol dire che pubblicare diversi tipi di contenuto significa più opportunità per aumentare le interazioni da parte degli utenti e, come possibile conseguenza, la crescita organica della fanbase di Instagram.

#3 Utilizza gli hashtag giusti

Confermiamo che gli hashtag continuano ad essere di fondamentale importanza per aumentare la reach delle pubblicazioni su Instagram.

Ma è necessario scegliere quelli giusti, senza esagerare. Instagram consente di aggiungere fino a 30 hashtag nel testo dell’immagine, ma sembra che la quantità ottimale per raggiungere il massimo engagement sia di nove hashtag.

In generale, è meglio evitare di utilizzare hashtag vaghi o troppo popolari perché il contenuto rischia di passare inosservato tra i milioni di post che vengono pubblicati ogni minuto. 

Esempio, se siamo un artista che pubblica dipinti con l’acquerello, l’hashtag #watercolor è troppo generico. Piuttosto, se si tratta di un dipinto di fiori, utilizzeremo l’hashtag #WatercolorFlowers oppure #FloralWatercolor per raggiungere un target più specifico.

Esistono inoltre siti web o applicazioni che aiutano a trovare gli hashtag giusti da utilizzare, partendo da un argomento, come ad esempio DisplayPurposes.

Di grande utilità anche il tag di posizione, che aiuta a localizzare per esempio le piccole attività locali, in modo che gli utenti possano trovarle più facilmente dopo aver visto un contenuto.

#4 Organizza concorsi e giveaway

Lo sappiamo tutti: le persone amano ricevere prodotti gratuitamente e fanno di tutto pur di partecipare a un contest per vincere qualcosa.

SproutSocial afferma che il 72% dei consumatori si aspetta di trovare sconti o promozioni speciali sui canali social media brand. Al contrario, solo il 18% degli marketers pensa che sia necessario comunicare sconti e promozioni sui canali social.

Per questo organizzare un concorso o un giveaway è una strategia che funziona nel 99% dei casi per aumentare la follower base, oltre che consolidare la presenza del brand sulla piattaforma.

Ovviamente uno dei requisiti fondamentali per partecipare al concorso o al giveaway è quello di seguire la pagina e commentare il contenuto taggando i propri amici o colleghi (che a loro volta dovranno seguire la pagina).

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Di Max Da Via' (del 09/09/2020 @ 07:16:41, in Social Networks, linkato 1294 volte)

L’approccio di molte aziende all’influencer marketing è bidimensionale. La scelta ricade sempre su quelli che hanno più follower o che tutti conoscono. Completamente assente la cultura data driven e la volontà di andare oltre l’ovvio.
Per sensibilizzare il mercato sulle metriche più interessanti di valutazione degli influencer, in Buzzoole abbiamo elaborato i dati di oltre 700.000 instagramers e li abbiamo racchiusi in un report gratuito. Lo studio “Influencer Performance Benchmarks” ha preso in esame sia le metriche visibili pubblicamente come le interazioni e i follower, sia quelle ottenibili attraverso gli insights dei creator iscritti alla piattaforma (i cosiddetti “first party data”).

Per segmentare meglio i risultati abbiamo operato una classificazione per fasce: novice (coloro che hanno fino a 10.000 follower), micro (dai 10.000 ai 100.000 follower), top (dai 100.000 follower a un milione) e celebrity (oltre un milione).

Engagement su Reach

Dato che l’Engagement Rate è una metrica sopravvalutata, un dato interessante si può ottenere confrontando le interazioni con la reach, ossia con le persone realmente raggiunte dai post.
Dall’analisi si scopre che “novice” e “micro” differiscono di poco nella loro capacità di sviluppare interazioni rispetto alle persone raggiunte (intorno al 14%), mentre dai top ci si può attendere un tasso di Engagement su Reach di circa il 13% e dalle celebrità l’11,45%.

engagement su reach influencer instagram

Reach su Follower

Altro indice utile è quello che mette in relazione la reach e i follower dei
creator, per comprendere la loro capacità di raggiungere il proprio bacino
di spettatori. Considerando che oggi l’algoritmo di Instagram non permette di raggiungere la totalità dei propri follower, neanche con l’ausilio di pubblicità, diventa fondamentale avere dei benchmark di riferimento.
Emerge che i novice, mediamente, riescono a raggiungere il 27,5%
dei propri follower e le celebrità il 24,3%. Meno positive le performance dei micro e dei top.

reach su follower influencer instagram
report influencer performance benchmarks di buzzoole


Queste sono solo alcune delle metriche che troverete nel white paper “Influencer Performance Benchmarks“, scaricabile gratuitamente.

Naturalmente sta al marketer valutarle congiuntamente, individuando di volta in volta quelle più adatte a rappresentare il raggiungimento dello specifico obiettivo di comunicazione che si intende conseguire.
L’importante è acquisire una propensione all’analisi dei dati che, prima di qualunque campagna, permetterà di individuare obiettivi realistici e non farseli imporre dalle piattaforme.





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Di Max Da Via' (del 18/09/2020 @ 07:56:09, in Marketing, linkato 1300 volte)

Il lockdown ha messo in discussione le abitudini di consumo degli italiani. I consumatori hanno colto l’occasione per cimentarsi in nuove modalità di acquisto, spingendo i brand a digitalizzare i punti vendita, a diventare omnicanale e a promuovere un’esperienze integrata.

Ma quali cambiamenti hanno vissuto i consumatori durante il contenimento e quale lezione possono trarne i marketer?

Prima del lockdown

Device

Smartphone. L’mCommerce è un trend in crescita: gli acquisti online tramite mobile per il settore dell’abbigliamento nel 2019.

Nel 2019 gli acquisti tramite smartphone hanno rappresentato il 40% delle vendite online totali generano 12,5 miliardi. In alcuni casi il mobile arriva a rappresentare il principale device di acquisto: 50% nell’abbigliamento, 48% nel beauty e 49% nell’arredamento.

consumatore post lockdown

In-store

Interazioni fisiche. Vetrine e shopping sono attività legate soprattutto al tempo libero: gli italiani che preferiscono effettuare il primo acquisto nel negozio fisico.

I punti vendita fisici rimangono fondamentali come hub di scoperta ed esperienza dei prodotti. Toccare e sentire la merce, e ottenere subito i prodotti desiderati e sconti. Il primo acquisto infatti avviene in-store per la maggior parte degli italiani.

Canale

Drive-to-store. Le vendite offline trainano il settore retail.

L’eCmmerce B2C ha pesato il 7,3% delle vendite totali del settore retail, mentre il 92,7% delle vendite continua ad avvenire nel negozio fisico, confermandone l’importanza chiave.

Fedeltà

Carte fisiche. L’utilizzo della carta fedeltà è molto ampio.

Il 74% della popolazione italiana è iscritto almeno a un programma fedeltà presso un rivenditore. Il 44% è iscritto a un numero di programmi compreso tra 2 e 5. Tuttavia, il tasso medio di attività dei membri dei programmi fedeltà in Itala è solo del 40%.

Pagamento

Contanti. Le transazioni contactless sono ancora inferiori alla media mondiale.

Nonostante l’entusiasmo per i pagamenti contactless, che hanno generato nel mondo oltre 3,5 miliardi nel 2019, l’Italia rimane tra i primi paesi europei per pagamento in contanti, confermandosi la modalità più utilizzata.


Dopo il lockdown

Device

Computer. Il carrello medio da PC supera i 75%, mentre il carrello medio da mobile è inferiore ai 75€.

Seppur gli acquisti online da smartphone siano in costante crescita (50% durante il lockdown), il carrello medio è superiore per gli acquisti avvenuti da computer, specialmente durante la settimana. Durante il contenimento si è registrata una flessione dei carrelli per entrambi i dispositivi, evidenziando però che i consumatori acquistano con lo smartphone anche da casa, ma spendono di meno.

In-store

Distanziamento sociale. La sicurezza fa il suo ingresso nella customer experience.

Gli italiani propensi a visitare i soli punti vendita provvisti delle migliori condizioni di igiene e sicurezza. Indossare una mascherina, limitare i contatti fisici e rispettare il distanziamento. I consumatori oggi vivono un’esperienza di successo in-store grazie alle misure sanitarie preventive e grazie alla digitalizzazione del punto vendita. Il 51% degli italiani, infatti, desidera trovare in negozio un maggiore utilizzo delle tecnologie digitali.

Canale

Omnicanale. Abitudini di acquisto in piena trasformazione: i nuovi consumatori italiani che hanno acquistato online nei primi 4 mesi del 2020.

Il lockdown ha avuto il merito di modificare le abitudini di acquisto degli italiani, ora più propensi agli acquisti online per proteggersi dai rischi sanitari. Si stima che l’eCommerce in Italia raggiungerà i 22,7 miliardi di fatturato nel 2020 (+26% rispetto al 2019), con un crescente utilizzo del Click & Collect (+349% registrato in maggio in Italia) e del proximity commerce.

Fedeltà

Carte dematerializzate. La digitalizzazione come esperienza di fidelizzazione. Percentuale di carte fedeltà installate nel Mobile Wallet che vengono conservate e raramente disinstallate. I clienti post-lockdown desiderano smaterializzare il più possibile le carte fedeltà per minimizzare il concetto fisico. Nel 2019 il 63% di possessori di smartphone ha digitalizzato nel Mobile Wallet almeno un contenuto: primo da tutti la carta fedeltà, gli strumenti di pagamento, infine i buoni sconto.

Pagamento

Contactless. Pagamento senza contatto. Gli italiani che hanno utilizzato il pagamento contactless con facilità a causa dell’emergenza sanitaria. Il lockdown ha avuto il merito di aver incrementato l’utilizzo del pagamento contactless. Si stima che a causa della pandemia, quasi la metà (45%) della popolazione abbia ridotto l’utilizzo del contante e il 17% abbia sperimentato il pagamento contactless per la prima volta. È giunto il momento del mobile wallet, che oltre a consentire di effettuare il pagamento, permette ai consumatori di beneficiare immediatamente dei vantaggi fedeltà.

Via Ninja Marketing

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Con la pandemia di Coronavirus, i brand hanno dovuto fermarsi a riflettere su come affrontare la crisi e gestire i piani di ripresa al termine dell'emergenza. In generale, il consiglio principale è stato quello di continuare a investire nel marketing, ma quasi tutti gli inserzionisti si sono trovati a ridefinire le priorità e a distribuire diversamente i budget.

In questa delicata situazione, la posta in gioco è alta e per i professionisti del marketing è fondamentale sfruttare al massimo ogni singolo centesimo della spesa pubblicitaria nel modo più efficiente possibile. Questo implica riuscire a raggiungere le persone giuste con il messaggio giusto, nel momento più appropriato.

Per i video advertiser, ciò significa anche entrare in contatto con le persone per un numero adeguato di volte.

Il concetto di efficienza pone sempre più sfide per la TV lineare. Il problema riguarda la frequenza degli annunci e la copertura di pubblico, colonne portanti dell'unità di misura tradizionalmente usata per la TV: l'indice di pressione pubblicitaria (GRP). Per anni, gli inserzionisti sono stati abituati a compensare una diminuzione della copertura pagando di più per una frequenza maggiore e nel corso del tempo, il GRP (Gross Rating Point) è diventato un meccanismo che nasconde sprechi pubblicitari.

In questo periodo di grandi difficoltà, gli inserzionisti dei formati video che fanno affidamento solo sul GRP per raggiungere gli obiettivi delle campagne potrebbero non ottenere il massimo dai loro investimenti. In questo articolo, approfondiremo le cause di questa situazione e scopriremo alcuni passaggi da seguire per pianificare in modo più efficiente la spesa e ridurre gli sprechi.

Le visualizzazioni in calo contribuiscono ad alterare la pubblicazione e aumentare la frequenza

Le continue diminuzioni dei tassi di visualizzazione di trasmissioni e programmi sulla TV via cavo devono essere compensate da una frequenza maggiore degli annunci per garantire il raggiungimento dei tradizionali obiettivi di GRP.

Cosa significa però nella pratica "frequenza maggiore"? La risposta ci viene fornita da un recente studio personalizzato di Nielsen commissionato da Google, Total Ad Ratings (TAR).

Lo studio ha preso in esame 22 campagne video pubblicate su YouTube e sulla TV lineare. Per misurare la frequenza degli annunci su entrambe le piattaforme, gli spettatori sono stati divisi in tre gruppi con lo stesso numero di partecipanti e in base al tempo totale di visualizzazione della TV in diretta e on demand, ovvero telespettatori molto assidui, mediamente assidui e poco assidui.

In media, per quanto riguarda la TV, i telespettatori molto assidui hanno visto un annuncio 26,5 volte nel corso dello studio sulle campagne. I telespettatori mediamente assidui hanno guardato un annuncio 9,6 volte, mentre quelli poco assidui 3,2 volte. Nello stesso periodo delle campagne prese in esame, la frequenza degli annunci su YouTube si è rivelata decisamente inferiore e più uniforme tra i vari segmenti. In media, i telespettatori sia molto che mediamente assidui hanno visto un annuncio 2,6 volte e quelli più occasionali (e le persone che non guardano la TV) 2,5 volte (1).

Frequenza media delle campagne

gpr google advertising sprechi

Fonte: Nielsen/Google, meta-analisi di Nielsen, Total Ad Ratings (TAR)

  • TV
  • YouTube

 

Una domanda che sorge spontanea in questo momento è, ovviamente, se il recente picco di visualizzazioni della TV in diretta causato dal confinamento a casa abbia migliorato la distribuzione della frequenza tra i vari segmenti di spettatori. I dati suggeriscono che non sia così.

Nelle quattro settimane tra il 16 marzo e il 12 aprile, ad esempio, sono stati i telespettatori molto assidui e mediamente assidui a contribuire maggiormente all'aumento del tempo di visualizzazione (85%). In particolare, il 68% di questo aumento è stato registrato grazie alla popolazione ultracinquantenne(2). Pertanto, nonostante picchi temporanei delle visualizzazioni, secondo eMarketer, la TV lineare continuerà a essere un canale poco efficace per raggiungere gli obiettivi delle campagne video.

LEGGI ANCHE: Cosa possono imparare i professionisti del marketing dalle strategie efficaci per l’online gaming

Una frequenza elevata influisce sulla qualità della copertura

Con il pubblico della TV lineare sempre più limitato e uniforme, la frequenza elevata fa sorgere un secondo problema: compromette infatti la qualità complessiva della copertura riempiendo i canali televisivi di contenuti adatti ad alcuni segmenti a scapito di altri. Quindi, anche in un periodo in cui un numero maggiore di persone è costretto a casa, non è detto che gli investimenti fruttino qualcosa.

Sempre lo studio TAR personalizzato di Nielsen ha rivelato che il 61% delle impressioni degli annunci televisivi è stato pubblicato per telespettatori molto assidui, che costituivano solo fino al 20% del pubblico di destinazione. Al contempo, appena il 5% delle impressioni degli annunci televisivi è stato generato per telespettatori poco assidui, anche se questi rappresentavano il 44% della popolazione target(3).

Percentuale delle impressioni in TV e su YouTube rispetto alla popolazione target

Fonte: Nielsen/Google, meta-analisi di Nielsen, Total Ad Ratings (TAR)

  • Telespettatori molto assidui
  • Telespettatori mediamente assidui
  • Telespettatori poco assidui e persone che non guardano la TV

La pubblicazione su YouTube si è rivelata distribuita molto più uniformemente tra tutti i segmenti di telespettatori e particolarmente in linea con la popolazione target. Inoltre, questo studio ha messo in evidenza, in generale, un cambiamento nelle visualizzazioni e una conseguenza dell'abbandono della televisione: l'80% dei telespettatori poco assidui e delle persone che non guardano la TV che hanno visualizzato un annuncio su YouTube ha visto l'annuncio esclusivamente su questa piattaforma.

Questa opportunità incrementale, ovvero la possibilità di raggiungere gli utenti solo su YouTube, è stata riscontrata anche negli altri segmenti di spettatori. Il 25% dei telespettatori mediamente assidui e il 37% di quelli molto assidui che hanno visto un annuncio su YouTube non sono stati raggiunti dalla TV lineare(4).

Come ridurre gli sprechi pubblicitari: consigli e strumenti

Per chi ha paura che le proprie campagne non stiano raggiungendo efficacemente i segmenti di pubblico di interesse, è necessario adottare tre misure in particolare:

  1. Creare un piano combinato per la TV e il digitale
    Con i segmenti di pubblico che consumano sempre più contenuti digitali, puoi utilizzare nuovi strumenti per realizzare un piano applicabile a più canali. Lo strumento di pianificazione della copertura è un ottimo esempio. Questo strumento sfrutta i dati televisivi di Nielsen per aiutare gli inserzionisti a comprendere il potenziale impatto che una distribuzione diversa della spesa per la TV e per YouTube può avere sulla copertura.
  2. Sperimentare per trovare il giusto mix di TV e YouTube
    Passare da una mentalità orientata prevalentemente ai contenuti televisivi a una che includa i canali digitali non è facile e non avviene dal giorno alla notte, ma è un passaggio necessario per raggiungere i segmenti di pubblico sulle piattaforme che utilizzano. Fare esperimenti destinando la spesa a video digitali in uno scenario poco rischioso è un buon punto di partenza. Scopri cosa puoi imparare e modifica le tue combinazioni di conseguenza. Anche il team di marketing di Google ha avuto ottimi risultati con questo approccio.
  3. Utilizzare la misurazione multipiattaforma
    Oltre agli strumenti di pianificazione utili per determinare il media mix ottimale, sono disponibili anche nuovi modi per effettuare misurazioni accurate tra più canali. Gli studi TAR di Nielsen consentono agli inserzionisti di misurare direttamente la copertura TV in confronto a quella dei video digitali in modo da individuare gli aspetti inefficienti nei loro acquisti.
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